EPolis Bari Sabato 26 settembre 2015 Waldemaro Morgese – “L’Acquedotto Felice” – romanzo a puntate. 2 - Tex mangiato dai topiE Tex mangTato dai topiPolis Bari 17 Contano tanto i libri letti? Cosa è accaduto nella prima puntata: “Sergio amava lotto, carte, aruspicina” Cosa è accaduto nella prima puntata: Il riordino delle carte nella sua biblioteca è occasione per il vecchio Sergio di ricordare episodi della vita giovanile, come le lotte dei baraccati sotto gli archi dell’Acquedotto Felice a Roma. Sergio passa parte del suo tempo a coltivare la cabala e a fare ricerche sull’antica dottrina divinatoria etrusca. Dopo altri ricordi di quand’era scolaro e imparava i nomi dei sette re di Roma, si chiede se ha speso bene la sua vita. CULTUR A & Ma era tutta la sua vita di fanciullo che si era annebbiata purtroppo per cui Sergio aveva avuto la bella idea di ricordare qualcosa, rubare qualche scena, qualche volto, qualche situazione, sfogliando e risfogliando i libri letti da ragazzo che era riuscito miracolosamente a conservare nella sua biblioteca: unica traccia di quel tempo, insieme alle fotografie. Le fotografie non lo entusiasmavano molto per verità in quanto considerava quei referti sommamente banali: la loro millimetrica precisione, il messaggio visivo inequivoco, l’impossibilità di fantasticarvi sopra perché non v’era da immaginare nulla oltre ciò che era ben ritratto, lo allontanavano da quelle tracce. Invece i libri no, ogni figura e ogni pagina potevano schiudere turbinii di ricordi, se fosse stato fortunato. Sapeva bene che suoi amici la pensavano diversamente sulle fotografie e anzi fu spesso rimproverato. Qualche volta addirittura, durante la sua vita matura, provetti fotografi si adirarono e gli tolsero il saluto. A tanto può giungere la pratica ossessiva di un hobby! I libri! Quando era con l’amico del cuore gli ripeteva di continuo: - Sono la più grande invenzione dell’umanità. Non pensare che lo dico solo ora che sono vecchio e quasi non mi muovo più da questa campagna… Ma anche i fumetti. Da bambino ne aveva letti in quantità perché i genitori per sua fortuna avevano da dargli gli spiccioli ogni settimana. Sui fumetti non era stato di bocca buona, per così dire, ma alquanto esigente. Non lo aveva attirato Topolino né Gian Burrasca, neppure un mucchio di altri come Il monello, Intrepido, Corriere dei piccoli, il Vittorioso, Pecos Bill, Grande Blek o Tiramolla. Piuttosto gli piacque molto un fumetto che dava anima a vaporetti-persone con occhi dolci. Di questo fumetto proprio non riusciva a ricordare altro, anche se più avanti negli anni avrebbe raccolto nella sua biblioteca uno squisito libretto di Alfonso Gatto, deliziosamente illustrato, intitolato appunto Il vaporetto, con un incipit dell’autore che parlava di un vaporetto di poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di ogni età che aveva preso il mare da lungo tempo. Ma il fumetto da Sergio preferito in assoluto era stato Tex, il ranger navajo Tex Willer con l’immancabile cappello a falde, il cravattino nero pendente e la colt sempre pronta. Oggi, aveva scoperto Sergio vecchio, c’è addirittura il sito web Tex Willer Forum con galleria texiana, sondaggi texiani, discussioni, anteprime, eventi, chat e download! Sempre rivolto al suo amico, un giorno gli raccontò una faccenda buffa: - Tex era un fumetto a strisce, rigorosamente in bianco e nero salvo la copertina, tu non lo puoi sapere perché sei giovane. Da ragazzo ne ho collezionato centinaia di esemplari che ad un certo momento conservai in un cassetto posto sotto un divanoletto matrimoniale. Grande fu la mia delusione e terribile lo strazio quando, riaperto il cassetto dopo alcuni anni, trovai solo migliaia di pezzettini di carta stampata sparpagliati alla rinfusa. - Cosa successe? I topi? - Sì, i topi, fecero un gran banchetto di Tex. L’indomito eroe di Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini aveva trovato nemici implacabili! Circostanza quasi incredibile, Sergio conservava ancora gelosamente una specie di fumetto che aveva scritto da bambino, Tim-Tin: topino disobbediente. Nel frontespizio c’era l’indicazione che l’autore si era avvalso di uno “scrivano” (un suo amico di giochi, è chiaro). I numeri successivi avrebbero dovuto dare voce a un Tim-Tin corridore e a un Tim-Tin ingegnere navale. Il finale era un po’ dark, un po’ horror e molto edificante: «Tim-Tin sentì dei paurosi passi avanzare. Che paura!! I passi si facevano sempre più vicini, finché una grande figura umana apparve. Aprì la gabbia e con la sua pesante mano prese Tim-Tin che per la paura, non era riuscito a rosicchiare un pezzettino di formaggio. Quest’uomo portò Tim-Tin in una stanza, dove stava un grosso gatto siamese che, appena visto Tim-Tin, si buttò sopra di lui. Ma appena lo stava mangiando padre Pasquale Topini si buttò di peso sopra il gatto siamese e gli dette un tale schiaffo, da far diventare rosso un occhio del gatto. Intanto, la madre Topini aveva preso Tim-Tin e se l’era portato a casa. Arrivati a casa la madre Caterina fece vedere al disubbidiente Tim-Tin una torta che uscendo aveva comprato per lui se fosse stato ubbidiente. Il figlio Tim-Tin, avendo disubbidito ai genitori, non ebbe così la squisita torta. Ricordate bambini, che non bisogna mai disubbidire ai genitori perché certe volte vi aspetta anche la morte». Faceva il paio con un altro “libro” da lui scritto durante la scuola elementare insieme ad un suo amichetto di classe, intitolato Tre anni su Marte, una bella copertina celeste colorata con le matite pastello in cui campeggiava un razzo conficcatosi sul pianeta rosso. Siccome il tema era alquanto scabroso e in qualche modo… contraddiceva con ciò che i ragazzi apprendevano durante le ore di religione, ecco che il prete insegnante della materia volle assolutamente premettere una sua prefazione. Tornava spesso a riflettere sulle sue prime letture: una vera ostinazione, un esercizio difficile su cui si cimentava con certosino impegno, forse cercava in questa ricognizione a ritroso i fondamenti delle sue future convinzioni, le basi anche emozionali del suo essere. Contano tanto i libri letti? Sergio propendeva a rispondere sì, ma la certezza per così dire scientifica era ben altra cosa. Avevano contribuito a forgiargli la mente, era sicuro almeno di ciò. D’altronde si trattava pur sempre di un’impresa fragile, perché i referti di questa indagine microscopica erano irrisori: pochi i libri per avventura sopravvissuti allo scorrere inesorabile del tempo. (2 - continua)’ACQUEDOTTO FELICE 2 TEX MANGIATO DAI TOPI La seconda puntata del libro di Waldemaro Morgese