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Ottobre 2003 - N. 59
AL MITTENTE - A L’ENVOYEUR
4 CIACOLE FRA NOIALTRI DE CONCO
Via Reggenza 7 Comuni, 5 - 36062 Conco (VI) Italia
e-mail: [email protected]
Tel. +39 0424 700151 - Fax +39 0424 704189
C/C postale n. 10276368 - € 2,00
F
inalmente arriva anche
4 Ciacole!
Sappiamo che siete in tanti ad aspettarlo e quando non
arriva qualcuno magari impreca anche!
Abbiamo sentito le vostre
lamentele, ma come ben sapete 4 Ciacole esce dove, come
e quando può… e più non
dimandare, direbbe il poeta.
A rinviare l’uscita di questo numero non sono stati solamente gli impegni del sottoscritto, ma anche – in buona
parte – le notizie che “dovevamo” dare.
A Conco accade di tutto
(come in ogni altra parte del
mondo, del resto), ma quando
ad essere interessate alle notizie più importanti sono le “Istituzioni” non è facile per il cronista trovare le parole giuste
per dire ciò che deve dire.
E già qui, come ben avete
capito, mi sto arrampicando
sugli specchi, per dire che in
questo numero ci interessiamo
di Parrocchia e di Comune.
Istituzioni queste che sono la
base del vivere civile per chi
abita in un piccolo paese come
il nostro. Istituzioni che, per un
motivo o per un altro sono, in
questi ultimi tempi, balzate agli
onori delle cronache in quanto
alcuni “uomini” che le rappresentano non avrebbero tenuto
comportamenti idonei alle responsabilità loro demandate.
Sono così finiti sulla boc-
Indirizzo - Adresse:
❑ Insufficiente - Insuffisante
Inesatto - Inexacte ❑
Oggetto - Objet:
Destinatario - Destinataire:
❑ Sconosciuto - Inconnu
❑ Trasferito - Trasféré
❑ Deceduto - Decédé
❑ Rifiutato - Refusé
Partito - Parti ❑
Irreperibile - Introuvable ❑
Non richiesto - Non réclamé ❑
❑ Non ammesso - Non admis
Firma - Signature
Arrampicarsi sugli specchi
ca di tutti, per motivi diversi e
che nulla hanno a che vedere
l’uno con l’altro, l’ex Sindaco Gherardo Girardi e l’attuale Parroco di Conco Don Antonio Rivan.
Il primo è, da sempre, nostro collaboratore e quindi parlare della sua vicenda diventa
particolarmente difficile, oltre
che impossibile, farlo con quel
distacco e quella estraneità che
il cronista dovrebbe avere nello stilare l’articolo.
Il secondo è da dieci anni il
parroco di Conco e, fin dagli
inizi, i parrocchiani si sono divisi (ma crediamo che questo accada dovunque) fra sostenitori e contrari al suo
modo di operare e “gestire” la parrocchia.
Nel primo caso l’amicizia mi impedisce serenità di giudizio, nel secondo la serenità di
giudizio è difficile
perché la questione è
particolarmente delicata.
Se il comportamento di
“uomini” che rappresentano
“istituzioni” danneggiano le
istituzioni stesse, la gente perde fiducia non già negli uomini (che potrebbero anche essere compresi e perdonati), ma
nelle istituzioni.
Molti anni fa 4 Ciacole
pubblicò un articolo che parlava di un giovane che ne aveva combinate di grosse. Quando la madre di quel ragazzo
lesse il giornale prese carta e
penna per scriverci. Lei, precisò, credeva che 4 Ciacole
fosse un giornalino di paese,
nel quale si pubblicavano solo
cose belle, nel quale si parlava
della vita idilliaca che i Conchesi conducevano. Credeva
fosse un gior-
nalino fatto per gli emigranti
che non amano certo sapere
che nel loro Conco accadono
anche fatti incresciosi. Era
amareggiata, delusa, triste ed
arrabbiata perché pubblicammo quelle notizie, anche se
quelle stesse notizie erano già
state pubblicate da altri giornali
ben più importanti e letti del
nostro dandone un certo risalto nelle pagine della cronaca
nera.
Quella lettera non l’abbiamo mai pubblicata. Io però,
privatamente, risposi a quella
madre dicendo che comprendevo bene la sua protesta e che
non era stato facile decidere di
pubblicare la notizia. Alla fine,
scrissi, a farci propendere per
la pubblicazione non fu soltanto il fatto che la notizia era già
da tempo di pubblico dominio,
ma la possibilità che qualche
giovane lettore prendesse spunto da quanto pubblicato per
desistere dal percorrere strade
analoghe a quelle che suo figlio aveva intrapreso. Da quel
momento capii che 4 Ciacole
doveva anche pubblicare notizie “scomode” ed oggi, purtroppo, non possiamo esimerci da questo nostro compito.
Mi auguro che i lettori comprendano. Conco non è migliore o peggiore di qualsiasi altro
luogo della terra. Il compito del
giornale è quello di scriverne
la vita, riportarne le cronache,
raccontarne la storia.
E se la vita, le cronache, la
storia sono quelle che descriviamo, facciamo solo il nostro
dovere.
Credo di aver finito di arrampicarmi sugli specchi e perciò vi auguro buona lettura!
Bruno Pezzin
DALL’ORTIGARA ALLE ANDE
“4 Ciacole” - pag. 2
Quattro Boys di Conco, assieme ad altri amici del CAI di Asiago, dopo essersi allenati sulle nostre montagne,
sono andati sulle Ande Peruviane alla conquista del Nevado Pisco
- di Roberto Pezzin -
L
a voglia di partire era tanta e tutti noi eravamo sulle
spine perché non sapevamo bene cosa trovavamo in
quel paese così lontano e cosi diverso dal nostro. Avevamo
anche la preoccupazione di dover passare dodici giorni in
tenda e nei rifugi a più di 3500 metri d’altezza, incerti sulle
condizioni climatiche e sui materiali che avrebbero dovuto
servirci. Siamo partiti da Venezia, destinazione Lima, passando per Milano e Caracas carichi di borsoni e bidoni da
fare incuriosire tutti i passeggeri che incontravamo. Lo scopo del nostro viaggio era, essendo tutti iscritti al Club Alpino Italiano, camminare e salire il più in alto possibile una
montagna andina, anche se andando a visitare Machu Picchu
ed altri siti Incas l’aspetto culturale non era da trascurare. Il
viaggio, come dicevo, è stato organizzato dal Cai di Asiago,
ma una grossa mano logistica ci è stata data dall’O.M.G.
(Operazione Mato Grosso*) che ci ha ospitato nelle proprie
case a Lima, Cuzco ed anche a Marcara’, dove si trovava la
base del nostro trekking esplorativo sulla “Cordillera Blanca”.
Abbiamo passato una notte a Lima, città caotica e piena
di smog, per poi partire per Cuzco, “l’ombelico del mondo”,
dove abbiamo visitato la Valle sacra con i suoi numerosi siti
Incaici ma soprattutto le splendide rovine di Machu Picchu,
un luogo veramente magico dove i “conquistadores” spagnoli non sono mai arrivati. Dopo tre giorni passati da turisti siamo adesso pronti per le grandi camminate. Rivoliamo
a Lima dove dormiamo un’altra notte per poi la mattina prendere un pullman che dopo otto ore ci porta all’accogliente
missione di Marcarà, piccolo paesetto a 3200 metri posto ai
piedi delle Ande, dove ci aspettano una guida alpina, un cuoco e ben diciotto portatori, tutti giovanissimi, che vivono nei
villaggi vicini e che ci aiuteranno nel nostro trekking (**).
Le giornate passate sulle Ande sono state fantastiche, i portatori anche se molto giovani erano infaticabili, il tempo è
stato quasi sempre soleggiato e anche l’altitudine, pur fiaccandoci le gambe e rendendoci la testa pesante non ci ha
mai dato seri problemi. I panorami erano mozzafiato, camminavamo tra sentieri e vallate circondati da ghiacciai mastodontici che superavano i 6000 metri di quota costeggiando
di tanto in tanto laghetti (loro li chiamano “lagune”) di una
bellezza unica. Meta ambita della nostra camminata era sicuramente raggiungere la cima del Nevado Pisco, montagna
relativamente semplice, alta comunque 5700 metri e che ri-
Ande Peruviane: i componenti del CAI di Asiago posano per il fotografo di “4 Ciacole” davanti al “Refugio Perù” a quota 4809.
(*) L’O.M.G. è un’organizzazione umanitaria che rifacendosi a principi religiosi si è inserita nel tessuto sociale cercando di creare un futuro migliore per le
nuove generazioni. Per esempio ha istituito scuole che formano scalpellini, intarsiatori, infermieri, sarti e guide andine.
(**) Il trekking è durato 12 giorni, abbiamo percorso circa 120 km per un dislivello in salita di mt. 9.800.
“4 Ciacole” - pag. 3
chiedeva una certa esperienza di progressione su ghiaccio,
servivano infatti i ramponi, la piccozza e per salire ci si legava in cordata con altri compagni. Non tutti sono saliti in vetta e purtroppo la febbre ha bloccato anche me al rifugio
sottostante, ma tutti quelli che sono andati sono ridiscesi si
stanchissimi, ma con un entusiasmo ed una soddisfazione
immensi che non avevo mai visto.
Gli ultimi due giorni del nostro viaggio li abbiamo passati
alla missione di Marcarà dove abbiamo recuperato le forze
spese durante le lunghe camminate andando a visitare Huaraz,
chiamata la Katmandu delle Ande per il suo viavai di alpinisti,
e Carhuaz, piccolo villaggio con un caotico mercato.
Volevo anche ricordare che molto materiale che abbiamo
usato per il trekking e che avevamo acquistato con l’aiuto
economico degli sponsor dell’Altopiano è stato alla fine donato al responsabile dell’O.M.G. di Marcara’.
Le riflessioni del viaggio le lascio ad Olindo, mio compagno di viaggio.
DALL’ALTRA PARTE DELLO SCHERMO
Un pizzico di malinconia, un torrente di ricordi, una ricchezza d’emozioni!
- di Olindo Trotto -
E
ccoci qua!!! Dopo
ventuno giorni trascorsi in terra lontana siamo
ritornati a Conco: a casa!
Con un pizzico di malinconia (qualcuno un po’ di più)
ricordiamo queste tre settimane trascorse in un batter d’occhio, tanto dense di impegni e
ricche di emozioni.
Un torrente di ricordi e di
immagini attraversa la mente,
proiettandoci diecimila chilometri più in là, dove il tempo
scorre più lentamente e la vita
ha una scala di valori diversa
dalla nostra.
La dimensione umana trovata assume un significato
straordinario in quanto ci ha
messi di fronte ai nostri più
futili sentimenti capitalistici
mostrandoci cosa significhi
vivere serenamente anche senza possedere niente!
Il sorriso di Robert (un portatore) con venticinque kg sulla schiena (25 !!!) mentre salivamo un erto e faticoso pendio
rappresenta degnamente la vita
di un popolo abituato ai sacrifici e alla fatica, che però anche nei momenti difficili trova
la forza di sorridere.
1.46’.55”.09
P
otrebbero essere i nu
meri del lotto, ma nel
nostro caso 1.46’.55”.09 rappresenta il tempo impiegato da
Marco Crestani per percorrere con gli sci da fondo i 45 chilometri della terza “Campolonga”.
Dobbiamo precisare:
a) Marco Crestani è figlio
del Sidonio, abita a Rubbietto,
fa l’imprenditore edile, ha 38
anni e tutto il suo tempo libero lo dedica allo sport: Ski
Roll e sci da fondo.
b) La “Campolonga” è
una gara regionale di sci da
fondo che si corre a Rotzo in
località Campolongo.
c) Nell’inverno 2002 –
2003 a vincere la terza
Campolonga, è stato Marco
Crestani.
Il nostro concittadino si è
fatto valere anche in altre gare
ben più importanti di quella di
Rotzo. E’ arrivato secondo
nella gara nazionale “master”
che si è tenuta in Val d’Aosta
(120 concorrenti, dieci chilometri di lunghezza). Ed è arrivato ancora secondo alla 30
chilometri di Misurina in una
gara valida per il titolo italiano alla quale partecipavano 42
fondisti.
Non ci risulta che Marco
abbia mai vinto al lotto, ma è
chiaro che di numeri da giocare ne ha parecchi e le sue
vittorie sono più preziose di un
terno.
L’attestato che conferma il 1° posto
conquistato da Marco Crestani
alla Campolonga di Rotzo.
Popolo che vive ai piedi di
montagne bellissime, corone
di ghiaccio alte sino a 6.800
metri, che riflettono i mille
colori del creato riempiendo
l’anima e donando serenità a
chi ha la fortuna di essere al
loro cospetto.
Il nostro essere “montanari”, la nostra passione e la continua ricerca di un contatto
profondo con essa ha trovato
in quei luoghi una intima e sincera realizzazione.
Montagna che unisce e rafforza sentimenti quali l’amicizia e l’altruismo, (non per
niente gli altri componenti del
gruppo ci hanno affettuosamente soprannominati i “Conco Boys”): disagi e fatica uniscono e rafforzano.
Dopo aver visto quei posti
per televisione, per una volta
(sperando non sia l’ultima)
siamo andati dall’altra parte
dello schermo!!!
A proposito, quando saranno pronte si farà una serata di
diapositive qui a Conco.
I Conco Boys
Carlo (Pens), Maurizio
(Ciupelo), Olindo (Olly) e
Roberto (Bojaco)
“4 Ciacole” - pag. 4
LA VICENDA GIRARDI SULLE PAGINE DEI GIORNALI
I
l Gazzettino ed il Giornale di Vicenza hanno dedicato più
volte spazi anche notevoli alla vicenda che vede protagonista il nostro ex Sindaco ed ex Assessore della Comunità Montana Gherardo Girardi.
Come sempre accade in questi casi, le notizie sono corse di
bocca in bocca con la velocità del fulmine e tutto il paese ne è
stato investito. Gherardo è molto ben conosciuto e tutti voi,
cari lettori, sapete che è stato da sempre nostro collaboratore e
sostenitore del giornale. Non ce la sentiamo quindi di commentare quanto accaduto, anche perché, come detto nell’editoriale, non potremmo avere quella serenità di giudizio e quel
distacco che in casi del genere sono indispensabili al cronista.
Ci limitiamo quindi a riportare, quanto pubblicato dal Giornale di Vicenza del 21 giugno scorso. Nell’articolo, come potete leggere, si usa molto spesso il condizionale (che in questi
casi è d’obbligo) in quanto la sentenza, che è di primo grado,
non è definitiva e c’è la possibilità di ricorso ai gradi superiori
di giudizio.
Ecco il testo del Giornale di Vicenza:
Gherardo Girardi, 53 anni attualmente in Messico, ex sindaco ed ex consigliere di Conco oltre che ex assessore al bilancio della Comunità Montana Altopiano 7 Comuni, è stato condannato ad un anno e nove mesi di reclusione per tentata estorsione, minaccia e diffamazione nei confronti di un carabiniere.
Questo l’esito del processo celebratosi a porte chiuse in tribunale a Bassano. I fatti risalgono al novembre del 2000. Girardi
intrattenne per circa sette anni un rapporto affettivo con un
militare dell’Arma. Nell’autunno di tre anni fa il legame si interruppe e fu a questo punto che scattò la denuncia per l’ex
amministratore comunale.
Stando all’accusa sostenuta in aula dal Pm Linda Arata,
l’ex sindaco minacciò di rendere nota la relazione intercorsa
con il carabiniere qualora questi non gli avesse versato quaranta milioni di lire di allora. Girardi, inoltre, avrebbe divulgato le videocassette contenenti immagini dei loro incontri.
Questa la versione dei fatti cui ha dato credito il giudice Monica Attanasio che ha condannato Girardi, difeso dall’avvocato
De Toni del Foro di Padova.
Il carabiniere, costituitosi parte civile e rappresentato dall’avvocato vicentino Paolo De Meo, ha ottenuto inoltre la condanna dell’imputato al versamento di una provvisionale di 40
mila euro con il risarcimento del danno in separata sede.
L’articolo prosegue poi precisando che il Girardi si trova in
altri guai giudiziari per una indagine della Procura Bassanese
per i compensi da lui percepiti durante i mandati che ricopriva
quale consigliere comunale ed assessore alla Comunità Montana. L’indagine, scaturita da una denuncia anonima, è ancora
in corso ed ha portato alle dimissioni del Girardi (nel gennaio
scorso) da ogni incarico amministrativo.
A quanto ci è dato sapere non sembra però che per questa
vicenda possano essere addebitate al Girardi responsabilità penali. Vedremo, ovviamente, cosa decideranno i giudici. È facile prevedere, purtroppo, che la condanna già avuta, non giocherà a suo favore.
I giornali “Il Gazzettino” e “Il Giornale di Vicenza” si sono interessati alla vicenda Girardi in più occasioni.
LETTERE
AL GIORNALE
Dall’Argentina riceviamo questa e-mail:
Io sono Rodolfo Bruno Girardi, figlio de Luigi Bruno
Girardi da Conco. Mi padre che figlio di Giuseppe Girardi e
Katerina Bertuzzi e fratello di Maria, Sante, Giovanni e Livia.
Vivo in Tandil, Provincia de Buenos Aires, Argentina.
Voleva salutare a voi e salutare per suoi intermedio a tutti i
miei parenti.
Un forte abbraccio.
Qualche settimana dopo abbiamo ricevuto un’altra e-mail
nella quale Rodolfo Bruno Girardi ricordava un racconto del
padre circa gli avvenimenti della guerra partigiana, ma lo scritto è in spagnolo e gli avvenimenti raccontati sono già ben conosciuti dai nostri lettori. Ringraziamo comunque il nostro lontano lettore che si sente ancora molto legato a Conco.
Arduino Pilati di contrada Lova ci ha portato a mano questa
lettera che arriva dall’Australia e che ben volentieri pubblichiamo.
Carissimi tutti di 4 Ciacole fra noialtri de Conco, io mi chiamo Ida Pilati (la vedova di Luigi Pilati). Ricevo il vostro interessante giornale, che leggo molto volentieri, e leggendolo mi
sembra di parlare con Luigi, anche se sono passati più di 23
anni da quando ci ha lasciati. Ho potuto godere il nostro matrimonio poco più di 13 anni (sono stati pochi), ma mi teneva
come una regina.
Vi ringrazio molto del libretto della vita del dottore Marco
Poli. Io me lo ricordo, ero piccola, e lui veniva a vedere i miei
nonni. Tutti gli volevamo tanto bene, era umile, gentile e sempre pronto verso i suoi ammalati. Quando ha lasciato Pianezze
tutti ne siamo stati spiacenti.
Scusate lo scritto e il ritardo di mandare la mia offerta al
giornale.
Ancora tante grazie. Anche se ho vissuto poco a Conco, vi
penso
Saluti Ida Pilati
Siamo noi, cara Ida a dover ringraziare lei.
“4 Ciacole” - pag. 5
MOLVENA INTITOLA UNA PIAZZA AL DR. MARCO POLI
Villa di Molvena: Al dott. Marco Poli è stata dedicata la piazza del piccolo centro di Villa, in Comune di Molvena. La nipote Luisa Poli, che era la madrina
della cerimonia, ha letto un breve discorso nel quale ricordava le vicende della famiglia Poli.
I
l 25 Aprile 2003 in località Villa del Comune
di Molvena sono state inaugurate una nuova Piazza, intitolata al nostro Concittadino
dott. Marco Aurelio Poli, ed
il monumento a ricordo delle
vittime di tutte le guerre.
Come è tradizione erano
presenti con i gonfaloni i Sindaci od i loro delegati dei Comuni del comprensorio, Marostica, Nove, Schiavon, Pianezze, Mason e Molvena e,
con i gagliardetti, i rappresentanti delle Associazioni d’Ar-
ma, del Nastro Azzurro,
dell’AIDO e dell’ANA. Tra
gli invitati anche il delegato
del Comune di Conco avv.
Rudy Cortese.
Dopo l’arrivo del corteo il
Sindaco con la signora Luisa
Poli, nipote del dott. Poli e
madrina della piazza hanno
proceduto al taglio del nastro
ed allo scoprimento del cippo.
Dopo il Sindaco di Molvena, Eugenio Azzolin, ha
preso la parola il prof. Benito
Gramola (autore di un capitolo dal titolo “Il medico buo-
Il dott. Luciano Cremonini mentre ricorda la figura del collega Marco Poli.
no” nel libro della fondazione Rezzara dedicato a figure
particolari della civiltà rurale
vicentina). Egli ha ricordato il
dott. Poli, tuttora ben presente alle popolazioni di Pianezze
e Molvena dove esercitò per
molti anni la professione del
medico condotto con una abnegazione ed una umanità tali
che il Comune di Marostica,
nel 1953, subito dopo il suo
volontario collocamento a riposo (anticipato per le conseguenze della grave ferita riportata in guerra) gli conferì
il “Premio della bontà”.
È stata poi la volta della
signora Luisa Poli, che ha ringraziato a nome della grande
famiglia Poli, quindi del dott.
Cremonini, che era presente
tra gli invitati (quale autore
dell’inserto apparso nell’ultimo numero del nostro giornale) ed ha ricordato alcuni momenti degli ultimi anni di vita
del dott. Marco Aurelio.
È poi seguita la S. Messa
e, alla fine il Sindaco e la signora Rita Toaldo, figlia di
Giuseppe Toaldo caduto in
guerra, hanno inaugurato il
monumento, pregevole opera
dello scultore Alberto Lanaro.
Con l’occasione ricordiamo che nel 1980 a Conco, al
dott. Marco Aurelio Poli venne intitolato il viale che dalla
piazza S. Marco porta a
contrada Brunelli.
Il cippo di marmo che ricorda il
nostro concittadino è posto in una
aiuola della piazza di Villa.
“4 Ciacole” - pag. 6
TALENTI, PROFETI, TESTAMENTI E DEBITI
OVVERO: LA PARROCCHIA NELLA BUFERA
- di Bruno Pezzin -
N
el dicembre del 1997
è uscito il numero 46
di 4 Ciacole. A pagina 8 c’era
un articolo intitolato “La Nina
e i talenti”. Nell’annunciare la
morte della Nina Gnogna avvenuta ad agosto di quello
stesso anno, concludevo l’articolo con queste parole:
“La Nina ha donato alla
Chiesa molti dei suoi talenti:
in primis il suo canto. Ma è
stata anche Consigliere Parrocchiale e, da anni, responsabile della distribuzione dei
foglietti settimanali, lavoro
che svolgeva con passione e
responsabilità. Morendo – a
quanto è dato sapere – ha dato
anche molto altro. Ci auguriamo che la Chiesa, sulla scia
evangelica, sappia mettere a
buon frutto i “talenti” che
Nina ha lasciato”.
Nella pagina successiva
era pubblicato l’articolo della
Banda dei Quattro “Ah!…
Conco, Conco”. Rileggiamo
assieme questo passo:
“… ne vien anca in mente
la cara Nina Gnogna che, si
dice, abbia lasciato quasi tutti i suoi beni alla Parrocchia
di Conco. Sicome no vulimo
che stì soldi vaga fora dal paese, massimo qualcossa par le
mission (de Padova e non de
Palermo, però), proponiamo
ai maggiorenti del nuovo Consiglio Pastorale (giunge notizia che finalmente venne testè
rinnovato), de costituire un
C.C.T. (Comitato Controllo
Testamenti), che tenda,
controla e renda publica la
“fine” de stì soldi. E sicome
simo drio vignere veci e i nostri fiuli no ne tendarà, parchè
no pensare a qualche stansa
dell’asilo pai nostri ultimi
ani? Basta! Chi ga rece da intendere, intenda. I nuvi
fabrisieri ga da rendere conto al popolo.”
A raccontarvi, cari lettori,
quel che è accaduto a Conco
in questi ultimi anni, potremmo dire che siamo stati dei profeti, ma – credeteci – così non
è. Non occorreva, infatti, essere profeti per capire come sarebbero andate a finire le cose.
Ma veniamo ai fatti, e partiamo dai giorni nostri.
Il comitato dell’asilo, formato da genitori di bambini
che frequentano quella scuola,
sa – da più di un anno - che da
settembre di quest’anno ci sarà
un consistente aumento di
iscrizioni (da poco più di 40 si
passerà a 60 bambini). L’edificio dov’è ospitata la scuola è
di proprietà della Parrocchia ed
abbisogna di grossi lavori di
sistemazione. Occorrono almeno due nuove aule e poi bisogna sistemare il tetto. I genitori si rivolgono al Parroco per
chiedere di intervenire, magari mettendo a disposizione
l’eredità delle Gnogne che si
vocifera essere intorno al mezzo miliardo di vecchie lire. Non
basterà, pensano, ma è una
buona partenza!
Dal 1997 ad oggi, sul bollettino parrocchiale non è mai
stato pubblicato un riassunto di
cosa avevano lasciato le
Gnogne e si sapeva solamente
che, oltre al testamento a favore della Parrocchia, ce n’era un
altro a favore di Enrico Poli (figlio di un cugino della Nina)
che però era stato dichiarato
non autentico. Si erano spesi un
po’ di soldi per periti e avvocati, ma poi la Parrocchia era
venuta in possesso di tutti i beni
e di tutti i soldi.
Alla richiesta del Comitato d’Asilo di impegnare il denaro per la sistemazione del
fabbricato (come sembra avesse voluto anche la Nina), il
Parroco risponde che di quei
soldi non esiste più una lira.
La sorpresa è grande, ma il
Comitato dei genitori, non
demorde.
Dopo qualche riunione “a
porte chiuse” si decide così di
informare tutta la parrocchia
e si arriva alla sera del 26 giugno 2003, quando – in Chiesa
– viene convocata l’assemblea
dei capi famiglia.
C’è parecchia gente, ma la
chiesa non è gremita. Dopo alcune risposte che il parroco dà
a chi domanda cosa accorre
fare per il fabbricato dell’asilo, lo stesso Don Antonio ammette di non avere più un soldo e che anzi ha dovuto far ricorso ad un avvallo perché c’è
qualche debituccio. Dice che
una parte dei soldi sono stati
prestati, ma non sono rientrati
alla scadenza pattuita.
A quella riunione sono intervenuto anch’io in quanto
conoscevo fatti che ritenevo
opportuno rendere pubblici
soprattutto con lo scopo di
evitare chiacchiere e pettegolezzi che in una vicenda così
delicata possono solo far più
male che bene.
Siccome ritengo che quanto da me letto quella sera all’assemblea dei capi famiglia
sia un documento che rende,
almeno in parte, chiara la vicenda, ve lo propongo integralmente.
Credo di essere in obbligo
di intervenire per due motivi:
Il primo è legato alla mia
posizione di ex componente
del Consiglio Amministrativo
parrocchiale (fino a circa 8-9
anni fa) e poi quale consulente della Nina Gnogna nei suoi
ultimi anni di vita.
Se invece di essere in questa nostra bella chiesa, fossimo
davanti ad un magistrato potremmo dire, che il mio è un intervento di “persona informata dei fatti” (almeno in parte).
Il secondo motivo, invece,
è – per così dire – un motivo
di ordine morale. Invitato da
più persone ad intervenire lo
faccio per poter chiarire alcuni fatti (e parlo di FATTI, non
di commenti, chiacchiere, di
supposizioni).
PRIMO FATTO: Nella mia
veste di ex componente del
Consiglio Amministrativo
parrocchiale, vi assicuro che
quando è arrivato a Conco
l’attuale Parroco, la parroc-
chia non aveva debiti. Siccome in questi giorni si sono sentite voci che andavano esattamente nel verso opposto e cioè
che Don Antonio ha dovuto
pagare decine (forse qualcuno avrà anche detto centinaia) di milioni di lire di debiti,
io vi assicuro che così non è e
chiederei gentilmente al Parroco – se lo ritiene - di confermare questa mia asserzione. D’altro canto non sono il
solo a conoscere questi fatti
perché anche gli altri componenti il Consiglio Amministrativo, tutti i componenti del
Consiglio Parrocchiale (una
trentina) e molti parrocchiani
lo sapevano (che non c’erano
debiti). Mi meraviglia quindi
non poco, che oggi, a distanza di quasi 10 anni, in paese
circolino queste voci indubbiamente… FALSE E TENDENZIOSE!
SECONDO FATTO: Sempre 8-9 anni or sono, in Parrocchia ci fu una raccolta di
firme (furono un centinaio circa) in calce ad una specie di
petizione che chiedeva il rinnovo del Consiglio Parrocchiale perché, se ricordo bene,
era definito poco democratico e poco rappresentativo delle varie contrade. C’erano in
realtà altri motivi, ma è meglio qui soprassedere. Dopo 89 anni, se io vado a chiedere
a quei firmatari se conoscono
i nomi di – diciamo 3 o 5 –
degli attuali componenti del
Consiglio Pastorale, credo che
non mi saprebbero rispondere. Mi chiedo: come mai non
fanno ora un’altra petizione,
visto che la situazione lungi
dall’essere migliorata è, a parer mio, di molto peggiorata?
A costoro non interessa più la
democrazia, la rappresentatività, la chiarezza, ecc.? Dove
sono andati coloro che raccoglievano firme, scrivevano al
Vescovo, sbraitavano nelle
osterie e nelle piazze e non disdegnavano di dare qualche
spruzzatina di fango a destra
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