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l commento più frequente è:
“Ora mi sento molto più libero”. Qualcuno addirittura
dichiara: “Mi ha cambiato la
vita”. Risultati non da poco per quella che, in fondo, è una semplice tecnica: il calcolo dei carboidrati.
Nota anche come ‘conta’ o ‘conteggio’ dei carboidrati o ‘CHO counting’
(CHO è la sigla chimica dei carboidrati, noti comunemente come ‘zuccheri’) questa tecnica consente di stimare, con una certa esattezza, quanta insulina serve per ‘bruciare’ i carboidrati presenti nel pasto che si sta
per fare.
«La persona con diabete insulinotrattata che impara il calcolo dei carboidrati dovrebbe essere in grado di affrontare senza preoccupazioni l’aspetto alimentare della sua vita, il che non
è certo poco. In teoria potrebbe mangiare quello che desidera e mantenere
nella norma le glicemie dopo i pasti»,
spiega Matteo Bonomo, responsabile
della Diabetologia dell’Ospedale Niguarda di Milano, «ottenendo un miglioramento nel compenso glicemico
sia in termini di variabilità – meno
iperglicemie postprandiali – sia, spesso, in termini di riduzione dell’emoglobina glicata».
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“Aiuto, non ce la farò mai”.
«Anche il calcolo dei carboidrati richiede impegno» afferma con saggezza Elena Meneghini che nel Team
diretto da Matteo Bonomo segue in
maniera particolare i pazienti in terapia con microinfusore.
La SSD di Diabetologia di Niguarda
da tempo organizza periodicamente
corsi di formazione al CHO counting
articolati in cinque incontri di mezza
giornata. «Sono corsi di taglio molto
pratico», spiega Elena Meneghini, la
diabetologa del Niguarda che più di-
Quanto conta
essere liberi
Imparare il calcolo dei carboidrati
richiede impegno, soprattutto all’inizio.
Ma consente una maggiore libertà nella
scelta degli alimenti mantenendo nella
norma le glicemie postprandiali.
rettamente ha seguito in questi anni
questo aspetto dell’educazione terapeutica, «partiamo dagli alimenti più
comuni, privilegiando quelli proposti
dai partecipanti».
Si tratta di imparare prima di tutto
quali piatti e alimenti contengono
carboidrati e, soprattutto, a stimare il
peso di una porzione. A quel punto
occorre memorizzare una lista di va-
lori (la quantità di carboidrati contenuta in 100 grammi di alimenti) moltiplicare il tutto e dividerlo per il proprio fattore insulina/carboidrati (vedere box). «Per trasferire queste nozioni utilizziamo anche dei libretti realizzati da Roche Diabetes Care», afferma Modestina Albanese, responsabile dell’ambulatorio territoriale di
Diabetologia con sedi a Marina Gio-
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Modestina Albanese,
responsabile
dell’ambulatorio
territoriale
di Diabetologia
con sedi
a Marina di Gioiosa
Jonica, Siderno
e Bovalino.
iosa Jonica, Siderno e Bovalino. Ovviamente occorre allenarsi a casa calcolando a occhio le porzioni e verificando poi con una bilancia. In questa
prima fase non manca chi esprime incertezza. «A chi mi dice: “Non ne sarò
mai capace!”, rispondo chiedendo:
“Ma quando facevi scuola guida avresti mai pensato di poter coordinare
frizione, acceleratore,
cambio e volante senza quasi pensarci come fai ora?”. Dopo un
po’ di tempo il calcolo dei carboidrati viene naturale appunto
come la guida», interviene Modestina Albanese.
Nella vita reale «quasi
tutti mangiamo sempre le stesse cose e
nelle stesse porzioni»,
conferma l’Albanese.
È molto importante
quindi tenere nelle
prime settimane un
diario glicemico-alimentare molto preciso. Associando a ogni
piatto di uso frequente (ma lo stesso
vale per gelati, dolci o altro) la quantità di insulina assunta per ‘smaltirlo’ e
la glicemia rilevata dopo il pasto si
crea un archivio di soluzioni valide. La
torta che la suocera prepara così spesso ‘vale’ 8 unità, il panino al prosciutto
del bar vicino al lavoro ne vale 3 e così via.
Libero ma...
In teoria, applicando correttamente il calcolo dei carboidrati, una persona insulinotrattata potrebbe, volendo, alimentarsi in modo del tutto libero, senza
per questo peggiorare il suo compenso glicemico. Bonomo commenta con
una battuta, «oggi possiamo dire che una persona con diabete a tavola potrebbe essere libera di comportarsi come tutti gli altri; il problema, però, è
che troppo spesso anche chi non ha il diabete mangia in modo scorretto, sia
come quantità che come qualità degli alimenti». «Ovviamente la persona con
diabete di tipo 1, non diversamente da chiunque altro, deve mantenere
un’alimentazione sana, variata e moderata, deve aver cura del suo equilibrio
metabolico complessivo e non solo dei valori glicemici. Il calcolo dei carboidrati non deve essere uno strumento per mangiare male».
Un po’ per questo, un po’ per provvedere a una ‘manutenzione’ delle conoscenze acquisite, il Team di Niguarda sta valutando di organizzare con i pazienti dei corsi per ‘rinfrescare’ le nozioni apprese.
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Per tutti quelli che usano insulina.
Imparare il calcolo dei carboidrati da
soli richiede impegno e qualcuno lo
ritiene impossibile. «L’abbiamo insegnato a 200 dei nostri 3 mila pazienti», nota la Albanese il cui Team, molto attivo e bene addestrato (una dietista e due infermieri specializzati), ha
adottato con grande entusiasmo la
tecnica del CHO counting, «il calcolo
dei carboidrati non solo è ‘praticamente obbligatorio’ per chi usa il microinfusore o una terapia multiniettiva, ma anche a chi fa una sola iniezione di insulina al giorno, perché aiuta a
capire come impostare un’alimentazione corretta».
«Abbiamo seguito una formazione
ad hoc per imparare a insegnare la
tecnica e abbiamo organizzato dei
corsi di gruppo per pazienti con diabete di tipo 1, sia in terapia multiiniettiva sia con microinfusore», racconta Modestina Albanese, «ci siamo
resi conto che è una tecnica che si applica con molta facilità e non richiede grandi capacità: abbiamo avuto
ottimi risultati con ogni tipologia di
paziente».
Due conti a tavola
PRIMO PASSO
Occorre capire quali piatti contengono carboidrati e quali no. Per esempio una bistecca non
ha carboidrati. La pasta al sugo sì (i carboidrati sono contenuti principalmente nella pasta ma anche nel sugo di pomodoro ma in quantità minima).
SECONDO
PASSO Sapere quanti carboidrati contiene in
media quell’alimento. Esistono libretti e tabelle disponibili on line (per esempio dalla ‘libreria’ di Modus on line si può
scaricare ‘La Conta dei carboidrati in pratica’ www.modusonline.it/library). Consultando le tabelle scopriamo che 100
grammi di pasta contengono 80 grammi di carboidrati.
TERZO PASSO
Stimare a occhio il peso della porzione. Poniamo, per esempio, di mangiare un piatto di 60
grammi di pasta! (Per allenarsi è on line un simpatico gioco interattivo: www.acfriends.it /giochi).
CALCOLO
Moltiplicare 60 grammi (0,6 etti) di pasta per 80 (carboidrati in 100 grammi): il risultato è che quel
piatto contiene 48 grammi di carboidrati.
QUARTO PASSO
Occorre conoscere il proprio rapporto insulina/carboidrati (I/C) vale a dire la quantità di
carboidrati che una singola unità di insulina riesce a ‘bruciare’. Il rapporto I/C varia da persona a persona ed è calcolato dal Diabetologo e verificato dal paziente sulla base
della propria esperienza.
CALCOLO
Dividere i carboidrati del pasto per il proprio rapporto I/C e il risultato sarà la dose di insulina da assumere per quel pasto. Tornando al nostro esempio, se il
proprio I/C è 16, bisognerà calcolare 48:16. Il risultato è 3
unità di insulina.
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Matteo Bonomo,
responsabile
della SSD di
Diabetologia
dell’Ospedale
di Niguarda
a Milano.
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essere sempre chiari i vantaggi che si
otterranno una volta imparata la tecnica». Questi vantaggi sono riassunti
da Bonomo con una semplice frase.
«Ieri la persona con diabete doveva
fare in modo che la sua vita si adattasse alla terapia insulinica. Oggi inizia a essere ipotizzabile il contrario:
fare una vita normale, e adattare a
queste scelte la terapia».
Saper fare il calcolo dei carboidrati
permette di variare le porzioni o i
piatti che si cucinano in casa, essere a
proprio agio se si è invitati da amici e
perfino al ristorante «anche se questa
è la prova più difficile», nota Elena
Meneghini.
Aver chiari i vantaggi.
La parte psicologicamente più difficile è la fase iniziale. «Le prime volte è
necessaria la bilancia per pesare la
porzione, il libretto per vedere quanti
carboidrati contiene quell’alimento,
magari carta e penna per fare i calcoli», ammette Elena Meneghini, «e anche così magari si sbaglia perché non
si è tenuto conto dell’insulina pre-esistente, ad esempio, o si è sbagliato a
dividere il totale per il proprio rapporto insulina/carboidrati. Insomma,
ci vuole molta motivazione per andare avanti». «Ma soprattutto devono
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La tecnologia aiuta
Per facilitare la vita di chi sceglie di
adottare il calcolo dei carboidrati, la
tecnologia offre diversi supporti decisionali incorporati nel software dei
lettori della glicemia o dei microinfusori.
«Sono tutti strumenti utili, ma ciò non
toglie che la persona deve saper fare
questi calcoli, anche con una certa approssimazione ma deve saperli fare»,
afferma Elena Meneghini, «cercando
periodicamente di ripassare e confrontare con il Team le nozioni acquisite». d
Come si chiama?
Calcolo dei carboidrati, è noto anche come ‘conta’ o ‘conteggio dei carboidrati’ o, in inglese ‘CHO counting’.
A cosa serve?
A determinare con una certa precisione la quantità di insulina necessaria per mantenere la glicemia nella norma
dopo l’assunzione di un determinato alimento o pasto,
permettendo una maggiore libertà nella scelta degli alimenti.
A chi serve?
È insegnato a tutte le persone insulinotrattate in terapia
multiniettiva o che usano il microinfusore.
IN SINTESI
Elena Meneghini,
diabetologa
nel Team della SSD
di Diabetologia
dell’Ospedale di
Niguarda a Milano
segue in modo
particolare
le persone in terapia
con microinfusore.
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Quanto conta essere liberi