UN POSTO NEL MONDO percorsi di cinema e documentazione sociale 5 novembre - 9 dicembre 2015 un progetto promosso da ACLI, ARCI, CGIL, COOP LOMBARDIA, FILMSTUDIO 90 in collaborazione con ACP, AFRICA&SPORT , AUSER, Coop. Lotta contro l’Emarginazione, Coop. Soc. Mondi Possibili, Comune di Varese, CPIA, L’Albero di Antonia, Legambiente, Name Diffusion, Petali dal Mondo, Unicef, Università del Quadrifoglio, Yacouba con il patrocinio di Provincia di Varese, Comune di Besozzo, Comune di Tradate, AGIS Lombardia media partner Cinequanon, Notiziario delle Associazioni, VareseNews Un posto nel mondo segnala un film da non perdere, prossimamente a Varese percorsi di cinema e documentazione sociale 5 novembre - 9 dicembre 2015 Varese: Sala Filmstudio 90, Via De Cristoforis 5 Cinema Teatro Nuovo, Via dei Mille 39 – Sala ARCI, Via Monte Golico 14 Sala ENAIP, Via Uberti 44 – Sala Montanari, Via Bersaglieri 1 Spazio ScopriCOOP, Via Daverio 44 Università degli Studi dell’Insubria, Sala “Granero-Porati”, Via Dunant 3 Balerna (Svizzera): Sala ACP, Via S. Gottardo 102 Besozzo: Sala Letture del Comune, Via Mazzini 12 Busto Arsizio: Sala Quadrifoglio, Via Lodi 20/A Salone Oratorio SS. Apostoli, Piazza Don Paolo Cairoli, 2 Cadenazzo (Svizzera): Centro Mövat, Via Camoghé 57 Gavirate: Sala Consiliare, Via De Ambrosis 13 Quinzano di Sumirago: Circolo ACLI, Via San Pietro 33 Tradate: Cineteatro Paolo Grassi 4K, Via G. Bianchi 1 Viggiù: Salone SOMS, Piazza Artisti Viggiutesi 5/6 Segreteria organizzativa: Filmstudio 90 - Via De Cristoforis 5, Varese Tel. 0332.830053 - www.filmstudio90.it Seguiteci su facebook.com/unpostonelmondo2015 Sono possibili su richiesta repliche dei film in orario scolastico Un posto nel mondo percorsi di cinema e documentazione sociale 5 novembre - 9 dicembre 2015 Un progetto promosso da ACLI, ARCI, CGIL, COOP LOMBARDIA, FILMSTUDIO 90 In collaborazione con ACP, AFRICA&SPORT, AUSER, Coop. Lotta contro l’Emarginazione, Coop. Soc. Mondi Possibili, Comune di Varese, CPIA, L’Albero di Antonia, Legambiente, Name Diffusion, Petali dal Mondo, Unicef, Università del Quadrifoglio, Yacouba Con il patrocinio di Provincia di Varese, Comune di Besozzo, Comune di Tradate, AGIS Lombardia Media partner Cinequanon.it, Notiziario delle Associazioni, VareseNews Segreteria organizzativa Filmstudio 90, via De Cristoforis, 5 Varese - tel. 0332.830053 [email protected] - www.filmstudio90.it - www.cinequanon.it Ideazione e coordinamento Giulio Rossini Organizzazione Meme Battaggi, Paolo Cassani, Dario Cecchin, Massimo Daviddi, Fulvio Fagiani, Susi Ghidinelli, Rosanna Giovagnoli, Margherita Giromini, Lietta Grandini, Eli Guadagnino, Alessandro Leone, Gian Marco Martignoni, Roberta Montagnini, Guido Negretti, Marco Rampi, Isabella Risetti, Elisa Sanna, Luisa Troncia, Marita Viola Hanno collaborato alla realizzazione Matteo Angaroni, Alessandro Barbero, Lorella Bertoni, Carlotta Bianchi, Rolando Codato, Tita Freddi, Claudio Gallazzi, Elda Garatti, Greta Ghizzi, Silvia Gianni, Massimo Lazzaroni, Maurizio Masieri, Valentina Minazzi, Raffele Taranto Catalogo e ufficio stampa Annalisa Bravin, Marta Crivelli Proiezioni e assistenza tecnica Samuele Danini, Mario Ferrario, Emilio Terreni, Angelo Sacco Logo “Un posto nel mondo” Claudio Benzoni Foto copertina una scena del film Il segreto, di Ciop & Kaf, distribuito da Lab80 Film Grafica e impaginazione mauro·franzoni Stampa Flyer Alarm Srl, Bolzano 2 Comune di Comune di Besozzo Tradate UN POSTO NEL MONDO 2015 Percorsi di cinema e documentazione sociale Non è facile, neppure per una manifestazione che arriva alla quattordicesima edizione, assemblare un programma vario, stimolante e soprattutto coerente con l’idea che aveva guidato nel 2002 la nascita di questo progetto, che rimane ancora oggi quella di “parlare” a un territorio e un tessuto sociale tendenzialmente benestante e produttivo, che però ha visto scomparire la grande fabbrica e nascere, e subito soffrire, imprese artigiane, fabbrichette, lavoro nero e presto, come ovunque, fare i conti con la crisi. Attraverso un percorso articolato con film invisibili, documentari scomodi, riflessioni urgenti e piccole provocazioni nei confronti di una provincia culturalmente pigra, abbiamo cercato di comunicare la necessità di incontrare e raccontare contraddizioni, conflitti, speranze per conoscere meglio il nostro tempo e i suoi equilibri instabili, dove anche se spesso non li vogliamo vedere crescono disagi, disuguaglianze, diritti negati, nuovi bisogni. Come può, una manciata di film e reportage, testimonianze e riflessioni, essere utile a costruire nuove consapevolezze? Aiutarci a raccogliere nuove sfide, a rispondere con idee efficaci e buone pratiche? A quale pubblico si deve rivolgere questa iniziativa e con quali strategie? Domande che ci ripetiamo ogni anno, cercando di arricchire e dare senso a un progetto che cerca di valorizzare, prima di tutto, l’attività sul territorio di tante associazioni e di enti che credono nei valori della partecipazione e della conoscenza. Il gruppo di lavoro che da anni continua a trovarsi attorno a un tavolo, per dare vita pazientemente anche a questa edizione della rassegna, cerca di dare visibilità a tematiche di attualità e a temi ineludibili (come l’urgenza di lavorare per la pace e la possibile convivenza) anche nella nostra realtà e cerca di dare le possibili risposte, costruendo un progetto di rete certamente debole ma vivo e originale. Ma sceglie, giustamente, anche di legarsi strettamente al lavoro di associazioni e operatori del mondo del lavoro, del sociale, della scuola che tutto l’anno, con impegno e passione, lavorano su questi temi, raccogliendo uti3 li esperienze sul campo che però devono essere comunicate alla collettività, condivise il più possibile, diventare patrimonio comune. Leggere e raccontare la realtà, mostrarla con la forza e l’immediatezza delle immagini, rifiutare i luoghi comuni e scavare con curiosità nel cuore delle metropoli o nelle periferie inospitali, può diventare veicolo di nuove emozioni di fronte al vuoto di idee che accomuna vecchie politiche e nuove chiusure ideologiche, sia nella risposta a indubbie emergenze che a precari equilibri sociali. Le sezioni del lungo percorso (Il racconto della realtà, L’Africa che corre, Sguardi sul lavoro, Percorsi di pace, Famiglia, affido e accoglienza, Riflessioni sul clima, Sorie d’integrazione), cui questo libretto tenta di dare un possibile orientamento, in verità si intrecciano e dialogano tra loro, superando quegli steccati che spesso impediscono risposte efficaci ai problemi di oggi, sempre più interconnessi e globalizzati. Senza contare che, con le suggestioni di un film premiato a Cannes, o il lavoro di filmmaker indipendenti, possiamo ugualmente provare a guardare dentro di noi... Giulio Rossini Striplife - Gaza in a day 4 THE UNKNOWN RUNNER di Boudewijn de Kemp - Olanda/Kenia/Germania, 2013, 70’ v.o. con sottotitoli in italiano in collaborazione con La sezione "L'Africa che corre" propone tre film-documentari per approfondire il contesto del running in Africa e non solo. Il diverso approccio culturale, le motivazioni, gli aspetti tecnici. Dibattiti ed approfondimenti per comprendere meglio il mondo della corsa e il suo impatto sociale. Giovedì 5 novembre ore 20.45 Varese, Univ. Insubria Sala “Granero - Porati” INGR. A OFFERTA LIBERA Interviene Silvano Danzi, tecnico del Comitato Regionale della Fidal A cura di Una storia di dedizione, lotta e sacrificio alla scoperta del mondo dei maratoneti keniani. Osservare gli allenamenti, la vita quotidiana ed il duro lavoro che fanno per realizzare i loro sogni. Seguendo le tracce del top runner Geoffrey Kipsang Kamworor, dai suoi allenamenti a quando ha fatto da pacer ad Haile Gebrselassie, fino al suo debutto in maratona a Berlino nel 2012. La traduzione italiana è stata realizzata da AFRICA&SPORT, i sottotitoli sono a cura di Altera Snc. con Atletica Gavirate grazie a con il patrocinio di Il film sarà replicato: Mercoledì 11 novembre ore 20.30 Cadenazzo (Svizzera) Centro Mövat L’Africa che corre 5 Venerdì 6 novembre ore 21 Varese Sala Filmstudio 90 LA LEGGE DEL MERCATO di Stéphane Brizé - Francia/Belgio/Italia 2015, 93’ Cannes 2015, Palma d’Oro a Vincent Lindon, miglior attore INGRESSO EURO 5 Introduzione di Giulio Rossini (Filmstudio 90) Il film sarà replicato alla Sala Filmstudio 90: Sabato 7 novembre ore 19 e 21 Domenica 8 novembre ore 18.30 e 20.30 INGRESSO EURO 6 Sabato 7 novembre ore 21 INGRESSO EURO 5 Sguardi sul lavoro 6 Thierry ha 51 anni, una moglie e un figlio disabile. È disoccupato, ha frequentato corsi di formazione che non gli hanno portato un nuovo lavoro e le sue ricerche non producono esiti positivi. Finché un giorno viene assunto in un ipermercato con il ruolo di controllo nei confronti di tentativi di furto. Tutto procede regolarmente fino a quando un giorno si trova davanti a un dilemma morale. Il nuovo film di Stéphane Brizé esce con due titoli: quello francese è La loi du marché e l’internazionale A Simple Man. Entrambi centrano il senso del film. Perché Thierry è davvero un uomo semplice ma, allargando la lettura, possiamo anche dire che è semplicemente un uomo costretto a misurarsi con le leggi di un mercato che diventa di giorno in giorno un Moloch sempre più spietato che divora persone mostrando un volto apparentemente amichevole e solidale. Il regista francese ha realizzato un’opera di denuncia che, a partire dalla tipologia di produzione, guarda a un mondo economico che possa strutturarsi diversamente. Il film è infatti coprodotto da lui, Lindon e Rossignon con una rinuncia di una buona parte del loro salario che ha permesso di pagare normalmente la troupe. Lindon ha poi accettato di recitare con una gran parte di non professionisti e anche in questo risiede un elemento di interesse. Perché il casting è stato realizzato selezionando persone che nella vita di tutti i giorni hanno le stesse mansioni che interpretano sullo schermo. (…) La presenza del figlio disabile non è assolutamente necessitata dal bisogno di creare compassione. Ha invece il valore di segno forte che ci accompagna verso la parte finale del film: proprio perché vive quotidianamente anche questo tipo di difficoltà Thierry si trova a disagio dinanzi a chi, in un supermercato, ruba non per vizio ma per necessità. Deve quindi decidere fino a che punto la legge vada fatta rispettare anche perché scopre che può diventare un pretesto per licenziare... Giancarlo Zappoli, MYmovies.it DIAMANTE NERO di Céline Sciamma - Francia 2014 Cannes 2014, Quinzaine des Réalizateurs Lunedì 9 novembre ore 21 Varese Cinema Teatro Nuovo INGRESSO EURO 5 Potrebbe già essere un marchio di fabbrica per Céline Sciamma: dopo Naissance des pieuvres (inedito in Italia) e Tomboy, ancora un racconto che vede protagoniste giovani donne in cerca di identità. Con Band de filles, tradotto dalla distribuzione Teodora Diamante nero, la regista francese, classe 1978, torna all’adolescenza come nel film d’esordio. La protagonista è la sedicenne Marieme che vive in un appartamento situato nella più marginale delle periferie parigine. Con lei due sorelle più piccole, un fratello manesco che interpreta il ruolo del padre (assente) e che, confinato nella sua camera, è ingranaggio di una rete di spacciatori locali, infine una madre impegnata in turni terrificanti come donna delle pulizie. Marieme, che di scuola non vuole saperne, si lascia agganciare da un gruppo di coetanee, una piccola banda di ragazze senza regole. Vivere alla giornata e giocare a fare le dure, tutto qui il loro assoluto presente. (…) Dirigendo uno stuolo di attrici esordienti, Céline Sciamma si innesta nella tradizione migliore del cinema di formazione dedicato all’infanzia e all’anticamera dell’età adulta (e che in Francia ha goduto del genio di grandi cineasti), seguendo un percorso coerente di esplorazione dell’identità sessuale e culturale, in un contesto (non solo le banlieue come in questo caso) ancora caratterizzato da pressioni sociali, da schematismi e quadrature forzate. L’omosessualità vera, presunta, o solo percepita, questa volta non è centrale nel racconto. Marieme accetta il cambiamento come prova e le iniziazioni come strumento di accesso a territori nuovi, ma vive le esperienze interrogando costantemente chi ha di fronte: l’amica Lady, che la battezza Vic, il fidanzato che pensa di amare ma che la vorrebbe già donna del focolare, il fratello e la madre, uno presenza ingombrante, l’altra assenza pesante seppur giustificata; interroga infine il proprio corpo in abiti e capigliature diverse, armature adattate alle piccole battaglie personali che dovrebbero allontanare l’idea di vita come noiosa sopravvivenza. Alessandro Leone, Cinequanon Alle 20, momento conviviale con aperitivo e presentazione del film a cura dell’associazione L’Albero di Antonia Storie d’integrazione 7 Frank Raes Martedì 10 novembre ore 17.45 Varese Spazio ScopriCOOP IL TEMPO DEL NOSTRO TEMPO: ovvero l’Antropocene Parte I & II Una conferenza-spettacolo sul passato e il futuro dell’umanità, niente di più e niente di meno. INGRESSO GRATUITO Conferenza di Frank Raes, capo dell’Unità Climate risk management del Centro di ricerca della Comunità Europea di Ispra (JRC) Riflessioni sul clima 8 È stato proposto di chiamare “Antropocene” l’epoca geologica in cui l’umanità gioca il ruolo delle grandi forze geologiche del passato, dalle eruzioni vulcaniche alla deriva dei continenti. Tale è oggi il nostro impatto sugli ecosistemi e sui sistemi di supporto alla vita. Come siamo arrivati fino a questo? E quale futuro (quali futuri) ci aspetta? E una lunga storia che ci ha portati fin qui e che affonda le radici nella nascita della terra, nella formazione dell’atmosfera e nella comparsa di quel fenomeno unico e straordinario che è la vita. Poi è comparso l’uomo, solo pochi milioni di anni fa. Una presenza (quasi) discreta fino a poco più di due secoli fa. Oggi, a 250 anni dalla rivoluzione industriale, constatiamo con sgomento gli effetti di una crescita che appare inarrestabile. Riscaldamento globale, perdita di biodiversità, impoverimento degli ecosistemi, inquinamento, sovrasfruttamento degli acquiferi, desertificazione e deforestazione e così via, sono i tristi titoli che punteggiano il segno lasciato dalla nostra civiltà. Dove ci porterà? Che cosa possiamo fare? Frank Raes ci fa viaggiare tra questi temi con una conferenza-spettacolo, o forse spettacolo-conferenza, sperimentando un linguaggio problematico e comprensibile a chiunque. Un potente stimolo per fermarsi a riflettere. IL SEGRETO di Ciop&Kaf - Italia 2013/15, 89’ Torino Film Festival, Menzione Speciale e Premio UCCA venti città Napoli Film Festival, Miglior Documentario Martedì 10 novembre ore 18 e 21 Varese, Sala Filmstudio 90 INGRESSO EURO 5 Un gruppo di bambini dei Quartieri Spagnoli di Napoli sono seguiti da una videocamera che per loro sembra non esistere in una lunga serie di peregrinazioni rionali alla ricerca di alberi di Natale dismessi. Senza nessuna spiegazione delle loro intenzioni o di quale sia il segreto che tengono nascosto, li vediamo agire contro ogni autorità, contro ogni buon senso e con una determinazione di gruppo impressionante per un fine che appare per loro importantissimo. Cyop e Kaf sono due street artist attivi a Napoli, il cui lavoro in strada li ha messi in contatto con le realtà che hanno deciso di riprendere in Il segreto. Nel seguire i bambini in un’impresa che ha sempre meno i connotati d’innocenza (specie per l’arroganza con la quale è portata a termine) i due riescono nell’incredibile impresa di scomparire. Nessuno, nemmeno nei momenti di maggiore caos, difficoltà, polemica o discussione sembra accorgersi della presenza di una videocamera e in certi momenti quest’invisibilità svela un retroterra di parenti in galera e piccole paure di mafia di quartiere che esplode improvvisa. (…) Infatti quando arriva la risoluzione finale, ovvero il segreto custodito e l’obiettivo della raccolta degli alberi che occupa il 95% del film, esso è tanto spiazzante quanto clamoroso. Invece che parare dalle parti dell’autodeterminazione (come sembra ad un certo punto) o della dimostrazione di forza (come parrebbe lecito aspettarsi dato l’esibito atteggiamento arrogante) o ancora del godimento personale, il segreto rivela un attaccamento alle proprie radici culturali che commuove in un gruppo di bambini che per esso lottano contro adulti, istituzioni e una blandissima quanto velleitaria opposizione delle forze dell’ordine. Gabriele Niola, MYmovies.it Presenta il film Giosuè Romano, studioso partenopeo, autore e regista teatrale, conferenziere, scrittore e insegnante Dopo la menzione speciale della giuria al Torino Film Festival, Il segreto ha ricevuto a Parigi il premio “Joris Ivens”, assegnato al vincitore del concorso internazionale del festival Cinéma du Réel per la migliore opera prima.“Per aver trasformato in cinema il caos della strada, mutandolo in un nuovo ordine del mondo di irrazionale potenza”, questa la motivazione della giuria composta dal regista francese Blaise Harrison, dal critico russo Boris Nelepo e dal curatore danese Mads Mikkelsen. Il segreto – prodotto da Parallelo 41, Napoli Monitor, Quore Spinato, Antonella Di Nocera e Daria D’Antonio – ha ricevuto anche una menzione speciale del premio dei giovani, da una giuria composta da cinque liceali e un cineasta. Il racconto della realtà Si ringrazia Lab80 Film 9 Martedì 10 novembre ore 21 Tradate, Cineteatro Paolo Grassi 4K IL SALE DELLA TERRA di Wim Wenders e Julio Ribeiro Salgado Francia/Germania/Portogallo, 100’ Cannes 2014, Premio speciale della sezione Un Certain Regard INGRESSO EURO 5/RID. 4 Introduzione di Giulio Rossini (Filmstudio 90) Il racconto della realtà Mercoledì 11 novembre ore 20,30 Cadenazzo (Svizzera) Sala Mövat INGRESSO A OFFERTA LIBERA THE UNKNOWN RUNNER (replica, scheda a pag. 5) L’Africa che corre 10 Il fotografo Sebastião Salgado è l’ultimo esploratore partito alla scoperta del mondo non ancora toccato dalla moderna civiltà. Accompagnato dal figlio Juliano, Salgado si avventura in luoghi incontaminati mentre risponde alle domande del figlio sul suo lavoro che, diventato uno stile di vita, lo ha tenuto lontano dalla sua famiglia. Nonostante il rapporto tra padre e figlio sia incerto e teso, entrambi a poco a poco riscopriranno il forte legame che li lega mentre scoprono uno stato ancestrale della natura, pieno di creature mitiche e comunità umane isolate. Dal cuore del Rio delle Amazzoni alle tribù indiane, passando per Wrangel Island in Siberia e mostrando i Papoos di Irian Jaya e le lussureggianti paludi del Pantanal in Brasile, Salgado si trova di fronte a persone che sembrano provenire da un pianeta alieno, trovando in mezzo a loro la sua dimensione ideale. Seguendo il rigore cronologico dei viaggi dell’artista attraverso i continenti, il racconto documentario adotta tre punti di vista attestati da altrettante voci narranti: quello soggettivo, affidato allo stesso Salgado; quello interno, restituito dal di lui figlio maggiore Juliano Ribeiro; quello esterno, preso in carico da Wenders e da una macchina da presa che compie una passo indietro a beneficio della fotografia e del ritratto umano dell’artista brasiliano, ora sovrapposto frontalmente alla sua creazione, ora colto al cospetto di quest’ultima come in un dialogo, ora inserito in un quadro che, da immobile, si anima nella sovrapposizione vertiginosa tra medium fotografico e filmico. Filmtv.it Jacopo Peron TRANSCEND di Michael Del Monte e Tad Munnings - Canada/Kenya, 2014, 72’ v.o. con sottotitoli in italiano in collaborazione con La sezione "L'Africa che corre" propone tre film-documentari per approfondire il contesto del running in Africa e non solo. Il diverso approccio culturale, le motivazioni, gli aspetti tecnici. Dibattiti ed approfondimenti per comprendere meglio il mondo della corsa e il suo impatto sociale. Giovedì 12 novembre ore 20.45 Tradate, Cineteatro Paolo Grassi 4K INGR. A OFFERTA LIBERA Interviene Jacopo Peron, atleta di Tradate A cura di con La corsa ha permesso a Wesley Korir di sconfiggere la povertà. Ma dopo aver vinto tante maratone, tra cui quella di Boston, Wesley ha deciso di correre la maratona più importante della vita: tornare nella sua terra d’origine per aiutare i concittadini a creare un ambiente di vita migliore. Così decide di presentarsi alle elezioni per il parlamento in Kenya. Transcend è la storia di un’energia spirituale che è in qualche modo forgiata dal rigore della corsa; un’energia che Wesley vuole usare per trasformare la nazione che più di altre ha cambiato il mondo della maratona. Atletica Gavirate grazie a con il patrocinio di La traduzione italiana è stata realizzata da AFRICA&SPORT, i sottotitoli sono a cura di Altera Snc. L’Africa che corre 11 Giovedì 12 novembre ore 21 Varese Cinema Teatro Nuovo LA LAVATRICE DEL CUORE con Maria Amelia Monti, a cura di Edoardo Erba Produzione Festival delle lettere INGR. EURO 15/RID. 12 A cura di Petali dal Mondo Famiglia, affido, accoglienza 12 “Ma tu non lo sai che quando noi donne diventiamo mamme, in qualsiasi modo lo diventiamo, riceviamo in dono una lavatrice del cuore?”. L’adozione raccontata attraverso le testimonianze di chi l’ha vissuta direttamente o indirettamente, in uno spettacolo coinvolgente e originale, tratto dalle lettere raccolte per la categoria Lettera di un’adozione 2013. Il racconto dell’esperienza di Edoardo e Maria Amelia si affianca a quello di altre coppie, di papà e mamme che raccontano il proprio viaggio, in un’alternanza tra prosa e lettura di grande intensità i cui non mancano momenti ironici. Nonostante il tema si dipani attorno all’adozione, il lavoro è costruito per rivolgersi a un pubblico più ampio, in parte perché molti problemi, aneddoti e situazioni educative sono comuni a tutte le famiglie e in parte perché si vuole in modo leggero e divertente far comprendere a tutti gli spettatori quali siano gli aspetti meno noti dell’avventura adottiva. Per la qualità del testo, della regia e dell’interpretazione si presenta come un evento unico e irripetibile. Lo spettacolo ovviamente si rivolge non solo alle famiglie adottive ma anche e soprattutto agli appassionati di teatro. RIFIUTATI DALLA SORTE E DAGLI UOMINI di Vieri Brini, Emanuele Policante - Italia 2015, 70’ Est Film Festival di Montefiascone, Miglior documentario Venerdì 13 novembre ore 21 Busto Arsizio Oratorio SS. Apostoli INGRESSO GRATUITO Il mercato delle newslot ha modificato in un percorso senza ritorno l’approccio al gioco d’azzardo: dal Casinò al bar sotto casa. Le conseguenze non si sono fatte attendere, solo nell’ultimo anno i ricoverati in strutture di recupero sono migliaia. Tutti rientrano sotto una semplice sigla: GAP, sindrome da gioco d’azzardo patologico. Un fenomeno che non coinvolge soltanto i giocatori, ma tutte le relazioni sociali ad essi collegate: mogli, mariti, figli, parenti e amici. Un incubo, uno squallido reality che crea povertà e intacca profondamente le abitudini sociali. Le responsabilità sono molte. Dallo Stato che per incrementare le entrate ha legalizzato le newslot e ne ha favorito la diffusione, ai proprietari dei bar e dei locali dedicati, che spesso fingono di non sapere e spingono i clienti verso il fallimento. Questo ingranaggio che di anno in anno sta distruggendo vite e attività diventa difficilissimo da fermare. Ora il gioco lo si trova a portata di mano sotto casa, al bar, in tabaccheria, in edicola, e a portata di click, dentro casa, grazie alla legalizzazione del gioco online. Le vincite sono immediate. La possibilità di perdere grosse somme di denaro in pochissimo tempo pure. Oltre alla modalità di gioco a cambiare è la tipologia del giocatore, l’azzardo si è diffuso in maniera orizzontale abbracciando nuove fasce di fruitori: dai giovanissimi (nonostante il divieto a 18 anni) agli anziani, dalle casalinghe ai padri di famiglia. Nessuno può interdire, né vietare l’accesso a chi vuole giocare alle newslot. L’effetto di questa diffusione smodata di apparecchi, contemporanea alla nascita di una fitta rete di veri e propri mini-casinò in franchising, ha intaccato profondamente il tessuto socio-culturale italiano erodendo, giorno per giorno, patrimonio e rapporti umani. Che costi sociali ha una legalizzazione indiscriminata del gioco d’azzardo? Come e dove l’esigenza dello Stato di fare cassa si tramuta in un boomerang che colpisce in modo arbitrario qualunque cittadino? (dal press-book del film) Sarà presente il regista Vieri Brini Vieri Brini e Emanuele Policante, registi e sceneggiatori, sono nati rispettivamente il 1979 a Gattinara (Vercelli) e 1978 a Biella. Hanno diretto cortometraggi e documentari, presentati in numerosi festival nazionali ed internazionali tra i quali: Torino Film Festival (2007 e 2008), Festival del Cinema Italiano di Istanbul (2009), Festival du Court Metrage de Brest (2009), Festival del Corto La 25a Ora La7 (2007 e 2010), Med Film Festival (2009), Corto in Bra (2010), Est Film Festival (2010 e 2014), Visionaria Film Fest (2010), Filmakers al Chiostro (2009 e 2010), Short Stories - Coming Soon TV (2012). Filmografia comune: Rifiutati dalla sorte e dagli uomini, documentario, 70’ (2014) Il punto cieco, 12’ (2011) Sguardi altrove, 24’ (2010) È l’amore vero male, 12’ (2009) Nostalgico avvenire, 14’ (2008) Mantra d’attesa, 7’ (2007) Il racconto della realtà 13 Sabato 14 novembre ore 18 Varese Sala Filmstudio 90 ÇAPULCU, VOICES FROM GEZI di Benedetta Argentieri, Claudio Casazza, Carlo Prevosti, Duccio Servi, Stefano Zoja - Italia 2014 INGRESSO GRATUITO A cura di Legambiente Sarà presente il regista Carlo Prevosti Il racconto della realtà 14 Çapulcu: Voices from Gezi è il risultato di un viaggio in Turchia, durante l’occupazione pacifica di Gezi Park avvenuta poco meno di un anno fa, che Benedetta Argentieri, Claudio Casazza, Carlo Prevosti, Duccio Servi e Stefano Zoja hanno intrapreso dopo essersi conosciuti per la comune partecipazione all’associazione “ceCINEpas” di Milano e aver sentito di voler raccontare cosa stesse succedendo a Piazza Taksim. Il risultato è un’istantanea su quanto hanno visto e su quanto è stato loro raccontato da una pluralità di manifestanti, diversissimi tra loro e uniti da un’inaspettata alleanza contro gli abusi del potere. Una sommossa pacifica, un movimento partito dal basso, inutilmente repressa dal governo, arrivato nei giorni scorsi anche ad oscurare Twitter, e che continua a far parlare di sé Çapulcu: “Ciapullatore” (in inglese: chapulling) è un neologismo utilizzato durante le proteste. Deriva dal ricorso al termine turco Çapulcu (tradotto approssimativamente con “ladro”, “saccheggiatore” o “vagabondo”) fatto dal Primo Ministro Erdogan per stigmatizzare in maniera spregiativa i manifestanti. La parola è stata ben presto adottata e riadattata dalla folla e dalla rete con il nuovo significato di “attivista per i diritti della persona”. I manifestanti hanno ben presto deciso di riappropriarsi del termine e cominciato a definire se stessi Çapulcu, trasformando la sua accezione negativa, in una positiva di auto-identificazione. Istanbul, Turchia, Europa, Mondo. Il film vuole raccontare quanto sta succedendo a Istanbul attraverso le voci di chi è sceso in piazza, di chi si è ribellato, di chi si è sentito in mezzo a una potenziale rivoluzione… (…) Le voci dei protagonisti si alterneranno e si sovrapporranno alle immagini filmate. Il risultato sarà un caleidoscopio di storie personali e collettive che ben rappresenta cosa sta succedendo. Filmitalia.org COME IL PESO DELL’ACQUA di Giuseppe Battiston, Stefano Liberti, Marco Paolini, Andrea Segre - Italia 2014, 120’ Domenica 15 novembre ore 18 Balerna (Svizzera) Sala ACP INGRESSO GRATUITO La soggettiva di un sommozzatore scivola nel blu profondo del mare, si avvicina alla sagoma di un peschereccio di legno adagiato sul fondo. Si avvicina piano, lento come i movimenti nell’acqua, lento come quando hai paura. Continua lento il respiro subacqueo, l’ossigeno scorre attraverso i tubi, le bolle di anidride carbonica galleggiano nelle profondità e la sola ombra di uno di quei corpi fa chiudere gli occhi. Giuseppe Battiston è dentro ad una grande stanza vuota. Inizia a pensare. Sentiamo la sua voce. Si chiede perché lui ora non ha il coraggio di guardare anche se per tanti anni aveva saputo? Perché quei corpi gli fanno paura? Si muove nella grande stanza vuota e il panico lentamente si trasforma in necessità. Ha bisogno di capire. Da qui inizia il suo viaggio di conoscenza, incontro, dubbio. La voce di Giuseppe Battiston accompagna il racconto di tre donne, Gladys, Nasreen e Semhar, e il loro difficile viaggio dal paese d’origine alle coste italiane. Il racconto delle tre donne segue tre filoni di racconto: la memoria del viaggio, l’attraversata del mare, la loro vita oggi. Gli interventi di Marco Paolini aiuteranno lo spettatore, e Battiston stesso, a capire le direzioni, i flussi e le barriere delle migrazioni verso l’Europa. Marco Paolini, con la sua arte tra studio e scoperta, fornisce a Battiston altri strumenti di comprensione disegnando su tre grandi mappe geografiche che Giuseppe poi appende alle tre pareti della sua stanza. (…) Per oltre dieci anni abbiamo concentrato tutti i nostri sforzi economici, politici e militari a tentare di chiudere la frontiera mediterranea: c’è chi l’ha fatto con più cautela e chi con più cattiveria, ma lo scopo unico era comunque e sempre “ridurre il numero di sbarchi”, fermare e contenere. Un orizzonte che ha schiacciato le nostre capacità di ascoltare e capire i motivi e le scelte di chi viaggia. Come il peso dell’acqua, attraverso le storie di tre donne e lo sguardo di due grandi narratori civili, cerca di modificare questo orizzonte. Zalab.org A cura di ACP - progetto “Cittadinanze in visione” Introduzione di Massimo Daviddi Il film sarà replicato: Mercoledì 18 novembre ore 21 Besozzo, Sala Letture del Comune INGRESSO GRATUITO Giovedì 3 dicembre ore 21 Busto Arsizio Sala Quadrifoglio INGRESSO GRATUITO Storie d’integrazione 15 Stefano Caserini Martedì 17 novembre ore 17.45 Varese Spazio ScopriCOOP Il clima che cambia, disegno di Paul Anderson Il clima è (già) cambiato. 10 buone notizie sui cambiamenti climatici INGRESSO GRATUITO Conferenza di Stefano Caserini, docente al Politecnico, autore di numerosi libri tra cui il fortunato A qualcuno piace caldo e gestore del blog www.climalteranti.it La Conferenza di Parigi sta ponendo all’attenzione mondiale la necessità di un accordo globale per ridurre le emissioni di gas serra. Ma quale contributo è possibile dare dal basso per affrontare quella che il Segretario Generale dell’ONU ha definito “la più grande sfida che l’umanità si trova ad affrontare”? Si ringrazia Fulvio Fagiani Riflessioni sul clima 16 Capita sovente, alla fine di una conferenza sui cambiamenti climatici, la richiesta di raccontare qualcosa di positivo, che possa infondere speranza e ottimismo sul futuro. Sembra emergere da una spinta liberatoria: e basta con le cattive notizie! Per questo porta sollievo, sui volti compaiono sorrisi, sguardi intriganti. In fondo, la spinta per un cambiamento non può derivare solo dal riconoscere una minaccia, un pericolo, ma dal riuscire a scorgere un altro futuro possibile. La minaccia senza la speranza in una via d’uscita ha effetti ridotti e controproducenti: porta ad un pessimismo cupo che rende difficile la scoperta, l’analisi e il sostegno alle alternative possibili. La storia di come gli esseri umani del XXI secolo hanno cambiato il clima del pianeta è in buona parte ancora da scrivere. Le scelte che faremo nei prossimi decenni contano assai. Oggi c’è il rischio che proprio la comprensione della gravità della situazione nelle sue diverse sfaccettature possa avere un effetto paralizzante. Senza un supporto per reggere e controbilanciare l’angoscia che deriva dal rendersi conto della vastità dei danni che le attività umane possono causare al clima del pianeta, la realtà della catastrofe rischia di generare una reazione difensiva, l’abbandono a perseguire il proprio interesse, a godersela finché dura all’insegna del “si salvi chi può”. La storia è costellata di casi in cui le vicende sono andate in modi diversi da quelli attesi e che sembravano, ragionevolmente, inevitabili. La capacità di stupire e di stupirsi è una delle caratteristiche dell’essere umano. Ed è la possibilità di rendere possibile l’inatteso che cambia il corso delle cose, che dovremmo ricordarci come un’ultima buona notizia; per permetterci di immaginare e praticare un altro futuro. In questa presentazione Caserini ha raccolto gli aspetti positivi che si possono intravvedere nella grave faccenda del riscaldamento globale; sia sul lato delle evidenze scientifiche sulla situazione attuale e gli scenari futuri, sia su quanto si sta facendo o si potrebbe fare nei prossimi anni per contrastarlo. Fatti che possano essere catalogati fra le buone notizie. NON ESSERE CATTIVO di Claudio Caligari - Italia 2015, 100’ con Luca Marinelli, Alessandro Borghi Martedì 17 novembre ore 21 Tradate, Cineteatro Paolo Grassi 4K Film designato a rappresentare l’Italia alla selezione degli Oscar INGRESSO EURO 5/RID. 4 Ostia, 1995. Vittorio e Cesare sono amici da una vita, praticamente fratelli. Cresciuti in un quartiere degradato campano di espedienti, si drogano, bevono e si azzuffano con altri sbandati come loro. A casa Cesare ha una madre precocemente invecchiata che accudisce una nipotina malata, la cui madre è morta di AIDS. Vittorio invece sembra non avere nessuno al mondo, e quando incontra Linda vede in lei una possibilità di costruire una vita normale. Trova lavoro e cerca di coinvolgere anche Cesare, che nel frattempo si è innamorato di Viviana, una disperata come lui ma piena di voglia di costruirsi un futuro. Riusciranno Rosencrantz e Guildenstern a diventare protagonisti della loro vita? L’ultimo film di Claudio Caligari, 17 anni dopo L’odore della notte, è un altro excursus nei luoghi oscuri non solo dell’hinterland romano, ma dell’animo umano e della società contemporanea, raccontato attraverso due figure di confine, l’una encomiabile per la sua volontà di tirarsi fuori dalle sabbie mobili della propria condizione, l’altra patetica per l’incapacità strutturale di farlo. In certi luoghi e certe circostanze non essere cattivo, per citare il titolo, non è una scelta, perché per sopravvivere alla violenza e alla prevaricazione che ti circonda devi tirare fuori la tua natura peggiore, e possibilmente un ferro. Al di là di una trama piuttosto prevedibile e molto già vista al cinema, ciò che colpisce di Non essere cattivo è l’energia vitale di cui è imbevuto, la fame di rivalsa, la voracità con cui Vittorio e Cesare azzannano la vita, strappandone brandelli di carne viva. La fotografia (di Maurizio Calvesi), lucida e colorata al neon, crea un 3D de noantri, un bassorilievo pagano. Anche l’archeologia suburbana è messa a frutto per delineare un universo coatto e coattante, un pianeta selvaggio dove è inevitabile sentirsi marziani, come marziano doveva sentirsi Caligari rispetto a gran parte della inciviltà contemporanea. Paola Casella, MYmovies.it Introduzione di Matteo Angaroni (Filmstudio 90) Il racconto della realtà 17 Luca Masera Mercoledì 18 novembre ore 21 Busto Arsizio Sala Quadrifoglio Noi e loro: che diritto hanno profughi e migranti? Incontro con Luca Masera, docente universitario ed esperto di diritto internazionale dell’immigrazione INGRESSO GRATUITO Storie d’integrazione Mercoledì 18 novembre ore 21 Besozzo, Sala Letture del Comune INGRESSO GRATUITO COME IL PESO DELL’ACQUA (replica, scheda a pag. 15) A cura di Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione Storie d’integrazione 18 Luca Masera è nato a Milano nel 1974, professore associato in Diritto penale presso l’Università degli Studi di Brescia, avvocato. Tra le sue esperienze presso le giurisdizioni internazionali è significativo il ruolo di difensore di parte privata esercitato in più cause presso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea in materia di diritto penale dell'immigrazione. Negli ultimi tempi ha svolto una relazione su I reati in materia di immigrazione di competenza del giudice di pace presso la Scuola superiore della Magistratura e su Soccorsi e prima accoglienza dei profughi: aspetti giuridici al seminario su Accoglienza non fa rima con emergenza, organizzato presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia. A TEMPO DEBITO di Christian Cinetto - Italia 2014, 82’ - Prod. Jenga Film Annecy 2015, Prix du Documentaire e Premio Giuria Giovani Giovedì 19 novembre ore 21 Varese Sala ENAIP INGRESSO GRATUITO A tempo debito racconta cinque mesi di incontri all’interno della casa circondariale di Padova per tenere un corso di cortometraggio. Cinque mesi per provare ad entrare in sintonia con 15 detenuti di 7 nazionalità diverse, 15 persone che vivono l’incertezza del futuro, la lontananza dagli affetti; 15 persone in difesa. La prima domanda che nasce spontanea è: a cosa servirà mai a un detenuto in attesa di giudizio fare un corso di cortometraggio? E la seconda è: si parlerà di sbarre, di violenze, di soprusi? Da un film ambientato in carcere ci si aspetta sempre di vedere il lato oscuro di quel luogo, di sentire parlare i detenuti di libertà, di pena, di delitti, di giustizia e di ingiustizie. A tempo debito è un film ambientato in carcere, certo, e parla di recitazione, ma non è un film sul carcere o sulla recitazione. È un film su uomini che siamo abituati a tenere lontani, persone che temiamo, che giudichiamo, con cui non entreremmo mai in contatto. Non c’è un solo momento di finzione, in questo documentario: è tutto rigorosamente vero. Veri la diffidenza, l’imbarazzo, la chiusura di chi si iscrive al corso per avere qualche cosa – qualunque cosa - da fare. Veri i primi sorrisi, i primi piccoli gesti di solidarietà. Veri i sentimenti di queste persone, vere le loro vite, vere le loro scelte sbagliate, le loro attese senza scadenza. Vera quell’aula brutta di cui, lezione dopo lezione, si spostano i confini. C’è però qualcosa che ha strettamente a che fare con la recitazione, ma non riguarda loro, i detenuti. Riguarda noi. Ecco, questo è il senso profondo di A tempo debito. Vedendolo si avrà la risposta alla domanda sul perché di un corso di cortometraggio in carcere, ma questa è l’unica risposta che si potrà ottenere. Per il resto, il documentario lascia pieni di nuove domande, non sul carcere, ma su di noi, che eravamo così convinti, prima, di sapere dove fosse il giusto e dove lo sbagliato. A cura di Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione e Fondazione Enaip Lombardia All’interno dei progetti di Legge Reg. 8: “Kyosei” (capofila Fondazione ENAIP Lombardia) e “Tu che uscirai domani” (capofila Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione) A seguire il cortometraggio (14’): COFFEE, SUGAR AND CIGARETTES Coffee, Sugar and Cigarettes è il risultato del percorso didattico che ha coinvolto i detenuti selezionati in carcere con un vero e proprio casting. Il gruppo di lavoro ha frequentato un corso di sceneggiatura e recitazione due volte a settimana a partire da ottobre: una vera full immersion nel mondo del cinema che ha dato loro un momento di distrazione, e che ha fatto scoprire ad alcuni di loro di possedere un talento autentico. Il lavoro di scrittura è stato effettuato dai detenuti con la supervisione degli educatori e degli psicologi del carcere in modo da adeguare il lavoro alla personalità di ciascuno di loro. Il racconto della realtà 19 venerdì 20 novembre ore 21 Quinzano di Sumirago Sala Oratorio BEKAS - In viaggio per la felicità di Karzan Kader - Finlandia/Iraq/Svezia 2012, 92’ con Zamand Taha, Sarwal Fazil, Diya Mariwan Giffoni 2013, in concorso INGRESSO GRATUITO A cura di Acli Quinzano Percorsi di pace 20 Dalla violenta dittatura di Saddam Hussein alla ferocia del fondamentalisti islamici, il Kurdistan iracheno continua ad essere teatro di conflitti insanabili, sotto i riflettori della stampa internazionale e quelli del cinema. Dopo anni di attesa, anche con il singolare road movie di Karzan Kader, tornato nell’Iraq del 1990, con il lungometraggio ispirato alla sua esperienza personale di esule, fuggito dal Kurdistan iracheno nel 1991, all’età di otto anni per emigrare in Svezia, dove il suo saggio di diploma alla scuola nazionale di cinema si è aggiudicato lo Student Academy Award con il cortometraggio alla base del suo esordio alla regia. Esperienza personale che guida il viaggio di Zana (7 anni) e Dana (10 anni), i due fratelli curdi rimasti orfani e senzatetto che lustrano le scarpe dei passanti per sopravvivere, fino a quando scoprono Superman sbirciando il film dal buco della serratura e decidono di andare in America alla ricerca del supereroe con una lista di cattivi da punire, tra i quali svetta Saddam Hussein. L’avventura di due ragazzini che parte alla volta del sogno americano a dorso dell’asino Michael Jackson, carico di pane e acqua, passaporti fai da te e l’entusiasmo per superare gli ostacoli di un mondo in guerra da così tanto tempo da considerarla una cosa normale, dai vicoli della città alle assolate sabbie del deserto. Cut-tv’s, Cineblog.it Questa piacevole odissea, toccante e divertente, offre anche un quadro intimo del conflitto curdo in Iraq, che prosegue da quasi un secolo. Karzan Kader stesso spiega: “Il Kurdistan è in guerra da talmente tanto tempo che la guerra è diventata la normalità. Voglio che attraverso questa storia, il popolo curdo parli al resto del mondo”. Eloy Domínguez Serén, Cineuropa STRIPLIFE - Gaza in a day di Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli - Italia 2013, 64’ Torino Film Festival 2013, Premio AVANTI! e Premio Speciale della Giuria Italiana.Doc Domenica 22 novembre ore 18 Balerna (Svizzera) Sala ACP INGRESSO GRATUITO Una giornata del 2013 nella Striscia di Gaza, territorio invisibile ai più se non attraverso telegiornali di guerra. Giornata che inizia con un evento inspiegabile: sulla spiaggia di Gaza si arenano centinaia di mante. I pescatori se le litigano per venderle al mercato, perché nonostante le dichiarazioni d’intenti di Israele, il mare per loro non è libero, e oltre a subire le aggressioni dell’esercito israeliano, devono spostarsi nelle acque egiziane per riempire le loro reti. Lungo l’arco di 24 ore seguiamo anche Jabber, agricoltore che coltiva campi a poche centinaia di metri dal confine israeliano e dalle jeep militari. I fratelli Mohammed e Majd, che scrivono testi e mettono in musica i loro sentimenti sul conflitto. Noor, giovane speaker di Tijan Tv, che rende conto delle vittime e ricorda come l’80% della popolazione dipenda dagli aiuti umanitari. Il fotografo Moemen, rimasto senza gambe mentre documentava i bombardamenti del 2008, che continua a scattare foto del contesto in cui vive. Salem, calciatore professionista e oggi allenatore, una carriera finita per via della guerra. Fatima, in passato nomade, che vive di pastorizia confinata nella Striscia. E poi i ragazzi del Gaza Parkour Team, che si allenano dove possono, anche nel perimetro del cimitero. Le macchine digitali del collettivo di filmmaker italiani Teleimmagini individuano quelle che più che storie sono spunti narrativi, e li registrano cercando di limitare l’intervento al minimo: bando alla voce over, evitati commenti e giudizio, pochissimi dialoghi sottotitolati e non costruiti a tavolino, rare didascalie sulle persone riprese. Si lascia insomma che si manifestino i dati fisici del quotidiano, anche tramite paradossali contrasti visivi: un movimento di macchina e un commento audio trasformano un ex glorioso campo da calcio in luogo attuale di abbandono e disarmo. Il lavoro manuale di un contadino che lavora a pochi passi dai colpi di arma da fuoco rende l’idea di un territorio reso sterile dalla violenza, senza nessuna certezza di futura fertilità. Raffaella Giancristofaro, MYMovies Sarà presente il regista Alberto Mussolini A cura di ACP - progetto “Cittadinanze in visione” Introduzione di Massimo Daviddi Si ringrazia Lab80 Film Percorsi di pace 21 Lunedì 23 novembre ore 20.45 Varese Cinema Teatro Nuovo I BAMBINI SANNO di Walter Veltroni - Italia 2014, 113’ INGRESSO EURO 5 Sarà presente Walter Veltroni Alle ore 18 presso il salone della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (Via Cavour 30, Varese) Walter Veltroni presenta il suo nuovo libro Ciao, ed. Rizzoli. A cura di Unicef Varese INGRESSO LIBERO Il racconto della realtà 22 “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stufano di spiegargli tutto ogni volta”. Saint Exupéry sapeva la verità sulla vita e conosceva le vie, segrete e tenui, per parlare al cuore, alla fantasia, al cervello dei bambini. Negli anni sessanta, camminando per le strade del nostro paese, si poteva trovare un bambino, da zero ai quattordici anni, ogni quattro abitanti. Oggi ce n’è uno ogni otto, la metà. Un paese in cui spariscono i bambini è un paese senza fiducia, senza voglia di futuro, più conservatore. È anche un paese con meno fantasia. E con meno poesia. Con meno gioco. Con meno ottimismo. Ho cercato di raccontare, attraverso le voci di trentanove bambini, il nostro tempo. Li ho interrogati sulla vita, l’amore, le loro passioni, il rapporto con Dio, sulla crisi, la famiglia e sull’omosessualità. I bambini non sono delle strane creature alla quali rivolgersi con quel tono fintamente comprensivo che gli adulti usano per comunicare con loro. I bambini hanno un loro mondo, un loro punto di vista, una loro meravigliosa sincerità. Questo film racconta come i nostri bambini , tra gli otto e i tredici anni, osservano e giudicano l’Italia, la loro vita, i grandi, il futuro. Nel film i bambini sono colti nell’ambiente in cui vivono, si intravedono le loro case, le loro camere, pareti rosa libri pelouche poster zainetti colorati palloni da calcio, anche però le carrette del mare ammassate nei porti in cui i piccoli e i grandi sono sbarcati dopo fughe dolorose. Cosa serve nella vita per essere felici? “Sognare”. Hai sentito parlare della crisi? “Sì, bisognerebbe fare un po’ una rivolta”. Cosa pensi del musulmani? “Niente. Sono come noi. Siamo tutti uguali, tanto”. Che cos’è che i bambini sanno più dei grandi? “Inventare le cose”. Sono, queste, alcune delle domande poste da Veltroni ai bambini del documentario, e le loro risposte. (…) Se ce n’è uno che mi ha colpito più di altri? “Ce ne sono tanti. Penso al senso di allegria, di gioia che trasmettono due gemelline, una down e l’altra no”. (da un’intervista a Veltroni su Repubblica.it) QUASI AMICI - Intouchables di Olivier Nakache e Eric Toledano - Francia 2011, 112’ Martedì 24 novembre ore 14 Varese Casa Circondariale Visione aperta ai detenuti e agli operatori La vita derelitta di Driss, tra carcere, ricerca di sussidi statali e un rapporto non facile con la famiglia, subisce un’impennata quando, a sorpresa, il miliardario paraplegico Philippe lo sceglie come proprio aiutante personale. Incaricato di stargli sempre accanto per spostarlo, lavarlo, aiutarlo nella fisioterapia e via dicendo, Driss non tiene a freno la sua personalità poco austera e contenuta. Diventa così l’elemento perturbatore in un ordine alto borghese fatto di regole e paletti, un portatore sano di vitalità e scurrilità che stringe un legame di sincera amicizia con il suo superiore, cambiandogli in meglio la vita. Il campione d’incassi in patria è anche un campione d’integrazione tra i più classici estremi. La Francia bianca e ricca che incontra quella di prima generazione e mezza (nati all’estero ma cresciuti in Francia), povera e piena di problemi. Utilizzando la cornice della classica parabola dell’alieno che, inserito in un ambiente fortemente regolamentato ne scuote le fondamenta per poi allontanarsene, i registi Olivier Nakache e Eric Toledano realizzano anche un film tra i più ottimisti sulle tensioni che attraversano la Francia moderna. Mescolando archetipi da soap (anche i ricchi piangono), la favola del vivere semplice e autentico come ricetta di vera felicità e un pizzico di “fatti realmente accaduti”, a cui gli autori sembrano tenere molto (l’autenticità viene ricordata in apertura e di nuovo in chiusura con i volti dei veri personaggi), Quasi amici riesce a mettere in scena un racconto che scaldi il cuore e rischiari l’animo a furia di risate liberatorie senza procedere necessariamente per le solite vie. La storia di Philippe e Driss non segue la canonica scansione da commedia romantica, non procede per incontro/unione/scontro/riconciliazione finale ma ha un andamento più ondivago, che fiancheggia la crisi del rapporto e le sue difficoltà senza mai forzare il realismo. Gabriele Niola, MYmovies.it A cura di Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione e Fondazione Enaip Lombardia All’interno dei progetti di Legge Reg. 8: “Kyosei” (capofila Fondazione ENAIP Lombardia) e “Tu che uscirai domani” (capofila Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione) Storie d’integrazione 23 Martedì 24 novembre ore 17.30 Varese Sala Filmstudio 90 Che c’entro IO con il clima? Testi di Fulvio Fagiani, direzione artistica di Andrea Chiodi, interpretazione di Daniela Zanelli, Giovanni Ardemagni, Sofia Mattone, riprese e fotografia di Ezio Riboni, riprese e montaggio di Stefano Soru INGRESSO GRATUITO Già, che c’entriamo noi con il clima? Sembrerebbe molto poco. Sfogliamo giornali, ascoltiamo radio e TV, navighiamo in Internet. Seguiamo (forse distrattamente e con fastidio) dibattiti politici. Il clima? Non c’è. E se c’è non ci riguarda. E se ci riguarda non possiamo farci nulla. Perché nell’epoca della globalizzazione siamo piccoli meccanismi di una grande macchina che non controlliamo. O, forse, non dobbiamo disperare. Ci penserà la tecnologia a cavarci dai guai, come spesso è accaduto in passato, senza costringerci a cambiamenti che ci sembrano faticosi e indesiderabili e senza dover mettere in discussione un’economia che ha bisogno di crescere senza limiti. Tre persone come noi si fanno interpreti, entro uno spazio dei nostri tempi, di queste domande. Parlano, provano ad ascoltarsi, confrontano visioni e punti di vista. Probabilmente ci ritroveremo ora nell’uno ora nell’altro dei personaggi. Ne condivideremo osservazioni e punti di vista. Probabilmente ci diremo, come nel primo dialogo “Non ne voglio sentir parlare”. Perché l’argomento dei cambiamenti climatici è spesso fastidioso e urticante. Però, forse, ci affezioneremo ai nostri tre personaggi e vorremo capirne di più. Scopriremo che parlarne, confrontarsi, anche prendersi in giro e a male parole, magari aiuta a capire meglio e porsi delle domande. E a pensare che, talvolta, anche l’improbabile accade. Riflessioni sul clima 24 Giulio Di Meo Incontro con il fotografo Giulio Di Meo e presentazione con slide del suo libro: IL DESERTO INTORNO l’esilio dimenticato del popolo Saharawi Mercoledì 25 novembre ore 21 Varese Sala ARCI INGRESSO GRATUITO Il Deserto Intorno è un libro fotografico dedicato ai profughi Saharawi, uno sguardo aperto sulla vita nei campi avvolta nel silenzio spesso assordante della comunità internazionale, silenzio che crea come un deserto intorno alla loro lotta e alla loro esistenza. Dal 1975 centinaia di migliaia di Saharawi trovarono rifugio attorno a Tindouf, città a sud-ovest dell’Algeria, per sfuggire all’occupazione marocchina. Questa zona del deserto del Sahara, conosciuta anche come “il giardino del diavolo”, è uno dei luoghi più ostili della terra, una distesa di pietre e sabbia, priva di acqua e di vegetazione. Qui vivono ancora oggi, in haimas e case costruite in mattoni di sabbia, circa 200.000 Saharawi segnati da un clima avverso, con temperature che in estate superano i 50 °C e in inverno, la notte, scendono sotto lo zero. Una vita resa possibile dagli aiuti umanitari internazionali, nell’attesa di poter ritornare nella propria terra. Il libro è nato dalla collaborazione con Arci e Arcs (Ong dell’Arci) ed è stato pubblicato a giugno 2015. Parte dei ricavati di questa pubblicazione sarà destinato a sostenere le attività dell’Associazione delle famiglie dei prigionieri e desaparecidos Saharawi (AFAPREDESA), nata nel 1989 come risposta civile e non violenta alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo marocchino nei confronti dei Saharawi. La fotografia, così, diventa non solo un mezzo per informare e sensibilizzare, ma anche uno strumento per coinvolgere attivamente in iniziative concrete e solidali. Durante la serata l’autore mostrerà anche alcuni dei suoi lavori su Cuba, Camerun, Brasile, come i recenti Pig Iron (2013), un libro sulle gravi ingiustizie sociali e ambientali commesse dalla multinazionale Vale in Brasile e Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti (2014), una raccolta di ritratti per celebrare i trent’anni del Movimento Sem Terra e per raccogliere fondi per la Scuola Nazionale Florestan Fernandes. In collaborazione con ARCI Varese e Foto Club Varese Giulio Di Meo (Capua, 1976) è un fotografo italiano impegnato da più di dieci anni nell’ambito del reportage e della didattica. Crede nella fotografia come strumento per informare e denunciare, come mezzo di cambiamento personale, sociale e politico. Durante la serata Di Meo parlerà del suo modo di intendere il reportage attraverso una fotografia che cerca di informare senza “urlare” e, al tempo stesso, realizzare azioni concrete attraverso il sostegno a progetti sociali nelle realtà documentate. Il racconto della realtà 25 Giovedì 26 novembre ore 20.45 Varese Cinema Teatro Nuovo TDA Teatro in IL TASCAPANE- La grande guerra del poeta interventista e del contadino pacifista di Giusy Cafari Panico e Corrado Calda, regia di Corrado Calda con Gilberto Giuliani, Roberto Aielli, Bianca Pugno Vanoni INGRESSO EURO 10/RID. 8 Lo spettacolo mette a confronto due anime della grande guerra, da una parte quella semplice di Pietro, pacifista, un contadino legato a un’epoca che è destinata a scomparire: il mondo degli imperi, le terre ancora di fatto “feudali” con i padroni mitizzati e una nobiltà ancora presente nelle campagne dei primi del ’900, una società che verrà cancellata dal primo conflitto mondiale. Dall’altra l’anima del poeta Ungaretti, ritratto nel momento più impetuoso della sua vita, la giovinezza e la scelta di arruolarsi volontario per combattere sul Carso contro gli asburgici. È un Ungaretti ingenuo e fragile, che ben presto si rende conto della drammaticità degli eventi, una guerra che doveva durare pochi mesi e che invece si è affossata nelle trincee. I due protagonisti vivono per mesi a stretto contatto scambiandosi impressioni sulla vita e sulla morte che Ungaretti annota su foglietti che infila in un tascapane finché un evento tragico li divide. Nel dolore la scrittura del poeta si asciuga e diventa essenziale; una nuova epoca sta nascendo dalle rovine e sarà suo compito cantarla nelle opere della maturità. Percorsi di pace 26 YEMA E NEKA di Matteo Valsecchi - Italia, 2015, 25’ in collaborazione con Più che una storia di sport, il racconto del riscatto di due ragazzi. Dall’Etiopia al Trentino. Dalla sofferenza ai successi. Così Matteo Valsecchi, giovane cineasta valtellinese, definisce Yema e Neka, girato a partire dal febbraio 2014 e presentato quasi contemporaneamente al Festival di Trento e a quello del Cinema africano, d’Asia e d’America Latina di Milano. Venticinque minuti in cui si racconta una storia che sembrerebbe scritta da un (bravo) sceneggiatore. Con protagonisti Nekagenet e Yemaneberhan. Sono fratelli e sono nati nel nord-est dell’Etiopia. Un paese povero e reduce dalla guerra civile, terminata nel 1991, in cui i due bambini, come gli altri membri della famiglia (oltre ai genitori sono tre maschi e tre femmine) danno una mano fin da piccolissimi. Aiutano a pascolare gli animali in quelle zone dell’altipiano etiopico. Fino a quando mamma e papà muoiono di malattia. E dopo un periodo a casa degli zii, l’orfanotrofio ad Addis Abeba, perché neppure la famiglia allargata riesce a sostentarli. Qui arrivano Roberto e Luisa Crippa, una coppia di Milano. Avviano le pratiche di adozione per tre bambini, tra cui Nekagenet e Yemaneberhan, ma quando scoprono che ci sono anche altri fratelli, li adottano tutti e si trasferiscono dalla Lombardia in Trentino, a Montagne, un piccolo comune di 200 abitanti nella valli Giudicarie. Un posto in cui la coppia aveva appena comprato casa e in cui, nel silenzio della natura, fanno crescere Nekagenet e Yemaneberhan, insieme ai loro fratelli e ai loro cugini, diventati anche loro dei Crippa, per un totale di nove figli adottati. Tra il 2006 e il 2008 alla famiglia allargata si aggiungono anche Giancarlo, Anna e Bruno, tre cinquantenni con problemi psichici, amici d’infanzia di Roberto. Di questo gruppo variegato il regista racconta la vita quotidiana, i rapporti, i sentimenti, le piccole discriminazioni e i dolori, come la partenza di Luisa, la mamma adottiva (che non compare mai nel documentario) che è tornata a Milano nel 2013. E poi c’è l’atletica… Roberto Brambilla, blog.vita.it Giovedì 26 novembre ore 20.45 Gavirate Sala Consiliare INGR. A OFFERTA LIBERA Intervengono Matteo Valsecchi, regista, Neka Crippa, atleta protagonista del documentario e Silvestro Pascarella, giornalista del quotidiano «La Prealpina» A cura di con Atletica Gavirate grazie a con il patrocinio di L’Africa che corre 27 Venerdì 27 novembre ore 21 Varese Sala Filmstudio 90 PELO MALO di Mariana Rondón - Venezuela 2013, 93’ San Sebastian 2013, Concha de Oro Torino Film Festival 2013, Miglior Sceneggiatura e Miglior Interprete Femminile INGRESSO EURO 5 Il film sarà replicato: Sabato 28 novembre ore 19 e 21 Varese Sala Filmstudio 90 INGRESSO EURO 6 Il racconto della realtà 28 Un diavolo per capello. Mai detto fu più vero nel caso di Junior (Samuel Lange), la cui terrificante ossessione è il pelo crespo, indomabile e poco di moda che il papà gli ha lasciato in dote. Il bambino cerca in tutti i modi di aggiustarlo: phon, mayo, olio, le prova tutte lui. Non fosse altro perché il capello liscio gli aprirebbe le porte – ne è sicuro – dello showbiz. Il suo sogno è fare il cantante. Ma i desideri di Junior non sono compatibili con una città come Caracas, dove se sei nato maschio devi tirare fuori gli attributi, ambire a una divisa, e magari farti ammazzare, com’è successo a suo padre. La madre, Marta (Samantha Castillo), lo sa bene, ma teme di più lo stigma sociale. Non tollera gli atteggiamenti effeminati del figlio, le vanno di traverso tutte quelle mossette equivoche, il ballo e il canto, e il tempo che passa in bagno, allo specchio, disperate manovre da parrucchiere. Quasi quasi lo “gira” alla suocera (Nelly Ramos), disposta a pagare profumatamente la compagnia del nipote, per quanto “diverso” sia. Il pezzo forte di Pelo malo – vincitore lo scorso anno al festival di San Sebastian – è questo rapporto complicato, aspro e sfibrante tra madre e figlio, che Mariana Rondon (anche sceneggiatrice) delinea con sorprendente finezza e intensità. Attenta a tutte le sfumature psicologiche e sociali del caso, e potendo contare su una coppia di attori meravigliosamente partecipi, la regista venezuelana ha il merito di non sottolineare mai nulla (fino alla fine non sapremo mai se Junior ha davvero certe tendenze o semplicemente cerca l’attenzione della madre), di trattare questa vicenda familiare con delicatezza e insieme con durezza dolorosa, brava soprattutto a cogliere nella privazione del tatto – Marta praticamente non tocca mai suo figlio, a differenza dell’altro figlio più piccolo – il nodo gordiano del conflitto. (…) Spari fuori campo e bambini che li fanno diventare la colonna sonora dei loro innocenti giochi “alla guerra”. Questo, signori, è vero neorealismo. Gianluca Arnone, Cinematografo.it IL BAMBINO CHE SCOPRì IL MONDO di Alê Abreu - Brasile 2013, 80’ Premio Platino Cine Ibero-Americano, Miglior film d’animazione Domenica 29 novembre ore 16 Tradate, Cineteatro Paolo Grassi 4K INGRESSO EURO 5/RID. 4 Un bambino vive con i suoi genitori in campagna e passa le giornate in compagnia di ciò che gli offre la natura che lo circonda: pesci, alberi, uccelli e nuvole, tutto diventa pretesto per un gioco e una risata, briglie sciolte alla fantasia. Ma un giorno il padre parte per la città in cerca di lavoro. E il bambino, a cui il genitore ha lasciato nel cuore la melodia indimenticabile che gli suonava sempre, mette in valigia una foto della sua famiglia e decide di seguirne le tracce. Si troverà in un mondo a lui completamente ignoto, fatto di campi di cotone a perdita d’occhio, fabbriche cupe, porti immensi e città sovraffollate. Affronterà imprevisti e pericoli per terra e per mare, crescerà, ma qualcosa di quel bambino che si tuffava in mezzo alle nuvole in lui rimarrà sempre. (…) Il bambino che scoprì il mondo non è solo un film per bambini. È un film per tutte le fasce di età perché ognuno può trovarci un livello di lettura della contemporaneità adeguato a sé e alla propria capacità di decodificazione. I più piccoli potranno seguire le vicende del piccolo protagonista nel suo viaggio alla ricerca del papà percependone i momenti allegri e quelli tristi, acquisendo però la sensazione dell’amore fondamentale dei genitori che a lui è stato trasmesso nonostante la forzata separazione e malgrado un mondo che non è fatto a misura d’uomo. Ai ragazzi più grandi vengono offerte progressive proposte di riflessione sul mondo del lavoro, sui diritti umani, sull’ecologia, sulla povertà e sulla necessità di non far prevalere il negativo, pur prendendo atto della sua esistenza, e cercando di combatterlo con la bellezza della musica e con la preservazione della Natura. Gli adulti si troveranno di fronte a una lettura della società ricca di annotazioni anche dolorose senza però che venga tolto spazio alla speranza. (…) Non è facile trasmettere concetti ed emozioni con così tanta sensibilità. Questo film ci riesce e si merita il pubblico più ampio e diversificato possibile. Giancarlo Zappoli, MYmovies.it Famiglia, affido, accoglienza 29 Domenica 29 novembre ore 18.30 e 20.30 Varese Sala Filmstudio 90 A BLAST di Syllas Tzoumerkas Germania/Francia/Grecia/Italia/Olanda/Bosnia-Erzeg. 2015, 93’ Presentato in concorso al Festival del Film Locarno 2014 INGRESSO EURO 6 Il film sarà replicato: Lunedì 30 novembre ore 21 Varese Sala Filmstudio 90 INGRESSO EURO 5 Il racconto della realtà 30 A Blast è quanto di più lontano da un film a tesi, nonostante non manchino chiare metafore a rappresentazione del presente. È certo che la bionda protagonista Maria (una elettrica Aggeliki Papoulia, già apprezzata in Kynodontas) – madre di tre figli e sposata con un marinaio che vede poco, coinvolta nel fallimento del negozio di famiglia gestito dalla madre paralitica e dal padre smidollato, con una sorella che ci sta poco con la testa e che sposa un poco di buono fascista -, potrebbe tranquillamente abitare in Veneto. Ma il punto è che siamo nella Grecia della bancarotta, del finto braccio di ferro con l’Europa, delle elezioni farsa, delle dimissioni ridicole dei suoi rappresentanti, delle bugie taciute, del malcontento popolare e delle voci populiste degli estremisti di Alba Dorata. Qualcosa vorrà pur dire. Anche perché il nocciolo della questione per Tzoumerkas è lo scollamento tra generazioni, anzi nella faglia che si è aperta tra giovani e genitori (in senso lato, chi avrebbe dovuto garantire, vigilare, ecc.). Maria, che non è semplice come la sorella, ma dotata di acuta intelligenza, dopo aver sognato di prendere per le corna il toro e vivere con l’acceleratore schiacciato a palla, “aggredendo” la vita sugli entusiasmi giovanili (il sesso sfrenato, l’amore senza compromessi, i figli, la possibile eredità di una casa, come atto dovuto), comprende immediatamente quale sia la portata del cambiamento in atto. Nel debito accumulato dalla madre, e taciuto colpevolmente, identifica l’inizio di un processo irreversibile, i margini di una gabbia che condurrà tutta la famiglia alla sudditanza. Inutile aggiungere altro, tanto palese è la lettura: il dettaglio sta per il tutto. Ma nel piccolo la soluzione potrebbe arrivare attraverso una scelta estrema. Il regista traccia così il percorso di Maria mescolando passato e presente, fino alla definizione dei motivi della tragedia familiare e dell’imprevedibile epilogo. Alessandro Leone, Cinequanon TRIANGLE di Costanza Quatriglio - Italia 2014, 63’ Torino Film Festival 2014, Premio Cipputi - Miglior film sul mondo del Lavoro Nastri d’Argento 2015, Miglior Documentario Martedì 1 dicembre ore 18. 30 e 21 Varese Sala Filmstudio 90 INGRESSO EURO 5 Costanza Quatriglio racconta, facendo un parallelo tra la morte delle operaie di Barletta avvenuta nel 2011 con quella delle colleghe newyorkesi di cent’anni prima, le terribili conseguenze della mancata sicurezza sul luogo di lavoro. Le operaie tessili di Barletta morte sotto il palazzo crollato nel 2011 e le vittime, cento anni prima, dell’incendio nella fabbrica newyorkese Triangle. Il bellissimo documentario di Costanza Quatriglio accosta le testimonianze, le immagini, il vissuto delle operaie di allora e di oggi per raccontare due vicende parallele che viaggiano in direzione opposta. Il più grave incidente nella storia industriale nella storia di New York, 146 donne morirono soffocate, bruciate o perché si erano buttate dalla finestra, ebbe una risonanza tale che guidò in avanti la condizione operaia in materia di sicurezza e consapevolezza. La vicenda italiana, attraverso la testimonianza di Mariella, l’unica estratta viva dalle macerie (le colleghe Antonella, Giovanna, Maria, Matilde, Tina non ce l’hanno fatta) ci consegna la condizione esistenziale e materiale di chi non ha alcun diritto né la percezione di averne. Arianna Finos, Repubblica.it “Sostanzialmente ho scelto di costruire due esperienze parallele, vere. Mettermi un passo indietro rispetto alla storia del 1911 e ascoltare come l’incendio diventa antefatto per raccontare l’acquisizione della consapevolezza dei propri diritti e un viaggio attraverso le conquiste del Novecento. E dall’altra parte l’esperienza di una perdita di consapevolezza dei propri diritti e di completo oblio. L’espierenza di oblio che è delle persone che oggi lavorano senza avere coscienza dei propri diritti o dei proprio bisogni. Questa esperienza conduce lo spettatore a vivere contemporaneamente l’esasperazione del mito della forza da una parte e il crollo dall’altra ti mette profondamente in discussione. Sono vicende parallele ma viaggiano in senso contrario”. Costanza Quatriglio Presenta il film Umberto Colombo, CGIL Varese Sguardi sul lavoro 31 giovedi 3 dicembre ore 20.30 Albizzate Circolo The Family SMETTO QUANDO VOGLIO di Sydney Sibilia - Italia 2013, 100’ con Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea INGRESSO GRATUITO Dalle ore 18.30 aperitivo a buffet Prima della proiezione: TUTELA NEL MONDO DEL DIVERTIMENTO NOTTURNO: dalle morti per MDMA in discoteca alle politiche nazionali per i giovani Ne parliamo con: Riccardo De Facci resp. nazionale droghe CNCA, Elia Olivan discoteca Zero Summer Club, Associazione MEGA Albizzate, Francesco Porrini Ass. Magre Sponde Brebbia, Roberta Bettoni ITARDD Rete Italiana Riduzione del danno Modera Vincenzo Morreale VIVAMAG A cura di Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione e Rete Discobus Il racconto della realtà 32 Roma, i nostri tempi. A un ricercatore universitario viene negato il rinnovo dell’assegno di ricerca; ha 37 anni, una casa da pagare, una fidanzata da soddisfare, molti amici accademici finiti per strada, stesso destino. Pietro Zinni, un chimico, non vuole fare la loro stessa fine, non vuole essere umiliato facendo il lavapiatti in un ristorante cinese, né il benzinaio per un gestore bengalese. Le sue qualifiche e il suo talento non possono essere buttati al vento. Si ingegna e scopre una possibilità ai limiti della legalità: sintetizza con l’aiuto di un suo amico chimico una nuova sostanza stupefacente tra quelle non ancora messe al bando dal ministero. La cosa in sé è legale, lo spaccio e il lucro che ne derivano no. Ma fa lo stesso, i tempi sono questi. Pietro recluta così tutti i suoi amici accademici finiti in rovina, eccellenti latinisti, antropologi e quant’altro e mette su una banda. Lo scopo è fare i soldi e vedersi restituita un briciolo di dignità. Le cose poi prendono un’altra piega… Sydney Sibilia, il regista, è un esordiente, giovane salernitano con in testa il sogno del cinema. Smetto quando voglio oltre ad essere un film che intercetta una condizione sociale diffusa, il precariato d’eccellenza, è anche un tuffo vertiginoso nel cinema contemporaneo di genere, soprattutto americano. Questa strana combinazione, ovvero una storia tipica della commedia italiana, certo rivista ai tempi della crisi, messa in scena come fosse un film hollywoodiano è il suo elemento di originalità. Per essere all’altezza di questo mandato, ed evitare la figuraccia del “vorrei ma non posso”, Smetto quando voglio garantisce sin dalle prime inquadrature aeree su di una Roma notturna, che a momenti sembra la Los Angeles, una qualità rilevante. Dario Zonta, MYmovies.it Incontro con il regista Adriano Zecca e proiezione dei suoi documentari PIDUGURALLA, LA CITTA’ DELLA CALCE Giovedì 3 dicembre ore 20.30 Balerna (CH) Sala ACP N’ATA SCIANS INGRESSO GRATUITO PIDUGURALLA, LA CITTA’ DELLA CALCE Svizzera 2014, 25’, produzione Radiotelevisione Svizzera Italiana Piduguralla è una cittadina dell’Andhra Pradesh, situata nel sud-est dell’India e tristemente nota come la Città della Calce. Dodici anni dopo la realizzazione di un documentario che denunciava le tragiche condizioni di lavoro che si consumavano tra le fornaci di Piduguralla, dove centinaia di bambini erano costretti tutti i giorni a spaccare pietre, Adriano Zecca torna in quei luoghi infernali per verificare se tale drammatica realtà sia cambiata. E soprattutto torna con la speranza di ritrovare Padma, una bambina di 10 anni che sognava un giorno di poter lasciare quel lavoro sfiancante che riempiva di ferite le sue piccole mani. Padma è ormai una donna, ha tre bambini che vanno a scuola, che studiano e che non devono spaccare pietre come lei nelle fornaci. Cinetecabrianze.it N’ATA SCIANS Italia 2010, 28’ - produzione GAeA Productions per RAI3 Un viaggio tra i ragazzi di Napoli, in una realtà sociale tra le più difficili e violente, dove l’abbandono scolastico resta diffuso, pochi vanno a scuola, quasi nessuno lavora, tutti sognano il denaro e lo vogliono in fretta. Un viaggio nella zona orientale di Napoli, dove un educatore sociale del progetto Chance aiuta i giovani in difficoltà a cercare la propria strada nella vita. A cura di ACP - progetto “Cittadinanze in visione” Introduzione di Massimo Daviddi Sguardi sul lavoro Giovedì 3 dicembre ore 21 Busto Arsizio Sala Quadrifoglio INGRESSO GRATUITO COME IL PESO DELL’ACQUA (replica, scheda a pag. 15) Storie d’integrazione 33 Venerdì 4 dicembre ore 21 Varese Sala Montanari Incontro con il regista Adriano Zecca e proiezione dei suoi documentari MIGRANTES, IL CAMMINO DELLA SPERANZA PIDUGURALLA, LA CITTA’ DELLA CALCE INGRESSO GRATUITO Adriano Zecca, nato a Milano, fotografo, giornalista e documentarista, dedica la sua attività allo studio delle culture del Sud del mondo. Autore di libri di viaggio, Regni di Pietra: alla scoperta del Perù preincaico e Indonesia, e di reportage foto-giornalistici, come documentarista ha progettato e realizzato più di ottanta documentari di interesse sociale e antropologico. Il suoi primi lavori, Bolivia70 e Viva il Perù, sono stati distribuiti per anni dalle più importanti organizzazioni culturali, non solo in Italia, ma anche in America Latina. Il 20 dicembre 1996 la Provincia di Milano gli conferisce la Medaglia d’Oro di Riconoscenza per il suo impegno professionale. In questi ultimi 15 anni, in coproduzione con la T.S.I., Televisione Svizzera Italiana, ha girato numerosi lavori cinematografici che hanno riscosso premi e riconoscimenti internazionali. La serie televisiva in 14 documentari sul lavoro minorile nel mondo è sicuramente la sua più impegnativa realizzazione cinematografica. www.adrianozecca.it Storie d’integrazione MIGRANTES, IL CAMMINO DELLA SPERANZA Svizzera 2009, 46’, produzione Radiotelevisione Svizzera Italiana Ogni giorno si rinnova la tragica odissea di migliaia e migliaia di migranti che dai paesi più poveri del Centro America (Honduras, Guatemala, El Salvador e Nicaragua) attraversano la frontiera che divide il Guatemala dal sud del Messico. Qui inizia un pericoloso e difficile viaggio, spesso mortale, fino alle porte degli Stati Uniti, dove solo pochi arrivano. La militarizzazione del confine tra Stati Uniti e Messico, nella vana illusione di fermare quest’inarrestabile marea di disperati in fuga dalla povertà, ha spostato di fatto la frontiera fra i due stati. Quella tra Messico e Guatemala è diventata la vera frontiera sud degli Usa. Terra di nessuno, confine tra i più violenti del mondo, dove la legge è un optional, è il regno di narcotrafficanti, contrabbandieri, mercanti d’armi e d’uomini e delle maras, pericolose bande giovanili. Adriano Zecca ha ricostruito il difficile viaggio dei migranti, ne ha raccolto le storie e le speranze. Insieme a loro ha percorso le principali tappe di questa terribile Via Crucis. Insieme a loro è salito sulla bestia, “el tren de la muerte”, come viene chiamato il treno merci che i migranti prendono per sfuggire ai controlli della Migra, la temuta e corrotta polizia messicana. Un difficile viaggio attraverso tutto il Messico, col rischio di essere costantemente assaliti, derubati, buttati giù dal treno in corsa e magari di perdere, com’è accaduto a tanti, le gambe sotto le sue ruote. Un cammino della speranza che coinvolge ogni anno 400.000 migranti di cui quasi la metà vengono rimpatriati ai loro paesi d’origine dalle autorità messicane. Nessuno, però, conosce le statistiche dei morti e degli scomparsi. Migrantesonline.it PIDUGURALLA, LA CITTA’ DELLA CALCE (replica, vedi scheda a p. 33) 34 SQUOLA DI BABELE di Julie Bertuccelli - Francia 2014, 89’ César 2015, nomination miglior documentario Sabato 5 dicembre ore 21 Viggiù Salone SOMS INGR. A OFFERTA LIBERA Istituto “Grange-aux-Belles” di Parigi, classe di accoglienza. Un gruppo di ragazzi tra gli undici e i quindici anni si ritrova insieme per imparare il francese. Arrivano dalla Guinea, dalla Bielorussia, dall’Irlanda, Serbia, Venezuela, Senegal, Cina, Libia. Scappano dalla crisi, dai neo nazisti, dall’infibulazione, dalla povertà, dalla solitudine, dalla mancanza di un futuro. Al termine dell’anno, i loro progressi decideranno in quale classe della scuola normale verranno inseriti. Ma è chiaro che la cosiddetta normalità difficilmente ricreerà questo clima di condivisione ed emozione, dove le problematiche dell’adolescenza si sommano ai bilanci in continua trasformazione di ciò che è stato perso e trovato e dove le tante differenze di origine, cultura e aspettative si annullano nella scoperta delle difficoltà uguali per tutti (lo scoglio della lingua, la separazione frequente da uno dei genitori, la vita in spazi inizialmente ristrettissimi, per alcuni anche la necessità di lavorare o di badare a se stessi). Julie Bertuccelli, però, non racconta una storia triste, ma è capace di cogliere prima di tutto l’entusiasmo di quest’avventura agli inizi, le soddisfazioni più che le delusioni, le passioni più forti delle timidezze (bellissimi, in questo senso, i momenti in cui uno dei ragazzi suona il violoncello e una ragazzina canta). La coincidenza delle videoregistrazioni per un concorso di cinema per le scuole le porge su un piatto d’argento l’autopresentazione dei ragazzi, ma la regista non ne abusa, conscia che i momenti migliori sono quelli spontanei – la discussione vivace sulle religioni, i colloqui con i genitori, i capricci di chi si sente incompreso e fa un po’ di teatro per farsi notare – anziché quelli in posa. L’emozione arriverà da sola, temuta e inarrestabile, nel momento del distacco, che prelude alla scuola vera, ma rinnova inevitabilmente la memoria di abbandoni e separazioni recenti e sofferte. Marianna Cappi, MYmovies.it Il film sarà replicato: Mercoledì 9 dicembre ore 18 e 21 Varese Sala Filmstudio 90 INGRESSO EURO 5 Ingresso gratuito per studenti CPIA e scuole di intercultura a cura di Name Diffusion Storie d’integrazione 35 Martedì 8 dicembre ore 21 Tradate, Cineteatro Paolo Grassi 4K INGRESSO EURO 5/RID. 4 Introduzione di Matteo Angaroni (Filmstudio 90) Percorsi di pace Mercoledì 9 dicembre ore 18 e 21 Varese Sala Filmstudio 90 INGRESSO EURO 5 Ingresso gratuito per studenti CPIA e scuole di intercultura SQUOLA DI BABELE (replica, scheda a pag. 35) Storie d’integrazione 36 DHEEPAN - Una nuova vita di Jacques Audiard - Francia 2015, 114 Cannes 2015, Palma d’Oro Può una finta famiglia – un ex-guerriero Tamil, una giovane donna, una bambina di nove anni, obbligati a stare insieme dal caso e dall’opportunità – trovare la strada dell’armonia, della solidarietà e infine dell’amore reciproco, trasformandosi in una famiglia vera? È possibile scappare da quel deserto dei sentimenti e degli affetti che è la guerra, senza che i fantasmi della violenza e della distruzione si risveglino per divorare tutto? Sono queste le domande che si incrociano e che illuminano Dheepan, ultima fatica di Jacques Audiard – già autore di molti film di successo fra cui Sulle mie labbra, Un sapore di ruggine e ossa, Il profeta –, Palma d’oro, cioè vincitore assoluto, secondo la giuria non improvvisata capitanata dai fratelli Cohen. A ben guardare – come dichiara lo stesso Audiard – la prima potrebbe essere la domanda scatenante di una commedia romantica. La seconda quella alla base di un film come Rambo. In effetti il lungometraggio innesta all’interno di un film di denuncia su una guerra civile dimenticata – quella delle Tigri Tamil in Sri-Lanka – e sulle problematiche dell’immigrazione forzata dei rifugiati in Francia, la parabola di un storia d’amore e allo stesso tempo il difficile percorso di emancipazione di un uomo dal suo passato di violenza assoluta, quando una violenza diversa, quotidiana e banale, torna a minacciare la sua precaria isola di pace, i suoi nuovi affetti. Se c’era qualcosa di straordinario da premiare in questo film, di sicuro è il tentativo, riuscito, di coniugare generi diversi, controllati con grande maestria e con una capacità di mescolarli in modo nuovo, del tutto inedito. (…) Ed è interessante che il film venga collocato nella categoria thriller, che stride e sta stretta, ma che ha una sua logica perché queste fatiche umane si muovono in un territorio, quello della banlieu, delle bande di giovani disperati, dei piccoli mafiosi dal destino segnato, che riporteranno a galla, in uno scontro inevitabile, quella violenza che voleva essere per sempre seppellita. Massimo Donati, Cinequanon VARESE CSF VARESE - LEGNANO S.r.l. CENTRO SERVIZI FISCALI Convenzionato con il CAAF CGIL Lombardia VARESE ARCISATE BESOZZO BUSTO ARSIZIO CASTELLANZA LUINO GALLARATE MALNATE SARONNO TRADATE SESTO CALENDE Via Bixio, 37 Via Robbioni, 16 Piazza De Salvo, 7 Via Trieste, 10 Via 25 aprile, 8/A Via Caprera, 1 Via V. Veneto, 13 Via Cairoli, 28 Via del Popolo, 1 Via G. Brusa, 19 Via Maestri del Lavoro Via Carducci, 32 Via Corte del Fico, 4 Tel. 0332/810478 Tel. 0332/231120 Tel. 0332/811278 Tel. 0332/851722 Tel. 0332/773318 Tel. 0331/652540 Tel. 0331/504285 Tel. 0332/536606 Tel. 0331/784770 Tel. 0332/861164 Tel. 02/960 142 1 Tel. 0331/844611 Tel. 0331/923721 Numero unico per la prenotazione: 0331.652525 I servizi offerti dal CSF Varese-Legnano: • dichiarazione modello 730 • dichiarazione modello Unico • dichiarazione e i bollettini lCI-TASI • modello RED • dichiarazione ISEE • dichiarazione di successione • contenzioso tributario • sanatorie e ravvedimenti • servizio colf-badanti Rivolgiti con fiducia presso i nostri uffici, troverai competenza, riservatezza, cortesia e copertura assicurativa in caso di errori. con il contributo di