ANNO XVII - N. 1 Reg. Trib. Arezzo 5/87 - 21 Aprile 1987 (50) GENNAIO-MARZO 2003 Sped. A.P. Legge 662/96 art. 2 comma 20/c Filiale Bologna Direttore responsabile Arturo Conti ACTA lancia con orgoglio il suo cinquantesimo numero e ricorda con devota gratitudine i Direttori responsabili Nino Capotondi (Roma, 28 novembre 1987) e Antonio Grande (Roma, 25 ottobre 1989) e i Direttori Alfio Porrini (Roma, 26 aprile 1994) e Edoardo Sala (Fresonara, 14 ottobre 1998). CICOGNA di Terranuova Bracciolini (AR) b Il parco dellIstituto Storico della RSI: a) gli alberi ad alto fusto, ad est del giardino b) laccesso, dal giardino, ai vialetti del bosco c) un vialetto che sarà percorso di rimembranza. a FOTO Cosimi c FOTO Fortunelli FOTO Gori GENNAIO-MARZO 2003 2 IN GERMANIA PER SOPRAVVIVERE I l docente e giornalista Giorgio Cucentrentoli di Monteloro sta scrivendo naturalmente non in linea con landazzo attuale LULTIMA ETA DEGLI EROI (dalla nascita del Duce ad oggi), che conterrà il diario di Paolo Cavalletti (*). ACTA riassume le quattordici pagine del diario (doc. A), ringrazia gli autori e aggiunge (tratta da SENTIRE-PENSAREVOLERE di S. Corbatti e M. Nava, Edizioni Ritter) la fotografia della Scuola di Mariano Comense (doc. B), sede della Cmp Comando dell81º Rgt-Waffen Gren D der SS 29 (it. 1) che nel ripiegamento su Erba, via Cantù, doveva essere raggiunta dal Reparto di Paolo Cavalletti (1a Cmp-I Btg Fucilieri) di stanza a Meda. Il pomeriggio del 26 aprile 1945, allarrivo di Cavalletti, la Scuola era vuota come abbandonato era il Comando dell81º Rgt (Villa Besana). Il Comandante Degli Oddi, dopo un forte squagliamento attribuito alla mancanza di automezzi per ripiegare, era prigioniero con 85 superstiti appena fuori Mariano Comense, verso Cabiate. Nello stesso pomeriggio del 26 il Comandante Celebrano a Cantù consegnava il suo 82º Rgt ad una Missione US e al locale CLN. I due Comandanti ebbero salva la vita, ma non altrettanto alcuni Ufficiali dipendenti. Per deporre le armi il Comando della Divisione attese ad Erba, con i Cacciatori di Carro del Magg Martinelli, fino al 29 aprile quel IV Corps US al quale si era arreso a Melzo e Gorgonzola il combattivo KGr Binz. (*) Larguto artista Paolo Cavalletti, classe 1927, e il fratello Giorgio maggiore di due anni, sono fiorentini di S. Frediano. A di Paolo Cavalletti (riassunto) Allinizio della seconda guerra mondiale avevo tredici anni. Mio padre che era Ufficiale nella prima guerra mondiale arrivò alla seconda come Centurione, cioè Capitano della controaerea. La sua batteria dopo aver difeso Firenze senza sparare un colpo con le vecchie Saint-Etienne francesi da 40 mm. fu trasferita in Sicilia: là un milite calmo e con buona mira buttò giù ben otto aerei di cui uno tedesco e uno italiano perché i nostri reparti controaerei non possedevano schemi degli aerei e dei contrassegni amici e nemici e pertanto sparavano a tutto ciò che volava. Ecco perché le nostre navi erano pitturate con strisce bianco e rosso sia a prua che a poppa: i più grossi rischi li subivano dai nostri aerei che non le avrebbero riconosciute certamente dalle sagome. Quando avvenne lo sbarco in Sicilia, la batteria con mio padre si ritirò da Messina e su su per il litorale tirrenico fino a Firenze. A Firenze si pativa la fame e pertanto, sia mio fratello che io, fummo consigliati di andare a lavorare in Germania dove ci sarebbe stato da mangiare tutti i giorni. Così avvenne e andammo a Francoforte sul Meno come disegnatori presso la F.M.A. Pokorny e Wittekind dove si costruivano compressori. In questa città ho vissuto oltre un anno di guerra e non sono stato male anche se il periodo era violento, con frequenti bombardamenti. Una sera uno spezzone incendiario mi sorprese a letto mentre dormivo. Notai che alcune piastrine si erano sparse sul letto con una fiammella ciascuna. Allora presi la coperta, la rigirai sullo spezzone come un fagotto e gettai il tutto nel cortile. Quando feci vedere al direttore dellalbergo il foro esagonale nel soffitto e gli raccontai cosa era successo si congratulò con me e mi regalò un distintivo raffigurante una casa: significava che avevo salvato un edificio. Vari mesi dopo mi successe un fatto del quale tuttoggi non so dare una spiegazione. Eravamo alloggiati con tutto lufficio tecnico a dodici km. da Francoforte in un paesino del Taunus di nome Nieder Hochstadt e la domenica si andava sempre in città. Una di quelle domeniche ci sorprese un bombardamento simultaneo allallarme, mentre eravamo da poco usciti da una chiesa. Presi dal panico entrammo in una villetta per andare in cantina, precipitandoci per le scale, con nelle orecchie gli scoppi delle bombe. A metà scale improvvisamente mi fermai, come colpito da un bagliore e con vigore dissi a mio fratello vieni via, vieni via. E andammo nella cantina della villetta accanto. Finito il bombardamento notammo con grande sorpresa che la villetta dove eravamo entrati ed usciti non esisteva più e cerano morti tra le macerie. Giorni dopo in una strada di Francoforte vedemmo un Ufficiale con una valigia in mano fermarsi a guardare una casa distrutta, con le macerie ben in ordine come era costume là. LUfficiale chiese ad una donna dove erano andati gli abitanti della casa: quando seppe che erano tutti morti, con molta calma prese la sua rivoltella e puntandosela alla tempia si sparò. La città, una volta, subì tre giorni di continuo bombardamento e tra un immenso cumulo di rovine la popolazione rimase anche affamata. Ricordo che scavando, come facevano un po tutti, in una strada trovai alcuni cadaveri e, accanto, viveri e pane. Pane che divorai, dopo averlo appena spolverato: erano tre giorni che non mettevo niente in bocca. In soccorso della popolazione arrivarono aiuti da Colonia e Magonza. La gente si metteva in coda dietro a questi trasporti di viveri e ognuno diceva per quante persone ne voleva. Venivano distribuite fette di pane con marmellata. La prima volta chiesi per una persona. Ma sia io che mio fratello ci rimettemmo in coda e, chiedendo per tre persone, ottenemmo ciascuno altre tre fette di pane. Dopo linverno 1944 facemmo di tutto per rientrare in Patria. La propaganda italiana chiamava per combattere e difendere la propria terra invasa da molti nemici, per cui facemmo domanda per il servizio militare volontario. Unico Corpo possibile, in Germania, erano le SS, sigla che significava Squadre di sicurezza. Erano Truppe speciali dassalto dove la mortalità risultava assai elevata. Noi ci presentammo ugualmente con lincoscienza tipica del giovane, senza fanatismi politici. Perché quando eravamo venuti via dallItalia non esistevano ideologie, ma soltanto una Nazione in guerra. Da difendere. Tuttal più vi erano bigi, cioè coloro che dubitavano delle possibilità di vittoria contro imperialismi così potenti. Io poi, prima di partire dallItalia, avevo fatto domanda per arruolamento in Marina, ma ero stato scartato alla visita medica perché avevo un piede più corto. Che tempi! Difatti dopo la guerra ho potuto praticare tutti gli sport più impegnativi, anche se non professionalmente. Ma sempre con risultati e mai incidenti. Da Fulda dove avevamo fatto domanda, risposero che saremmo andati a Brescia, nelle SS Italiane, a motivo della lingua. Così avvenne, in pochi mesi. Ricordo laddio del paesino del Taunus dove eravamo sfollati: vi erano tutti: anche il Bürgermeister e tante ragazze, e alcune più interessate delle altre. Non avrei mai creduto che in poco tempo due stranieri potessero farsi tanti amici. A Brescia trovammo un ambiente poco organizzato. Ci vestirono ancora con le fasce gambiere. Penso siamo stati lultimo Reparto in Italia ad usarle, perché poco dopo passammo ai calzini, ai pantaloni lunghi fino agli scarponi e alle giubbe senza colletto, di foggia sahariana. Ricordo che occupammo un convento, costringendo i frati a concentrarsi in spazi più ridotti: facemmo a mezzo delle celle e di tutti i luoghi abitabili del convento. Poche le cose salienti di quei primi mesi. Una sera, al buio, una sentinella fu fatta segno ad una scarica di mitra che non poteva raggiungerla essendo in una posizione molto alta. Scattato lallarme, tutti fuori dal convento: furono rovistate le zone vicine, fu raddoppiata la guardia e tornammo stanchi ma tranquilli a letto. Fummo trasferiti a Meda al I Btg Fucilieri, già Debica, comandato dal Magg Paolo Comelli. Laddestramento fu più duro, con una preparazione ad azioni di guerriglia contro mezzi corazzati. Così prendemmo confidenza con la bomba oggi chiamata Molotov, da gettare sul motore del carro armato, con il fascio di bombe a mano da gettare tra i cingoli di qualsiasi mezzo avanzante, con il pugno anticarro detto Panzerfaust e con il Panzerschrech (terrore dei 3 ACTA POI MILITANZA NELLE SS ITALIANE carri) chiamato in gergo Ofenrohr (tubo da stufa), che era uno sviluppo del bazooka americano. Il mio Tenente di Plotone fu Luigi Ippoliti, un Comandante severo ma al tempo stesso creatore di spiriti. Fu sempre solidale con noi Soldati e ogni tanto umano e amico. Accettava lo scherzo anche se al momento opportuno sapeva mantenere le distanze. Al rientro in caserma una sera fece un cicchetto ad un Commilitone che si era comportato male in un bar e aveva bevuto troppo. Ippoliti ci insegnò tattica notturna di avvicinamento al nemico e lo scavo di fosse per nascondersi e poi sorprendere nellattacco un carro armato. Per abituarci agli scoppi prendeva un cubo pieno di un Kg di polvere nera e con un foro centrale: lo faceva brillare vicino alle nostre teste munite di elmetto, una decina di noi sdraiati intorno a un centro come una margherita. Alla fine eravamo pieni di terra e la trovavamo in tasca e nelle mutande, per giorni. Il nostro compito, oltre alle esercitazioni, non si discostava dalla normale vita di caserma. Mai emozioni e mai fatti che ricordassero la guerra in corso. Mai visti i ribelli. Una volta giunse la notizia che una carretta con due nostri Soldati era stata mitragliata: la scorta aveva risposto al fuoco uscendone indenne. La domenica andavamo al cinema, mentre al mattino un Sacerdote diceva Messa in caserma. Poi un giorno uno dei nostri tornò da Milano e raccontò che il Fronte a Bologna era stato sfondato e che la fine della guerra e della nostra Repubblica erano imminenti. Lo stesso giorno 22 aprile venne notizia che il nostro Reparto era stato assalito a Barlassina. Corremmo là in soccorso con la nostra 1ª Compagnia. Durante la marcia ci spararono addosso da dietro un muro. Ci appostammo per rispondere al fuoco. Dietro questo muro vi erano alberi dalto fusto e ci accorgemmo che molti colpi provenivano dai rami di quegli alberi. Sparammo a caso contro gli alberi e vedemmo cadere come mosche ribelli lì annidati. Uno dei nostri, Gaetano Busano, arruolatosi per vendicare la morte del fratello, si alzò in piedi e sparando si avvicinò al muro: fu colpito mortalmente. Finito lo scontro perché cessarono i colpi contro di noi e con il Tenente ferito ad un piede, tornammo a Meda. Dietro di noi, sulla strada, un passante in bicicletta era rimasto ucciso durante lo sparatoria. Io mi ero chinato su di lui e, preso il portafoglio che era pieno di denaro, lo avevo consegnato a persone li vicino, dicendo di avvertire i parenti anche per il recupero del portafoglio. Ritornando sul posto dopo una decina di anni, con sorpresa trovai una targa che in sintesi diceva ucciso barbaramente da nazifascisti. Come potevamo averlo ucciso noi, se si sparava oltre il muro, mentre gli assalitori sparavano a casaccio sulla strada tanto che solo tre dei nostri rimasero colpiti? Tornati a Meda trovammo la caserma in subbuglio. Nel cortile vi erano vestiti e scarpe, e bustine a volontà. I Graduati ci dissero di prendere ciò che volevamo. Quelli che non se nerano andati via furono riuniti in una Compagnia: lordine era di dirigersi a Mariano Comense e a Cantù. Comandava un Tenente del quale non ricordo il nome, perché il Ten Ippoliti, promosso Comandante di Compagnia, colpito ad un piede a Barlassina, era stato ricoverato in Ospedale a Cantù insieme a un quindicenne di Roma. Seppi in seguito che i due ricoverati in Ospedale furono presi di mira da borghesi armati. Entrati in corsia gridarono: Dovè il Ten Ippoliti? e lui fieramente risposte, comera tipico del suo carattere: Sono qui!. Lo trascinarono via per fucilarlo nel cortile. Lo massacrarono di botte per le scale ed ebbe il colpo di grazia, in barella, a Meda il 5 maggio. Quando tentarono di prendere il quindicenne, una suora infermiera si gettò su di lui dicendo Se fucilate lui, fucilate anche me. E si salvò. Mentre marciavamo verso Cantù, passando per Mariano Comense, con mio fratello ci domandammo cosa fare. Eravamo rimasti in poche decine. Ci salutammo e a gruppetti entrammo nei boschi per vie diverse. Scelsi di stare soltanto con mio fratello ed uno di Milano. Prendemmo una direzione opposta da quella dove andavano quasi tutti gli altri. Dopo unora di cammino giungemmo in una fattoria. I contadini non si mostrarono troppo sorpresi di vederci. Ci dettero B sede CCR 81º Rgt SS Italiane e Casa del Balilla abiti civili in cambio delluniforme e delle armi. Mangiammo polenta e dormimmo in granaio. Non ricordo come raggiungemmo Milano, ma ben ricordo che il Commilitone milanese ci ospitò tre giorni. Così ebbi occasione di vedere la grande sfilata dei vincitori. Fazzoletti verdi, rossi, viola, blu, celesti, bianchi e camion pieni di gente armata fino ai denti con mitragliere, lanciarazzi, parabellum e persino un connoncino anticarro, ma pure semplici fucili e pistole. Sfilarono per ore. Ci guardammo tra noi e venne da domandarci Ma doverano? Cosa facevano? Se si fossero fatti vivi, ci avrebbero spazzati via in cinque minuti!. Noi eravamo in trecento, armati quasi tutti con fucili 91 e i Graduati con mitra insicuri e imprecisi. Poi, come armi pesanti, alcune mitragliatrici. Tornammo a Firenze con mezzi di fortuna e a piedi. A Firenze non avemmo noie, anzi un mio amico (barbiere di mestiere) mi fece avere un foglio del Partito Comunista con il quale veniva dichiarato e firmato dal segretario di zona che mai ero appartenuto ad organizzazioni fasciste. Foglio che conservo tuttora. Va bene fare confusione, ma quanta ne facciamo noi italiani è una cosa incredibile. In seguito mi sono interessato soltanto di Storia e di Geografia. Più volte mi sono domandato cosa avrei fatto se fossi potuto tornare indietro. So di sicuro che non sarei andato con i ribelli, perché sono stati la causa di tanti lutti. Interroghiamoci: quante sono state le vittime italiane per poter uccidere un tedesco? Ammiro quei popoli che non hanno patito fenomeni ribellistici, Germania e Giappone in testa: si può perdere una guerra anche amaramente, ma non si colpisce chi la combatte nellillusione di salire sul carro del nemico vincitore. La cosa che più mi è dispiaciuta è che gli appartenenti alle SS siano stati considerati criminali di guerra. Non è conforme alla realtà, almeno per quanti io ho personalmente conosciuto e rivisto dopo una decina di anni. Tutti ottimi cittadini, con posti di responsabilità. E evidente che oggi molte cose sono cambiate. Non esiste più il concetto di Patria e lItalia va avanti con un permissivismo pericoloso. Per questa Italia non rischierei neppure un dito, mentre a 17 anni andai volontario in un Corpo che pativa un numero di Caduti altissimo, con un forte spirito e una fede indiscutibile verso la Patria. Concludo con un auspicio. Verrà il giorno che riabiliterà tutti i Combattenti in divisa e condannerà quelle forze improvvisate, mal dirette, che una volta gettate nella mischia eseguono solo ordini dettati in fretta da partiti che desiderano solo avere un gran numero di morti per poterli far pesare sul piano delle trattative al momento della spartizione dei poteri. Come è avvenuto esattamente in Italia. GENNAIO-MARZO 2003 4 I RAGAZZINI Tratto dalle memorie dei Commilitoni del Btg Mameli Antonio Giannotti, Gianfranco Lucato, Rino Montini e Fabio Zanatelli, Antonio Liazza della 1ª Cmp riassume un episodio (doc. A) di fine gennaio 1945 che ha come protagonisti i Bersaglieri della 2ª Cmp Gheza, Giannotti, Giachetti e Campetti. A B Bersaglieri istriani della 2ª Cmp di Antonio Liazza FOTO Lucato C Mussolini in Romagna tra i Bersaglieri (doc. B). (doc. C). FOTO P.K. D Jesolo Lido, Litorale del Cavallino (doc. D). FOTO Lucato 5 ACTA DEL MAMELI (doc. E). E corografia al 25.000 con in riquadro nero i fortini 8ª Armata RIOLO BAGNI in queste pagine 4 e 5: A - lo scritto di Liazza, collaboratore di ACTA; B - a Jesolo Lido, da sinistra: Cesare Clari, Nello Sangallo, Pietro Apollonio (Serg) e Mario Vesnaver; C - a Rimini il Duce, dopo il rompete le righe si intrattiene con il Serg m Giuseppe Grindatto ponendo la mano sulla sua spalla; D - in attesa di combattere sul Fronte del Senio il furiere in camicia nera Giovanni Negro (cadrà il 30 gennaio) è con lAU Alessandro Pellati: sono della 2ª Cmp, ancora in addestramento Witthöft in Veneto come tutto il Btg Mameli; E - corografia Alto Senio, con M.o Costa, C. Pradella, Mongardina, Gualdo di Sopra, Bosche di Sopra e Salvarelle. GENNAIO-MARZO 2003 6 L ANR - FLAK SUL I l bolognese Alberto Pederzani (doc. A), classe 1925, adempie la leva militare in RSI dopo reclutamento nellAeronautica Nazionale Repubblicana - 2ª Zona Aerea Territoriale di Padova e inquadramento nellArtiglieria Controaerea. Viene preso in forza dal 3º Deposito di Bassano del Grappa come attesta il Libretto ARMA AERONAUTICA-Soldbuch LUFTWAFFE n. 29 del 6 novembre 1944 (doc. B), con piastrina di riconoscimento 32945 e grado di Caporale (doc. C). Trasferito dal 3 febbraio 1944 alla Flak operante in Italia, dopo qualche esercitazione in ordine chiuso e per lincolumità personale secondo larte militare tedesca (doc. D) inizia il servizio di Batteria con cannoni 8,8 cm (doc. E) in una postazione controaerea di Bologna, zona Barca, lungo il fiume Reno (doc. F). Viene adibito a compiti di telefonia, perché parla in lingua tedesca, nella 1a Btr del 376º Gr-131º Rgt. In seguito sarà anche telemetrista. Dall11 aprile è in zona doperazioni sul Fronte di Nettunia, in due postazioni anticarro: la prima a Pomezia e la seconda, dal 27 aprile, a Torretta (tra Campoleone e Lanuvio). In seguito è sui Colli Albani, a Sud del Lago di Nemi, dal 2 maggio. Infine presso Ciampino dal 25 maggio, da dove ammalato di nefrite viene ricoverato allOspedale tedesco di Roma M. Mario. Raggiunta Bologna il 6 giugno in modo fortunoso, continua ricovero e cure fino ad agosto (Ospedale Mazzacurati) che gli consentono ad ottobre un provvisorio rientro, a San Lazzaro di Savena, al 376º Gr. Reparto che nel frattempo, ripiegato integro lungo la Cassia 2 e con tappa a Monterosi, aveva operato a Pievepelago. Il 376º Gr lo reinquadra nel dicembre, a S. Benedetto Po. Il 26 gennaio 1945, siccome il 376º Gr deve spostarsi sul Fronte russo, tutti gli Artiglieri ANR passano alla 6a Btr del 354º Gr - 149º Rgt, anchesso a San Benedetto Po e a Quistello con molte mitragliere mm 20 (doc. G) e dove Pederzani fa da maestro ai Militi della Div ETNA (doc. H), da settembre 1944 affluiti nella Flak-Italia. Il 376º Gr però non riesce a superare il Brennero. Allora il Comandante Naust richiama nella sua 1a Btr, a Caprino Veronese, i 26 Artiglieri reduci dal Fronte di Nettunia, su 40, e rimasti a S. Benedetto Po. A Pederzani nel 1945 B esterno libretto ANR-Flak C interno libretto ANR-Flak D istruttore Flak con Artiglieri ANR E cannone 8,8 con serventi anche ANR 7 ACTA TERRITORIO RSI I l 10 febbraio 1945 allAviere Scelto Alberto Pederzani, dallo Stato Maggiore ANR a firma T Col Giuseppe Baylon, Capo di S.M. dal 24 giugno 1944 e a tuttoggi Componente della Consulta dOnore dellIstituto Storico, è concessa la Medaglia di Bronzo al V.M. per una esemplare prova di perizia, coraggio e fermezza danimo del 6 maggio 1944 (doc. I). La consegna della decorazione avviene a Caprimo Veronese a fine marzo 1945 con la 1 a Btr del 376º Gr Flak, tedeschi e italiani, schierata al completo. La decorazione era pervenuta dal vicino Comando AR.CO. di Albarè di Costermano. La rituale licenzia premio, coincidente con la Pasqua 1945 e prolungata per necessarie visite di controllo in Ospedale, non consente a Pederzani di tornare tra i suoi Commilitoni stante la repentina fine della guerra a Bologna. F F H Artiglieri ANR e GNR e il fiume Secchia I motivazione della M. di B. al V. M. batteria controaerea a Bologna-Barca postazione di mitragliera mm 20 in queste pagine 6 e 7: A - Pederzani in uniforme ANR con al petto il nastrino della Medaglia di Bronzo; B - documento bilingue di riconoscimento: copertina; C - documento bilingue di riconoscimento: frontespizio; D - addestramento in assetto di marcia allesterno della Batteria; E - postazione 8,8 cm Flak-FlugAbwehrKanone; F - batteria pesante pronta al tiro, con cannoni 8,8 cm mod. 37 (canna a tre sezioni e, per ladeguamento ai comandi della centrale di tiro, indici di coincidenza invece di luci colorate da spegnere come nel mod. 36); G- mitragliera ANR-Flak a S. Bendetto Po - Quistello; H- un Milite ETNA con il reduce da Nettunia Pederzani; I - il decreto di concessione della M. di B. sul campo. GENNAIO-MARZO 2003 8 NOSTRI ARDITI A confronto, in queste pagine 8 e 9: A - la dedizione, con giovanile umanità, di un Paracadutista GNR nato a Bologna il 31 gennaio 1925 in una lettera alla madre, lultima e per errore tra le LETTERE DEI CONDANNATI A MORTE DELLA RSI nelledizione 1975 ristampata due volte (per incidente, restò colpito dalla sua arma a Borgomanero, il 28 marzo 1945); B - la denigrazione, con malcelata invidia, dei Paracadutisti perché valorosi Combattenti per lItalia e per lOnore da parte di uno storico ostile al Soldato italiano e non agli art. 16, da 60 anni potere dominante per aver servito gli invasori. A di Roberto Nanni, con una sua fotografia 1945 sopra una busta dove ha scritto i due nomi del suo Btg 9 ACTA PARACADUTISTI B di Marco Di Giovanni (*) I reparti paracadutisti che avevano seguito le unità tedesche in occasione dell8 settembre, avrebbero costituito il nucleo di partenza per la formazione, in parte spontanea e comunque inizialmente indipendente da qualsiasi apporto delle competenti autorità repubblicane, di unità poste alle dirette dipendenze dei comandanti tedeschi al fronte sud. Il Raggruppamento Rizzatti, rientrato nella penisola alla fine di settembre, era stato trasferito a sud di Roma, nella zona di Maccarese, dopo avere raccolto singoli militari e nuclei di paracadutisti sbandati. Ad esso vennero aggregati i nuclei provenienti dalla Calabria, agli ordini del capitano Sala, e delle scuole laziali, guidati dal capitano DAbbundio. Centri di reclutamento del personale, brevettato o meno che fosse, vennero stabiliti a Roma e Firenze, con Pistoia e Padova come depositi provvisori. A Spoleto venne istituito un centro di costituzione ove i reparti sarebbero stati riorganizzati e addestrati da istruttori tedeschi, per essere poi inquadrati da ufficiali dellXI Fliegerkorps che incorporava quelle unità italiane nella sua 4 a divisione paracadutisti. Fra la fine del 1943 ed i primi mesi del 1944, sulla base di vari apporti di personale si venne così formando presso quel centro addestramento una unità organica, destinata ad assumere, in una fase immediatamente successiva, la denominazione Reggimento Italiano Paracadutisti presso lXI Fliegerkorps. Nei primi mesi del 1944, un nucleo, forse una compagnia di formazione, del reparto venne addirittura inviato per un corso di paracadutismo alla Scuola tedesca di Friburgo. Una decisione che tendeva, da un lato, alla formazione di base del personale destinato ad azioni dietro le linee alleate, da un altro punto di vista rivestiva carattere simbolico, venendo a costituire una garanzia di continuità, seppure soltanto formale, alla tradizione del corpo. Stimolo per i volontari in afflusso, garanzia di una funzione militare e cemento di coesione per lorganismo in formazione. Segnale della serietà delle intenzioni di impegno mostrate dai tedeschi, ed anche della scarsa fiducia di fondo nei confronti della preparazione dei quadri italiani, fu linvio in Francia di alcuni ufficiali paracadutisti, fra i quali lo stesso maggiore Rizzatti, per un corso di perfezionamento. Una prima occasione di impiego per i reparti in formazione a Spoleto fu costituita dai tentativi controffensivi sviluppati dai tedeschi contro la testa di ponte alleata ad Anzio. In tale occasione, a partire dal 12 febbraio, venne chiamato ad operare un nucleo di circa 300 uomini, il battaglione Nembo, composto in parte da reduci dalla Sardegna ed in parte da personale reclutato nei mesi precedenti. Tra il 16 e il 20 febbraio il reparto partecipò ai combattimenti subendo forti perdite che imposero assai presto il suo ritiro in posizione arretrata per riorganizzazione. Ad Ardea esso assunse la denominazione celebrativa compagnia Nettunia-Nembo, e sarebbe stato rinforzato da complementi, non di rado assai giovani e privi di preparazione militare, provenienti direttamente dal centro di reclutamento costituito a Roma. Parallelamente agli sviluppi che abbiamo delineato, anche lAeronautica repubblicana aveva intrapreso, autonomamente, la costituzione di reparti paracadutisti. Lafflusso di un gruppo di istruttori delle scuole regie di Tarquinia e Viterbo ai bandi del mese di ottobre, consentì la creazione del nucleo di una nuova scuola di specialità, insediata nel corso di novembre a Tradate, presso Varese, con attrezzature raccolte nel Lazio ed appoggiata per il settore di volo ai vicini aeroporti di Venegono e Lonate Pozzolo. Presso il nuovo organismo-scuola, denominato inizialmente Centro Istruzione Paracadutisti, al comando del capitano Luigi De Santis, si procedette dunque alla costituzione di un Raggruppamento Arditi Paracadutisti dellAeronautica posto al comando del Colonnello Dalmas e formato da personale già brevettato o raccolto presso un centro di reclutamento a Milano. Nata probabilmente allo scopo di valorizzare una delle poche risorse disponibili per sviluppare un contributo bellico per il quale scarseggiavano altri mezzi specifici per larma, la Scuola poté assumere una funzione effettiva (seppur assai limitata) per il complesso dei reparti paracadutisti della Repubblica Sociale solo a partire dalla primavera del 1944 e con aerei concessi per loccasione dai tedeschi, quando anche il reparto dellAeronautica, in corso di faticosa costituzione, venne destinato allinserimento nel reggimento che lXI Fliegerkorps stava formando a Spoleto. A questi intenti rispose anche limpulso di razionalizzazione che, relativamente ai mezzi disponibili, toccò la specialità, la cui appartenenza passò allAeronautica repubblicana, da cui dipendevano Scuola e attrezzature e, verosimilmente, laliquota più numerosa del personale in addestramento. Scelta che, ricalcando il modello tedesco, tendeva a confermare, almeno sul piano dellimmagine esterna, la plausibilità di un ruolo militare e di unidentità di grande tradizione per quei reparti, il cui mito si rivelava ancora capace di raccogliere e canalizzare le sempre più rare spinte favorevoli alla repubblica ed al suo impegno militare a fianco dellantico alleato. Un mito che trova immediata conferma nella frequente presenza di reparti qualificati come paracadutisti fra quelli che popolavano il confuso quadro delle forze armate della repubblica fascista, e che vengono qui ricordati solo per orientamento del lettore. Sin dal novembre del 1943 la Guardia Nazionale Repubblicana aveva costituito nei pressi di Brescia un reparto paracadutisti, denominato anchesso inizialmente Fulgor e composto solo in minima parte di paracadutisti brevettati, in parte attirati da altre unità in costituzione. Il reparto avrebbe operato, sin dalla tarda primavera del 1944, solo in operazioni antipartigiane anche se, in funzione essenzialmente simbolica. Una aliquota di esso effettuò un breve addestramento lancistico presso la Scuola di Tradate nel luglio del 1944. Un altro accenno in merito alla nebulosa di questi reparti va fatto a proposito del reparto N.P. (nuotatori paracadutisti) inquadrato nella Decima Mas e che aveva trovato inizialmente le sue basi in un piccolo nucleo del battaglione specializzato costituito dalla regia marina in vista delle operazioni in Mediterraneo. In realtà esso costituì essenzialmente una unità di fanteria, impegnata in azioni antipartigiane culminate nelle operazioni del dicembre 1944 nei pressi di Gorizia, e condivise identità e destino della Decima, che pure risultano in gran parte affini, quando non coincidenti, con quelle dei reparti al centro della nostra attenzione. Solo un nucleo del battaglione mantenne una relativa specificità darma, operando per singoli elementi con funzioni informative o di sabotaggio dietro le linee alleate. Unattività interessante più per i legami che rivela con piccoli ed isolati gruppi di neofascisti al sud che per i riferimenti di fondo dei suoi protagonisti, in genere non incardinati ad una identità di carattere collettivo e di corpo. Limpegno bellico dei paracadutisti italiani al fronte sud, ed in generale contro gli alleati, si sarebbe esaurito nel corso del breve ciclo di operazioni interno a Roma, che vide impegnati gli uomini del reggimento Folgore a copertura dellarretramento generale del fronte. Anche in questa occasione i reparti, lentità dei quali può essere stimata intorno alle 1.000 unità, avrebbero operato separatamente, impegnati per tamponare le falle più larghe dello schieramento difensivo senza assolvere ad alcune funzione organica. Suddivisi tra Cisterna, Castel di Decima e Pratica di Mare i reparti avrebbero subito dal 27 al 4 giugno perdite pesanti, cui si aggiunse unaltissima quota di dispersi e prigionieri, tale da decurtarne pesantemente la consistenza. Raccolti e riordinati a Firenze, i resti dellunità sarebbero rientrati a Tradate, in vista della costituzione di un nuovo reggimento. Il bilancio delle perdite dei paracadutisti nel corso di quel ciclo operativo avrebbe trovato una enfasi particolare nella relazione stessa dal generale Tessari al momento della sua sostituzione quale sottosegretario allAeronautica, nellagosto del 1944, che enfatizzava il ruolo di punta attribuito a quei reparti nel contributo bellico dellarma. I dati che ne emergevano risultano comunque interessanti. Sui 946 uomini del reggimento impiegati in linea, si segnalavano 40 caduti accertati, 458 non rientrati, 54 feriti. Per quanto riguardava invece il battaglione Nembo nel complesso della sua partecipazione alle operazioni, dal settembre del 1943 al giugno del 1944, sui 495 uomini portati in linea si erano avuti 73 caduti, 251 non rientrati, 148 feriti. Un bilancio pesante nel suo complesso, e che indica nella sua struttura lobiettiva situazione di caos in cui quei reparti vennero a trovarsi soprattutto nelle operazioni finali, con una frantumazione che avrebbe favorito numerosi cedimenti, testimoniati dalla rilevante quantità dei dispersi. Fra i caduti era anche il maggiore Rizzatti, cui sarebbe stata concessa una medaglia doro alla memoria. In effetti, nel corso di una cerimonia svoltasi nel mese di luglio presso la Scuola di Tradate, ai reparti vennero concesse numerosissime decorazioni, una vera pioggia di medaglie pari a circa il 20% della forza in linea, che segnala leccezionale enfasi istituzionale per quello che si era rilevato come uno dei rarissimi contributi reali alla guerra contro gli alleati. Tale circostanza, che si intrecciava al solido mito combattentistico che circondava la specialità e il nome della Folgore, avrebbe favorito il consolidarsi di una tradizione interna destinata a tradursi in cupa epopea, tramandata nel dopoguerra, con autocompiaciuta enfasi sui dati della morte e del sangue, attraverso i canali tutti interni quanto solidi e duraturi della memoria dei reduci, e soprattutto degli apologeti, della repubblica fascista. (*) da I PARACADUTISTI ITALIANI, Capitolo settimo. In oltre 300 pagine Marco Di Giovanni analizza, da antifascista, le gesta del Corpo di élite più famoso delle nostre Forze Armate. Il Capitolo settimo (pagine 291-317), dal quale ACTA trae i brani meno faziosi, così inizia Esula dagli intenti di questo studio una ricognizione puntuale delle vicende organizzative ed operative che riguardano le unità dei paracadutisti italiani costituiti e comunque operanti sotto le insegne della RSI. GENNAIO-MARZO 2003 10 IL FRONTE SUD: I n Campania, Lazio e Abruzzo (ACTA Anno XIII, n. 1), esclusi Genieri (*) delle Fortificazioni campali e Artiglieri, Legionari, Marò e Paracadutisti della Battaglia per Roma, presero parte ad operazioni e servizi delle prime linee autunno 1943 - primavera 1944 oltre 12 mila italiani, il 15% delle Truppe combattenti tedesche. Nella 2a G.M., il Fronte sud italiano si formò con schieramenti difensivi demergenza sulle alture del Golfo di Salerno e lungo ogni fiume più a nord e poi con i corpo a corpo di Ortona e quelli di Cassino, epici e così prolungati da risultare decisivi per la buona sorte del tremolante sbarco nemico a Nettunia. Dunque anche la Battaglia di Nettunia appartiene al Fronte sud al pari delle azioni di retroguardia, la più duratura a Firenze, improvvisate fino alle nuove difese della linea gotica, dalla Garfagnana allAbetone, dal Fronte bolognese a quello del Senio. Linvasione della penisola, iniziata il 3 settembre a Gallico Marina (RC), venne resa spedita dal poderoso sbarco tra Agropoli e Salerno di 230 mila angloamericani, divenuto sicuro dal 16 settembre per la preponderanza navale, mentre le Provincie ioniche e del basso adriatico cadevano in mani britanniche senza scontri. La prima difesa dellappena costituita RSI, anche per il cameratismo di Kesselring, viene attuata sul Volturno e da lì per tappe sul Garigliano, fino ad irrigidirsi sullestremo nord campano, lungo la Casilina 6, alla breccia di Mignano tra Monte Lungo e Monte Rotondo (doc. A) dove, cadendo sul campo, esaltò la sua convinta lotta contro linvasore il Cap Cesare Cozzarini (doc. B). Agli ordini di Cozzarini, il Btg Volontari Mussolini, inquadrato nel XIV Pzk alla fine del mese di ottobre, con 192 Caduti, aveva A il Fronte sud tirrenico C affrontato a Falciano-Monte Massico devastanti euforici mezzi corazzati del X BrCorps. Ad inizio 1944 gli invasori attaccarono con tutte le forze disponibili la linea Gustav (doc. C) combattendo per quattro mesi attorno a Cassino (doc. D). Battaglia conclusasi con lo sfondamento dei coloniali francesi sui Monti Aurunici (17 maggio), premiato con stupri su donne e uomini e la cattura dei loro beni ad Esperia (doc. E), e con la conquista anglopolacca delle rovine di Montecassino (doc. F). A questa prima strenua difesa del territorio RSI parteciparono italiani non sbandatisi l8 settembre e poi affluiti in Unità tedesche (doc. G) e Volontari repubblicani. Molti tra questi erano Militi dei Comandi GNR del Centro Italia (doc. H) che, aggregati alla gendarmeria tedesca, subirono molte perdite: per tutti ricordiamo il Sten Gino di Renzo, abruzzese di Villamagna, del CP.CH-660° e Caduto per bombardamento aereo il 28 febbraio 1944 tra Palena e i Monti Pizi (CH) e il Ten Oreste Di Rocco, molisano di Mafalda, del CP.FR-656° e Disperso il 13 giugno 1944 durante un cannoneggiamento dell8a Armata a Petrella-Lago del Salto (RI). (*) senza addestramento, operano a ridosso delle prime linee: Kesselring, dopo aver elogiato il comportamento sulla Maiella del CXI Btg, già Lancieri di Firenze, il 10 maggio visitò e lodò a Pontecorvo il CVIII Btg di Perugia. da MONTECASSINO, retrocopertina III LE MAINARDE B disegno su Cozzarini 11 ACTA GLI ITALIANI D E copertina della relazione Squadrelli F da MONTECASSINO, retrocopertina II G da CASSINO 1944-1994, pag. 79 H da REPUBBLICA SOCIALE, pag. 263 Esperia inferiore e, in alto, il Castello in queste pagine 10 e 11, con la collaborazione di Pietro Cappellari: A - da LA CAMPAGNA DITALIA 1943-1945, pagina 185; B - da BEHIND ENEMY LINES, pagina 62; C - la linea Garigliano-Rapido (oltre Le Mainarde si raccordava con difese sul Sangro): durò 6 mesi; D - relazione su Cassino, presentata a Cicogna nel 1990: contiene anche la ricerca DEpiro sul contributo GNR alla Battaglia di Esperia (40 Militi, 5 Caduti); E - frazioni e monti attorno Esperia (FR): furono teatro di scempi e saccheggi ad almeno mille civili; F - plastico di Cassino, compreso il Monastero; G- italiano con panzerschrecht RPzB 54 anticarro 8,8 cm (un bazooka di 1,35 m con scudo, razzo 600 gr, peso 11 kg e gittata 180m); H- Militi GNR aggregati a Plotoni Guardie (WacheZug). GENNAIO-MARZO 2003 12 L ITALIA DEL SUD Con la collaborazione del Legionario Pio Acquaroli di Caserta, Combattente Legione M Guardia del Duce. Sullesempio dei Paracadutisti del Btg Nembo-Nettunia (doc. A) che raccolsero e celebrarono gli oltre 70 Caduti sul Fosso della Moletta dando loro sepoltura campale nel Cimitero di Ardea e con grata ammirazione sia per chi ha concorso alla erezione in territorio di Nettuno del Campo della Memoria (doc. B), da tempo dedicato a tutti i Caduti della RSI, e sia per chi volontariamente ne ha cura, rendiamo Onori a Caduti rimasti finora senza tomba. Sono le salme di sei Militi GNR: Emilio Baldazzi di Vergato, Paolino Bartolomeo di Cosenza, Giuseppe Carta di Cagliari, Principio Carotenuto di Frosinone, Nicola Pragliola di Cassino A da LA BATTAGLIA DI ESPERIA, pag. 140 e Pasquale Rampone di Verona deposte da ONORCADUTI nel Cimitero militare italiano di Mignano (doc. C) in tombe, una di fianco allaltra, lungo il Gradone O (doc. D). Questo evento impone rinnovati Onori ai tanti Caduti del Fronte sud che degnamente giacciono accanto a Commilitoni germanici con i quali condivisero guerra e sconfitta fino alla morte. Per tutti i Caduti italiani del Cimitero germanico di Caira di Cassino (doc. E) ricordiamo lAlpino Alfonso Boselli e per tutti i Caduti italiani del Cimitero germanico di Pomezia (doc. F) ricordiamo il Paracadutista Ezio Bonedini, ambedue aggregati Wehrmacht. B Nettuno, ingresso al CAMPO DELLA MEMORIA A I D O N E S I E S A LTA N O I N S I C I L I A A N G E L I N A M I L A Z Z O E R O I N A di SALVATORE CALI (riassunto) 11 Ausiliaria SAF ANGELINA MILAZZO Aidone (Enna) 18 aprile 1922 Garbagnate (Milano) 21 gennaio 1945 L11 febbraio 1945 LA DOMENICA DEL CORRIERE dedicava la prima pagina ad Angelina Milazzo con queste parole Abnegazione eroica: durante il mitragliamento di un treno compiuto da caccia bombardieri nemici la giovane Ausiliaria dellEsercito Repubblicano Angelina Milazzo, anziché cercare scampo, sprezzante del pericolo, si lancia in soccorso di due donne ferite e con la sua persona fa scudo ad una di esse in stato interessante. Colpita da una scarica, cade salvando col suo sacrificio la vita di una madre. Angelina nacque nella casa che oggi è di proprietà del concittadino Tommaso Careri. Suo padre, Filippo, soprannominato patacone forse per il suo fisico adiposo e di corporatura bassa e curva, era mutilato di guerra e decorato al Valore Militare: gestiva assieme alla moglie Nerina Bruno un negozio di stoffe. Il Parroco Milazzo di Santa Maria La Cava, restauratore del Santuario di S. Filippo Apo- stolo, era suo zio. Gli unici parenti rimasti in vita sono il concittadino Egidio Palermo e la moglie che era cugina della madre Nerina. Alta un metro e settanta e di raffinata eleganza, era allepoca considerata una delle più belle ragazze di Aidone. Dotata di rara intelligenza, conseguì il Diploma Magistrale a 17 anni e subito andò ad insegnare in una scuola elementare di Bengasi. A guerra iniziata, mentre rientrava in Sicilia con uno degli ultimi aerei civili, cedette il posto ad una madre e al suo bambino che erano rimasti a terra. Potè risalire a bordo per lintervento dellallora Federale Barracu. Nel febbraio 1941 si iscrisse alla Facoltà di Economia e Commercio di Catania inquadrandosi nel GUF (1), ma nel 1942 si trasferì alla Bocconi di Milano. Nel 1944 si arruolò nel SAF partecipando al 3° Corso Nazionale. Fu poi assegnata alla GNR, al 619° Comando Provinciale di Vicenza. Per leroico atto compiuto a Garbagnate il Comando Generale SAF avanzava pro- 13 ACTA ONORA CADUTI RSI C Mignano, scalinata del Cimitero miitare E Cimitero germanico di Caira di Cassino D F Mignano, il Gradone O Cimitero germanico di Pomezia D I U M A N A S O L I D A R I E T A , S E P O LT A A L C A M P O X - M I L A N O posta di M.dO. alla memoria in una cerimonia a Padova. Dal 22 novembre 1986 la salma è al CAMPO X, loculo 1177, del Cimitero Maggiore di MilanoMusocco. Il CAMPO X, disconosciuto dalle Leggi vigenti, raccoglie oltre 1200 Caduti della RSI, elencati anche con immagini dalla pertinente pubblicazione Ritter del luglio 2002, con sottotitolo IL CAMPO DELLONORE (2) Una Nazione che ignora tanti figli che sono morti nel difendere la Bandiera italiana commette un atto deplorevole. A Te, Angelina, che riposi al CAMPO X accanto a Grandi della RSI, da Alessandro Pavolini ed Adriano Visconti, da Francesco Barracu ad Arnaldo Rosega, noi del Fronte Nazionale ennese abbiamo intitolato la nostra Federazione, perché Tu sia sempre presente nella nostra memoria. Facciamo appello allAmministrazione civica del Suo paese natale, Aidone, affinché Le sia intitolata una strada a ricordo del Suo umano sacrificio. 2 GENNAIO-MARZO 2003 14 L E T T E R E Pubblichiamo: A di Elvezio Borgatti di Orazio Beltramo A - auguri 2003 di Borgatti e di Beltramo; B - ricerche, a Spoleto, di Mazzoneschi; C - onoranze El Alamei 2002, con un commento di Fernando Rosati; D - documenti Ragazzoni, padre (Caduto) e figlio, Bersagliere RSI in Liguria; E - immagine di Castellacci (collaborazione di Ugo Giannuzzi Savelli); F - profilo anche politico di Rao Torres, primo Capo Provincia di Arezzo. B di Alberto Mazzoneschi Sopra: Testata del periodico RSI di Spoleto del 30 gennaio 1944 e titolo ed inizio di un articolo tratto da PROVINCIA LAVORATRICE (settimanale PFR Vercelli) sulle tre Camicie Nere spoletine (altro Caduto fu Francesco Petucci) colpite nellimboscata notturna del 6 gennaio a Serravalle Sesia mentre, di ritorno dal prelievo di coperte a Prai Biellese, stavano per salire su una corriera per Vercelli. E di Spoleto pure il Sten GNR Giacomi De Angeli, fucilato CSA di Sondrio, il 30 marzo 1946, con richiesta di spese di giustizia. A destra: Nel solco del servilismo allinvasore dellEsercito del Sud, coerente risposta del Commissario Onoranze Caduti che nega la traslazione della salma di un Caduto RSI: è la conferma dellantipatriottismo dei Comandi delle Forze Armate del dopo 2 G.M., che purtroppo perdura. C Onoranze El Alamein 2002 Egitto, El Alamein 19 ottobre 2002 - Volontari del Rgt Giovani Fascisti Deposizione di corona al Cimitero britannico (lindomani al suono di avevo un camerata onoranze a quello tedesco): da sinistra Travaini, Fedeli, Rosati (Probiviro Istituto), Cioci con la Fiamma (C.d.O. Istituto), Bellone e Mencarelli. 15 ACTA A D A C T A D documenti Ragazzoni E il Milite-poeta Castellacci 1 - libertà di servizio anche durante il coprifuoco al T Col A c h i l l e Ragazzoni, Comandante del Deposito 14° Rgt Ftr di Chieti (cade in un agguato il 26 novembre 1943). A.U. Mario Castellacci 2 - tesserini RSI (21 gennaio e 21 luglio 1944) di Gianluigi Ragazzoni del I Btg 3° Rgt Bersaglieri. F Il Sten GNR Mario Castellacci, scomparso a Todi (PG) il 4 novembre 2002, ha scritto in RSI LA CANZONE STRAFOTTENTE (Le donne non ci vogliono più bene perché portiamo la camicia nera) e nel dopoguerra LA MEMORIA BRUCIATA. Nel retaggio RSI resterà il poeta dei Combattenti dellOnore. di Stefano Greci, ricercatore storico aretino (riassunto) Bruno Rao Torres è stato lultimo Federale del P.N.F. aretino e il primo Capo Provincia di Arezzo della Repubblica Sociale Italiana. Nacque a Torino il 24 giugno 1902 da genitori napoletani. Suo padre era funzionario del Banco di Napoli. Presto si trasferì con la famiglia a Milano dove studiava quando lItalia entrò in guerra. Di spirito intrepido e focoso, pur giovanissimo chiese di arruolarsi volontario. La sua richiesta fu accolta ma mentre si trovava in addestramento la Prima Guerra Mondiale finì. In Etiopia meritò sul campo una medaglia dargento e una di bronzo. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo coinvolse ancora come volontario: alla fine del 1940 partecipò alla campagna in Albania e in Grecia dove, nellaprile 1941, venne proposto per unaltra medaglia dargento che gli verrà conferita lanno successivo. Tornato dalla Grecia, dopo una breve sosta a Milano, nel 1942 volle ripar tire per dare il suo contributo nella campagna di Russia ma prima di par tire venne richiamato dal Partito per un importante incarico: quello di Segretario Federale della Federazione fascista di Arezzo. Alla fine dellagosto del 1942 Giannino Romualdi da tempo Federale dei fasci aretini venne promosso Prefetto di Chieti, e proprio Rao Torres ha il temperamento giusto per sostituirlo. I fascisti aretini lo accolsero benevolmente, ma senza troppo entusiasmo. Egli però stabilirà con la città legami di amicizia profonda e con i fascisti locali rapporti di stima e di fiducia. Dopo la caduta del Governo Mussolini, rimase qualche giorno in città poi tornò a Milano dove rimase fino al settembre, però sempre in contatto con amici e camerati di Arezzo. L8 settembre, alla notizia della resa, si trova ad Arezzo e con altri camerati decide di prendere liniziativa politica e militare in città. Infatti i tedeschi, il 13 settembre occupando la città, troveranno una Arezzo con un presidio militare con il Tricolore issato (senza più stemma sabaudo) e una autorità civile a cui riferirsi. Dopo pochi giorni arriverà la nomina a Capo Provincia da par te di Mussolini e Rao Torres inizierà la sua attività in questo ruolo. Egli svolse il suo compito in un modo deciso ma equilibrato e, sebbene di par te, non fu mai fazioso. La sua esperienza in Arezzo fu segnata da un grave e profondo lutto per lui: il 2 dicembre 1943, sotto uno dei più efferati bombardamenti aerei americani, sua moglie Ada, di appena 33 anni, venne uccisa. Egli era legatissimo a lei e la sua scomparsa lo gettò in un profondo dolore da cui si riprese con fatica e solo per il grande senso del dovere che aveva. Nel gennaio 1944 la sua attività di Capo Provincia di Arezzo ritornò ad essere come quella di prima. Alla fine di aprile 1944 fu richiamato a Milano e sostituito da Melchiorre Melchiorri, ma Arezzo rimase per lui unesperienza impor tante considerato anche il par ticolare momento in cui laveva vissuta. Uno dei suoi figli era nato lì, e lì era mor ta sua moglie; ad Arezzo inoltre lasciò molti amici con cui rimarrà in contatto anche in futuro. Nel 1945 viene arrestato a Milano. Processato per fatti accaduti nella nostra città, rimarrà in carcere fino al totale proscioglimento, nel 1950. Uscito di prigione riprenderà il suo vecchio lavoro e si occuperà dei Cap. Rao Torres suoi figli. E mor to a Milano il 23 maggio 1980. Per descrivere la personalità di Bruno Rao Torres non bastano queste poche righe, ma voglio qui ricordare un episodio: quando, il 10 settembre 1943, alcuni uomini, giovani e meno giovani tra cui Rao Torres, si ritrovarono in piazza Grande ad Arezzo per affrontare le conseguenze del tradimento badogliano e decidere cosa fare, lultimo Federale dArezzo disse queste testuali parole: Abbiamo cantato per ventanni sarem noi fascisti che salverem lItalia, ora è arrivato il momento di salvarla. E fu Repubblica Sociale. GENNAIO-MARZO 2003 16 ACTA XVII DI FONDAZIONE DELLISTITUTO STORICO RSI Il 17 novembre 2002 si è tenuta a Cicogna una riunione culturale per celebrare il XVII di Fondazione dellIstituto Storico della RSI. Al vivace uditorio si sono rivolti i tre oratori annunciati e due improvvisati. Il torpediniere Sergio Denti, con il seducente eloquio del lupo di mare ha ripercorso le sue azioni di siluramento con barchini, da Anzio alla Costa Azzurra, culminate con levasione quasi a fine guerra dalla prigionia degaullista. Lardito Gianluigi Garulli ha ammesso che il Cap Pifferi dovette rifiutare ordini dinquadramento della Div ETNA pur di schierare sulla linea gotica bolognese la sua Cmp Arditi, apprezzata sul campo di battaglia dai tedeschi. Il geniale Curzio Vivarelli ha deliziato tutti con la parata delluva elbana, rimbalzata sui giornali livornesi (*). Poi Luigi Fazzini ha ricordato lestrema eroica difesa di Tarnova della Selva sul Fronte goriziano da parte del suo Btg Fulmine, mentre Mirko Cerati ha presentato il suo UN BERSAGLIERE DELLA RSI, dove riferisce su un episodio con mortaio non funesto come quello di Licciana Nardi, vile anche se sotto minaccia: in quel pomeriggio del 23 aprile 1945 (come scrive D. Del Giudice in PENNE NERE SULLE ALPI APUANE) due Alpini vengono uccisi a Monti di Licciana da granate lanciate da mortai di Bersaglieri arresisi al mattino. Dopo un minuto di raccoglimento in memoria dei Caduti RSI e dei Soci dellIstituto Storico scomparsi, le comunicazioni del Presidente Conti: - dono della Biblioteca Cesare Squadrelli da parte della vedova Angela, dono che segue quello di libri e documenti da parte di Nino Arena, con vivi ringraziamenti ad entrambi; - conferma delle procedute per lAtto Costitutivo della Fondazione della RSI-Istituto Storico entro dicembre 2002 per poter avanzare domanda di riconoscimento ad inizio 2003 e rinvio di 6 mesi dellAlbo Caduti e Dispersi della RSI nella fiducia di farlo uscire intestato alla Fondazione ormai con personalità giuridica. La giornata, che è stata, la prima volta a Cicogna per il Socio Giuseppe Moschella, mortaista del Btg Valanga, si è conclusa con gli auguri per il 2003 e con un affettuoso saluto agli assenti per malattia. Tutto preceduto da sobri interventi di Cancemi, Ciaccia, DEufemia, Giorgi, Gori e Zannoni che ha offerto allIstituto copie della pubblicazione PER LITALIA del Circolo Corridoni di Parma. (*) La vendemmia e il borgo del tempo è la festa annuale di Capoliveri (il Comune meridionale dellIsola dElba, con 3 mila abitanti) che vede competere su rievocazioni locali i suoi quattro rioni. Questanno ha avuto come tema il mancato arrivo a Portoferraio, per incidente, di unimmagine del Duce, creata da chicchi bianchi e neri, per la festa delluva del 1938 che si onorava della Il ritratto di Mussolini, fatto con chicchi di uva, circondato da camicie nere e ragazpresenza di Mussolini. zini vestiti da balilla che cantano canzoni del Ventennio. IL TIRRENO 2.10.2002 Il 29 settembre 2002 in una festa dove ogni rione di Capoliveri propone verità del passato, tra seimila plaudenti e sparuti contestatori, dietro una gigantografia composta duva e facendo meritare al rione Torre il 2° premio, con genitori e fratelli sono sfilati in Via Roma, addobbata anche duna simbolica Aquila RSI, perfetti Balilla e Piccole Italiane. Rievocazione popolare con atmosfera storica. Prossima attività 2003 dellIstituto Storico RSI a Cicogna, con inizio ore 10,30 13 aprile - ASSEMBLEA DEI SOCI 22 giugno - IL PROIETTILE DI CARTA - Tesi di Laurea in Storia delle Dottrine Politiche (B. Pompei) 6 e 7 settembre - SEMINARIO DI STUDI STORICI 2003 con lezioni sulla istituzione della RSI e sui luoghi di culto dei Caduti RSI. Bimestrale culturale scientifico informativo Associazione Culturale ISTITUTO STORICO DELLA RSI 52028 Cicogna, 27/E Terranuova Bracciolini (AR) Tel. 055 9703988 Fax 051 260248 e 051 240341 [email protected] Anno XVII - N. 1 (50) Gennaio - Marzo 2003 Direzione: Michele Tossani Alda Paoletti Cesio Santucci Enrico Persiani Tiratura: 10.100 Stampa: Officine Grafiche TDM