Sul valutare nella scuola...eccessi di un processo
di Ugo Silvello
Tre trimestri, due quadrimestri, un pentamestre e un trimestre... valutazione diagnosticaprognostica, in itinere-formativa, sommativa-finale..compiti in classe con valutazione
tramite indicatori-descrittori...interrogazioni con voti...prove Invalsi...prove di istituto in
ingresso e in uscita...consigli di classe, prescrutini e scrutini...esami di stato...
Possiamo continuare con voti sul libretto e/o registro elettronico, voti falsificati con
provvedimenti disciplinari relativi...sei da scrivere con sex perché non sia falsificato
facilmente in sette...proteste perché le medie non sono calcolate correttamente...compiti
troppo difficili con una sola sufficienza in tutta la classe, medie dei voti di un docente in
una disciplina che si discostano di un punto e mezzo dalla media di un altro docente in
altra classe con la stessa disciplina...maniche larghe o strette..." Io non do mai dieci...dieci
a Dio, nove a Dante, otto alla professoressa e sette ecc. agli alunni"...dibattiti se con la scala
decimale e con la gamma da uno a dieci si debba partire dal quattro alle medie e dal cinque
alle elementari...chi non dà mai dieci nel primo quadrimestre perché se no gli alunni "si
inalberano"...
Fermiamoci qui! Meglio fermarsi qui! Forse c'è qualcosa che non va. Forse c'è troppo
valutare?!
Cosa sarebbe la scuola se tutta l'energia spesa sul valutare fosse spesa in riflessione e
impegno sull'insegnare?! Sull'insegnare e sul modo di farlo nel migliore dei modi.
Sull'apprendere e sul riflettere sul modo di promuovere il miglior apprendere. Sul motivare
e sui modi migliori di riuscire a farlo. Cosa sarebbe la scuola se nei consigli di classe sì
dibattesse sui migliori modi per riuscire a far apprendere dove finora non si è riusciti al
meglio. La scuola soprattutto nei gradi più alti è malata di valutificio, di esamificio, di
votificio...forse è' un mondo storto quello che si è creato. A forza di pesare e ripesare il
prodotto si è perso di visto il modo di migliorare il prodotto! È tempo di cambiare! È
tempo di passare dalla centralità della valutazione alla centralità dell'insegnamento e
apprendimento. È tempo di esercitare il potere di problem solving educativo piuttosto che
il potere sanzionatorio dei voti. La scuola non ha come compito principale quello di
classificare, ma quello di promuovere competenze. La valutazione serve solo e soltanto
come feedback, come informazione di ritorno per capire se si è usato il modo più efficace
per promuovere apprendimento. La valutazione deve passare dal potere di attribuzione di
voti ad esame che la scuola, il docente, la famiglia fanno di loro stessi come successo nel far
apprendere. Un quattro dato a un alunno è un quattro che la scuola e la famiglia dà a se
stessa per non essere riuscita nel suo compito educativo! Posizione estrema!? Posizione
che sposta l'ago della bilancia dalla responsabilità totale dell'alunno alla responsabilità
totale degli adulti educatori. Va bene? No...non è così fino in fondo! Ma altrettanto estrema
e molto tranquillizzante nonché praticata è la posizione attuale in cui spesso all'alunno è
imputata tutta la responsabilità. Tanto che si perde più tempo a valutare che ad insegnare
meglio. La verità sta nel mezzo? No! Non nel mezzo, ma in una equilibrata visione in cui
man mano che l'alunno diviene autonomo si assume gradatamente, gradualmente,
progressivamente la responsabilità dei suoi risultati. Ciò non toglie nulla al fatto che si può
insegnare, mediare l'apprendimento in modo scarso o altamente efficace sia all'infanzia sia
all'università dove notoriamente, salvo casi rari e mirabili, la mediazione didattica è spesso
sbrigativa e di basso livello.
Conclusione...meno tempo sul valutare e più tempo sulla mediazione didattica, più tempo
su come si promuove apprendimento con la parola, con le immagini e con il fare. Più
tempo su come si riesce ad emozionare gli alunni sull'apprendere. Più tempo su come si
riesce a far amare la storia, la poesia e l'arte...in modo che usciti dalle nostre aule i futuri
cittadini nostri ex alunni, siano attirati da un museo, siano attratti da una mostra o dalla
lettura di un buon libro. Se la scuola riesce a far amare quanto insegna, oltre ogni nozionecontenuto, ha raggiunto il suo scopo. Ha lanciato dei semi che germoglieranno oltre se
stessa e i propri confini. Ha adempiuto il suo compito di promuovere il sapere e il saper
fare anche dopo che la campanella è suonata.
Aprile 2014
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