Università degli Studi di Padova Facoltà di Lettere e Filosofia Dipartimento di Lingue e Letterature Anglo Germaniche e Slave Corso di Laurea Magistrale in Lingue e Letterature Europee e Americane Classe LM-37 Tesi di Laurea Tony Buddenbrook: ritratto di una donna borghese nella Germania del XIX secolo Relatore Prof. Marco Rispoli Laureanda Francesca Luccarda n° matr. 625437 / LMLLA Anno Accademico 2010/2011 IDICE ITRODUZIOE……………………………………………………………………......3 PRIMO CAPITOLO. INTRODUZIONE ALL’OPERA BUDDEBROOKS. VERFALL EIER FAMILIE…………………………………………………………………………. 9 1. Dal manoscritto al libro: genesi e trama del romanzo…………………………… 9 2. Il confine fra invenzione narrativa e realtà autobiografica ……………………..14 3. Figure e modelli: corrispondenze tra la famiglia Mann e la famiglia Buddenbrook …………………………………………………………………………………………20 4. Elisabeth Mann e Tony Buddenbrook: due vite a confronto……………………...28 CAPITOLO SECODO. LA VISIONE DELL’AMORE E DEL MATRIMONIO DI TONY BUDDENBROOK …………………………………………………………...….39 1. Introduzione alla tematica del matrimonio nelle famiglie borghesi……………...40 2. “Sorelle letterarie” nei romanzi ottocenteschi…………………………………...46 3. „Etwas Heiliges und Unantastbares“: La relazione tra Tony Buddenbrook e Morten Schwarzkopf. Un bacio alla ricerca della libertà……………………………..51 4. „Wie Glieder in einer Kette“: l’attaccamento di Tony alla tradizione familiare borghese……………………………………………………………………………..…63 5. „…daß die Scharte von damals durch eine zweite Ehe so ungefähr wieder ausgewetzt wird“: la relazione tra Tony Buddenbrook e Alois Permaneder………….85 6. „Tony Buddenbrooks dritte Ehe“: il destino di Erika Grünlich con Hugo Weinschenk.…………………………………………………………………………..103 1 7. Storie di amori impossibili nella famiglia Buddenbrook: matrimoni d’amore- matrimoni d’interesse………………………………………………………………...108 CAPITOLO TERZO. RIFLESSIONI SULLA FIGURA DI TONY BUDDENBROOK …………………………………………………………………………………………..113 1. Tony Buddenbrook: una vittima dell’autorità patriarcale?…………………….113 1.1 Tony e il padre Jean Buddenbrook……………………………………………...115 1.2 Tony e il fratello Thomas Buddenbrook………………………………………...119 1.3 Tony e i mariti Grünlich e Permaneder…………………………………………128 2. Tony Buddenbrook: un’eroina decadente?……………………………………...131 ZUSAMMEFASSUG……………………………………………………………...157 APPEDICE ICOOGRAFICA.................................................................................171 RIFERIMETI BIBLIOGRAFICI…………………………………………………..185 SITOGRAFIA COSULTATA………………………………………………………193 2 ITRODUZIOE Scriveva Italo Calvino “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”1, ed è proprio questa l’impressione che si ha una volta terminata la lettura del romanzo che ha aperto inattesi scenari mondiali al giovane Paul Thomas Mann. Era il 1896 quando il ragazzo ventiduenne si intratteneva con il fratello Heinrich in Italia, a Palestrina, e si accingeva a scrivere il suo primo romanzo che l’avrebbe portato alla vincita del premio Nobel per la letteratura nel 1929 assegnatogli “principalmente per il suo grande romanzo I Buddenbrook, sempre più riconosciuto come una delle grandi opere della letteratura contemporanea“. Personalità di spicco della letteratura tedesca di fin de siècle, fu un valido rappresentante dell’anima tedesca. E’ sua l’affermazione: „Wo ich bin, ist die deutsche Kultur”2. Presto la storia Buddenbrooks. Verfall einer Familie divenne uno dei pilastri della letteratura del Novecento, un successo che varcò la maestosa porta di Lübeck, città natìa, per raggiungere un pubblico di fama internazionale che lo acclamava sempre più numeroso. Una città che l’ha visto nascere, crescere e formarsi, ma che nonostante i numerosi cambiamenti di residenza e i molteplici viaggi, occuperà sempre un posto speciale nel suo cuore, tanto da diventare lo scenario del suo primo capolavoro romanzesco. Ecco allora che passeggiando per le vie della cittadina anseatica, lo scrivente non trova guida migliore se non le pagine del romanzo scritto dal “grande figlio di Lubecca”: Lubecca si fa dunque “città dei Buddenbrook”, la dimora nella Mengstraße 4 diviene la “casa dei Buddenbrook”. La popolarità dell’opera trova conferma nelle numerose rappresentazioni teatrali e nelle quattro riduzioni televisive e cinematografiche tratte dal romanzo: la prima, un film muto, risale al 1923, la seconda nel 1959, segue la versione del 1979, di dieci ore, e per finire quella del 2008, dove stupisce il richiamo al contesto attuale della storia messa in scena. E’ emblema di un successo preannunciato dallo stesso Thomas Mann: 1 Italo Calvino, Perché leggere i classici, Milano, Oscar Mondadori 1995, p.7. 2 Heinrich Mann, Ein Zeitalter wird besichtigt, Berlin, Aufbau 1947, p. 231. 3 Denn wahrscheinlich sind und bleiben Buddenbrooks ‚mein‘ Buch, das mir aufgetragene und künstlerisch einzig wirklich glückliche, das immer gelesen werden wird3. Nella sua sterminata produzione narrativa e saggistica si trovano disseminati frammenti di biografia personale. Secondogenito di cinque fratelli nacque in una delle famiglie dell’alta borghesia mercantile della città anseatica da padre commerciante dell’aristocrazia borghese, eletto successivamente senatore, e da madre brasiliana di sangue portoghesecreolo. La duplicità delle sue origini, germanicità e esoticità, nord e sud, senso borghese del dovere e sensibilità artistica, diviene un tratto peculiare che l’accompagna lungo il cammino della vita vissuta e narrata. Molteplici personaggi prendono vita nei suoi scritti, accomunati da un’alta componente autobiografica, che si fanno portavoce delle riflessioni e dei conflitti esistenziali del loro autore. A cento dieci anni dalla pubblicazione del romanzo l’interesse intorno all’opera non dà segnali di arresto e si presta anzi a nuovi studi e ricerche, „denn es ist ein Irrtum, zu glauben, der Autor selbst sei der beste Kenner und Kommentator seines eigenen Werkes”4. Il presente lavoro si articola in tre parti. La prima parte propone alcuni dati riguardo alla genesi, alla trama e alla ricezione dell’opera che ha infiammato gli animi dei concittadini e suscitato un clamore tale da costringere il responsabile del siffatto “scandalo” a scendere in campo e difendere i suoi diritti e le sue intenzioni. Molte informazioni sono oggi possibili grazie all’accesso ai materiali preparatori del romanzo, al fitto epistolario e alle testimonianze dei familiari. Particolare attenzione viene posta alle numerose corrispondenze tra la famiglia Mann e la famiglia Buddenbrook. Essendo il romanzo rappresentazione del mondo mercantile, vi si trova molto spazio dedicato all’analisi di quelle tematiche che appartengono all’anima borghese di fin de siècle, e quindi ai membri maschili delle quattro generazioni. Ne consegue che la figura 3 Thomas Mann an Ferdinand Lion, Pacific Palisades, 27. Dezember 1950 in Hans Wysling/ Marianne Fischer (a cura di), Dichter über ihre Dichtungen, Thomas Mann, Teil III: 19441955, München, Ernst Heimeran Verlag 1975, p. 260. 4 Thomas Mann, Einführung in den Zauberberg für Studenten der Universität Princeton (1939) in Thomas Mann, Gesammelte Werke in dreizehn Bänden [GW], Bd. XI, Frankfurt am Main, S. Fischer 1974, pp. 602–616, p.614. 4 femminile diventa una cornice, una voce flebile che non viene udita in un mondo dominato dalla mentalità affaristica e materialista. Se questo è il quadro dipinto e se il romanzo deve mettere in scena il carattere maschile, non si spiega come mai ad aprire e chiudere il romanzo sia una donna: Antonie Buddenbrook, da tutti chiamata Tony. E’ proprio lei il primo personaggio di cui il lettore fa conoscenza, fra le più di quattrocento figure che affollano le pagine dell’opera, e sempre lei conclude la storia familiare assieme ad altre sette donne. Pertanto, se si vuole analizzare e capire la storia della famiglia Buddenbrook, è necessario mettere in gioco la presenza femminile personificata a tutto tondo da Tony, che tra l’altro è il nome più ricorrente nel corso della narrazione. La figura femminile riesce dunque a farsi strada e ad aprirsi uno spiraglio pagina dopo pagina fino a diventare una protagonista indiscussa del romanzo, sebbene per molto tempo sia stata considerata come una figura certamente di rilievo, ma secondaria allo sviluppo della storia, e di conseguenza ingiustamente “snobbata” dalla critica. Il presente lavoro si propone quindi di analizzare la figura di Tony Buddenbrook, rivendicando il suo ruolo fondamentale alla pari di quello dei componenti maschili, e per certi versi superiore, nella tradizione borghese. Lo studio, dedicato quasi interamente alle sue vicende, offre il punto di vista femminile di una storia solitamente maschile, dove anche la donna è chiamata a collaborare per la realizzazione del bene comune della ditta e per traghettare onori e valori della famiglia. Anche lei, come molti personaggi della produzione manniana, ha un modello reale al quale l’autore si è ispirato, oggetto di recenti ricerche5. 5 Si fa riferimento soprattutto agli studi condotti da Karsten Blöcker, avvocato e notaio di Lübeck, sulla figura di Elisabeth Mann: Blöcker, Karsten: eues von Tony Buddenbrook: über die beiden Ehen der Elisabeth Mann. In: Thomas-Mann-Jahrbuch 17 2004, pp.11-23; Blöcker, Karsten: Tatort Königstraße 5: „Die Sache mit Biermann“; ein Wirtschaftskrimi oder Tony Buddenbrooks dritte Ehe. In: »Der Wagen», Lübecker Beiträge zur Kultur und Gesellschaft, Lübeck, Hansiches Verlagskontor 2006, pp. 7- 26. Blöcker, Karsten: Tony Buddenbrook in Esslingen: „ach, es ist so hart und traurig!“; [eine Veröffentlichung der Arbeitsstelle für Literarische Museen, Archive und Gedenkstätten in BadenWürttemberg], Marbach am Neckar, Deutsche Schillergesallschaft 2003. 5 Nella seconda parte dello scritto ci si addentra nell’intimo della ragazza e si segue il suo processo di maturazione, dall’età infantile all’età adulta passando per le varie tappe della vita di una donna, soprattutto per la vita coniugale. Tra rivalità, screzi familiari e interessi economici c’è spazio anche per i sentimenti e si inserisce la vicenda di colei che vive un ampio ventaglio di emozioni, più degli altri personaggi. Proprio per questo al termine della lettura la sua storia rimane viva nella memoria del lettore, che in compagnia sua non si annoia, ma partecipa al suo destino e si immedesima in lei, arrivando a provare simpatia. Merito della raffinata indagine psicologica che l’autore ha riservato per i suoi personaggi. Queste considerazioni hanno spinto ad affacciarsi al panorama sociale del diciannovesimo secolo e in modo particolare a quello delle famiglie borghesi, che propone una divisione dei ruoli maschile e femminile sul piano economico e psicologico. Si osserveranno dunque le distinzioni di genere e le conseguenti asimmetrie di potere nelle relazioni uomo-donna, nello spazio pubblico e privato, in un secolo di piene trasformazioni. Particolare attenzione è stata posta alla vita della figlia borghese nel compiere le sue scelte, inserendosi nella questione spinosa del diritto di ogni individuo, quindi anche delle donne, di decidere liberamente il proprio destino privato e sociale. Attraverso l’analisi delle vicende amorose di Tony ci si è addentrati nella tematica della visione dell’amore che ha subìto un mutamento nel corso del tempo. In special modo si è approfondito il cosiddetto “amore borghese”, reso celebre da altri capolavori della letteratura europea, dove si assiste allo scontro tra le aspirazioni personali e le norme sociali. Il capitolo conclusivo vuole essere una riflessione sul ruolo che Tony ha avuto nella sua storia, confrontando le vicende del capitolo amoroso della sua vita, presentate in precedenza, e il contesto tipico di figlia di famiglia borghese. Il destino della ragazza di casa Buddenbrook non smette di essere motivo di discussione e si presta a discordanti interpretazioni sulla sua figura e sul modo di agire non sempre condiviso dal lettore, fermo restando la distanza tra il tempo narrativo e il tempo reale. Proprio per l’ambiguità del suo carattere si vedrà che tende a sfuggire a tutte le definizioni, ma allo stesso tempo le attira a sé come una calamita. Le vicende tormentate che hanno scosso la sua persona portano inevitabilmente ad affacciarsi alla tematica della décadence, in tutte le sue accezioni. Dopotutto, l’autore ha accostato al titolo del romanzo Buddenbrooks il sottotitolo Verfall einer Familie. Si affronta allora in ultima istanza il problema della decadenza essendo la storia dei Buddenbrook la storia di un Verfall, proponendo brevemente un quadro teorico dei due 6 pensatori ai quali Mann si è ispirato per sviluppare il concetto di declino. Si tratta di una scelta d’obbligo perché Tony si inserisce in un contesto familiare ed economico toccato da un progressivo indebolimento che agisce su più livelli. Un passaggio dal singolo, al gruppo al tessuto sociale: un affresco narrativo della società tedesca di fine Ottocento e del crollo di una impalcatura culturale e ideologica difesa a spada tratta. Se il processo di sgretolamento che colpisce i componenti della famiglia è lampante e supportato da numerosi segnali, meno lo è nel caso di Tony. L’intento è quindi quello di comprendere e osservare come Tony influisce con il suo portato personale all’interno del processo inesorabile di decadenza, affidando la parola direttamente a lei e dando voce alle sue continue riflessioni sul suo operato, sulla sua vita e su quella della venerata famiglia. Lungi dal voler fare un processo alle colpe, si nota che la storia di Tony Buddenbrook si incastra a quella precipitosa della sua famiglia, nel bene e nel male. 7 8 PRIMO CAPITOLO. ITRODUZIOE ALL’OPERA BUDDEBROOKS. VERFALL EIER FAMILIE Ohne Familien- und Heimatsinn, ohne Liebe zu Familie und Heimat werden Bücher wie ›Buddenbrooks‹ nicht geschrieben Thomas Mann, Ein Nachwort zu Buddenbrooks6. 1. Dal manoscritto al libro: genesi e trama del romanzo „Ohne viel Hoffnung, ohne viel Verzweiflung”7: con questi sentimenti Thomas Mann inviò il suo manoscritto il 13 agosto 1900 all’editore Samuel Fischer. Ich weiß noch, wie ich es verpackte: so ungeschickt, daß ich mir heißen Siegellack auf die Hand fallen ließ und eine fürchterliche Brandblase davontrug, die mich lange quälte. Das Manuskript war unmöglich. Doppelseitig geschrieben [...] täuschte es über seinen Umfang, stellte aber für Lektoren und Setzer eine starke Zumutung dar. Eben weil es nur einmal vorhanden war, erste und einzige Niederschrift, entschloß ich mich zu einer Postversicherung und setzte neben die Inhaltsangabe `Manuskript´ eine Wertsumme auf das Paket: ich glaube gar eintausend Mark. Der Schalterbeamte lächelte8. Per capire i motivi che spinsero l’autore a intraprendere la stesura del romanzo bisogna fare un salto indietro di tre anni. Era il 29 Maggio 1897 quando Thomas Mann ricevette una lettera da Samuel Fischer che gli offriva la possibilità di pubblicare un grande lavoro di prosa, presumibilmente un romanzo. Lo scrittore non si fece sfuggire l’occasione e si 6 Thomas Mann, Ein achwort zu Buddenbrooks, 1905, in Thomas Mann, Reden und Aufsätze, Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuch Verlag 1965, p. 717. 7 Thomas Mann, Lübeck als geistige Lebensform. Rede gehalten zur 700-Jahr-Feier der Freien und Hansestadt im Stadttheater zu Lübeck am 5. Juni 1926, in Thomas Mann, Über mich selbst, Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuch Verlag 1994, pp. 28-50. 8 Thomas Mann, Über mich selbst. Autobiografische Schriften, Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuch Verlag 1994, p. 41. 9 mise al lavoro. Il 20 agosto 1897, in una lettera indirizzata all’amico Otto Grautoff comunicò di essere pronto a scrivere un romanzo che doveva chiamarsi Abwärts: Ich selbst hatte eigentlich bislang nicht geglaubt, daß ich jemals die Courage zu einem solchen Unternehmen finden würde. Nun aber habe ich, ziemlich plötzlich, einen Stoff entdeckt, einen Entschluß gefaßt und denke nächstens, nachdem ich noch ein bißchen kontempliert, mit dem Schreiben zu beginnen9. Thomas Mann abitava all’epoca con il fratello Heinrich presso la casa Bernardini a Palestrina, in provincia di Roma, per poi trasferirsi in via Torre Argentina trenta quattro, dove cominciò la stesura del romanzo Buddenbrooks portata a termine dopo tre anni di lavoro il 18 luglio 1900. Trascorsero tre mesi prima che arrivasse la risposta dell’editore, il 26 ottobre. La mole del manoscritto era tale che Fischer, nonostante avesse letto metà romanzo, si vide costretto a chiedere al giovane scrittore di dimezzare il numero delle pagine: Glauben Sie, daß es Ihnen möglich ist, Ihr Werk um etwa die Hälfte zu kürzen, so finden Sie mich im Prinzip geneigt, Ihr Buch zu verlegen. Ein Roman von fünf und sechzig ausgedrückten Bogen ist für unserer heutiges Leben fast eine Unmöglichkeit; ich glaube nicht, ob sich viele Menschen finden, die Zeit und Concentrationslust haben, um ein Romanwerk von diesem Umfange in sich aufzunehmen10. Alla precisa richiesta del suo editore Thomas Mann rispose negativamente perché tutti i dettagli che aveva accuratamente inserito all’interno dell’opera erano per lui fondamentali. L’autore era molto preoccupato per la decisione finale e per il destino del suo primo romanzo, ma il 4 febbraio 1901, Fischer, questa volta portata a termine la lettura, si dichiarò pronto a pubblicarlo nonostante la lunghezza e l’autore poté cominciare la correzione delle bozze alla fine di marzo. In una lettera del 13 febbraio 1901 scritta al fratello Heinrich, lo scrittore non esita a mostrare la sua felicità per la buona notizia: 9 Thomas Mann, Briefe an Otto Grautoff 1894-1901 und Ida Boy- Ed 1903-1928, a cura di Peter de Mendelssohn, Frankfurt am Main, S. Fischer 1975, p.100. 10 Paul Scherrer, Bruchstücke der Buddenbrooks-Urhandschrift und Zeugnisse zu ihrer Entstehung: 1897-1901, in «Neue Rundschau», 2 (1958), p. 273. 10 Ich werde mich photographieren lassen, die Rechte in der Frackweste und die Linke auf die drei Bände gestützt; dann kann ich eigentlich getrost in die Grube fahren.– Nein, es ist wirklich gut, daß das Buch nun doch ans Licht kommen wird. Es ist so viel persönlich Demonstratives darin, daß ich, namentlich für die werte Kollegenschaft, eigentlich erst damit ein Profil bekommen werde11. Fu così che l’opera Buddenbrooks fu pubblicata nel 1901 agli inizi di ottobre per la casa editrice Fischer in due volumi al costo di 12 marchi, successivamente in unico volume nel 1903 a un costo ridotto. Fu proprio con la seconda edizione che il romanzo ottenne successo, come rivela lo stesso autore all’amico Kurt Martens da Monaco il 2 giugno 1902: Über Buddenbrooks gab Fischer mir unverhofft gute Nachrichten: Sie seien nicht nur ein literarischer sondern auch ein buchhändlerischer Erfolg. Abrechnung erfolgt ja im Herbst, aber er bietet mir 1.000 Mark Vorschuß an. Das ist doch alles Mögliches12. Inizialmente Samuel Fischer annunciò l’opera con toni modesti, ma dopo il successo del 1903 ne aumentò la pubblicità. Nel 1905 erano stati venduti 35.000 esemplari, nel 1920 oltre 100.000, fino a superare il milione nel 192913. Nonostante la lunghezza del romanzo, quindi, lo scrittore guadagnò popolarità e poté godere della fama nazionale e internazionale culminata con la vincita del premio Nobel per la letteratura il 12 Novembre 1929. In realtà, già nel 1924 era stata fatta la proposta di assegnarli il premio, soprattutto per il suo romanzo Buddenbrooks. Dal canto suo Thomas Mann riteneva che tale assegnazione fosse dovuta non solo al suo primo romanzo, che gli aveva certamente spalancato scenari mondiali, ma il successo era stato consolidato anche con opere successive. Non mancò di dire infatti: 11 Thomas Mann, Heinrich Mann, Briefwechsel 1900-1949, a cura di Hans Wysling, Frankfurt am Main, S. Fischer 1905, p.155. 12 Thomas Mann, Briefe 1:1889-1913, Thomas Sprecher / Hans R. Vaget / Cornelia Bernini (a cura di), in Grosse kommentierte Frankfurter Ausgabe, vol.21, Frankfurt am Main, S. Fischer 2002, p. 201. 13 Manfred Eickhölter, Claudia Bahnsen, Die ‚Buddenbrooks‘-ein Jahrhundertroman: Ausstellungsführer, Lübeck Buddenbrookhaus, Heinrich-und-Thomas-Mann-Zentrum 2004, p.10. 11 Und doch hatte das Nobelcomité sich kaum in der Lage gesehen, mir den Preis zuzuerkennen, ohne einiges weitere, das ich nachher getan. Wenn er mir nur für ‚Buddenbrooks‘ und bereits für diese gebührte, warum habe ich ihn dann nicht fünf und zwanzig Jahre früher erhalten? Die ersten Anzeichen, daß man im Norden anfing, meinen Namen mit dieser Institution in Zusammenhang zu bringen, kamen zu mir im Jahre 1913, nach dem Erscheinen des ‚Tod in Venedig‘14. Il libro, che doveva essere secondo il progetto iniziale un racconto di duecento cinquanta pagine, divenne infine „ein als Familien-Saga verkleiderter Gesellschaftsroman”15, „ein vom Verfallsgedanken überschattetes Kulturgemälde”16, „eine Seeelengeschichte des deutschen Bürgertums”,17 „ein außerordentlich deutsches Buch“18, nel quale per la prima volta „der deutsche Roman seine Ansprüche auf Weltfähigkeit anmeldete“19. Nel saggio Meine Arbeitsweise l’autore spiega il suo modo di procedure nel stabilire la lunghezza dei suoi romanzi: Sie fragen mich nach der Entstehungsart meiner Arbeiten. Ich täusche mich bei der Konzeption vor allen Dingen über den Umfang. Buddenbrooks war als Roman von 250 Seiten gedacht. Meine Ausgabe hat 701 Seiten. Also fast 3 mal so viel!20. Anche se il personaggio principale del racconto doveva essere Hanno Buddenbrook e quindi avere come tema „die Gestalt und die Erfahrungen des sensitiven Spätlings 14 Thomas Mann, Lebensabriß, in Thomas Mann, Gesammelte Werke in dreizehn Bänden, Bd.XI, Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuch 1974, p.142. 15 Thomas Mann, Rede und Antwort. Über eigene Werke, Huldigungen und Kränze: Über Freunde, Weggefährten und Zeitgenossen, Frankfurt am Main, S.Fischer 1984, p.10. 16 17 ibid. Thomas Mann, Reden und Aufsätze 3, in Thomas Mann, Gesammelte Werke in dreizehn Bänden, Bd. XI, Frankfurt am Main, S.Fischer 1990, p.554. 18 Thomas Mann, Brief an eine nicht namentlich bekannte Frau vom 21. Januar 1952, in Thomas Mann, Briefe 1899-1955 und achlese, Erika Mann (a cura di), Frankfurt am Main, S. Fischer 1962-1965, p. 242. 19 Mann, Über mich selbst. Autobiographische Schriften, op.cit., p. 9, p.62. 20 Thomas Mann, Essays Band 2: Für das neue Deutschland 1919-1925, Frankfurt am Main, S. Fischer 1993, p. 241. 12 Hanno“21, assemblando il materiale Mann si ritrovò a tracciare la storia di quattro generazioni di Buddenbrook e a tratteggiare più di quattrocento personaggi, tra figure principali e figure minori. Il romanzo segue la vita privata e pubblica della famiglia di commercianti e copre più di quarant’anni, dal 1835 al 187722. Il teatro della vicenda è la Lubecca del XIX secolo, una piccola città in cui la borghesia commerciale svolgeva un ruolo fondamentale nel tessuto sociale ed economico, come traspare dal prestigio consolidato dalla famiglia. Il romanzo comincia in medias res: il lettore si ritrova ospite ad una sfarzosa cena nell’anno 1835 per festeggiare l’insediamento nella nuova casa Buddenbrook, a suggello dell’ascesa economica e del prestigio della famiglia: uno splendido palazzo già appartenuto alla famiglia Ratenkamp. A questo evento sono presenti tre generazioni della famiglia Buddenbrook: i nonni, il figlio Jean, console della città, con la moglie, e i loro figli Thomas, Antonie e Christian. Il giovedì è infatti il giorno in cui regolarmente ogni due settimane tutta la famiglia si riunisce, ma per questa occasione speciale oltre ai parenti che abitano in città siedono a tavola anche alcuni amici di casa. Colori, profumi, pietanze, canti e ricordi accompagnano le conversazioni dei commensali convenuti numerosi per l’inaugurazione della dimora. Congedati gli ospiti, ci si addentra nella vita di tutti i giorni in casa Buddenbrook esplorando i conflitti familiari e i segreti degli affari. Saremo ospiti in casa Buddenbrook per decenni e potremo essere partecipi alle tappe, gioiose e dolorose, che accompagnano i membri della famiglia, soprattutto della terza generazione, ossia dei figli del console Jean Buddenbrook: Thomas, Antonie, Christian e l’ultimogenita Clara. Potremo spiare la vita delle generazioni precedenti leggendo dal diario di famiglia, il quaderno sul quale vengono annotati da sempre i fatti più significativi che scandiscono il tempo: simbolo della memoria e continuità della famosa famiglia di commercianti. Nel 1835 la famiglia Buddenbrook è in piena ascesa. Dopo la morte di Johann Buddenbrook la direzione degli affari passa al console. Mentre il figlio maggiore Thomas si dimostra interessato a proseguire la via tracciata dal padre e dal nonno, Christian e Antonie, chiamata da tutti Tony, destano forti preoccupazioni ai genitori. Christian con il suo atteggiamento eccentrico sembra intenzionato a intraprendere la vita dell’artista, Tony vive spensierata la sua giovinezza fantasticando un futuro di lusso circondata da agi e onori. 21 Mann, Briefe an Otto Grautoff 1894-1901 und Ida Boy-Ed 1903-1928, op. cit. p.10. 22 Vedi Appendice, p.171. 13 E’ soprattutto con i figli del console Jean che si profila l’irreversibile decadenza dei Buddenbrook che pagina dopo pagina prende campo. I sentimenti di allegria che contraddistinguevano lo spirito delle prime pagine lasciano così spazio a tristezza e dolore per la decadenza che colpisce i diversi personaggi di casa Buddenbrook, lentamente e inesorabilmente: un declino materiale con la perdita della casa e la dissoluzione del patrimonio, fisico con la morte e la malattia che colpiranno molti membri della famiglia, segno tangibile del suo disfacimento e del mondo da essa rappresentato, e psicologico, che spinge a interrogarsi sul motivo per cui una vita di fortuna e successo abbia avuto un tale epilogo. 2. Il confine fra invenzione narrativa e realtà autobiografica Quando nel 1897 Thomas Mann cominciò a lavorare al suo primo romanzo aveva le idee chiare sul tema da sviluppare: „Bei der Umschau nach einem Stoff, der mir taugen könnte, lag naturgemäß am nächsten meine eigene Kindheitserfahrung, die Geschichte meiner eigenen Familie, als Milieu: meine Heimatstadt“23, e ancora „persönlich-familiäre Erfahrungen“24 arrivando ad affermare che „Meine Herkunft ist ja in den Buddenbrooks“25. Nello scrivere il romanzo Mann prese come fonte una realtà a lui ben nota: il mondo in cui era cresciuto. Si può infatti affermare tranquillamente che I Buddenbrook siano l’opera più autobiografica dell’autore. Le pagine rivelano indubbiamente molti tratti della biografia umana e intellettuale dell’autore, vale a dire la vicenda della sua famiglia esponente della borghesia mercantile e la sua esperienza di intellettuale fin de siècle, che si apriva alle istanze del decadentismo estraniandosi dal mondo dei padri. Nello stesso tempo quell’itinerario personale diventava paradigma di storia europea ed il successo del libro fu anche dovuto a questo, nonostante lo stesso Mann con molta modestia se ne confessò sorpreso: „Man gibt das Persönlichste und ist überrascht, das Nationale 23 Peter de Mendelssohn, Der Zauberer. Das Leben des Schriftstellers Thomas Mann. Erster Teil 1875-1918, Frankfurt am Main, S. Fischer 1975, p.393. 24 Mann, Über mich selbst, op.cit. p.9, p.16. 25 Mann, Briefe 1889-1955 und achlese, op. cit. p.12, p. 206. 14 getroffen zu haben. Man gibt das Nationalste - und siehe, man hat das Allgemeine und Menschliche getroffen […]“26. Dato l’ampio arco di tempo attraverso cui si sviluppa il romanzo vi si ritrova un’accurata descrizione del quadro storico e sociale del periodo in cui si svolgono le vicende. Nella storia familiare si rispecchia la storia del diciannovesimo secolo: la famiglia ha vissuto le guerre napoleoniche, l’ascesa dei prussiani e della borghesia liberale, della quale è a pieno titolo esponente, ha inoltre vissuto la rivoluzione del 1848, lo sviluppo industriale e dei trasporti come la ferrovia e i battelli a vapore e per finire la nascita del terzo Reich nel 1871. Per quanto riguarda l’ambientazione, anche se il nome della cittadina anseatica Lübeck non è mai nominato, il nome delle strade, la località Travemünde, gli edifici e i luoghi non lasciano nessun dubbio27. Le case della famiglia Buddenbrook sono quelle abitate dalla famiglia Mann. Inizialmente la famiglia Mann viveva in un’abitazione nella Breite Straße 54, dove nacque Heinrich Mann. Il padre Johann Heinrich Mann acquistò nel 1872 un’altra casa nella Breite Straße 38 che appartenne alla famiglia fino al 1883, dove nacque Thomas Mann e dove i fratelli Mann trascorsero la loro infanzia. Nel 1883 acquistò un immobile nella Beckergrube dove costruì una nuova casa e dove Thomas Mann trascorse i suoi anni giovanili. La casa venne distrutta il 29 marzo 1942 da un bombardamento. Nel romanzo Thomas si trasferisce con la moglie Gerda nella Breite Straße e successivamente costruisce una casa nella Fischergrube, non lontano dai magazzini Eiche nella Untertrave. I nonni paterni di Thomas Mann abitavano accanto alla Marienkirche nella Mengstraße 4, casa della famiglia Buddenbrook. Davanti al Burgtor, non distante da Jerusalemsberg, abitano invece i nonni materni Krögers; a Travemünde abita il capitano Schwarzkopf nella casa nella Vorderreihe, dove a piedi si raggiunge la Kurhaus e il Seetempel28. A Lubecca si trovano anche altri luoghi ricorrenti nel romanzo come la piscina all’aperto presso Wakenitz, dove Hanno e Kai litigano con i fratelli Hagenström, e la pensione di Sesemi Weichbrodt “Am Mühlenbrink Nummer 7”. Infine dopo la morte del senatore Mann la moglie Julia abitò con i cinque figli per alcuni mesi presso la casa nella Roeckstraße 7, prima di trasferirsi a Monaco con i tre figli piccoli, 26 Mann, Rede und Antwort. Über eigene Werke, Huldigungen und Kränze: Über Freunde, Weggefährten und Zeitgenossen, op. cit., p.12., p. 385. 27 Vedi Appendice p. 172. 28 Vedi Appendice p. 173. 15 dato che Heinrich si trasferì a Dresda e Thomas terminò gli studi a Lubecca per poi raggiungere il resto della famiglia. Questa casa nella Roeckstraße è la stessa in cui Gerda si trasferisce con Hanno nell’autunno del 1876, una villa immersa nel verde. Proprio alla città natale Thomas Mann dedicò un saggio nel 1926, Lübeck als geistige Lebensform, dove consacrò la imprescindibile matrice lubecchese della sua produzione poetica: […] es ist mein Ehrgeiz, nachzuweisen, daß Lübeck als Stadt, als Stadtbild und Stadtcharakter, als Landschaft, Sprache, Architektur durchaus nicht nur in Buddenbrooks, deren unverleugneten Hintergrund es bildet, seine Rolle spielt, sondern daß es von Anfang bis zu Ende in meiner ganzen Schriftstellerei zu finden ist, sie entscheidend bestimmt und beherrscht 29. Lo scrittore nel romanzo rispecchia la realtà, un elemento caratterizzante le sue opere successive. Per mantenersi il più possibile fedele agli avvenimenti spedì allo zio, il console Wilhelm Marty, una lista di domande sulla storia di Lubecca, sullo sviluppo della cittadina durante il diciannovesimo secolo, sul contesto politico ed economico e sugli usi e costumi ai quali si è richiamato nel ritrarre i suoi personaggi. Il romanzo infatti risultava agli occhi del pubblico talmente realistico in alcune parti che molti lettori, dopo la pubblicazione, lo considerarono un romanzo a chiave, un Schlüsselroman, sentendosi chiamati in causa e rimanendo al quanto turbati per questa inaspettata invasione della privacy. A confermare questa opinione diffusa contribuiva il fatto che gli stessi librai di Lubecca vendevano il libro allegandovi un foglio su cui erano riportate tutte le corrispondenze tra i personaggi del romanzo ed i familiari e non dell’autore30. Cominciarono così numerose discussioni: i lettori si cimentarono nell’identificare le figure del libro e i cittadini di Lubecca si sentirono derisi dal tono scherzoso dello scrittore. La reazione di polemiche con il quale venne accolto il romanzo non lascia stupiti. Sembra apparentemente una reazione di chi si sente chiamato in causa inaspettatamente e non certo dipinto nei migliori dei modi. La faccenda acquista un’altra piega se il modello è un’intera città, con le sue tradizioni, la sua storia e i suoi abitanti. Si tratta di un libro che farà risuonare il nome della città anseatica non solo nel resto del Paese ma anche 29 Mann, Lübeck als geistige Lebensform, op. cit., p. 9, p. 388. 30 Vedi Appendice, p. 174. 16 all’estero data la rapida diffusione. Ci si chiede chi ha dato il diritto a Thomas Mann di “sbattere in prima pagina” i segreti intimi di alcune persone. Il discorso sarebbe a mio avviso diverso se l’autore si fosse limitato a rappresentare gli aspetti più intimi e meno noti solamente delle persone appartenenti alla cerchia familiare Mann, una famiglia che aveva il suo peso e la sua influenza nella città e quindi era abituata a “essere sulla bocca di tutti”. Fin qui potrebbe essere stato accettabile, era la sua famiglia, era la famiglia Mann, il suo ambiente nel quale era cresciuto e che lo poteva influenzare, anche se avremo modo di vedere in seguito che dopotutto nemmeno i parenti più stretti furono tanto entusiasti -o almeno non tutti- di quanto scritto nel romanzo dal giovane scrittore, seppure sotto altri nomi. Non mancarono infatti gli ammonimenti e i consigli di essere cauto nell’utilizzo delle varie informazioni raccolte come fece la sorella Julia. Questa versione allora farebbe pendere l’ago della bilancia dalla parte di tutti coloro che hanno preso il romanzo Buddenbrooks come una sorte di romanzo a chiave su persone realmente esistenti; va ricordato infatti che lo stesso autore ha ribadito più volte la portata biografica del romanzo. Allora la questione sarebbe di facile archiviazione. Ma si può ridurre l’intero romanzo a un dettagliato resoconto dei fatti di alcune persone? Si rischierebbe di sminuire la capacità dell’autore di scrivere un romanzo che ancora oggi viene letto con vivo interesse e che continua a essere fonte di discussione, ricerche e quant’altro. Dopotutto uno scrittore non è libero di scrivere ciò che vuole? Come può non venire influenzato dalla realtà e dalle persone che lo circondano? Allora questo fa sì che, pur capendo la reazione dei cittadini di non volere essere dipinti spesso negativamente in un romanzo di fama mondiale, si deve però anche considerare il lavoro dello scrittore. A rendere ancora più “scottante” la situazione ci fu un episodio che accadde alcuni anni dopo la pubblicazione del romanzo. Nel 1903 apparve infatti un libretto Aus einer kleinen Garnison. Ein militärisches Zeitbild in cui un certo tenente Fritz Oswald Bilse, pseudonimo di Fritz von Kyrburg, per vendicarsi di taluni suoi avversari, raccontava intimi pettegolezzi sui membri della guarnigione di Lubecca. Nel processo che ne seguì sia l’accusa che la difesa misero Bilse sullo stesso piano di Mann. In quell’occasione allora lo scrittore reagì all’accusa e spiegò la sua visione dei fatti in un articolo Ein achwort zu Buddenbrooks che apparve sul Lübecker General-Anzeiger il 7 novembre 1905. 17 Wenn ich als Lübecker und Angehöriger einer lübeckischen Familie sprechen soll, so kann ich sagen: Ich habe zu Ehren meiner Vaterstadt und meiner Familie auf meine Art ebenso viel getan, wie mein Vater, der vielleicht in Lübeck noch nicht vergessen ist, auf seine Art getan hat. Ich habe in hunderttausend Deutschen Teilnahme für lübeckisches Leben und Wesen geweckt, ich habe die Augen von hunderttausend Menschen auf das alte Giebelhaus in der Mengstraße gelenkt, habe gemacht, daß hunderttausend Menschen es als eine interessante Lebenserinnerung betrachten würden, wenn sie Gelegenheit hätten, die Urbilder der in meinem Buche wandelnden Gestalten persönlich kennenzulernen, und es ist gar nicht ausgeschlossen, daß man in diesen Gestalten noch seine Freude haben wird zu einer Zeit, wenn wir alle, die Urbilder und ich selbst, längst nicht mehr zu den Lebenden gehören31. Significativo anche il fatto che conclude l’articolo ricordando che „trotz aller KünstlerLibertinage, ein Lübecker Bürger geblieben bin. Ich grüße die Heimat von Herzen. Sie soll nicht so schlecht von mir denken!„32. Nel 1906 scrisse inoltre il saggio Bilse und Ich, dove ribadì le sue posizioni e cercò di spiegare il motivo delle accuse. Die Identifikation ist es eben, welche die Leute skandalisiert. Mit jener erwähnten Folgsamkeit dem gegebenen Detail gegenüber eignet ein Dichter sich Äußerlichkeiten an, welche der Welt ein Recht geben, zu sagen: Das ist Der, ist Die. Hierauf beseelt und vertieft er die Maske mit anderem, Eigenem, benutzt sie zur Darstellung eines Problems, das ihr vielleicht ganz fremd ist, und Situationen, Handlungen ergeben sich, die dem Urbild wahrscheinlich völlig fern liegen. Dann aber halten die Leute sich für berechtigt, aufgrund der Äußerlichkeiten auch alles Übrige für ‚wahr‘, anekdotisch kolportiert, für Ausplauderei und sensationellen Klatsch zu nehmen, – und der Skandal ist da33. Nel saggio difende il diritto dello scrittore a ispirarsi alla vita reale e spiega di trasformare in letteratura modelli reali. Sostiene che i grandi poeti preferiscono basarsi su qualcosa di già dato, piuttosto che inventare, ossia cercano di soddisfare le esigenze della 31 Mann, Ein achwort zu Buddenbrooks 1906, op. cit., p. 9, pp. 714-17. 32 ibid. 33 Thomas Mann, Bilse und Ich, 1906 in Thomas Mann, Gesammelte Werke in dreizehn Bänden, Bd.X, Reden und Aufsätze 2. Frankfurt am Main, S. Fischer 1990, p. 9-22. 18 composizione servendosi di cose reali. Ma quello che l’artista prende dalla sua realtà empirica è soggetto alla Beseelung con il suo spirito e la sua essenza e questo processo poetico è definito come “die subjektive Vertiefung des Abbildes einer Wirklichkeit”34. Nel saggio quindi risponde alle accuse che gli erano state mosse dai suoi concittadini e nel fare questo spiega quella che è l’essenza di uno scrittore. `Der Künstler´, hat ein Dichter und Denker gesagt, `der nicht sein ganzes Selbst preisgibt, ist ein unnützer Knecht´. Das ist unsterblich wahr. Wie aber kann ich mein ganzes Wesen preisgeben, ohne zugleich die Welt preiszugeben, die meine Vorstellung ist? Meine Vorstellung, mein Erlebnis, mein Traum, mein Schmerz? Nicht von Euch ist die Rede, gar niemals, seid des nun getröstet, sondern von mir, von mir…35. Sfogliando pagina dopo pagina del libro è dunque inevitabile la reazione dei cittadini di Lubecca. Sarebbe però limitato fermarsi a un resoconto di cronaca di quanto avvenuto nel corso del diciannovesimo secolo. Si perderebbe l’interesse dell’autore alla rappresentazione veritiera dell’intimo, degli stati e degli sviluppi psicologici dei suoi personaggi oltre che alla descrizione degli spazi abitativi. Nel libro dei ricordi Ein Zeitalter wird besichtigt Heinrich Mann etichetta il romanzo come „einfach unsere Geschichte, das Leben unserer Eltern, Voreltern, bis rückwärts zu Geschlechtern, von denen uns überliefert worden war, mittelbar oder von ihnen selbst“36. Thomas Mann ricorda inoltre l’atmosfera che si respirava in famiglia quando leggeva alcune parti del romanzo alla madre, ai fratelli e sorelle e agli amici più intimi: Das war eine Familienunterhaltung wie eine andere, man lachte, und wenn mir recht ist, war di allgemeine Auffassung die, es handle sich bei meinem weitläufigeigensinnigen Unternehmen um eine Art Privatvergnügen von geringen Weltaussichten37. 34 ibid., p.21. 35 ibid., p.22. 36 Mann, Ein Zeitalter wird besichtigt, op. cit. p.3, p. 500. 37 Mann, Über mich selbst, op. cit., p. 9. 19 Sulla base della propria storia familiare lo scrittore ha dunque tracciato di pari passo quella della famiglia Buddenbrook. Entrambe le famiglie sono esponenti della società borghese del diciannovesimo secolo: famiglie patrizie, di ottima reputazione, che possono vantare di fama e successo grazie alle azioni dei predecessori. Inoltre, entrambe le famiglie hanno avuto a che fare con il declino di una azienda di famiglia, anche se nel romanzo la tematica della decadenza sia in ambito pubblico che privato è più marcata. La madre dello scrittore gli fece pervenire oltre ad alcune ricette numerosi documenti di famiglia dove erano annotati gli avvenimenti dei tre predecessori del figlio che lui poté consultare e utilizzare per la sua storia. Questi documenti costituiscono quindi la fonte dal quale l’autore ha tracciato la genealogia della famiglia Buddenbrook. Per quanto riguarda la provenienza dei personaggi, nel romanzo i Buddenbrook risultano avere degli antenati provenienti dal Mecklenburgo. Alla fine del sedicesimo secolo un Buddenbrook, il più antico che si conoscesse, era vissuto a Parchim e suo figlio era divenuto consigliere comunale a Grabau dove aveva sposato Brigitta Schuren, la figlia del predicatore. Entrambe le famiglie discendono da un sarto di professione, che si era sposato a Rostock, dove era vissuto circondato da molta agiatezza e mettendo al mondo molti figli, morti e vivi. Un altro ancora aveva intrapreso la via del commercio a Rostock e dopo parecchi anni anche il nonno del console si era trasferito a Lubecca dove aveva fondato la ditta Buddenbrook nel 1768. La ditta della famiglia dell’autore venne fondata invece nel 1794, come registrato nelle carte di famiglia. I festeggiamenti per il centenario della ditta sono puntualmente presenti in entrambe le cronache familiari38. 3. Figure e modelli: corrispondenze tra la famiglia Mann e la famiglia Buddenbrook Arrivati a questo punto non si può dipingere un ritratto della famiglia Buddenbrook senza fare riferimento alle persone che sono entrate in maniera più o meno significativa nella vita dell’autore e di conseguenza nel suo primo romanzo, dal momento che l’intera opera è un rimando alla sua realtà autobiografica. Nel libro trova spazio il ricordo dei nonni dello scrittore, che nel romanzo prendono il nome di Johann Buddenbrook e Elisabeth Buddenbrook. Thomas e i suoi fratelli 38 Ken Moulden / Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks-Handbuch, Stuttgart, Körner 1988, p. 13. 20 trascorrevano diverso tempo a casa della nonna nella Mengstraße. L’ampio edificio con il giardino sul retro era infatti la meta preferita del giovane Thomas Mann che amava soprattutto rifugiarsi nel granaio. Il prototipo per Johann Buddenbrook, fondatore dell’omonima ditta Johann Buddenbrook è Johann Sigmund Mann, a capo della ditta di famiglia Johann Siegmund Mann, Commissions- und Speditionsgeschäft, che arrivò da Rostock a Lubecca il 24 aprile 1794. Presto la sua ditta per il commercio dei cereali divenne una delle prime della città. Alla sua morte avvenuta nel marzo del 1848 lasciò la casa della Mengstraße che serviva da ufficio e da abitazione e i ricchi magazzini sul fiume Trave. Nel romanzo il rappresentante della prima generazione della famiglia Buddenbrook incarna lo spirito borghese pratico ed efficiente, solido fisicamente e psicologicamente, raffinato culturalmente, che attraverso gli affari ha costruito una fiorente azienda commerciale. E’ proprio il capostipite della dinastia, nel 1835 già settantenne, ad aprire le pagine del romanzo con la nipote Antonie. La moglie del console Jean, Elisabeth Buddenbrook nata Kröger, apre il romanzo all’età di trentadue anni. Il modello reale a cui l’autore si ispirò è la nonna Elisabeth Marty, seconda moglie di Johann Sigmund Mann, figlia di Johann Heinrich Marty, un ricco svizzero trapiantato a Lubecca e Catharina Elisabeth Marty. Nel romanzo spicca la sua inclinazione al lusso e l’eleganza della sua figura in ogni circostanza. Il bisnonno e la bisnonna corrispondono rispettivamente a Lebrecht Kröger e a Madame Kröger. Il console Johann Sigmund Mann II funge da modello per la figura del console Jean Buddenbrook. Figlio maggiore di Johann Sigmund Mann I restò a capo della ditta assumendo il titolo di console dei Paesi Bassi. Proprio come il suo corrispettivo il console Jean non fa mancare il suo amore verso i figli, anche se allo stesso tempo ne influenza le scelte e le azioni. Tratto saliente della sua personalità è il forte sentimento religioso, che alla morte passerà alla moglie. Per quanto riguarda gli esponenti della terza generazione viene dedicato più spazio a Thomas, Tony, Christian e uno spazio marginale a Clara. Thomas Buddenbrook presenta dei forti tratti di Johann Heinrich Mann, padre dell’autore e si avvicina a Thomas Mann stesso. Il primo riuscì a mantenere intatte le tradizioni della ditta e della famiglia, all’età di ventitre anni divenne capo della ditta Mann, e a ventinove anni ottenne l’ambìto titolo di senatore. La sua riconosciuta capacità negli affari e nella vita pubblica si accompagnava all’interesse per eventi mondani e culturali: era sempre vestito impeccabilmente e furoreggiava nei salotti. Conquistò una delle ragazze più 21 ambìte della città, Julia da Silva-Bruhns, nata in Brasile da commerciante tedesco e da una brasiliana di origine creola, che sposò nel 1869 e da cui ebbe cinque figli: Heinrich, Thomas, Julia, Carla e Viktor. L’autore spiando fra le pagine del diario di famiglia porta a conoscenza i lettori dell’etica Buddenbrook, vale a dire della filosofia del padre: „Mein Sohn, sei mit Lust bei den Geschäften am Tage, mache aber nur solche, daß wir bei Nacht ruhig schlafen können“39. In secondo luogo il carattere di Thomas Buddenbrook ricorda per certi tratti quelli del suo creatore. Verso la fine del romanzo emergono infatti delle tematiche che avvicinano i due, quali la vita da borghese, l’esistenza religiosa e la vena pessimistica. Non a caso Katja Mann scrisse: „In der Figur des Senators steckt also ja auch sehr viel Thomas Mann drin“40. La sua maniacale pulizia e l’attenzione nel vestirsi sono lo strumento con il quale Thomas, verso la fine della sua vita, vuol far intendere agli altri di essere ancora sicuro di sé, anche se si tratta di mera apparenza. Nonostante siano numerose le soddisfazioni nell’arco della sua vita, i primi traguardi della ditta, il fidanzamento e il matrimonio con Gerda, la costruzione di una nuova e ricca casa, l’elezione a senatore e la nascita del figlio Hanno, si ritrova a vivere con poche gioie e con il pensiero fisso della vecchiaia. Il modello per Christian Buddenbrook é il fratello del senatore Johann Heinrich Mann, ossia Friedrich Wilhelm Mann, chiamato dai nipoti Onkel Friedel. Di lui si possono sapere le reazioni al romanzo, in modo particolare all’insistente quanto scomodo paragone con il “ribelle” Christian Buddenbrook. Nel 1903 aveva avuto modo di dire subito al nipote quello che pensava del romanzo inviandogli una cartolina da Cuxhaven dove si era nel frattempo trasferito: „Dein Buch, Die Buddenbrooks hat mir viele Leiden bereitet. Ein trauriger Vogel, der sein eigenes Nest beschmutzt!41”. Una reazione che lo 39 Thomas Mann, Buddenbrooks, Text, Eckhard Heftrich/ Stephan Stachorski (a cura di) in Thomas Mann, Grosse kommentierte Frankfurter Ausgabe. Werke-Briefe- Tagebücher, Bd.1.1, Frankfurt am Main, S. Fischer Verlag 2002, p.190. Il rimando alla cosiddetta Grosse kommentierte Frankfurter Ausgabe, cui si fa qui riferimento, apparirà d’ora nel lavoro con la sigla GkFA, seguita dal numero del volume e della pagina. 40 Katia Mann, Meine ungeschriebenen Memorien, Elisebeth Plessen/Michael Mann (a cura di), Frankfurt am Main, S. Fischer 1974, p. 176. 41 Sonja Matthes, Friedrich Mann, oder, Christian Buddenbrook: eine Annäherung, Würzburg, Königshausen & Neumann GmbH 1997, p. 56. 22 scrittore non accettò, come scrisse in una lettera datata 18 gennaio 1904 al fratello Heirich Mann: Neulich bekam ich plötzlich eine Karte von Onkel Friedel, eine Ansichtskarte von einem Nordseedampfer […]. Zuerst empfand ich eine Art von komischem Stich. Dann dachte ich: ‚Du Thor! Er begreift also nicht, daß ich mich besser, länger, leidenschaftlicher mit ihm beschäftigt habe als sonst irgend jemand‘42. In seguito Friedrich Wilhelm Mann volle ribadire pubblicamente la sua amarezza nei riguardi dell’autore scrivendo in un inserto del giornale nel 1913 la seguente lettera, che scateno l’ilarità di numerosi lettori divertiti dalla sua reazione: Es sind mir im Laufe der letzten zwölf Jahren durch die Herausgabe der „Buddenbrooks“, verfasst von meinem Neffen, Herrn Thomas Mann in München, dermassen viele Unannehmilichkeiten erwachsen, die von den traurigsten Konsequenzen für mich waren, zu welchen jetzt noch die Herausgabe des Alberts schon Buobes „Thomas Mann und seine Pflicht“ tritt. Ich sehe mich deshalb veranlasst, mich an das lesende Publikum Lübecks zu wenden und dasselbe zu bitten, das oben erwähnte Buch gebührend einzuschätzen. Wenn der Verfasser der „Buddenbrooks“ in karikierender Weise seine allernächsten Vorwandten in den Schmuts nicht und deren Lebensschicksale eklatant preisgibt, so wird jeder rechtdenkende Mensch finden, daß dieses verwerflich ist. Ein trauriger Vogel, der sein eigenes Nest beschmutzt43. Thomas Mann rispose commentando che non c’era esempio migliore per la differenza tra il personaggio e il modello: „Mein Christian Buddenbrook hätte dieselbe Annonce nicht geschrieben”44. Molte però sono le somiglianze a cui lo scrittore allude. Lo zio Friedel nacque il 16 settembre 1847 a Lubecca, dopo la scuola nel 1865 si recò a Londra per lavorare presso un commerciante, ma trascorse gran parte del tempo a teatro frequentando la vita notturna. Senza far ritorno alla città natale partì per il Sud America dove rimase tre anni per poi ritornare a casa dove lavorò per poco tempo nell’azienda di famiglia. In 42 ibid. 43 ibid. 44 Mann, Briefe an Otto Grautoff 1894-1901 und Ida Boy-Ed 1903-1928, op. cit. p.10, p. 175. 23 seguito si trasferì ad Amburgo lontano dal fratello e protetto dalla madre. Qui fece la conoscenza di Alice Kahlbau con la quale ebbe dei figli. A differenza del romanzo il rapporto tra Friedrich Wilhelm Mann e il fratello Johann Heinrich Mann non deve essere stato così conflittuale come avviene tra Thomas e Christian. Nel testamento infatti Johann Heinrich Mann affidò al controllo di Friedel il figlio maggiore Heinrich con la speranza che il fratello riuscisse a esercitare su di lui un’influenza positiva. Christian Buddenbrook è fin da bambino di carattere istrionico, ama fare scherzi e imitazioni per divertire la gente che conosce. Inoltre è solito raccontare storie sulle sue esperienze nel continente sudamericano che assomigliano a quelle della mamma dell’autore. Crescendo mantiene il carattere divertente ed originale, anche se il suo atteggiamento gaudente gli procura le prime antipatie da parte del fratello Thomas, serio e responsabile, che non ama il suo fare. Christian si dimostra infatti poco interessato agli affari della ditta, in netto contrasto con le tendenze di Thomas e gli auspici del padre. Inoltre la sua salute è cagionevole e una serie di indefiniti malanni gli impediscono di applicarsi al lavoro. Per fargli acquisire esperienza nel campo del commercio viene spinto a recarsi all’estero, ma anche in questi posti preferisce impiegare il suo tempo per divertirsi piuttosto che per lavorare. In questo periodo il rapporto tra Thomas e Christian diventa quanto mai conflittuale: il nuovo capo famiglia Buddenbrook non ama che il fratello si disinteressi della ditta e la cosa che più di ogni altra lo infastidisce è che con la sua reputazione macchi l’integerrimo nome di famiglia. I rapporti peggiorano sempre più, finché Christian decide di abbandonare la casa per sposare Aline Puvogel, una ragazza agli occhi di tutti di facili costumi, conosciuta durante le frequentazioni degli ambienti teatrali, di cui si era innamorato e da cui aveva avuto una figlia. Poco dopo, le sue condizioni di salute lo costringono a farsi ricoverare in un istituto, dove rimarrà fino alla fine del romanzo. In realtà i litigi tra i due fratelli sono da collegare ai tentavi di ribellione di Thomas Mann con il padre. Il modello per Clara Buddenbrook, che inizialmente si doveva chiamare Maria, è Olga Maria Mann. Nacque nel 1845 a Lubecca e si sposò a vent’anni con il commerciante tedesco Gustav Sievers per poi trasferirsi a San Pietroburgo, dove abitò ammalata e senza figli e morì all’età di quarantun anni. Si ha traccia di lei leggendo la storia di Clara Buddenbrook e della sua fragilità, personaggio femminile a cui non viene dedicato molto spazio nella vicenda della famiglia. Clara è l’ultimogenita di Jean e Elisabeth, nata un po’ prematura dopo una gravidanza che ha causato molti dolori alla madre. A diciannove anni 24 sposa Sievert Tiburtius, pastore di Riga, ma la sua salute cagionevole la condanna a una precoce morte. Altra rappresentante della terza generazione Buddenbrook, è Antonie Buddenbrook. Riguardo a lei, al suo modello nella famiglia Mann e ai personaggi maschili con i quali entrerà in stretto contatto rimando al paragrafo successivo, essendo una delle protagoniste del romanzo, ma figura femminile attorno alla quale ruota la presente trattazione. L’ultimo esponente di casa Buddenbrook, ossia unico rappresentante della quarta generazione è Johann Buddenbrook, chiamato da tutti Hanno. Nessun altro personaggio del romanzo presenta delle somiglianze tali con l’autore. La sua inclinazione per la musica, per l’arte e la sua melanconia, la sua posizione difensiva verso l’atteggiamento del padre nella vita lavorativa e privata affiorano nel racconto autobiografico dello stesso autore. L’infanzia di Thomas fu un’infanzia felice, vissuta all’ombra della madre e di Heinrich, il fratello maggiore. La prima, con la sua vitalità, la sua fantasia, la sua passione per la musica costituiva un’eccezione non solo nell’ambiente familiare, ma in tutto l’ambiente cittadino. Nel libro ci sono dei riferimenti all’infanzia del piccolo Hanno, che rimanda a quella dello scrittore come il teatrino delle marionette che Hanno riceve a Natale e ancora il libro delle mitologie, quel libro di saghe greche dal quale la mamma Julia leggeva al figlio Thomas e accresceva così la sua fantasia, o i sentimenti di esaltazione e stupore per aver assistito a un’opera teatrale. Inoltre anche l’autore, come Hanno, provava ripugnanza per la scuola, l’edificio del Katharineum. Nel romanzo racconta i cambiamenti avvenuti nella vecchia scuola, dopo il 1870, sotto la guida dello spirito prussiano con la sua rigida e sterile disciplina, attraverso la descrizione di una angosciosa giornata di Hanno a scuola, preludio della malattia e della morte del giovinetto. Mentre il senatore Mann dovette rassegnarsi alla prospettiva della fine della famiglia in quanto rappresentante di un orgoglioso patriziato borghese legato al commercio, diversa è la posizione del senatore Buddenbrook: Hanno deve prendere in mano le sorti della ditta una volta che il padre è venuto a mancare, come è successo con le precedenti generazioni. Perciò è fuori discussione che il figlio frequenti un istituto tecnico commerciale, per diventare un giorno commerciante. Il disinteresse di Hanno verso gli studi rispecchia quello nutrito verso la ditta del padre. Nonostante il senatore per introdurlo alla carriera commerciale lo interroghi di continuo, facendogli recitare i nomi delle strade, il figlio oppone resistenza. Certamente Hanno non è il tipo di erede di cui ha bisogno la famiglia. Preferisce la solitudine al caos, la musica alla scuola e ha paura del padre che lo vuole propenso ad interessi che lui non condivide. Questa incapacità è 25 simboleggiata dalla debolezza e dalla sentimentalità del ragazzo che esagera i tratti dello scrittore. Gli stessi sentimenti di Mann e i sensi di colpa provati sono tradotti con il declino della famiglia. Hanno è un ragazzo triste che soffre psicologicamente molto e che vorrebbe vedersi libero da tutti i vincoli che il suo nome gli impone. E’ amato dai suoi genitori, ma non è capito, soprattutto dal padre, che non comprende il suo atteggiamento e il suo modo di porsi nei confronti degli altri. Hanno Buddenbrook potrebbe quindi ricordare Thomas Mann nel senso del figlio della famiglia incapace di soddisfare le aspettative, di svolgere quel ruolo scelto da tutti per lui. Gerda Arnoldsen, madre dell’ultimo rappresentante della dinastia e moglie del senatore Thomas Buddenbrook, è la figlia di un violinista olandese molto virtuoso. I suoi tratti, il rosso scuro dei capelli, l’incarnato della pelle chiaro, la sua figura slanciata e snella, uniti al suo modo di essere la distanziano dall’ambiente tedesco, e in particolare da quello della famiglia Buddenbrook. Il matrimonio tra Thomas Buddenbrook e Gerda Arnoldsen è argomento di discussione nei salotti, nei circoli e persino in Borsa. In città viene descritta come una donna dal temperamento freddo che solo la musica può alterare. Come il padre ha maturato infatti una irrefrenabile passione per la musica che non esita a trasmettere al figlio. Viene descritta come profondamente infelice in un ambiente alieno ad ogni forma di arte e di bellezza. Ricorda sotto certi aspetti Julia de Silva Bruhns, la mamma dell’autore che il padre sposò nel 1869. Suo padre Johann Bruhns, infatti, come voleva la tradizione per i figli cadetti delle famiglie di mercanti di Lubecca, era stato mandato all’estero a tentare la fortuna. Emigrato in Brasile, successivamente era divenuto proprietario di diversi zuccherifici. Inoltre, grazie alla sua intraprendenza, era stato nominato delegato imperiale di Don Pedro II per i territori dell’interno. Aveva sposato infine la figlia di un ricco piantatore portoghese che però era morta dando alla luce uno dei figli. Nel romanzo non viene mai nominato il Brasile, ma sicuramente si è dinanzi a una bellezza esotica. La gelosia di Thomas Buddenbrook per il rapporto della moglie Gerda con il sottotenente René Maria von Throta, con cui condivideva la passione per la musica, ricorda le frequentazioni della madre dell’autore con i musicisti che si tenevano a casa Mann. L’autore ha dunque preso come modello alcuni abitanti di Lubecca anche per caratterizzare personaggi minori del romanzo come Edmund Pfühl, maestro di musica e organista della Marienkirche, che presenta delle forti somiglianze con Alexander von Fielitz, insegnante e primo direttore d’orchestra del teatro cittadino di Lubecca. Così 26 ricordava Thomas Mann le serate musicali alle quali partecipava in casa: Meine Mutter hatte eine kleine, aber überaus angenehme und liebliche Stimme, und mit einem künstlerischen Takt, der das Sentimentale so selbstverständlich wie das Theatralische ausschloß, sang sie […]. Ihr verdanke ich eine nie verlorene Vertrautheit mit diesem vielleicht herrlichsten Gebiet deutscher Kunstpflege45. Anche per tratteggiare la figura di Sesemi Weichbrodt, insegnante di collegio di Tony e amica di famiglia, Thomas Mann prese a modello due persone realmente esistite: Therese Bousset, a capo di un collegio femminile a Lubecca, e sua madre. Quando la moglie morì durante il parto, Ludwig Bruhn decise di fare ritorno a Lubecca con i cinque figli. Mentre i tre figli più grandi furono accuditi dalla nonna, Julia e il fratello furono affidati a una signora francese, Therese Bousset per l’appunto46. Altro personaggio ad avere un modello reale è Stephan Kistenmaker, amico e ammiratore del senatore, ritiratosi dall’attività dopo aver accumulato ricchezza con il commercio dei vini insieme al fratello. Nella realtà si tratta del commerciante Krafft Tesdorpf, membro di una famiglia esponente dal diciassettesimo secolo del patriziato di Lubecca. Krafft Tesdorpf divenne inoltre il tutore di Thomas Mann e dei suoi quattro fratelli assieme al console Hermann Wilhelm Fehling dopo la morte di Johann Heinrich Mann avvenuta il 13 ottobre 1891. La famiglia Mann non doveva fronteggiare un’acerrima competizione negli affari come invece accade per famiglia Buddenbrook. Non c’erano degli Hagenström a contrastare di continuo gli interessi della ditta e a ereditare alla fine il successo della famiglia; ciò nonostante gli Hagenström, comproprietari della ditta di esportazione “Strunck & Hagenström” hanno come modello la famiglia Fehling. Nei Buddenbrook c’è spazio anche per le figure sacerdotali tra le quali il pastore Andreas Pringsheim, subentrato al vecchio Kölling, che si ispira al pastore Ranke. Il conte Kai Mölln, l’unico compagno con il quale Hanno ha stretto un rapporto profondo sin dai primi giorni di scuola, un ragazzo di nobile origine, ma dall’aspetto trasandato, ricorda il compagno di scuola dell’autore, Eberhard Graf Schwerin. 45 Mann, Über mich selbst, op. cit., p.9. 46 Julia Mann, Ich spreche so gern mit meinen Kindern. Erinnerungen, Skizzen, Briefwechsel mit Heinrich Mann, a cura di Rosemarie Eggert, Berlin, Aufbau Taschenbuch 1991. 27 Klothilde Buddenbrook, detta Thilde, proviene da un ramo laterale della famiglia, del tutto privo di mezzi: è la figlia di un nipote del vecchio signor Buddenbrook che fa l’intendente in una tenuta vicino a Rostock e viene accudita in casa perché ha la stessa età di Antonie ed è una ragazza volonterosa. Viene però descritta al termine della narrazione come una vecchia zitella che ha accettato il suo destino e non ha fatto nulla per sfuggirvi: non mostra infatti interesse per il matrimonio e proprio per questo Thomas le troverà una sistemazione in un monastero. Nel romanzo viene spesso ripresa per la sua abitudine a mangiare in gran quantità nonostante il suo fisico asciutto. Nella realtà l’autore si ispira alla cugina paterna Thekla Mann. Così come nel romanzo c’è un contrasto tra il temperamento di Tony e quello della cugina, anche nella vita reale si trova lo stesso contrasto tra Elisabeth e Thekla Mann. 4. Elisabeth Mann e Tony Buddenbrook: due vite a confronto Dopo aver presentato numerosi personaggi della famiglia Buddenbrook è giunto il momento di trattare la figura di Antonie Buddenbrook, personaggio attorno al quale ruota il presente elaborato. Anche questa figura femminile, come la maggior parte di quelle che affollano le pagine del romanzo, presenta degli elementi autobiografici di facile individuazione. Il modello a cui Thomas Mann si è ispirato per rappresentare Tony Buddenbrook è la zia Elisabeth, sorella del padre47. Risulta allora opportuno ripercorrere la vita di Elisabeth Mann per addentrarsi in quella di Antonie Buddenbrook e trovare molti aspetti comuni che emergeranno nel corso della presente trattazione, dal momento che l’autore ha ricostruito la storia del suo personaggio di pari passo con quella della zia. Tantissime informazioni sulla vita della zia Thomas Mann poté ricavarle dal resoconto che la sorella Julia gli fece pervenire. Dal primo all’otto settembre 1897, infatti, Julia Mann si impegnò nella scrittura di un quaderno di ventotto pagine su richiesta del fratello dove raccolse accuratamente tutto quello che la zia, che all’epoca si trovava a Dresda, le aveva raccontato e che fu fondamentale per la caratterizzazione del personaggio femminile48. Lo stesso autore parlando del contributo della sorella lo ricorda come „viel 47 Vedi Appendice, p.175 48 Vedi Appendice, p. 183. 28 an Fakten, menschlicher Physiognomie und Verhaltensweise[n]”49 e per ringraziarla le dedicò la terza parte del romanzo che racconta la vita di Tony. Dal canto suo la sorella non scordò di ammonire il fratello per quello che si accingeva a fare poiché era del tutto consapevole dello scandalo che sarebbe scoppiato a Lubecca dopo la pubblicazione del romanzo. Gli scrisse infatti: […] Nun habe ich aber die große, dringende Bitte an dich, doch ja recht, recht vorsichtig umzugehen mit den Mitteeilungen, die ich Dir gemacht habe. Bedenke, daß mehrere von den erwühnten Personen noch leben – unter Anderm Elfeld, – und gehe besonders mit Alice‘s Geschichte schonend um. Ich hätte Dir vielleicht einiges mehr über sie schreiben können, aber ich fühle, daß jedes Wort eine Indiskretion ist, das ich von dem schreibe, was sie mir als Verwandte und Freundin anvertraut hat, und ich fürchte schon zuviel gesagt zu haben. Bitte, nimm mir diese Ermahnung nicht übel, –ich darf ja eigentlich voraussetzen, daß du alles taktvoll behandeln wirst–50. Julia racconta dell’infanzia della zia che nacque nel 1839. I genitori viaggiavano spesso insieme, soprattutto in Svizzera e a Parigi, e durante la loro assenza i bambini venivano accuditi da una signora, Ida Buchwaldt. La zia, una ragazza alquanto vivace, cambiò più volte scuola, anche se le piaceva studiare, e fu messa infine in collegio. Amava leggere il romanzo Ein launenhaftes Weib, la cui eroina aveva secondo la sua educatrice delle somiglianze con la piccola Elisabeth. La sorella dell’autore narra delle amicizie della zia con Hermann e Julchen Fehling e dei suoi primi amori, come l’affetto nutrito per un giovane spagnolo con il quale si scambiava di nascosto biglietti d’amore. Un tratto caratterizzante era la sua tendenza al lusso che doveva avere ereditato dalla madre. Julia descrive inoltre le sensazioni e le reazioni della fanciulla all’irrompere dei moti rivoluzionari nel 1848, quando aveva nove anni. Il signore Elfeld al quale la sorella alludeva nella lettera era il primo marito di Elisabeth che nel romanzo prende il nome di Bendix Grünlich, il commerciante di Amburgo, primo 49 Ulrich Dietzel, Tony Buddenbrook- Elisabeth Mann. Ein Beitrag zur Werksgeschichte der Buddenbrooks, in «Sinn und Form», 15, Rütten & Loening, Berlin 1963, p. 499. 50 GkFA Bd. 1.2, p.642. 29 marito di Antonie51. Nacque il 6 dicembre 1829 a Ratzeburg e fu battezzato con il nome di Ernst Georg Anton Elfeld nella chiesa San Pietro. Suo padre prima di diventare pastore a Krummesse era rettore della Stadtschule. Il suo nome comparve per la prima volta, all’età di ventiquattro anni, nella rubrica con recapito Neue Fuhlentwiete 104. Julia racconta l’incontro tra la zia allora diciassettenne e il futuro sposo Ernst Elfeld, avvenuto una sera nella casa dei genitori nella Mengstraße. La reazione della ragazza alla vista del pretendente fu lapidaria: „Was will denn der Kerl hier am späten Abend?52”. Fin dal primo sguardo il pretendente non fece quindi una bella impressione sulla ragazza: „Was für ein langweiliger, gezierter Mensch!”53; opposta fu la reazione della famiglia che lo accolse ben volentieri in casa. Il padre la mandò per riflettere presso la famiglia Bartels a Stettin, una delle famiglie più ricche e in vista della città. Le pressioni furono talmente tante che messa alle strette decise di pronunciare il suo sí e il matrimonio fu celebrato con il nuovo anno. Venne composta una poesia per festeggiare il coronamento di questa unione, metà in alto tedesco, metà in basso tedesco, che assomiglia alla poesia recitata nel romanzo da Jean Jacques Hoffstede in onore della cena per l’inaugurazione della nuova casa della famiglia Buddenbrook. Ecco alcune strofe del componimento: Der Bräutigam zählt 27 Jahre und 18 seine Braut; Ihr Bund enthalte alles Schöne, Wahre, Weil Beide lieb und traut. Herr Ernst Elfeldm to Crummess‘ geboren hett op Hochschool hier lehrt; He is de Söhn von dortigen Pastoren, den allgemehn man ehrt. […] Gott segne seine Firma und sein Streben, da er so lieb und traut; Erhebt das Glas: „Hoch soll Ernst Elfeld leben mit seiner theuern Braut!“ 51 Vedi Appendice, p.176. 52 GkFA Bd. 1.2, p.647. 53 GkFA Bd. 1.2, p.648. 30 De braven Oellern mütt Ehnjeder wäten, Kahmt nu tonächst heran; Herr Pastor Elfeld hoch! Nicht to vergäten: Herr Johann Sigmund Mann!54. La neo coppia andò ad abitare ad Amburgo presso un edificio di nuova costruzione al Neuen Wall 59 per poi trasferirsi a Ütersen quando Elfeld dichiarò fallimento, soprattutto a causa della prima crisi economica mondiale del 1857 che colpì anche alcuni membri della famiglia Mann costringendoli a sacrifici55. La dote che aveva ricevuto in dono con il matrimonio aveva causato solo in parte la salvezza della ditta e ammontava a 5.000 marchi (non a 80.000 marchi, cifra che compare nel romanzo). Anche nel processo del divorzio venne sottolineato che il signor Elfeld aveva ingannato il suocero sulla reale situazione dei suoi affari. Nel racconto che Julia fa al fratello si parla di una piccola città di Ültzen dove nacquero entrambi i bambini. Il 7 settembre 1858 nacque una bambina battezzata con il nome di Olga Catharina Elisabeth che aveva tre madrine, come richiedeva la tradizione: la bisnonna Catharina Elisabeth Marty, la nonna Elisabeth Mann e la prozia Catharina Johanna Elisabeth Ravit, futura matrigna di Elfeld. Il 17 luglio 1860 nacque il figlio Siegmund Christian Carl, nome preso dal nonno materno il console Johann Siegmund Mann, il prozio professore Johann Christian Ravit e il pastore Dr. Carl Siegmund Elfeld dalla parte paterna. Nonostante i tentativi di Elfeld di riprendersi da questo duro colpo, la situazione difficile in cui il marito si era venuto a trovare era ormai insopportabile per la moglie, che vedeva la sua dote sciupata. A causa del disinteresse di Elfeld verso la moglie e figli, Elisabeth ebbe il permesso dal padre di lasciare Ütersen dopo quattro anni nell’inverno 1861-1862 per abitare assieme ai figli il secondo piano della casa nella Mengstraße56. Inutilmente Elfeld tentò di farle cambiare idea e si spostò ad Amburgo. All’inizio del 1864 Elfeld fu sorpreso dall’accusa della moglie „auf 54 Karsten Blöcker, eues von Tony Buddenbrook. Über die beiden Ehen der Elisabeth Mann, in Hans Wysling/ Thomas Sprecher/ Ruprecht Wimmer (a cura di), in Thomas Mann Jahrbuch 17/2004, Frankfurt am Main, Vittorio Klostermann 2004, p.13. 55 Vedi Appendice, p.177 56 Vedi Appendice, p.178 31 gerichtliche Aussprechung der Scheidung von Tisch und Bett”57, accusa che comportava una separazione, non uno scioglimento del matrimonio. Il figlio rimase dal padre mentre la figlia rimase con la madre. Dopo un anno dalla separazione morì il padre di Elisabeth a sessantasei anni, a cui si era molto legata soprattutto durante il periodo della malattia. Dal momento che Johann Sigmund Mann aveva aiutato il figlio a riprendersi dal fallimento, Elfeld sperava di ricevere lo stesso trattamento. Il fratello di Elisabeth, Thomas Johann Heinrich Mann, dopo aver preso in mano la ditta volle invece terminare questa sorte di esilio della sorella con i figli per darle una nuova prospettiva di vita. Dal canto suo Elfeld, non potendo evitare il divorzio, volle che non gli fosse attribuita nessuna colpa e volle assicurarsi i diritti ereditari dei figli. Il 15 febbraio del 1864 dichiarò che la moglie aveva abbandonato la casa perché, abituata fin da piccola a vivere negli agi e nel lusso, non aveva mai potuto accettare di vivere ai margini della società, fatto che si era verificato per circostanze sfortunate. L’imputata rispose con l’accusa il 22 febbraio sostenendo di aver avuto incoscienza di sposarlo quando era appena una ragazza. Durante il processo per il divorzio ella fece sapere per mezzo degli avvocati: Da der Kläger Elfeld die immer tiefere Wurzeln fassende Abneigung nicht zu besiegen vermag, so mag er sich scheiden lassen und eine andere Frau unglücklich machen; die Beklagte ist dessen satt, sie geht eher ins Wasser als ins klägerische Haus58. Un fatto tragico colse i genitori impegnati con la causa del divorzio: il febbraio del 1867 morì la figlia Olly di cinque anni e mezzo per encefalite, un mese dopo la separazione dei beni dei coniugi. La sentenza aveva stabilito, infatti, che il matrimonio venisse sciolto il 24 giugno 1864 per colpa di Elisabeth, rea di avere abbandonato di sua iniziativa il tetto coniugale. Elfeld si sposò per la seconda volta con Elisabeth Margarethe Feldmann, figlia dell’ insegnante di ginnasio Franz Friederich Feldmann nella vicina Altona. Lui aveva trentotto anni, lei diciotto e il matrimonio durò fino alla sua morte per quarantacinque anni. Si era 57 Gerhard Ahrens, Eine bösliche Verlasserin ihres Ehemannes. Die wahre Geschichte von Bendix Grünlich und Tony Buddenbrook , in »Der Wagen», Lübecker Beiträge zur Kultur und Gesellschaft, Lübeck, Hansiches Verlagskontor 2002, p. 18. 58 Blöcker, eues von Tony Buddenbrook. Über die beiden Ehen der Elisabeth Mann, op. cit., p.31, p.15. 32 nel frattempo trasferito a Vienna dove era stato attivo come segretario nella Kaiserstadt Osterreichischen Nordweste Dampfschiffahrts-Gesellschaft, mentre il figlio Sigmund, che aveva intrapreso la carriera teatrale, era impegnato all’epoca al Volkstheater viennese. Dopo aver fatto ritorno a Lubecca, morì il 19 maggio 1912 a ottantadue anni, cinque mesi e quindici giorni. A venticinque anni, divorziata con un bambino, Elisabeth decise di tornare a casa dai genitori, o meglio, dalla madre rimasta vedova, Elisabeth Mann nata Marty. Questa sistemazione doveva però essere temporanea. Dal racconto di Julia emerge infatti che Elisabeth tentò in tutti i modi di ottenere un posto come dama di compagnia in Inghilterra, ma ricevette la seguente risposta: „man müsse auf ihre Dienste verzichten, da sie zu hübsch sei. Es sei ein erwachsener Sohn im Hause“59. Nel 1864 decise di cambiare ancora una volta città e si trasferì a Esslingen. Il motivo che spinse Elisabeth a scegliere questa città come meta dell’ennesimo trasferimento è da far risalire all’amicizia con Hermann Georg Heinrich Chelius che dopo la morte della prima moglie Charlotte Tesdorpf fece ritorno a Lubecca, divenendo direttore commerciale del Schiffs- und Baggerwerft Lübecker Maschinenbau Gesellschaft LMG con il fratello di Elisabeth, Johann Heinrich Mann. Heinrich Chelius si costruì la casa nella Roeckstraße nel 1862, lo stesso anno in cui Elisabeth Elfeld aveva fatto ritorno nella casa dei genitori. Nel 1893 questa casa sarà l’ultima dimora della famiglia Mann a Lubecca dove la vedova Julia Mann abiterà con i cinque figli per qualche mese e nel romanzo è accennata con il nome di „Villa vorm Tor“, l’ultima dimora di Gerda con il figlio Hanno60. Heinrich Chelius entrò in contatto con la famiglia Mann e con Thomas Johann Heinrich Mann durante la sua ascesa economica e ne conobbe anche la sorella, Elisabeth Elfeld, che presentò al fratello e alla cognata. Il fratello di lui, infatti, Rudolf Julius Chelius era a capo tra gli anni 1851 e 1875 di una casa editrice a Stoccarda, specializzata soprattutto in libri per ragazzi. Frequentando la casa della coppia di editori Elisabeth conobbe Gustav Adolf Haag, membro di una delle famiglia più in vista della città. Anche se i due non sembravano essere fatti l’uno per l’altro, la moglie dell’editore Chelius ci mise del suo per farli diventare una coppia. Il matrimonio fu celebrato a Lubecca presso la casa paterna della sposa nella Mengstraße il 28 aprile 186661. Il primo gennaio 1867 i nuovi sposi stipularono il contratto 59 GkFA Bd. 1.2, p. 652. 60 Vedi Appendice, p.179. 61 Vedi Appendice p. 180. 33 matrimoniale a Esslingen di cui Julia riporta dettagliatamente gli accordi62. Lo sposo versò 22.737 fiorini, fra questi la sua parte nella ditta Bahnmayer con 20.500 fiorini, la sposa Elisabeth invece 4.211 fiorini. Inoltre la ditta Johann Siegmund Mann, Commissions- und Speditionsgeschäft concedeva a Gustav Adolf Haag un prestito di 15.000 marchi a un tasso di interesse del 4%. La coppia si spostò nel 1886 presso la casa nella Webergasse 1 dove il 17 marzo 1867 nacque la figlia Alice battezzata il 21 aprile. Successivamente si trasferirono a Stoccarda, dopo la separazione nel 1869 dei fratelli Gustav Adolf e Rudolf Haag, che gestivano all’epoca un negozio di ferramenta, e Gustav Adolf Haag andò in bancarotta. Un anno dopo la famiglia si spostò a Cannstatt dove il 7 gennaio del 1871 nacque il figlio Gustav Ewald Siegmund Henry, al battesimo del quale furono invitati stavolta solo i membri della famiglia Mann. Anche a Cannstatt però gli affari andavano male. Già nel 1870 c’erano stati problemi con i pagamenti di interesse e, nonostante una ulteriore iniezione di credito della ditta Johann Siegmund Mann di 24.000 marchi, l’attività di commercio vinicolo chiuse i battenti dopo tre anni. Ecco che Elisabeth si trovava nuovamente nella situazione del precedente matrimonio. Nel descrivere il marito alla nipote non usa toni teneri: Er warf Teller auf die Erde, wenn ihm das Essen nicht paßte, und als seine Frau einmal das Unglück hatte, sich beim Frühstück an einem Zwieback einen Zahn auszubeißen, machte er ihr, in seiner Eitelkeit, eine hübsche Frau zu haben, gekränkt, eine Scene, als sei sie daran schuld63. Ad aggravare il tutto si aggiunse l’arrivo nell’agosto 1875 del fratello, Friedrich Wilhelm Mann, meglio conosciuto come Friedel e come si è già detto modello di Christian Buddenbrook, che comparì a Cannstatt, sofferente di crisi ipocondriache e che lei decise di accogliere con sé per dargli le cure di cui aveva bisogno. Nel frattempo Gustav Adolf Haag andò in prigione a Esslingen. Questa era l’ultima occasione per Elisabeth di separarsi. Julia però non si sofferma dettagliatamente nel racconto perché la stessa zia riferì la questione in maniera sbrigativa. Nella lettera Julia comunica al fratello: diesmal ließ [Elisabeth] sich nicht so lange hinhalten, wie bei ihrem ersten Unglück. Sie erklärte sehr bald, daß sich scheiden lassen wollen, und zwar aus demselben 62 Vedi Appendice, p.181. 63 GkFA Bd. 1.2, p.654. 34 Grunde wie das erste Mal. – Die Scheidung wurde, da Haag ihr nichts in den Weg legte, ausgesprochen, und [Elisabeth] behielt die beiden Kinder –64. In realtà la zia aveva raccontato alla nipote solo una parte della verità, perché la questione era alquanto spinosa. Infatti dagli atti del processo di divorzio tenutosi a Francoforte sul Meno il 28 marzo 1881 emerge che Elisabeth Haag avviò un’azione legale di divorzio spinta da più motivi, ma in quella sede si limitò a citarne uno in particolare, ossia accusò il marito di avere avuto rapporti al di fuori del matrimonio con prostitute tra gli anni 1879 e 1880 e di avere di conseguenza rotto il matrimonio con un tale comportamento nei suoi riguardi. Nel 1881 venne pronunciata la sentenza di divorzio per colpa del coniuge Gustav Adolf Haag. Elisabeth aveva quarantaquattro anni, era madre di tre bambini ed era divorziata per la seconda volta. Julia racconta anche del rapporto tra i bambini e il padre: mentre la figlia Alice non ebbe più occasione di vedere il padre e provava per lui rancore per il modo in cui aveva trattato la madre, il figlio Henry lo vide un giorno appena dopo la sentenza a Francoforte dove dopo un po’ di tempo trascorso in una pasticceria gli diede suo addio65. Negli atti si legge infatti che Gustav Adolf Haag se ne andò in America lasciando la famiglia in Germania. Dopo il fallimento del matrimonio Elisabeth fece ritorno in Germania settentrionale ad Amburgo con il bambino dove fondò una pensione familiare che chiuse l’anno successivo per volere della madre. Si spostò allora con Henry a Kassel, fece tappa a Lubecca e poi andò a far visita a un’amica, la signora Grotjan a Monaco, dove rimase per quasi un anno. Julia fa inoltre sapere al fratello il commento della zia riguardo ai suoi due matrimoni: „Das ist das größte Unglück in meinen Ehen gewesen, […] daß meine beiden Männer so sauertöpfisch waren, während ich so sehr heiter war“66. Thomas Mann si ispirò molto al resoconto della sorella, ma per quanto riguarda il secondo matrimonio cambiò un particolare: mentre la dinamica della vita di coppia si mantiene turbolente, Tony anziché sposare un certo Gustav Adolf Haag proveniente da Esslingen, città mai nominata nel romanzo, sposa un commerciante di luppolo, il signor Alois Permanender, proveniente da Monaco67. 64 GkFA Bd. 1.2, p.655. 65 Vedi Appendice, p.182. 66 GkFA Bd. 1.2, p.649. 67 Vedi Appendice, p. 183. 35 Se Elisabeth Mann funge da modello per Tony Buddenbrook, la figlia Alice Haag non può che non essere presa come modello per la figlia di Tony, Erika Grünlich. Alice fu sistemata dalla madre presso la casa della nonna a Lubecca e a diciannove anni sposò Emil Eugen Guido Biermann, subentrato il 17 ottobre 1883 come direttore della società cittadina di assicurazioni antiincendio al posto di Eduard Neuendorf. Biermann nacque il 9 agosto 1846 da un esattore doganale prussiano e da Colonia si trasferì a Lubecca. Il 1 novembre 1883 andò ad abitare presso la vedova Elisabeth Mann nella Mengstraße 4, dopo che Thomas e Heinrich Mann avevano spostato l’ufficio nel nuovo edificio nella casa nella Beckergrube 52, e qui conobbe Alice Haag. Da quando Biermann era diventato direttore della compagnia aveva contribuito a un incremento degli affari. Presto si capirono le sue intenzioni nei confronti di Alice: dopo 8 giorni ricevette il consenso da madre e figlia e il matrimonio fu celebrato il 22 settembre 1886 da Friederich Ranke. La coppia abitò per un breve periodo una casa nella Breite Straße 52 e successivamente si trasferì nella Königstraße insieme alla madre Elisabeth. Nella lettera viene narrata anche la quotidianità dei due coniugi sottolineando la concezione che Biermann aveva della figura femminile: pensava infatti che una donna era più utile in cucina che al pianoforte. Julia narra al fratello che Biermann era geloso di Alice e che quest’ultima con lui non era infelice, ma abbastanza felice. Le cose sembravano andare bene finchè Friedrich Wilhelm Mann comunicò il 26 giugno quanto letto sul giornale: erano divampati degli incendi, il che significava guai in vista per la ditta di assicurazioni antiincendi cittadina. Le accuse ricaddero su Biermann che fu temporaneamente sospeso dall’incarico. La casa nella Königstraße 5 fu sgomberata e la famiglia si trasferì nella Huexterdamm 20, dove nacque il figlio Wilhelm Heinrich Erich il 12 maggio 1889. Essendo Biermann senza entrata, l’appoggio economico veniva ancora una volta dalla madre di Alice che li accolse in casa. Il 3 febbraio 1890 comiciò il processo contro Biermann e il collaboratore Meyer. Oggetto dell’accusa non era solo la responsabilità dei due per i catastrofici incendi a Umeä e Sundsvall, ma anche per incidenti analoghi a Valparaiso in Cile, Panamaribo nell’attuale Suriname, Orenburg am Ural e Marne nell’Holstein. La sentenza del processo fu pronunciata il 21 febbraio 1890 e durò tre ore e mezza: Guido Biermann venne giudicato colpevole di frode e fu condannato a due anni di prigione e a versare una somma di 2.000 marchi, mentre il suo collaboratore Meyer venne condannato a undici mesi. Dopo aver scontato la pena detentiva, scomparve però presumibilmente in Svizzera. Elisabeth, che aveva all’epoca cinquantasette anni, spinse la figlia nel 1894 a chiedere la causa del divorzio per abbandono del marito e a raggiungerla a Blasewitz, vicino Dresda. Lei 36 raggiunse la madre ma sembrava intenzionata a non separarsi da lui, nonostante la situazione futura la spaventasse. Quando uscì dalla prigione il marito le disse che sarebbe andato a Londra per trovare un posto di lavoro e che avrebbe richiamato la famiglia una volta stabilitosi, ma non diede più notizie di sé tanto che Alice disse ai figli Erich e Lilli che il padre era morto, dato che per tre volte non si era presentato alla sentenza di divorzio. Elisabeth morì a Dresda nel 1917, undici anni dopo la pubblicazione del romanzo Buddenbrooks e fu messa a giacere a cento metri dalla tomba del primo marito. Con queste parole Julia commenta la storia della zia e della cugina: Ich weiß nicht, wer Schwereres erlebt hat, sie oder ihre Mutter, aber es ist gewiß, daß diese heiterer geblieben ist, und sich öfter und lieber an ihre Jugend und Alles vergangene erinnerte, als Alice. – Tante Elisabeth ist nun ja auch schon eine alte Frau und sieht das Ende kommen. Aber Alice hat wohl noch mehr als die Hälfte ihres Lebens vor sich, und ich glaube, daß sie die Aussicht darauf traurig findet –68. Elisabeth Mann in Elfeld, in Haag e Alice Haag in Biermann trovano piena corrispondenza nel romanzo con Tony Buddenbrook in Grünlich, in Permaneder e con Erika Grünlich in Weinschenk. Il bilancio è il seguente: tre divorzi, due mariti in prigione e due fallimenti. Ai due mariti di Antonie Buddenbrook, Bendix Grünlich e Alois Permaneder, Thomas Mann ha aggiunto un altro personaggio maschile che entrerà brevemente nella vita di Tony ragazza: Morten Schwarzkopf, il figlio di Diederich Schwarzkopf, comandante dei piloti a Travemünde. Anche per quest’ultimo personaggio l’autore si ispirò al resoconto della sorella, adattando però in maniera libera quanto da lei descritto, dal momento che lo status sociale di Morten Schwarzkopf è diverso da quello di Heinrich Bartelt. Dopo aver visto la reazione del fratello Friedrich Wilhelm Mann ci si interroga su quella della sorella che vide la propria storia privata sotto gli occhi di tutti. In principio rimase scioccata quando uscì il romanzo; la reazione al paragone con Tony Buddenbrook fu immediata: „Solch eine dumme Gans […] war ich doch wohl nicht“69. Dopo la pubblicazione del romanzo infatti gli amici cominciarono a chiamarla Tony e sebbene 68 GkFA Bd. 1.2, pp.658-659. 69 Blöcker, eues von Tony Buddenbrook. Über die beiden Ehen der Elisabeth Mann, op. cit, p. 31, p. 22. 37 inizialmente ne rimase indignata, in seguito cominciò a scherzarci sopra arrivando ad accettare il paragone con orgoglio. Dalla descrizione che Julia dipinge della zia emerge dunque una donna che, nonostante tutti i colpi subiti, non ha mai perso la gioia e il sorriso per la vita. Non a caso Viktor Mann, il fratello più giovane di Thomas Mann, raffigura la gioia dell’intera famiglia quando zia Elisabeth era in visita: Sie strahlte Würde, Fröhlichkeit und Güte aus, war in ihrem starren Seidenkleid immer der Mittelpunkt einer lachenden Gruppe und sprach mit einer Stimme, in der mir eine kleine Trompete mitzuklingen schien, besonders wenn sich die Tante als eine vom Leben gestählte Frau bezeichnete70. 70 ibid. 38 CAPITOLO SECODO. LA VISIOE DELL’AMORE E DEL MATRIMOIO DI TOY BUDDEBROOK “…Man muß dem Herzen Zeit lassen…“71 Thomas Mann, Buddenbrooks. Verfall einer Familie Quello che accade ad Antonie Buddenbrook nel romanzo e il suo rapporto con l’amore e con gli uomini che incontra va considerato inserendolo all’interno del quadro generale della vita nelle famiglie borghesi e in modo particolare della concezione dell’amore, del matrimonio e del ruolo che la donna viene assumendo nel nuovo nucleo familiare di cui viene a far parte. Quattro sono le figure maschili con cui Antonie Buddenbrook si avvicina all’amore, volontariamente o forzatamente: tre la riguardano direttamente, ossia Bendix Grünlich, Morten Schwarzkopf e Alois Permaneder e uno indirettamente, Hugo Weinschenk, marito della figlia Erika. Si fa la conoscenza di una ragazza che viene spinta a concepire l’amore come un affare economico rinunciando al sentimento del vero amore perché privo di prospettive future di prestigio sociale; una ragazza che dopo il fallimento del suddetto matrimonio ne conclude un secondo ancora una volta senza provare un sentimento autentico per il partner, ma solo per cancellare quella “macchia” della sua vita che ha leso la sua dignità e la reputazione della famiglia; una donna che nonostante le dinamiche disastrose dei due matrimoni non perderà questa visione del rapporto di coppia e consiglierà alla figlia lo stesso destino. Cosa c’è dunque dietro a questa sorte di “matrimonio-facciata” a suggello di un amore mai sbocciato? Risulta opportuno andare ad indagare quel che accadeva spesso durante il diciannovesimo secolo soprattutto per le ragazze di famiglia borghese in giovane età nel momento in cui decidevano di sposarsi. 71 GkFA Bd.1.1, p.112-113. 39 1. Introduzione alla tematica del matrimonio nelle famiglie borghesi L’istituzione della famiglia e del matrimonio hanno subìto nel corso della storia diversi cambiamenti che hanno comportato un mutamento delle relazioni di autorità e di affetto esistenti tra i componenti della famiglia stessa. La sociologa tedesca Rosemarie Nave-Herz, esperta di sociologia della famiglia, osserva che a differenza della parola “matrimonio”, non c’è per la parola “famiglia” un’unica interpretazione, nonostante la parola sia entrata nella lingua tedesca a partire dalla fine del XVII secolo72. Il termine viene ad assumere diversi significati ed è sempre stato al centro di dibattiti riguardo la corretta definizione. Alcuni studiosi ritengono che la famiglia debba essere composta da genitori e figli, mentre altri sostengono che i coniugi senza figli posso costituire un nucleo familiare. La sociologa sostiene che la famiglia abbia due funzioni biologiche-sociali: la riproduzione e la socializzazione.73 Per lungo tempo, inoltre, gli studi sociologici hanno individuato nel sistema matrimoniale il tratto essenziale per una descrizione del concetto di famiglia, presentando la seguente definizione: Mit Ehe bezeichnet man 1. eine durch Sitte und/oder Gesetz anerkannte, auf Dauer angelegte Form gegengeschlechtlicher sexueller Partnerschaft. Weiterhin ist 2. ein wesentliches Strukturmoment aller Ehen, auch der heutigen, dass sie über das Paarverhältnis auf Familie hinweist74. Innanzitutto la parola „Ehe“ deriva dall’antico alto tedesco „ewa” (Gesetz) che sottolinea un aspetto fondamentale del matrimonio, ossia una sorte di contratto o accordo che regola la relazione tra uomo e donna. Questo accordo è dettato da una scelta frutto del sentimento tra due persone, che per la sociologa è ciò che spinge al matrimonio. Il sociologo tedesco Karl-Heinz Hillmann nel Wörterbuch der Soziologie propone una definizione dell’amore come „die Fähigkeit des Menschen, in Verbindung mit Sympathie 72 Rosemarie Nave-Herz, Ehe-und Familiensoziologie: Eine Einführung in Geschichte, theoretische Ansätze und empirische Befunde, Weinheim/München, Juventa 2004, pag. 29. 73 ibid. 74 ibid., p. 24. 40 und Zuneigung intensive gefühlsmäßige, persönliche und positiv empfundene Beziehungen zu einem anderen Menschen entwickeln zu können“75. Il concetto dell’amore così inteso è andato però a scontrarsi spesso con altri fattori che hanno causato una rivalutazione della visione romantica dell’amore. Questo si può ritrovare prendendo in considerazione la storia dell’istituzione del matrimonio e le varie funzioni che ha via via assunto. Prima dell’epoca moderna il matrimonio era concepito come un mezzo per stabilire delle alleanze tra gruppi o tra famiglie. L’antropologo francese Claude Lévi Strauss, esponente della corrente dello strutturalismo, sostiene che si può comprendere perché in una tale società si sposa una donna piuttosto che un’altra considerando il quadro della struttura di parentela. Per lui il divieto dell’incesto va inteso come il divieto di sposare qualcuno della propria famiglia con conseguente obbligo di sposare qualcuno di un’altra famiglia. In questi termini il matrimonio appare come uno scambio di donne fatto da uomini che sta alla base sociale76. Nelle nostre società occidentali rimane l’aspetto dello scambio, ma non si tratta più di uno scambio di donne fra uomini, ma di uomini e donne fra famiglie. Il matrimonio come descritto da Strauss implica che tramite la circolazione della donna ogni gruppo dà e riceve dagli altri probabilità di sopravvivenza e stabilisce rapporti di interdipendenza. Ciò comporta anche che la scelta del coniuge sia possibile solo per alcuni individui; il rapporto tra coniugi non ha importanza in sé stesso, ma solo in quanto garanzia di continuità del vincolo di alleanza tra gruppi. Al fenomeno della scelta del partner all’interno del proprio gruppo di appartenenza è stato dato il nome di endogamia, in opposizione al fenomeno dell’esogamia, il matrimonio con un soggetto scelto al di fuori del proprio gruppo di riferimento. All’inizio dell’epoca moderna il matrimonio da forma di alleanza tra le famiglie diventa una forma d’affare in grado di portare crescita economica e affermazione sociale. Per secoli la famiglia ha dunque rappresentato una vera e propria impresa: per le famiglie borghesi dell’Ottocento il matrimonio costituiva inevitabilmente un momento cruciale della vita e la scelta del coniuge doveva essere valutata attentamente. Tratto saliente del matrimonio borghese è lo scontro tra le aspirazioni affettive individuali, soprattutto delle 75 Karl-Heinz Hillmann (a cura di), Wörterbuch der Soziologie, Stuttgart, Alfred Kröner Verlag 1994. 76 Claude Lévi Strauss, Le strutture elementari della parentela, a cura di Alberto M. Cirese, Milano, Feltrinelli 2003, pp. 201-215. 41 ragazze, con le norme imposte dalla società, aspetto che ha trovato spazio in numerosi romanzi dell’Ottocento, alcuni dei quali verranno discussi in seguito. Poiché per le donne di famiglia borghese il matrimonio rappresentava l’unico orizzonte possibile, l’unico obiettivo a cui una ragazza potesse ragionevolmente aspirare, ne consegue che il loro potere contrattuale era debolissimo: dovevano cercare di sposarsi nel giro di pochi anni, solitamente intorno ai diciotto anni, mentre il coniuge che doveva rispondere pienamente alle strategie familiari era di norma più grande, sulla trentina. Questo aspetto implica che ci si sposava nello stesso ambiente sociale, e spesso per via matrimoniale si consolidava il prestigio della famiglia, assicurandosi parentele e legami di prestigio. Questo tipo di matrimonio combinato non riguardava solo la classe borghese che era in piena affermazione, ma si poteva riscontrare a tutti i livelli della scala sociale. Ne consegue che ad agevolare l’incontro tra i futuri coniugi giocava un ruolo cruciale la rete di conoscenze parentali. Numerose erano le occasioni in cui questi incontri potevano verificarsi: balli, banchetti e attività sociali facevano uscire le ragazze di buona famiglia dalle loro case, sempre sotto il vigile occhio delle madri, che osservavano e richiamavano le figlie a mantenere un certo contegno e valutavano l’affidabilità dei possibili pretendenti. Se però le giovani nel volgere di un paio di anni non riuscivano ad accasarsi, si cominciava a malignare sulla loro virtù o sulla solidità della loro dote. In realtà, sarebbe sbagliato pensare che questi matrimoni fondati su specifici interessi non contemplassero in maniera assoluta l’affettività sentimentale: non è escluso che il compagno scelto dalla famiglia non rispondesse alle inclinazioni della ragazza e il matrimonio concluso inizialmente ponendo in secondo piano i sentimenti fosse in seguito un’unione felice per entrambi. Inoltre se due giovani si innamoravano non è che la possibilità di una loro vita di coppia venisse scartata a priori perché non era stata stabilita dai genitori; l’importante era mantenere una parità di condizione sociale o perlomeno evitare un’eccessiva disparità sociale e solo così si poteva procedere con il fidanzamento che aveva un carattere solenne77 . Nella società postindustriale si accentua la privatizzazione della famiglia e questa diviene sempre più uno spazio di consolidamento delle relazioni primarie. L’attuale matrimonio non è più il frutto di strategie familiari per creare alleanze politiche o per incrementare le proprie risorse economiche, non è più nemmeno uno scambio di donne da parte di 77 Giardina Andrea, Sabbatucci Giovanni, Vidotto Vittorio: Il mosaico e gli specchi. Percorsi di storia dal medioevo a oggi, Roma-Bari, Laterza editori 2010, p. 152. 42 uomini. Oggi, in linea di massima, ci si sposa per amore, dopo aver vissuto la fase dell’innamoramento, l’esperienza del fidanzamento, che non ha più quel connotato di alleanza ufficiale tra le famiglie, ma una libera scelta tra due individui priva di pressioni, fatta eccezione per alcune parti del mondo dove questa libertà non viene data ai futuri sposi. Queste riflessioni sulle diverse forme di matrimonio si rifanno principalmente a due diversi fattori che spingono l’unione matrimoniale, che possono escludersi a vicenda o possono essere presenti entrambi, ma uno predomina sull’altro: da un lato il cosiddetto “matrimonio d’amore” dall’altro il “matrimonio d’interesse” o “di convenienza”. La concezione dell’amore romantico, affermatasi dal tardo Settecento, vedeva un’unione basata esclusivamente sull’amore e la compatibilità delle anime dove gli obblighi e i condizionamenti materiali non avrebbero più dovuto influenzare la scelta del partner. La corrente del Romanticismo concepiva dunque un amore espressione di un’attrazione fisica e affinità elettive in una parola. Il concetto di matrimonio come istituzione fondato sul sentimento dell’amore ritornerà a essere la tendenza nel ventesimo secolo. Opposto invece è il “matrimonio d’interesse” che ha dominato gran parte della storia umana. Con questo termine anche il “matrimonio di convenienza” si intende una scelta del coniuge animata da criteri di status economico e di rango sociale, dove la presenza dell’amore anziché essere una condizione indispensabile è un surplus. Un passo successivo è quello di vedere il ruolo della donna nella famiglia borghese. All’interno della società borghese l’identità femminile dipende esclusivamente da quella dell’uomo cui essa fa riferimento e il contatto con la sfera pubblica avviene unicamente attraverso la mediazione del marito. Lo sviluppo della famiglia borghese comporta quindi un rafforzamento del potere maschile sulle donne, ulteriormente accentuato dalla crescente importanza del denaro, che solo gli uomini sono in condizione di guadagnare, mentre figlie e consorti si limitano a spendere. Ne consegue una chiara divisione dei ruoli maschile e femminile. All’interno della famiglia l’uomo e la donna fino al diciannovesimo secolo sono attivi e svolgono rispettivamente la funzione della produzione il primo e della riproduzione la seconda. All’uomo infatti è riservato lo spazio pubblico e rappresenta la famiglia all’esterno. La sua identità è costituita dalla sua capacità professionale, dal gruppo sociale di appartenenza, dall’ideologia politica. Egli si trova al centro di una rete di rapporti pubblici che per essere mantenuti richiedono qualità 43 razionali, serietà, coraggio e diplomazia. La moglie è invece confinata nel suo universo domestico, dove coltiva la dolcezza, la sensibilità, l’innocenza. Questo quadro viene tratteggiato da Schiller in una poesia apparsa nel 1795 Würde der Frauen, di cui viene riportata una strofa, dove descrive l’immagine ideale della donna: Aber mit zauberisch fesselndem Blicke Winken die Frauen den Flüchtling zurücke, Warnend zurück in der Gegenwart Spur. In der Mutter bescheidener Hütte Sind sie geblieben mit schamhafter Sitte, Treue Töchter der frommen Natur78. Tradotto in altre parole la donna borghese è costretta a vedere il mondo con gli occhi del padre prima, e del marito poi, perché é attraverso il padre e il marito che si definisce il suo ruolo nella società. Alle donne viene riconosciuta l’identità di madre ed è in base a questo ruolo che esse vengono giudicate, poiché a loro spetta l’organizzazione della casa e l’educazione dei figli. All’invito di Schiller a onorare le donne si contrappone – o forse da quello discende?– la visione di Arthur Schopenhauer, che manifesta il rapporto conflittuale tra i filosofi e il sesso femminile teorizzando esplicitamente l’inferiorità della donna e abbandonandosi ad una critica feroce su colei che è ai suoi occhi priva di qualità. L’ottica attraverso la quale indaga e valuta la personalità femminile emerge chiaramente nel libro L’arte di trattare le donne curato da Franco Volpi dove definisce la donna “sexus sequior”, secondo sesso, destinato ad una fisiologica e morale subordinazione al sesso primo, ossia quello maschile, una donna a cui non si deve attestare venerazione79. Dalla loro indubbia inferiorità consegue che esse non possiedono legittimamente alcun diritto: “Quando le leggi concessero alle donne gli stessi diritti degli uomini avrebbero anche dovuto munirle di un’intelligenza maschile”80. Spinto probabilmente dal suo retroscena biografico, soprattutto dal difficile rapporto con la figura materna, dimostra nei 78 Friedrich Schiller, Würde der Frauen, in Schiller Dramen und Werke, a cura di Deutsche Schillergesellschaft, Stuttgart, Kröner Verlag 1959, p. 1071. 79 Arthur Schopenhauer, L’arte di trattare le donne, a cura di Franco Volpi, Milano, Adelphi 2000, p.13. 80 ibid, p. 41. 44 suoi scritti di aver perso fiducia nelle donne, considerate senza qualità. Nel saggio del 1851 Über die Weiber afferma infatti: [...] Die eigentliche Europäische Dame ist ein Wesen, welches gar nicht existieren sollte; sondern Hausfrauen sollte es geben und Mädchen, die es zu werden hoffen, und daher nicht zur Arroganz, sondern zur Häuslichkeit und Unterwürfigkeit erzogen werden81. Nell’immaginario collettivo le caratteristiche attribuite alla figura femminile erano quelle di emozionalità e sensibilità, lontane erano quelle maschili di aggressività, egoismo e autorità82. Lo stesso Thomas Mann ebbe modo di approfondire la tematica del matrimonio in una lettera nel 1925, a più di vent’anni dall’apparizione del romanzo Buddenbrooks, apparsa assieme ai saggi di altri autori nel libro-inchiesta sul matrimonio Das Ehebuch. Eine neue Sinngebung im Zusammenklang der Stimmen führender Zeitgenossen curato dal conte Hermann von Keyserling. La lettera, edita con il titolo Die Ehe im Übergang, offre l’immagine del matrimonio quale istituzione fondata sulla fedeltà di coppia, arrivando a dire che matrimonio e fedeltà sono inscindibili. Il matrimonio presuppone una scelta antiindividualista che ha come conseguenza la perdita della libertà individuale per la realizzazione di finalità superiori. Ribadisce il suo pensiero riportando una riflessione di Hegel in netto contrasto con l’immagine letteraria di un amore espressione di attrazione e sentimento tra due individui. Hegel sosteneva che normalmente nel matrimonio prima avviene la decisione astratta di sposarsi che porta come conseguenza alla nascita di un’inclinazione concreta tra i futuri sposi, cosicchè nelle nozze i due fattori si fondono. Nello scritto Thomas Mann paragona il matrimonio nell’Ottocento, come descritto nel romanzo I Buddenbrook, e quello a lui contemporaneo. Ammette che il matrimonio sta attraversando una fase di transizione e che sono in aumento i “matrimoni infelici” rispetto ai tempi in cui predominava la mentalità patriarcale. Come mai dunque le battaglie vinte dal movimento femminile hanno portato a un regredire? L’autore, che registra una 81 Arthur Schopenhauer, Über die Weiber, in Arthur Schopenhauer, Parerga und Paralipomena: kleine philosophische Schriften, Zürich, Haffmans Verlag 1988, p. 369. 82 Ute Frevert, Bürgerinnen und Bürger. Geschlechterverhältnisse im 19. Jahrhundert, Göttingen, Vandenhoeck und Ruprecht 1988, p. 95. 45 certa mascolinizzazione delle donne, indivua la causa proprio nella libertà conquistata, nell’individualismo, in quell’idea del “diritto di felicità” che aumenta lo scontento e il desiderio di liberazione. Nel matrimonio infatti entrano in gioco due posizioni: quella di autorità e quella di sottomissione. Se in passato era la donna a essere costretta a sottostare, ora grazie alla sua emancipazione e alla conquista della parità dei diritti con l’uomo la sua posizione di inferiorità è stata superata83. In questa prospettiva è stato importante aver mostrato che in ogni periodo e in ogni società non esisteva in genere un unico concetto di amore e matrimonio, ma ne coesistevano diversi, che si influenzavano l’un l’altro. In uno stesso contesto ci potevano essere quindi coppie che si trovarono in situazioni diametralmente diverse: persone forzate a sposarsi senza neppure essere consultate o, al contrario, determinate a contrarre a tutti i costi un matrimonio contro la volontà dei genitori, con il rischio di essere diseredate. Nel romanzo I Buddenbrook ci sono esempi di entrambi i casi. Per quanto riguarda Tony Buddenbrook la sua vicenda rispecchia molti aspetti dell’excursus sul matrimonio nelle famiglie borghesi appena svolto, seppur con delle differenze sostanziali. 2. “Sorelle letterarie” nei romanzi ottocenteschi Nella seconda metà dell’Ottocento esistono numerose opere che affrontano la tematica del matrimonio e che vanno a comporre una sorte di romanzo “al femminile” dove le donne divengono le protagoniste indiscusse. Nel panorama della letteratura ottocentesca c’è spazio anche per quegli autori che criticano il matrimonio combinato come uno dei dispositivi sociali che impediscono la libera realizzazione dell’individuo, riferendosi in particolar modo alle figlie borghesi, costrette a matrimoni d’affari, privi d’amore. Il sopravvento della ditta del padre sul figlio e il matrimonio delle figlie in un’ottica economica vantaggiosa per la famiglia erano avvenimenti usuali. Come già detto è a partire dal diciannovesimo secolo che questo modo di contrarre il matrimonio viene messo in discussione e viene sostituito da una visione romantica dell’amore. Tony Buddenbrook, quindi, non è l’unica ragazza a cadere “vittima” della mentalità patriarcale nel panorama letterario, ma in quanto rappresentante della tarda borghesia ha 83 Thomas Mann, Die Ehe im Übergang. Brief an den Grafen Hermann Keyserling, in Graf Hermann Keyserling (a cura di), Das Ehe-Buch. Eine neue Sinngebung im Zusammenklang der Stimmen führender Zeitgenossen, Celle, Niels Kampmann 1925, pp.212-226. 46 delle predecessori. Prima di analizzare la figura di Tony risulta quanto mai opportuno soffermarsi su quelle che sono state definite “le sorelle letterarie di Antonie Buddenbrook”84, ossia le protagoniste dei romanzi Effi Briest di Theodor Fontane (1895), Madame Bovary di Gustave Flaubert (1857) e Anna Karenina di Lev Tolstoj (1877), romanzi che formano una ideale trilogia sul matrimonio nel diciannovesimo secolo, scritti da autori maschili che si sforzano di intepretare la prospettiva femminile e di gettare luce sulla pratica dell’adulterio. Questi romanzi hanno in comune con l’opera Buddenbrooks la nascita di una consapevolezza del diritto delle figlie borghesi a una propria scelta del partner nello sfondo della tradizione patriarcale dominante. In questo senso la fine tragica di queste donne diventa rappresentazione dei destini individuali vincolati da una società che ammette solo l’adeguamento alle regole prescritte. Delle tre figure femminili è la protagonista del romanzo di Theodor Fontane a presentare dei tratti comuni a Tony Buddenbrook. Lo stesso Thomas Mann ne ricorda l’influenza fondamentale per la sua produzione letteraria in un’intervista apparsa nel quotidiano inglese „John O’ London’s Weekly“ del 17 ottobre 1931. Ich glaube meine frühen Arbeiten waren mehr von Theodor Fontane beeinflusst […] als von irgendeinem anderen Schriftsteller. Meiner Meinung nach hat sein großes Talent nicht genügend Anerkennung gefunden. Sein Roman »Effi Briest« hat das gleiche Niveau wie »Anna Karenina«, »Väter und Söhne«, »David Copperfield« und andere große Klassiker. Auch von Goethe, Schopenhauer und Nietzsche war ich stark beeinflusst. […] Meine literarische Schulung war international85. Inoltre l’autore ebbe modo di affermare che se si dovesse ipoteticamente ridurre una biblioteca a soli sei romanzi, Effi Briest avrebbe dovuto essere uno di questi86. 84 Herbert Lehnert, Tony Buddenbrook und ihre literarischen Schwestern, in Thomas Mann Jahrbuch, Bd.15, Frankfurt am Main, Vittorio Klostermann 2002, p. 35. 85 citato dall’intervista con il quotidiano “John O’ London’s Weekly”, 17.10.1931, sotto il titolo Thomas Mann at Home, in Ralf Harslem, Thomas Mann und Theodor Fontane. Untersuchungen über den Einfluss Theodor Fontanes auf das erzählerische Werk von Thomas Mann, a cura di Dieter Borchmeyer, Frankfurt am Main, Peter Lang GmbH 2000, p. 217. 86 „Eine Romanbibliothek der rigorosesten Auswahl, und beschränkte man sie auf ein Dutzend Bände, auf zehn, sechs – sie dürfte “Effi Briest“ nicht vermissen lassen“. Thomas Mann, Das essayistische Werk, vol. 8, Frankfurt am Main, S. Fischer 1968, p.106. 47 Anche se il romanzo di Thomas Mann è il racconto di una cronaca di famiglia, „Verfall einer Familie”, la figura di Tony Buddenbrook svolge un ruolo chiave nel romanzo come nelle opere sopra citate, seppur non sia la protagonista principale, come il titolo stesso fa notare. Le vicende di Tony si sviluppano dall’ottobre del 1835 all’inverno del 1877, mentre quelle di Effi cominciano nell’estate del 1878 e terminano nell’autunno del 1890. Tony ha diciotto anni, un anno in più di Effi, quando compare nella sua vita colui che diventerà il primo marito. Come il barone Instettet di vent’anni più grande anche il signor Grünlich interrompe il quadro idilliaco familiare, sorprendendo entrambi le ragazze nella loro quotidianità: Effi gioca in giardino con le amiche, Tony siede in giardino a leggere un romanzo. Improvvisamente le ragazze vengono strappate dalla loro spensieratezza giovanile per essere relegate al nuovo ruolo di moglie, ma nonostante ciò il loro essere bambine le accompagnerà per tutta la vita. Infatti verranno trattate come delle fanciulle, l’una dal marito e l’altra dalla famiglia. Questo aspetto infantile che predomina nelle due figure incarna l’immagine della donna del diciannovesimo secolo in generale. Entrambe le figure sono portatrici di doveri imposti a loro dalle convenzioni sociali che porteranno a compimento. Le ragazze sanno infatti chi devono sposare: nel primo caso si tratta di un nobile, nel secondo caso si tratta di un commerciante. L’avere le giuste attenzioni, una buona posizione sociale e condurre una vita di lusso: questi sembrano essere gli ingredienti per un matrimonio vantaggioso. Come avremo modo di vedere per Tony, Effi parlando alla madre afferma: Ich bin... nun, ich bin für gleich und gleich und natürlich auch für Zärtlichkeit und Liebe. Und wenn es Zärtlichkeit und Liebe nicht sein können, [...] nun, dann bin ich für Reichtum und ein vornehmes Haus, ein ganz vornehmes [...]. Liebe kommt zuerst, aber gleich hinterher kommt Glanz und Ehre, und dann kommt Zerstreuung ja, Zerstreuung, immer was Neues, immer was, daß ich lachen oder weinen muß. Was ich nicht aushalten kann, ist Langeweile87. Purtroppo entrambe le ragazze saranno deluse dalle loro scelte e dovranno subire diverse difficoltà; „Arme Effi”88 commenta Fontane e „Arme Tony”89 commenta Thomas 87 Theodor Fontane, Effi Briest, Stuttgart, Philipp Reclam 1969, p. 24. 88 Walter Schafarschik (a cura di), Erläuterungen und Dokumente. Theodor Fontane. Effi Briest, Stuttgart, Verlag Philipp Reclam 1972, p. 108. 89 GkFA Bd. 1.1, p.169. 48 Buddenbrook, „Arme Tony”90 dice il narratore dopo aver raccontato ai lettori ciò che Tony deve passare. Dall’immagine di Effi e Tony fanciulle si passa a quella di donne separate che non hanno raggiunto la meta che si erano prefissate e la visibilità sociale. Effi dopo la separazione viene isolata dalla società e vive in solitudine, perdendo anche il ruolo di madre, dato che la figlia le viene portata via. Ma nonostante il destino sia quasi lo stesso, diverso è il modo di affrontare la situazione da parte delle due donne. Effi infatti è passiva e sembra essere priva di forze mentre Tony cerca di superare i duri colpi subiti. In altre parole, la vitalità che contraddistingueva entrambe da fanciulle, viene mantenuta solo in Tony, seppur a intermittenza, e questa caratteristica si conferma il punto di forza della ragazza di casa Buddenbrook per riuscire a emergere dalle situazioni difficili e delicate che anno dopo anno si troverà a fronteggiare. C’è un aspetto però che viene toccato dai famosi tre romanzi che non è presente nel romanzo di Thomas Mann e per questo si può considerare Tony una sorella “minore” di Effi, Anna e Emma. Questi tre personaggi femminili sono consapevolmente responsabili per la fine del loro matrimonio, mentre Tony non lo è. O meglio, non nella stessa misura dal momento che Tony non tradirà mai i mariti, sarebbe uno scandalo che la famiglia non potrebbe sopportare, piuttosto soffre, si dispera, ma non tradisce. Il suo errore è invece quello di ricadere in un matrimonio privo di sentimento una seconda volta. Nessun membro della famiglia Buddenbrook tradirà il proprio partner, tranne Gerda Arnoldsen, la moglie del senatore fratello di Tony, ma Gerda non è una Buddenbrook. Inoltre, anche in questo caso non viene presentato l’atto in sé, ma viene intuito dalle continue frequentazioni con il sottotenente René Maria von Throta e dalla passione scaturita per mezzo della musica. In ogni caso nel romanzo non ci sono storie di grandi amori passionali, ma tutto viene vissuto in maniera moderata e le dimostrazioni di affetto sono ridotte al minimo. Le tre donne, quindi, si sposano con un matrimonio infelice, ma scelgono di darsi una seconda possibilità seguendo il proprio cuore alla ricerca di un matrimonio d’amore, mentre Tony sfrutta questa seconda possibilità non per realizzare i propri desideri e inclinazioni affettive, ma ancora una volta per un matrimonio infelice, dove manca l’amore. C’è qualcosa di diverso, però, se mettiamo a confronto le scelte degli autori per il destino delle ragazze che hanno sposato degli uomini che non amavano: lasciano finire i 90 GkFA Bd. 1.1, p. 400. 49 matrimoni conclusi in mancanza d’amore con la morte delle donne che hanno rotto queste unioni rimanendo ancorati, dunque, all’ideologia patriarcale che cercavano di mettere in discussione. Loro hanno contratto dei matrimoni di interesse, come imposto dalle convenzioni sociali e familiari, ma nel momento in cui l’individualità è emersa e si è scontrata contro questa ideologia individuando come unica via d’uscita l’adulterio, devono essere punite. Hanno rinunciato a essere quell’ ”anello della catena”, scelta che Tony Buddenbrook non farà e, infatti, verrà premiata con la presenza dalla prima pagina del romanzo fino all’ultima. Anche le tre protagoniste dei romanzi sull’adulterio presentano però una differenza: la morte di Effi si distingue nettamente dai suicidi di Emma e di Anna. Effi, infatti, non ha cercato l’adulterio, non ha inseguito la passione amorosa. Lei è vittima della noia, e ancora troppo giovane, ha bisogno di essere continuamente distratta e stimolata mentre il marito non le dà le attenzioni che lei vorrebbe, perché tutto preso dai suoi impegni. In Effi Briest, infatti, lo scandalo dell’adulterio per il quale viene condannata non è esplicitamente narrato. Il romanzo si divide in due parti: Fontane descrive l’animo e i pensieri della protagonista che la inducono all’adulterio prima e poi le conseguenze dell’adulterio che è già stato commesso. Anche qui come nei Buddenbrook la passione sembra essere assente dal momento che Effi non ama Crampas, ma vede in lui un’occasione per colmare il vuoto e la noia, che poi abbandonerà per andare a Berlino. Tutta la vita della ragazza è dettata dall’ubbidienza alle convenzioni sociali già presentate: la sfida a duello del marito con l’amante della moglie, Effi viene ripudiata senza poter stare con la figlia, abbandonata non solo dal marito ma anche dai genitori poiché ubbidiscono alle convenzioni sociali secondo cui sarebbe un disonore riprendersi in casa una figlia così, pena l’isolamento. Davvero nella rigidità delle norme borghesi s’incuneano i dubbi. Effi comincia a dubitare, per esempio, che la colpa non sia solo sua, ma addita anche il marito; Innstetten dubita che il duello sia la mossa giusta da compiere, dato che sono trascorsi sei anni dall’adulterio; i dubbi attanagliano anche i genitori di Effi che si chiedono se valga la pena rinunciare all’amore della figlia in cambio dell’approvazione sociale. E infatti, alla fine, la riprendono con sé e si condannano all’isolamento, cadendo vittime dei meccanismi di una società in cui Effi è stata buttata ancora poco più che bambina, quando ancora era troppo forte la sua voglia di vivere. Allora, come il padre di Tony, anche i genitori di Effi arriveranno a chiedersi se hanno agito nell’interesse della figlia o no: 50 „Ob wir nicht doch vielleicht schuld sind? [...] ob sie nicht doch vielleicht zu jung war [für eine Ehe]?“91. Un cambiamento di tendenza si avverte anche nel romanzo Anna Karenina, dove non va dimenticato che in contrapposizione alla storia di Anna, cioè di di un matrimonio infelice prima e di una relazione adulterina poi, c’è la storia d’amore felice e della ricerca di sé da parte di Levin. Si tratta quindi di due storie parallele per cui alla fine Anna Karenina è il romanzo di Anna Karenina, ma è anche il romanzo di questa seconda coppia e questo è fondamentale per capire che vivere una storia d’amore dove la scelta spetta ai partner si può e non porta a fallimenti e disastri. Per quanto riguarda la protagonista del romanzo di Flaubert, Emma, già dal titolo appare nella sua situazione sociale di donna maritata e, in un certo qual modo, estraniata da quel cognome che non le appartiene; per questo Emma incarna la condizione sociale comune alle donne del XIX secolo: dipendenza economica dal marito, privazione di identità sociale al di fuori del matrimonio, nessuna possibilità di autonomia e di emancipazione personale. Sorgono dunque alcune domande leggendo il destino delle tre donne. Perché Effi Briest, la protagonista del romanzo di Theodor Fontane, per un bacio sarà costretta a vivere in solitudine? Perché Anna Karenina, la donna amata da Vronskij, terminerà la sua fuga d’amore lanciandosi sotto un treno? Perché Madame Bovary si avvelena con un topicida? Quale colpa scontano le donne che si sono abbandonate ai desideri infrangendo i canoni della società? Pagano per la loro debolezza manifestatasi attraverso il tradimento dei mariti o per non averlo perpetrato con più audacia e accortezza? E soprattutto, che differenza c’è con Tony? 3. „Etwas Heiliges und Unantastbares“92: La relazione tra Tony Buddenbrook e Morten Schwarzkopf. Un bacio alla ricerca della libertà Il lettore del romanzo viene a fare la conoscenza del giovane Morten Schwarzkopf in un secondo momento; non è infatti il primo personaggio maschile con cui Tony Buddenbrook si accinge a parlare di amore, di promesse matrimoniali, di vita di coppia, ma è senza ombra di dubbio la persona che Tony sceglie e vorrebbe avere al suo fianco. 91 Theodor Fontane, Effi Briest, op. cit. p. 48, p. 292. 92 GkFA Bd. 1.1, p. 169. 51 Nonostante Morten sia l’unico amore di Tony, che la ragazza ha aspettato per tutta la vita, l’episodio dei due ragazzi dura un’estate alla località balneare Travemünde93 e viene racchiuso in una ventina di pagine che, se si considera la lunghezza del romanzo, sono di poca portata, ma che rimarrà un ricordo indelebile e vivo nel cuore, più che nella mente, della ragazza di casa Buddenbrook. Eppure le circostanze con le quali è iniziata questa tenera amicizia tra i due ragazzi ne preannunciano subito la fine. Morten Schwarzkopf compare nella vita della ragazza in un momento delicato. Lei infatti ha ricevuto la proposta di matrimonio da parte di un commerciante di Amburgo, il signor Bendix Grünlich. La ragazza sembra però risoluta a non volere sposare il commerciante ed è così che il padre chiede all’amico Diederich Schwarzkopf, il comandante dei piloti di Travemünde, di ospitare la figlia per un po’ di tempo con la speranza che una ventata d’aria nuova l’aiuti a schiarirsi le idee e ad accettare la proposta di matrimonio. In questa cornice naturale Tony trascorre l’estate in compagnia della coppia e soprattutto del figlio Morten94 e ritrova la spensieratezza e la vitalità che occhi cupi avevano nascosto nelle ultime settimane a causa delle tante pressioni a cui era stata sottoposta. Tra Morten e 93 Travemünde ha rappresentato per Thomas Mann un luogo indimenticabile della sua vita di cui amava ricordare la valenza simbolica. Nel romanzo la storia d’amore tra Tony e Morten avviene proprio nell’amata località balneare, tanto cara anche ai personaggi della famiglia Buddenbrook. Con queste parole descriveva l’autore Travemünde: “An diesem Ort, in Travemünde, dem Ferienparadies, wo ich die unzweifelhaft glücklichsten Tage meines Lebens verbracht habe, Tage und Wochen, deren tiefe Befriedigung und Wunschlosigkeit durch nichts Späteres in meinem Leben das ich doch heute nicht arm nennen kann, zu übertreffen und in Vergessenheit zu bringen war, -an diesem Ort gingen das Meer und die Musik in meinem Herzen eine ideelle, eine Gefühlsverbindung für immer ein und es ist etwas geworden aus dieser Gefühls- und Ideenverbindung: – nämlich Erzählung, epische Prosa: - Epik, das war mir immer ein Begriff, der eng verbunden war mit dem des Meeres und der Musik, sich gewissermaßen aus ihnen zusammensetzte, [...] so möchte ich meinen, daß das Meer, sein Rhythmus, seine musikalische Transzendenz auf irgendeine Weise überall in meinen Büchern gegenwärtig ist, auch dann, wenn nicht, was oft genug der Fall, ausdrücklich davon die Rede ist”. Mann, Lübeck als geistige Lebensform, op. cit., p.9, p.388-389. 94 Leggendo i nomi di molti personaggi femminili e maschili che affollano il romanzo, si può notare che il sistema antroponomastico dei Buddenbrook rinvia al legame tra le città anseatiche tedesche e il settentrione scandinavo. Morten infatti si chiama così perché il nonno che portava quel nome aveva sangue norvegese. 52 Tony si instaura da principio molta complicità e simpatia. La ragazza si confessa a lui e Thomas Mann ci descrive nei discorsi e nei suoi comportamenti il valore dell’amicizia. Nonostante abbia diversi amici, soprattutto amiche, compagne di collegio, accanto a Morten si lascia andare a riflessioni e racconta aneddoti di scuola, narra felice dei giorni in collegio da Sesemi Weichbrodt, arriva addirittura a promettergli: „Ich werde dafür sorgen, dass Sie bei uns Hausarzt werden, wenn Grabow sich später einmal zur Ruhe setzt, passen Se auf!”95. Con lui non deve mantenere il contegno che le è imposto dalla famiglia, dal suo nome, ma si lascia coinvolgere nel suo mondo, fantasticando con lui, senza ponderare ciò che dice. Capisce che Morten può insegnarle molte cose che non sa e saziare così la sua curiosità: „Ich möchte gern etwas erfahren… Mein Gott, ich bin eine Gans, sehen Sie! Bei Sesemi Weichbrodt war ich immer unter den Faulsten. Und Sie wissen, glaube ich, so viel…96” e ancora descrive senza provare vergogna la sua ingenuità: Wollen Sie wissen, wie dumm ich früher war? Ich wollte die bunten Sterne aus den Quallen heraus haben. Ich trug eine ganze Menge Quallen im Taschentuche nach Hause und legte sie saüberlich auf den Balkon in die Sonne, damit sie verdunsteten… dann mußten die Sterne doch übrig bleiben!... Ja, schön… Als ich nachsah, war da ein ziemlich großer nasser Flock. Er roch nur ein bißchen nach faulem Seetang…97. A questo proposito Müller parla di circolarità della narrazione perché questo stesso episodio verrà raccontato in seguito da Tony al nipote Hanno98. L’empatia tra i due è reciproca: non è solo Tony ad aprirsi a lui, ma lo stesso Morten può rivelarle alcuni segreti che tiene nascosti ai genitori, le comunica le sue riflessioni, e soprattutto le sue ideologie. Tony nel nuovo ambiente si trova subito a suo agio, nonostante viva modestamente rispetto a come è abituata a casa, ma sembra dimenticare le sue origini tanto da voler evitare la cerchia della gente della società che solitamente frequenta e preferire essere lasciata in pace. E’ inevitabile, però, che si trovi spesso con le sue conoscenze di città e 95 GkFA Bd. 1.1 p. 140. 96 GkFA Bd.1.1, p. 138. 97 GkFA Bd.1.1, p. 147-148. 98 Fred Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, München, R.Oldenbourg 1998, p. 36. 53 allora Morten è lasciato da parte, o meglio decide di farsi da parte e di “sedere sulle pietre”99. Quelle pietre, fin dal primo giorno, divengono fra loro due un modo di dire fisso per intendere noia e solitudine. Un aspetto tutt’altro che secondario da tenere in considerazione è il distacco e la disparità sociale tra i due, di cui Morten è consapevole fin dal primo giorno in cui la ragazza è arrivata nella maestosa carrozza dei Kröger. Lo rivela infatti senza mezzi termini: Ach, das ist alles Eins, Fräulein Buddenbrook! Ja, ich nenne Ihren Familiennamen und zwar mit Absicht… und ich müßte eigentlich noch „Demoiselle Buddenbrook“ sagen, damit Ihnen Ihr ganzes Recht wird! [...]. Sie haben Sympathie für die Adligen… soll ich Ihnen sagen warum? Weil Sie selbst eine Adlige sind! Ja ha, haben Sie das noch nicht gewusst?... Ihr Vater ist ein großer Herr, und Sie sind eine Prinzeß. Ein Abgrund trennt sie von uns Andern, die wir nicht zu Ihrem Kreise von herrschenden Familien gehören. Sie können wohl einmal mit Einem von uns zur Erholung ein bißchen an der See spazieren gehen, aber wenn Sie wieder in Ihrer Kreis der Bevorzugten und Auserwählten treten, dann kann man auf den Steinen sitzen…100. Usa parole forti Morten, la descrive come una principessa, parla di un abisso tra i due e sa che lui potrà essere solo un conoscente, un compagno d’avventura perché lei appartiene alla cerchia dei nobili. E come non dargli torto, dopotutto Tony si comporta come una nobile, cercando di sopperire con il suo amore per il lusso la mancanza di quel “von” nel suo cognome di cui tanto soffre. Morten continua nelle sue riflessioni e enuncia idee rivoluzionarie per il tempo. Uno dei principi più importanti che propugna è l’odio per la nobiltà come istituzione: Wir, die Bourgeoisie, der dritte Stand, wie wir bis jetzt genannt worden sind, wir wollen, daß nur noch ein Adel des Verdienstes bestehe, wir erkennen den faulen Adel nicht mehr an, wir leugnen die jetzige Rangordnung der Stände… wir wollen, daß alle Menschen frei und gleich sind, daß niemand einer Person unterworfen ist, sondern alle nur den Gesetzen untertänig sind!... Es soll keine Privilegien und keine Willür mehr geben!... Alle sollen ghleichberechtige Kinder des Staates sein, und wie 99 GkFA Bd.1.1, p.141. 100 GkFA Bd.1.1, p.151. 54 keine Mittlerschaft mehr existiert zwischen dem Laien und dem lieben Gott, so soll auch der Bürger zum Staate in unmittelbarem Verhältnis stehen! …Wir wollen Freiheit der Presse, der Gewerbe, des Handels… Wir wollen, daß alle Menschen ohne Vorrechte miteinander konkurrieren, und daß den Verdienste seine Krone wird!... Aber wir sind geknechtet, geknebelt…[...]101. Tony improvvisamente dimostra interesse per questi discorsi che prima d’ora non l’avevano mai colpita, accanto a lui non si sente più un’ “oca”, ma vuole sapere, vuole capire, le si è aperto un mondo che aveva ignorato finora e vuole sentire ciò che Morten ha da dire a tale riguardo; lo ascolta, prendendo a volte le distanze da quello che dice e rimanendo turbata. Nel leggere l’episodio di Travemünde, Klinger ritiene giustamente che è proprio dal contatto con un estraneo alla famiglia che la ragazza acquista consapevolezza102. Thomas Mann affida alle parole del giovane studente di medicina il compito di mostrare uno spaccato dei sentimenti e delle idee che all’epoca una certa parte della borghesia cominciava a coltivare e che sarebbero poi sbocciate nei moti del 1848. Per Crescenzi Morten rappresenta, infatti, una delle rare personificazioni del politico nell’opera dell’autore fino al romanzo Der Zauberberg103. Il nastro a colori che Morten mostra alla ragazza simboleggia l’appartenenza a Gottinga a un’associazione studentesca. Alla richiesta di spiegazione di Tony sulle finalità dell’associazione lui risponde con tono fermo e solenne: la libertà. La libertà dunque è cio che Morten va cercando, e Tony d’improvviso si sente allineata con lui nel comprendere il significato puro della parola “libertà”. L’avvicinarsi della fine della stagione segna il ritorno alla quotidianità per Morten e Tony, distanti l’uno dall’altra. Ritorna quindi lo spettro di Grünlich, dal momento che Morten vuole sapere chi sia il signore nominato dal fratello Thomas. Tony viene dunque riportata alla realtà e nello stesso tempo si risveglia in lei il sentimento provato dopo la richiesta del signor Grünlich: il sentimento di essere una persona importante. Nel sentire i 101 GkFA Bd.1.1, p.149-150. 102 Bettina Klinger, Emma Bovary und ihre Schwestern. Die unverstandene Frau: Variationen von eines literarischen Typus von Balzac bis Thomas Mann, Rheibach-Merzbach, CMZ-Verlag 1896, p.197. 103 Thomas Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, a cura di Luca Crescenzi, Mondadori, Milano 2007, p.21. 55 modi canzonatori e rigidi con cui Tony descrive i comportamenti del suo pretendente Morten si lascia scappare la seguente considerazione: Sie sind grausam, Fräulein Tony... Sind Sie immer grausam? Sagen Sie mir… Sie haben diesen Herrn Grünlich nicht leiden können, aber sind Sie jemals einem Anderen zugetan gewesen? Manchmal denke ich: Haben sie vielleicht ein kaltes Herz? Eines will ich Ihnen sagen… es ist so wahr, daß ich es Ihnen beschwören kann: Ein Mann ist nicht albern, weil er darüber weint, daß Sie nichts von ihm wissen wollen… das ist es. Ich bin nicht sicher, durchaus nicht sicher, daß ich nicht ebenfalls… Sehen Sie, Sie sind ein verwöhntes, vornehmes Geschöpf…Mokieren Sie sich immer nur über die Leute, die zu Ihren Füßen liegen? Haben Sie wirklich ein kaltes Herz?104. Il rammarico iniziale provato per l’inaspettato giudizio del ragazzo lascia spazio alla commozione per quanto sta per accadere tra i due. Ora è arrivato il momento di Morten, ora l’unica cosa che gli resta da fare è trovare il coraggio per tradurre in parole i sentimenti provati per la ragazza. Mi sembra giusto lasciare la parola per descrivere questo momento, probabilmente una delle pagine più romantiche del libro, a Thomas Mann: Und Sie... Sie mokieren sich nicht über mich, wenn ich Ihnen sage, daß... „ „Ich weiß, Morten“ […]. „Sie wissen... ! Und Sie... Sie, Fräulein Tony...“ „Ja, Morten. Ich halte große Stücke auf Sie. Ich habe Sie sehr gern. Ich habe Sie lieber als alle, die ich kenne”105. La risposta di Tony non può che scatenare in Morten un tripudio di emozioni. A una Tony dall’aria sognante e felice chiede di conservare il ricordo del pomeriggio e di non dare retta a nessun altro uomo finchè non tornerà da lei dopo gli studi. Detto questo, il ragazzo si porta ancor più vicino al petto la mano di lei chiedendole con voce soffocata: „Wollen Sie mir daraufhin nicht… Darf ich das nicht… bekräftigen…?”106. E la promessa viene 104 GkFA Bd.1.1, p.156. 105 GkFA Bd.1.1, p.157. 106 GkFA Bd.1.1, p.158. 56 suggellata da un lungo bacio seguito da momenti di imbarazzo per entrambi. Questo bacio simboleggia la purezza dell’amore tra due ragazzi che si sono conosciuti lentamente, si sono trovati senza le pressioni di nessuno. Come osservato da Müller „die Feindschaft zwischen Bourgeoisie und Adel besteht für Morten wenigstens […] in diesem Augenblick tatsächlich nur im Prinzip“107. E’ un bacio ben diverso da quello che Hermann Hagenström aveva cercato tempo prima di strapparle, in cambio del goloso limoncino con petto d’oca che tanto aveva attirato la sua attenzione, ma che era stato accolto da Tony con violenti schiaffi e ceffoni. Si è di fronte a una Tony bimba per certi versi, ma per altri una Tony innamorata, piena di speranze, felice di vivere la sua vita e le sue scelte, scelte che ha compiuto da sola, lontana dalla famiglia e dalla ditta. Herbert Lehnert sottolinea come la scena di fidanzamento tra Tony e Morten in spiaggia inviti il lettore del 1901 a identificarsi con la giovane coppia, che si scambia la promessa di matrimonio come dei giovani d’oggi e non secondo il tradizionale rituale dell’epoca, sottolineando che Morten dice che chiederà la mano del padre per loro come coppia e non per lei. Ritiene, inoltre, che Tony in questo frangente non svolga un ruolo passivo, come la tradizione patriarcale le prescriverebbe, perché è a conoscenza dell’amore di Morten che ricambia, arrivando ad interromperlo finchè si dichiara108. La relazione tra i due giovani innamorati è una delle poche all’interno del romanzo che sembra animata da sentimenti veri. Ai lettori il destino di Tony sembra a questo punto già scritto. Lei ha scelto Morten, quindi ci si aspetta che comunichi al padre la sua decisione, il signor Grünlich si faccia finalmente da parte e che nessuno interferisca su questa storia; Morten terminerà gli studi di medicina e poi i due potranno finalmente sposarsi. Al lettore contemporaneo un tale finale risulterebbe scontato. Forse però l’immaginazione sta correndo più del dovuto. Bisogna ricordare infatti che Tony è pur sempre la figlia del console Buddenbrook, e come tale si inserisce nel quadro delle ragazze borghesi del diciannovesimo secolo dipinto in apertura di capitolo. Dunque è ancora un finale tutto da scrivere e ciò si intuisce subito non appena si legge la risposta alla lettera che la fanciulla scrive al padre. Ma procediamo con ordine. 107 Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, op. cit., p.53, p.46. 108 Lehnert, Tony Buddenbrook und ihre literarischen Schwestern, op. cit., p. 47, p. 52. 57 Tony infatti riceve dal signor Grünlich una lettera in cui viene sollecitata a rispondere alla sua proposta di matrimonio e le viene inviato un anello, pegno del suo affetto. Tony allora si precipita a comunicare al padre quanto accaduto: […] und bitte ich Dich so dringend, ihm nun doch kurzerhand plausibel zu machen, daß ich jetzt noch tausendmal weniger als vor sechs Wochen in der Lage bin, ihm mein Jawort fürs Leben zu erteilen, und daß er mich endlich in Frieden lassen soll, ermacht sich ja lächerlich. Dir, dem besten Vater, kann ich es ja sagen, daß ich anderweitig gebunden bin an jemanden, der mich liebt, und den ich liebe, daß es sich gar nicht sagen läßt. O Papa! Darüber könnte ich viele Bogen vollschreiben, ich spreche von Herrn Morten Schwarzkopf, der Arzt werden will und, sowie er Doktor ist, um meine Hand anhalten will. Ich weiß ja, daß es Sitte ist, einen Kaufmann zu heiraten, aber Morten gehört eben zu dem anderen Teil von angesehenen Herren, den Gelehrten. Er ist nicht reich, was wohl für Dich und Mama gewichtig ist, aber das muß ich Dir sagen, lieber Papa, so jung ich bin, aber das wird das Leben manchen gelehrt haben, daß Reichtum allein nicht immer jeden glücklich macht […]109. Dalle righe inviate al padre si ha l’immagine di una Tony matura nella sua giovinezza e trasformata rispetto alle settimane prima della partenza per le vacanze estive; parla di ricchezza d’animo, parla di amore, parla già di promessa di matrimonio. E’ l’unico momento in cui probabilmente Tony pensa solo a sé stessa. Non si lascia intimorire dal fatto che i genitori, soprattutto il padre, siano convinti che non ci sia altro matrimonio se non con un commerciante. Affronta la situazione, non si tira indietro, sa il fatto suo. Forse la piccola Tony riuscirà con la sua convinzione a cambiare la tradizione… A tale riguardo Crescenzi sostiene che Morten rappresenta un’opportunità di cambiamento e di rinnovamento per sfuggire al destino di morte e al nichilismo che incombe sulla famiglia Buddenbrook. Pone in risalto la forza dell’eros che unisce ciò che nella quiete prosecuzione del passato è destinato a rimanere diviso -le culture, le classi, le realtà sociali- liberandolo dal retaggio della tradizione e preparando un futuro diverso110. 109 GkFA Bd.1.1, p.159. 110 Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p.55, p.23. 58 E proprio questo è infatti lo scenario che sembra aprirsi con la relazione tra i due ragazzi. Avendo però già preso in considerazione la visione dell’amore nelle famiglie borghesi è evidente che Jean Buddenbrook, nonostante tutto l’affetto provato per la figlia, non possa che disapprovare una tale decisione. Ed è esattamente quello che accade nel romanzo. Il padre, infatti, non tiene in minima considerazione le righe della figlia, a suo avviso spinte dalla rabbia per l’insistenza del signor Grünlich. […] Wir sind, meine liebe Tochter, nicht dafür geboren, was wir mit kurzsichtigen Augen für unser eigenes, kleines, persönliches Glück halten, denn wir sind nicht lose, unabhängige und für sich bestehende Einzelwesen, sondern wie Glieder in einer Kette, und wir wären, so wie wir sind, nicht denkbar ohne die Reihe derjenigen, die uns vorangingen und uns die Wege wiesen, indem sie ihrerseits mit Strenge und ohne nach rechts oder links zu blicken einer erprobten und ehrwürdigen Überlieferung folgten. Dein Weg, wie mich dünkt, liegt seit längeren Wochen klar und scharf abgegrenzt vor Dir, und Du müßtest nicht meine Tochter sein, nicht die Enkelin Deines in Gott ruhenden Großvaters und überhaupt nicht ein würdig Glied unserer Familie, wenn Du ernstlich im Sinne hättest, Du allein, mit Trotz und Flattersinn Deine eignen, unordentlichen Pfade zu gehen. Dies, meine liebe Antonie, bitte ich Dich, in Deinem Herzen zu bewegen111[…]. Con queste parole del padre, che incarna perfettamente lo spirito borghese dell’epoca, si capisce chiaramente che Tony non ha libertà di scelta. Si sente dire dal genitore che qualora non sposi il commerciante non sarebbe un membro di quella famiglia che lei tanto ama. Quindi se vuole continuare a farne parte deve reprimere quelle sue fantasie che la condurrebbero solo a una disordinata via e seguire il percorso che le è stato tracciato in quanto Buddenbrook. Per Hermann Kurzke e Karsten Stefan Lorek il sentimento religioso, Dio e la compassione su cui fa leva il console Jean altro non sono che un mascheramento ideologico del suo interesse capitalistico112. Ma il padre non si ferma qui; avvisa immediatamente il signor Grünlich che non tarda a presentarsi a Travemünde per chiarire la situazione, ossia spiegare che Tony è promessa a lui e che Morten con i suoi comportamenti interferisce sulla ragazza cercando delle 111 112 GkFA Bd.1.1, p.160-161. Hermann Kurzke, Karsten Stefan Lorek, Thomas Mann: Epoche- Werk- Wirkung, München, Beck 1985, p. 72. 59 promesse che lei non può mantenere. Ovviamente la reazione del signor Diederich è di stupore; nonostante il commerciante insinui che il comandante dei piloti abbia dei progetti per il figlio e non si sia lasciato sfuggire l’occasione di spingerlo verso Tony, si dimostra ligio alle gerarchie, mentre la signora Meta prova delusione perché in cuor suo sperava che tra i due ragazzi potesse nascere qualcosa. Lehnert interpreta invece la reazione del padre di Morten di fronte all’accusa del commerciante non come dimostrazione di umiltà, ma di orgoglio per le intenzioni del figlio113. Merita attenzione la reazione del ragazzo. Ora che tutto è venuto a galla, seppur in modo brusco, non deve nascondere i suoi sentimenti, perché dovrebbe essere più facile dichiarare le sue intenzioni e far emergere quello spirito “ribelle”, quel lato che si vede costretto a frenare per non andare contro la volontà del padre. Invece Morten si limita a confermare la promessa scambiata tra lui e la ragazza e accetta passivamente i risvolti della situazione che si è venuta a creare. Il comportamento di Morten risulta contraddittorio più che mai. Che valore ha per lui la promessa strappata a Tony, se al primo ostacolo si arrende? Una spiegazione si può trovare in quelle parole che, come accennato in precedenza, affida a Tony per spiegare la loro diversità di status sociale che li “condanna” a essere divisi perché appartenenti a due mondi diversi. Questo però lo sapeva dall’inizio eppure ha cercato di ignorarlo e di non privarsi di vivere un sentimento con la ragazza a causa di impedimenti esterni. Ora fa un passo indietro. Così Morten e Tony vengono separati senza avere il tempo per un ultimo saluto, senza augurarsi un arrivederci o meglio un addio perché lo studente viene mandato il giorno successivo a Gottinga. E che ne è di Tony? La ragazza ha trascorso la notte ignara di quanto stesse accadendo in casa, ma l’attende un risveglio quanto mai amaro, senza Morten, ma con Thomas venuto per riportarla a casa. La scena di commiato rivela tutta la tristezza di Tony, che per tutto il viaggio di ritorno chiude gli occhi e immagina Travemünde, Morten, le loro conversazioni, il ricordo speciale di quegli istanti. Si sente esausta e non prova neppure a trattenere le lacrime che le salgono agli occhi, lacrime di nostalgia e di dolore. Thomas prova imbarazzo per le condizioni in cui si trova la sorella che non si vergogna di mostrare le sue sensazioni. Il dialogo che avviene tra i fratelli, infatti, è sintomo della loro solidarietà che si presenterà in molte occasioni della loro vita, dove saranno chiamati a farsi coraggio, a sostenersi vicendevolmente, ma anche il contegno che contraddistingue 113 Lehnert, Tony Buddenbrook und ihre literarischen Schwestern, op. cit., p.47, p.52. 60 ogni comportamento di Thomas. Accarezzandola il fratello non può che non riconoscere la sofferenza della sorella e le confessa che anche lui dovrà dire addio e andare ad Amsterdam per un periodo a lavorare. Ma Tony pensa che un addio ai genitori e ai fratelli non sia niente in confronto a quello che tocca fare a lei –Tony infatti non sa che Thomas è unito sentimentalmente alla fioraia Anna– nonostante il fratello cerchi di rincuorarla dicendole che quel penoso stato d’animo in cui si trova non durerà molto, perché poi si dimenticherà. La sorella allora più convinta che mai gli risponde: „Aber ich will ja gerade nicht vergessen! […]. Vergessen... ist das denn ein Trost?!”114. Tony quindi non vuole dimenticare quanto accaduto in quelle piacevoli settimane, l’ha promesso a Morten, però non appena intravede la casa paterna viene colta da delle sensazioni contrastanti e viene riafferrata dal suo passato, dall’abitudine, dalla tradizione. Improvvisamente cessano anche le lacrime, arrivando addirittura a provare vergogna per il suo stato. Alla vista del padre ci si aspetterebbe che Tony fosse arrabbiata per le parole dure che le ha riservato nella lettera, difficili da digerire per una figlia, invece lo bacia e cerca di nascondere le tracce di pianto sul suo volto. Basta così poco quindi per dimenticare? Un volto familiare, l’atmosfera della propria casa, del proprio paese? Che ne è della libertà che va cercando e che sembra aver trovato lontano da casa e dai genitori? E soprattutto che peso dà Tony alle promesse, alle sue parole? E’ inevitabile chiedersi come mai ci sia questa indifferenza da parte di entrambi per la loro promessa, avvenuta dopo intere giornate trascorse insieme, splendide per tutti e due, accompagnate da riflessioni profonde sulla loro vita. Aveva dunque ragione Morten nel dire che dopotutto era loro destino incontrarsi se non per poche ore per passeggiare? Riflettendo sulla conclusione del legame tra i due ragazzi Kraul sostiene che Tony chiuda la relazione senza una lotta vera e propria tra il suo dovere familiare e sociale e la sua inclinazione per il ragazzo115. E davvero questa è l’impressione che si ha di fronte alla reazione di Tony e alla facilità con cui rinuncia a Morten. Il lettore dopo aver vissuto l’intensità del sentimento tra i due ragazzi è spinto ad aspettare il momento in cui Morten fa il suo ritorno una volta terminati gli studi in cerca di Tony. Non solo questo non avviene, ma il ragazzo sparisce dalla scena, e verrà nominato in alcune occasioni. Il fatto che Tony rievochi i pensieri e le riflessioni di 114 GkFA Bd.1.1, p. 170. 115 Fritz Kraul, Die Buddenbrooks als Gesellschaftsroman, Stuttgart, Ernst Klett Verlag 1959, p.93. 61 Morten viene letto da Hannelore Mundt come un tentativo di ricordare l’opportunità non afferrata di vivere in un mondo di amore e libertà lontano da quello in cui la ragazza vive e suggerisce tutti i sacrifici personali che non solo Tony, ma anche gli altri componenti della famiglia devono fare per mantenere intatto il loro mondo borghese116. Queste considerazioni inducono a ritenere Morten un personaggio che rimane sospeso, che non viene presentato in maniera definitiva da Thomas Mann che, nonostante sia stato una conoscenza importante nella vita della ragazza, sparisce di scena troppo presto o in maniera brusca, senza poter sapere le sue reazioni, senza poter avere una parola di spiegazione da parte dello studente. In verità, non è solo il lettore che lasciandosi coinvolgere dall’atmosfera romantica tra i due ragazzi considera la figura di Morten essenziale per la storia di Tony; è lo stesso autore a ribadirlo, scrivendo nei suoi otizbücher una riflessione su questo episodio che però non viene inserita nel romanzo: Tony im Travem. [korrigiert aus: „München“]. Correctur zum Schluß des Liebeskapitels: ‘Dies alles ist nur deshalb so ausführlich erzählt worden, weil es die einzige, von ihrer Wiege bis zu ihrem Grabe die einzige wirklich glückselige [korrigiert aus: „glückliche“] Stunde war, die diesem anmuthigen und gutherzigen Geschöpfe von Gott beschieden wurde‘117. Così finisce l’avventura di Tony a Travemünde. Travemünde doveva rappresentare un motivo di svago per la ragazza invece qui trova la persona che ama, o perlomeno pensa di amare. Questa storia d’amore, che simboleggia l’amore romantico, un amore autentico privo di interessi economici e materiali, rimane qualcosa di illusorio e irrealizzabile, rimane al ritorno a casa un vecchio sogno. Come sottolineato da Crescenzi è evidente che la conclusione della relazione tra i due ragazzi preclude la strada al futuro dichiarando conseguentemente il trionfo del retaggio ereditario con norme e idee assolute e inviolabili, ma che si riveleranno in seguito fallimentari118. 116 Hannelore Mundt, Female Identities and autobiographical impulses, in Herbert Lehnert/ Eva Wessell (a cura di), A companion to the works of Thomas Mann, Rochester NY, Camden House 2004, p.277. 117 GkFA Bd. 1.2, p.278-279. 118 Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 21. 62 A rovinare il quadro idilliaco dei due ragazzi a Travemünde ci pensa infatti il più volte nominato signor Grünlich. Per capire come e quanto l’incontro con Morten Schwarzkopf ha cambiato le sorti del destino di Tony Buddenbrook è giunto il momento di fare un salto indietro per recuperare i tasselli mancanti della vita amorosa della protagonista del presente lavoro e descrivere il rapporto con Benedix Grünlich e gli ulteriori sviluppi. 4. „Wie Glieder in einer Kette“119: l’attaccamento di Tony alla tradizione familiare borghese Il signor Bendix Grünlich compare nella vita della ragazza improvvisamente, in un pomeriggio di giugno, quando la famiglia Buddenbrook è seduta in giardino per sorseggiare un caffè. Il modo con cui si rapporta ai familiari del collega d’affari Jean Buddenbrook è singolare e non si può non notare un tentativo di apparire gentile, forse eccessivamente gentile. Egli infatti spende qualche parola con ognuno dei presenti, dimostrando una buona preparazione culturale in diversi ambiti, una ricerca di vocaboli con termini che sembrano stati studiati prima di essere espressi. Dalla sua bocca quindi escono solo commenti positivi verso la famiglia Buddenbrook, della quale rispetta tradizione e storia. La stessa Tony é oggetto d’attenzione dell’ospite che si rivolge alla madre indicando la figlia: „Beachten Sie, […] wie die Sonne in dem Haare Ihres Fräulein Tochter spielt? – Ich habe niemals schöneres Haar gesehen!”120. Il suo inaspettatato arrivo è subito al centro dei discorsi della famiglia. Se i genitori si lasciano sorprendere positivamente dalle maniere del commerciante e si scambiano sguardi compiaciuti, un effetto opposto è sortito su Tony che rimane alquanto indifferente alla galanteria e al perbenismo del nuovo arrivato al quale non risparmia il suo sguardo indagatore misto a disprezzo. La ragazza si chiede soprattutto come costui faccia a conoscere così bene i suoi genitori, dal momento che sembra dire loro proprio ciò che vogliono sentirsi dire. Lapidaria è dunque la reazione di Tony che non trova affatto simpatico l’ ”intruso”, ma anzi afferma a gran voce: Ich finde ihn albern […]. Ja er macht sich allzu wichtig![…]. Er sprach beständig von sich selbst! Sein Geschäft ist rege, er liebt die Natur, er bevorzugt die und die 119 GkFA. Bd. 1.1, p.160. 120 GkFA Bd.1.1, p.106. 63 Namen, er heißt Bendix… was geht uns das an, möchte ich wissen… Er sagt alle nur, um sich herauszustreichen!... Er sagt dir, Mama und dir, Papa, nur, was ihr gern hört, um sich bei euch einzuschmeicheln!“121. Giustamente Müller nota come Grünlich sia tutt’altro che sciocco e vede il suo modo di rapportarsi ai genitori frutto di un calcolo che nasce dalla consapevolezza che solo attraverso loro può arrivare a Tony122. Per Tony si tratta dunque di un incontro occasionale, durato un paio di minuti, che verrà presto dimenticato da tutti. I genitori la pensano diversamente. E’ normale avere delle opinioni differenti, ma bisogna sottolineare l’impressione positiva che il commerciante giunto dal nulla, mai nominato prima dall’autore, suscita in casa Buddenbrook, perché da qui si può capire che i genitori hanno dei progetti precisi per la figlia. E come non chiedersi come faccia una persona mai vista prima, che si intromette, seppur con garbo, in un momento di intimità familiare, a ricevere la piena approvazione di un padre e una madre. Soprattutto di quest’ultima, che ne subisce il fascino e prova stupore nel venire a conosenza che il signor Grünlich può permettersi addirittura più stanze nel costoso albergo Stadt Hamburg. E’ dunque una questione legata alla figura del signor Grünlich o a quello che rappresenta, ossia l’essere un commerciante? Si può notare che tutti i successivi incontri tra Tony e Grünlich lasciano un’impressione negativa nella ragazza, che cerca in tutti i modi di mantenere le distanze. Opposte sono quindi le posizioni dei due. Alla gioia manifestata dal commerciante nell’imbattersi nella ragazza di ritorno da una passeggiata si contrappongono parole sprezzanti: „Das ist nicht gegenseitig!"123. E’ chiaro il tentativo di liberarsi a tutti i costi e una volta per tutte di lui, lanciando rossa d’orgoglio il messaggio in maniera inequivocabile. L’atteggiamento di Tony ci appare determinato: lei ha diciotto anni e mantiene il suo carattere ribelle, non si lascia intimidire dal signor Grünlich, uomo che ha superato la trentina e che dimostra la sua spavalderia con le sue maniere sdolcinate, ma galanti. Comportandosi in questo modo si sente importante e orgogliosa perché è lei a condurre il gioco. Ma il lettore sa che questa sua “vittoria” è destinata a durare ben poco, perché la freccia avvelenata che ha scoccato verso il signor Grünlich non l’ha affatto intimidito, 121 GkFA Bd.1.1, p.108. 122 Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, op. cit., p. 53, p. 44. 123 GkFA Bd.1.1, p. 109. 64 come dimostra la sua presenza al pranzo domenicale e il suo discorrere in tranquillità con i padroni di casa. Sebbene i pareri continuino a essere negativi, cresce in Tony la consapevolezza che difficilmente riuscirà a liberarsi della presenza del commerciante. Ecco allora che nel trovare il signor Grünlich intento a leggere alla madre qualche pagina del Waverley di Walter Scott non può che ripetersi il copione: con la risposta „nicht im Geringsten!”124 ribadisce il suo disinteresse per quanto sta leggendo e conseguentemente per lui. Come non ricordare il commento di Morten nel descriverla crudele. Riesce a trovare per il rappresentante solo parole dure, di cui va fiera, si pone in atteggiamento di sfida e quello che impressiona è il fatto che Tony, seppur giovane, è sempre una donna che si pone dinanzi a un uomo più grande in posizione di superiorità. Va sottolineato che alla disapprovazione crescente della ragazza si contrappone l’entusiamo dei genitori. La sorte di “tregua” tra i due in seguito al ritorno ad Amburgo del rappresentante viene però interrotta una mattina, quando Tony si ritrova ad affrontare con il padre e con la madre una chiacchierata che mai avrebbe pensato di dover affrontare, o almeno non in quel momento della sua vita, e la colazione si fa subito indigesta, un boccone amaro difficile da ingoiare. Quanto accade è uno degli episodi salienti per capire il rapporto tra i genitori e la figlia e in modo particolare l’atteggiamento verso il matrimonio presso le famiglie borghesi. Si tratta di una discussione di faccende serie, riguardo al futuro della ragazza, e anche Tony incuriosita ma spaventata lo ha intuito, dal momento che nutre dei sospetti attorno alla figura del commerciante di Amburgo. Spetta al padre allora affrontare l’argomento delicato racchiuso in una lettera, da parte ovviamente del signor Bendix Grünlich che gli comunica di provare una certa simpatia per Tony che lo spinge a chiedere formalmente la sua mano. Come non rimanere stupiti dalla nascita di questo sentimento che hanno visto solo i genitori e il signor Grünlich. Non di certo Tony! che dopo aver ascoltato in silenzio il padre nel sentire una tale proposta scoppia in lacrime esclamando: „Was will dieser Mensch von mir! Was habe ich ihm getan?”125. 124 GkFA Bd.1.1, p. 111. 125 GkFA Bd.1.1, p.112. E’ opportuno tenere in mente nel leggere l’incontro di Tony con Grünlich quanto scritto dalla sorella Julia Mann al fratello che ho già avuto modo di trattare. In questo caso si può vedere come lo scrittore segua di pari passo i fatti narrati dalla zia dal momento che anche la reazione di Elisabeth Mann alla proposta di matrimonio fu di identica incredulità. 65 La reazione della ragazza è più che comprensibile: ha visto quattro volte un signore più grande di lei, che tutto ad un tratto viene in casa sua per un incontro d’affari con il padre. Fin qua niente di strano. Cerchiamo dunque di dare una spiegazione a quanto accade. Il secondo incontro potrebbe essere una casualità dato che il signor Grünlich ha espressamente detto che si trova in città per lavoro e la Mengstraße è il fulcro della città. Forse allora Tony ha davvero una reazione eccessiva e inspiegabile, scagliandosi a priori contro di lui che dopotutto ha riservato per lei solo parole e gesti cortesi. Il terzo incontro avviene in casa Buddenbrook e rappresenta un incontro in un’atmosfera familiare e il fatto che sia presente il signor Grünlich comincia a farsi sospettoso. Questo allora ci fa pendere dalla parte di Tony anche in seguito al quarto incontro perché é alquanto strana la presenza in casa del rappresentante impegnato a leggere alla madre un romanzo. Una domanda che sorge spontanea è allora la complicità dei genitori nella faccenda. Avviene tutto per caso o per semplice cortesia verso un ospite che ha dimostrato la sua buona educazione più volte quando messo alla prova oppure in realtà i genitori sono ben consapevoli di quello che sta accadendo e cercano quindi di far nascere qualcosa tra i due? Il signor Grünlich ha davvero incontrato Tony e la sua famiglia in maniera disinteressata e nel conoscere la ragazza è stato piacevolmente sorpreso? Oppure questo incontro d’affari in realtà aveva altri scopi? Cerchiamo di capire quindi l’ottica della madre e del padre. Di fronte a una lettera in cui viene chiesta la mano della figlia in breve tempo un certo stupore dovrebbe essere normale. La madre interviene nella conversazione esprimendo il suo pensiero. Liebe Tony, […] wozu dies Echauffement! Du kannst sicher sein, nicht wahr, daß deine Eltern nur dein Bestes im Auge haben, und daß sie dir nicht raten können, die Lebensstellung auszuschlagen, die man dir anbietet. Siehst du, ich nehme an, daß du noch keine entscheiden Empfindungen für Herrn Grünlich hegst, aber das kommt, ich versichere dich, das kommt mit der Zeit... Einem so jungen Dinge, wie du, ist es niemals klar, was es eigentlich will... Im Kopfe sieht es so wirr aus wie im Herzen... Man muß dem Herzen Zeit lassen und den Kopf offen halten für die Zuspräche erfahrenerer Leute, die planvoll für unser Glück sorgen...126. La madre, inaspettatamente, suggerisce alla figlia di non preoccuparsi. In altre parole il sentimento può non esserci, ma questo non è importante, nascerà con il tempo. La colpa 126 GkFA Bd.1.1, p.112-113. 66 di tale smarrimento è dovuta alla giovane età, mentre i genitori che hanno esperienza sanno per certo quello che la ragazza deve fare. Il padre è dello stesso parere: Meine kleine Tony, […] was solltest du auch von ihm wissen? Du bist ein Kind, siehst du, du würdest nicht mehr von ihm wissen, wenn er nicht vier Wochen, sondern deren zweiundfünfzig hier verlebt hätte... Du bist ein kleines Mädchen, das noch keine Augen hat für die Welt, und das sich auf die Augen anderer Leute verlassen muß, die Gutes mit dir im Sinne haben...127. I gesti dei genitori verso la ragazza sono di affetto e di dolcezza, entrambi la accarezzano, ma sembrano voler rincarare con una dose dolce il boccone amaro che le stanno per infliggere. Tentano di giustificarsi per il loro comportamento poiché stanno facendo la scelta giusta, per lei sia chiaro, per lei che è ancora piccola, che è una bambina, che da sola non riuscirebbe a scegliere. Tony a loro avviso, non è bimba per sposarsi, il fatto che lei debba convolare a nozze è certo, ma è piccola nel mostrare esitazione a sposare il signor Grünlich. L’autore descrive Tony con tenerezza, e il lettore è spinto a provare affetto per lei e per lo stato in cui si trova: la piccola Tony, tremante, come un gattino, in lacrime, confusa, non capisce: Ich verstehe es nicht... ich verstehe es nicht... […]. Er kommt hierher... sagt allen etwas Angenehmes... reist wieder ab... und schreibt, daß er mich... ich verstehe es nicht... wie kommt er dazu... was habe ich ihm getan?!...128 Di fronte alle esitazioni della figlia, che a suo avviso sono sintomo della sua „kindliche Ratlosigkeit”129, il padre fa presente che non è sua intenzione forzarla a fare qualcosa che è contro la sua volontà anche perché è una faccenda seria. Ecco allora che riappare la figura di un padre premuroso che mette davanti a sé il bene della figlia e capisce la difficoltà e l’incertezza in cui viene a trovarsi. Si rinvia la decisione, che non viene scartata a priori, ma si cerca di temporeggiare, di chiedere tempo al pretendente, con la sperenza che la figlia si decida a non sprecare una tale occasione. 127 GkFA Bd.1.1, p.113. 128 GkFA Bd.1.1, p.113. 129 GkFA Bd. 1.1, p.113. 67 Dopo aver considerato la prospettiva dei genitori, di totale approvazione, prendiamo in esame quella di Tony. Senza ombra di dubbio la proposta di matrimonio da parte del signor Grünlich arriva inaspettata, ma la perplessità di Tony sulla decisione da prendere a tale riguardo è parziale e si dimostra dispiaciuta fino a un certo punto. Si deve infatti considerare bene il pretendente che potrebbe diventare il futuro marito. Per fare questo è opportuno scindere la figura di Bendix Grünlich in due: da un lato il Grünlich individuo, il Grünlich considerato nella sfera privata, ossia quella di un uomo di media statura, di trentadue anni; dall’altro la dimensione pubblica, il Grünlich rappresentante e commerciante di Amburgo, che ha viaggiato molto e che ha una posizione sociale vantaggiosa e di tutto rispetto nel mondo degli affari. Non resta quindi che decidere quali dei due aspetti tenere in considerazione, la sfera delle relazioni private o quella delle relazioni pubbliche, dal momento che é chiaro che Tony non provi nessuna propensione di affetto o di interesse per lui. Sarebbe sbagliato però pensare che Tony non si lasci condizionare dalla figura di Grünlich in quanto commerciante e non intuisca il significato di sposare un commerciante. Ha infatti una idea ben chiara di quello che sarà il suo futuro da moglie e sul matrimonio in generale. E’ necessario allora fare un salto indietro nel tempo e ricordare una conversazione di Tony con le amiche di collegio quando insieme fantasticano sul domani: Ich werde natürlich einen Kaufmann heiraten […]. Er muß recht viel Geld haben, damit wir uns vornehm einrichten können; das bin ich meiner Familie und der Firma schuldig130. Quel sogno ora è divenuto realtà e improvvisamente un uomo le fa la proposta di matrimonio, e per di più un commerciante, come richiesto dalla tradizione familiare. Tutto questo spiega come mai ora Tony si sia calmata. Ancora una volta appare nelle sue reazioni e nei suoi comportamenti contraddittoria. Un attimo prima si era lasciata sorprendere da un pianto commovente e tenero di una bambina che si trova con le spalle al muro costretta a prendere una scelta a senso unico. A poco a poco lo smarrimento si affievolisce perché ha capito che si trova in una situazione d’importanza dettata dalle parole che ha sempre sentito pronunciare verso eroine, verso le protagoniste dei romanzi 130 GkFA Bd.1.1, p.97. 68 che leggeva; ora è arrivato il suo turno, ora è lei l’eroina che deve esprimere il suo consenso e dare la sua mano, una prospettiva sicuramente allettante. Questo ci porta a considerare che la reazione turbata di Tony non dipende dal fatto che deve sposarsi con un commerciante. Il suo iniziale disgusto è dovuto da Grünlich in quanto uomo, per quei favoriti giallo oro, per il viso adornato da un porro vicino alla narice, per il suo aspetto fisico che non corrisponde certamente a quanto una giovane ragazza bella possa desiderare. Questo lo sa bene anche il padre. Ciò nonostante Tony non riesce a capire come mai Grünlich, che da lei ha ricevuto solo parole di derisione, possa ancora volerla, sintomo di mancanza di orgoglio, sentimento che anima ogni decisione e comportamento della signorina di casa Buddenbrook. Queste riflessioni la fanno rimanere ferma nella sua decisione di rifiuto e totale chiusura verso colui che si è insinuato in un battibaleno nella sua vita. Va sottolineato come la madre ribadisca che né lei né il marito l’hanno consigliata, ma sicuramente non possono sconsigliarla. Aber wir müssen dir zu bedenken geben, daß sich eine solche Gelegenheit, dein Glück zu machen, nicht alle Tage bietet, und daß diese Heirat genau das ist, was Pflicht und Bestimmung dir vorschreiben. Ja, mein Kind, auch das muß ich dir vorhalten. Der Weg, der sich dir heute eröffnet hat, ist der dir vorgeschriebene, das weißt du selbst recht wohl...131. Come non dare torto alla madre. Tony è consapevole dei doveri che la legano alla famiglia e alla ditta, doveri di cui però è orgogliosa. Già si è parlato del destino che aspettava ai figli delle famiglie borghesi: i figli maschi dovevano portare avanti la ditta di famiglia o gli affari avviati dai padri e dai nonni nel rispetto della tradizione, mentre le figlie dovevano accasarsi nel migliore dei modi; gli uni e gli altri per amore della famiglia e del suo nome. Uno degli episodi più significativi del rapporto conflittuale tra Tony e Grünlich è quello che avviene in casa Buddenbrook, dove i protagonisti sono uno di fronte all’altro: Tony da un lato con la sua ostinazione deve respingere una volta per tutte il pretendente e il signor Grünlich dall’altro con il suo modo di fare petulante deve riuscire nel difficile compito di convincere la ragazza a sposarlo. Si nota in questo frangente come Tony sia in difficoltà, tremante e impaurita, e abbia perso quella sicurezza che l’aveva contraddistinta 131 GkFA Bd.1.1, p.115. 69 finora nel rapportarsi con Grünlich. Ciò trova spiegazione nel fatto che finché lui non aveva avanzato la proposta era lei a gestire la situazione, a decidere come guardarlo, cosa dirgli, ora invece che lui ha dichiarato le sue intenzioni serie si sente in trappola. Questo suo stato d’animo porta il lettore a conoscere una Tony diversa da quella ragazza a volte ribelle e sfacciata cha fino a questo punto del romanzo ha conosciuto. Proprio lei che è abituata a prendersi beffa degli altri e che spensierata fantastica il suo futuro come moglie di un commerciante ora non riesce a trattenere le lacrime, incapace di affrontarlo a testa alta come di consueto. Ogni tentativo di fuga è reso impossibile dal commerciante, speranzoso di sentir proferire dalla ragazza quel sì che dalla lettera scritta dal padre era da intendere. E’ significativo notare che la lettera a cui Grünlich fa riferimento è quella inviata dal console Jean nel tentativo di rispondere in maniera cauta per guadagnare tempo; data la reazione avuta dal destinatario sorgono dei dubbi sul vero contenuto della lettera che al lettore non è dato a sapere. Questa è allora un’altra conferma del fatto che la ragazza ha ben poco potere decisionale nella faccenda. Secondo Kenneth B. Beaton l’atteggiamento assunto da Grünlich rivela il suo essere attore132 e ciò trova sicuramente conferma nel suo modo di comportarsi in maniera plateale. E’ soprattutto nel dichiarare il suo amore che mette in scena la sua abilità: fa appello alla compassione di Tony per il desiderio provato dal primo momento in cui l’ha vista nella sua cerchia familiare133, lancia promesse di una vita nel lusso e agiatezza ad Amburgo, arriva addirittura a inginocchiarsi di fronte a lei134. Tony ha dunque la possibilità di concludere un matrimonio con un commerciante. Per i genitori la sua risposta deve essere conforme ai doveri che le sono prescritti sin da piccola. Si è visto che questo è ciò che le figlie borghesi devono fare. Si vede invece che Tony, contrariamente a quanto le è richiesto, non dà il suo consenso: “Ihr Antrag ehrt mich […] aber ich kann ihn 132 Kenneth B. Beaton, Die Zeitgeschichte und ihre Integrierung im Roman, in Ken Moulden / Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks- Handbuch, op. cit. p.20, p. 193. 133 Quest’immagine mi rievoca la descrizione che nel Tristan Spinell fa della signora Klöterjahn intenta a lavorare l’uncinetto nel giardino di casa, dove la vede circondata da sei bambini e lei, l’eletta, come una regina porta una coroncina d’oro. 134 Anche in Tristan si ritrova una situazione analoga, in cui Spinell si inginocchia a terra davanti a Gabriele Eckhof: “Er stand auf und ging durch das Zimmer. An der Tür dort hinten machte er halt, wandte sich um und trat einen Augenblick unruhig von einem Fuß auf den anderen. Und dann begab es sich, daß er, fünfzehn oder zwanzig Schritte von ihr entfernt, auf seine Kniee sank, lautlos auf beide Kniee“. GkFA Bd. 2.1, p. 354-355. 70 nicht annehmen […]”135. Ovviamente Grünlich non vuole sentire il rifiuto e fa di tutto per farle cambiare idea. Si può notare come la situazione si sia ribaltata perché ora il commerciante è in una posizione superiore, imperioso, mentre Tony sempre più pallida non sa come comportarsi. Si sono ristabilite quindi le relazioni di potere tra la figura maschile e quella femminile. Da una posizione di netto rifiuto Tony arriva a provare pietà e commozione in seguito alla supplica di Grünlich di amarlo e di impedirgli di uccidersi per un amore non corrisposto. Con questo gesto il commerciante pare essere riuscito nel suo intento perché Tony si sente importante e non considera più assurdo il pensiero di sposarlo. Come c’è stato modo di ricordare nel capitolo precedente, la storia di Tony Buddenbrook presenta molti dettagli in comune con quelli della zia di Thomas Mann, ma alcuni episodi non rispecchiano la realtà dei fatti. Questi momenti di tensione tra i due personaggi ne sono un esempio, perché non c’è corrispondenza con quanto narrato da Julia Mann, o almeno Julia non ne riporta un racconto dettagliato. Va sicuramente riconosciuto a Thomas Mann l’abilità di aver rappresentato in maniera teatrale, a volte drammaticamente, il tentativo del commerciante di ottenere quel prezioso Ja. Se Grünlich incontra da un lato la resistenza e il rifiuto di Tony ha dall’altro la piena approvazione dei genitori della ragazza. Si è già capito, infatti, che il padre ha senza dubbio voluto quell’unione, e questo trova conferma nelle parole che dice alla moglie: Wenn ich mir denken könnte, daß Tony irgendeinen delikaten Beweggrund hat, sich für diese Verbindung nicht entschließen zu können! Aber sie ist ein Kind, Bethsy, sie ist vergnügungslustig, tanzt auf Bällen, läßt sich von den jungen Leuten becouren, und zwar mit Pläsier, denn sie weiß, daß sie hübsch und von Familie ist...[…]. Sagt sie ja, so wird sie ihren Platz gefunden haben, sie wird sich nett installieren können, wonach ihr der Sinn steht, und ihren Mann schon nach ein paar Tagen lieben... […]. Wenn sie warten will, bis jemand kommt, der eine Schönheit und außerdem eine gute Partie ist - nun, Gott befohlen! Tony Buddenbrook findet immer noch etwas. Indessen andererseits... es bleibt ein Risiko […]. Unsere Tochter ist heiratsfähig und in der Lage, eine Partie zu machen, die allen Leuten als vorteilhaft und rühmlich in die Augen springt -sie soll sie machen! Warten ist nicht ratsam, nicht ratsam, Bethsy!...136. 135 GkFA Bd.1.1, p. 119-120. 136 GkFA Bd.1.1, p. 122-123. 71 Erich Herd analizza il ruolo che hanno avuto i genitori nel progettare il matrimonio tra Grünlich e la figlia. Si sofferma soprattutto sul fatto che fin prima dell’arrivo improvviso del commerciante i genitori non si erano mai preoccupati di cercare un compagno per Tony, nonostante fosse in età da marito, pur avendo ampie conoscenze negli ambienti più in vista di Lubecca e Amburgo e tempo sufficiente per prendere in esame più proposte137. Ed effettivamente prima dell’arrivo di Grünlich non si fa mai accenno al problema della ricerca di uno sposo. Il fatto però che la mancata ricerca di un partner per la figlia giustifichi, secondo Herd, la velocità con cui vogliono ora accasarla al primo commerciante che chiede la sua mano e che sembra rispecchiare i valori della famiglia138 è discutibile. Il vero motivo che spinge i genitori verso il matrimonio della figlia con il commerciante di Amburgo è dettato dalla convinzione che una tale unione possa portare solamente vantaggi e dare impulso dunque agli affari della ditta negli ultimi tempi un po’ sottotono. La ditta necessita dunque di uno sposo che dimostri una vantaggiosa condizione economica proprio come Grünlich. Non è dunque una questione di senso di colpa per non aver mai pensato al futuro della figlia. Le parole che il console Buddenbrook affida alla moglie rivelano proprio la tipica mentalità borghese. Lui non sta spingendo Tony verso un matrimonio d’amore, ne è ben consapevole. Non ha neppure preso una decisione avventata come può essere la prima impressione, perchè prima di permettersi di consigliare e anzi spingere all’unione ha ben pensato di valutare la questione economicamente. Si è fatto mostrare i libri contabili, ha chiesto opinioni sul conto del futuro genero, sul suo patrimonio. Ecco quindi che famiglia e ditta si fondono e diventano tutt’uno, gli interessi della prima indirizzano le scelte della seconda. Lui è il padre, la mentalità concreta razionale. Non c’è spazio per bigliettini d’amore, come quelli che Tony era stata sorpresa a scambiarsi con un compagno di ginnasio del fratello. Questi atteggiamenti sarebbero quelli che spettano a un adolescente alle prese con le prime cotte, ma non ad Antonie Buddenbrook. A fare riflettere è però il fatto che tutti sembrano spinti da quest’ottica economica dal momento che non solo i familiari stretti, ma persino l’istitutrice e il pastore Kölling fanno di tutto per affrontare l’argomento con la ragazza, che sembra incarnare la vittima della situazione. E’ proprio con queste premesse che si inserisce il soggiorno voluto dal console 137 Eric Herd, Ehe und Familie, in Ken Moulden / Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks- Handbuch, op. cit. p. 20, pp. 221-222. 138 ibid., pp. 221-222. 72 Jean Buddenbrook per la figlia a Travemünde. Con questi sentimenti la ragazza è desiderosa di lasciarsi alle spalle una situazione di pressione che nelle ultime settimane l’ha posta al centro dei discorsi di tutta la famiglia e non solo. Come già anticipato, in vacanza Tony vuole trovare la libertà che a casa le è negata. E la trova, conoscendo Morten Schwarzkopf. E la perde, con il ritorno all’attacco del commerciante amburghese. Si è già parlato di una lettera che il signor Grünlich invia a Tony, dove allega un anellino, che la ragazza non tarda a descrivere come “niedriges Gold und ziehmlich schmal”139. Un tale commento da parte di una ragazza giovane può sembrare inizialmente sintomo di materialismo, perché piuttosto che guardare al valore affettivo e apprezzare il gesto del suo pretendente si sofferma sul valore economico del regalo. In realtà questa reazione va intesa come un ammonimento al padre, convinto che il signor Grünlich sia il candidato perfetto per diventare marito della figlia per la sua buona posizione sociale e per il suo importante giro d’affari, ma che dopotutto non si sia dimostrato di buon gusto nella scelta del gioiello. L’intereferenza del commerciante durante il soggiorno della ragazza non si ferma qui. Una volta avvisato dal console dell’inclinazione della figlia per un altro ragazzo si presenta a casa Schwarzkopf per avere chiarimenti. Il fatto che Grünlich sia convinto che l’interesse di Morten sia dovuto a un ambizioso progetto di ascesa sociale derivante da un’unione tra i due ragazzi sembra confermare che lui è veramente innamorato di Tony e che l’unico motivo per cui ha chiesto la sua mano è un sentimento autentico. Il fatto che però riparta senza voler vedere la sua amata deve far riflettere, dal momento che combatte per Tony come fosse un possesso. La distinzione operata in precedenza tra Grünlich individuo e Grünlich commerciante si può riproporre per Tony: Tony ragazza bella e spensierata da un lato e Tony figlia del console Buddenbrook dall’altro lato, ed è proprio questa seconda caratteristica a interessare il commerciante di Amburgo. Il ritorno a casa da Travemünde coincide per Tony con il momento della scelta. In verità la scelta più importante non è tanto quella di sposare il commerciante o meno. E’ quella di capire se voler far parte della famiglia Buddenbrook, accettandone privilegi e doveri, o se volere camminare da sola, in altre parole se fare una scelta per la famiglia o per sé. La decisione non tarda a presentarsi. Trascorre le più belle vacanze estive di sempre, che non vuole dimenticare, e dopo appena un giorno a casa prende la sua decisione. Cosa spinge dunque Tony a cambiare idea così rapidamente? Prende il libro della famiglia 139 GkFA Bd.1.1, p. 159. 73 Buddenbrook che il padre non ha riposto nella cartella come di consueto, lo sfoglia e si lascia incantare dalla storia della sua famiglia, di quella famiglia alla quale per un attimo ha pensato di voltare le spalle. Sebbene non sia la prima volta che ha accesso al quaderno, ora più che mai il contenuto di quelle pagine suscita in lei tanta impressione. L’importanza piena di rispetto con cui sono trattati anche i più modesti avvenimenti della storia della famiglia la esalta e si abbandona alla lettura con orgoglio, soffermandosi soprattutto sulla sua storia: la sua nascita, le malattie infantili, il primo giorno di scuola, la sua entrata nel collegio della signorina Weichbrodt, la cresima. Ecco che cresce in lei un profondo rispetto per sé stessa e si sente importante. E’ proprio in questo momento che matura la consapevolezza di ciò che deve fare, si sente chiamata in causa a contribuire alla storia della sua famiglia. E così giunge il momento che l’intera famiglia aspetta e che porrà fine alla situazione di disagio venutasi a creare nelle ultime settimane. A Tony non resta allora che tradurre in parole tutte le sensazioni provate in quell’istante: Tony blickte lange Zeit auf ihren Namen und auf den freien Raum dahinter. Und dann, plötzlich, mit einem Ruck, mit einem nervösen und eifrigen Mienenspiel – sie schluckte hinunter, und ihre Lippen bewegten sich einen Augenblick ganz schnell aneinander – ergriff sie die Feder, tauchte sie nicht, sondern stieß sie in das Tintenfaß und schrieb mit gekrümmtem Zeigefinger und tief auf die Schulter geneigtem, hitzigem Kopf, in ihrer ungelenken und schräg von links nach rechts emporfliegenden Schrift: „...Verlobte sich am 22. September 1845 mit Herrn Bendix Grünlich, Kaufmann zu Hamburg“140. Così dunque ha deciso, una decisione inaspettata per lei inizialmente, poi piano piano accettata e voluta. Voluta non per amore, ma per contribuire come i suoi predecessori a mantenere alto e vivo il nome della famiglia Buddenbrook, nome per il quale è disposta a sacrificare qualsiasi cosa anche la sua felicità, perché la felicità per lei non sta nel singolo ma nel gruppo, nella famiglia per antonomasia, dal momento che ricorda le parole del padre “come anelli di una catena”, parole che riecheggiano nella mente della ragazza più forti che mai. Come commenta Zeller, è chiaro che con questa decisione „[Tony] taucht in 140 GkFA Bd.1.1, p. 174. 74 den Familienmythos hinab und lässt alles, was an persönlichem Selbstbehauptungswillen spurenweise in ihr vorhanden war, hinter sich zurück“141. Per Hannelore Mundt nel rompere il fidanzamento con Morten per sposare Grünlich, Tony non si dimostra però una vittima passiva, perché rinuncia ai desideri emozionali e sessuali per mantenere il suo privilegiato stato sociale ed economico, perché sa che così può avere una casa bella e distinta come ha sempre dichiarato di volere142. Posizione diversa quella assunta da Luise Liefländer-Koistinen che ritiene invece che la scelta di Tony non sia dettata da motivi di natura economico e sociale, come finora si è sostenuto, ma di natura personale, dovuta cioè all’impressione che ha suscitato in lei il modo disperato in cui Grünlich ha chiesto la sua mano143. Certamente Tony è colpita dalla supplica di Grünlich e dal modo in cui le fa la proposta di matrimonio, ma risulta a mio avviso difficile credere che sia questo il vero motivo che spinge la ragazza ad accettare di sposarsi. I suoi atteggiamenti scontrosi e distaccati verso Grünlich parlano chiaro. Nella sua scelta è esclusa qualsiasi tipo di inclinazione verso il commerciante, né si accenna a desideri sessuali, ma entrano in gioco soprattutto il vantaggio in termini economici e di prestigio che un’unione con un commerciante può arrecare alla famiglia e alla ditta. E’ un dato di fatto che lei con questa scelta vuole collaborare alla storia dei Buddenbrook. Ora che Tony ha espresso la sua volontà di accettare la proposta di matrimono, resta da regolare l’aspetto economico, di cui non ha nulla da dire a riguardo, prima fra tutte la questione della dote. Leggendo i passi del romanzo che affrontano la faccenda si può capire il ruolo centrale che la dote assume nell’efficacia del legame matrimoniale. Essa non rientra nella sfera del gratuito, del dono, ma è il risultato di un contratto discusso fra i membri delle due famiglie coinvolte nella formazione del legame144. La questione è discussa dal console Buddenbrook e dal genero che si vede recapitare una quota di ottantamila marchi come dote, che il console è ben attento a non aumentare. 141 Michael Zeller, Die Darstellung der Generationsabfolge in Buddenbrooks, in: Väter und Söhne bei Thomas Mann: Der Generationsschritt als geschichtlicher Prozeß, Bonn, Bouvier 1974, pp. 100-173, p. 107. 142 143 Mundt, Female Identities and autobiographical impulses, op. cit. p. 62, p. 277. Luise Liefländer-Koistinen, Zu Thomas Mann „Buddenbrooks“. Einige Überlegungen zu Dartsellung und Funktion der Figur Tony Buddenbrook, Oulu Univ, Veröffentlichungen des Institus für Germanische Philologie 4, 1980, p.8. 144 Vincenzo D’Aurelio, Dote, matrimonio e famiglia. Approfondimenti a margine di una carta dotale uggianese di fine ’700″, Napoli, Autorinediti 2010, p.104. 75 Da ciò è facile dedurre che contrarre matrimonio era il risultato di un’attenta gestione economica della famiglia della sposa che mirava a controbilanciare l’esigenza di trovare un coniuge in una favorevole situazione finanziaria con la necessità di non mettere in pericolo però la stessa consistenza del patrimonio familiare145. Così avviene anche per le figlie della famiglia Hagenström, rivale negli affari. L’aspetto del matrimonio che più interessa a Tony, invece, è quello legato al corredo, che deve essere distinto. Ma questo proprio perché l’amore non c’era e non poteva esserci. La frivolezza e la sua esagerazione sono quindi scudo, sono protesta contro la violenza. Si passa ora ad osservare che cambiamento comporta il nuovo status di fidanzata nella vita di Tony. Apparentemente tutto sembra tornato come prima, se non meglio di prima, perché non viene costretta a cambiare le sue abitudini di vita, frequentando i balli che le piacciono tanto e frequentando le persone che aveva snobbato quando era in compagnia di Morten. Nemmeno il rapporto di coppia con il fidanzato porta cambiamenti. La scarsa dimostrazione di affetto del commerciante, ora che la ragazza ha dato il suo consenso, è inspiegabile se si ripensa alla disperazione mostrata quando lei lo rifiutava; Grünlich si limita a guardarla con un’aria serena da padrone. Persino il fidanzamento viene suggellato da un bacio discreto, sulla fronte in presenza dei genitori. Si tratta proprio di un affare, di questioni pratiche da sbrigare in fretta, come la scelta dell’alloggio, senza soddisfare per lo più i desideri della futura sposa, fino ad arrivare alle nozze, celebrate al principio del 1846 secondo l’ordine e l’uso. Dopo il sì pronunciato dagli sposi e il banchetto la coppia parte per Amburgo146: la piccola Tony diventata ufficialmente Madame Grünlich, deve lasciare la sua casa e la sua famiglia per cominciare una nuova vita. Significative sono le sue parole di commiato nel rivelare il motivo che l’ha spinta ad accettare la proposta di matrimonio del rappresentante e le rivolge proprio a colui che tanto si era prodigato perché l’affare si concludesse nei migliori dei modi: „Adieu, Papa… Mein guter Papa! […] Bist du zufrieden mit mir?”147. La domanda che rivolge al padre rappresenta ancora 145 ibid., p. 133. 146 Nel romanzo viene narrata la tradizionale rottura delle pignatte alla vigilia del matrimonio da parte del console Peter Döhlmann, che rompe sul selciato del grande androne i vasi che si era procurato. Si tratta della tradizionale Polterabend, il rito tedesco per cui, la notte prima del matrimonio, i futuri sposi devono tentare di ripulire entro la mezzanotte, il disordine creato dagli amici e invitati che hanno il compito di riempire lo spazio davanti la loro casa di cocci e ceramiche rotte, segno di porta fortuna per la nuova coppia. 147 GkFA Bd.1.1, p. 180. 76 una volta un atto di fede che la ragazza compie nei confronti della famiglia e dei valori in essa radicati. Si è visto quindi che anche per Tony, come avviene nelle famiglie borghesi del diciannovesimo secolo, la scelta del partner è una questione che riguarda l’intera famiglia e non il singolo. Ciò si può notare anche dalla risposta che il padre dà alla moglie quando gli chiede se la figlia potrà trovare la felicità con il signor Grünlich: „Ach, Bethsy, sie ist zufrieden mit sich selbst; das ist das solideste Glück, das wir auf Erden erlangen können”148. La figlia non prova nessun rancore per colui che l’ha costretta a rinunciare a Morten, né la ragazza ha dei ripensamenti quando sta per pronunciare il suo sì, né Morten compare d’improvviso per ricordarle la loro promessa, il loro bacio. Così può partire sicura di aver fatto la scelta giusta e di non aver deluso il padre e comincia la sua vita da moglie. E’ chiaro che da questo momento in poi lei vive per la famiglia e per la ditta. Il matrimonio tra i due sembra essere un’unione felice vista la nascita della bambina chiamata per volere di Grünlich Erika e non Meta come era desiderio della madre. Thomas Mann non spiega il motivo per cui Tony desiderasse chiamare la figlia Meta, ma il lettore può ricordare che Meta è il nome della signora Schwarzkopf di cui Tony conserva un bel ricordo. Sembra quasi un voler tornare indietro con il tempo e con la memoria. Invece, ancora una volta, questo tentativo viene stroncato sul nascere. L’etica di casa Buddenbrook e quella che anima il romanzo in generale parla chiaro: non c’è spazio per la memoria, o almeno per la memoria che distolga dalla via tracciata per ciascun membro della famiglia. Nonostante la nascita della figlia, il matrimonio concluso secondo la tradizione è destinato a naufragare. E’ una violenta lite tra i due coniugi a segnare l’ “inizio della fine”. Tony accusa il marito di non amarla più come una volta e di non dare retta ai suoi desideri; il marito replica: „Du ruinierst mich mit deiner Trägheit, deiner Sucht nach Bedienung und Aufwand...”149. L’episodio appena descritto, al di là del litigio tra marito e moglie, è fondamentale per capire la figura di Tony, che non viene presentata da un altro personaggio del romanzo, ma è lei stessa a dipingersi e a descriversi; è una sorte di confessione che lei fa sulla sua natura. Confessa la sua inclinazione al lusso, dovuta al tenore di vita soprattutto dei nonni materni Kröger, si descrive come sventata, collerica, vendicativa. E’ fermamente convinta che ogni caratteristica, di qualsiasi natura, sia 148 GkFA Bd.1.1, p. 180. 149 GkFA Bd.1.1, p. 218. 77 un’eredità, una tradizione di famiglia e perciò una cosa degna, per la quale si deve in ogni caso nutrire rispetto150. Il suo camminare con inconfondibile dignità, premendo il mento sul petto e osservando tutto e tutti dall’alto in basso, è un chiaro segno di come lei abbia conservato intatta la coscienza di sé; a tal proposito Mann sottolinea come „[…] der naive und unwissende Ausdruck ihres Mundes verriet, daß diese ganze Würde etwas unendlich Kindliches, Harmloses und Spielerisches war”151. Un ruolo decisivo per il proseguio della relazione è svolto dal console Jean. Erich Heller nel suo libro Thomas Mann, the ironic German individua tre dramatis personae nella scena tra Tony e il padre Johann (Jean) Buddenbrook e rispettivamente: Tony, la volontà di Johann Buddenbrook e l’idea morale di Johann Buddenbrook152. Dopo aver confessato al padre le maniere poco dolci del marito il signor Buddenbrook interroga i sentimenti della figlia: »Höre, mein liebes Kind […]. Ich muß dich nun etwas fragen, etwas Ernstes! Sage mir einmal … du liebst doch deinen Mann von ganzem Herzen?« »Gewiß, Papa«, sagte Tony mit einem so kindisch heuchlerischen Gesicht, wie sie es ehemals zustande gebracht, wenn man sie gefragt hatte: Du wirst nun doch niemals wieder die Puppenliese ärgern, Tony?… Der Konsul schwieg einen Augenblick. »Du liebst ihn doch so«, fragte er dann, »daß du nicht ohne ihn leben könntest … unter keinen Umständen, wie? auch wenn durch Gottes Willen seine Lage sich ändern sollte, wenn er in Verhältnisse versetzt werden würde, die es ihm nicht mehr erlaubten, dich fernerhin mit allen diesen Dingen zu umgeben…?« Und seine Hand beschrieb eine flüchtige Bewegung über die Möbel und Portieren des Zimmers hin, über die vergoldete Stutzuhr auf der Spiegeletagere und endlich über ihr Kleid hinunter. »Gewiß, Papa«, wiederholte Tony in dem tröstenden Ton, den sie beinahe immer 153 annahm, wenn jemand ernst zu ihr sprach 150 GkFA Bd.1.1, p. 222. 151 GkFA Bd.1.1, p. 223. 152 Erich Heller, Thomas Mann: The ironic German, Cambridge, Cambridge University Press 1981, p. 43. 153 . GkFA Bd.1.1, p. 231-232. 78 Tony conferma quindi il suo amore verso il marito. Il console però vuole capire le reali inclinazioni di Tony. E’ stato chiamato infatti dal genero per aiutarlo, dal momento che si trova in una situazione difficile per gli affari e ha contratto numerosi debiti. La sua volontà è quella di non versare alcuna somma, però non può non ricordare che il primo a consigliare alla figlia quel matrimonio, il vero artefice in altre parole dell’unione tra Tony e Grünlich, è stato proprio lui. Sente addosso tutta la responsabiltà di quanto accaduto e nutre dei sensi di colpa verso colei che è rimasta pur sempre una bambina. Quindi per rimediare alla sua colpa deve lasciare almeno questa volta la decisione nelle sue mani. Quello che fa riflettere è che il padre stesso sa che la figlia ha accettato quel matrimonio non per amore; pensa comunque che i quattro anni trascorsi insieme, l’arrivo della figlia e l’abitudine, abbiano mutato molte cose, in altre parole che quell’unione proferita ingenuamente si basi ora su un sentimento almeno d’affetto. Il console è fedele ai precetti cristiani e sa benissimo che il dovere cristiano e la dignità di moglie esigono che Tony segua incondizionatamente il suo sposo anche nella cattiva sorte. Ora però questo suo attaccamento ai valori che ha sempre osannato, nel momento in cui si tratta di toccare il patrimonio della famiglia, cominciano a vacillare, sintomo ancora una volta della priorità su tutto della mentalità commerciale. Insomma, il risultato delle sue meditazioni è il desiderio di riprendersi in casa la figlia con la bambina, e di lasciare che il signor Grünlich vada per la sua strada. Ancora una volta, allora, spinge la figlia a confessarsi dinanzi a lui, ancora una volta vuole portarla dalla sua parte, farle strappare quelle parole che confermano quanto deciso. Questa volta però la costanza del padre corrisponde alla verità della figlia. Il console infatti spiega alla figlia che il marito è costretto a sospendere i pagamenti, che non può più restare in affari. A questo punto Tony ha chiara la visione da pronunciare a malapena la parola fallimento, una parola che sin da piccola l’ha spaventata: „das war etwas Gräßlicheres als der Tod, das war Tumult, Zusammenbruch, Ruin, Schmach, Schande, Verzweiflung und Elend...”154. E’ talmente colpita, distrutta da quella parola fatale che non le viene in mente che il padre possa aiutare il marito. Tre volte il console chiede alla figlia la sua intenzione e tre volte lei conferma, seppur singhiozzante, di voler seguire il marito poiché lo considera un suo dovere. Il padre le confessa però che in realtà lui non la costringerebbe; nel caso in cui la figlia volesse rimanere unita al marito si dimostra disposto a intervenire per sottrarla dai disagi e dalle pene derivanti dalla disgrazia del marito e dalla conseguente dissoluzione della ditta e 154 GkFA Bd.1.1, p.234. 79 della casa. Lei vuole sapere se Grünlich è colpevole, domanda alla quale il padre non ha abbastanza elementi per rispondere con sicurezza poiché deve ancora incontrarsi con il genero, anche se dimostra un forte sospetto della sua colpevolezza. E’ in questo istante allora che Tony può parlare liberamente, può liberarsi di tutto quello che ha tenuto per sé, del suo segreto che infatti non ha mai rivelato a nessuno; non c’è un momento in cui incontra le amiche, non viene descritto una comunicazione via lettera se non con la madre, alla quale non poteva certo esprimere i suoi veri sentimenti provati verso il marito. Si lascia scappare infatti: „Ach, Papa […], wäre es damals nicht besser gewesen...“155. Il console sa cosa intende la figlia, che non prosegue con la sua considerazione, e deve confessare a sé stesso e a lei: Ich glaube deine Gedanken zu erraten, liebe Tony, […], und auch ich meinerseits, ich zögere nicht, dir zu bekennen, dass ich den Schritt, der mir vor vier Jahren als klug und heilsam erschien, in dieser Stunde bereue... aufrichtig bereue. Ich glaube, vor Gott nicht schuldig zu sein. Ich glaube, meine Pflicht getan zu haben, indem ich mich bemühte, dir eine deiner Herkunft angemessene Existenz zu schaffen... Der Himmel hat es anders gewollt...[…]156. Come in occasione della rinuncia a Morten Tony però non accusa il padre per quello che l’ha “costretta” a fare, ma anzi lo bacia e ha premura per lui. Così tra le lacrime gli rivela come stanno le cose, una confessione che non lascia stupiti dal momento che sono ben note le circostanze in cui questa unione era nata: Ach... was fragst du, Papa!... Ich habe ihn niemals geliebt... er war mir immer widerlich... weißt du das denn nicht...? […]. Vier Jahre... ha! manchmal hat er abends bei mir gesessen und die Zeitung gelesen in diesen vier Jahren... ! […]. Ich habe Erika sehr lieb... obgleich Grünlich behauptet, ich sei nicht kinderlieb... Ich würde mich nie von ihr trennen, das sage ich dir... aber Grünlich - nein!... Grünlich nein!... Nun macht er auch noch Bankerott!... Ach Papa, wenn du mich und Erika nach Hause nehmen willst... mit Freuden! Nun weißt du es!157. 155 GkFA Bd.1.1, p.236. 156 GkFA Bd.1.1, p. 236-237. 157 GkFA Bd.1.1, p. 237-238. 80 Nonostante ci sia la possibilità di intervento quindi il padre è soddisfatto della scelta di Tony. Come sottolineato da Heller, l’espressione del padre parla chiaro: i suoi occhi tristi e sconvolti per la notizia riflettono la sua idea morale, mentre il modo in cui stringe le labbra esprimono la soddisfazione per avere la figlia dalla sua parte158. Siamo sicuri che questo è ciò che lei vuole, ma non si può non riconoscere ancora una volta come il padre presenti le cose portando la figlia a riflettere sugli aspetti che vuole lui. Tony sembra incapace di pensare con la propria testa, di agire da sola, sebbene non sia più un’oca e abbia conosciuto la vita. Un divorzio, pur essendo in qualche modo una pubblica dichiarazione di fallimento, è pur tuttavia preferibile all’indebolimento dell’azienda difficile da sopportare per tappare i buchi finanziari di un genero che ha agito per mezzo di imbrogli. Ha trovato dunque il tasto caro a Tony. Come quattro anni prima aveva deciso di sposare il signor Grünlich per la ditta ora si erge in piedi come un’eroina a dichiarare: „Das thust du nicht, Papa! […]. Willst auch du noch Bankerott machen? Genug! Niemals!159”. Va però notato che la questione è stata risolta ancor prima che il commerciante possa spiegare al console la sua situazione, ossia il suo deficit di centoventimila marchi e soprattutto che le informazioni prese ad Amburgo sul suo conto si basavano su falsità pensate appositamente per architettare il matrimonio che avrebbe messo al sicuro tutti. Ecco spiegato il motivo per cui lui non voleva che Tony frequentasse la società. In verità, Herd ritiene che il console abbia preso informazioni sul conto di Grünlich in maniera superficiale, perché non sembra dare peso al fatto che i Duchamps non conoscano la situazione del rappresentante, ma al fatto che vive in maniera distinta, frequentando la migliore società160. Tuttavia, estende la colpa anche alla moglie del console, che assieme al marito non è stata in grado di distinguere un truffatore da un figlio di buona famiglia e non ha dato minimamente retta ai giudizi negativi dei figli161. Come giustamente ribadisce Müller, l’errore di giudizio commesso dal console, abituato per professione a essere in contatto quotidianamente con persone diverse e sconosciute, si lascia ricondurre alla sua eccessiva attenzione alle maniere e all’aspetto esteriore162. 158 Heller, Thomas Mann: The ironic German, op. cit., p. 78, p. 44. 159 GkFA Bd. 1.1, p.239. 160 Herd, Ehe und Familie, op. cit., p. 20, p. 222-223. 161 GkFA Bd.1.1, p. 222. 162 Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, op. cit., p. 53, p. 28. 81 Inutili sono i tentativi di Grünlich di appellarsi alla moglie. Ancora una volta qualcuno le dice che ha un cuore insensibile, come ha fatto Morten prima di dichiararsi, ancora una volta l’uomo si inginocchia dinanzi a lei come la volta precedente nella stanza dei paesaggi. E Tony come reagisce di fronte a questo scenario? Piange e viene travolta dalle parole sprezzanti e piene di rancore che un marito, esasperato per la fine dei suoi progetti, non risparmia alla madre di sua figlia: Geh‘ nur! Meinst du, daß ich dir nachheule, du Gans? Ach nein, Sie irren sich, meine Teuerste! Ich habe dich nur deines Geldes wegen geheiratet, aber da es noch lange nicht genug war, so mach nur, daß du wieder nach Hause kommst! Ich bin deiner überdrüssig... überdrüssig... überdrüssig163. Queste parole segnano la fine del matrimonio di Tony Buddenbrook con il signor Bendix Grünlich e fanno emergere la vera natura del commerciante, tutt’altro che di buoni principi come si era presentato inizialmente. A tale riguardo Keller ritiene che la storia di Grünlich sia come quella dei Buddenbrook: una storia di smascheramento e di fallimento164. Nell’analizzare i modi teatrali di Grünlich, Müller vede una flessibilità nella scelta dei mezzi per raggiungere i suoi obiettivi: il commerciante si dimostra animato da principi cristiani nei confronti dei genitori di Tony, innamorato convinto e disposto a tutto verso di lei, un signore benestante con l’aria da padrone verso Morten e suo padre, supplicante amico nei confronti del banchiere Kesselmeyer e alla fine verso il padre di Tony come un peccatore contrito165. Le cattive intenzioni di Grünlich si possono già intuire, secondo Hermann Kurzke e Karsten Stefan Lorek, dai movimenti involontari del suo corpo: So pfelgt der Heiratsschwindler Bendix Grünlich “hä-ä-hm” zu sagen, und zwar nicht nur, um seine Stimme zu reinigen, sondern immer dann, wenn er verlogene Konversation betreibt und leere Schmeicheleien äußert166. 163 GkFA Bd. 1.1, p.252. 164 Keller, Die Figuren Im Verfall, in Ken Moulden/ Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks- Handbuch, op. cit. p.20, p. 193. 165 Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, op. cit., p. 53, p. 45. 166 Kurzke/ Lorek, Thomas Mann: Epoche- Werk- Wirkung, op. cit., p.59, p. 69. 82 Ciò che rimane di questo matrimonio è la certezza che dal giorno in cui la ragazza ha annotato il suo consenso nel libro di famiglia fino al giorno in cui si è smascherato il piano di Grünlich è rimasto un matrimonio di interesse dove non c’è nemmeno un barlume di amore, un puro affare economico da parte di entrambe le parti, in cui in mezzo c’è una ragazza diciottenne con la voglia di vivere e con la sua spensieratezza. Si apre un’altra riflessione che non può passare in secondo piano. Finora nell’affronatre la decisione del matrimonio si è data la “colpa” al padre e più in generale alla condizione delle figlie borghesi vittime della mentalità patriarcale dell’epoca. Ma per Tony il discorso è un po’ diverso. Come non chiedersi che ruolo abbia la sua passività riguardo a fatti che la interessano in prima persona? Tony fino a che punto è vittima della volontà del padre? Il lettore ha visto il suo attaccamento a Morten e la loro voglia di libertà, ma fino a che punto Tony è stata pronta a spingersi in nome della libertà? Non è durata nemmeno un’istante la promessa scambiata dai due ragazzi e lei non ha provato nemmeno a parlare apertamente al padre e alla madre dopo la vacanza di Travemünde. Anzi, è entrata a pieno nella sua parte, lei stessa è la prima a voler contribuire al prestigio della famiglia che in quanto donna le prescrive un matrimonio con un commerciante. Da moglie di un commerciante si ritrova però donna divorziata costretta a vivere ritirata e a rinunciare alla vita di società in città, poiché la sua posizione di signora separata esige, per i primi tempi, il massimo riserbo. Si nota che Tony si adatta a questa situazione, cominciando a recitare la parte della donna su cui, senza colpa, si è abbattuta la sventura. Intrattiene i familiari con lunghe considerazioni sul suo matrimonio, sul signor Grünlich e sulla vita e sul destino in genere. Si tratta di una peculiarità di Tony, che come si avrà modo di vedere nel proseguio dell’elaborato, riesce ad adattarsi ad ogni condizione con abilità, disinvoltura e curiosità. Recita allora la parte della vittima che subisce le sventure che le sono capitate, sapendo di essere l’eroina che sacrifica la sua felicità per il bene della ditta. Così al fallimento annunciato della ditta «B. Grünlich» segue l’avvio del processo per il divorzio per “incapacità del marito a mantenere la sua famiglia” a cui Tony reagisce con un senso di orgoglio, perché si sente importante e al centro dell’attenzione. E’ proprio lei infatti a scrivere sotto le righe che quattro anni prima aveva tracciato di fianco al suo nome: “Diese Ehe ward Anno 1850 im Februar rechtskräftig wieder aufgelöst”167. Per sua mano è cominciato il matrimonio e a distanza di quattro anni è lei a deciderne la fine. 167 GkFA Bd.1.1, p. 256. 83 In verità, sarebbe errato pensare che quanto accaduto non abbia per lei un sapore amaro; tutt’altro, è dispiaciuta per quello che ha fatto decidendo di sciogliere il matrimonio, non tanto per il marito verso il quale ha più volte ormai manifestato il suo disinteresse, ma in quanto Tony Buddenbrook. Ed è scossa da questa sua “sconfitta” familiare, più che personale, che dirà al padre: Vater […], ich weiß wohl, daß dies Ereignis einen Flecken in unserer Familiengeschichte bildet. Ja, ich habe schon viel darüber nachgedacht. Es ist genau, als wäre hier ein Tintenklecks in diesem Buche. Aber sei ruhig... es ist meine Sache, ihn wieder fortzuradieren! Ich bin noch jung... findest du nicht, daß ich noch ziemlich hübsch bin? […] Nun, man kann unmöglich sein Lebtag eine solche Gans bleiben, wie ich vor vier Jahren war... das Leben nimmt einen natürlich mit... Kurz, nein, ich werde mich wieder verheiraten! Du sollst sehen, alles wird durch eine neue, vorteilhafte Partie wieder gutgemacht werden! Meinst du nicht?168. La sua ultima affermazione lascia turbati. Tony ha capito che la strada del matrimonio d’interesse non è quella giusta, e dopo il primo sbaglio dimostra la volontà di trovare un altro marito che però deve garantire una solida situazione economica. Ci risiamo, dunque. Che ne è stata di quella ragazza che scrive al padre che la ricchezza non rende felici? E’ proprio sulla scia di queste considerazioni che ritenere Tony Buddenbrook una vittima sacrificata dalla famiglia in nome del patrimonio e di altri scopi puramente pratici non sarebbe del tutto esatto. Va dicendo di aver conosciuto la vita molto bene, ma forse non può sapere quello che la nuova situazione da divorziata con a carico una figlia comporta. Proprio perché il benessere del gruppo viene preferito a quello del singolo, il divorzio è un primo evidente segno di disordine in una famiglia di convinta tradizione protestante, dove il matrimonio è sempre stato concepito come vincolo indissolubile e unione atta a favorire l’interesse economico della famiglia. 168 GkFA Bd.1.1, p.256. 84 5. „…daß die Scharte von damals durch eine zweite Ehe so ungefähr wieder ausgewetzt wird”169: la relazione tra Tony Buddenbrook e Alois Permaneder Tony Buddenbrook decide di ricominciare a vivere la sua vita, nonostante il fallimento doloroso del primo matrimonio, e lo fa scegliendo di concedersi del tempo per sé stessa, attraverso l’esperienza del viaggio170, che comporta una momentanea lontananza dalla casa paterna e dai familiari e la ricerca di risposte e di significati. Quella del viaggio è un’esperienza personale in cui non c’è spazio nemmeno per la figlia Erika che viene messa in collegio. Anche il soggiorno a Travemünde rientra in quest’ottica sebbene non sia una scelta di Tony, ma del padre preoccupato per le sorti della figlia. Durante il viaggio solitamente ogni avvenimento anche piccolo si riveste di importanza, perché si trasforma in esperienza. Fuori dal proprio ambiente, distaccato dal proprio terreno, il viaggiatore si trova in una particolare situazione interiore: è disposto ad accogliere, a ricevere informazioni, a lasciarsi trasportare senza freno da situazioni sempre nuove. Ed è proprio quello che accade a Tony, desiderosa di nuovi stimoli, che si vede rifiutare la candidatura come dama di compagnia a Liverpool perché la sua bellezza potrebbe creare problemi per la presenza di un ragazzo in casa. Una riflessione sorge sulla destinazione della vacanza di quattro-cinque settimane che intraprende nel marzo del 1857, dettata dalla volontà di far visita all’amica Eva Ewers che da tempo l’attende: Monaco. La scelta della città che apparteneva all’epoca allo Stato della Baviera non è certamente casuale. Thomas Mann colloca Tony a Monaco, non solo perché si tratta di una città agli antipodi rispetto alla discreta e silenziosa Lubecca, ma anche perché l’autore la conosce assai bene: pur essendo nativo della Germania settentrionale, concluso gli studi presso il Katharineum raggiunge la madre a Monaco nel 1894, città in cui trascorre circa quarant’anni della sua vita e luogo fondamentale per la sua formazione di futuro scrittore, perché all’università ha modo di approfondire il pensiero dei due filosofi che segnano in maniera definitiva la sua poetica: Arthur Schopenhauer e Friedrich Wilhelm Nietzsche. A Monaco trova anche colei che diventerà sua moglie nel 1905, Katia Pringsheim, figlia di bavaresi molto abbienti. Lo stesso 169 GkFA Bd 1.1, p. 374. 170 La parola viaggio deriva dal provenzale viatge, che a sua volta proviene dal latino viaticum, un derivato di via. Viaticum in latino era la provvista necessaria per mettersi in viaggio e passò più tardi a significare il viaggio stesso. 85 entusiasmo che colpisce Tony per la città si può rivedere nell’esultanza con cui lo scrittore immortalò il capoluogo bavarese in apertura dello scritto Gladius Dei del 1902: München leuchtete. Über den festlichen Plätzen und weißen Säulentempeln, den antikisierenden Monumenten und Barockkirchen, den springenden Brunnen, Palästen und Gartenanlagen der Residenz spannte sich strahlend ein Himmel von blauer Seide, und ihre breiten und lichten, umgrünten und wohlberechneten Perspektiven lagen in dem Sonnendunst eines ersten, schönen Junitages171. Il viaggio non porta solo piaceri, ma anche delle difficoltà proprio perché ci si apre al nuovo, al diverso, implicando spirito di adattamento, cosa che Tony in più occasioni lontana da casa e dal suo habitat sembra non avere, fatta eccezione per Travemünde, dove nonostante le modeste condizioni in cui vive sembra essere felice. Così lei, che rappresenta il viaggiatore della Germania settentrionale che viene a contatto con la realtà della Germania meridionale, non esita a cogliere tali difficoltà, lamentandosene, presentando la situazione dalla sua prospettiva, che è quella che conta. Non è lei a doversi adattare nel momento in cui sceglie di andare in un paese straniero, ma sono gli altri a essere strani, a non saper parlare, a non farsi capire, a essere distanti anni luce dai precetti di casa Buddenbrook. Monaco è bella, ma non può non passare inosservato il fatto che lì i cittadini siano cattolici, che utilizzino una moneta diversa da quella della sua terra, che la parlata sia differente e quindi Tony non riesce sempre a capire la gente del popolo e la servitù. L’entusiasmo iniziale per la nuova città si trasformerà in seguito in una difficoltà di “acclimatarsi” all’ambiente zotico e ignorante che la circonda, e il ritratto di Monaco e dei suoi abitanti sarà stravolto. E’ proprio in questo scenario, tra queste persone dalla parlata incomprensibile, che Tony fa conoscenza di un commerciante di luppolo che attira la sua simpatia e chiede informazioni sulla sua famiglia e sulla ditta, di cui conosce molto bene la fama. Figuriamoci l’esaltazione di Tony di fronte a questo signore: decide di fare un viaggio a Monaco che rappresentava all’epoca una meta lontana, per di più per una donna che viaggiava da sola, e scopre che il nome di famiglia con la tradizione commerciale ha varcato le soglie della città natale spingendosi addirittura a Monaco. Questo viaggio cambia la sua vita, sia perché le risolleva lo spirito regalandole momenti di buon umore, 171 GkFA Bd. 2.1, p. 222. 86 sia perché apre dei nuovi sviluppi per la sua situazione sentimentale. Una volta tornata a casa, vive le sue giornate nell’attesa di qualcuno e il lettore viene presto a capire che quel qualcuno è l’amico conosciuto a Monaco. L’atteggiamento di Tony, che ha raggiunto la soglia dei trent’anni, appare ancora una volta di difficile comprensione. Ha trascorso certamente delle belle settimane a Monaco, ma non si capisce come mai passi le giornate ad aspettare che qualcuno suoni alla porta. E’ forse innamorata di Alois Permaneder e lo scrittore si è dimenticato di avvisare il lettore? E’ già stata notata l’assenza di passione negli amori di casa Buddenbrook, ma questa improvvisa infatuazione di Tony sembra inspiegabile. Ancora una volta, allora, ci si mette comodi per assistere all’incontro tra un signore, dato che il commerciante è sulla quarantina, e la famiglia di Tony. Questa volta il colloquio assume una piega ironica e divertita proprio perché l’autore gioca sulla difficoltà linguistica e sulla diversità dei modi, a volte sfacciati, del commerciante di luppolo, che si presenta con un biglietto da visita dove cancella il nome del socio lasciando solo la scritta «Comp.», e la madre di Tony, che fa gli onori di casa. Come osservato da Nacim Ghambari nello studio Das Haus: eine deutsche Literaturgeschichte 1850-1890 entrambi i signori, Bendix e Alois, fanno il loro ingresso in casa Buddenbrook volontariamente, senza cioè essere interpellati né scelti dalla casa, ma vengono loro stessi a bussare alla porta e ad inserirsi in maniera improvvisa nella quotidianità della famiglia172. Il dialetto bavarese di alcuni passi del romanzo esprime la distanza del personaggio dalla società borghese di Lubecca. In aggiunta, contribuisce a porre in risalto certi tratti del suo carattere. Rimane il fatto che certe espressioni dialettali usate dal signor Permaneder e certe imprecazioni siano di difficile traduzione, perché la traduzione di un dialetto di una lingua in un dialetto di un’altra non risolve il problema della rappresentazione di elementi tipici culturali che il lettore non tedesco, in questo caso, non può percepire. A questo proposito la traduttrice Julika Brandestini ha trattato ampiamente la complessità della traduzione dal tedesco all’italiano del romanzo I Buddenbrook soffermandosi sulla 172 Nacim Ghambari, Das Haus: eine deutsche Literaturgeschichte, 1850-1929, Berlin, De Gruyter 2011, p. 50. 87 resa dei passaggi dialettali173. Brandestini osserva che in un caso il traduttore ha scelto di rendere la parlata di Permaneder ricorrendo al dialetto lombardo, ossia a un italiano dell’uso medio che esprime la distanza linguistica e mentale del personaggio dalla società di Lubecca, ma oscura alcuni tratti della sua personalità, non percepiti come tipicamente settentrionali. Un’altra soluzione avanzata da tre traduttori è quella di prediligere un misto di italiano regionale e popolare, che dimuinisce la percezione di distanza tra il personaggio e i lubecchesi e il connotato settentrionale del personaggio. In entrambi i casi, però, non si può arrivare a una perfetta corrispondenza tra le due lingue. Questa parentesi sul mondo della traduzione e sulle difficoltà insite in esso è fondamentale per capire come il personaggio in questione stoni con il mondo distinto di Tony, e lo stesso autore lo accentua più volte nel corso della narrazione. Cosa ha spinto dunque Alois Permaneder a intraprendere il viaggio? Si trova in città per risolvere un certo affare, anche se sembra non darci molta importanza, poiché la sua attenzione è tutta rivolta a Madame Grünlich. E lei arriva, dimostrando la sua gioia nel rivederlo, proprio a casa sua, e ricordando con vivo piacere i bei momenti trascorsi insieme. Un confronto con il signor Grünlich è inevitabile. Innanzitutto tra i due conoscenti sembra esserci intesa, si rivolgono parola perché si sono conosciuti in precedenza e quindi hanno un terreno comune di conversazione, mentre Tony non conosceva il commerciante di Amburgo che parlava solamente in una maniera tale da irritarla, poiché ritenuto eccessivamente gentile. Alois Permaneder ha intrapreso un viaggio di sua volontà per stare con Tony e parla a lei, si informa della sua famiglia, della figlia, mentre Grünlich non faceva altro che rivolgere parole gentili ai familiari ricordandosi di tanto in tanto di Tony con sguardi rapidi e qualche complimento. Sotto il profilo umano quindi Alois Permaneder dimostra un interesse autentico per Tony, o almeno non dimostra indifferenza, ma sotto il profilo concreto, ossia quello economico, pratico, non dimostra la stessa stabilità economica ostentata inizialmente dal precedente marito di Tony. Accetta l’invito a fermarsi per colazione, e pure per pranzo e perché no, decide di soggiornare direttamente in casa Buddenbrook. Sembra quasi coraggioso, dopotutto se vuole 173 Julika Brandestini, Das Problem der Übersetzung von Dialektpassagen. Italienische Übersetzungen der Buddenbrooks von Thomas Mann. Diplomarbeit an der Fakultät Kulturwissenschaften am Lehrstuhl: „Deskriptive Linguistik und interlinguale Soziolinguistik“, Europa-Universität Viadrina, 2007. 88 frequentare Tony Buddenbrook dovrebbe essere consapevole delle buone condizioni economiche non solo sociali della famiglia in questione. Questo aspetto, ovviamente, non viene lasciato in disparte, ma è il fratello Thomas a occuparsi di ciò in prima persona, informandosi sugli affari dell’ospite bavarese, della sua ditta e interrogando le sue posizioni politiche. Dal colloquio emerge un interesse per la sorella, apostrofata come „ein lieber Kerl”174. Come era successo in precedenza dopo la visita di Grünlich, fratelli e madre si scambiano il loro parere, che questa volta è positivo, soprattutto per il fratello che perdona la mancanza di contegno che la madre rimprovera all’ospite a causa della sua provenienza geografica. Tony si lascia andare a riflessioni che certo stupiscono il lettore poiché rivelano la sua maturità, a volte nascosta proprio da lei o dai suoi familiari. Si scaglia contro i giudizi legati solo all’aspetto esteriore, ma invita a valutare una persona in profondità. Questo le ha insegnato il primo matrimonio con Grünlich: […] das aber weiß ich, und das möchte ich denn doch aussprechen, daß es in diesem Leben nicht darauf ankömmt, wie etwas ausgesprochen und ausgedrückt wird, sondern wie es im Herzen gemeint und empfunden ist, und wenn du dich über Herrn Permaneders Ausdrucksweise moquierst... wenn du ihn etwa lächerlich findest...175. Quello che stupisce è inoltre la rapidità con cui il signor Permaneder viene a inserirsi nella famiglia dell’amica, partecipando addirittura alla riunione del giovedì, attirando curiosità in città attorno alla sua figura e scatenando un gran vociferare nelle grandi famiglie. Il console stesso, inoltre, nonostante i suoi molteplici impegni, riesce a ritagliarsi del tempo da dedicargli per fargli fare un giro della città. Ma come reagisce Tony di fronte a una tale manifestazione di simpatia da parte dell’intera famiglia? Dovrebbe esserne felice, dal momento che l’amico viene accettato nonostante sia un po’ particolare. Invece l’iniziale gioia di Tony svanisce con il passare dei giorni. Che Tony non sia prevedibile nei suoi comportamenti, è fatto risaputo. Ogni volta che le cose sembrano andare in una direzione a lei favorevole cambia le carte in gioco. E’ pensierosa, riflette, come se dovesse prendere una decisione, l’ennesima decisione destinata a cambiare il corso della sua vita e di quella della figlia. 174 GkFA Bd. 1.1, p. 365. 175 GkFA Bd.1.1, p. 366. 89 Il motivo di tale angustie è la partenza imminente per Monaco dell’amico, ma soprattutto un’uscita a Schwartau organizzata dalla famiglia per salutare l’ospite. Tutti ormai hanno capito le intenzioni del signor Permaneder, che ora ha l’ultima occasione, creata appositamente dalla famiglia Buddenbrook, per decidersi a chiedere la mano di colei che continua a chiamare Madame Grünlich, senza che quest’ultima si ribelli a un tale appellativo. Non è forse quello che Tony voleva? Lei aveva promesso al padre di risposarsi. Ora perché si fa cogliere da numerosi pensieri? Tony ama parlare, raccontare, promettere, fantasticare, ma nel momento in cui tutto ciò che immagina smette di essere un sogno e diventa realtà si tira indietro. Questo tirarsi indietro emerge solamente quando Tony pensa alla scelta come percorso individuale, ma quando si ricorda di essere una Buddenbrook, membro di quella catena che non va spezzata e che lei purtroppo in passato, volontariamente o involontariamente ha incrinato, si riprende dal suo iniziale smarrimento poiché ha un compito da svolgere nella sua vita, ossia quello di fare il bene della famiglia. Questo la induce ad esclamare quasi con rassegnazione: „[…] es soll ja schließlich doch sein! Ich muß nur immer denken: Noch kann ich zurück, noch ist es nicht zu spät! Und da liege ich nun und quäle mich...”176. Il lettore, però, attraverso un dialogo tra Tony e la confidente Ida Jungmann, può sapere i veri sentimenti che Tony nutre nei confronti del commerciante di luppolo, sebbene i modi di Permaneder siano da preferire a quelli di Grünlich: […] Er ist, möchte ich sagen, zu bequem dazu und nimmt das Leben zu gemütlich dazu, was übrigens andererseits auch wieder ein Vorwurf ist, denn Millionär wird er sicher nicht werden und neigt, glaube ich, ein bißchen dazu, sich gehenzulassen und so weiterzuwursteln, wie sie da unten sagen...[…]. Nämlich in München, wo er unter seinesgleichen war, unter Leuten, die so sprachen und so waren wie er, da liebte ich ihn geradezu, so nett fand ich ihn, so treuherzig und behaglich. Und ich merkte auch gleich, daß es gegenseitig war, - wozu vielleicht beitrug, daß er mich für eine reiche Frau hält, für reicher, fürchte ich, als ich bin, denn Mutter kann mir nicht mehr viel mitgeben, wie du weißt... Aber das wird ihm nichts ausmachen, bin ich überzeugt. So sehr viel Geld, das ist gar nicht nach seinem Sinn... […]177. 176 GkFA Bd.1.1, p. 371. 177 GkFA Bd.1.1, p. 372. 90 Quindi lei non dichiara di trovarsi male con il signor Permaneder e questo è un aspetto diverso rispetto a ciò che provava per Grünlich. Ma sta bene con lui a Monaco, non dove è sradicato dal suo ambiente vero. Nel vedere il signor Permaneder a casa sua e nella sua famiglia prova vergogna per lui, perché lo considera poco distinto al punto da volere scappare via dalla stanza e non pensare lontanamente a sposarlo. Tony ha fatto chiarezza dentro di sé e ci si aspetta che abbia preso la sua decisione memore del passato. Non c’è più il padre che la convince e cerca di consigliarla a sposarsi con un commerciante di cui lei non è innamorata. […] Aber Permaneder wird sich nicht auf schmutzige Sachen einlassen; - das ist das letzte, was ich ihm zutraue, und geschäftlich können wir uns gut auf ihn verlassen […]. Und wenn ich seine Frau bin, Ida, das sollst du sehen, dann will ich schon dafür sorgen, daß er ehrgeiziger wird und uns weiterbringt und sich anstrengt und mir und uns allen Ehre macht, denn die Verpflichtung übernimmt er schließlich, wenn er eine Buddenbrook heiratet! […]. Ja, das ist nun gut und gern seine zehn Jahre her, seit ich Grünlich nahm... Zehn Jahre! Und nun bin ich wieder soweit und soll wieder jemandem mein Jawort erteilen. Weißt du, Ida, das Leben doch ist furchtbar ernst!... Aber der Unterschied ist, daß damals ein großes Wesen gemacht wurde und alle mich drängten und quälten, und daß sich jetzt alle ganz still verhalten und es als selbstverständlich nehmen, daß ich ja sage; denn du mußt wissen, Ida, diese Verlobung mit Alois - ich sage schon Alois, denn es soll ja schließlich doch sein - ist gar nichts Festliches und Freudiges, und um mein Glück handelt es sich eigentlich gar nicht dabei, sondern, indem ich diese zweite Ehe eingehe, mache ich nur in aller Ruhe und Selbstverständlichkeit meine erste Ehe wieder gut, denn das ist meine Pflicht unserem Namen gegenüber. So denkt Mutter, und so denkt Tom178. Tony conosce la vita e non è più un’oca. Sa che non può rimanere nella città natale da separata e ripercorre tutti gli avvenimenti della sua vita manifestando la rabbia per il comportamento di Grünlich. Parla anche del fratello Thomas che non vede interessato alla sua felicità, ma alla ricerca di chiunque non sia assolutamente indegno. E’ chiaro che questa volta non si tratta di trovare il partito brillante, ma soltanto di cancellare come si può con un secondo matrimonio lo sbaglio del primo. Le supposizioni di Tony sono confermate, perché il fratello all’arrivo di Permaneder, ha assunto informazioni sulla ditta 178 GkFA Bd.1.1, p. 373-374. 91 «X. Noppe & Comp.» che vanta un profilo di modeste ma solide dimensioni, e i pareri positivi l’hanno convinto che la sorella si sarebbe dovuta sposare con lui. La questione dunque era stata archiviata. […] Tom ist ein Politiker und weiß, was er will. Wer hat Christian an die Luft gesetzt?... Obgleich das ein hartes Wort ist, Ida, aber es verhält sich so. Und warum? Weil er die Firma und die Familie kompromittierte, und das tue ich in seinen Augen auch, Ida, nicht mit Taten und Worten, sondern mit meiner bloßen Existenz als geschiedene Frau. Das, will er, soll aufhören, und damit hat er recht, und ich liebe ihn darum bei Gott nicht weniger und hoffe auch, daß das auf Gegenseitigkeit beruht. Schließlich habe ich mich in all diesen Jahren immer danach gesehnt, wieder ins Leben hinauszutreten, denn ich langweile mich bei Mutter, Gott strafe mich, wenn das eine Sünde ist, aber ich bin kaum dreißig und fühle mich jung. Das ist verschieden verteilt im Leben, Ida […]179. Questo passo del romanzo è fondamentale per capire il pesonaggio. Tutt’altro che sciocca Tony dimostra infatti in questo discorso a cuore aperto la sua intelligenza, che sta nell’aver capito perfettamente la sua scomoda posizione agli occhi del fratello; nonostante l’affetto e la complicità che li lega, sa che il suo atteggiamento è dettato dal suo dover pensare e agire per il bene della ditta e il prestigio della famiglia. Il fatto che la scelta sia ricaduta su Alois, però, non è da imputare a madre e fratello, perché va ricordato che è lei a parlare di lui e raccontare di aver conosciuto un gentile signore, sapendo già come ragionavano i familiari. Ovviamente quest’ultimi appena hanno visto uno spiraglio di luce per un probabile nuovo pretendente hanno cercato di accelerare e di combinare il matrimonio. Quindi Tony è stata poco cauta perché doveva immaginare che cosa andava incontro e doveva congedare subito l’amico o mettere dei paletti, come aveva suggerito la signorina Jungmann, vale a dire chiarire la situazione per evitare spiacevoli sviluppi e conseguenze. E infatti tutto si svolge come Tony ha pensato. Sfruttando l’unica occasione in cui i due sono soli, lui chiede a lei se sarebbe disposta a sposarsi ancora una volta. La risposta di Tony dimostra tutta la rassegnazione già espressa a parole: 179 GkFA Bd.1.1, p. 375. 92 Ja, lieber Herr Permaneder, ich bekenne Ihnen offen, daß es mir schwerfallen würde, noch einmal jemandem mein Jawort fürs Leben zu erteilen, denn ich bin belehrt worden, wissen Sie, was für ein furchtbar ernster Entschluß das ist... und dazu bedürfte es der festen Überzeugung, daß es sich um einen wirklich braven, einen edlen, einen herzensguten Mann handelt...180. Dopo essersi assicurato che Tony lo consideri tale i due si scambiano pochissime parole a voce bassa, nelle quali si accorda il fidanzamento e per il signor Permaneder il permesso di parlarne con la famiglia della futura sposa. Analizzando la proposta di matrimonio salta subito all’occhio il carattere freddo e distaccato che la questione viene ad assumere. Tutto viene risolto con un colloquio fra la signora Buddenbrook, Thomas, Tony e Permaneder durante il quale vengono regolate le questioni pratiche in maniera più sbrigativa rispetto alla prima volta: a Tony spettano come dote diciassettemila talleri che aggiunti alla quota del signor Permaneder avrebbe consentito alla coppia un buon tenore di vita borghese senza lusso e la figlia Erika, per desiderio di Tony e con il consenso del fidanzato, si sarebbe trasferita con i due a Monaco. Questa sensazione di distacco trova conferma nel matrimonio celebrato nell’autunno che perde il carattere solenne e cerimonioso che aveva avuto in precedenza, e si svolge senza clamore, alla presenza dei parenti stretti, nella Marienkirche e non a casa, senza il viaggio di nozze. In verità, non può passare inosservato il fatto che nemmeno i familiari sembrano essere così felici per Tony. Proprio perché il matrimonio è una tappa fondamentale della vita di una persona il commento del fratello Thomas lascia l’amaro in bocca: „Lassen wir den Pomp […]; du bist wieder verheiratet, und es ist ganz einfach, als hättest du niemals aufgehört, es zu sein“181. Così giustifica Grau la posizione assunta dalla famiglia di Tony nella questione del matrimonio: Für die Familie ist es eine Erleichterung, Tony nun wieder verheiratet zu wissen und damit der Gesellschaft keinen Anlass zu Spott und Hohn mehr zu bieten. Der Status 180 GkFA Bd.1.1, p. 389. 181 GkFA Bd.1.1, p. 391. 93 des Verheiratetseins ist den Buddenbrooks wichtiger als der Mann, der Partner dieser Zweisamkeit ist182. Però è facile immaginare che lo sposo, così estraneo all’ambiente Buddenbrook e piuttosto impresentabile tra i borghesi anseatici, sia oggetto di derisione. Le difficoltà che Tony aveva incontrato nel soggiorno a Monaco si ripresentano quando si stabilisce con il marito nel capoluogo bavarese. Non perde occasione di criticare quello che le donne di servizio fanno, perché nemmeno ora che ha cessato di essere la signora Grünlich per diventare la signora Permaneder le cose vanno come vuole lei: rimane sempre e ovunque Antonie Buddenbrook attaccata alla città paterna e a tutto ciò che accade nella sua casa, quindi qualunque confronto sarebbe impari. E’ opportuno ricordare che uno dei motivi che aveva spinto Tony a sposare Permaneder, sebbene fosse privo di ambizioni, era la speranza di poterlo cambiare per farlo diventare come voleva lei. Questa speranza svanisce subito preannunciando la perdita di stima per il marito. Quando infatti la coppia riceve la dote, cioè cinquantunmila marchi, il signor Permaneder decide di investirla in modo sicuro, con un discreto reddito. Ma poi cede al proprio socio la sua parte dell’azienda, lascia la vita attiva e si ritira in pensione, deciso ad accontentarsi di una rendita sufficiente, ma non certo tale da offrire a Tony una vita nel lusso e nello sfarzo. E’ evidente che l’improvvisa decisione non fa altro che incontrare la dura opposizione di Tony, che fino all’ultimo ha sperato in cuor suo di far nascere nel marito un po’ di ambizione. Permaneder va diritto per la sua strada, liquida la sua partecipazione al commercio del luppolo, trascorre il tempo ai circoli con gli amici, limitando la sua attività ad aumentare l’affitto agli inquilini e ad un modesto e pacifico tagliar cedole. La scelta di Permaneder non è dettata, secondo Keller, da una mancanza di energia rispetto alla famiglia d’origine della moglie. Ritiene, infatti, che Permaneder utilizzi le sue energie e forze non per accumulare di continuo denaro, ma per concedersi una vita in cui trova spazio anche il piacere e il divertimento183. La sua estraneità al mondo della famiglia Buddenbrook era comunque chiara sin dall’inizio. Non stupisce la reazione di Tony addolorata per la scelta del marito. Certamente sapeva che a differenza del primo marito non aveva già dall’inizio una solida attività 182 Helmut Grau, Die Darstellung gesellschaftlicher Wirklichkeit im Frühwerk Thomas Mann, Phil. Diss. masch., Freiburg im Breisgau, 1971, p.225. 183 Keller, Die Figuren Im Verfall, op. cit. p.20, p. 193. 94 commerciale, ma comunque era convinta della sua bontà e del rispetto degli obblighi contratti sposando una Buddenbrook. Questo è infatti quello che continuerà ad esclamare nel corso della sua vita e questo condizionerà il modo di Tony di rapportarsi agli altri. In verità un aspetto molto importante da considerare per capire il suo malumore riguarda sempre la sua persona. Il matrimonio non va come sperato, ma ciò che non riesce a sopportare è il fatto che essere una Buddenbrook a Monaco non vuol dire niente di speciale. Un bagliore di speranza la illumina quando apprende di diventare madre per la seconda volta. Ma come ha già avuto modo di affermare, le cose belle sono destinate a finire, così il suo sogno di maternità non si realizza perché la bambina viene al mondo per abbandonarlo un quarto d’ora dopo. La morte della figlia è un esempio chiaro dell’impossibilità di conciliazione dei due mondi così distanti e inavvicinabili dei coniugi che nemmeno di fronte al dolore rimangono uniti. Più volte nel corso del romanzo Tony riflette sulla sua esistenza con un velo pessimistico per le sventure che l’hanno colpita chiedendosi cosa abbia mai fatto per meritarsi tutto questo. Nella sua ottica lei non ha sbagliato mai nulla perché ha sempre seguito quella strada che le è stata tracciata dinanzi e che non l’avrebbe mai fatta sbagliare, ma di fronte a un tale dolore non riesce a dubitare: […] Was kommt auch alles auf mich herab! Erst Grünlich und der Bankerott und dann Permaneder als Privatier und dann das tote Kind. Womit habe ich soviel Unglück verdient!184. La reazione del fratello Thomas di fronte ai messaggi fitti di tristezza che arrivano da Monaco rivela il pensiero della famiglia per la figura di Tony, perché egli avverte, nonostante tutto il dolore che affiora dalle righe della sorella, quel tono d’orgoglio quasi comico sapendo che Tony Buddenbrook sia come Madame Grünlich sia come Madame Permaneder resta sempre una bambina. E’ consapevole che la sorella viva tutte le sue esperienze di adulta quasi con incredulità, ma poi anche con infantile serietà e senso d’importanza. Leggendo la storia di Tony sembra dunque molto sfortunata, però le tristi avventure devono ancora terminare, anzi un’altra l’attende dietro l’angolo. Inaspettatamente a fine novembre 1859 arriva un telegramma in casa Buddenbrook che mette in agitazione la 184 GkFA Bd.1.1, p. 405. 95 signora Buddenbrook: „Erschreckt nicht. Komme umgehend mit Erika. Alles ist zu Ende. Eure unglückliche Antonie“185. E Tony fa ritorno a casa con la figlioletta Erika in pessime condizioni esclamando tra le lacrime „Er ist ein verworfener Mensch... ein verworfener Mensch ist er... ein verworfener... ”186. E’ opportuno analizzare la reazione della madre. La madre vedendo la figlia sembra preoccupata, non tanto per quello che le è accaduto, ma perché un tale comportamento sembra suggerire la volontà di non fare più ritorno a Monaco. Ed è proprio quello che vuole fare Tony. Cosa è successo da provocare una tale reazione? Qualcosa che ferisce qualunque donna sposata, ossia trovare il marito in atteggiamenti sospetti con un’altra donna. Alois sorpreso dalla moglie a flirtare con la cuoca Babette dà inizio a un violento litigio verbale al quale Tony, dal temperamento non così docile, non si tira certo indietro. Da un lato Tony gli scaraventa in faccia tutto il disprezzo provato e represso per lui e per la sua esistenza; dall’altro lato il signor Permaneder proferisce una parola che Tony troverà il coraggio di ripetere solo dopo molto tempo: „Geh’ zum Deifi, Saulud’r dreckats!”187. Siamo di fronte a una donna che è in difficoltà perché si sente calpestata nel suo orgoglio e nella sua persona, una donna che fa ritorno nell’unico posto dove sa che può trovare rifugio, nell’unico luogo che per lei è stata la sua casa, da quelle persone che ama e che rispetta. E cosa trova? Trova una madre che, seppur comprensiva, considera l’accaduto come momento di debolezza del genero che Tony deve a tutti i costi perdonare. Non è sicuramente un discorso che una figlia vorrebbe sentirsi dire dalla propria madre, né un discorso che dimostra la solidarietà femminile, ma si parla di perdonare, chiudere un occhio e mettere a tacere subito tutto perché nessuno sappia niente, salvare ciò che ormai è divenuto insalvabile. Questa volta Tony non ci sta, questa volta si ribella a questo codice che vuole solo difendere l’apparenza, ma perché? In realtà sarebbe sbagliato credere che Tony voglia rompere il matrimonio con il signor Permaneder solo perché si sente ferita in quanto donna, ma ciò che la spinge è il fatto che il marito agendo in tale modo ha dimenticato i suoi doveri verso di lei e verso il suo nome. E’ quasi scontata la reazione di Thomas non appena apprende quanto accaduto alla sorella e ancora più scontata è la posizione che prende nei riguardi di tale faccenda, ossia 185 GkFA Bd.1.1, p.407. 186 GkFA Bd.1.1, p.410. 187 GkFA Bd.1.1, p. 433. 96 appoggia l’opinione della madre. Nemmeno lui sembra dare troppa importanza alla questione e considera la mancanza di Permaneder come “ein kleiner Übergriff, ein kleiner unziemlicher Seitensprung”188 arrivando a dire che la sorella forse a causa dei disturbi allo stomaco non prende la cosa abbastanza sul comico; in altre parole ritiene che quanto avvenuto dovrebbe avvicinarla al marito perché sintomo della sua debolezza con conseguente affermazione della superiorità morale della sorella. Per lui anche questa questione, come quella del matrimonio, si risolverà in un battibaleno, offrendo l’accoglienza alla sorella giusto per quelle poche settimane che le servono per riprendersi. Non ha però considerato che dall’altra parte c’è una donna, una madre, una moglie ferita e infine la sorella piena di dignità e orgoglio, che non avrebbe mai permesso a nessuno di umiliarla. Per ribadire la decisione a senso unico che la sorella deve prendere esclama a gran voce: „du machst mir keinen Skandal!...”189, parole che risuonano nella mente della sorella come un macigno. Ecco spiegata la preoccupazione di Thomas, non tanto che la sorella sia stata umiliata, ma i commenti spietati, le frecciatine velenose delle persone in città. Tony si sente chiusa la porta in faccia doppiamente. Non amata dal marito, ma in verità questo aspetto è secondario, non voluta a casa perché la sua posizione da donna separata per due volte sarebbe difficile da gestire e comprometterebbe il nome di famiglia. Ma è arrabbiata per questo e non può accettare una tale accusa. Un tratto che caratterizza Tony, i suoi movimenti e le sue azioni è l’aspetto infantile. Questo è stato ciò che il padre le aveva detto quando si dimostrava ostile nei confronti del primo matrimonio con Grünlich, questo è quello che Thomas pensa della sorella quando invia lettere piene di tristezza e dolore e adesso lo pensa invitandola a comportarsi da adulta, dicendole „Du bist ja ein Kindskopf, Tony”[…]. Jedes Wort, das du sprichst, ist ja eine Kinderei! […]”190, spingendola a considerare le cose da persona adulta per un momento solo, perché dando importanza a quanto accaduto, episodio che è confinato alle pareti domestiche e per di più a Monaco, reca danno alla dignità e susciterà uno scandalo. Skandal, Thomas... ?! Du magst mir befehlen, keinen Skandal zu machen, wenn man mich mit Schande bedeckt, mir ganz einfach ins Gesicht speit?! Ist das eines Bruders 188 GkFA Bd. 1.1, p. 418. 189 GkFA Bd.1.1, p.419. 190 GkFA Bd.1.1, p. 422. 97 würdig?... Aber es gibt eine Grenze im Leben, Tom – und ich kenne das Leben, so gut wie du –, wo die Angst vor dem Skandale anfängt, Feigheit zu heißen, ja! Und ich wundere mich, daß ich dir das sagen muß, die ich bloß eine Gans und ein dummes Ding bin... Ja, das bin ich und verstehe es gut, wenn Permaneder mich nie geliebt hat, denn ich bin alt und ein häßliches Weib, das mag sein, und Babett ist sicherlich hübscher. Aber das enthob ihn nicht der Rücksicht, die er meiner Herkunft und meiner Erziehung und meinem Empfinden schuldete! Du hast nicht gesehen, Tom, in welcher Weise er diese Rücksicht vergaß, und wer es nicht gesehen hat, der weiß gar nichts, denn erzählen läßt es sich nicht, wie widerlich er war in seinem Zustande... Und du hast das Wort nicht gehört, das er mir, mir, deiner Schwester, nachgerufen hat […]191. Thomas Mann nel descrivere il discorso di Tony ci presenta ancora una volta l’ambivalenza della figura di una Tony adulta, matura che può parlare perché ha vissuto tanti avvenimenti tristi nella sua vita che hanno creato in lei una sorte di corazza e una Tony che si descrive come un’oca. Ogni volta che deve infatti fare un discorso profondo che può risultare agli altri fuori dagli schemi perché proferito da Tony mette le mani in avanti e dice di essere sciocca, un’oca, come se alla fine nemmeno lei credesse a quello che sta per dire. Tony mai come ora è sicura di ciò che deve fare: divorziare per lei, per la figlia e per la famiglia. Questa volta non si tratta di “incapacità del marito a mantenere la famiglia”, ma lei è risoluta ad andare fino in fondo a costo di lasciargli i soldi che ha recato in matrimonio. […] Der heimliche Skandal, der im stillen an einem zehrt und die Selbstachtung wegfrißt, der ist viel schlimmer! Sind wir Buddenbrooks Leute, die nach außen hin 'tipptopp' sein wollen, wie ihr hier immer sagt, und zwischen unseren vier Wänden dafür Demütigungen hinunterwürgen? […]. Nein, Sauberkeit und Offenheit muß herrschen... […]. Ich fürchte mich gar nicht! […]. Aus Angst […] bei einem Manne, in einer Stadt auszuhalten, wo ich mich an solche Worte, an solche Szenen, wie die auf der Himmelsleiter, gewöhnen müßte, wo ich mich und meine Herkunft und meine Erziehung und alles in mir ganz und garverleugnen lernen müßte, nur um 191 GkFA Bd.1.1, p. 420. 98 glücklich und zufrieden zu erscheinen – das nenne ich unwürdig, das nenne ich skandalös, will ich dir sagen...!192. Roger Hillmann vede in questa posizione di Tony un alto senso di onore personale nonostante i due matrimoni privi di amore. Questo, secondo lui, è ciò che la spinge a ignorare le interpretazioni astratte dell’onore di famiglia di Thomas e a rifiutare di reprimere la sua individualità come ha fatto in occasione dei due matrimoni, nel tentativo di ridare onore al nome di famiglia193. Analoga posizione quella assunta da Gert Sautermeister nell’analizzare il motivo che spinge Tony a porsi in questa posizione di rifiuto: Die Achtung, die zuletzt der Vater Tony erwiesen hat, macht sie frei für die spontane Selbstbehauptung gegen seinen Nachfolger, den Bruder. Und die mit Grünlich erlittene Erfahrung der Beschneidung ihres Selbstgefühls, ihrer intuitiven Intelligenz, ihren Herzenssprache macht sie frei für die kompromisslose Bewahrung ihres Ichs. Der Widerwille, den sie in ihrer ersten Ehe empfunden hat, vereinigt sich mit dem lange aufgestauten Widerwillen gegen die zweite Ehe und speist das Bewusstsein ihrer personalen Würde […]194. Indubbiamente, come si vedrà in seguito, il modo di rapportarsi di Tony al fratello è diverso rispetto al padre. I sospetti di Thomas sono dovuti alla convinzione che il vero motivo per cui la sorella vuole lasciare Monaco non sia l’episodio tra il marito e la cuoca, ma la sua insofferenza all’ambiente bavarese. In altre parole, anche la sorella, secondo lui, ha le sue colpe nella fine della storia. In realtà Thomas ha ragione, perché è più per il fatto che non riesce a trovare il suo posto a Monaco, le è odiosa più di quanto possano essere i pettegolezzi e le cattiverie a cui si espone con un secondo divorzio, che per l’effettiva offesa subita dal marito che Tony torna in seno alla famiglia, e non si lascia persuadere neppure da Thomas a ricongiungersi al consorte onde evitare uno scandalo. Mai come in questa 192 GkFA Bd.1.1, p. 422-423. 193 Roger Hillmann, The lost honour of Tony Buddenbrook, in August Obermayer (a cura di) Die Ehre als literarische Motiv, University of Otago, Dunedin 1986, pp.140-150, p.146. 194 Gert Sautermeister, Tony Buddenbrook. Lebenstufen, Bruchlinien, Gestaltwandel. In: Thomas Mann Jahrbuch 20, 2007, pp.103-132, p.123. 99 occasione le parole di Tony sono parole dettate dalla sincerità che rivelano sentimenti di rabbia e dolore celati per lunghi anni. Quello che l’autore mette in scena è uno sfogo senza sosta, un’esplosione di onestà: tre sono i punti toccati nel suo discorso che meritano un’analisi. Il primo riprende la tematica del viaggio affrontata in apertura di paragrafo attraverso la metafora di una pianta o di un fiore trapiantati in un terreno straniero. Questa situazione porta a detta di Tony solo alla sofferenza per aver abbandonato la propria casa e ad una infelicità che ha cercato di nascondere e sopprimere per non far intendere nulla ai familiari. Così rivela la sua incapacità di “acclimatarsi” in mezzo a persone […] ohne Würde, Moral, Ehrgeiz, Vornehmheit und Strenge, bei unsoignierten, unhöflichen und saloppen Leuten, bei Leuten, die zu gleicher Zeit träge und leichtsinnig, dickblütig und oberflächlich sind... […]195. Le parole di Tony riecheggiano la visione della storia che Nietzsche presenta nella Seconda Considerazione inattuale intitolata Vom utzen und achteil der Historie für das Leben dove paragona il rapporto dell’individuo con il passato a quello dell’albero con le proprie radici: rinunciando alla ricerca del nuovo e rimanendo sullo stesso suolo, si può consolidare il senso della tradizione. Die entgegengesetzte Empfindung, das Wohlgefühl des Baumes an seinen Wurzeln, das Glück, sich nicht ganz willkürlich und zufällig zu wissen, sondern aus einer Vergangenheit als Erbe, Blüte und Frucht herauszuwachsen und dadurch in seiner Existenz entschuldigt, ja gerechtfertigt zu werden – dies ist es, was man jetzt mit Vorliebe als den eigentlich historischen Sinn bezeichnet196. La seconda è una riflessione sulla famiglia Buddenbrook richiamando alla mente le parole che Morten ha utilizzato per definire i suoi familiari, ossia il fatto di sentirsi nobili. E’ proprio memore di questa considerazione che Tony ammette che i Buddenbrook non possono vivere dove non sono conosciuti, pena molteplici umiliazioni e il sentirsi superbi. 195 196 GkFA Bd.1.1, p. 426. Friedrich Wilhelm Nietzsche, Vom utzen und achteil der Historie für das Leben. Unzeitgemässe Betrachtungen, Zweites Stück, in Friedrich Wilhelm Nietzsche, Werke in zwei Bänden, Carl Hanser Verlag, München 1967, vol. I, pp. 113-174, p. 128. 100 Questa confessione richiama alla mente la descrizione del temperamento di Tony che l’autore descrive già nelle prime pagine del romanzo, dove si vede come Tony conosca tutti in città. L’autore scrive infatti: Es war kein Schade, daß Tony auf ihren Gängen durch die Stadt alle Welt kannte und mit aller Welt plauderte; der Konsul zumal war hiermit einverstanden, weil es keinen Hochmut, sondern Gemeinsinn und Nächstenliebe verriet197. Il fatto di essere conosciuta però non le impedisce di comportarsi a volte in maniera poco consona al suo nome; si fa richiamare per la sua vivacità a scuola, fa ballare su una gamba sola un uomo che passeggia al mattino per la Breite Straße, affligge una donna che con qualunque tempo ha l’abitudine di celarsi sotto un enorme ombrello gridandole dietro „Schirmmadame!198” oppure „Champignon!199”, fa scherzi con le amiche suonando il campanello di una vecchia signora. L’autore giustifica il comportamento della ragazza priva di sensi di colpa: […] Denn wurde ihr von seiten irgendeines Gequälten eine Drohung zuteil, so mußte man sehen, wie sie einen Schritt zurücktrat, den hübschen Kopf mit der vorstehenden Oberlippe zurückwarf und ein halb entrüstetes, halb mokantes „Pa!“ hervorstieß, als wollte sie sagen: „Wage es nur, mir etwas anhaben zu wollen! Ich bin Konsul Buddenbrooks Tochter, wenn du es vielleicht nicht weißt…“. Sie ging in der Stadt wie eine kleine Königin umher, die sich das gute Recht 200 vorbehält, freundlich oder grausam zu sein, je nach Geschmack und Laune . Tony conclude con una riflessione sulla sua sfortunata vita: ha avuto solo dispiaceri, perché dalla sua casa „wo es etwas gilt, wo man sich regt und Ziele hat”201 è andata a finire con Permaneder ritiratosi dagli affari e, come se non bastasse, il bimbo che avrebbe compensato la sua infelicità é venuto a mancare. 197 GkFA, Bd. 1,2, p. 63. 198 GkFA, Bd. 1,2, p. 70. 199 GkFA, Bd. 1,2, p. 70. 200 GkFA Bd.1.1, p.70-71. 201 GkFA Bd.1.1, p. 426. 101 Dopo un tale discorso in cui confida per la prima volta a una persona i segreti più intimi è difficile trovare le parole per controbattere, poiché non si può non ammettere che Tony ha avuto molta sfortuna nella sua vita. Thomas è consapevole di questo e sentendo il discorso della sorella rimane spaventato, stordito, quasi commosso. Ancora una volta Tony come ha fatto con il padre prima di cominciare la sua vita con Grünlich si rivolge al fratello in lacrime per avere la sua approvazione. Du mußt nun allein arbeiten […]. Mit Christian, das ist wohl nichts Rechtes, und ich bin nun fertig... ich habe abgewirtschaftet... ich kann nichts mehr ausrichten... ja, ihr müßt mir nun schon das Gnadenbrot geben, mir unnützem Weibe. Ich hätte nicht gedacht, daß es mir so gänzlich mißlingen würde, dir ein wenig zur Seite zu stehen, Tom. Nun mußt du ganz allein zusehen, daß wir Buddenbrooks den Platz behaupten... Und Gott sei mit dir202. Tony quindi ha perso tutte le speranze, non c’è spazio per sognare, per fantasticare, ma si considera una donna finita e inutile. Il motivo del divorzio viene concordato: si decide per la “reciproca assoluta incompatibilità di carattere”; comincia il processo, il secondo processo di divorzio di Tony, di cui ella segue in prima linea tutte le fasi. A differenza del primo marito, dove dietro a ogni parola, anche la più raffinata, si celava il suo interesse per il denaro203, Permaneder non si rivela un cacciatore di dote, dal momento che, rammaricato per la situazione, restituisce la dote a Tony. Il giorno in cui il divorzio è legalmente e definitivamente pronunciato tocca a lei prendere le carte di famiglia per registrare di suo pugno il nuovo fatto. E come un ciclo che si ripete si appresta a vivere un nuovo capitolo della sua vita, anche se per sua stessa ammissione ormai priva di nuovi stimoli. Ora non le rimane che occuparsi della figlia e sperare che Erika possa raggiungere quella felicità che lei non ha mai potuto provare, volontariamente o involontariamente. 202 GkFA Bd.1.1, p.427-428. 203 Kurzke/ Lorek, Thomas Mann: Epoche- Werk- Wirkung, op. cit., p.59, p. 71. 102 6. „Tony Buddenbrooks dritte Ehe“204: il destino di Erika Grünlich con Hugo Weinschenk Leggendo la storia di Tony il lettore può avere l’impressione di un ritratto poco nitido della sua maternità. Tony diventerà madre e in seguito nonna, fasi di crescita e sviluppo importanti per la personalità di una donna, eppure questa dimensione viene spesso dimenticata dal lettore, non per sua colpa, proprio perché l’autore vuole conservare di Tony un’immagine di eterna bambina tralasciando a volte di descrivere il rapporto esistente tra madre e figlia nel romanzo, se non nel momento in cui si viene a narrare la vicenda matrimoniale della figlia Erika. Anche in questo caso viene mantenuta la prospettiva di Tony con un occhio sempre vigile sui suoi modi di agire. Tony da anni si era preoccupata per il futuro della figlia Erika, ormai ventenne, sentendosi in colpa del fatto che Erika a causa dell’ostilità nutrita dalla madre per la vita in società non frequentasse gli ambienti più in vista e la sfera dello zio divenuto senatore, i balli, occasione come già accennato importante di conoscenza e di visibilità per le ragazze e i futuri compagni. E’ fortemente convinta che il suo passato limiti e ostacoli il futuro della figlia perché le migliori famiglie non avrebbero mai scelto lei dopo il fallimento dei due matrimoni della madre. In cuor suo, però, Tony ritiene che niente è ancora perduto e spera che la figlia possa realizzare le speranze andate perdute per lei facendo un matrimonio vantaggioso e felice, che doni onore alla famiglia e metta in oblio le vicissitudini materne. Nuovamente Tony non prende in considerazione un matrimonio romantico, ma tutta la sua vita e quella della figlia deve essere vissuta per rimediare a quella macchia che lei ha commesso sposandosi diciottenne. In quel momento, infatti, ha smesso di vivere la sua vita, ma l’ha messa al servizio della sua amata famiglia. Ha a disposizione la sua seconda dote di diciassettemila talleri che il signor Permaneder ha restituito e che é destinata a Erika. Quindi non appena intravede che tra la figlia e il direttore Hugo Weinschenk c’é del tenero comincia a sperare in un passo avanti del direttore, che puntualmente si avvera. Erika Grünlich e Hugo Weinschenk presentano molte somiglianze rispetto alle precedenti relazioni di Tony con i mariti: entrambi infatti non frequentano la società, lui si avvicina ai quaranta e vorrebbe accasarsi e Erika rappresenta l’occasione per entrare in una delle migliori famiglie della città, particolare da non ignorare per la sua attività professionale e 204 GkFA Bd.1.1, p. 491. 103 per il consolidamento della sua posizione; per quanto riguarda Erika, Tony è convinta che la figlia sarebbe per lo meno sfuggita al destino di lei, poiché Hugo Weinschenk non mostra la minima somiglianza con il signor Permaneder, e da Bendix Grünlich si distingue per la sua condizione di impiegato con un buon posto, uno stipendio fisso con una probabile ulteriore carriera. Si capisce che la decisione è stata presa e che la madre ha valutato bene la situazione: nel gennaio del 1867 Hugo Weinschenk chiede la mano di Erika. Ancora una volta, quindi, la scelta del partner rispecchia la tradizione. A tale proposito Keller sostiene che la scelta di Weinschenk, che appartiene alla piccola borghesia senza famiglia, formazione, gusto, è un chiaro segnale dell’isolamento nel quale i Buddenbrook sono finiti205. Come si può immaginare la notizia non fa che portare felicità nella vita di Tony, che ha subìto così tanti colpi, una vita vissuta ad intermittenza, tra sentimenti gioiosi e tristezza. Ancora una volta ha tantissime cose a cui pensare, progetti da realizzare, deve pensare nuovamente al corredo, come fosse lei la vera sposa e la protagonista. Infatti Thomas ha modo di osservare che si tratta in realtà del “terzo matrimonio di Antonie Buddenbrook”206, un commento che secondo Nacim Ghambari trova giustificazione nel fatto che la dote discende in entrambi i casi -madre e figlia- dalla casa Buddenbrook207. Si osserva infatti che Thomas Mann nel narrare il matrimonio di Erika è come se parlasse della madre, perché dietro a ogni scelta per la nuova vita della figlia c’è quella di Tony Buddenbrook con la sua speranza, sentimento che l’accompagna per tutta la vita, e il suo impegno a portare avanti il nome della famiglia. L’autore infatti asserisce: […] Zwar ermahnte sie Erika zur Dankbarkeit gegen Gott, der ihr den einzig geliebten Mann beschere, während sie selbst, die Mutter, ihre erste und herzliche Neigung mit Pflicht und Vernunft habe ertöten müssen; zwar war Erikas Name, den sie zusammen mit dem Direktors mit vor Freude unsicherer Hand in die Familienpapiere schrieb…aber sie, sie selbst, Tony Buddenbrook, war die eigentliche Braut. Sie war es, die noch einaml mit kundiger Hand Portrieren und Teppiche prüfen, noch eimal Möbel- und Ausstattungsmagazine durchstöbern, noch einmal eine vornehme Wohnung besichtigen und mieten durfte! Sie war es, die noch einmal das fromme und weitläufige Elternhaus verlassen und aufhören sollte, bloß 205 Keller, Die Figuren Im Verfall, op. cit. p.20, p. 194. 206 GkFA Bd. 1.1, p.491. 207 Ghambari, Das Haus: eine deutsche Literaturgeschichte, 1850-1929, op. cit. p. 87, p. 51. 104 eine geschiedene Frau zu sein; der noch einaml die Möglichkeit sich auftat, ihr Haupt zu erheben und ein neues Leben zu beginnen, geeignet, die allgemeine Aufmerksamkeit zu erwecken und das Ansehen der Familie zu fördern...[…]208. Inevitabilmente il giorno delle nozze di Erika è vissuto come un ritorno al passato, all’epoca del matrimonio della madre e del padre di Erika e sembra quasi che il tempo non si sia mai fermato. Nel momento in cui la figlia pronuncia il suo sì, la signora Permaneder, sopraffatta da passato, presente e futuro, scoppia in un commovente pianto. A questo punto non ci resta che affermare che finalmente Tony ha avuto la sua rivincita, per mezzo della figlia, ma che è pur sempre lei a trionfare. Sono finite qui le pene di Tony? In verità, il Verfall di Tony Buddenbrook, come cita il sottotitolo del romanzo, non è ancora compiuto del tutto. Accade infatti un fatto ritenuto disonorevole per l’intera famiglia il che significa un altro duro colpo per la nostra protagonista: il genero viene accusato di un delitto contro la legge, contro l’ordine borghese e l’onestà commerciale, e quindi si intravedono per lui le porte del carcere, fatto che scuote Tony nell’animo e nell’aspetto fisico. La situazione si complica quando il procuratore Moritz Hagenström dà l’ultimatum, ossia l’arresto immediato del signor Weinschenk o il pagamento di una cauzione che la sorella implora a Thomas. Ancora una volta il fratello la riporta alla realtà, ossia il fatto che nemmeno lei e la figlia sono convinte della sua innocenza, a causa del comportamento burbero che assume spesso in casa e dei modi poco cortesi di trattare la moglie. Così si preannunciano tempi difficili per Erika, divenuta madre della piccola Elisabeth, ma soprattutto per Tony che non nasconde le sue lacrime amare per il fallimento di tutti i progetti della sua vita: Alles ist fehlgeschlagen und hat sich zum Unglück gewandt, was ich unternommen habe… Und ich habe so gute Absichten gehabt, Gott weiß es!... Ich habe immer so innig gewünscht, es zu etwas zu bringen im Leben und ein bißchen Ehre einzulegen… Nun bricht auch dies zusammen. So muß es enden… Das Letzte…209. Inevitabilmente il direttore Hugo Weinschenk viene condannato a tre anni e mezzo di reclusione e subito arrestato. Tony si prende cura della figlia e della nipotina, convinta più che mai a non lasciare la sua città natale, perché sa che quello è il suo unico posto. 208 GkFA, Bd. 1.1, p. 489. 209 GkFA Bd.1.1, p. 609. 105 Merita attenzione un discorso che avviene tra madre e figlia. Tony si trova a proferire quelle parole che aveva sentito uscire dalla bocca del padre trent’anni prima. Chiede infatti alla figlia se prova un amore tale nei confronti del marito da volerlo seguire in ogni circostanza. Erika Weinschenk, nata Grünlich, risponde conformemente al suo dovere, esattamente come Tony, in circostanze simili, aveva risposto una volta a suo padre nella villa presso Amburgo. A questo proposito, come si è già detto, Hilmman parla di senso di circolarità della narrazione, un eco che viene sottolineato dal narratore nel dire che la figlia risponde come la madre210. La madre ha dunque trasmesso lo stesso senso di dovere alla figlia e quindi si comincia a prendere in considerazione una prossima separazione, questa volta tra madre e figlia. Seppur questa prospettiva rattristi la madre, rappresenterebbe comunque un’altra novità nella sua vita, un’altra opportunità di ricominciare da capo, che l’autore definisce „eine vierte Etablierung”211. In ogni caso, le cose prendono un’altra piega per volere di Hugo Weinschenk, che una volta scarcerato si dimostra un uomo distrutto moralmente a causa del suo decadimento come cittadino, della condanna giudiziaria a detta di lui ingiusta e di quei tre anni di prigione. Giunto a Londra per coprire una nuova posizione offertagli, comunica alla moglie, tramite lettera, la sua intenzione a sparire dalla sua vita e da quella della figlia fino a quando non sarà in grado di offrire loro un’esistenza adeguata. In realtà questa lettera segna la fine del matrimonio, perché è l’ultimo segno di vita di Hugo Weinschenk, dal momento che da allora nessuno ha più notizie di lui, nonostante i numerosi appelli della signora Permaneder per dare piena giustificazione alla domanda di divorzio per abbandono intenzionale del tetto coniugale. Si capisce allora che Erika, a differenza della madre, non può cancellare la macchia causata dalla fine del suo matrimonio con un’altra unione, perché il divorzio non verrà mai ufficializzato. Un aspetto che non passa inosservato leggendo il romanzo è la cura dettagliata con cui Thomas Mann ha ritratto gli ambienti e i personaggi di casa Buddenbrook. I diversi oggetti, gli abiti, gli interni delle case sono un segno dello status sociale dei diversi personaggi e un metro di paragone con i Buddenbrook. Senza dubbio l’abbigliamento è tra gli aspetti più descritti particolareggiamente, lungi dall’essere un elemento puramente ornamentale e decorativo, diventando metafora del lento declino della famiglia. Per quanto riguarda la figura di Tony, è stato più volte posto in risalto il suo senso del decoro 210 Hillmann, The lost honour of Tony Buddenbrook, op. cit. p. 99, p. 147. 211 GkFA Bd.1.1, p. 657. 106 e la ricerca di un’esistenza distinta, che si manifesta nella scelta del vestiario. Così le donne di casa Buddenbrook scelgono colori chiari e discreti e abiti spesso di seta adatti a tutte le situazioni. Ciò nonostante Tony ha un’innata propensione al lusso e un debole per le vestaglie. Queste vestaglie che indosserà nelle tappe più importanti della sua vita, possono essere assunte più di ogni altro oggetto o gioiello di suo possesso, come simbolo del matrimonio212. Così Tony si dimostra gioiosa durante il primo matrimonio nel sfoggiare tre vestaglie di velluto di cui va orgogliosa; mentre durante il secondo matrimonio ne indossa solo una e per di più guarnita di nodi di panno: un’unica vestaglia che avvolge il corpo di Tony quasi per consolarla della situazione in cui si è venuta a trovare. Anche quando tocca alla figlia unirsi in matrimonio l’autore pone in risalto il commento di Tony elettrizzata: […] Ja, war es ein Traum? Schlafröcke erschienen auf der Bildfläche! Zwei Schlafröcke für sie und Erika, aus weichem, gewirktem Stoff, mit breiten Schleppen und dichten Reihen von Sammetschleifen, vom Halsverschluß bis zum Saume hinunter!213. Queste vestaglie divengono segni esteriori preziosi, a cui Tony si aggrappa con tutta sé stessa, di sterili relazioni sentimentali. In altre parole, “lungi dall’essere una semplice concessione alla femminilità, le vestaglie possono essere lette come un segno premonitore di naufragi matrimoniali”214 che Tony vive da protagonista, “attrice di una recita coniugale in cui tutti i dettagli scenografici, dalla dote al corredo fino all’arredamento delle case”215, sono un tentativo per sopperire la felicità per il matrimonio. E’ stato osservato a tale proposito che le vestaglie sfoggiate da Tony, se da un lato divengono metafora del “giocare al matrimonio” – un gioco individuale, ma per il bene collettivo – dall’altro ricordano la veste da indossare per prendere parte al “rito sacrificale”216. 212 Ursula Bavaj, La semantica dell’abbigliamento nei “Buddenbrook” di Thomas Mann, in »Esercizi di lettura», Viterbo, Sette Città 2005, p. 163-175. 213 GkFA Bd.1.1, p. 489. 214 Bavaj, La semantica dell’abbigliamento nei “Buddenbrook” di Thomas Mann, op. cit., p. 107, p. 163-175. 215 ibid. 216 ibid. 107 7. Storie di amori impossibili nella famiglia Buddenbrook: matrimoni d’amore matrimoni d’interesse Dopo aver trattato la turbolente vita sentimentale di Tony Buddenbrook, è opportuno sottolineare che Tony non è l’unica nella famiglia Buddenbrook a unirsi in un matrimonio d’interesse; la rinuncia sembra infatti essere molto spesso uno dei comandamenti di casa Buddenbrook. Secondo Lehnert, infatti, „in diesem Roman ist die Familie nicht die Institution, in der Liebe stattfindet”217. Il nonno di Tony, Johann Buddenbrook, si unisce due volte in matrimonio. Il suo primo e probabilmente unico amore è Josephine, la figlia di un commerciante di Brema, con la quale trascorse il più felice anno della sua vita brutalmente terminato per le complicazioni subentrate alla nascita del primogenito Gotthold. Quest’ultimo dal padre sarà sempre considerato il responsabile della morte della madre e la causa della sua infelicità, e non come il frutto del loro amore, unica cosa che rimaneva di quell’unione. Il figlio decide di far la stessa scelta del padre, cioè segue il suo cuore e si sposa con una Stüwing, nonostante il divieto del genitore che gli comunica: Mon très cher fils, du heiratest deinen Laden, Punktum. Ich enterbe dich nicht, ich mache kein spectacle, aber mit unserer Freundschaft ist es zu Ende. Hier hast du 100.000 als Mitgift, ich vermache dir andere 100.000 im Testamente, aber damit bist du abgefertigt, es gibt keinen Schilling mehr […]218. Il console Johann Buddenbrook si sposa per la seconda volta con Antoinette Duchamps, figlia di una ricca famiglia amburghese, con la quale ha due figli e matura sentimenti di rispetto e reciproche attenzioni. Neppure il matrimonio del console Jean Buddenbrook si può definire un matrimonio d’amore. E’ stato il padre a consigliare l’unione con la figlia del ricco Kröger, che avrebbe portato alla ditta una dote cospicua, e lui si dimostra d’accordo di tutto cuore. Per quanto riguarda i due fratelli di Tony anch’essi trovano impedimenti per le loro scelte in ambito sentimentale, ma con una differenza essenziale. Nel primo caso è lo stesso Thomas a rinunciare all’unione con Anna, la fioraia. Deve recarsi ad Amsterdam per lavoro, come ha deciso il padre che non è a conoscenza dell’affetto tra Thomas e la 217 Lehnert, Tony Buddenbrook und ihre literarischen Schwestern, op. cit. p. 47, p. 51. 218 GkFA Bd. 1.1, p. 52. 108 ragazza, costretti a incontrarsi di nascosto. E’ proprio lui infatti in giovane età a dire alla ragazza: Man wird getragen, siehst du... Wenn ich am Leben bin, werde ich das Geschäft übernehmen, werde eine Partie machen... ja, ich bin offen gegen dich, beim Abschied... Und auch du... das wird so gehen... Ich wünsche dir alles Glück, meine liebe, gute, kleine Anna! Aber wirf dich nicht weg, hörst du?... Denn bis jetzt hast du dich nicht weggeworfen, das sage ich dir...!219. Thomas però, nonostante la rinuncia al suo primo amore giovanile, si innamora di Gerda Arnoldsen che ricambia la sua inclinazione. Ma nel comunicare alla madre l’annuncio del fidanzamento sottolinea che il suo futuro suocero è milionario. Puntualmente si presenta la considerazione riguardante la condizione economica del futuro coniuge con conseguente sguardo alla ditta e al mantenimento del prestigio in città: […] Ich verehre Gerda Arnoldsen mit Enthusiasmus, aber ich bin durchaus nicht gesonnen, tief genug in mich selbst hinabzusteigen, um zu ergründen, ob und inwiefern die hohe Mitgift, die man mir gleich bei der ersten Vorstellung ziemlich zynischerweise ins Ohr flüsterte, zu diesem Enthusiasmus beigetragen hat. Ich liebe sie, aber es macht mein Glück und meinen Stolz desto größer, daß ich, indem sie mein eigen wird, gleichzeitig unserer Firma einen bedeutenden Kapitalzufluß erobere […]220. Va detto però che la figura di Thomas mostra una visione pessimistica del matrimonio e più in generale della paternità. Il matrimonio per lui, infatti, è un modo per garantire la sopravvivenza attraverso un erede, ma verso la fine della sua vita, quando sente la morte vicina, senza speranza e deluso dall’unico figlio in cui aveva confidato di poter continuare a vivere, rinnega una tale finalità del matrimonio e acquista una nuova consapevolezza: […] In meinem Sohne habe ich fortzuleben gehofft? In einer noch ängstlicheren, schwächeren, schwankenderen Persönlichkeit? Kindische, irregeführte Torheit! Was soll mir ein Sohn? Ich brauche keinen Sohn![…]221. 219 GkFA Bd. 1.1, p. 184. 220 GkFA Bd. 1.1, p. 317-318. 221 GkFA Bd. 1.1, p. 724-725. 109 Christian si invaghisce di Aline Puvogel, madre di due bambini che è ben conosciuta tra i commercianti di Amburgo, dal momento che i rapporti dell’attrice non sono limitati al solo fratello del senatore Buddenbrook. Questa indecorosa unione per la ditta viene vietata dalla madre e nemmeno al suo capezzale il figlio vuole ascoltare i familiari scatenando un violento litigio con il fratello Thomas: […] Du wirst es nicht thun… […]. Solange ich über der Erde bin, geschieht dies nicht … ich schwöre es dir!… Hüte dich … nimm dich in acht…! Es ist genug Geld durch Unglück, Torheit und Niedertracht verloren gegangen, als daß du dich unterstehen dürftest, ein Viertel von Mutters Vermögen diesem Frauenzimmer und ihren Bastarden in den Schoß zu werfen!… Du hast der Familie genug der Blamage zugefügt, Mensch, als daß es noch nötig wäre, uns mit einer Kurtisane zu verschwägern und ihren Kindern unseren Namen zu geben […]222. Dalle parole di Thomas si può notare come si sia adattato alle norme sociali dell’epoca, mentre il fratello cerca di superarle. Alla fine è proprio quest’ultimo ad avere la meglio e a decidere il suo destino, dando ascolto solo ai suoi sentimenti e sposandosi. Ma l’attaccamento alla tradizione familiare si nota ancora una volta in Tony, dopo il fallimento dei due matrimoni e di quello della figlia. Sembra non aver imparato la lezione perché di fronte all’ostinazione del fratello si dimostra più che mai ostile perché in questo modo, agendo di testa sua, ha mancato di rispetto al nome Buddenbrook e ha spezzato quella catena che unisce i membri della famiglia. In quest’ottica va letta la lettera che spedisce alla cognata nella quale dichiara di non riconoscere come parenti né la moglie del fratello né i suoi figli. Infine anche il matrimonio di Clara, che non viene narrato, segue la tradizione familiare, perché Tiburtius, parroco e uomo cristiano, proviene da una famiglia di commercianti. Tale concezione dell’amore da parte della famiglia Buddenbrook viene sintetizzata da Runge in Welch ein Weib!: Liebesverzicht heißt das Gesetz, unter dem alle Buddenbrooks anzutreten haben. [...] Die Liebe [ist] ein Störfaktor, unberechenbar, ohne Respekt vor patriarchalischen, sprich gottgegebenen Hierarchien, rebellisch und radikal, rüttelt an den tragenden 222 GkFA Bd. 1.1, p. 581. 110 Säulen: Reichtum, Macht, Ansehen, Geld. Geld und Karriere sind höchstes Gut, Werte, in deren Dienst alles andere zu stellen ist223. Si tratta indubbiamente di una rinuncia che viene richiesta ai membri della famiglia Buddenbrook per un fine comune: per la ditta e per la famiglia. Questa rinuncia però non porta agli esiti sperati, sia in termini di accrescimento economico sia del numero delle nascite che tende a diminuire progressivamente. Il fallimento dei matrimoni, come si avrà modo di vedere in seguito, diventa allora uno dei motivi che portano alla decadenza della famiglia. Rimane il fatto che le vicende d’amore dei protagonisti di casa Buddenbrook appena descritte contribuiscono a gettare luce su come la felicità del singolo venga spesso sacrificata per quella della famiglia, o qualora si decida di badare al soddisfacimento dei propri desideri, si venga tagliati fuori da tutto: in entrambi i casi l’individuo viene posto innanzi a una scelta difficile e dolorosa. 223 Doris Runge, Welch ein Weib! Mädchen- und Frauengestalten bei Thomas Mann, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt 1998, p. 52. 111 112 CAPITOLO TERZO. RIFLESSIOI SULLA FIGURA DI TOY BUDDEBROOK „[…] Ja, so geht es. Man müht sich und nimmt Anläufe und kämpft…[…]“. Thomas Mann, Buddenbrooks. Verfall einer Familie224. 1. Tony Buddenbrook: una vittima dell’autorità patriarcale? Nel capitolo precedente si è discusso sulla posizione che la donna borghese assume nei confronti dell’uomo nell’Ottocento soprattutto in ambito sociale. E’ risaputo che la figura femminile ha dovuto lottare duramente per affrancarsi da stereotipate convenzioni della femminilità, che la vogliono legata ad un’immagine di madre educatrice e di angelo del focolare. Si è visto come questa immagine di sereno idillio familiare nasconde in verità una realtà di limitazioni e restrizioni. In modo particolare, è stato presentato il rapporto uomo-donna attraverso l’istituzione del matrimonio, accentuando il carattere fondamentale dell’unione matrimoniale che in passato, più di oggi, era un elemento decisivo nel determinare la posizione sociale di una persona, comportando una caduta verso un grado più basso della scala sociale o, al contrario, portando a una mobilità sociale ascendente. La libera scelta, in questo caso, si colloca all’estremo opposto del matrimonio forzato. La questione della scelta da un lato è letta alla luce del valore attribuito all’amore e, dall’altro, alla luce delle relazioni di potere, dei rapporti di dipendenza225. In altre parole, in quest’epoca la donna deve sottostare alla potestà paterna, fraterna e del marito per salvaguardare l’onore borghese, la buona reputazione che consente agli uomini di intrecciare relazioni commerciali e accumulare ricchezza. Il discorso generale si è ridimensionato poi andando a pescare tra le figure femminili del romanzo quella che più di tutte é rappresentativa della famiglia Buddenbrook e che presenta delle particolarità nella sua condizione di figlia borghese che la discostano dal 224 225 GkFA Bd. 1.1, p. 835. M.Lanzinger, La scelta del coniuge. Fra amore romantico e matrimoni proibiti, «Storicamente»,6(2010),http://www.storicamente.org/07_dossier/famiglia/scelta_del_coniuge.ht m., 17.05.2011. 113 quadro classico dipinto finora. Una figura femminile che non nasconde caratteristiche tipiche maschili come l’ambizione, l’amore per la ditta e una visione della vita dettata da interessi economici. E’ singolare a questo proposito che il nome stesso con cui viene chiamata dai familiari la ragazza in questione non sia il nome di battesimo Antonie ma Tony226. Ovviamente questa visione materialista è frutto di un indottrinamento perpetuato nel corso degli anni prima dal nonno, poi dal padre e infine dal fratello. Una siffatta soggezione rappresenta la quotidianità della donna nella famiglia borghese del diciannovesimo secolo, ma ci sono delle eccezioni, o meglio, dei casi in cui un tale distacco nel rapporto uomo-donna viene meno, e la figura femminile che Thomas Mann ha ritratto lungamente nel romanzo Buddenbrooks ne è un esempio. Una tale osservazione spinge allora a chiedersi e valutare come Tony Buddenbrook si rapporti all’autorità patriarcale rappresentata dalla figura del padre Jean, del fratello Thomas e dei mariti Grünlich e Permaneder. Un’operazione non facile per la complessità del personaggio, merito dell’autore che ha saputo tratteggiare a tutto tondo una figura femminile con i suoi pregi, difetti e sensazioni, facendola sembrare più viva che mai. Se da un lato questo realismo permette di instaurare un dialogo con lei, quasi fosse un’amica, una sorella, una collega, ci si chiede anche come comportarsi innanzi a lei. In un ipotetico e immaginario incontro tra il lettore e Tony Buddenbrook si dovrebbe dimostrare compassione e tenerezza per il suo destino, oppure consapevolezza che tristi avvenimenti accadono anche per colpa sua? In altre parole, Tony che ruolo gioca nella sua vita? Attrice che recita un copione già scritto per lei da anni di storia e tradizioni o attrice che riesce a ritagliarsi spazio di azione per una sorte di improvvisazione? Sicuramente, in entrambi i casi, si tratta di un ruolo da prima donna. 226 Il nome Antonio è ricorrente nella produzione manniana, che si presenta in numerose varianti morfologiche. Antonie, la nonna Antoniette, il cameriere Anton. In Tristan (1901-1903) si chiamano Anton il marito della protagonista femminile e il bimbo nato da quella unione e Tonio Kröger. Maria Gabriella Riccobono, Le manipolazioni di Antonio: la narrativa verista di Verga e i Buddenbrook. Intervento presentato al convegno Onomastica e letteratura tenutosi a Pisa nel 2007.http://air.unimi.it/bitstream/2434/35937/1/3.La%20manipolazione%20di%20Antoni o.testo%20letto%20al%20congresso%20Pisa%20mag.giu.2007.e%20senza%20note.rtf., 29.08.2011. 114 Si è gia accennato al fatto che Tony venga presentata come vittima sacrificale per salvaguardare il prestigio della famiglia Buddenbrook, prima, mediante e dopo i matrimoni. Però il modo in cui Tony gestisce le relazioni all’interno della famiglia paterna e dei nuovi nuclei familiari che viene a formare unendosi in matrimonio assolve in parte la colpa del solo potere patriarcale e del destino di Tony. Risulta quindi opportuno prendere in esame le figure maschili con cui si è “scontrata” nel corso della sua storia per vedere non solo una figura femminile controllata dalla controparte maschile, ma anche una donna che in quanto tale ha influito nelle vicende della famiglia, seguendo le indicazioni datele, ma anche agendo di sua iniziativa, con delle scelte non sempre vantaggiose per sé, ma soprattutto per la famiglia che tanto ha amato. 1.1 Tony e il padre Jean Buddenbrook Come si è già avuto modo di vedere, il capofamiglia ha il compito di occuparsi della sorte della famiglia, dei suoi componenti e della solidità del patrimonio. Queste responsabilità vengono esercitate da lui con autorità e potere e a lui spetta l’ultima parola nelle decisioni227. Nella famiglia Buddenbrook il capo famiglia svolge anche il ruolo di capo della ditta e quindi la sua autorità aumenta. E’ compito suo perciò quello di assicurare che tutti i componenti agiscano nel rispetto anche degli interessi della ditta. Fondamentale per la crescita della famiglia sono i matrimoni, che implicano delle scelte ben ponderate sullo sposo, solitamente un commerciante, e sulla sposa che deve recare una dote non indifferente. Questa premessa è utile per analizzare il rapporto tra Tony e il padre che si gioca soprattutto nel momento in cui si avvicina la scelta dello sposo: Grünlich. E’ già nota la situazione che contrappone inizialmente padre e figlia, una situazione che fa entrare Tony a pieno titolo nella schiera di ragazze costrette ad amori d’interesse date a uomini più grandi in cambio di garanzia di prestigio sociale ed economico. Questo spinge Crescenzi a ritenere che Tony, la figura più vitale del romanzo, sia la prima e principale vittima della fedeltà del padre al passato228. Si è già trattato ampiamente tale fenomeno. Quello però che non è stato sottolineato abbastanza è il ruolo che Tony viene ad assumere, che si discosta da semplice “vittima” di 227 Herd, Ehe und Familie, op. cit. p. 20, p. 215. 228 Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 20. 115 progetti paterni. Certamente Tony vittima lo è, o almeno in occasione del primo matrimonio, la sua giovane età non permette altrimenti e la forte pressione a cui è sottoposta non le rende la vita facile. Ciò che preme osservare è valutare se abbia accettato il suo destino senza ribellarsi, o se abbia tentato di rompere la tradizione. La vacanza a Travemünde sembra spingere il lettore a pendere per la seconda opzione. Jean Buddenbrook, capo della ditta, manda in sposa la figlia diciottenne a un signore, commerciante per l’appunto, sapendo di fare la scelta giusta per la figlia e per la ditta, o anzi, per la ditta e per la figlia. Tony inizialmente si ribella trovando nella figura dello studente di medicina, nobile d’animo, il compagno della vita. Ma questa sua inclinazione di fronte al suo ruolo, ossia l’essere una Buddenbrook, svanisce improvvisamente e accetta di sposare il commerciante. Pagina dopo pagina, non si può non appassionarsi al personaggio femminile, di sicuro con Tony non ci si annoia. Ma non può passare inosservato il fatto che l’etichetta di vittima non calza a pennello, o almeno, non in tutte le situazioni. Sicuramente Tony fa delle rinunce nella sua vita e la più grande rinuncia è senza dubbio Morten, una rinuncia totale. Quest’ultima non è come può sembrare a una prima lettura imputabile solamente ed esclusivamente alla situazione di sottomissione al volere paterno. Si perderebbe l’essenza del personaggio femminile descritto minuziosamente da Thomas Mann. Sorge quindi la consapevolezza che si tratta di una rinuncia non in quanto donna costretta a reprimere il desiderio e le proprie aspirazioni, ma in quanto Buddenbrook. Lei in quanto Buddenbrook è disposta al sacrificio, anzi è orgogliosa e avverte un profondo senso di importanza, per cui recita la parte della martire. L’essere donna fa sì che attraverso il matrimonio e una scelta azzeccata del coniuge lei possa contribuire al buon nome della famiglia. E lei vuole questo. Ogni scelta è animata dal senso di importanza vitale del gruppo di provenienza e nella famiglia trova l’energia che le serve per ricominciare da capo ogni volta, numerose volte. Per questo non si lascerà abbattere fino alla fine, fino all’ultima pagina quando si troverà da sola a tenere in vita quello che è rimasto della sua famiglia. Alla morte del padre la conduzione della ditta passa al fratello Thomas, ma il tramandare la tradizione, il ricordo, il prestigio del nome spetta a Tony, è lei la vera erede della fortuna Buddenbrook. A differenza di quanto avviene per il fratello, però, non si arriva mai a uno scontro tra padre e figlia. Tony mostra la sua esitazione quando il padre comunica l’intenzione del signor Grünlich di chiedere la sua mano, piange, si dispera; una volta a Travemünde dimostra più determinazione e raccoglie i suoi pensieri in una lettera destinata al genitore, 116 ma poi quando si trova a tu per tu con lui non riesce a dire di no. Jean quindi tratta Tony come una bimba, e la sua giovane età facilmente influenzabile e la sua inesperienza facilita la conclusione del matrimonio. Nonostante Jean ha avuto modo di dire che la parola scritta ha il privilegio di venire scelta e soppesata e di poter essere riletta più volte229, quando si ritrova tra le mani la lettera della figlia, non dà minimamente peso alle parole, alla sua volontà. Questa completa sottomissione della figlia al padre comincia a vacillare nel momento in cui i due sono uno innanzi all’altro, in occasione della visita del console Jean chiamato d’urgenza dal genero Grünlich. Ancora una volta Tony ubbidisce al suo compito di moglie, quello di seguire il marito nella buona e cattiva sorte. Poi, incalzata dal padre, rivela come stanno veramente le cose. Si è visto che il padre la pone davanti a una duplice scelta: o continuare la storia con il marito, scelta che presuppone l’esborso di una ingente quantità di denaro da parte della ditta Johann Buddenbrook con conseguente indebolimento o salvaguardare il patrimonio della ditta e divorziare dal marito, con conseguente macchia del nome e della storia della famiglia Buddenbrook. In ogni caso il nome prestigioso di famiglia viene macchiato. Sì è osservato che Tony senza esitazione sceglie la via del divorzio per evitare un tracollo della ditta; poco importa se il marito, padre della figlia, fa fallimento, ma in quanto Buddenbrook non potrebbe sopportare un tale evento per la ditta. A uscire vittoriosa, per non dire sollevata, da questa situazione è però lei, non il padre, anche se il sollievo si trasformerà ben presto nel cruccio di aver macchiato, con il naufragio del matrimonio, l’onore della famiglia. Di fatto la scelta di Tony si rivelerà uno scacco per il console Jean che non dimostra l’abilità del padre Johann. Il matrimonio che doveva essere un affare vantaggioso si è dunque rivelato un imbroglio dal primo all’ultimo giorno e mentre la figlia ha esitato, con il senno di poi giustamente, giudicando negativamente la figura del commerciante di Amburgo, diversa è stata la posizione di padre e madre che subito si sono lasciati ammaliare dal nuovo venuto. E’ evidente allora che Jean Buddenbrook ne esce tristemente umiliato nel suo orgoglio di commerciante, costretto a inghiottire in silenzio la vergogna d’essersi lasciato 229 „[…] Denn obgleich die mündliche Rede lebendiger und unmittelbarer wirken mag, so hat doch das geschriebene Wort den Vorzug, daß es mit Muße gewählt und gesetzt werden konnte, daß es feststeht und in dieser vom Schreibenden wohl erwogenen und berechneten Form und Stellung wieder und wieder gelesen werden und gleichmäßig wirken kann […]“. GkFA Bd. 1.1, p. 160. 117 imbrogliare così grossolanamente. Certamente la sua intenzione non era quella di gettare nella disgrazia la figlia per leggerezza, ma la sua immagine era stata lesa. Tony che capisce lo stato in cui si trova il padre gli sta vicino, senza rinfacciargli un matrimonio mai voluto. La sua scelta di tornare in città nella casa paterna è una scelta pensata per sé stessa e per la ditta, e non per nuocere al padre. Diversa è invece la posizione di Crescenzi a tale riguardo. Sostiene infatti che il rifiuto di accettare l’intervento paterno per salvare Grünlich, quando sarebbe ancora possibile, fa parte del suo progetto liquidatorio230. E’ evidente che l’interpretazione avanzata dallo studioso sia in netto contrasto con la posizione assunta finora, ossia quella di vedere nelle scelte di Tony il tentativo di agire nel bene della famiglia. In quest’ottica, infatti, la sua scelta conferma ancora una volta che lei mette al primo posto l’interesse dell’azienda, il non voler aggravare economicamente le casse della ditta con l’intervento del padre, dal momento che la dote è già andata persa. A mio avviso un’azione, quella di Tony, in fin di bene e non facente parte di un preciso piano distruttivo. Il lettore può notare come questo episodio fa mutare la relazione tra padre e figlia, si abbatte il muro della distanza, dal momento che fino ad allora la posizione di lui in città, la sua capacità laboriosa e seria avevano suscitato in Tony più soggezione che tenerezza. Durante il colloquio nel salotto231 di lei il padre, invece, le si avvicina umanamente e giudica la figlia degna di un discorso serio e intimo sulla questione, ponendo nelle sue mani l’importante decisione. Inoltre il padre le confessa, quasi con umiltà, di non sentirsi del tutto senza colpa nei suoi confronti, un pensiero che Tony da sola non avrebbe mai formulato, troppo è l’amore che prova per lui, ma poiché è lui a dirlo gli crede, e i suoi modi verso di lui si addolciscono. Non è da escludere, come fa presente Sautermeister, 230 Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 30. 231 Nel corso del diciannovesimo secolo il salotto diviene uno dei principali spazi della rappresentazione e dell’autocelebrazione dello stile di vita della borghesia europea. Anche nel romanzo, infatti, diviene un luogo centrale per i membri della famiglia Buddenbrook e per i suoi ospiti. Gli studi di storia sociale hanno evidenziato la centralità della casa come luogo di crescita e di formazione della cultura borghese, in cui si raccolgono tutti quegli elementi di distinzione sociale indispensabili per lo sviluppo di una visione del mondo e di un’identità propriamente borghesi. Giardina, Sabbatucci, Vidotto, Il mosaico e gli specchi. Percorsi di storia dal medioevo a oggi, op. cit., p.42, p. 154. 118 che questo episodio porti Tony ad avere “ein freieres Verhältniss zur patriarchalischen Autorität überhaupt“232. La complicità crescente tra i due è presa in esame da Heidy M. Müller nello studio Töchter und Mütter dove, nell’analizzare la relazione di Tony con i genitori, evidenzia come il rapporto tra padre e figlia nei Buddenbrook sia il legame interpersonale più duraturo, tenero e profondo tra le pagine del romanzo233. In ogni caso, nel leggere la storia di Tony si ha la consapevolezza che il padre ha esercitato un controllo tale sulla figlia andando a indottrinarla sui suoi dovere verso la famiglia, e questo fa sì che Tony debba fare delle rinunce. Però Tony ci mette del suo perché interiorizza tutto quanto richiesto dal padre, i doveri sono diventati per lei un credo che la porterebbero a condurre una vita distinta, cosa che lei sicuramente non disprezza, ma da sempre sogna. 1.2 Tony e il fratello Thomas Buddenbrook Nei Buddenbrook l’unità della famiglia non è quasi mai messa in discussione. Herd sottolinea a tale proposito che la posizione autoritaria dei capi maschili, Johann, Jean e infine Thomas è fuori discussione perché loro stessi sono i primi a essere consapevoli del loro potere e lo esercitano sui familiari234. Il profondo senso della famiglia e della tradizione è radicato soprattutto nei primi due figli di Jean Buddenbrook. Il rapporto di reciproco affetto che Tony prova per il fratello si accentua quando Thomas assume il ruolo di capo famiglia, nonchè di capo dell’azienda alla morte del padre e futuro senatore. Tony e Thomas sembrano essere una coppia, uniti da complicità e tacita comprensione. Il romanzo è fitto di episodi che riguardano il rapporto esclusivo tra i due fratelli che si trovano spesso a dialogare e a confidarsi i propri pensieri nei momenti cruciali della storia personale e familiare. Basta chiedersi, per esempio, con che occhi lo scrittore narra il matrimonio di Tony con Permaneder? Con gli occhi del fratello Thomas. Oppure notare che Thomas Buddenbrook prima di sposarsi viaggia a Travemünde con Tony. E ancora, quando Thomas vuole costruirsi una casa rappresentativa ne parla con la sorella che dà la 232 233 Sautermeister, Tony Buddenbrook. Lebenstufen, Bruchlinien, Gestaltwandel, op. cit. 99, p. 97. Heidy M. Müller, Töchter und Mütter in deutschsprachiger Erzählprosa von 1885-1935, München, Iudicum Verlag 1991, p. 139. 234 Herd, Ehe und Familie, op. cit. p. 20, p. 215. 119 sua approvazione. Tony, più di tutti gli altri componenti della famiglia e più della moglie Gerda, è per Thomas fondamentale nel sostenere e dare fiducia al suo ruolo da politico, da commerciante e nella sfera privata. Questo rapporto di reciproca solidarietà fa sì che la sorella possa prendere parte attiva alla vita sociale e pubblica attraverso la figura del fratello e quindi riesca, se pur indirettamente, a ritagliarsi uno spazio in un mondo di dominio esclusivamente maschile. Ciò accade durante le elezioni a senatore del fratello, per esempio. Sebbene sia Thomas il candidato, lei non é da meno e cerca, per quello che le è consentito, di contribuire a questo evento. In che modo? Studia i paragrafi sulle elezioni della Costituzione, parla di collegi elettorali, di cittadini elettori, di schede, proferisce il giuramento solenne che deve essere prestato dagli elettori, esprime il desiderio di essere presente alla “franca discussione” sulla persona di Hermann Hagenström, rivale della famiglia. Sa che l’elezione del fratello rappresenta un successo senza precedenti per la famiglia Buddenbrook e sicuramente non vuole precludersi la possibilità di goderselo: O Gott, Tom! wenn du es wirst…wenn unser Wappen in die Kriegsstube im Rathause kommt … ich sterbe vor Freude! ich falle um und bin tot, du sollst sehen!235. Non vive dunque gli eventi in secondo piano, come la sua natura di donna all’epoca le detterebbe, ma vuole essere presente e pur di farlo è disposta a coprirsi, diventando una presenza non visibile. C’è lei dei familiari tra la folla ad attendere e sperare nell’elezione del fratello, c’è ma non si vede. E la straordinarietà della situazione viene ripresa dall’autore che commenta: Da nimmt die Dame ihren Abendmantel zusammen und läuft davon. Sie läuft, wie eine Dame sonst eigentlich nicht läuft. Ihr Schleier verschiebt sich und läßt ihr erhitztes Gesicht sehen; aber das ist gleichgültig236. Lo stesso Thomas nel chiedere consiglio alla sorella esclama: „[…] Und jetzt, wo du es richtig dahin gebracht hast, daß ich Senator geworden bin…[…]”237. E’ sempre Tony a 235 GkFA, Bd.1.1, p. 452. 236 GkFA Bd. 1.1, p. 458. 237 GkFA Bd. 1.1, p. 463. 120 voler festeggiare il centenario della ditta, mentre il fratello, pur essendo il titolare, preferirebbe non ricordare la ricorrenza: „Ignorieren, Tom? Unmöglich! Undenkbar! Meinst du, die ganze Stadt könnte die Bedeutung dieses Tages vergessen?”238. Si prende quindi il compito di leggere dal diario la storia della ditta e di occuparsi di stemmi commemorativi. Portando in giro Thomas per la città esclama raggiante: So ist die ganze Stadt! […]. Ich bin schon spazieren gegangen, Tom. Auch Hagenströms haben geflaggt! Ha, die können nicht anders … Ich würde ihnen die fenster einwerfen…239. Tony, inoltre, dimostra di aver immagazzinato l’etica borghese nella sua gioia per la scelta di Thomas di sposarsi con l’amica di collegio Gerda Arnoldsen, che con i suoi trecento mila marchi di dote avrebbe gettato nuovo splendore sul nome della famiglia anche in città: Das hast du gut gemacht, Tom, o Gott, wie hast du das gut gemacht! Nein, daß Vater dies nicht mehr erlebt … es ist zum Heulen, weißt du! Ja, hiermit wird manches ausgewetzt … nicht zuletzt die Sache mit jener Persönlichkeit, deren Namen ich nicht gern in den Mund nehme...240. E’ proprio questo episodio che fa capire come Tony arrivi a concepire il matrimonio, allineandosi con la società di cui fa parte. Il rapporto tra i due fratelli non preclude però contrasti. Si possono individuare principalmente tre momenti in cui Tony e Thomas si confrontano animatamente: la discussione in seguito alla decisione di Tony di divorziare dal marito Permaneder, la proposta d’affari del raccolto a Pöppenrade e la questione della vendita della casa paterna. Da questi confronti Tony esce vittoriosa due volte. Il primo momento di contrapposizione riguarda un evento personale nella vita di Tony. Mentre in occasione del primo matrimonio la volontà di padre e figlia di porre fine alla relazione con Grünlich coincidono, ora diventa causa di discussione. Nonostante il fratello cerchi di far ragionare la sorella del passo falso che sta per commettere, lei appare 238 GkFA Bd. 1.1, p. 524. 239 GkFA Bd. 1.1, p. 530. 240 GkFA Bd. 1.1, p. 321. 121 risoluta più che mai a fare la sua scelta, senza condizionamenti esterni, siano essi della madre o del fratello in qualità di capo famiglia. Il modo in cui controbatte alle “accuse” del fratello dimostra che lei non ha paura di nessuno, maschio o femmina, ma che va dritta per la sua strada. Così lei ha già fatto capire a Permaneder tutto, senza l’intervento di Thomas che dal canto suo giudica il fatto accaduto una scappatella sconveniente che ha come conseguenza una posizione di superiorità morale della sorella e la sua felicità assicurata. Ed è proprio qui che la sorella senza timori esclama che mai e poi mai ritornerà a Monaco. Nessuna parola di Thomas, nemmeno la minaccia incombente dello scandalo per la famiglia sembra fermarla. Ancora un volta si ripresenta la situazione vissuta nel dialogo con il padre a casa di Tony e Grünlich. Il divorzio è una dichiarazione pubblica di fallimento e questa volta i fatti sono diversi. Nel primo matrimonio si è visto che Tony era di fronte a due scelte e ha deciso valutando gli interessi della ditta. Ora però Tony non viene posta dal fratello di fronte a un bivio che porta a due direzioni dannose per la ditta. Il fratello le fa presente che poiché la situazione economica del marito, seppur non ottimale, è comunque stabile, sorvolando questo episodio comico non si mette a repentaglio e non si espone a un’ondata travolgente di dicerie il nome di famiglia. Quindi se Tony ritorna a Monaco tutto è risolto nei migliori dei modi per l’azienda, se invece Tony decide di non ricongiungersi al marito si avrà un nuovo scandalo. L’autorità del fratello però è scarsa perché Tony, che potrebbe accogliere la soluzione proposta, non esita neppur un istante. Non siamo di fronte a una figlia che chiede un consiglio al padre, ma a una sorella che non vuole dare retta minimamente al fratello che rappresenta la ditta. Si è già avuto modo di osservare che in questa occasione non può essere considerata vittima della tradizione patriarcale perché lei ci ha messo del suo dall’inizio aspettando l’arrivo del signor Permaneder, dimostrando interesse per lui, accettando di introdurlo in casa e nella cerchia dei parenti finché la situazione le è scivolata di mano. A questo punto, siccome così doveva andare, decide di sposarsi, senza un confronto con il fratello, che però si era informato sulla situazione economica del pretendente; decide inoltre sempre di sua iniziativa di divorziare. La scelta di sposare Permaneder, così come quella di divorziare da lui, è conferma per Crescenzi il piano distruttivo di Tony, consapevole che il commerciante di luppolo non potrà mai essere accettato a Lubecca241. Non è però che Tony si comporti con naturalezza di fronte alla figura maschile del fratello e per farsi coraggio, per nascondere la paura che prova, alza la voce piena di 241 Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 30. 122 collera. Va notato come i ruoli si siano invertiti. Quelle caratteristiche di docilità, tratteggiate in apertura di capitolo e cucite addosso alla figura femminile, ora sembrano trovare posto in Thomas, che ascolta il discorso che la sorella con foga sostiene „ganz erschrocken, benommen, beinahe erschüttert”242 e in silenzio, accettando la scelta della sorella con rassegnazione. La nuova situazione che si viene a creare tra fratello e sorella viene presa in esame anche da Sautermeister che osserva: Es ist ein Beziehungsdrama zwischen Bruder und Schwester, das hier stattfindet, eines, in dem sich der nonkonformistische Protest der Schwester gegen den gesellschaftlichen Konformismus des Bruders behauptet, so dass am Ende eine Vertauschung der hergebrachten Geschlechter-Rollen erkennbar wird243. Il secondo episodio che illustra come Tony cerchi in tutti i modi di avere voce in capitolo nelle decisioni più importanti riguarda la sfera del mondo degli affari. Questo è un aspetto singolare, poiché il compito di portare avanti la ditta di famiglia e in generale il compito di occuparsi del mondo degli affari in tutte le sue sfumature era assegnato ai figli maschi nelle famiglie borghesi dell’epoca. Stupisce che la sorella del senatore consigli un affare che poi si rivelerà quanto mai svantaggioso per la ditta e che riesca a far breccia nel cuore e nella mente del fratello, cogliendolo nella sua debolezza, commerciante ammirato da tutti in città. La questione che contrappone i due è un anticipo sul raccolto di Pöppenrade, del signore Maiboom, marito dell’amica Armgard von Schilling, che ha bisogno di denaro. La sorella pensa che questa proposta sia l’occasione per compiere una buona azione e nello stesso tempo combinare l’affare migliore della vita del fratello, che invece si dimostra spazientito per l’insistenza di Tony: „[…] Verzeih, aber du kannst einen mit deiner Unschuld in Harnisch jagen! […]”244. La proposta della sorella è agli occhi del commerciante un’azione assolutamente indegna di sfruttare il prossimo in difficoltà. Thomas si appella, quindi, alle tradizioni, al fatto che in cento anni la ditta non ha mai combinato affari del genere, saldo ai principi che hanno caratterizzato gli anni di attività della ditta di granaglie. 242 GkFA Bd. 1.1, p. 427. 243 Gert Sautermeister, Tony Buddenbrook. Lebenstufen, Bruchlinien, Gestaltwandel, op. cit. p. 99, p. 124-125. 244 GkFA Bd. 1.1, p. 499. 123 Tony non smette di stupire il lettore e anche in questa occasione entra in contraddizione con quelli che sono i suoi principi. Nel parlare degli amori di Tony si è visto l’attaccamento, quasi morboso, alla tradizione di famiglia, arrivando a insinuare il suo stato di vittima, di prigioniera della tradizione familiare. Ebbene, ora sempre per il bene della ditta sembra voler accantonare il suo amore per la tradizione. Il detto il fine giustifica i mezzi s’impossessa di Tony: tutte le strade vanno seguite per portare lustro al nome e alle casse dell’azienda. Per certi versi sembra lei la mente commerciale che si incarica di portare avanti il successo dell’azienda, accecata dal prestigio. Sostiene infatti: Gewiß, du hast deine Überlieferungen, Tom, und jederlei Achtung davor! Sicherlich, Vater hätte sich hierauf nicht eingelassen; bewahre; wer behauptet das?… Aber, so dumm ich bin, das weiß ich, daß du ein ganz anderer Mensch bist als Vater, und daß, als du die Geschäfte übernahmst, du einen ganz anderen Wind wehen ließest als er, und daß du unterdessen manches getan hast, was er nicht getan haben würde. Dafür bist du jung und ein unternehmender Kopf… […]245. Tony ovviamente ha consigliato questo affare in buona fede e vuole ribadire come una tale proposta non sia espressione della sua ingenuità, non sia un capriccio, ma un agire ragionato e finalizzato al bene comune: […] Und wenn du darauf eingegangen wärest, so wäre ich sehr stolz gewesen, die Sache vermittelt zu haben, denn du weißt, daß es immer mein Traum und meine Sehnsucht gewesen ist, unserem Namen dienstlich zu sein… […]246. Nemmeno la scelta economica di Tony andrà a buon fine. La notizia della rovina del raccolto sopraggiunge proprio in occasione dei festeggiamenti del centenario e avrà conseguenze drammatiche per il capitale della ditta. Il terzo episodio in cui Tony dimostra la sua risolutezza ha a che fare con la vendita della casa paterna nella Mengstraße. Per il bene della ditta Thomas è intenzionato a venderla e, nonostante sia legato quanto Tony alla casa dei genitori che tanto li ha resi felici, non vuole farsi trascinare dai sentimentalismi che animano la sorella appesa ai tanti ricordi piacevoli, racchiusi in lacrime amare. Cerca in tutti modi di convincere il fratello 245 GkFA Bd. 1.1, p. 500. 246 GkFA Bd. 1.1, p. 501-502. 124 ricordando le sue sofferenze, ricordando che nulla di quello che ha fatto nella sua vita è andato per il verso giusto. I motivi che adduce Tony nel far leva al cuore del fratello sono più che comprensibili: […] Denn immer, wenn Gott mein Leben wieder in Stücke gehen ließ, so war ich doch nicht ganz verloren. Ich wußte einen Ort, einen sicheren Hafen, sozusagen, wo ich zu Hause und geborgen war, wohin ich mich flüchten konnte, vor allem Ungemach des Lebens … Auch jetzt noch, als doch alles zu Ende war, und als sie Weinschenk ins Gefängnis fuhren … “Mutter“, sagte ich, „dürfen wir zu dir ziehen?“ „Ja, Kinder, kommt“ … Als wir klein waren und Kriegen spielten, Tom, da gab es immer ein Mal, ein abgegrenztes Fleckchen, wohin man laufen konnte, wenn man in Not und Bedrängnis war, und wo man nicht abgeschlagen werden durfte, sondern in Frieden ausruhen konnte. Mutters Haus, dies Haus hier war mein Mal im Leben, Tom…Und nun…und nun…verkaufen...247. L’opposizione di Tony alla vendita della casa riflette per Hannelore Mundt il bisogno di sicurezza e orientamento all’interno del mondo borghese248. Il senatore questa volta, a differenza dell’espisodio visto in precedenza, riesce a far ragionare la sorella che accetta la decisione del fratello, seppur a malincuore, di vendere l’amata casa. Questa decisione, come più volte è successo, avviene nell’interesse del patrimonio della ditta. Tony, rendendosi conto che con la sua ostinazione rischia di mettere a repentaglio la stabilità economica, si scusa subito per i suoi discorsi, per la sua esitazione, per le sue lacrime, che continuerà comunque a versare quando sarà nei paraggi dell’abitazione dopo la vendita. Come una parolina magica, l’aspetto economico ha avuto l’effetto di far dimenticare le sue convinzioni, come ammette lei stessa: […] Ja, Tom, das mit dem toten Kapital leuchtet mir ein, so viel Verstand habe ich. Ich kann nur wiederholen, daß du tun mußt, was du für richtig hältst. Du mußt für uns denken und handeln, denn Gerda und ich sind Weiber, und Christian … nun, Gott sei mit ihm!…Wir können dir nicht Widerpart halten, denn was wir vorbringen können, sind keine Gegengründe, sondern Sentiments, das liegt auf der Hand […]249. 247 GkFA Bd. 1.1, p. 643-644. 248 Mundt, Female Identities and autobiographical impulses, op. cit. p. 62, p. 278. 249 GkFA Bd. 1.1, p. 645. 125 E’ interessante il fatto che Tony sottolinei come l’essere donna impedisca di valutare la situazione in maniera oggettiva, alludendo al fatto che le donne non devono immischiarsi in questioni d’affari. Opposta invece era la sua posizione nel caso del raccolto di Pöppenrade, quando in prima persona voleva concludere l’affare. L’autore da un lato sembra annunciare un’emancipazione della figura femminile che può acquistare voce anche in ambiti finora preclusi, però subito dopo questo spiraglio viene meno, proprio per le parole di Tony. La questione assume un’altra piega quando Tony scopre il futuro acquirente: Hermann Hagenström. Posizioni diverse quelle dei fratelli. L’avversione di Tony è giustificata dal fatto che la famiglia Hagenström è in concorrenza con la famiglia Buddenbrook. E’ proprio lei a far riflettere il commerciante per antonomasia, Thomas Buddenbrook, sulla pericolosità e sul significato di un tale passo, esprimendo la tipica mentalità affaristica, ossia il fatto che accettando Hermann Hagenström come compratore della casa si manda un chiaro segnale della fine dei Buddenbrook. Una fine alla quale lei mai e poi mai vuole assistere. Il fratello però le fa notare come un tale comportamento mini il decoro sociale dei Buddenbrook. A questo proposito merita attenzione il modo in cui Tony gestisce il colloquio tra il mediatore Gosch, il fratello Thomas e il futuro compratore, amico-nemico sin dall’infanzia, il signor Hermann Hagenström, commerciante all’ingrosso e regio console del Portogallo. Dopotutto lei nei suoi confronti ha già dato prova di non sentirsi intimidita, dato che quando erano bambini l’ha schiaffeggiato in pubblico. Ovviamente a causa delle disgrazie di Tony i rivali si sono fatti forza e hanno gioito quando le cose andavano male. E’ lei a fare presente a Thomas i danni che il console ha arrecato negli affari e la spudoratezza con la quale lo ha superato, ricordando anche il ruolo avuto nel mandare in prigione il marito della figlia Erika. Non si può non riconoscere che Tony abbia dei validi motivi per opporsi. Ecco allora che, con ostentata indifferenza, tiene gli occhi quasi completamente chiusi, fredda e poco socievole, con la speranza di poter ottenere qualcosa da un tale comportamento. Diversa è la concezione del fratello che la condanna per il suo modo poco saggio di atteggiarsi nei confronti di un uomo che ha saputo agire con accortezza concludendo dei buoni affari e guadagnandosi a pieno titolo la superiorità. La ragazza di casa Buddenbrook non viene esclusa dagli eventi decisionali della famiglia, come l’apertura del testamento paterno, che in verità stupisce il fratello Thomas. Questo interessamento è per lei dovuto tanto alla ditta quanto alla famiglia ed è sempre lei a 126 preoccuparsi dell’organizzazione del luogo, del momento e a conferire alla riunione carattere di seduta. Così facendo sente di essere importante e seppur addolorata per la scomparsa del padre è gioiosa del carattere solenne del consiglio, al quale può partecipare attivamente con la dignità che la contraddistingue. Analizzando il rapporto tra Thomas e Tony appare evidente, quindi, come quest’ultima sia un punto di riferimento fondamentale con la sua ingenuità, con il suo aspetto infantile, con la sua vitalità e con il suo attaccamento alla tradizione per il capo famiglia e capo della ditta. Seppur le decisioni finali spettino alla controparte maschile, Tony sembra essere riuscita a inserirsi a pieno titolo nel mantenimento degli interessi della famiglia, battendosi in tutti i modi, a testa alta, a volte più del fratello. Da una posizione di subordinazione al potere patriarcale nel rapporto padre-figlia si arriva allora a una quasi parità nel rapporto fratello-sorella, dove i ruoli di potere sono dinamici. Herd ritiene infatti che certamente Tony, in quanto donna, è esclusa dal lavoro nell’azienda, ma il prestigio e il senso di stima per la famiglia hanno per lei lo stesso significato che per i componenti maschili. Quindi non vede differenza tra quanto avviene in Thomas e Tony: così come il primo è stato preparato per essere futuro capo dell’azienda di famiglia, anche Tony ha fatto il suo processo di educazione250. Ed è proprio quello che emerge nel leggere la storia di Tony. Inoltre, la sua mania di protagonismo e il suo ostentare cerimoniosità si avvertono anche nei momenti più tristi e dolorosi. Come in occasione della morte del padre non trattiene la sua emotività, così anche alla morte del fratello non si ferma e si occupa di tutto: omaggi tributati alle spoglie mortali del fratello, lettura di articoli dei giornali che celebrano i meriti del senatore, organizzazione del funerale che deve avere un carattere signorile con scene di commiato con il personale dell’ufficio e gli operai dei magazzini. Tutto deve essere perfetto e questa cerimoniosità la manda in visibilio. Certamente non sa riconoscere il limite tra privato e pubblico, perché abituata a considerarli un tutt’uno e a essere sempre in prima linea nel dolore e nella gioia. 250 Herd, Ehe und Familie, op. cit. p. 20, p. 218-219. 127 1.3 Tony e i mariti Grünlich e Permaneder I rapporti familiari con i propri partner sono fondamentali per la formazione dell’identità e il modo in cui Tony vive il ruolo di moglie evidenzia ancora una volta la sua forte personalità. Non una moglie docile e umile, ma ambiziosa e amante del lusso. E’ lei a voler andare in società, a frequentare gli ambienti più in vista, mentre i due mariti non sono del suo stesso parere, il primo per ovvi motivi, timoroso che il suo piano venga smascherato, il secondo per mancanza di ambizione, difetto che Tony gli rimprovera più volte. Già si è parlato di come Tony si contrapponga al primo pretendente in maniera forte e decisa, una fermezza che viene meno nel momento in cui si ritrova a dover affrontare la situazione a tu per tu. Nel primo matrimonio Tony viene avvicinata a un signore, mai visto prima, sostenuto dai genitori, per il quale lei non nutre un briciolo di simpatia. Sotto il profilo umano Grünlich è per la ragazza sciocco, un uomo cattivo che non può soffrire, ma che ha sempre trovato odioso, dal fare cerimonioso e imbarazzante, che Tony non tarda a smascherare, contrariamente ai genitori accecati e allettati da quello che si chiama un buon partito. E lei non si trattiene dal far capire all’uomo indesiderato ciò che pensa con gesti che possono essere giustificati dal suo modo canzonatorio e dalla sua mania di fare scherzi, dal suo temperamento un po’ vivace che da sempre la contraddistingue e che ha costretto l’insegnante di scuola a intervenire per frenare le maniere poco consone al suo status. E’ una ribellione e un rifiuto a ubbidire all’autorità patriarcale che la vede accasata a un commerciante di cui non è innamorata. Una ribellione che Tony porta avanti fiera e orgogliosa nei gesti e nelle parole verso un signore, più grande di lei, che non conosce e che si dimostra così carino nei suoi confronti. Un atteggiamento di superiorità che però non è frutto della posizione della donna nella società, ma della sua posizione di donna membro della famiglia Buddenbrook. Lei infatti agisce con una tale sicurezza perché è convinta che il suo nome funge da aura protettiva, come quando da piccola si prendeva beffa di alcune persone consapevole che, in quanto figlia del console Buddenbrook, nessuno le avrebbe fatto niente. Perciò lo guarda con il sorriso canzonatorio, mantenendo lo sguardo fisso sul petto, camminando con la testa all’indietro, rossa d’orgoglio per la sua sarcastica abilità linguistica. La situazione si ribalta durante l’incontro tra i due nella stanza dei paesaggi dove Grünlich fa emergere la sua autorità acquisendo un atteggiamento sdegnato e imperioso davanti a una Tony sbiancata, piangente e tremante, quasi irriconoscibile, essendo abituati a vederla trionfare. Ecco emergere una Tony del tutto diversa, colta da 128 compassione e pietà per un uomo che in ginocchio la prega di accettarlo come marito, una scena da romanzo per la ragazza, commossa per le parole reputate sincere. Un’altra volta Tony tenterà di dare filo da torcere a Grünlich durante la lite prima dell’arrivo del console nella quale cercherà di far valere le sue ragioni di fronte al marito che la accusa di rovinarlo con la sua smania di farsi servire, di condurre una vita decorosa, con il voler tre donne di servizio anziché due. E lei non può che controbattere. L’atteggiamento di Tony quindi è scandito nel corso della relazione con Grünlich da momenti di sottomissione al volere del marito, provando smarrimento e timore, e momenti in cui è lei a dominare ed avere la situazione in pugno. Come non ricordare, inoltre, che l’ultima occasione per evitare il fallimento dell’attività commerciale di Grünlich, ossia il soccorso del console Jean, sfuma per il rifiuto di Tony di accettare l’intervento del padre, scegliendo la via del divorzio che sancisce la colpa allo stesso rappresentante poiché reputato incapace di mantenere la famiglia. In verità, più avanti nella narrazione il lettore apprende che Tony non è esente da colpe: […] Aber das soll nicht heißen, daß ich mich selbst für einen Engel halte und aller Schuld bar erachte … mißverstehen Sie mich nicht! Grünlich vernachlässigte mich, und wenn er einmal bei mir saß, so las er die Zeitung, und er hinterging mich und ließ mich beständig in Eimsbüttel sitzen, weil ich in der Stadt von dem Morast hätte erfahren können, darin er steckte … Aber ich bin auch nur eine schwache Frau und habe meine Fehler und bin ganz sicher nicht immer richtig zu Werke gegangen. Zum Beispiel gab ich meinem Mann durch Leichtsinn und Verschwendungssucht und neue Schlafröcke Grund zu Sorge und Klage … Aber eins darf ich hinzufügen: ich habe eine Entschuldigung, und die besteht darin, daß ich ein Kind war, als ich heiratete, eine Gans war ich, ein dummes Ding251 […]. Il sentimento di soggezione provato a volte nei confronti del primo marito non è presente nel secondo matrimonio. Sicuramente a causa della maturità e dell’esperienza, ma soprattutto per il carattere docile e bonario di Permaneder che ritiratosi dagli affari trascorre il suo tempo con gli amici in osteria. Non si vede in Permaneder una figura di autorevolezza come nel caso di Grünlich e questo infatti appare anche nel momento in cui chiede alla moglie di perdonare il suo comportamento accettando il divorzio senza esitazione. Tony si sente superiore a lui e questa superiorità trova conferma nelle parole 251 GkFA Bd, 1.1, p.387. 129 del fratello che la esorta a tornare a Monaco dopo l’incidente sconveniente di Permaneder con la cuoca Babette perché è lei ora a dettare le regole in casa dato che il marito ha dimostrato la sua debolezza. Durante la lite che sancisce la fine del matrimonio, infatti, è Tony, umiliata dall’atto indecoroso del marito, ad assumere atteggiamento imperioso, mentre quest’ultimo, ubriaco, si limita ad offenderla con quell’insulto impronunciabile che Tony fa fatica a ripetere e che di fatto metterà la parola fine a quell’unione. E’ l’autore stesso a porre in risalto l’indole di Tony, agguerrita più che mai, e a sottolineare come il suo temperamento focoso prevalga, arrivando a scagliare, posseduta dalla disperazione, tutto il disgusto e disprezzo per l’uomo e per la sua esistenza. In entrambi i casi, poi, è lei a prendersi cura in prima persona della causa del divorzio, leggendo attentamente i paragrafi del codice civile utili per intentare la causa. Hillmann vede nelle due circostanze, il rifiuto iniziale di Tony a sposare Grünlich e il rifiuto a tornare a Monaco da Permaneder, un segno chiaro di una crescente individualità di Tony. In entrambi i casi, sostiene, la sua posizione non è dettata da una ribellione alle convenzioni stesse, ma vuole dar loro colore facendo emergere l’individualità del singolo in una famiglia anonima, nel cui nome vengono combinate le unioni matrimoniali252. Si assiste quindi a una scala gerarchica dove la figura femminile da completa subordinazione acquista un grado ascendente di indipendenza nei rapporti con il fratello e con i mariti, sfociando nella superiorità nel gestire le relazioni matrimoniali, soprattutto con Permaneder. Parallelamente da vittima della mentalità borghese personificata dalla figura paterna passa a vittima della suddetta concezione non più per ubbidire a un dovere che le viene imposto dalla figura maschile, ma da lei stessa, che ha interiorizzato nel corso degli anni e che in nessun modo vuole tradire, fino alla fine. Quindi vittima sì, ma di una mentalità prima trovata scomoda, poi accettata e infine difesa e salvaguardata con orgoglio, sebbene lei dichiari: „[…] ja, ihr müßt mir nun schon das Gnadenbrot geben, mir unnützem Weibe […]253”. 252 Hillmann, The lost honour of Tony Buddenbrook, op. cit. p. 99. 253 GkFA Bd 1.1, p. 428. 130 2. Tony Buddenbrook: un’eroina decadente? L’aspetto dominante nel romanzo di Thomas Mann è quello legato al fenomeno della decadenza, come il sottotitolo del romanzo annuncia. Il lettore capisce fin dalla pagina di copertina che sarà impegnato in una lettura sulla situazione esistenziale degli individui membri della famiglia fino al loro decadimento, non sa però se qualcuno si salva da tale processo, o in qual misura la decadenza toccherà o risparmierà ciascun membro. L’autore si rifà a due pensatori in particolare per illustrare il fenomeno della decadenza: Paul Bourget e Friedrich Wilhelm Nietzsche. Paul Bourget fu uno dei primi a studiare il fenomeno della decadenza dal punto di vista psicologico sia in campo letterario che sociale. Nei suoi Essais nel 1883 individua una tipologia di sentimenti che gli permette di rappresentare una critica di alcuni fenomeni caratteristici di fine secolo, come la décadence, il dilettantismo, il cosmopolitismo. L’autore francese, discutendo lo scrittore francese Charles Baudelaire e la sua opera Les Fleurs du Mal, arriva a formulare una vera e propria teoria della decadenza che sarà un’importante punto di partenza per la riflessione di pensatori del calibro di Nietzsche. Nel suo Décadence. Essais de psicologie contemporaine scrive: Con la parola decadenza si designa spesso lo stato di una società che produce un numero troppo grande d’individui inadatti a lavori della vita in comune. Una società è un organismo che si scinde in microorganismi e poi in una federazione di cellule; l’individuo è la cellula sociale. L’organismo totale funziona con energia quando gli organismi che lo compongono funzionano con energia ma con una energia subordinata. A loro volta tali organismi funzionano con energia quando le cellule che li compongono funzionano con energia ma con energia subordinata. Se l’energia delle cellule diviene indipendente gli organismi che compongono l’organismo totale cessano ugualmente di subordinare la propria energia all’energia totale: l’anarchia che si stabilisce costituisce la decadenza254. Quindi ci sono due società: “società organiche”, presso le quali l’energia dei singoli componenti è subordinata alla realizzazione degli scopi dell’organismo totale, e “società in decadenza”, che sono caratterizzate da un crescente grado di anarchia e una perdita 254 Paul Bourget, Essais de psychologie contemporaine (1883), Milano, Bompiani Editore 1947, p. 25. 131 delle relazioni gerarchiche. In queste parole è chiara l’invettiva e l’accusa all’individualismo, inteso come causa scatenante la decomposizione della società in tante piccole individualità, le une indipendenti dalle altre. La decadenza è vista dunque come un fenomeno di decomposizione che può intaccare qualunque struttura e che libera dalla gerarchia e dalla subordinazione al lavoro coordinato della totalità, che è invece rappresentazione del grande stile ed esprime salute, generando una sorte di anarchia. L’autore si spinge più in là ed estende la sua teoria dall’ambito sociale a quello letterario per cui si osserva lo stile della decadenza ogni qualvolta l’unità del libro si decompone rendendo progressivamente indipendenti e anarchiche la pagina, la frase e infine la singola parola. Da che cosa è caratterizzata ogni décadence letteraria? Dal fatto che la vita non risiede più nel tutto. La parola diventa sovrana e spicca un salto fuori dalla frase, la frase usurpa e offusca il senso della pagina, la pagina prende vita a spese del tutto, – il tutto non è più tutto. Décadence: una parola che tra gente come noi, s’intende, non giudica ma definisce255. Inoltre, nel trattare la figura di Renan delinea i tratti del dilettante, il protagonista della decadenza, che viene analizzato non più dal punto di vista artistico e estetico, ma dal punto di vista psicologico. Il dilettantismo256 diviene una “disposizione” ereditaria, non più un’attività o il risultato di un’occupazione. Il dilettantismo di Renan, secondo Bourget, è il soccombere di fronte alle molteplici sensazioni alle quali siamo esposti quotidianamente nella piena modernità di una città come Parigi. Non è tanto una dottrina quanto una disposizione di uno spirito, ad un tempo molto intelligente e molto voluttuosa, che ci fa inclinare, di volta in volta, verso le diverse forme della vita, e ci spinge a prestarci a ciascuna di esse, senza darci ad alcuna […]. La simpatia non basta, occorre uno scetticismo raffinato e una capacità a trasformare 255 ibid. 256 La parola dilettantismo deriva dal verbo italiano dilettare a sua volta preso dal latino delectare, col significato di divertirsi, rallegrare. Oggi assume una connotazione negativa, ma in passato fino al diciottesimo secolo, soprattutto tra i nobili italiani, era motivo di onore. 132 questo scetticismo in uno strumento di piacere. Il dilettantismo diviene allora una scienza delicata della metamorfosi intellettuale257. Bourget rappresenta una guida importante per il filosofo Friedrich Wilhelm Nietzsche, poiché traccia il percorso attraverso la décadence e il nichilismo. La mancanza di un credo collettivo, la fine delle vecchie religioni, il nichilismo della scienza, il dilettantismo, il cosmopolitismo, divengono fenomeni legati ad una generale impotenza alla vita. In modo particolare, il concetto di décadence come dissoluzione fisiologica dell’organismo e disgregazione delle parti che staccandosi dal tutto diventano indipendenti suscita l’interesse di Nietzsche. Il filosofo attinge al saggio di Bourget, che sente vicino, per impostare il nesso teorico tra décadence e nichilismo. Già in una breve annotazione dell’inverno 1883-84 Nietzsche racchiude la tesi della decadenza di Bourget che poi svilupperà e applicherà a quella che secondo lui è la manifestazione per eccellenza della decadenza, cioè la musica di Wagner: La parte impera sul tutto, la frase sulla melodia, l’attimo sul tempo (anche sul tempo musicale), il Pathos sull’Ethos (carattere o stile o come lo si voglia chiamare), e finalmente l’Esprit sul Senso258. Nell’opera Il caso Wagner (1888) analizza i sintomi di una malattia di cui l’artista sarebbe affetto, e che rende malata anche la sua arte: “Wagner est une névrose”259, il decadente per eccellenza. Il filosofo tedesco utilizza il termine francese di Paul Bourget per indicare la diagnosi della crisi che affligge l’arte di Wagner e della modernità. Delle tesi di Bourget quella che più di tutte viene sicuramente recepita da Nietzsche è il disinteresse per il tutto organico da parte dei decadenti, cioè la parola che si rende indipendente dalla frase. Ed è quello che accade alla musica, ambito nel quale acquistano rilievo la retorica, la scenografia, i virtuosismi, l’eccedenza espressiva per compiacere il pubblico. 257 GkFA Bd. 1.1, p. 38-39. 258 Friedrich Wilhelm Nietzsche, Frammenti (1886), Milano, Adelphi Editore 1964, p. 176. 259 Friedrich Wilhelm Nietzsche, Epistolario 1865-1900, a cura di B. Allason, Torino, Einaudi 1962, p.222. 133 La decadenza, che nasce da uno stato di pervertimento dell’uomo260, è per lui la malattia di cui è affetto il mondo moderno che provoca il disgregarsi delle personalità, la perdita della capacità e della volontà. Questo ha come conseguenza che il décadent invece di agire vive nei ricordi dolorosi e prova risentimento verso di sé, verso gli altri, verso la vita. La generalizzazione del processo di decadenza è per Nietzsche il nichilismo che ha come fondamento ontologico la morte di Dio, la quale rivela il nulla che domina il mondo. L’angoscia moderna è dunque l’angoscia di fronte a una vita priva dei suoi fini261. Scrive Nietzsche: “Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al “perché”; che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi si svalorizzano”262. Il nichilista passivo, in quanto spirito debole, si limita a prendere atto della decadenza dei valori che si manifesta con la rinuncia, con la fuga o sostituendo Dio con idoli falsi, sfociando nel totalitarismo, nel fanatismo. Il nichilista attivo, al contrario, rappresenta la speranza al superamento della decadenza, non assiste alla rovina, ma prende parte al processo nichilistico e lo porta a compimento, aiutando a cadere ciò che sta cadendo e dando inizio alla trasvalutazione dei valori263. Si può comunque notare una differenza di visione nei due pensatori. Secondo Bourget l’accoglimento della decadenza da parte di artisti é il sintomo della loro coraggiosa affermazione di indipendenza nei confronti della società, quindi di un atteggiamento non decadente. Scrive Franco Volpi, filosofo e storico vicentino: […] Poiché tra individuo e società esiste un rapporto di azione reciproca, l’individualità che prende le distanze dall’ambiente sociale finisce per recidere il radicamento nel terreno dal quale trae le proprie energie vitali e rischia di deperire e morire. Sarà allora così che l’artista coraggioso, forte e maturo, dalla grande 260 “Io intendo pervertimento dell’uomo, lo si sarà già indovinato, nel significato di decadence: la mia affermazione è che tutti i valori, nei quali oggi l’umanità ha raccolto il suo supremo ideale, sono valori di decadence…”. Friedrich Wilhelm Nietzsche, l’Anticristo, Maledizione del Cristianesimo, Milano, Adelphi 1970. 261 Fabio Cioffi, Franco Gallo, Giorgio Luppi, Amedeo Vigorelli, Emilio Zanette, Il testo filosofico, Storia della filosofia. Autori, opere, problemi. L’età contemporanea: L’ottocento, Milano, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori 1998, p.682. 262 Friedrich Wilhelm Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888, Milano, Adelphi 1985, p.82. 263 Enrico Berti, Franco Volpi, Storia della filosofia Ottocento e ovecento, Roma-Bari, Laterza 1991, p.172. 134 personalità e creatività, riuscirà a praticare la prospettiva della decadenza e ad affermare la propria individualità indipendentemente dalla società264. Nietzsche, invece, considera coraggioso e con grande personalità chi combatte la decadenza, non chi l’accoglie. In secondo luogo non vede la decadenza un modo per reagire alla società, ma è la società stessa a essere la fonte dello sviluppo della decadenza265. Il filosofo tedesco è attratto dalla decadenza, ma al contempo, proprio come Bourget, protesta contro essa. Da un lato, quindi, riconosce che le ragioni della decadenza sono un fenomeno intrinseco alla vita stessa: Il fenomeno della decadenza è altrettanto necessario quanto qualsiasi sorgere e progredire della vita: non è in nostro potere eliminarlo. La ragione vuole al contrario che gli si riconosca il suo buon diritto (…)266. Dall’altro ritiene, a dispetto di Bourget, che l’esaltare l’individualità porta sì a valori estetici, ma allontana dalla via del tutto. Non solo in ambito filosofico viene elaborata una teoria della decadenza, ma questo concetto si estende al campo scientifico con il fenomeno della degenerazione, che si fa strada tra gli anni 1880 e 1890. Questo concetto viene ripreso da Thomas Mann nei suoi scritti e in una lettera all’amico Otto Grautoff datata 1895 spiega come tale processo germogli anche nella sua famiglia: […] Der Vater war Geschäftsmann, praktisch, aber mit Neigung zur Kunst und außergeschäftlichen Interessen. Der älteste Sohn (Heinrich) ist schon Dichter, aber auch „Schrifsteller“, mit starker intellectueller Begabung, bewandert in Kritik, Philosophie, Politik. Es folgt der zweite Sohn, (ich) der nur Künstler ist, nur Dichter, nur Stimmungsmensch, intellectuell schwach, ein sozialer Nichtsnutz. Was Wunder wenn endlich der dritte, spätgeborene, Sohn der vagsten Kunst gehören wird, die dem Intellect am fernsten steht, zu der nichts als Nerven und Sinne gehören und gar kein Gehirn, –der Musik?– Das nennt man Degeneration. Aber ich finde es verteufelt 264 Franco Volpi, Il nichilismo, Roma-Bari, Laterza 2004, p. 41. 265 Katja Galimberti, ietzsche: una guida, Milano, Feltrinelli 2001, p. 137. 266 Friedrich Wilhelm Nietzsche, Concetto di decadenza (1888), Milano, Adelphi Editore 1967, p. 46. 135 nett. – Von Allem abgesehen aber wird sich der Kleine unter den Eindrücken und Einflüssen, in denen er aufwächst, zum Geschäftmann kaum entwickeln267. In questo caso la décadence si intravede nel raffinamento dei nervi e nei sentimenti. Il creatore della Degenarionshypothese è Bénédict Auguste Morel, che nel 1857 ha pubblicato l’opera Traité des dégénérescences physiques, intellectuelles et morales de l'espèce humaine, et des causes qui produisent ces variétés maladives. L’autore sostiene che la degenerazione sia una deviazione dal tipo normale causata da una serie di circostanze sociali ed ambientali, difetti fisici e morali, come dei sintomi di decadenza corporei di natura intellettuale e morale. E’ la deviazione maligna del tipo normale ed è ereditaria, può aggravarsi di genitore in figlio, fino a portare all’estinzione del ramo ammalato268. Nel romanzo infatti questa deviazione è progressiva e si estende alle quattro generazioni fino a procurarne la morte. La discussione sulla degenerazione che infiamma gli psichiatri francesi comincia ad estendersi successivamente ad altri ambiti del sapere. Il concetto di degenerazione approda anche alla psichiatria tedesca nella seconda metà dell’Ottocento e diviene oggetto di studio e di esposizione nei trattati, come quello di Max Nordau, Entartung. Anche Thomas Mann, influenzato da Bourget e Nietzsche, ha elaborato per così dire una teoria della decadenza nel suo romanzo, intesa come un periodo di valori ormai consegnati al passato. Se ne intravedono già i sintomi nel nome della famiglia, che indica instabilità e insicurezza. Nei suoi otizbücher si legge, a tale proposito, che Buddenbrook deriva etimologicamente da “Bruch(brok)= Sumpfland”269, mentre in una lettera a Julius Bab spiega che „’brook’ ist offenbar [plattdeutsch für] ‘Bruch’, und ‘Budden-brook’ bedeutet ein ‘niedriges’, flaches Moorland”270, una pianura irregolarmente tratteggiata, una piatta palude con un salice solitario e nudo sulla riva che appare nello stemma di 267 Mann, Briefe an otto Grautoff 1894-1901 und Ida Boy- Ed 1903-1928, op. cit. p.9, p.58. 268 Bénédict - Auguste Morel, Traité des dégénérescences physiques, intellectuelles et morales de l'espèce humaine et des causes qui produisent ces variétés maladives, 2 vol., Paris, Ballière 1857. 269 Thomas Mann, otizbücher 1-6, vol.1, Hans Wysling/Yvonne Schmidlin (a cura di) Frankfurt am Main, S. Fischer 1991 p.117. 270 Thomas Mann an Julius Bab, Pacific Palisades, 28-06-1948, in Thomas Mann, Selbstkommentare Buddenbrooks, Hans Wysling (a cura di), Frankfurt am Main 1990, p.120. 136 famiglia271. Inoltre, come è gia stato detto, il titolo originale del romanzo doveva essere Abwärts. Thomas Mann ha avuto modo di commentare il sottotitolo del romanzo: Buddenbrooks trägt den Untertitel: Verfall einer Familie. Es ist die […] fatalisch empfundene, mit schopenhauerischem Pessimismus […] und untergründiger Wagnerscher Musik dargestellte Geschichte eines Verfalls […]272. La storia della famiglia di commercianti che l’autore ha messo in scena è dunque sin dall’inizio una storia di decadenza, ogni fase della vita dei familiari é un alternarsi di momenti positivi susseguiti da momenti negativi fino ad arrivare al prevalere di quest’ultimi e al conseguente disfacimento della storia familiare. Un processo di decadenza che non riguarda solamente quella della classe borghese, ma va a toccare anche l’individuo. Si tratta di un percorso che ci guida all’analisi generale della famiglia Buddenbrook, un’entità chiusa in cui si fondono le molteplici personalità degli individui che la compongono, fino all’analisi più introspettiva, più intima dei singoli personaggi, in cui si fa la scoperta di un mondo interiore il più delle volte dissonante rispetto a quello esteriore messo in mostra. E’ proprio nello scarto tra il gruppo e l’individuo che matura il germe della decadenza: nel momento in cui il singolo riconosce l’inadeguatezza della propria persona nel soddisfare le aspettative si manifesta il declino. Nella lettera alla figlia Jean aveva avuto modo di dire che ciascun membro della famiglia è un anello della catena e per il bene collettivo bisogna che tutte le parti, subordinate, diano il loro contributo, proprio come sosteneva Bourget nei suoi Essais. ll tentativo di Jean di tramandare ai quattro figli i valori dell’alta borghesia mercantile fallisce. I loro percorsi sono tutti segnati da inesorabili sintomi di decadenza, una decadenza che tocca più livelli: familiare-sociale, economico, psicologico e fisico273. - Una decadenza familiare é già rappresentata nel tramonto che domina le immagini nella stanza dei paesaggi, la stanza di ricevimento della famiglia, e poi enunciata al terzo capitolo in riferimento al declino della famiglia Ratenkamp. Il ruolo sociale e politico dei Buddenbrook tra le grandi case del ceto mercantile, che trova la sua rappresentazione all’inizio del romanzo nel console Johann, si mantiene pressoché inalterato durante la vita 271 GkFA, Bd. 1.1, p.81. 272 Mann, Über mich selbst, op. cit., p.9, p. 144. 273 Keller, Das Problem Verfall, op. cit. p.20, p.157-172. 137 del figlio Jean, ma comincia a vacillare con Thomas, che dopo un primo periodo di successo, da tutti lodato per la serie di buoni colpi messi in atto (si pensi al matrimonio con Gerda Arnoldsen, l’elezione a senatore e la sua posizione di spicco come braccio destro del borgomastro, l’acquisto di una nuova lussuosa casa, l’arrivo di un erede e probabile continuatore della ditta) comincia a subire frequenti umiliazioni, in campo pubblico e privato, che avranno ripercussioni sugli affari e sul nome della famiglia. Alla sua morte il prestigio sociale della famiglia tramandatosi per tre generazioni andrà perduto, perché Hanno non subentrerà a Thomas, sia per il suo disinteresse al mondo del commercio sia per volere del padre. Così il cognome Buddenbrook si estinguerà per sempre. Emblematico è il gesto inconsapevole di Hanno nello scarabocchiare l’albero genealogico dei Buddenbrook nel diario-quaderno simbolo della storia di famiglia, e lo fa proprio con la penna che appartiene alla madre, anch’essa estranea da sempre alla famiglia e al processo di decadenza che la colpisce. La risposta che dà al padre arrabbiato e incredulo per quanto accaduto preannuncia a parole il disfacimento della famiglia: „Ich glaubte … ich glaubte … es käme nichts mehr…“274. - Si tratta di una decadenza economica275. I Buddenbrook vengono scavalcati dalla famiglia Hagenström, una famiglia di commercianti all’ingrosso, che col tempo riesce a ritagliarsi uno spazio sempre più grande all’interno della realtà economica e sociale di Lubecca, spesso rivaleggiando con i Buddenbrook. Dal punto di vista sociale gli Hagenström sono la nuova borghesia che scalza la vecchia borghesia, proprio come i 274 GkFA Bd. 1.1, p. 576. 275 La storia della decadenza economica della ditta Buddenbrook descritta da Thomas Mann nel 1901 è entrata in ambito economico con l’adozione della terminologia “sindrome dei Buddenbrook”, che indica la differenza di gestione di aziende a conduzione familiare fra diverse generazioni. Secondo questa sindrome la prima generazione manifesta un carattere forte, alla ricerca di successo e capitale. La seconda generazione rende l'azienda più forte e ne accresce il prestigio. La terza generazione a volte non ha l’interesse per gli affari necessario per mandare avanti l'azienda, preferendo invece il divertimento e altre attività poco produttive. Ed è proprio questo ciò che si intende con la sindrome dei Buddenbrook: l’incapacità delle aziende di superare il ricambio generazionale a causa del disagio incontrato dalla terza generazione nel gestire l'impresa ereditata. Le fasi sono inverse rispetto a quanto accade nel romanzo dove ci sono tra l’altro quattro generazioni e dove non si assiste alla perdita di interesse per gli affari della ditta come dimostrato dal lavoro assiduo di Thomas. http://www.hnet.org/~business/bhcweb/publications/BEHonline/2009/allende.pdf, 13.08.2011. 138 Buddenbrook avevano fatto in precedenza con la famiglia Ratenkamp. L’episodio che sancisce il definitivo sorpasso degli Hagenström sui Buddenbrook e la conseguente decadenza, nonostante gli innumerevoli sforzi di Tony e in parte di Thomas, è la vendita della casa nella Mengstraße. La fine si ha con la liquidazione della ditta specializzata in commercio di granaglie. Con Johann la ditta aveva conosciuto un notevole benessere, prima con Jean e poi con Thomas la famiglia subisce dei tracolli economici, anche se di fatto il rischio di bancarotta o di povertà non si verifica mai, perché le perdite subite portano a ridurre sì il prestigio della ditta e il suo peso in Borsa, ma non al fallimento, che rimane un evento impossibile276. Emblematica a tale riguardo è un’esclamazione che esce dalla bocca di un esponente di casa Buddenbrook, Christian, che paragona l’uomo d’affari al truffatore277. - E’ una decadenza anche dal punto di vista individuale, un crollo psicologico che porta a riflessioni profonde; le certezze si tramutano in incertezze, i punti esclamativi diventano punti di domanda, i punti fermi diventano punti di sospensione. I valori che hanno guidato la famiglia nel corso del tempo divengono contestabili. Thomas Mann indaga minuziosamente lo stato psicologico dei suoi personaggi e si assiste verso la fine del romanzo al crollo delle certezze dei membri della famiglia, anche di quelli insospettabili come Thomas. E’ proprio con lui che si chiude il ciclo della ditta di granaglie Johann Buddenbrok. Si inserisce in quest’ottica il dialogo tra Thomas e la sorella durante il quale il senatore rivela: 276 L’autore presenta il ritratto di Thomas così come viene percepito in città: „Was das rein Geschäftliche betraf, so galt im allgemeinen sein Vermögen für stark reduziert und die Firma für im Rückgange begriffen. Dennoch war er, sein mütterliches Erbe, den Anteil am Mengstraßenhause und den Grundbesitz eingerechnet, ein Mann von mehr als sechsmalhunderttausend Mark Kurant. Das Betriebskapital aber lag brach seit langen Jahren, mit dem pfennigweisen Geschäftemachen, dessen sich der Senator zur Zeit der Pöppenrader Ernteangelegenheit angeklagt hatte, war es seit dem Schlage, den er damals empfangen, nicht besser, sondern schlimmer geworden, und jetzt, in einer Zeit, da alles sich frisch und siegesfroh regte, da seit dem Eintritt der Stadt in den Zollverband kleine Krämergeschäfte imstande waren, sich binnen weniger Jahre zu angesehenen Großhandlungen zu entwickeln, jetzt ruhte die Firma Johann Buddenbrook, ohne irgendeinen Vorteil aus den Errungenschaften der Zeit zu ziehen […]“. GkFA Bd. 1.1, p. 672-673. 277 GkFA Bd. 1.1, p. 348. 139 […] Mir ist, als ob mir etwas zu entschlüpfen begönne, als ob ich dieses Unbestimmte nicht mehr so fest in Händen hielte, wie ehemals … Was ist der Erfolg? Eine geheime, unbeschreibliche Kraft, Umsichtigkeit, Bereitschaft … das Bewußtsein, einen Druck auf die Bewegungen des Lebens um mich her durch mein bloßes Vorhandensein auszuüben … Der Glaube an die Gefügigkeit des Lebens zu meinen Gunsten … Glück und Erfolg sind in uns. Wir müssen sie halten: fest, tief. Sowie hier drinnen etwas nachzulassen beginnt, sich abzuspannen, müde zu werden, alsbald wird alles frei um uns her, widerstrebt, rebelliert, entzieht sich unserem Einfluß … Dann kommt eines zum andern, Schlappe folgt auf Schlappe, und man ist fertig. Ich habe in den letzten Tagen oft an ein türkisches Sprichwort gedacht, das ich irgendwo las: ›Wenn das Haus fertig ist, so kommt der Tod‹. Nun, es braucht noch nicht grade der Tod zu sein. Aber der Rückgang … der Abstieg … der Anfang vom Ende … Aber ›Senator‹ und Haus sind Äußerlichkeiten, und ich weiß etwas, woran du noch nicht gedacht hast, ich weiß es aus Leben und Geschichte. Ich weiß, daß oft die äußeren, sichtbarlichen und greifbaren Zeichen und Symbole des Glückes und Aufstieges erst erscheinen, wenn in Wahrheit alles schon wieder abwärts geht. Diese äußeren Zeichen brauchen Zeit, anzukommen, wie das Licht eines solchen Sternes dort oben, von dem wir nicht wissen, ob er nicht schon im Erlöschen begriffen, nicht schon erloschen ist, wenn er am hellsten strahlt ...278. E’ proprio lui a dubitare della felicità della sua situazione, assalito dallo spettro dell’ insuccesso e della paura, a soffrire lo stress che il ruolo di politico e commerciante gli impongono. Si estingue, quindi, la volontà di affermarsi, la sicurezza in sé stessi, elementi tipici della borghesia affaristica che per molto tempo Thomas sembrava incarnare. Pian piano si rinchiude nell’immobilismo e nell’incapacità di agire, e man mano che si amplifica il suo conflitto interiore si accentua di pari passo la cura per l’aspetto esteriore, giustificata inizialmente come necessaria al successo dell’attività commerciale, ma che degenera alla fine in vanità. Se Christian è ossessionato da ciò che accade al suo fisico, Thomas lo è dall’improvviso turbamento della sua vita psichica. Thomas è dunque un personaggio traviato dal malessere psicologico che lo spinge a ricercare un equilibrio apparente per colmare lo squilibrio che abita nel suo intimo. Ciò è dimostrato da un ripetersi di scene, comportamenti e termini che ben esprimono la sua stanchezza. Comincia a porsi degli interrogativi esistenziali, soprattutto sulla morte, e al contrario del padre che trova nella religiosità molte risposte, lui le trova nella filosofia di Schopenhauer 278 GkFA Bd.1.1, p. 474. 140 leggendo Die Welt als Wille und Vorstellung e successivamente nella religione. Si tratta quindi di una decadenza della volontà. Thomas è alla fine del romanzo un uomo costretto a indossare una maschera per mostrarsi in società e in famiglia, stroncando sul nascere qualunque desiderio o aspirazione che non sia in linea con il modo di agire dei Buddenbrook; un triste attore che lo rende, dopotutto, non così dissimile dal fratello che tanto ha criticato. Nei Buddenbrook Thomas Mann riprende la tematica del dilettantismo già presente in altri racconti. In quest’ottica è netto il contrasto tra Thomas e Christian. Il primo tenta di combattere il dilettantismo, il secondo ne è l’incarnazione. - Decadenza fisica: malattia e morte avanzano pagina dopo pagina dall’inizio alla fine del romanzo. E’ un incedere lento e progressivo, che non risparmia nessuno, seppur in maniera diversa. Nonostante la malattia sia un tratto comune a tutti i componenti della famiglia, uniti anche nella sofferenza fisica, é presso gli uomini che manifesta maggiormente il carattere distruttivo. Thomas identifica la malattia con una metafora, associando la montagna alla salute ed il mare alla malattia: […] Sichere, trotzige, glückliche Augen, die voll sind von Unternehmungslust, Festigkeit und Lebensmut, schweifen von Gipfel zu Gipfel; aber auf der Weite des Meeres, das mit diesem mystischen und lähmenden Fatalismus seine Wogen heranwälzt, träumt ein verschleierter, hoffnungsloser und wissender Blick, der irgendwo einstmals tief in traurige Wirrnisse sah … Gesundheit und Krankheit, das ist der Unterschied. Man klettert keck in die wundervolle Vielfachheit der zackigen, ragenden, zerklüfteten Erscheinungen hinein, um seine Lebenskraft zu erproben, von der noch nichts verausgabt wurde. Aber man ruht an der weiten Einfachheit der äußeren Dinge, müde wie man ist von der Wirrnis der inneren279. I componenti maschili soffrono di numerosi disturbi fisici: nervosismo, reumatismi, denti rotti o cariati, e sono costretti a intraprendere dei viaggi alle stazioni termali per soggiorni di cura. La durata della vita si accorcia man mano, il numero delle nascite diminuisce e i parti si fanno più difficoltosi. E’ soprattutto con Christian e Hanno che l’autore si sofferma sulla malattia. Christian, come già sottolineato, introduce una tematica ricorrente della prima produzione di Thomas Mann: la relazione tra dilettantismo e degenerazione, già tematizzata in Der Bajazzo (1897). Il suo atteggiamento eccentrico manifesta i segni di una malattia psichica 279 GkFA Bd. 1.1, p. 740-74. 141 caratterizzata dall’attenzione maniacale e ossessiva per il proprio corpo in cui scorge continuamente anomalie incontrollabili: Sonderbar … manchmal kann ich nicht schlucken! Nein, da ist nichts zu lachen; ich finde es furchtbar ernst. Mir fällt ein, daß ich vielleicht nicht schlucken kann, und dann kann ich es wirklich nicht […]280. La malattia arriva ad essere addirittura motivo di discussione tra i due fratelli che, a pochi metri dal letto dove giace la madre defunta, discutono su chi sia più malato, su chi morirà prima, mentre proprio Tony invita a non affrontare tali discorsi. Questi disturbi porteranno Christian a finire i suoi giorni in una clinica. La decadenza psicofisica che colpisce la famiglia trova il compimento nella generazione successiva con la morte di Hanno, rapito dalla forza della musica. Il ragazzo è il ritratto della debolezza: viso pallido, carenza di globuli rossi, mancanza di resistenza, una vita difficile per lui già dai primi istanti quando ha rischiato di non venire alla luce e infine colto dalla morte per tifo a sedici anni. Le sue poche energie vitali e spirituali si sono esaurite completamente nella musica, il cui potere seduttivo ne ha esasperato la debolezza, lo ha consumato, impadronendosene281. Il destino di Hanno, ossia il compimento della decadenza, è la conseguenza necessaria dell’unione di due mondi diversi, quello di Gerda Arnoldsen e di Thomas Buddenbrook. Una forte carica simbolica si ha nella morte di Thomas: proprio lui che in vita ha dedicato molta cura all’apparenza e all’ordine, viene stroncato da un malore e finirà riverso nella neve e nel fango. Un’osservazione merita la figura dei dottori della famiglia, soprattutto di Friedrich Grabow che, contrariamente a quanto si possa pensare, fa poco per frenare il processo discendente che colpisce la famiglia. Il rimedio ad ogni disturbo è un po’ di piccione e pane bianco. Nel romanzo, infatti, il medico pur avendo un’idea che la vita che le famiglie borghesi conducono non è sana, a partire dall’alimentazione, non interviene per bloccare e correggere tali maniere, perché il processo di degenerazione deve 280 GkFA Bd. 1.1, p. 287-288. 281 Nel romanzo ci viene sottolineato, ad esempio, che Hanno ha dovuto assistere nel corso della sua breve vita a numerosi episodi del processo di sgretolamento, rovina, decomposizione, ai quali si è abituato pian piano. Questi fatti non lo stupiscono, e anzi non l’hanno mai stupito, dimostrando la sua indifferenza per ciò che lo circonda. GkFA Bd. 1.1, p.771. 142 concludersi282. „ […] Ich glaube, da gibt es ganz andere Ärzte […]”283 dice Tony a Ida una sera, esprimendo la sua mancanza di stima per Grabow come dottore. Una persona di talento è fatta diversamente e fin da giovane mostra che ha qualcosa: il riferimento a Morten è nell’aria. Proprio quest’ultimo, come la fioraia Anna di Thomas, non è toccato dalla decadenza, seppur il suo nome in latino evochi l’immagine della morte. Inoltre, proprio lui che con la sua professione potrebbe intervenire adeguatamente, non diventa medico di famiglia, ma esercita la sua professione a Breslavia. La malattia per Mann diventa allora simbolo della decadenza totale, biologica e psichica, che colpisce la persona e che difficilmente si supera. Anche la percezione temporale ha il suo peso nel processo di declino. Merita attenzione a tale riguardo la prospettiva offerta da Crescenzi nel saggio introduttivo dell’edizione del romanzo da lui curata, qui più volte ricordato, dove individua il ruolo fondamentale della diversa concezione del tempo nel segnare l’inizio del processo di decadenza. Si sofferma in modo particolare sulla figura del vecchio Johann e del figlio Jean. Nel primo, privo di memoria o coscienza del passato, soprattutto a causa del dolore per la perdita della prima moglie Josephine, trova luogo quella che il critico chiama “fuga dal ricordo”284, mentre nel secondo il “malinconico culto del passato”285. E’ proprio in questa duplice e opposta ottica di padre e figlio che prende già forma secondo Crescenzi “la visione decadente di 282 A tale proposito l’autore ci presenta la figura del medico che si limita ad accompagnare il processo di decadenza, piuttosto che contrastarlo. “[…] Er, Friedrich Grabow, war nicht derjenige, welcher die Lebensgewohnheiten aller dieser braven, wohlhabenden und behaglichen Kaufmannsfamilien umstürzen würde. Er würde kommen, wenn er gerufen würde, und für einen oder zwei Tage strenge Diät empfehlen, – ein wenig Taube, ein Scheibchen Franzbrot … ja, ja – und mit gutem Gewissen versichern, daß es für diesmal nichts zu bedeuten habe. Er hatte, so jung er war, die Hand manches wackeren Bürgers in der seinen gehalten, der seine letzte Keule Rauchfleisch, seinen letzten gefüllten Puter verzehrt hatte und, sei es plötzlich und überrascht in seinem Kontorsessel oder nach einigem Leiden in seinem soliden alten Bett, sich Gott befahl […]“. GkFA Bd. 1.1, p. 39-40. 283 GkFA Bd. 1.1, p. 511. 284 Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 16. 285 ibid. 143 una realtà che è segnata al suo nascere dal pensiero della fine”286. Evidenzia inoltre che tale contrapposizione trova fondamento nella Seconda Considerazione inattuale di Nietzsche, nella distinzione cioè tra l’animale, capace di oblio, e l’uomo incapace di dimenticare. In entrambi i casi, con la rimozione del passato o con la cancellazione del presente, si riduce il tempo a un’unica dimensione. Un ruolo importante viene assegnato quindi alla memoria, che diventa uno strumento opprimente o un peso insostenibile per l’individuo. Ciò ha come conseguenza una sorte di venerazione per le cose passate che ha perso ogni tipo di relazione con la vita, definita come “qualcosa di simile a una religione delle rovine che prevale su ogni possibile trasformazione o cambiamento”287. Secondo la prospettiva offerta da Crescenzi nel momento in cui la devozione si trasforma in una legge che Jean impone ai familiari la decadenza della famiglia è certa. Inoltre individua nel romanzo uno stretto legame tra il modo in cui l’individuo percepisce il tempo e la rimozione dell’eros dalla realtà della decadenza, che per lui rappresenta “il sintomo più chiaro della perdita di forza degli impulsi vitali”288. Si è visto come i sintomi della decadenza sono più rintracciabili nella linea maschile, rispetto a quella femminile. I maschi sono toccati da una sensibilità e un raffinamento culturale: Jean si rifugia nella religione, Thomas nella filosofia di Schopenhauer, Hanno nell’arte. Rispetto ai mariti quindi le donne mostrano più costanza, che si riflette anche nell’aspetto esteriore e nella bellezza preservata fino all’età adulta. C’è però anche tra i personaggi femminili chi più di tutti è privo di vitalità, e questo è il caso di Clara, ultimogenita del console Jean. E’ una figura assente nella storia della famiglia e nella narrazione, può capitare di dimenticarsi di lei. Clara accoglie la devozione religiosa dei genitori nel suo animo, sposa il pastore Tiburtius e al resto ci pensano la malattia e la morte che colgono i suoi occhi sognanti e spenti. A differenza dei Buddenbrook, ognuno dei quali è connotato da determinati disturbi, Gerda non presenta nessuna patologia determinata e la malattia, o meglio, il malessere da cui è affetta afferisce più alla sua bellezza o a una disposizione dello spirito che al suo 286 ibid., p. 18. 287 ibid. 288 ibid., p. 19. 144 corpo: soffre di emicrania, è pallida, i suoi occhi sono cerchiati da ombre, ma è bella289. La futura compagna di Christian, Aline, viene invece descritta da lui come una bellezza sana per cui prova ammirazione. Il tema della malattia nei Buddenbrook è stato analizzato ampiamente da Katrin Max che ha focalizzato l’attenzione sul processo di decadenza lungo la linea femminile. Facendo riferimento alle teorie di discendenza del diciannovesimo secolo sostiene che il patrimonio ereditario della madre può portare ad una attenuazione della decadenza o al contrario può accelerarla. E’ proprio questo secondo caso che, secondo Max, si verifica nella famiglia Buddenbrook. Individua quindi una partecipazione delle figure femminili alla degenerazione attraverso le caratteristiche che le madri trasmettono ai propri figli: la religiosità calvinista di Antoniette, la tendenza al lusso di Elisabeth e l’inclinazione artistica di Gerda290. L’analisi passa ora alla figura che più di tutte sembra rimanere intatta dal processo di decadenza che colpisce il resto della famiglia. Molte volte nel corso del presente lavoro si è fatto riferimento al ruolo, per certi versi contraddittorio, che Tony viene ad assumere all’interno della sua famiglia. Tony in tutto e per tutto sembra l’incarnazione della costanza, intesa come attaccamento ai valori che le sono stati trasmessi. C’è da chiedersi 289 La figura di Gerda Arnoldsen ricorda almeno in parte quella della femme fatale, tanto in voga a partire dalla seconda metà del diciannovesimo secolo. Si tratta di una schematizzazione dicotomica che si muove tra i due poli opposti della femminilità: femme fatale e femme fragile. La descrizione fisica della donna, dei suoi atteggiamenti, del suo abbigliamento sono i tratti ricorrenti che contribuiscono a segnalare al lettore la sua appartenenza a uno dei due tipi femminili. Nell’opera manniana l’incarnazione per eccellenza delle femme fatale è la protagonista del racconto Der kleine Herr Friedemann (1897), ossia Gerda von Rinnlingen, che tra l’altro ha lo stesso nome della moglie del console Thomas Buddenbrook. Viene descritta come una signora bella a mondana, dai tratti seducenti e ambigui di una figura di Klimt, che rifiuta l’amore dell’uomo. Le femme fatale, aggressiva e intrusiva, è il prototipo della donna capace di determinare le scelte del proprio compagno e distruggere la personalità dell’uomo che completamente ammaliato subisce il suo incanto, soggiogato fino alla perdizione. La sua bellezza però è a volte dolorosa e si rivela portatrice di male. Un tratto caratteristico della femme fatale è il suo pallore, più volte accennato nel descrivere Gerda Arnoldsen. All’opposto, Gabriele Klöterjahn rappresenta un esempio di femme fragile nell’opera di Thomas Mann. 290 Katrin Max, iedergangsdiagnostik. Zur Funktion von Krankheitsmotiven in „Buddenbrooks“, Frankfurt am Main, Vittorio Klostermann 2008, pp. 238-248. 145 però se la sua determinazione, l’adattarsi a ogni situazione, sia un bene o un male per la famiglia. Lei infatti grazie al suo atteggiamento è rimasta fino alla fine a lottare per tutto ciò che il nome Buddenbrook rappresenta, ma è sola e quella catena s’è spezzata. Gli uomini che avevano il compito di portare avanti la tradizione di generazione in generazione non ci sono più, o stroncati dalla morte o malati come il fratello Christian. Dove ha portato la sua costanza allora? Con il senno di poi avrebbe potuto vivere la sua vita seguendo i suoi desideri, ma allora non staremmo parlando di Antonie Buddenbrook. Se la costanza è dunque la caratteristica che salta subito all’occhio nel leggere la sua vicenda e se si assume che la sua storia personale è riflesso della storia collettiva familiare qualcosa sembra vacillare. Nella sua costanza accelera il processo di decadenza? Difficile rispondere negativamente. Il senso di solennità che guida Tony contrasta nettamente con la sua ingenuità e gli atteggiamenti infantili. Tutti la considerano come tale e lei non fa nulla per uscire da questa etichetta che le è stata affibbiata, quella di essere un’eterna bambina. L’autore si sofferma in molti passi a descrivere l’atteggiamento di Tony che non dà segni di cedimento. […] denn trotz alles Schmerzes, der in den Zeilen steckte, verspürte er einen Unterton von beinahe drolligem Stolz, und er wußte, daß Tony Buddenbrook als Madame Grünlich sowohl wie als Madame Permaneder immer ein Kind blieb, daß sie alle ihre sehr erwachsenen Erlebnisse fast ungläubig, dann aber mit kindlichem Ernst, kindlicher Wichtigkeit und – vor allem – kindlicher Widerstandsfähigkeit erlebte291. La critica si è lungamente confrontata sul significato dell’atteggiamento infantile di Tony che Mann presenta più volte nel corso della narrazione. Mentre il suo essere uguale dall’inizio alla fine vale comunemente come argomentazione per sostenere che lei non è toccata dalla decadenza, Katrin Max, al contrario, osserva che il suo atteggiamento infantile e la sua incapacità di riflessione sono da interpretare come un chiaro segno della degenerazione in senso di debolezza dell’intelligenza292. Ma non è così, Tony dimostra più volte di essere tutt’altro che sciocca. 291 GkFA Bd. 1.1, p.405-406. 292 Max, iedergangsdiagnostik. Zur Funktion von Krankheitsmotiven in „Buddenbrooks“, op. cit. p. 145, p.256. 146 In ogni caso la sua vitalità e il fatto che lei appaia sempre nel romanzo spinge a ritenerla una figura principale. A tale proposito Claus Tillman ha osservato che: Gerade ihre Eigenarten, Kindereien und tragikkomischen Erlebnisse sind es, die nach der Lektüre erinnerlich bleiben und die fast lärmend in ihrer Lebensfrische die heikleren seelischen Abenteuer eines Thomas, eines Hanno zunächst zu übertönen scheinen293. Fa di tutto per essere all’altezza del nome che porta ed è infatti una figlia adeguata, per i modi, l’aspetto e il comportamento allo status dei Buddenbrook. Il fatto che lei appaia dall’inizio alla fine del romanzo è un premio che l’autore le consegna. Se potessimo leggere la motivazione per un tale riconoscimento scopriremo che si tratta di un “Premio per l’assidua costanza nel mantenere in vita storia e tradizione del nome Buddenbrook”. Proprio per questo motivo è lei a essere presente dalla prima all’ultima pagina del romanzo Buddenbrooks. Verfall einer Familie. La presenza di Tony nel romanzo ha inizio e si conclude con una domanda. „Was ist das”294 si chiede Tony all’età di otto anni, una tipica domanda che una bambina alla scoperta del mondo e alla ricerca di spiegazioni pone ai genitori, ma anche una domanda che il lettore, catapultato in una situazione sconosciuta e resa ancora più incerta da un interrogativo, ha tutti i diritti di porsi. La sua domanda iniziale si riferisce alle prime righe del catechismo e assieme alla risposta del nonno costituisce le prime parole che Thomas Mann ha annotato nei otizbücher in preparazione al manoscritto. L’autore si è ispirato a un principio espresso da Theodor Fontane in una lettera a Gustav Karpeles: Das erste Kapitel ist immer die Hauptsache und in dem ersten Kapitel die erste Seite, beinah die erste Zeile. […] Bei richtigem Aufbau muß in der erste Seite der Keim des Ganzen stecken295. 293 Claus Tillmann, Das Frauenbild bei Thomas Mann. Der Wille zum strengen Glück. Frauenfiguren im Werk Thomas Manns, Wuppertal, Deimling Verlag 1994, p. 56. 294 GkFA Bd. 1.1, p.9. 295 Theodor Fontane, Briefe in zwei Bänden, a cura di Gotthard Erler, München, Nymphenburger Verlagshandlung 1981, 2 vol., p. 26. 147 Alla fine quando tutto è stato snocciolato, il credo manifestato con sicurezza all’inizio del romanzo diviene un dubbio, la gioia nel volto lascia spazio a lacrime amare. E’ lei a dare inizio alla storia della famiglia, è lei a chiudere la storia della famiglia, la storia di un Verfall. Non viene risparmiata dunque dal crollo psicologico, perché quando Thomas e Hanno sono morti, la ditta liquidata e il nome Buddenbrook lontanissimo dal prestigio di un tempo, cade nello sconforto. La situazione che si viene a creare è ben riassunta dalle parole di Ralf Harslem che sostiene: Es entbehrt nicht einer gewissen Ironie, dass Tony, die zeitlebens seitens der Familie die „Führung“ bedurfte, am Ende, als sich die Familie in ihrem Fortbestand quasi aufgelöst hat, zum Haupt einer „Schattenfamilie“ wird296. Troviamo dunque una Tony intenta a ripercorrere le tappe della sua vita scorgendo all’orizzonte un futuro sempre più grigio, ma nonostante tutto, invita coloro che sono rimaste ad andare a trovarla, a leggere le carte di famiglia che prende con sé, perché in nessun altro posto lei può star bene se non nella sua città. Arriva però a mettere in dubbio la fede in un Dio che guida il destino degli uomini e ne garantisce la vita dopo la morte, una convinzione che finora era fuori discussione. »Hanno, kleiner Hanno«, fuhr Frau Permaneder fort, und die Tränen flossen über die flaumige, matte Haut ihrer Wangen … »Tom, Vater, Großvater und die anderen alle! Wo sind sie hin? Man sieht sie nicht mehr. Ach, es ist so hart und traurig!« »Es gibt ein Wiedersehen«, sagte Friederike Buddenbrook, wobei sie die Hände fest im Schoße zusammenlegte, die Augen niederschlug und mit ihrer Nase in die Luft stach. »Ja, so sagt man … Ach, es gibt Stunden, Friederike, wo es kein Trost ist, Gott strafe mich, wo man irre wird an der Gerechtigkeit, an der Güte … an allem. Das Leben, wißt ihr, zerbricht so manches in 296 Harslem, Thomas Mann und Theodor Fontane. Untersuchungen über den Einfluß Theodor Fontanes aud das erzählerische Frühwerk von Thomas Mann, op. cit. p. 47, p.188. 148 uns, es läßt so manchen Glauben zuschanden werden … Ein Wiedersehen … Wenn es so wäre…«297. L’ultima parola, però, non spetta a lei, ma a Sesemi Weichbrodt che con convinzione esclama „Es ist so!”298. „Was ist das?” – “Es ist so!” sono dunque la domanda e la risposta che incorniciano il romanzo. L’immagine finale che l’autore affida al suo lettore tramite la risposta dell’insegnante di collegio è un’immagine di speranza che predomina su discorsi velati di tristezza, sul nero dei vestiti delle otto donne, protagoniste della scena finale del romanzo, che ripercorrono le tappe e gli ultimi avvenimenti che hanno colpito la famiglia. E’ singolare che Thomas Mann scelga di concludere il romanzo che rappresenta l’anima borghese e mercantile, dove la presenza della figura femminile è solitamente marginale, proprio affidando le ultime parole alle donne, riunitesi per dire addio a Gerda Arnoldsen, in procinto di lasciare la città e di ritornare ad Amsterdam: la vecchia signorina Weichbrodt, Gerda Buddenbrook, la signora Permaneder, sua figlia Erika, la povera Klothilde e le tre sorelle Buddenbrook della Breite Straße. Viola Roggenkampf legge quindi la presenza femminile a conclusione del romanzo come una vittoria del femminile sul maschile: „Das weibliche hat überlebt, zäh und vital”299. Nell’inserire Tony all’interno dei diversi livelli della decadenza si nota che anch’essa soffre di disturbi fisici, come i frequenti dolori allo stomaco, l’anemia, gli attacchi febbrili, ma che sembrano lasciare poca traccia nell’aspetto esteriore che si mantiene giovane. Questo non deve indurre a pensare che lei sia risparmiata dal Verfall. Se più di tutti sembra non avvertire i segni del tempo sul suo fisico, più di tutti subisce i colpi del destino. Tuttavia, anche se la sorte sembra accanirsi contro di lei, non arriva a percepire questi avvenimenti come segni della decadenza, pienamente dichiarata solo da Thomas. 297 GkFA Bd. 1.1, p.836. 298 GkFA Bd. 1.1, p.837. 299 Viola Roggenkampf, „Tom, ich bin eine Gans“. Tony Buddenbrook – die Entwertung vitaler Weiblichkeit, in Ortrud Gutjahr (a cura di) Buddenbrooks: von und nach Thomas Mann in Generation und Geld in John von Düffels Bühnenfassung und Stephan Kimmigs Inszenierung am Thalia Theater Hamburg, Würzburg, Königshausen und Neumann 2006, pp. 115-129, p. 113. 149 Ciò che avviene la colpisce solo nella superficie della sua vita emozionale continuamente esternata: „Sie kann lieben, und sie spricht300“, osserva Hans Wysling. E’ lei a voler festeggiare a tutti i costi il centenario, ad opporsi alla vendita della casa paterna prima e di quella del fratello poi; prova profondo rammarico per il fatto che il fratello abbia ignorato il figlio e unico erede e non abbia voluto mantenere in vita la ditta per lui. Una tale scelta, peraltro non condivisa, significa la definitiva rinuncia all’insegna della ditta. E’ sempre lei a opporsi alla decisione di Gerda di lasciare la città per fare ritorno ad Amsterdam, perché convinta che se la moglie del senatore avesse conservato una posizione in società e avesse lasciato sul posto il suo patrimonio, il nome della famiglia avrebbe mantenuto ancora un po’ di prestigio. Lei quindi ha vissuto più di altri e ha dovuto superare diverse difficoltà. Le situazioni sono mutate, si sono capovolte, ma lei rimane sempre la stessa, pronta a portare avanti il suo ruolo, convinta che tutti debbano portarle rispetto: […] Dieses glückliche Geschöpf hatte, solange sie auf Erden wandelte, nichts, nicht das geringste hinunterzuschlucken und stumm zu verwinden gebraucht. Auf keine Schmeichelei und keine Beleidigung, die ihr das Leben gesagt, hatte sie geschwiegen. Alles, jedes Glück und jeden Kummer, hatte sie in einer Flut von banalen und kindisch wichtigen Worten, die ihrem Mitteilungsbedürfnis vollkommen genügten, wieder von sich gegeben. Ihr Magen war nicht ganz gesund, aber ihr Herz war leicht und frei – sie wußte selbst nicht, wie sehr. Nichts Unausgesprochenes zehrte an ihr; kein stummes Erlebnis belastete sie. Und darum hatte sie auch gar nichts an ihrer Vergangenheit zu tragen. Sie wußte, daß sie bewegte und arge Schicksale gehabt, aber all das hatte ihr keinerlei Schwere und Müdigkeit hinterlassen, und im Grunde glaubte sie gar nicht daran […]301. Quindi Tony sembra ostacolare la fine della tradizione commerciale dei Buddenbrook. E’ opportuno giunti a questo punto rivalutare il suo essere costante e notare come ci sia una contraddizione tra le parole e i fatti. Si è visto in numerose occasioni che a parole Tony è, tra i figli del console, colei che meglio di tutti ha saputo incarnare i valori della famiglia Buddenbrook, andando a mettersi in gioco anche in questioni che poco la 300 Hans Wysling, Ausgewählte Aufsätze 1963-1995, Thomas Sprecher / Cornelia Bernini (a cura di), Frankfurt am Main, Klostermann 1996, p.202. 301 GkFA, Bd. 1.1, p. 739. 150 riguardavano come gli affari. Nei fatti, però, ha avuto un ruolo chiave nell’accelerare il declino e a compromettere non solo il nome Buddenbrook, ma la solidità dell’azienda, andando contro involontariamente a quanto detto. Il naufragio nella sua vita è causato, principalmente, dalle scelte sbagliate dei matrimoni, perché la sua ossessione di concludere un matrimonio vantaggioso per accrescere l’onore e il prestigio della ditta e della famiglia porterà a un esito opposto, si veda il fallimento dei due matrimoni e di quello della figlia. A tale proposito Tillmann nota come l’accrescimento del prestigio della famiglia sia per la ragazza dapprima un desiderio, tramutato poi in dovere e lavoro302. Dai suoi errori, però, non riesce a imparare. Inoltre, ripercorrendo le vicende amorose di Tony si è visto che si tratta di matrimoni privi di amore. Tuttavia ben diverso è il suo ruolo nello scegliere di compiere un tale passo. Si potrebbe dividere infatti la sua vita in due fasi: la prima comprende la sua adolescenza fino alle vacanze estive a Travemünde, quando seppur attaccata ai valori della famiglia sembrava con Morten dare avvio a un ciclo diverso; la seconda va dal ritorno a casa dalla vacanza fino al termine della sua vita, nella continua adesione ostinata al consolidamento del prestigio della famiglia e nella partecipazione emotiva in prima linea a qualsiasi avvenimento, facendo delle scelte indirizzate solamente alla felicità comune. Ne consegue che anche la sua partecipazione alle colpe del fallimento complessivo muta. Fino al viaggio di ritorno a Travemünde incarna il ritratto di una “vittima” sacrificale all’altare matrimoniale, perché siamo a conoscenza della sofferenza e dell’enorme rinuncia e perché viene continuamente e ossessivamente sottoposta a forti pressioni; ma quella firma in data 22 settembre 1845 nel diario di famiglia, che da sola scrive, la condanna a essere una delle cause, considerati gli sviluppi successivi di quella scelta, della decadenza del buon nome dei Buddenbrook. Non si può però non considerare che la sua scelta è la scelta di una ragazza di diciotto anni attaccata alla famiglia che ama e che non tradirebbe mai, che si trova di fronte a una serrata opposizione del padre. Quindi la sua posizione di inferiorità la costringe ad accettare, perché sa che così facendo tutti saranno contenti. Dopotutto si è visto che il momento più felice della sua vita è quello con Morten, e lo vive proprio quando accantona il suo eccessivo amore e interesse per la famiglia Buddenbrook. La sua colpa in questa faccenda è quella di essersi arresa subito, 302 Tillmann, Das Frauenbild bei Thomas Mann. Der Wille zum strengen Glück. Frauenfiguren im Werk Thomas Manns, op. cit. p. 147, p. 244. 151 di non aver cercato un dialogo, di non aver spiegato al padre dopo la lettera del signor Grünlich che non voleva sposarlo, ma voleva aspettare di sposare un’altro commerciante, come da sempre aveva detto. Invece preferisce ribellarsi in silenzio. E’ chiaro che a Travemünde cambiano le cose e il padre, vedendo che il matrimonio con un commerciante è in serio rischio, riserva alla figlia parole dure difficile da dimenticare. Non avendo più Morten, il prescelto, a casa sua, ma stando con i familiari e avvertendo un senso di importanza, non ha altra scelta. Seppur la vera perdita per la ditta sia avvenuta con il primo matrimonio, non si può incolpare Tony dell’accaduto, come lei stessa confessa al fratello: „[…] daß es mir immer schwer auf dem Herzen liegt, unseren Namen, wenn auch ohne eigene Schuld, so befleckt zu haben […]”303 e si trova al confine tra vittima e responsabile involontaria. Il fallimento del secondo matrimonio, invece, è una sua responsabilità. La sua colpa è soprattutto quella di aver sposato il signor Permaneder, troppo diverso per provenienza geografica, comportamenti e credi. Un fallimento di cui è consapevole, lasciando Monaco. Il suo essere donna non le impedisce, dunque, di nuocere al nome Buddenbrook. Alla fine Tony con i suoi due matrimoni e quello della figlia ha investito in malo modo la sua dote provocando un indebolimento del patrimonio della ditta e della famiglia. Una tale riflessione porta a concludere che nei fatti non è riuscita a perpetrare il suo ruolo e quindi ha messo del suo nel sferrare dei duri colpi alla famiglia, come si legge nel romanzo per sua ammissione: Alles ist fehlgeschlagen und hat sich zum Unglück gewandt, was ich unternommen habe … Und ich habe so gute Absichten gehabt, Gott weiß es!… Ich habe immer so innig gewünscht, es zu etwas zu bringen im Leben und ein bißchen Ehre einzulegen … Nun bricht auch dies zusammen. So muß es enden … Das Letzte...304. Si tratta di una dichiarazione sincera di fallimento. Strana beffa del destino, proprio lei che gli scherzi era abituata a farli e non a subirli. Proprio questa confessione, però, fa sì che Tony non possa essere additata come artefice del declino della famiglia, perché tutto quello che ha fatto l’ha fatto in fin di bene, rinunciando anche alla felicità individuale per l’amore profondo verso i propri cari. Mai e poi mai Tony avrebbe fatto qualcosa che 303 GkFA Bd. 1.1, p.330. 304 GkFA Bd. 1.1, p.609. 152 minasse il suo ideale e che andasse contro la sua famiglia, spinta da un amore eccessivamente cieco che non l’ha fatta mai fermare nella sua continua lotta per portare il nome Buddenbrook sempre più in alto e sempre più da sola. Diametralmente opposta è invece la posizione assunta da Crescenzi nel trattare la responsabilità di Tony nel processo di decadenza. Riprendendo la definizione di Nietzsche sostiene infatti che è proprio lei a rappresentare l’immagine del nichilista attivo per eccellenza. E’ proprio nella figura e nell’agire di Tony, scrive Crescenzi, che “il lato distruttivo del nichilista attivo rivela il suo volto più serio; assai più serio di quanto si sia mai voluto ritenere”305. Lei che è ubbidiente alla volontà paterna e alla tradizione familiare, disposta anche a rinunciare all’amore per Morten, diventa per lo studioso “forte negatrice di quegli stessi valori e di quello stesso passato che conosce tanto bene e nel cui solco sembra voler condurre la sua esistenza”306. Sottolinea inoltre che il suo richiamare il passato non assume per lei lo stesso valore del padre, ma la trasforma in ferrea vestale della memoria perché in tal modo può portare alla luce anche l’elemento mortifero annidato nella pia devozione ai valori del ricordo e mettere in atto una strategia coerente che rivela l’insensatezza e l’insostenibilità dei valori e dei princìpi in base ai quali l’esistenza dei Buddenbrook si perpetua attraverso le generazioni307. Il critico interpreta allora il ruolo centrale di Tony nella narrazione e la sua fitta presenza nel romanzo come segnale indicatore della sua piena consapevolezza dell’inesorabile fine che minaccia la famiglia, e sostiene che Tony “è in fondo convinta che tale fine vada affrettata piuttosto che procrastinata”308. Ne deriva che la sua partecipazione al processo di decadenza è totale e assoluta. I fallimenti derivanti dalle scelte fatte in occasione dei matrimoni e dell’affare proposto al fratello vengono interpretati come volontari e non più casuali. Crescenzi prosegue nel suo ragionamento instaurando un parallelismo tra i fratelli della terza generazione. Thomas e Clara sono l’immagine del nichilista attivo, Christian è invece il corrispettivo di Tony309. 305 Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 28. 306 ibid., p. 29 307 ibid. 308 ibid. 309 ibid., p. 28 153 Non si può negare, però, che la costanza che Tony dimostra per tutta la vita diviene proprio quell’elemento che le impedisce di guardare la realtà dei fatti e di staccarsi dal passato e diviene per Katrin Max il più chiaro sintomo della decadenza di Tony310. Lei, in altre parole, pretende col suo modo sempre uguale di agire e di adattarsi a tutte le situazioni, di riproporre il passato della sua famiglia. Vive il presente e si proietta al futuro rimanendo legata al passato, ma il fine che deve perseguire rimane lo stesso e trattandosi di una giusta causa è convinta che tutto debba andare per il meglio, se non al primo colpo, al secondo. Perciò Tony non si considera la causa del declino della famiglia. Se i matrimoni sono falliti è perché i mariti non erano degni e non si sono dimostrati all’altezza di sposare una Buddenbrook, non certo per colpa sua. Nel suo destino la sua storia rispecchia quindi i vari tasselli della decadenza familiare. Rimane il fatto che a dispetto delle rinunce, delle umiliazioni e delle prevaricazioni subite, lesive della sua persona, ma non della sua personalità, la sua identificazione con il nome e la ditta Buddenbrook è integrale: [… ] Frau Antonie war gewillt, den Kopf hoch zu tragen, solange sie über der Erde weilte und Menschen auf sie blickten. Ihr Großvater war vierspännig über Land gefahren...311. I puntini sospensivi sono eloquenti: una Tony salda ai suoi principi, memore delle parole del padre, ma anche ingenua e inconsapevole, che si identifica con qualcosa che non c’è più, come se il mondo a cui fa riferimento esistesse solamente nella sua immaginazione: la realtà si trasforma in una sorte di mito, che è tale solo per lei. Per tutta la vita ha vissuto nel culto, prima del padre, poi del fratello Thomas, infine del piccolo Hanno, vale a dire di tutti i capofamiglia-titolari della ditta effettivi o potenziali. Proprio per questo si può affermare che l’unico credo è il culto della famiglia, nella quale si identifica e si annulla. Tony sembra in tutto e per tutto un’attrice che segue un copione scritto unicamente per lei. Il labbro tremante, la testa in alto e buttata all’indietro, il suo definirsi sciocca e oca 310 Max, iedergangsdiagnostik. Zur Funktion von Krankheitsmotiven in „Buddenbrooks“, op. cit. p. 145, p.256. 311 GkFA Bd. 1.1, p. 833. 154 per ben tredici volte312, il suo aderire ai valori della famiglia e il continuo affannarsi per il prestigio, la sua emozionalità: sono queste le principali caratteristiche del personaggio Antonie Buddenbrook che la rendono un’attrice di una “commedia lacrimevole”313, come lei stessa definisce la situazione familiare. E’ attraverso la prospettiva femminile, dunque, che il presente elaborato ha cercato di indagare la storia dei Buddenbrook seguendo le tappe dello sviluppo di Tony da ragazza a moglie a madre e cercando di analizzare come Tony si inserisce nella realtà borghese della Germania del diciannovesimo secolo. Tra i numerosi personaggi femminili creati da Thomas Mann, Tony si differenzia per il suo ruolo tutt’altro che secondario rispetto alla controparte maschile. Proprio per questo la sua storia apre interrogativi sui valori borghesi di cui si fa portatrice. Narrando le vicende matrimoniali e fornendo l’immagine di una Kindfrau Thomas Mann si inserisce quindi nel dibattito sull’identità femminile e la conseguente emancipazione che attraversa la cultura europea alla fine dell’Ottocento e in modo particolare sulla crescente consapevolezza del diritto delle figlie borghesi di una scelta d’amore personale e sentita. Buddenbrooks si conferma un romanzo dalla modernità senza tempo, che continua a suscitare interesse e offrire stimoli per molteplici letture; un interesse che inevitabilmente si estende alla figura femminile principale Antonie Buddenbrook che incarna l’essenza della famiglia. Proprio per l’accurato ritratto psicologico descritto abilmente da Thomas Mann e per il modo di affronatare la sua storia personale Tony è stata considerata „eine der genialsten Romanfiguren unserer modernen Literatur”314. 312 Nel corso del romanzo Tony continua a definirsi un’oca dicendo che ha vissuto la vita e ha dovuto superare tante difficoltà. Puntualmente, quando è chiamata a dire la sua, dice di non essere più sciocca come era una volta. Ma si è visto che le situazioni cambiano e lei ricade negli stessi errori senza riflettere sul perché a lei capitano i colpi più duri del destino. La prima volta che si definisce tale è in compagnia di Morten all’età di diciotto anni; l’ultima volta proponendo l’affare a Pöppenrade a Thomas, dopo il fallimento dei due matrimoni. 313 314 GkFA Bd.1.1, p. 661. Alexander Pache, Thomas Manns epische Technik in »Mitteilungen der literahistorischen Gesellschaft», 2, Bonn, 1907. 155 156 ZUSAMMEFASSUG Wenn vom „großen Sohn“ der Stadt Lübeck gesprochen wird, meint man Thomas Mann, der für seinen ersten Roman Buddenbrooks. Verfall einer Familie, einen Lübecker Bürgerroman, den er mit nur zweiundzwanzig Jahren zu schreiben begann, im November 1929 den Nobelpreis bekam. Es handelt sich um ein Werk der Weltliteratur, das der Autor nach drei Jahren Arbeit an den Verleger Samuel Fischer „ohne viel Hoffnung, ohne viel Verzweiflung”315 schickte. Obwohl Fischer glaubte, dass es nicht zu viele Menschen gab, die einen Roman solchen Umfangs lesen würden, wurde der Roman ein internationaler Erfolg und ist noch heute ,,einer der meist gelesenen und bekanntesten Romane der neueren deutschen Literatur“316. Weltweit zählt Buddenbrooks mit über zehn Millionen Exemplaren zu den bestverkauften deutschen Büchern aller Zeiten, ein Buch, das bis heute in rund vierzig Sprachen übersetzt wurde. Der Autor selbst kommentierte seinen Erfolg 1950: Denn wahrscheinlich sind und bleiben Buddenbrooks ‚mein‘ Buch, das mir aufgetragene und künstlerisch einzig wirklich glückliche, das immer gelesen werden wird317. Der Autor schildert in seinem weltberühmten Roman die Geschichte der Familie Buddenbrook, eine Geschichte von Reichtum und Erfolg, aber auch von Verzicht und Dekadenz einer reichen kaufmännischen Familie über vier Generationen durch fast vierzig Jahre (von 1835 bis 1877). Obwohl die Stadt Lübeck nie genannt wird, war die Mehrheit der Lübecker mit dem Werk nicht zufrieden, weil sie sich durch die humoristischen Schilderungen des Mitbürgers verspottet fühlten. Da Thomas Mann nicht nur seine eigene Familie, sondern auch Bürger weiterer Lübecker Familien beschreibt, glaubten bedeutende Personen der Hansestadt, sich in den Romanfiguren wiederzuerkennen. Deswegen kursierten zu jener Zeit mehrere Schlüssellisten. 315 Mann, Ein achwort zu Buddenbrooks, 1905, a. a. O. S.9, S. 28-50. 316 Müller, Thomas Mann Buddenbrooks 3, a. a. O. S.53, S. 7. 317 Thomas Mann an Ferdinand Lion, Pacific Palisades, 27. Dezember 1950 in Hans Wysling/ Marianne Fischer (Hg.), Dichter über ihre Dichtungen, Thomas Mann, Teil III: 1944-1955, a. a. O. S.4, S.260. 157 Zweifellos sind in Buddenbrooks viele autobiographische Elemente enthalten: Personen, Orte und Erfahrungen, die der Autor kannte. Er hat nie verheimlicht, dass er „die Geschichte [s]einer eigenen Familie; als Milieu: [s]eine Heimatstadt“318 benutzt hat. In dieser Arbeit wird besonders die Beschreibung der Figur Antonie Buddenbrook, genannt Tony, diskutiert. Wie andere Figuren im Roman hat sie auch ein reales Vorbild: Thomas Manns Tante Elisabeth Amalie Hyppolita Mann, geschiedene Elfeld, geschiedene Haag, die ältere Schwester seines Vaters Thomas Johann Heinrich Mann, deren Lebensgeschichte von der Schwester Julia Mann in einem achtundzwanzig Seiten langen Brief übersandt wurde. Da der Schwester dessen bewusst war, dass der Roman ein Skandal werden könnte, bat sie den Bruder um Diskretion und Vorsicht. Er aber ignorierte die Bitte der Schwester. Sie behielt mit ihrer Vermutung über die Reaktionen der Familie Recht: „Ein trauriger Vogel, der sein eigenes Nest beschmutzt”319, ereiferte sich Friedrich Mann, der das Vorbild für den Neurotiker Christian Buddenbrook war; Tante Elisabeth meinte dass, sie „solch eine dumme Gans”320 wie ihre Nachbildung Tony Buddenbrook nicht war. Aber in Wirklichkeit fand sie Gefallen an der Figur und ließ sich mit Stolz „Tante Tony“ nennen. Um Verständnis für das Schicksal Tonys zu haben, ist es hilfreich, die Geschichte ihres Vorbildes zu kennen. Wenn man die beiden Geschichten vergleicht, überrascht es, dass Thomas Mann manche charakterlichen Eigenschaften sogar wörtlich übernommen hat. Deshalb werden in dieser Arbeit die Lebensläufe beider gegenübergestellt, um zu erfahren, wie Thomas Mann Realität in Fiktion umsetzt. Aus diesem Grund werden bekannte und neue Einzelheiten aus dem Leben Elisabeth Manns öffentlich gemacht, wie zum Beispiel das Verhältnis mit Esslingen am Neckar, das Karsten Blöcker untersucht hat321. Durch die Lektüre und mit der Beschäftigung der Figur der Tante Elisabeth erfährt der Leser, dass die Hauptfigur dieser Arbeit sehr „stürmisch“ ist. 318 Mendelssohn, Der Zauberer. Das Leben des Schriftstellers Thomas Mann. Erster Teil 1875– 1918, a. a. O. S. 14, S.393. 319 Matthes, Friedrich Mann, oder, Christian Buddenbrook: eine Annäherung, a. a. O. S.22, S.56. 320 Wilpert, Die Rezeptionsgeschichte, a. a. O. S. 20, S. 322. 321 Blöcker, Tony Buddenbrook in Esslingen am eckar: „Ach, es ist so hart und traurig!“, a. a. O. S.5, S.4. 158 Tony Buddenbrook ist die einzige Figur des Romans, die von Anfang bis Ende der Romanhandlung präsent ist. Der Leser nimmt Teil an ihrer Geschichte und an ihrer Entwicklung vom kleinen achtjährigen Mädchen zu der fast fünfzig-jährigen, zweimal geschiedenen Frau, die den Verfall der Familie miterleben muss. Obwohl der Autor plante, die Figur des kleinen Hanno Buddenbrook zu gestalten, in der sich ein berühmtes Geschlecht von Kaufleuten selbst auslöscht, beschreibt er danach das Leben von vier Generationen, das als Vorgeschichte für die Erzählung des kleinen Hanno gilt322. Es ist genau Tonys Schicksal, nicht das eines Kaufmanns (des Vaters oder des Bruders), das den Mittelpunkt der Familiengeschichte bis zur Geburt Hannos bildet. Besonders Tonys Erlebnisse und ihr Schicksal nehmen einen großen Teil des Romans ein und es gibt nur wenige Kapitel, an denen sie nicht teilhat. Durch ihre Geschichte, in der sie als zentrale Figur des Romans auftritt, kann der Leser die Realität der Familie -einer bürgerlichen Familie- entdecken: Heiratspolitik, Ehre, Todesfälle, Reichtum, Kaufmannsmoral, Verzicht. Die Familie war die zentrale Institution der bürgerlichen Gesellschaft in der damaligen Zeitepoche und ist damit vor allem bei den Buddenbrooks sehr wichtig. Aus diesem Grund, bevor der Blick auf die Figur Tonys gerichtet wird, werden die Merkmale der bürgerlichen Familie im 19. Jahrhundert dargestellt, besonders die Ehe und die Rolle der Frauen innerhalb des Familienlebens, da Tony Buddenbrook ein Mitglied einer bürgerlichen Familie ist. Innerhalb der Familie und Heiratspolitik gibt Mann damit ein genaues Bild des familiären bürgerlichen Lebens. Auch der Begriff der Liebe wird innerhalb dieses Gewebes benannt. Hillmann bezeichnet den Liebesbegriff zunächst allgemein als die Fähigkeit des Menschen, in Verbindung mit Sympathie und Zuneigung intensive gefühlsmäßige, persönliche und positiv empfundene Beziehungen zu einem anderen Menschen entwickeln zu können323. In Wirklichkeit gab es im Laufe der Geschichte eine Revolution der Liebe, die zu einer Veränderung der Ehe und des Heiratsverhaltens führte. Das Wort „Heirat“ kommt aus 322 Mann, Rede und Antwort. Über eigene Werke, Huldigungen und Kränze: Über Freunde, Weggefährten und Zeitgenossen, a. a. O. S.12, S.10. 323 Hillmann (Hg.), Wörterbuch der Soziologie, a. a. O. S.41. 159 dem germanischen „Hîwa“ und bedeutet Hausgemeinschaft. Die „Ehe“ stammt vom Mittelhochdeutschen „ewe“ oder „ewa“ ab, dem „Gesetz“. Demnach wird die Ehe also als Gemeinschaft mit bestimmten Regeln und Gesetzen angesehen. Vor allem zwei Pole sind die Topologie einer Ehe, die sowohl die Partnerwahl als auch die eheliche Beziehung prägen: die Vernunftheirat und die Liebesheirat. Das Ideal der bürgerlichen Liebe ist die „vernünftige“ Liebe, in der ökonomische Gründe, wirtschaftliche Interessen und Existenzsicherung im Vordergrund stehen. Die Motivation, eine Ehe einzugehen, hat das Ziel, den Besitz zu erhalten und Privilegien zu bekommen. Im Gegensatz zum Sohn befindet sich die Tochter einer Familie nicht nur in psychischer sondern auch in materieller Abhängigkeit von ihrem Vater, da ihr die Möglichkeit, einen Beruf auszuüben, nicht immer gegeben ist. Es war zu jener Zeit nicht ungewöhnlich, dass eine Frau einen ungeliebten Mann ehelichen sollte; es gab keine Wahl im eigentlichen Sinne; ohne Bewilligung des Vaters durfte eine Tochter damals normalerweise nicht heiraten. Eine standesgemäße und vorteilhafte Ehe und eine ,,gute Partie“ zu machen war das Ziel, wenn man zu heiraten beabsichtigte, um das Ansehen der Familie zu fördern und ihren Rang zu bekräftigen. Auch der Sohn sollte eine sorgfältige Wahl treffen, da die zukünfte Frau bzw. Schwiegertocher mit ihrer Mitgift oder mit einem späteren Erbe das Familienvermögen stärken sollte. Im 20. Jahrhundert stehen diesem Familienideal genau entgegengesetzte Motivationen gegenüber: die Basis und Ausrichtung einer Ehe ist die Liebe und es entwickelt sich eine Individualisierung der Partnerwahl. In einem nächsten Schritt soll betrachtet werden, welche Rolle die Frau nach der Heirat innerhalb der neuen Familie hat. Das gesellschaftliche Bild der Frau erlebt vom 17. bis ins 19. Jahrhundert einen fundamentalen Wandel, im Zuge dessen eine Frau aus der öffentlichen Gesellschaft gänzlich verbannt wird. Es handelt sich um unterschiedliche und starr definiert Rollenmodelle. Auf der einen Seite repräsentiert der Mann die Familie nach außen und der Haushalt wird patriarchalisch geführt; auf der anderen Seite ist die Frau verantwortlich für die Organisation des Haushalts und die Kindererziehung. Beide haben Teil an der Haushaltsorganisation, wobei die Rolle des Mannes vor allem mit „Produktion“ und die Rolle der Frau mit „Reproduktion“ benannt werden kann. Die beiden Rollen können demnach so zusammengefasst werden: Das Weib hat die Bestimmung der Mutterschaft, der Ernährung [...], der Pflege und Behütung des Kindes, der Sorge für dessen gesunde, körperliche Entwicklung und 160 für die Erziehung der geistigen und sittlichen Anlagen. [...] Der Mann hat andere Ziele und Pflichten, deshalb auch andere Anlagen; des Weibes Leben ist die Familie, des Mannes Leben ist die Welt.324 Für den klassischen bürgerlichen Mann traten nun Attribute wie Macht, Intelligenz, Tüchtigkeit, Unternehmergeist in den Vordergrund, und der klassichen Rolle der Frau wurden Eigenschaften wie Nächstenliebe, Liebenswürdigkeit, Dankbarkeit, und Treue zugeordnet. Ein Mann ist bestimmt von Rationalität und Objektivität, eine Frau von Emotionalität und Subjektivität. Nach einem Überblick über die Mann-Frau-Beziehung und die Veränderung innerhalb der Ehe, stellt sich die Frage, inwiefern Tony Buddenbrook ein typisches Frauenbildnis der deutschen Spätbürgerlichkeit darstellt. Da ihre Liebesverhältnisse diejenige anderer weiblicher Figuren der Literatur ins Gedächtnis rufen, spricht man auch über „Tony Buddenbrooks literarische Schwestern“. Aus diesem Grund folgt ein Vergleich mit Theodor Fontanes Effi Briest, Gustave Flauberts Madame Bovary und Lev Tolstojs Anna Karenina, die exemplarisch als literarische Vorgängerin herangezogen werden. Es ist vor allem die deutsche Figur, die oft als Vorbild benutzt wird und Thomas Mann hat nie verhehlt, von Theodor Fontane beeinflusst worden zu sein325, in dessen Romanen viele Frauenschicksale vorgestellt werden. In Wirklichkeit weicht die Gestalt Tonys in der Tradition weiblicher Romanfiguren des 19. Jahrhunderts ab, weil sie ein Bewusstsein zeigt, das bei anderen Figuren nicht anwesend war: sie akzeptiert ihr Schicksal und sie lebt mit Stolz ihr Leben als Mitglied der Familie Buddenbrook. Es ist deutlich, dass bei ihr die Grenze zwischen Opfer und Täter schmal geworden ist. 324 Hermann Klencke, Die Mutter als Erzieherin ihrer Töchter und Söhne zur physischen und sittlichen Gesundheit vom ersten Kindesalter bis zur Reife. Ein praktisches Buch für die deutsche Frau, Leipzig, Kummer 1875. 325 „Ich glaube meine frühen Arbeiten waren mehr von Theodor Fontane beeinflusst […] als von irgendeinem anderen Schriftsteller“. Zitiert nach: Interview mit der Zeitschrift John O‘ London‘s Weekly, 17.10.1931, unter dem Titel Thomas Mann at Home In: Ralf Harslem, Thomas Mann und Theodor Fontane. Untersuchungen über den Einfluss Theodor Fontanes auf das erzählerische Werk von Thomas Mann, a. a. O. S.47, S. 217. 161 Das bedeutendste Merkmal für die Figur Tonys ist ihr Traditionsbewusstsein und ihr Pflichtgefühl gegenüber Familie und Firma. Diese Gefühle werden besonders in der Darstellung ihrer Beziehungen zu Männern deutlich; deshalb wird ihre Liebessehe mit einer Analyse der Episoden mit Morten Schwarzkopf und ihre Ehen mit Grünlich und Permaneder sowie die Verbindung ihrer Tochter Erika mit Weinschenk untersucht. Anhand dieser Episode kann der Leser Überlegungen anstellen, wie die Figur Tonys im Roman dargestellt wird und wie die Personen in ihrer Umgebung sie wahrnehmen. Der Leser möchte verstehen, inwiefern die Zugehörigkeit zur Familie ihre Wahl bestimmt und wie sie ihre Rolle ausübt. Es könnte ein Vergleich dieser Opfer-Täter-Grenze in der Gegenüberstellung mit der Frau-Mann-Grenze stattfinden. Ist sie als Frau immer Opfer? Ist jede ihre Wahl durch die bürgerliche Mentalität dominiert oder existiert auch für Tony ein gewisser Handlungsspielraum? Wie andere bürgerliche Töchter dieser Zeit geht Tony eine sogenannte Vernunftheirat ein. Sie bestätigt die Tendenz der Familie. Im Roman selbst existiert ein anderes Buch, das die vollständige Geschichte der Familie enthält, die die Leser ansonsten nicht kennen könnten. Beim Lesen dieser Seiten erfährt Tony, und der Leser mit ihr, dass jedes Mitglied eine Heirat für die Familienpolitik eingegangen ist: die meisten Ehen werden aufgrund materieller Interessen geschlossen. Der Großvater Johann Buddenbrook liebte seine erste Gattin, die Tochter eines Bremer Kaufmannes tatsächlich und mit ihr hat er „L’année la plus heureuse de [sa] vie326“ verbracht; aber seine geliebte Frau starb und er heiratete Antoinette Duchamps, die Tochter einer reichen und hochangesehenen Hamburger Familie; der Vater Jean Buddenbrook heiratete auf den Rat seines Vaters hin die Tochter des reichen Krögers, die durch ihre Mitgift der Firma einen stattlichen Betrag einbringen konnte; Thomas vergisst das Blumenmädchen Anna und kündigt seine Heirat mit der Amsterdamer Millionärstochter, Gerda Arnoldsen an, die durch ihre Mitgift Kapital – das wichtigste im Großbürgertum des 19. Jahrhunderts – in die Familie bringt. Onkel Gotthold und Christian Buddenbrook, die eine andere Wahl getroffen haben, werden von der Familie stark kritisiert und zurückgewiesen. Natürlich bietet die Heiratspolitik der Buddenbrooks, die aus arrangierten Ehen besteht, Stoff für Diskussionen. Wie schon gesagt folgt auch Tony dieser Heiratspolitik, jedoch gibt es einen Zeitpunkt in ihrem Leben, als sie bereit scheint, entgegen der Familientradition zu handeln. Dies 326 GkFA Bd. 1.1, S. 60. 162 geschieht, als sie den Medizinstudenten Morten Schwarzkopf tritt, Sohn eines Lotsenkommandanten, der die große Liebe ihres Lebens ist. Thomas Mann schreibt in seinen otizbücher: […] Dies alles ist nur deshalb so ausführlich erzählt worden, weil es die einzige, von ihrer Wiege bis zu ihrem Grabe die einzige wirklich glückselige [korrigiert aus: „glückliche“] Stunde war, die diesem anmutigen und gutherzigen Geschöpfe von Gott beschieden wurde327. Aber aufgrund des Standesunterschiedes darf sie den einzigen Mann, den sie jemals wirklich geliebt hat, nicht heiraten. Mit ihm sind auch die einzigen Momente, in denen sie nicht als „Gans“ oder dumm behandelt wird, weil sie und der Leser durch Morten, der in Göttingen einer Burschenschaft angehört, die politischen Ideen der Freiheit und die liberalen Standpunkte des Bürgertums gegenüber Adel und patrizischem Bürgertum erfahren kann. Doch der Vater bestimmt, dass es keinen Raum für ein persönliches Glück im Leben einer Buddenbrook gibt328. Das bedeutet, dass Tony als Person sekundär gegenüber ihrer sachlichen Funktion ist. Obwohl sie Morten nie vergessen hat und sie bis zu ihrem Lebensende immer wieder von ihm spricht, ohne explizit seinen Namen zu nennen, erscheint er als Figur nie wieder, selbst obwohl er als Arzt für die Familie nützlich sein könnte. Diese Überlegung führt zu der Folgerung, dass die Figur Morten Schwarzkopfs in sich nicht vollständig ist, weil weder er zu Tony zurück geht, noch Tony ihn sucht, als alle ihre, für das Wohlbefinden der Familie gemachten Versuche gescheitert sind. Schließlich kann Tony dem Druck der Familie nicht standhalten. Obwohl sie sich in Morten verliebt und mehrere Gründe dafür hat, den Vorschlag abzulehnen, folgt sie den Wünschen des Vaters und freundet sich mit dem Gedanken an, einen wohlhabenden Mann zu heiraten und ein Leben in Luxus zu führen. Die Geschwindigkeit jedoch, mit der Tony auf Morten verzichtet, zeigt wie stark und wie wichtig Familientradition für sie ist. Sie wusste von Kindheit an, was sie im Leben erwartete – so, wie sie einmal ihren Kolleginnen im Pensionat von Sesemi Weichbrodt berichtete: 327 GkFA, Bd. 1.2, S. 278-279. 328 „[…] Wir sind, meine liebe Tochter, nicht dafür geboren, was wir mit kurzsichtigen Augen für unser eigenes, kleines, persönliches Glück halten, denn wir sind nicht lose, unabhängige und für sich bestehende Einzelwesen, sondern wie Glieder in einer Kette […]“. GkFA Bd. 1.1, S. 160. 163 Ich werde natürlich einen Kaufmann heiraten, […] Er muß recht viel Geld haben, damit wir uns vornehm einrichten können; das bin ich meiner Familie und der Firma schuldig, […] Ja, ihr sollt sehn, das werde ich schon machen329. Sie weiß, was sie ihrem guten Namen schuldig ist. Von klein auf hatte das Repräsentieren ihrer Familie oberste Priorität für Tony und sie ist sehr stolz darauf, ihrer Familie in dieser Art und Weise dienen zu dürfen. Jetzt, wo auch der Leser Morten kennt, kann man über einen völligen Verzicht im Namen der Familie sprechen. Natürlich ist Tony Opfer der Mentalität ihrer Zeit, der Unterschied jedoch liegt darin, dass sie als Opfer zu etikettieren zu einfach wäre, da die bürgerlichen Normen von der Tochter verinnerlichtet werden: diese Mentalität wird ihre Lebensweise, ihre Weltanschauung. Genau deshalb heiratet sie auf Drängen ihres Vaters den Unternehmer Bendix Grünlich aus Hamburg, der zuvor längere Zeit um sie geworben hatte, obwohl er für sie „albern“330, und „ein goldgelber Backenbart“331 ist. Das allseitige Werben um ihr „Jawort“ fühlt sie als Zeichen der „Wichtigkeit ihrer Person“332. Sein Alter ist nicht wichtig, weil er eine „gute Partie“333 ist und es liegt kein Problem darin, dass die Tochter ihn nicht liebt: Liebe zwischen den beiden würde sowieso erst „mit der Zeit“ 334 entstehen. Aber trotz einer Tochter wird diese Liebe nie erblühen und die Ehe wird wegen des schlimmsten Ereignisses für einen Kaufmann aufgelöst: Bankrott. Die Episode zwischen Jean und Tony reißt die Grenze zwischen der Beziehung VaterTochter nieder, da der Vater seinen Fehler und seine Schwäche erkennt: die Heirat der Tochter mit Grünlich hat sich als Betrug erwiesen. Vom Anfang an war der Agent Grünlich nicht an Tony, sondern an ihrer Mitgift interessiert. Die Erwartungen, die die Familie in dieser Ehe gesetzt hatte, haben sich nicht erfüllt. Natürlich stellt die Ehescheidung einen schmerzlichen und harten Schlag für die Familie und einen spannenden Klatsch in der Stadt dar. Sie ist sich dessen bewusst, dass sie mit ihrer Rückkehr nach Hause das Ansehen der Familie geschädigt hat; von nun an ist ihr einziger Gedanke, sich so schnell wie möglich 329 GkFA Bd.1.1, S.97. 330 GkFA Bd.1.1, S.107. 331 GkFA Bd.1.1, S.113. 332 GkFA Bd.1.1, S.117. 333 GkFA Bd.1.1, S. 122. 334 GkFA Bd.1.1, S.113. 164 neu zu verheiraten, um die Schmach der ersten Ehe und die damit verbundene Schande für die Familie wieder wett zu machen, ihre Verfehlung und ihr Versagen zu korrigieren. Sie – und nicht der Vater – behauptet, dass sie etwas machen soll, „[um den] Flecken in unserer Familiengeschichte“335 zu löschen. Aus diesem Grund heiratet sie den Münchner Hopfenhändler Alois Permaneder, obwohl der Leser weiß, dass sie ihn nicht liebt und sich für ihn bei ihrer Familie schämt. Aber in diesem Fall ist sie selbst es, die entscheidet und nicht ihre Familienmitglieder, die sie zwingen. Für den Bruder und die Mutter stellt Permaneder eine Möglichkeit dar, diese Möglichkeit hat Tony sich selbst gegeben, als sie mit dem Freund zu Hause bei der Familie sprach. Wie Ida Jungmann ihr sagte, hätte sie ihn früher wegschicken sollen. Es handelt sich ein weiteres Mal nicht um eine Hochzeit aus Liebe, sondern wie Tony selbst zugibt: „ist gar nichts Festliches und Freudiges, und um mein Glück handelt es sich eigentlich gar nicht dabei“336. So beginnt sie ein neues Leben mit ihrer Tochter Erika in Bayern. Kurz nach der Eheschließung setzt sich Permaneder mit Tonys Mitgift zur Ruhe. Tony fühlt sich in München – so weit weg von ihrer geliebten Heimatstadt, wo jeder weiß, wer sie ist – wie eine Fremde, eine Außenseiterin. Sie fremdelt mit dem bayerischen Dialekt und der Mentalität der Bayern. Aber traurige Zeiten kommen erst noch, als ihr Baby kurz nach der Geburt stirbt und sie den betrunkenen Permaneder nachts in flagranti mit der Köchin Babette erwischt. Aus diesem Grund wird nun auch Tonys zweite Ehe geschieden mit Niederlage und Demütigung für Tony. Somit kann Tony auch mit dieser Ehe ihrer Familie keinen Vorteil verschaffen und muss nun damit leben, dass es ihr nicht vergönnt war, ihrer Bestimmung und Pflicht zu folgen und ihrer Familie durch eine vorteilhafte und vornehme Vernunftehe Glanz und Würde zu verleihen. Es wird behauptet, dass sie noch eine „dritte Ehe“ geführt habe, nämlich die ihrer Tochter Erika mit dem Unternehmer Hugo Weinschenk, die wie in Tradition der Buddenbrooks statt findet. Obwohl sie dieses Mal nur die Brautmutter ist, ist Tony die „eigentliche Braut“337. Sie „brach, überwältigt von Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft, in lautes Weinen aus- es war noch immer ihr unbedenkliches und unverhohlenes Kinderweinen“338, weil alles nach ihrem Willen geschah. Sie hofft, nun endlich einen 335 GkFA Bd.1.1, S. 255. 336 GkFA Bd.1.1, S. 373-374. 337 GkFA Bd.1.1, S. 489. 338 GkFA Bd.1.1, S.490. 165 reichen Haushalt verwalten und ein Leben in Luxus führen zu können. Allerdings jedoch soll auch diese Ehe nicht von Erfolg gekrönt sein, da Weinschenk schließlich wegen Veruntreuung zu einer mehrjährigen Haftstrafe verurteilt wird. Noch einmal wiederholt sich Tonys Geschichte, und wie früher ihr Vater, rät sie diesmal der Tochter zur Scheidung und auch Erika willigt in die Scheidung ein. Aber anders als die Mutter hat Erika nicht die Möglichkeit, die Schande der Familie durch eine neue Heirat auszulöschen, denn Weinschenk setzt sich nach seinem Gefängnisaufenthalt ab. Mit der Analyse dieser Liebeserfahrungen sollte hier untersucht und verstanden werden, ob Tony ein Opfer der Umstände ist oder nicht. Ist alles nur Unglück? Um eine mögliche Antwort geben zu können, wurde hier ihre Position gegenüber den Männern ihres Lebens geprüft: der Vater, der Bruder und die beiden Ehemänner. Ihre Position im Laufe der Handlung wechselt: sie steht nicht immer nur in einer untergeordneten Stellung, sondern auch in einem freieren Verhältnis zur patriarchalischen Autorität. Zu Beginn empfindet sie für den Vater aufgrund seiner Machtstellung in der Stadt und seiner strengen und frommen Tüchtigkeit mehr ängstliche Ehrfurcht als Zärtlichkeit, aber durch die Episode mit Grünlich wechselt die Vater-Tochter Beziehung, da Stolz und Rührung die Tochter erfüllen, als der Vater sie mit einem vertrauten und ernsten Gespräch über diese Sache würdigt. Der Vater verdoppelt, wegen seiner Schuld, die Liebe für die Tochter. Die Liebe, die sie für den Vater empfindet, wird auf den Bruder gerichtet, seine Rolle als Familienoberhaupt jedoch ist nicht so stark für sie wie diejenige des Vaters. Tony und Thomas sind nicht völlig abhängig, sondern arbeiten beide für das Prestige der Familie zusammen: sie treibt Thomas zur Kandidatur als Senator, sie spornt ihn an zum Bauen eines repräsentablen Haus, sie entscheidet, ein zweites Mal zu heiraten, sie unterbreitet ihm den Vorschlag, die Pöppenrader Ernte auf dem Halm zu kaufen, sie setzt sich dem Verkauf des Hauses entgegen. Manchmal gibt es fast eine Gleichheit, eine Ebenbürtigkeit, manchmal ist Tony sogar stärker in den Werten der Familie verwurzelt. Gegenüber den Ehemännern zeigt Tony Anspruch auf Vornehmheit und luxuriöses Leben, und das Interesse, in der Gesellschaft hervorzuragen. Ohne Angst zu haben, streitet sie mit ihren Männern: aber bei Grünlich ist sie noch zu jung und kann von dem Vater unterstützt werden; bei Permaneder ist sie nicht mehr „eine Gans“, ihre Figur überwindet die flache Figur des Mannes und sie geht zurück nach Lübeck. Ein weiterer Schritt der hier vorliegenden Arbeit ist die Analyse des Verfallprozesses der Familie. Die Geschichte der Familie, für welche Tony immer gekämpft hat, zumindest in ihrem Bereich als Frau auf der Suche nach einem wohlsituierten Ehemann, ist eine 166 Verfallgeschichte. So muss mit einer Analyse der wichtigsten Aspekte ihres Lebens automatisch der Verfall der Familie besprochen werden. Die Hinweise auf den bevorstehenden Verfall der Familie, der sich auf mehreren Ebenen vollzieht, sind zahlreich. Der Verfall spielt im Roman eine große Rolle; dieses Wort findet sich bereits im Untertitel des Romans, der anfangs Abwärts heißen sollte. Es gibt viele Episoden und Details, die Anzeichen für den Prozess des Verfalls sind. Es handelt sich um eine familiäre, wirtschaftliche, gesundheitliche und psychologische Dekadenz: die Geschichte einer bürgerlichen Familie, die nicht mit Glanz und Erfolg endet, sondern mit ihrem Verfall. Der Autor hat die Begriffe Décadence und Degeneration von Bourget und Nietzsche übernommen. Es findet ein Wachstum der Vergeistigung statt, die durch eine wachsende Beschäftigung mit geistigen Dingen festzustellen ist, eine finanzielle Schwächung der Firma Buddenbrook und ein Abfall der körperlichen Vitalität. Krankheiten besitzen nicht nur einen biologischen, individuell psychologischen und kulturgeschichtlichen, sondern ebenfalls einen familiengeschichtlichen Sinn. Auf psychischer Ebene lässt sich von Generation zu Generation eine Zunahme an Selbstreflexivität erkennen und es gibt schlussendlich einen Zusammenbruch des Lebenswillens. Thomas Mann wollte lediglich das „Leiden und Zerbrechen eines sensiblen Helden am Leben in seiner höhnischen Härte und Gewöhnlichkeit“339 darstellen. Zweifellos zeigen Männer in ihren Körpern mehrere schwache Zeichen als Frauen. Nach der Beobachtung der Zeichen der Dekadenz bei den Mitgliedern der Familie wird die Aufmerksamkeit auf Tony gerichtet. Zum Abschluss soll die Frage beantwortet werden, welche Rolle ihr in dem Verfallprozess zugeteilt wird. Tony unterscheidet sich in ihrer Position nicht nur von den Männern des Romans sondern auch von den anderen Frauen. Sie ist die vitalste Figur der jüngeren Generation und obwohl sie häufig an Bauchschmerzen leidet und ein Nervenleiden hat, hat sie sich in den Jahren nicht sehr stark verändert. Ein Merkmal, das immer hervorsticht, ist ihre Konstanz. Der Leser ist angehalten zu glauben, dass ihre Kennzeichnung als „Gans“, als dumm und dickköpfig, ihr Geheimnis ist, um die Dekadenz zu überwinden. In Wahrheit hat keine andere Figur im Roman so viele Schicksalsschläge zu bewältigen wie sie. Laut Keller: 339 Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, a. a. O. S.53, S.11. 167 Bestimmend für ihr Schicksal ist ihr Familiensinn, das die oberste Priorität für sie hat. Für Thomas hatte die Zugehörigkeit zu den Buddenbrooks die Bedeutung einer Rolle, die er bewusst zu spielen unternahm. Für Christian ist sie eine Last, deren er sich zu entledigen versucht. Tony sieht darin den Sinn ihres Lebens340. Nach ihren beiden Scheidungen behauptet sie zwar gern, sie sei jetzt „keine Gans“ mehr, sondern „eine vom Leben gestählte Frau“341, und sie hätte gelernt, „die Wahrheit zu ertragen“342. Doch so erwachsen wie sie sich hier selbst sieht, ist sie niemals geworden. Auch ihren Hang zu dramatischen Szenen, die sie stets mit ihrem lauten und hemmungslosen Kinderweinen untermalt, konnte sie in all den Jahren nicht ganz ablegen. Wie reagiert sie auf ihr Schicksal? Sie, die sich nach relativ kurzer Zeit auch in der Rolle einer geschiedenen Frau, der vom Schicksal übel mitgespielt und die von den Männern nur benutzt und betrogen wurde, recht gut gefällt, versucht, auch dieser Rolle und deren Anforderungen gerecht zu werden. Auch diese Aufgabe füllt sie voll und ganz aus. Dank dieser Eigenschaft kann sie sich immer wieder den neuen Umständen anpassen. Ihre Konstanz jedoch wird ein zweischneidiges Schwert: auf der einen Seite führt sie sie immer weiter, mit der Hoffnung, etwas Positives für die Familie zu erbringen, auf der anderen Seite bewirken all ihre Mühen nichts Positives. Die Identifikation ihrer selbst mit der Vergangenheit ihrer Familie wird zu einem persönlichen Mythos: sie bleibt allein, um zu kämpfen. Der Autor behauptet: „Sie, Antonie Buddenbrook, […] war von der Geschichte ihrer Familie durchdrungen“343, das heißt, dass es sie ist, „welche sich am treusten und hingebendsten mit den Familienpapieren beschäftigte“344 bis ans Ende ihrer Tage. Aber in ihrem Kampf hat die Dekadenz ihren Lauf genommen. Deshalb kann man sagen, dass sie mit ihrem Schicksal den Verfallprozess der Familie beschleunigt hat, weil die harten Schläge von ihr versetzt sind. Mit Worten hat sie das Beste aus ihrem Leben gemacht, um ihre Rolle perfekt zu erfüllen, das heißt dem Familienwappen Ehre zu geben, einem Wappen, dessen „unregelmäßig schraffierte Fläche, ein flaches Moorland 340 Keller, Die Figuren im Verfall in : Ken Moulden und Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks- Handbuch, a. a. O. S.82, S.183. 341 GkFA, Bd. 1.1, S. 645. 342 GkFA Bd.1.1, S.753. 343 GkFA Bd.1.1, S.115. 344 GkFA Bd. 1.1, S. 524. 168 mit einer einsamen und nackten Weide am Ufer“345 schon ein Bild der zukünftigen Dekadenz ist. Mit Taten konnte sie das nicht schaffen und alles hat sich damit zu dem genauen Gegenteil des erstrebten Ziels geführt. Sie selbst erklärt sich für besiegt und gesteht ihrem Bruder ihr Scheitern: Alles ist fehlgeschlagen und hat sich zum Unglück gewandt, was ich unternommen habe … Und ich habe so gute Absichten gehabt, Gott weiß es!… Ich habe immer so innig gewünscht, es zu etwas zu bringen im Leben und ein bißchen Ehre einzulegen … Nun bricht auch dies zusammen. So muß es enden … Das Letzte...346. Aber sie hat nicht alles aus freien Stücken gemacht, weil sie ein Leben für das Wohl der Familie gelebt und ihren Glauben verinnerlichet hatte. Am Ende bleibt sie als zweimal geschiedene Frau mit einer ebenfalls geschiedenen Tochter zurück, die durch ihre fehlinvestierten Mitgiften auch das Vermögen der Familie und Firma geschwächt hat. Aber sie bleibt nicht unberührt durch diese Prozesse, die ihre Familie wegreißen und in Folge daraus auch sie, als Glied einer Kette. Die verschiedenen Verfallsprozesse jedes Mitglieds bilden den ganzen Verfall der Familie Buddenbrook. Tony Buddenbrooks Seelenleben erscheint dem Leser den ganzen Roman hindurch wie ein offenes Buch. Sie hält sich mit keinem Gefühl zurück, jede Meinung wird ausgesprochen: bei Tony gibt es keine Geheimnisse. Ihre Konstanz und Naivität begleitet dem Leser zur Entdeckung der Geschichte der Familie Buddenbrook. Tony Buddenbrook scheint in ihrem Verhalten als Schauspielerin eines Drehbuches, das schon vor ihrer Geburt geschrieben war. Von klein auf empfindet Tony ihre Rolle in der Lübecker Gesellschaft wie „eine kleine Königin“347. Sie ist aber natürlich eine Schauspielerin einer Familien-Saga, „einer rührseligen Komödie“348. 345 GkFA Bd.1.1, S.74. 346 GkFA Bd.1.1, S.609. 347 GkFA Bd.1.1, S.70-71. 348 GkFA Bd.1.1, S.661. 169 170 APPEDICE ICOOGRAFICA Albero genealogico della famiglia Buddenbrook 171 Lübeck teatro del romanzo Buddenbrooks 172 Il viaggio da Lübeck a Travemünde Piantina di Travemünde con i luoghi del romanzo 173 „Schlüssel“ del romanzo Buddenbrooks: corrispondenze tra i personaggi e i modelli reali E l i s a b e t h M a n n , 174 Elisabeth Mann chiamata Tante Elisabeth, modello per la figura di Tony Buddenbrook 175 Ernst Elfeld, primo marito di Elisabeth Mann 176 Pubblicazione della sentenza dichiarativa di fallimento della ditta di Ernst Elfeld nel registro delle imprese 177 Protocollo del censimento della popolazione in data 1. Settembre 1862. Elisabeth Elfeld e i due figli sono registrati nella casa della Mengstraße 178 Certificato anagrafico di cambio di residenza di Julia Mann nata Bruhn e dei figli. Trasferimento a Lübeck presso la Roeckstraße 7 il 28.01.1893 Ritorno a München il 3.07.1893 179 Elisabeth Mann e il secondo marito Gustav Adolf Haag 180 Contratto matrimoniale tra Gustav Adolf Haag e Elisabeth Mann a Esslingen, 1. Gennaio 1867 181 Elisabeth Mann con i figli Henry e Alice 182 Estratto della lettera inviata da Julia Mann al fratello Thomas riguardo al trasferimento di Tante Elisabeth a Esslingen Appunti di Thomas Mann per il romanzo Buddenbrooks con i fatti principali del secondo matrimonio di Tony Buddenbrook 183 184 RIFERIMETI BIBLIOGRAFICI Letteratura primaria Opere di Thomas Mann Mann, Thomas: Bilse und Ich, 1906 in Mann Thomas, Gesammelte Werke in dreizehn Bänden, Bd.X, Reden und Aufsätze 2. Frankfurt am Main, S. Fischer 1990, p. 9-22. 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