dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org e-mail: [email protected] Anno XLIX - N. 4 Aprile 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa Giuseppe Siniscalchi: Uxmal Yucatán in Fronteversismo 2015, verso, news in www.giusart.com twitter@giusartemilano - Opera alla Camera dei Deputati di Città del Messico in esposizione permanente quale dipinto rappresentativo dello Stato dello Yucatán (Messico) ARTECULTURA 1 Siniscalchi: pittore pedagogo della pace di Onelio Onofrio Francioso 2 1 Chi potrebbe contestare che l’arte sia l’indiscutibile strumento di pace? Chiunque, anche in qualità di fruitore istintivo, avvicinandosi alle opere degli artisti si sarà chiesto: ma cos’è l’Arte, chi è Artista? Alcune volte, la mente e lo spirito umano potrebbero rivelare gioiosità nelle risposte o spiegazioni che chiunque potrebbe offrire a se stesso, senza l’ausilio dei terzi. A prescindere dai molti cattedratici e dai tanti illustrissimi esperti, soprattutto nell’attuale contesto storico dove non mancano i “pontificatori” e i molteplici tuttologi insigni o dilettanti. E siamo già fin troppo condizionati auto- 2 ARTECULTURA maticamente da tutto ciò che ci circonda, come fossimo schiacciati al suolo brutalmente da “parolai” instancabili. Occorrerebbe l’umiltà di appassionati ricercatori d’emozioni estetiche per individuare la definizione concettuale dell’arte e dell’artista. Non confondiamo l’Arte con un prodotto di coloro che creano in qualità di artista che si ritiene tale soltanto in virtù di un proprio “modus vivendi”, identificabile in un soggetto umano “inconsueto” o eccentricamente pseudo-originale. Invece, la identificherei con quella capacità di un essere sensibile che non può frenarsi quando scatta fulminea nella mente una forza generante che illumina se stesso. Quel lampo trascinante inevitabilmente verso l’attuazione materiale di ciò che sarà fecondo nel divenire opera d’arte, qualificabile in una necessità dello spirito espresso nella forma applicata: ad una tela dipinta, ad una pietra scolpita, ad una poesia scritta o declamata. Giuseppe Siniscalchi è l’artista che vive l’innatismo artistico celandolo al mondo per molto tempo. Finalmente un giorno il “fuoco sacro” lo travolge e lo costringe a manifestarsi al mondo 3 2 secolare, affinché si esprima nel contesto quotidiano del suo secolo, volendo intraprendere la strada che conduce spesso gli artisti all’immortalità. Ma Siniscalchi non è quel pittore che si limita a volersi compiacere coprendo la tela di colori. Siniscalchi fa notare nella sua opera una volontà di comunicare un messaggio potente, il grande Messaggio della Pace. E sicuramente riesce in questo intento comunicativo. Giuseppe Siniscalchi, detto il “Gius”, è un informale artista autodidatta, da sempre, da quando iniziò a poter tenere nelle mani di bimbo, una matita. Ma il Gius dai tempi della maturità pro- fessionale, è anche un professionista rigoroso e formale, un valente avvocato. Con la sua istintiva modalità di espressione artistica si rivolge al mondo per indicare il sentiero della comprensione della Pace universale. Ne fa un prodotto etico, ma soprattutto pedagogico. Egli ci ricorda Panfilo, pittore del IV sec. a. C. (390-340). Costui, fu il primo pittore “erudito” e partecipe agli interessi intellettuali del proprio tempo storico. Come desidererebbe oggi il Gius, divulgando la sua opera anche con lezioni ai bambini, Panfilo fece della pittura la prima materia da insegnare ai fanciulli, come educazione liberale. Si impegnò finché conseguì questo ambito risultato socialmente utile. Panfilo usava abbigliarsi da cittadino comune, contro ogni tipo di eccentricità che distingueva gli artisti anche di quei tempi. Di Panfilo abbiamo testimonianze storiche in autorevoli fonti quali: Plinio il Vecchio I sec. d. C. nella Historia naturalis, Cicerone 100 a. C., Quintiliano I-II sec. d. C. Volendo insinuarsi negli aspetti caratteriali degli artisti, nella storia dell’arte, Gius e Panfilo si contrappongono a Joshua Reynolds scomparso nel 1792. Reynolds visse in uno stile di vita vistoso ed ecARTECULTURA 3 4 8 6 5 centrico. Valido e ricchissimo ritrattista della nobiltà inglese visse per il denaro. Era l’antitesi del bohemien. Egli studiò in Italia e fu uomo colto, ma astuto calcolatore agiva come un uomo marketing. Anche sua sorella lo criticava per gli eccessi di esibizionismo della ricchezza: con la carrozza dalle ruote dorate. Il suo feretro fu accompagnato da 91 carrozze di nobili, ma oggi non lo ricorderemmo mai per i valori umani. Il Gius ricerca nell’arte l’opportunità di trasmettere invece i migliori valori umani, anche i più genuini e tradizionali, oggi quasi dimenticati o trascurati. L’opera di Gius, dai tratti tecnici ricchi 4 ARTECULTURA 5 di spiritualità medioevale, è composta per trasmettere PACE e Serenità. Infatti gli elementi che compongono ogni sua opera conferiscono eleganza e armonia (con una tecnica da autodidatta che racchiude i tre fattori essenziali per definirlo artista, come scrisse il poeta latino del 65 a. C. Orazio, il quale sosteneva che per distinguere un artista occorresse: NATURA - ARS – USUS). L’armonia dell’opera del Gius è raffigurabile oltretutto in quella visibile “Dispositio” (figure ben distribuite nella spazialità della tela pittorica) come insegnò Vitruvio nel I sec. a. C. anche per la pittura oltre all’architettura. La 7 Dispositio nei quadri del Gius conduce l’animo umano verso un bisogno necessario di Pace. Il Gius, col suo messaggio, però non ha la necessità di conformarsi all’elemento della “Ordinatio” come Vitruvio chiedeva. L’Ordinatio è un puro “calcolo tecnico” delle dimensioni proporzionali degli oggetti che compongono l’opera nel quadro, a prescindere dalla loro posizione, come anche Aristotele 380-322 a. C. ci spiega. Il Gius si proietta verso la comunicazione del senso di Pace, dove le proporzioni non hanno bisogno di alcuna valenza, soltanto la Dispositio magnetizza. 9 Quindi il Gius con la sua Arte può raggiungere gli obiettivi prefissati col cuore e con la mente per un mondo migliore. Un mondo affrontato con uno spirito genuino, quale potrebbe essere soltanto sgorgante dalla curiosità impregnata di un candore geniale aperto alla vita. La sua opera d’arte cattura e trasporta in una genuinità di uno spirito schietto, nostalgicamente propositivo. Uno spirito emozionato dalle sue stesse sensazioni, che si espandono per una permanente testimonianza, affinché rimanga come “atto pedagogico”, trasmesso dall’inconscio primordiale, esplicitante un desiderio di co- municare come le emozioni possano sussistere anche derivanti dalla propria interiorità, annullando le inquinanti forze condizionate della limitatezza del commerciale e materiale consumismo sociale. L’arte del Gius non andrebbe fruita in funzione di una soggettiva o giudicabile tecnica operativa, ma la si evince imperativamente da una scelta di una tecnica che possa risultare fedelissima all’emozione che l’ha promossa. Possiamo notare anche il “tratto” che già focalizzava una manifestazione grafico-emotiva di un percepire arcaico dell’era più remota. La grandezza dell’artista è al di fuori di qualsiasi schema inquinatorio-impregnante. Il Gius è artista spontaneo, che sembra voglia ricercare, forse inconsapevolmente, il semplicissimo ma misterioso ordine Divino catturato nello spazio dell’opera prodotta, alieno dalle complicazioni che noi umani proiettiamo nella realtà quotidiana. Nelle opere artistiche del Gius, ogni osservatore potrebbe cogliere lo spirito dell’artista con la volontà di immortalare il suo “grido silenzioso” che invoca Pace. Una Pace che si ritrova acquietata nell’attimo della forza creativa, ma trasmissibile, in tono perenne, a chiunque contempli l’opera. Opera che suscita interiormente il messaggio etico-pedagogico. ARTECULTURA 5 13 11 12 14 10 Siniscalchi: da Gravina verso l’infinito di Simona Tomaselli Nemo profeta in patria, sed Siniscalchi in Gravina profeta est. Il comunicato stampa della Fondazione “Ettore Pomarici Santomasi” di Gravina in Puglia non lascia dubbi: annuncia la prossima apertura di un Museo civico Archeologico della Città, all’interno del quale è allocato un percorso espositivo dedicato al Fronteversismo, Movimento artisticofilosofico fondato da Giuseppe Siniscalchi. La magnifica Pinacoteca della Fondazione, già dall’agosto 2015, 6 ARTECULTURA espone un’opera del pittore gravinese Siniscalchi. Segnale di sensibilità e visione anche per opere contemporanee, in un panorama storicoartistico di grande pregio. Siniscalchi, vive e lavora a Milano. Dai suoi dipinti emerge la potente relazione con il Giappone, anche grazie a Mutsue Sekihara, sua sposa e musa. Proprio in Giappone i primi corsi sul “fronteversismo” avviati in una scuola statale. A Milano in programmazione da febbraio presso l’Asilo Ruffini. Philippe Daverio lo descrive così: “personalità dalle diverse ma convergenti dimensioni di pittore, avvocato, conoscitore della cultura giapponese e uomo di fede”; la sua arte: “un itinerario tra pittura, filosofia, meditazione, fede”. La sinergia con l’estero è fertile. Come un fiume in piena il Fronteversismo “approda” in Messico, quando la tela “Uxmal Yucatán”, viene scelta per essere collocata in esposizione permanente alla Camera dei Deputati del Governo della Repubblica nella Città del Messico. 15 17 16 18 Molteplici sono i personaggi che hanno condiviso da varie località del mondo lo spirito del manifesto fronteversista, rilasciando anche interviste. Per citarne solo alcuni: lo scultore Kengiro Azuma; il Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano, Gemma Gualdi; la Duchessa Winifred Dente degli Scrovegni; l’autrice del best seller “Jewels of Allah” Nina Ansary, con la sua Fondazione fortemente impegnata per i diritti delle donne in Iran. In un’epoca ipertecnolgica, Siniscalchi recupera il rapporto interpersonale, dialogando con persone differenti, spesso straordinarie per il loro impegno nell’arte e nel sociale. L’artista si nobilita soprattutto operando a contatto con i bambini, che liberi dagli schemi effimeri dell’apparenza, sono i primi portatori del suo messaggio di pace. Repertorio fotografico: !- Pennuto messaggero di pace cosmica, 2014, verso 2-Pennuto messaggero di pace cosmica, 2014, fronte 3-Big bang, 2012, fronte 4- Pace sotto le stelle, 2014, verso 5-Danza della carota con la banana, 2014, fronte 6- Bellezze del cosmo e pace, 2014, fronte 7-Danza della carota con la banana, 2014, verso 8-Nina Ansary e Giuseppe Siniscalchi ©M.Tabasso 9- Segni di pace, 2013, fronte Museo/Fondazione Pomarici Santomasi Gravina,in Puglia 10- Meditazione/riposo dopo fatica, 1965 11-L’energia della luna wa, 2014, verso 12- Workshop c/o l’Asilo Nido Ruffini, Milano, 2015 13- L’energia della luna wa, 2014, fronte 14- Quiete sotto la luna, 2013, fronte 15- L’Artista con il critico prof. Philippe Daverio, 2015 16- Pace e lavoro, 2014, verso 17- Notte di pace in Giappone, 2014, fronte 18-Cosmo di pace, 2015, fronte - La copertina: Giuseppe Siniscalchi: Uxmal Yucatán in Fronteversismo 2015, verso, news in www.giusart.com twitter@giusartemilano - Opera alla Camera dei Deputati di Città del Messico in esposizione permanente quale dipinto rappresentativo dello Stato dello Yucatán (Messico) ARTECULTURA 7 Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano Tanti per Tutti. Viaggio nel Volontariato italiano Documentare il mondo del volontariato in Italia attraverso la fotografia narrando la vita delle associazioni, mostrando iniziative, i luoghi di incontro e le attività promosse dai milioni di volontari attivi nel nostro Paese. E’ con questo obiettivo che FIAF, la Federazione italiana Associazioni Fotografiche e CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore, hanno avviato una partnership con CSVnet, il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato nell’ambito del progetto “Tanti per Tutti. Viaggio nel Volontariato italiano”. Rispetto al progetto Tanti per Tutti, i Centri di Servizio per il Volontariato sono un punto di riferimento per i fotografi: grazie alla loro presenza su tutto il territorio nazionale, hanno aiutato e sopportato i fotografi coinvolti nel progetto, facilitandoli nell’individuare le associazioni disponibili a far entrare la macchina fotografica nelle loro attività. Inoltre, tutto il sistema dei CSV sarà coinvolto per promuovere eventi e mostre legate al progetto di portata nazionale e locale, laboratori, dibattiti e altre iniziative che arricchiranno la ricerca fotografica di FIAF. Info: 02-84560801 Expoincittà, per l’84% degli organizzatori coinvolti va resa permanente. In sei mesi, otto milioni di ingressi gratuiti agli eventi in città 40 mila visitatori al giorno coinvolti in iniziative e presentazioni. Expoincittà, l’iniziativa di Comune di Milano e Camera di Commercio, va resa permanente per l’84% degli operatori coinvolti. Lo chiedono le imprese che hanno organizzato circa 50 mila eventi per 11 milioni di persone nei sei mesi di Expo. Il 77% delle iniziative era gratuita, quindi la città ha offerto un intrattenimento senza costi a 35 mila appuntamenti e per 8 milioni di persone da maggio a ottobre, in media 40 mila persone al giorno tra milanesi e turisti. E’ quanto emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano attraverso Eulab Consulting, su 202 organizzatori di eventi Info: 02/8515.5224 - WWW.MI.CAMCOM.IT IL MUNACS APRE LE PORTE A NUOVE COLLEZIONI Da sabato 6 febbraio il Museo Nazionale del Collezionismo Storico presenta 2 nuove collezioni e molto altro ancora. Durante il mese di gennaio il MUNACS, il Museo Nazionale del Collezionismo Storico, inaugurato lo scorso ottobre presso la Chiesa sconsacrata di San Sebastiano in via Ricasoli, ha preso nuova vita ed ha assunto nuove sembianze. Il progetto del Museo, diretto dal collezionista Alain Borghini, è sempre stato quello di alternare ogni 6 mesi nuove collezioni ed è quello che è stato fatto proprio durante la pausa di gennaio, infatti, sabato 6 febbraio la presentazione di ben 22 nuove collezioni, appartenenti ai Collezionisti Storici Aretini e non solo. Info: tel. 339/7542697 - www.munacs.it CAPO MALFATANO, VITTORIA DI ITALIA NOSTRA ANCHE IN CASSAZIONE. Marco Parini, Presidente di Italia Nostra, esprime grande soddisfazione per la vittoria dell’Associazione per la sentenza della Cassazione che riconosce le ragioni di Italia Nostra di salvare dal cemento le coste sarde di Capo Malfatano. Info: cell. 335.1282864. [email protected] 8 ARTECULTURA A IMOLA NASCE DOC, CENTRO DI DOCUMENTAZIONE DELLE ARTI IN ROMAGNA DAL 1900 AD OGGI Il “Centro di Documentazione delle arti in Romagna dal 1900 ad oggi” è il primo esperimento in Italia nel suo genere e raccoglie centinaia di artisti e di opere, biografie, pubblicazioni, acquisizioni, mostre, recensioni nella regione. Voluto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, www. arteromagna.it è pensato come un museo online, dove si confrontano le diverse espressioni artistiche maturate in Romagna negli ultimi cento anni. 100 artisti, 200 opere, biografie, pubblicazioni, schede informative, news, mostre e recensioni: è il DOC- Centro di documentazione arti moderne e contemporanee in Romagna, un primato nazionale, nato a Imola, che partendo da questi numeri si pone di diventare, nel tempo, una raccolta completa di informazioni sulle diverse correnti e attività artistiche susseguitesi in Romagna dagli inizi del secolo scorso ad oggi. Il progetto è stato fortemente voluto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola dopo il successo della mostra “arte dal vero”. Aspetti della figurazione in Romagna dal 1900 ad oggi”, ha colto la necessità di dover creare un punto di riferimento per le arti moderne e contemporanee del territorio. Info: tel. 0542.26606 “Mai stata così Reale!” La Villa reale di Monza diventa ancora più reale! Dal 5 febbraio 2016 la visita degli Appartamenti Privati al Secondo Piano Nobile sarà infatti arricchita con la cosiddetta “realtà aumentata”. Senza alcun pagamento aggiuntivo rispetto al biglietto d’ingresso, tutti i visitatori potranno provare l’esperienza ARtGlass, grazie a occhiali speciali che, con una tecnologia dedicata, permettono di “fondere” la visione reale e virtuale di un ambiente o di un’opera d’arte. Grazie a una tecnologia dedicata, questi occhiali futuribili consentono al visitatore di muoversi liberamente negli ambienti della Villa Reale e di vivere un’esperienza immersiva arricchita di informazioni aggiuntive relative agli spazi, agli arredi e alle vicende storiche che li hanno caratterizzati, non rilevabili attraverso l’osservazione diretta. Sarà possibile passeggiare nella camera da letto dell’imperatrice di Germania, Augusta Vittoria, così come era stata arredata in occasione delle sue visite alla fine del XIX secolo, o scoprire che cosa nascondano le boiseries della sala da bagno o ancora assistere al saluto di Umberto I e la Regina Margherita mentre salgono in carrozza. Info: www.reggiadimonza.it - tel. 199151140 Soluzioni Linea Light Group per gli affreschi del Museo Cavalcaselle di Verona Che l’Italia sia lo scrigno di un ricco e diffuso tesoro artistico e culturale invidiatoci da tutti è cosa nota. Un patrimonio legato non solo a celebrati musei, palazzi, chiese ed edifici delle grandi città d’arte, ma anche a molti siti e insediamenti meno conosciuti al grande pubblico - di altrettanta importanza - ospitanti dei capolavori unici. Rinascita di un museo. Come nel caso del Museo degli Affreschi “Giovanni Battista Cavalcaselle” di Verona, riaperti il 15 novembre dello scorso anno, ampliato e rinnovato da un percorso espositivo fatto di spazi sapientemente recuperati, così da integrare la grande raccolta di opere di epoca medievale e rinascimentali già presenti nel sito sin dalla nascita del museo nel 1973. Intitolato al Cavalcaselle, da alcuni ritenuto il fondatore della moderna storia dell’arte in Italia, ha sede nell’area dell’ex convento di San Francesco al Corso, le cui origini risalgono al XIII secolo, che ospita anche la celebre Tomba di Giulietta, con annessi spazi adibiti a verde e all’esposizione di reperti lapidei. Rapporto luce e arte. Alla rinnovata sede museale, un contributo essenziale è quello fornito da Linea Light Group, grazie ad uno specifico progetto volto a illuminare gli imponenti sottarchi arricchiti da alcuni ritratti di imperatori romani, provenienti dal Palazzo Scaligero di Cansignorio, affrescati da Altichiero a partire dal 1364 e staccati nel 1967. Info: 049.7808091 All’opera minore di Bosch si aggiunge un dipinto appena scoperto. Den Bosch, 1 febbraio 2016 - La ricerca svolta dal Bosch Research and Conservation Project (BRCP) a livello mondiale ha permesso di stabilire che La tentazione di Sant’Antonio proveniente da Kansas City deve essere attribuita a nientemeno che allo stesso Jheronimus Bosch. Per decenni il dipinto, ritenuto opera di un allievo o di un seguace di Bosch, è rimasto nel deposito del Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City (USA). Questa nuova attribuzione significa un importante ampliamento dell’opera minore di Bosch (circa 1450 1516 ‘s-Hertogenbosch (Den Bosch) Info: 0031629141054 Il Toro cozzante del Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide al Museo Egizio di Torino Il Toro cozzante del Museo Archeologico Nazionale di Sibaritide è giunto nei giorni scorsi a Torino per essere esposto al Museo Egizio in occasione della mostra Pompei e l’Egitto, che si terrà dal 1 marzo al 4 novembre 2016. Il reperto in bronzo raffigura un toro in atto di caricare, appunto, “cozzante”, ed è il simbolo della colonia di Thurii, riprodotto come emblema sulle monete della città. Realizzato con tecniche a fusione e databile tra la fine del V e gli inizi del IV secolo a.C., presenta integrazioni di restauro che ne attestano l’utilizzo anche in età romana. La pregevole fattura artistica traspare dalla raffinata cura della resa dei dettagli anatomici, che esprimono la grande capacità del modellato degli artigiani dell’epoca. I restauri effettuati sul manufatto in epoca romana documentano una persistenza nella Sibaritide della koinè cultura greca. Il bronzetto è stato rinvenuto in località Casa Bianca, nel Parco Archeologico di Sibari in Cassano allo Ionio (Cosenza), nel corso della campagna di scavi del 2004, diretta da Emanuele Greco, direttore della Scuola Archeol. ital. di Atene. Info: 0984 795639 NUOVA ROTAZIONE DI OPERE NELLA GALLERIA DEL GIAPPONE - MAO Museo d’Arte Orientale A partire dal 2 febbraio, viene riproposto ai visitatori, dopo qualche anno nei depositi al riparo dalla luce e da altri potenziali fattori di degrado, un grande paravento a sei ante che raffigura un paesaggio invernale presso un corso d’acqua con uccelli fiori e neve. L’opera su uno sfondo di carta dorata, è databile al XVIII secolo firmata Mitsnobu. Info: 011.4436928 ARTECULTURA Mensile d’informazione artistica e culturale - Abbonamenti 2016 normali euro 50,00 sostenitore euro 100 con omaggio di una Grafica a colori, cm. 50x70 di Artisti Contemporanei disponibili: Alfieri, Fomez, Kodra Intestare: c.c.postale n.84356302 ARTECULTURA mensile d’informazione artistica e culturale - Via Ciovasso 19 20121 Milano dal 1967, l’Informazione Artistica su Artecultura è presente in anteprima e per un intero anno su Internet. Il pdf è scaricabile dal sito www.artecultura.org Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista mensile ha dato un nuovo risalto all’arte contemporanea, pubblicando la copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti anagrafici né di tendenze, puntando sulla qualità delle opere. La cronologia delle uscite è la seguente: Ottobre 2014: Antonio Fomez Novembre 2014: Sergio Sarri Dicembre 2014: Fernando De Filippi Gennaio 2015: Umberto Mariani Febbraio 2015: Luca Lischetti Marzo 2015: Mario Benedetto Aprile 2015: Carlo Nangeroni Maggio 2015: Paolo Scirpa Giugno 2015: Paolo Baratella Luglio 2015: Gabriele Amadori Ottobre 2015: Luigi Timoncini Novembre 2015: Ennio Calabria Dicembre 2015: Paolo Scirpa ed altri noti maestri... Disponibilità a: -Incontri di consulenza critica - Visite allo studio - Servizi redazionali su eventi artistici di novità - Quotazioni redatte da esperto perito del Tribunale Abbonamento annuale Euro 50 Intestare:ARTECULTURA di Giuseppe Martucci c.c.postale n.84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano www.artecultura.org In questo numero APRILE 2016 8 CORRISPONDENZA CULTURALE 9 SOMMARIO 10 IL DADO E’ TRATTO ! 10 STATO DI CHU 11 RISORGIMENTO POETICO 12 INTERLUDI 14 LUOGHI D’IMMAGINI 16 TOULOUSE LAUTREC 16 FASHION 21 LIBRI EINAUDI / Al primo sguardo 21 AL PRIMO SGUARDO 25 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA 26 ASPETTI e SCONGIURI 27 TURISMO E POESIA: Diamante 27 ZANZARE e ZIKA 28 L’OPERA PERFETTA DI VERDI? 29 UMANITA’ POETICA 30 LIBRI 33 CONCORSI 34 POESIA PACE Giuseppe Siniscalchi: Uxmal Yucatán in Fronteversismo 2015 Inserto redazionale: -MOSTREA MILANO -POSTACATALOGO ARTECULTURA Le idee che la impegnano - CORRISPONDENZA CULTURALE - COSTUME POETICO - 24 OTTOBRE GIORNATA MONDIALE DISARMO - INFORMAZIONE ARTISTICO CULTURALE - POESIA DELLA NATURA - POESIA PACE - PSICOPOESIA GIUSEPPE SINISCALCHI di Onelio Onofrio Francioso e di Simona Tomaselli. ALDO PARMIGIANI - ILARIA FLORES - ROSANNA SCORRANO di Aoristias; MARIO D’ESTE ANTONIO CELLINESE - MICHELE GIANNATTASIO - SILVANA TESTA - LUISA VISCONTI - CARLO CIMMINELLI - REMO LANA - GREGORIO MANCINO di Marpanoza ALESSANDRA FAZIO di Giancarlo Bonomo INSERZIONI: - GALLERIA PONTE ROSSO - ARTECULTURA Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali Anno XLIX N. 4 Aprile 2016 Registrazione Tribunale di Milano n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della Stampa n. 5359 - Direttore responsabile: Giuseppe Martucci - ARTECULTURA Edizioni - Codice Fiscale MRT GPP 26M24 G616U -Partita IVA: 03093710154 - Direzione: via Ciovasso 19 - 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 Fax 02/860.833 - 02/896.573.02 www.artecultura.org e-mail:[email protected] Diffusione gratuita (10 numeri annui) senza impegno fisso di recapito mensile. I lettori che desiderano ricevere ARTECULTURA in modo continuativo al proprio domicilio sono invitati ad abbonarsi. Intestare: ARTECULTURA di Giuseppe Martucci C.C. Postale n. 84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano Non si restituisce la quota di abbonamento se esigenze di forza maggiore costringessero la sospensione o la cessazione della pubblicazione. Abbonamento annuo Euro 50,00 Non disdetto tramite raccomandata un mese prima della scadenza si ritiene tacitamente rinnovato con invio della nuova quota. Non valide le disdette effettuate per telefono. ARTECULTURA non riceve pubbliche sovvenzioni Finito di stampare il 18-03-2016 Fotolito e stampa Press Point Via L. Cagnola, 35 Abbiategrasso ARTECULTURA, liberamente consultabile e scaricabile al sito www.artecultura.org. Sito che si suggerisce di visitare ad artisti, biblioteche, circoli culturali, gallerie, musei ed a tutti gli operatori artistici. ARTECULTURA edita dall’ottobre 1967. un libero accesso www.artecultura.org PER IL MONDO! Sostienila con l’abbonamento... [email protected] da BRERA... ARTECULTURA ARTECULTURA 9 MERAVIGLIE DELLO STATO DI CHU Gioco dell’oca in piazza dei Martiri a Carpi Dalle prime storiche edizioni alle versioni digitali per tablet, dall’ormai mitico Monopoli al recentissimo Star Wars: X-Wing: l’evoluzione del gioco da tavolo in mostra a Carpi, città laboratorio nel campo delle politiche per l’infanzia. Dal 13 febbraio al 10 aprile 2016 la città di Carpi (Modena) diventa capitale italiana del gioco da tavolo con Il dado è tratto!, mostra che racconta nella Sala dei Cervi di Palazzo dei Pio la storia e l’evoluzione dei giochi di società. Decine gli esemplari esposti, passando da edizioni anche rare di grandi classici – dall’intramontabile Monopoli a Risiko – fino alle più recenti innovazioni del settore, con un focus dedicato ai titoli che hanno vinto lo Spiel des Jahres, l’Oscar IL DADO E’ TRATTO! del gioco da tavolo assegnato dal 1979 ogni anno in Germania, il riconoscimento più ambito su scala internazionale. La mostra, a cura dell’Associazione PlayRes in collaborazione con lo staff del Castello dei Ragazzi, è il primo passo del progetto InCarpi, ideato dal Comune di Carpi con lo scopo di costruire una rete di iniziative di promozione e valorizzazione culturale del territorio. L’evento conferma il ruolo di Carpi come città laboratorio nel campo delle politiche dell’infanzia, e ruota infatti proprio attorno a quel Castello dei Ragazzi che costituisce, nella suggestiva cornice di Palazzo dei Pio, uno tra i più innovativi centri culturali italiani destinati a bambini e ragazzi dagli 0 ai 16 anni; e che nasce dall’esperienza di una tra le primissime ludoteche mai aperte – erano i primi Anni Ottanta – nel nostro Paese. Sono cinque le sezioni che compongono l’esposizione. La prima riassume la timeline del gioco da tavolo, raccontandone l’evoluzione dal punto di vista ludico ma anche imprenditoriale: ampio risalto viene dato infatti all’epopea delle aziende che, nel corso degli anni, hanno dominato il mercato italiano ed estero, facendo dell’industria del giocattolo un fattore economico assolutamente rilevante. Info 059/649961-983 10 ARTECULTURA Museo Nazionale Atestino di Este (PD), Museo Archeologico Nazionale di Adria (RO) Dal 12 marzo al 25 settembre 2016 Per la prima volta in Europa le testimonianze e la storia dell’antica civiltà dello Stato di Chu. Due storie parallele nel tempo ma che si avverano a più di 8 mila chilometri di distanza: nelle antiche terre dei Veneti, tra Po e Adige, e lungo le sponde del Fiume Azzurro, in quella che poi sarà la Cina.In questi fertili territori, nel millennio che precede l’era cristiana, si affacciano alla storia due grandi civiltà, capaci di proporre manufatti di straordinaria raffinatezza e di accogliere il meglio della cultura locale e dei popoli contemporanei. Civiltà che diventeranno parte integrante e costituente di realtà molto più potenti: l’Impero Romano nel caso dei Veneti, il regno di Qin per il futuro Celeste Impero.Un accordo tra Italia e Cina, e più precisamente tra Veneto e la Provincia cinese del Hubei, consente per la prima volta in Europa di scoprire le testimonianze, davvero magnifiche, della civiltà dell’antico Regno. Come, successivamente, una Mostra allestita al Museo Provinciale del Hubei, consentirà ai cinesi di avvicinarsi alla grande storia che precedette di secoli la nascita di Venezia. A rendere del tutto eccezionale questo progetto (promosso, per parte italiana, dai Comuni di Este e di Adria, dalla Soprintendenza Archeologia del Veneto, dal Polo Museale del Veneto, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dalla Regione del Veneto) è l’esposizione dei “reperti ospiti” dal Museo Provinciale del Hubei accanto alle coeve testimonianze territoriali esposte nei Musei Nazionali Archeologici di Este e di Adria, sedi delle mostre.Nato come piccolo regno militare, Chu si espanse al punto da diventare, sul finire del Periodo delle Primavere e degli Autunni (770 - 454 a.C.), una vera e propria potenza e visse il suo momento di massimo splendore nel successivo Periodo degli Stati Combattenti (453 - 221 a.C.). L'impressionante qualità e stato di conservazione di reperti archeologici rinvenuti nella provincia di Hubei, cuore dello stato di Chu, in uno straordinario contesto archeologico di recente scoperta, testimonia come la supremazia del regno fosse culturale, prima ancora che militare. Armi e giade che rappresentano i due punti estremi dello Stato di Chu: la supremazia terrena attraverso la guerra e il consenso celeste attraverso l'offerta del bene più prezioso. Bronzi rituali ding e dui, indicatori della ricchezza e del prestigio della classe nobile. La loro forma, le fantasiose cesellature e le iscrizioni votive sottolineano la grande abilità degli artigiani di Chu, in continuità con la gloriosa tradizione dei bronzi Cinesi fin dalla più profonda antichità. Lacche straordinarie sono tra gli oggetti più sorprendenti, solo se si pensa che esse sono di legno e che grazie alla laccatura ci sono giunte pressoché intatte dopo oltre due millenni e mezzo. Persino strumenti musicali, parte di vere e proprie orchestre, sono segno di una padronanza dell’arte musicale senza eguali al mondo nel V secolo a.C. Le campane di bronzo niuzhong e yongzhong costituiscono senza dubbio i reperti più identificati con la cultura dell'epoca. La loro forma del tutto originale e la speciale lavorazione oltre a farne oggetti d'arte in sé sono espressione di eccezionali sperimentate conoscenze nel campo della musica. Info 049/8243811 Armature e copricapi da parata, risalenti al periodo 475-221 a.C. e provenienti dal Museo del Hubei Dou in legno laccato, risalente al periodo 475-221 a.C. dal Museo provinciale del Hubei in Wuhan. - RISORGIMENTO POETICO La sicurezza dell’uomo nello stimolo poetico della natura E’ questo un problema di non pochi interrogativi che a voler riflettere su tutti diventa impossibile per evidenti ragioni. Tuttavia per rendere sensibile l’argomento diremo, che ci domandiamo su alcuni casi che rispecchiano anche il contesto di altri. Il modo più diretto che specifica e rende facilmente comprensibile su dove origini la sicurezza dell’uomo e come e quando questo suo desiderio si afferma sulla fondatezza della Poesia della natura. Così ognuno di noi comprende la sua sicurezza man mano che comincia a crescere e capire, lavorare e formarsi per il proprio destino della vita. Questo, solo quando si muove e si vive vicino al fiato della propria madre. Ma, purtroppo, non è sempre possibile vivere continuamente a contatto di gomito con la propria madre ed i perché sono facilmente intuibili per ognuno di noi. Nel contempo, però, come tutti sappiamo per esperienza diretta, la fiducia nella sicurezza poi si allarga a tutti i membri della famiglia per raggiungere lo spazio della società sfumando però sempre più la sua presa d’affetto, nel confronto dello stimolo di sicurezza che lo sensibilizzava alla propria madre. Il padre, il fratello, la sorella ed anche certi vicini di casa, pur se più lentamente, sono presenze affettive di convivenza per legami d’ambiente, quindi di convivenza di natura, molto prima che lo diventino per paraventi eticomorali. Infatti la famiglia è quel luogo dove iniziano i nostri rapporti che man mano si aprono a tutto il mondo esterno, al costume nel quale da grandi si vive e si opera nel quotidiano. Per cui la famiglia diventa la prima scuola di autosicurezza nello scambio di spon- tanee vedute con gli altri membri che traggono principio di libertà formativa tenendo sempre presente in mente il legame con la propria madre, la verità per la quale Artecultura ha definito, appunto, la donna Madre del disarmo. L’uomo nel suo insieme non è violento, ma lo diventa man mano che il suo senso critico distorto nei rapporti con la vita lo coinvolge. Una devianza che spesso inizia dall’interno della stessa famiglia quando vengono a mancare gli stimoli della spontaneità che in qualsiasi circostanza li univa alla madre. E questo accade specie tra i figli quando iniziano a pensare alle carriere che intendono prendere a cospetto della vita, non per soddisfare la dignità dell’uomo, ma le sue voglie economiche: scelgo di fare il medico e non l’insegnante, l’ingegnere e non il muratore, il contadino e non l’industriale, non per accrescere l’evoluzione dell’uomo, ma gli interessi speculativi degli abusati linguaggi che oscurano la mente a non farla operare in armonia di natura e prestarsi, invece, a spezzacollo verso la prevaricazione che affossa la facoltosa legittimità del talento dell’iniziativa innata. Quando il soggetto si lascia corrompere dal falso desiderio del vantaggioso guadagno ignora che nella pratica del lavoro l’importante nella personale prestazione è di convergere verso l’evoluzione del valore conoscitivo che asseconda in piena libertà di scelta disciplinare tutte le iniziative che si vogliono purché pienamente convergenti con la dignità della persona. E questo, purtroppo, non è ancora possibile quando l’arbitrio, per varie sottintese ragioni, incontra spazio nella stessa famiglia, allorché i figli grandicelli, ed a proprio modo avvicinati dal vizio, si allontanano dal respiro affettivo della propria madre. Di conseguenza poi finiranno in una scuola che tuttora non è evoluzione di cultura conoscitiva a spessore umano che con stimolo di natura aiuti gli studenti a ragionare e formarsi alla vita con la propria testa, ma induce a pensare con la storia passata che pretende di continuare ad imperare ancora sul presente parlando di libertà non per alimentarla davvero e ga- rantirla, ma per affossarla nella fattispecie di costumi oppressivi. Così, non vuol rendere consapevole specie i giovani: Che Guevara, Mazzini, Papa Giovanni XXIII, Napoleone, Giulio Cesare e tutto il resto, pur nelle chiare quanto indiscutibili differenze di fede e ideali, cause per le quali si sono battuti e spesso pagato con la vita, tuttavia nella realtà della storia il potere liberticida resiste con il proprio trasformismo anche se sotto vario modo e solennità di proclami. Di fatto l’uomo è tuttora schiavo delle guerre e della disoccupazione, della discriminazione, dell’odio e della corruzione che tuttora divampa in tutto il mondo, di convivenza disperata, nel quale, purtroppo, si pensa tuttora a dividerlo e non ad unirlo. Anche Albert Einstein pensiamo che avesse le sue buone ragioni quanto sosteneva che nella natura vi è già tutto, bisogna solo imparare a conoscerlo e non a dividerlo. Una significativa verità per cui se il mondo è uno, come il nostro pianeta, che senso ha parlare di vittorie e di sconfitte. Di America, Cina, Europa, Russia o di Africa, parlare di ebreo, di cristiano, di indiano, di mussulmano, di italiano, di svedese, di argentino, di australiano, di russo o di spagnolo, considerato che la sostanza di questi linguaggi è di tenere diviso il mondo. Alla mercé di egoismi economici e discriminanti di stati, affinché i popoli, i bambini debbano tuttora morire annegati nei mari del pianeta come se non fosse possibile trovare delle intese di convivenza diversa dall’attuale. Serve pertanto una solidarietà di cuore, spirituale, di pane e di vita, dove gli esseri umani nascano, studino, lavorino per il valore universale dell’esistenza e non per perire di stragi sotto i bombardamenti o fucilati. Per noi, persone di libero pensiero, è ora di rivedere a dove conducono i nostri linguaggi, se all’uso delle bombe ovvero a vivere le nostre libere emozioni conoscendo il mondo come luogo di unità consapevole poiché tutti siamo nati con facoltà di volontà e desiderio che sono la stessa cosa quando però, si ama vivere nel rispetto della Poesia della natura, senza alcun impedimento di potere. (Artecultura) ARTECULTURA 11 INTERLUDI D'ARTE Roma, Stadio Flaminio 1959 Rodcenko, Lily Brik, 1924 ARCHITETTURE PER LO SPORT GIULIO TURCATO DALLA FORMA POETICA ALLA PITTURA DI SUPERFICIE Roma, MAXXI Museo delle Arti del 21 secolo: 4 febbraio - 2 ottobre 2016 In mostra l’ampio patrimonio di disegni, fotografie, documenti e modelli di oltre 60 progetti di impianti sportivi provenienti in gran parte dall’Archivio di Nervi nelle collezioni del MAXXI Architettura. Un’occasione unica per seguire lo sviluppo del metodo progettuale e costruttivo dell’ingegnere, dalle prime opere, come lo Stadio Berta di Firenze, agli edifizi per le Olimpiadi di Roma del 1960, sino alle ultime grandi realizzazioni internazionali, come il progetto per il Kuwait Sports Centre. Elaborazioni grafiche tridimensionali e modelli costruttivi, realizzati dal LaMo e dal LaMoViDA dell’università di Bologna, arricchiscono una sezione dedicata ai progetti per gli stadi in Italia e all’estero.In mostra anche uno speciale modello in plexiglass del Palazzetto dello Sport realizzato da due studenti dell’ISIA Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (Roma), Aureliano Capri e Elettra Renzi, per rendere evidente il sistema di scarico a terra delle forze pensato da Nervi per l’edificio. Questo modello costruisce l’elemento centrale di una serie di visite guidate dedicate all’opera di Nervi che comprendono anche un percorso “tattile” pensato per persone cieche e ipovedenti. Realizzato in collaborazione con il Centro Regionale Sant’Alessio, il percorso prevede una passeggiata intorno al Palazzetto dello Sport per conoscere la struttura realizzata, e una visita in mostra coadiuvata dal modello e da tavole tattili. Il filo conduttore di tutta l’opera di Nervi è la staticità: Egli affermava: “Come sempre in tutta la mia opera progettistica ho constatato che i suggerimenti statici interpretati e definiti con paziente opera di ricerca e di proporzionamento sono le più efficaci fonti di ispirazione architettonica. Per me questa regola è assoluta e senza eccezioni”. La prima produzione di Nervi si scontrava comunque con una non perfetta gestione degli spazi, ma questo era dovuto in larga misura alla scarsa intesa con i collaboratori. A tal proposito esempi significativi sono il grattacielo Pirelli (19551959), Info: 0639967350 12 ARTECULTURA Giulio Turcato, Comizio, 1950 Aleksandr Rodcenko LAC Lugano Arte e Cultura 27 febbraio - 8 maggio 2016 Attraverso oltre trecento opere tra fotografie, fotomontaggi, collage, stampe offset e costruzioni spaziali, il Museo d’arte della Svizzera italiana documenta con la mostra Aleksandr Rodcenko, in programma dal 28 febbraio all’8 maggio 2016 nella sede del LAC a Lugano, la carriera di uno dei più noti esponenti dell’avanguardia russa e degli artisti più influenti del ventesimo secolo. Le opere in mostra sono state selezionate da Olga Sviblova, fra le massime esperte di fotografia e d’arte delle avanguardie sovietiche, direttrice del Multimedia Art Museum di Mosca (già Moscow House of Photography) e curatrice del Padiglione Russo alla Biennale di Venezia del 2009. L’avanguardia russa ha rappresentato un fenomeno unico nel Novecento. La sorprendente energia creativa espressa dai suoi esponenti alimenta ancora oggi i movimenti artistici contemporanei, trovando riflesso anche nelle più recenti forme di grafica e design. Aleksandr Rodcenko (1891-1956) è stato uno dei principali generatori di idee di quella stagione straordinaria e ne ha incarnato lo spirito. Pittura, design, teatro, cinema, tipografia, fotografia, sono i campi a cui l’artista applicò il proprio talento, trasformandoli radicalmente e aprendoli a nuovi percorsi di sviluppo. I primi anni Venti, in particolare, rappresentarono “un’età intermedia” in cui, anche se per breve tempo, sperimentazione artistica e sociale coincisero. Il carattere interdisciplinare dell’opera di Rodcenko è documentato in mostra dalle collaborazioni con altri artisti, letterati, intellettuali - come l’amico poeta Vladimir Majakovskij, i registi Sergej Ejzenstein, Dziga Vertov, gli scrittori Osip Brik e Sergej Tret’jakov - ma anche dalle illustrazioni per libri, riviste, manifesti pubblicitari e di propaganda. Info:+41 (0)588664230 La Spezia, CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea 5 febbraio - 9 ottobre 2016 A vent’anni dalla scomparsa di Giulio Turcato (1912-1995), una delle voci più originali della produzione artistica del XX secolo, il CAMeC della Spezia attinge al suo formidabile corpus, ne ripercorre il sorprendente iter e gli rende omaggio con un progetto espositivo di oltre 80 opere. Siamo nel cuore del Golfo dei Poeti, a La Spezia, Città dei Musei (ne ospita ben 7), al CAMeC il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della città. La mostra prende il via dalle opere degli esordi di Giulio Turcato: siamo nell’immediato secondo dopoguerra (Natura morta con pesci del 1945 e La presa delle terre del 1948). E’ proprio in quegli anni che Turcato, senza essere cubista a tutti gli effetti, assorbe dalla lezione cubista “educazione, disciplina e coscienza formale”, ma “senza cedere ad astrazioni” che facciano dimenticare la “realtà” e “l’uomo” (cit. dal manifesto dei post-cubisti, a cui aderisce), cercando un possibile (o impossibile?) compromesso tra libertà formali e contenuti di impegno sociale. Proseguendo nel percorso espositivo, ecco le espressioni della sua adesione all’astrattismo nel momento di più accesa e dura querelle fra realisti e astratti: si tratta di opere significative degli anni Cinquanta e Sessanta (Giardino di Miciurin, 1953; Mosche cinesi, 1956, La pelle, 1963). Più avanti ancora, arriviamo alla sua particolare interpretazione dell’Informale e alla sua indagine intorno al colore e al colore-luce dei Cangianti (anni Ottanta e primi Novanta). “Si può dire che nell’uomo vi sono ragioni quasi biologiche che l’hanno sempre spinto verso l’arte. Penso che questa avventura è quella che lo contraddistingue immediatamente dagli altri esseri...” (cit. 1957). Spiega la Mostra “Dalla forma poetica alla pittura di superficie”. Marzia Ratti, curatrice con Eleonora Acerbi dell’esposizione, bene ne traccia a riguardo il percorso. Info: + 39 0187734593 INTERLUDI INTERLUDI D'ARTE D'ARTE Decorazione con Amorino, XVIII secolo Umberto Boccioni, Il Mattino La battaglia di Roncisvalle ORLANDO FURIOSO 500 ANNI SPIRITELLI, AMORINI, GENIETTI E CHERUBINI Allegorie e decorazioni di putti dal Barocco al Neoclassico Torino, Museo Arti Decorative 19 febbraio - giugno 2016 UMBERTO BOCCIONI GENIO E MEMORIA La fondazione Accorsi - Ometto dedica alla fortuna del tema iconografico in putti una mostra che, affidata alla cura di Vittorio Natale viene allestita nelle sale espositive del museo dal 19 febbraio al 5 giugno 2016: l’argomento - pur avendo attirato in passato l’attenzione di eminenti studiosi - non è mai stato oggetto di una iniziativa espositiva monografica in Europa. Sotto le variate spoglie di spiritelli, amorini, genietti o di cherubini - come recita il titolo della mostra - i putti, ispirati all’arte antica romana, hanno trovato ampia diffusione soprattutto a partire dal Rinascimento, dilagando durante il Sei e il Settecento con funzioni decorative, ma anche allegoriche, e caratterizzando in vario modo sia l’arte profana che quella sacra. La mostra raccoglie sessantotto selezionatissimi oggetti provenienti da collezioni pubbliche italiane e private italiane e straniere ed è articolata in sei sezioni tematiche che sviluppano il tema dal punto di vista privilegiato delle committenze sabaude e piemontesi. Nel percorso, che si articola partendo dall’origine e diffusione del tema e passando poi per le sezioni dedicate a Nelle vesti di Amore, Allegorie profane, Angioletti e cherubini, Giochi di putti, Putti e arti decorative, sono esposti dipinti, sculture in terracotta, in marmo, in legno policromo, mobili, stampe, bronzi e argenti. Accanto alle opere anche di Guido Reni, Isidoro Bianchi, Bartolomeo Guidobono, Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, Francesco Cairo,Francesco Ladatte, Pietro Piffetti, Michele Antonio Rapous, Ignazio e Filippo Collino, lo sguardo viene allargato in alcune sezioni al contesto internazionale, con opere di Carle Van Loo, Camillo Rusconi e di Paul Heerman. L’organizzazione della mostra è stata occasione per alcuni significativi recuperi di opere. Info: 011-8170812 Nel centenario della morte di Umberto Boccioni (1882-1916) Milano celebra l’artista con una mostra frutto di un’inedita collaborazione tra il Castello Sforzesco, il Museo del Novecento e Palazzo Reale. In mostra oltre 250 opere tra disegni, dipinti, sculture, incisioni, fotografie d’epoca, libri, riviste e documenti, con un eccezionale corpus di 60 disegni di Boccioni del Castello Sforzesco insieme a scritti e documenti inediti e recentemente riscoperti. I genitori di Umberto, Raffaele Boccioni e Cecilia Forlani, sono originari di Morciano di Romagna (allora in provincia di Forlì, oggi in provincia di Rimini). Ma il padre, che lavora come usciere di prefettura, è costretto a spostarsi lungo il territorio nazionale in base alle esigenze di servizio. Umberto nasce il 19 ottobre 1882 a Reggio Calabria; successivamente la famiglia si trasferisce a Forlì, dove Umberto trascorre l’infanzia. Nell’estate del 1885 la famiglia, lasciata Forlì, è già a Genova; cinque anni dopo è a Padova. Nel 1897 giunge l’ordine di un nuovo trasferimento a Catania. Questa volta la famiglia si separa: Umberto e il padre vanno in Sicilia; la madre con la sorella maggiore Amelia, nata a Roma, restano a Padova. A Catania Umberto frequenta l’istituto tecnico fino ad ottenere il diploma. Collabora con alcuni giornali locali e scrive il suo primo romanzo: Pene dell’anima, che reca la data 6 luglio 1900. Nel 1901 Umberto si trasferisce a Roma, dove il padre è stato di nuovo trasferito. Frequenta spesso la casa della zia Colomba. In poco tempo s’innamora di una delle sue figlie, Sandrina. Umberto ha circa vent’anni e frequenta lo studio di un cartellonista, dove apprende i primi rudimenti della pittura. Conosce Gino Severini, col quale frequenta, a Porta Pinciana, lo studio del pittore divisionista Giacomo Balla.All’inizio del 1903 Umberto e Severini frequentano la scuola libera del nudo dove incontrano Mario Sironi. Info:02-88445181 Milano, Palazzo Reale 23 marzo - 10 luglio 2016 Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi Ferrara, Palazzo dei Diamanti 24 settembre 2016- 8 gennaio 2017 Dal 24 settembre 2016, Palazzo dei Diamanti dedicherà una grande esposizione al capolavoro della letteratura italiana del Cinquecento: l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Concepito nella Ferrara estense e stampato in città nel 1516, il poema è uno dei capolavori assoluti della letteratura occidentale che da subito parlò al cuore dei lettori italiani ed europei. A celebrarlo nel quinto centenario della sua prima edizione non sarà una mostra documentaria o di fortuna pittorica, bensì una vera e propria mostra d’arte che condurrà il visitatore in un affascinante viaggio tra le pagine del poema, tra battaglie e tornei, cavalieri e amori, desideri e incantesimi. Curata da Guido Beltramini e Adolfo Tura, e organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte, la mostra presenterà una selezione di capolavori dei più grandi artisti del periodo, da Giovanni Bellini a Andrea Mantegna, da Giorgione a Dosso Dossi, da Raffaello a Leonardo, da Michelangelo a Tiziano. Accanto a questi, sculture antiche e rinascimentali, incisioni, arazzi, armi, libri e manufatti di straordinaria bellezza e preziosità, faranno rivivere il fantastico mondo cavalleresco del Furioso e dei suoi paladini, offrendo al contempo un suggestivo spaccato della Ferrara in cui fu concepito il libro e raccontando sogni, desideri e fantasie di quella società delle corti italiane del Rinascimento di cui Ariosto fu cantore sensibilissimo. L’Orlando furioso è un poema cavalleresco di Ludovico Ariosto pubblicato nella sua edizione definitiva nel 1532. Il poema, composto da 46 canti in ottave (38.736 versi in totale), ruota attorno al personaggio di Orlando, a cui è dedicato il titolo, e a numerosi altri personaggi. L’opera, riprendendo la tradizione del ciclo carolingio e in parte del ciclo bretone, si pone a continuazione dell’incompiuto Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo: in seguito, tuttavia, Ariosto considererà l’Orlando innamorato solo come una fonte a cui attingere. Info: tel. 0532-244949 ARTECULTURA 13 Luoghi d’immagini Echi di gallerie a cura di Aoristias LUOGHI D’IMMAGINI,apre ad una nuova possibilità di collaborazione con le Gallerie particolarmente di Milano. Pertanto quelle che ci anticiperanno a tempo di stampa i loro comunicati sulle mostre, a discrezione redazionale saranno corrisposti di menzione critica, ed al caso, anche con riproduzione di foto. Si ringrazia per l’attenzione. [email protected] MUYBRIDGE 19 maggio - 31 luglio 2016 Finalmente una grande mostra italiana su Eadweard Muybridge (1830 – 1904), il fotografo che “inventò” il movimento, influenzando con le sue immagini Degas e gli artisti del suo tempo e anticipando la nascita del cinema. A proporla a Milano dal 19 maggio al 31 luglio è la Galleria Gruppo Credito Valtellinese, con la curatela di Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio. Con Muybridge l’arte moderna anticipa i suoi metodi oggettivi e sperimentali che avranno larga eco nell’arte del XX secolo. Info 02 48008015 MCALPINE Sino al 28 aprile 2016 La bella mostra personale Elizabeth McAlpine cinematic sediments in programma alla Artopia di Milano presenta per la prima volta una selezione di lavori dell’artista tra quelli che meglio attestano il suo interesse per una sorta di “geologia filmica”. La selezione include sei type print del ciclo The Ends, iniziato nel 2013: una serie di singole immagini basate su quei fotogrammi residuali che costituiscono la 14 ARTECULTURA fine fisica, piuttosto che narrativa, del tempo filmico. Ricavati da pellicole 35mm, questi lembi terminali hanno registrato l’accidentale e continuo trattamento dell’uomo e del tempo (graffi, polvere, sovraesposizioni, etc). Una mostra che indaga il concentrato del linguaggio filmico, la sua “grammatica” in rapporto diretto con il tempo e le sue contraddizioni. Info 02 5460582 WAR IS OVER 10 febbraio - 10 aprile 2016 War is over!, a cura di Gabriele D’Autilia ed Enrico Menduni, propone un confronto tra due diversi sguardi che raccontano la Liberazione in Italia: quello delle fotografie a colori dei Signal Corps dell’esercito americano e quello delle immagini in bianco e nero dei fotografi dell’Istituto Luce, molte delle quali inedite o precedentemente censurate. La mostra è promossa e organizzata da Istituto Luce-Cinecittà e da Forma Meravigli di Milano, un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano e Contrasto, con il patrocinio dell’Università degli Studi Roma Tre e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Info 0258118067 IN ALIAM FIGURAM MUTARE 20 maggio - 28 agosto 2016. La notevole mostra allestita al Castello Sforzesco di Milano presenta il profondo rapporto che tramite il mezzo fotografico Mario Cresci ha intessuto nei confronti della celebre Pietà Rondanini di Michelangiolo. E da questo punto di vista si avverte come il raffinato e profondo riporto in chiaroscuro tipico del linguaggio fotografico sia in grado di interpretare il mistero emotivo, ancor prima che plastico e volumetrico, che la straordinaria scultura michelangiolesca continua ad irradiare, stimolo di sempre nuove riflessioni. HERB RITTS 20 febbraio - 5 giugno 2016 Dal 20 febbraio al 5 giugno 2016, la Casa Milanese della Fotografia si apre per celebrare l’arte e lo stile di Herb Ritts (19522002), fotografo statunitense tra i più rinomati e apprezzati, le cui opere hanno contribuito a costruire il patrimonio dell’immaginario collettivo mondiale degli ultimi decenni. L’importante rassegna milanese, dal titolo In equilibrio, è curata da Alessandra Mauro. Una ricerca fotografica, quella di Ritts, di esemplare efficacia espressiva e di acuta osservazione della realtà sociale e storica contemporanea. Info 0243353535 SOL LEWITT 26 gennaio - 15 aprile 2016 La mostra in programma alla galleria Cardi di Milano documenta l’acuta ed innovativa ricerca teorica ed espressiva di Sol Lewitt, figura di assoluto rilievo nell’ambito dell’arte plastica del XX secolo. La prima parte della produzione artistica del maestro, risalente agli anni Sessanta, è minimalista ed incentrata sulla costante figura geometrica del cubo che l’artista ritiene, essere “mancante di aggressività”, base per ogni funzione più complessa. Per Sol Lewitt il dato plastico è sempre la punta convergente di un’analisi razionale che connette i temi e il luoghi dello spazio con i suoi fondamenti geometrici e matematici. Info 02 0245478189 Sol Lewitt, Proiezione isometrica, disegno PUGLISI 8 marzo - 24 aprile 2016 Nei dipinti di Lorenzo Puglisi in mostra alla galleria Il Milione di Milano si assiste al capovolgimento del consueto rapporto tra luce e buio. Di solito l'oscurità viene intesa come assenza, sottrazione di luce: il buio che pervade le opere del giovane artista biellese invece sembra nascere da un ispessimento della luce. È come se il bagliore si accumulasse, si addensasse sulla superficie pittorica, e questa esagerazione luminosa portasse all’implosione, alla tenebra. Le parti irrorate di luce (un chiarore lunare e conturbante) sembrano a loro volta scavate all’interno dell’oscurità. Un linguaggio artistico in cui la forma cela all’infinito il senso della propria affascinante ed inafferrabile presenza. Info 02 290 63 272 MIGLIORI 5 marzo - 5 giugno 2016 A Modena, in particolare, Migliori ha fotografato i leoni stilofori del transetto della Cattedrale e più recentemente le otto metope, sculture attribuite al cosiddetto “Maestro delle Metope” (prima metà XII secolo) utilizzate originariamente per decorare le terminazioni dei quattro conrafforti della navata. Stampate in bianco e nero, le immagini consentono di analizzare la figura e i dettagli delle singole sculture; sono l'esito di uno sguardo contemporaneo, ma al tempo stesso antico, che restituisce una visione architettonica particolarmente suggestiva. Info 059 2032911 MARIA LUISA RITORNO In questa suggestiva interpretazione della scultrice Maria Luisa Ritorno, ma sarebbe meglio dire esplorazione plastica, il nodo della forma esprime nel concentrato del suo simbolismo il vigore di un’energia interiore intensa e vibrante. Scultura che non rilascia alcuna concessione alla divagazione decorativa ma che si concentra nel fascino profondo della materia che viene limpidamente trascesa dal lucido kunstwollen dell’artista, dalla sua evolutiva e coinvolgente progettualità. Una scultura che, pertanto, rivela la vena profonda della sua ispirazione, lontano da quello che possono essere i richiami delle mode convenzionali, ma solo attenta al proprio immaginifico mondo. info: [email protected] Maria Luisa Ritorno, Germoglio 2013 refrattaria patinata, h.54x17x12 RONCONI Gli Anni della Scala Costituisce un doveroso omaggio e nel contempo stesso un’acuta indagine sul pensiero e l’opera di Luca Ronconi il volume edito recentemente dagli Amici della Scala a cura di Vittoria Crespi Morbio con le testimonianze di Angelo Foletto e Cesare Mazzonis. Un libro nel quale l’accordo tra il linguaggio fotografico e l’avventura teatrale di Ronconi procedono di pari passo, quasi condotta da una comune sinergia spirituale, ancor prima che fisica od estetica. Infatti il ricco apparato iconografico del volume ricostruisce la complessità degli spettacoli di Ronconi: segue i movimenti scenici, visualizza il lavoro dietro le quinte, pone in rilievo la sontuosità dei costumi e la fantasmagoria delle macchine sceniche. Il libro si struttura su due dimensioni. Una prima prospettiva segue il divenire degli allestimenti, che Ronconi concepisce come continua metamorfosi. La seconda prospettiva spezza invece la continuità attraverso le zoomate sui protagonisti: Ronconi ha dato la propria impronta a un’epoca della storia scaligera grazie alla collaborazione con direttori e cantanti: vediamo Mirella Freni, Nicolai Ghiaurov, Josè Carreras, Piero Cappuccilli nell’atemporale Don Carlo con le scene di Damiani; Placido Domingo, Renato Bruson, nel tenebroso Ernani allestito da Ezio Frigerio, Cecilia Gasdia, Lucia Valentini Terrani nella fantasmagoria surreale del Viaggio a Reims architettata da Gae Aulenti. Il teatro di Ronconi rivive così in una sua nuova dimensione comunicativa, in cui il movimento, il gesto, travalicano la stessa parola teatrale per rendere la scena atto veramente compiuto e davvero liberatorio. Aoristias MIA Fair - Milano 28 aprile / 2 maggio MIA Fair, la prima e più importante fiera italiana della fotografia d’arte, ideata e diretta a Milano da Fabio Castelli, sceglie anche per il 2016 come propria location The Mall, centro polifunzionale nel rinnovato quartiere di Porta Nuova – Varesine, punto di riferimento per la città che guarda al futuro. Confermando quella che è stata la novità più evidente dell’edizione 2015, senza dubbio una delle più apprezzate dal pubblico e dagli operatori.Già fissate le date per la sesta edizione della rassegna: opening giovedì 28 aprile 2016, chiusura lunedì 2 maggio. Una scelta, quella di prolungare l’apertura di MIA Fair alla giornata di lunedì, che si basa sul successo di pubblico ottenuto proprio quest’anno, quando per la prima volta MIA Fair è andata oltre la consueta collocazione nel week-end. GALLERIA PONTE ROSSO dal 1973GALLE dal 10 marzo al 9 aprile 2016 Ritorno all’università trent’anni dopo Incontro finalmente due miei professori; ma in marmo I disegni umoristici di NOVELLO Inaugurazione giovedì 10 marzo ore 18 presentazione di GIAN ANTONIO STELLA 20121 - Milano via Brera 2 Corrisp. via Monte di Pietà 1A Tel./Fax 02.86461053 E-mail: [email protected] www.ponterosso.com Orario di apertura: 10-12,30 / 15,30-19 Chiuso domenica e lunedì ARTECULTURA 15 FASHION Moda e stile negli scatti del National Geographic TOULOUSE-LAUTREC La Collezione del Museo delle Belle Arti di Budapest Roma, Museo Ara Pacis Sino all’8 maggio 2015 Con circa 170 opere provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, arriva al Museo dell’Ara Pacis di Roma una grande mostra su Toulouse-Lautrec, il pittore bohémien della Parigi di fine Ottocento, che ripercorre la vita dell’artista dal 1891 al 1900, poco prima della sua morte avvenuta a soli 36 anni. La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è prodotta da Arthemisia Group e organizzata con Zètema Progetto Cultura e consentirà di portare a Roma il fiore della raccolta di opere di Toulouse-Lautrec conservata al Museo di Belle Arti di Budapest (Szépmu vészeti Múzeum), uno dei più importanti in Europa, con capolavori che vanno dal Medioevo al Novecento. In occasione dell’esposizione romana, curata da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor, circa 170 litografie della collezione (tra cui otto affiches di grande formato e due cover degli album della cantante, attrice e scrittrice francese Yvette Guilbert con circa 10 litografie) lasceranno Budapest per essere esposte al Museo dell’Ara Pacis dal 4 dicembre 2015 all’8 maggio 2016. Attraverso questa esposizione sarà 16 ARTECULTURA possibile conoscere a tutto tondo l'opera grafica di Toulouse-Lautrec: manifesti, illustrazioni, copertine di spartiti e locandine, alcune delle quali sono autentiche rarità perché stampate in tirature limitate, firmate e numerate e corredate dalla dedica dell'artista. Curate da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor, le cinque sezioni all’interno del percorso raccolgono i focus d’interesse dell’artista: la vita notturna parigina, con i bordelli e i teatri di Montmartre (L’inglese al Moulin Rouge, 1892); le attrici in voga all’epoca, come la famosa e fascinosa danzatrice di can can la Gouloue (Al Moulin Rouge: La Gouloue e sua sorella, 1892); fino a raccontare il suo grande amore per le corse dei cavalli a Longchamp (Il fantino, 1899) e per le nuove invenzioni (Gita in campagna, 1897). Henri de Toulouse-Lautrec è considerato il più famoso maestro di manifesti e stampe tra il XIX e XX secolo. La peculiarità della sua arte, al contrario dei suoi contemporanei, è l’avere come soggetto la gente, il proletariato e i loro divertimenti, affascinando così la borghesia francese. Sua grande fonte d’ispirazione è il quartiere parigino di Montmartre e la maggior parte delle sue opere sono riconducibili alla vita notturna e ai locali di zona. Info 060608 Palazzo Madama di Torino presenta, dal 4 febbraio al 2 maggio, FASHION, una nuova grande mostra fotografica ideata e prodotta da National Geographic Italia. 62 immagini di grande formato, realizzate da 36 maghi dell’obiettivo tra cui Jodi Cobb, Alexander Graham Bell, Chris Johns, Stephanie Sinclair, Robin Hammond, Ed Kashi, Cary Wolinski, Reza, William Albert Allard, Eliza Scidmore, Steve Raymer, David Alan Harvey, Joseph Rock offrono un’affascinante prospettiva globale sul significato storico e culturale dell’abbigliamento e dell’ornamento e su ciò che ruota intorno al concetto di stile. Un concetto che in principio nacque da un istinto antico, di decorare il corpo, di apparire belli, o diversi, di dichiarare un senso di identità. Qualcuno dice che la moda da sempre esprime al tempo stesso l’effimero e l’eterno, e definisce un’appartenenza sociale, economica, politica, religiosa. In questa prospettiva il percorso in mostra, illustra come le passerelle della moda di Milano e Parigi hanno molto più in comune di quanto si possa pensare con le praterie dell’Oregon, le foreste pluviali di Papua Nuova Guinea, i villaggi africani, i templi giavanesi. FASHION arricchisce con un nuovo capitolo il filone delle mostre fotografiche che ormai da qualche anno Palazzo Madama accoglie nella suggestiva Corte Medievale e costituisce la seconda tappa, dopo Women of Vision del 2014, della partnership tra la Fondazione Torino Musei e National Geographic Italia. Tra i fotografi in mostra: Clifton R. Adams, William Albert Allard, Stephen Alvarez, James L. Amos, Alexander Graham Bell, Horace Brodzky, John Chao, Jodi Cobb, Greg Dale, Mitch Feinberg, Georg Gerster, Robin Hammond, David Alan Harvey, Chris Johns, Beverly Joubert, Ed Kashi, Keenpress, Lehnert & Landrock, Mrs. Mary G. Lucas, Horst Luz, Luis Marden, Pete McBride, Charles O’Rear, Randy Olson, Steve Raymer, Roland W. Reed, Reza, J.Baylor Roberts, Joseph F. Rock, Eliza R. Scidmore, Stephanie Sinclair, Tino Soriano, Maggie Steber, Anthony B. Stewart, Amy Toensing, Maynard Owen Williams. Info 011 4433501 Il Punto Maestri Moderni e Contemporanei ALDO PARMIGIANI e la pittura affettiva 1 Perché solo adesso ? Perché c’è un tempo per tutto. C’è un tempo per vivere e un tempo per ricordare. E questo è il mio tempo. Tempo di memorie. Tempo di riflessione. Con queste significative espressioni introduttive Enrica Parmigiani presenta il suo coinvolgente volume, IO TI DIPINGO COSI’ - Ritratto familiare di Aldo Parmigiani che nel celebrare i cinquant’anni di matrimonio con l’artista nel contempo ne fornisce un ritratto a tutto tondo, collocando la loro vita sullo sfondo della storia sociale del tempo di cui ed in cui i loro affetti si sono reciprocamente arricchiti pur nelle naturali difficoltà della vita di tutti. Aldo Parmigiani è nato nel 1935 a Milano e più precisamente nel quartiere di Affori che, all’epoca, ancora faceva pura campagna prima che l’urbanizzazione dei decenni successivi ne alterasse non di poco la fisionomia e come afferma lucidamente la scrittrice: “...proprio lì Aldo ricorda la sua fanciullezza felice e serena, vissuta per lo più nella spensieratezza di giochi all’aria aperta in compagnia dei ragazzi del rione.” .Dal matrimonio nascono altri due fratelli Roberto, pasticciere, e Franco che diverrà prete con i quali l’artista mantiene profondi i suoi legami. Aldo sin da giovanissimo avverte il richiamo della pittura, del mondo ARTECULTURA 17 5 6 2 3 4 dei colori e delle forme, afferma infatti egli stesso: “..Nella mia vita ho semplicemente seguito il filo delle mie passioni e sempre mi sono diretto dove mi portava il cuore. La passione per la pittura nasce da una cassetta di colori avuta in dono per Natale all’età di 13 anni.” Tuttavia all’età di 14 anni deve affrontare il mondo del lavoro, ma il commovente incontro del giovanissimo Aldo, in pantaloni alla zuava, con Giovanni Maria Mossa, veramente ar- 18 ARTECULTURA tista e uomo d’altri tempi, che ne intuisce la naturale disposizione alla pittura, è un significativo, forse decisivo tassello, per Aldo a perseverare nel confronto con l’arte. Per lui l’altro incontro decisivo, quello con la futura moglie Enrica, avviene, come scrive l’autrice “... in una piccola ditta, pochi dipendenti e tutti giovanissimi, atmosfera di buon cameratismo, amicizia e spensieratezza. E’ l’anno 1950”. E ad un certo momento l’amicizia prende fuoco”. E’ l’inizio di una storia bellissima che viene consacrata il 1 maggio 1961 nella chiesa di Abbiate Guazzone e suggellata dalla nascita di quattro figli Andrea, Marco, Roberta e Paola. Un’attrazione sentimentale e culturale che coinvolge i due artisti e - lo si sperimenterà nel tempo - che unirà alla passione di Aldo per la pittura, quella non meno significativa di Enrica per la poesia di cui è sensibile cultrice anche con testi in vernacolo oltre che in lingua nazionale, che spiritualmente arricchiscono il volume. Quasi che da ogni quadro di Aldo sorga una poesia di Enrica e viceversa. A partire dalla fine degli anni sessanta l’impegno artistico del pittore diventa sempre più stringente, sino a divenire vera e propria professione. Nasce allora, in un certo senso, la suggestiva capacità dell’artista di dar luce e corpo a quell’eterno femminino che da sempre è stato cantato da artisti, poeti, scrittori, ma a cui Aldo Parmigiani conferisce il volto della più oggettiva naturalezza. Il mito dell’archetipo femminile si stempera, si scioglie in quadri domestici, intimi ma ricchi di psicologica seduzione, in paesaggi e prospettive a cui l’improvviso apparire della figura muliebre conferisce silenziosamente il vero tono espressivo dell’opera. Ma ancora una volta sono le poetiche parole della consorte a presentare di questo mondo concreto ed evocativo di Aldo la migliore definizione: “... Così sono le donne di Aldo che si ammirano sulle sue tele. Donne con lo sguardo schivo quasi a custodire e difendere la propria intimità, donne in atteggiamenti dolci e composti che rispecchiano una semplice quotidianità ricca di sentimenti, di sensualità a volte velata di malinconia”. Che dire di più? Il ritratto interiore dell’uomo e dell’artista ne esce limpido e affascinante, come, appunto, la sua pittura. Nel 1973 la prima personale del pittore a Milano alla Galleria Il Capricorno a cui ne seguiranno molte altre in prestigiose sedi, sia in Italia che all’estero, ed alle quali è da aggiungere nel 1983 la prima importante monografia dedicata all’artista e curata dal critico Carlo Munari 7 Marco 8 11 Roberta 9 Andrea 10 senza dimenticare altri importanti studiosi dell’arte contemporanea, come Mario De Micheli, autore di uno dei migliori testi interpretativi sull’arte di Parmigiani, scritto in occasione dell’antologica dell’artista a Palazzo Bandera di Busto Arsizio in un prestigioso catalogo che sarà presentato con larga partecipazione di pubblico e personalità al Museo del Teatro alla Scala di Milano. Da queste considerazioni emerge il profilo dell’acuta sensibilità di Aldo ed Enrica Parmigiani, della solidità del loro legame affettivo. Da questo punto di vista non c’è miglior prova dei bozzetti che lo stesso Aldo tratteggiò in un momento assai delicato allorchè una grave malattia aveva colpito la moglie. In questi disegni la matita dell’artista ritrae con straordinaria efficacia espressiva e d’atmosfera il volto sofferente, pensieroso della moglie, cogliendone al tempo stesso l’energica vitalità che neppure la malattia ha potuto vincere. Scrive a proposito la stessa Enrica “...A me basta il suo sguardo un po’ smarrito, gli occhi umidi, quella sua stretta di mano forte e tenera al tempo stesso, per leggervi tutto quello che avrebbe voluto dirmi.” Ancora una volta le parole commosse della moglie danno il là alla situazione, ed entrano in una suggestiva corrispondenza percettiva e spirituale con quei bellissimi bozzetti che ne sono l’esemplare trascrizione grafica. Ecco quindi la realtà concreta della storia di Aldo ed Enrica Parmigiani, sostenuta anche da una fede religiosa vissuta nel profondo, senza ostentazioni, la loro luminosa vicenda che ne contraddistingue il percorso esistenziale, pur nelle naturali difficoltà che la vita comporta. Su queste premesse il loro rapporto è andato sempre più scoprendo nuovi fermenti di collaborazione e reciproco coinvolgimento nella realtà effettiva di quella famiglia che, malgrado ogni contrasto ed ostacoli, tutto nutre e vivifica, arte compresa. Teodosio Martucci 12 STUDIO DI VIA ANFITEATRO Mi piace il suo studio silenzioso l’immensa luce che vi abita l’acre odore dei colori, i pennelli messi in vaso come fiori, la tavolozza dai toni variegati con i colori stesi ben allineati Sul cavalletto, come fosse in posa, una tela bianca è lì in attesa di prender vita per suscitare quell’emozione che tu sai regalare. Amo questo luogo di magia! Respiro un’atmosfera di poesia come il profumo delle cose buone. Tutto qui ha il volto e il sapore dell’arte che tu vivi con passione dell’amore che metti in ogni gesto del tuo vivere semplice e sereno della tua arte ch’è viva espressione del tuo credo a ideali di bontà agli affetti cari, alla comunione di valori di amicizia di lealtà. Enrica Parmigiani Repertorio forografico 1-Copertina del libro 2- Autoritratto giovanile 3- Aldo Parmigiani e il suo primo maestro G. M. Mossa 4- Ritratto di Pertini donato dal comune di Guazzorra 5-Gli sposi Enrica Cortellezzi e Aldo Parmigiani 6 Il maestro Parmigiani con alcune sue modelle e l’Amico Cesarino 7-Marco 8- Roberta 9-Andrea 10- Paola 11- La moglie Enrica degente 12- Il Maestro Parmigiani nello studio milanese di via Anfiteatro 9 13- La Famiglia Parmigiani in un suo conviviale momento di ricordo. 14-Autoritratto da giovane del maestro Aldo Parmigiani al cavalletto 15- Milano, la prima personale di Aldo Parmigiani alla Galleria Il Capricorno nel 1973 15 Paola ARTECULTURA 19 13 14 20 ARTECULTURA I LIBRI EINAUDI 1933-1983 La mostra allestita presso la Galleria Gruppo Credito Valtellinese, dal 31 marzo al 23 aprile, presenta cinquant’anni di cultura del Novecento attraverso i libri pubblicati da Giulio Einaudi dal 1933 al 1983, dalla fondazione fino al passaggio alla Mondadori. Ad essere documentato è il mezzo secolo in cui lo Struzzo che stringe un chiodo nel becco con, sullo sfondo, un paesaggio con un castello e il motto Spiritus durissima coquit - è stato, per molti, indiscusso simbolo di qualità e di eccellenza culturale. Ma anche riferimento ideologico e soprattutto intellettuale. Grazie al collezionista Claudio Pavese, che in oltre tremila volumi e documenti ha ricostruito la più ampia e completa storia della casa editrice italiana più influente sul piano culturale e una delle principali a scala internazionale, è possibile rivedere in sintesi l’intero catalogo pubblicato. Si parte dalla ricostruzione del clima cultural-editoriale della Torino di Piero Gobetti e di Carlo Frassinelli. Subito dopo libri in prima edizione, riviste, pubblicazioni, tutte le celebri collane (ben 92, dai celebri “Coralli” ai “Gettoni” e a “Centopagine”, dalla precorritrice “Collana viola” a “Tantibambini”, solo per citarne alcune) scorrono sotto i nostri occhi in un intreccio potente di cultura, editoria e grafica, decennio dopo decennio dagli anni Trenta al vivacissimo secondo dopoguerra. Info 02 4800 8015 "Il giovane Holden", pubblicato in prima edizione italiana il 9 novembre ’61 Carlo Carrà, Il Pescatore Alberto Biasi, Monotipo AL PRIMO SGUARDO Rovigo, Palazzo Roverella e Palazzo Roncale Dal 27 febbraio al 5 giugno 2016 Le Collezioni d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, ricche di più di mille pezzi, vengono per la prima volta svelate al pubblico a Rovigo. Per ospitare le circa duecento opere che rappresentano il fior fiore della imponente raccolta di pittura e scultura sono state scelte due diverse sedi, tra loro vicinissime: Palazzo Roverella e Palazzo Roncale. La prima è la sede della Pinacoteca dei Concordi e di tutte le grandi esposizioni d’arte rodigine; il secondo, Palazzo Roncale, sorge dirimpetto al Roverella ed è un imponente palazzo nobiliare rinascimentale, patrimonio della Fondazione, che ha provveduto al suo completo restauro. Questa mostra offre quindi anche l’occasione per ammirare gli interni restaurati di questa nobile dimora.La scelta della Fondazione è stata di privilegiare, per questa doppia mostra rodigina affidata alla curatela di Giandomenico Romanelli e di Alessia Vedova, l’ampio corpus di opere riguardanti i due più recenti secoli, l’Ottocento e il Novecento. Pur prevedendo alcune eccezioni, là dove questo risulti indispensabile per dare completezza ad alcuni nuclei della grande collezione della Fondazione. Per motivi storici e di appartenenza non c’è dubbio che l’interesse maggiore si concentrerà sulla presentazione di un nucleo ancora inedito della Collezione della Fondazione Cassa di Risparmio. Si tratta dei dipinti riuniti nella collezione di Pietro Centanini, che recentemente l’ha voluta donare alla Fondazione affinché possa mantenersi integra e soprattutto possa essere goduta dalla collettività. La sua è una raccolta d’arte che unisce ai molti acquisti, ben guidati, che il collezionista aveva fatto sul mercato, il patrimonio d’arte della sua antica famiglia. Com’è testimoniato dall’esposizione, Pietro Centanini indirizzava le sue scelte soprattutto sugli artisti veneti ma anche, in omaggio alla moglie di origine partenopea, alla scuola napoletana. Pur senza chiusure aprioristiche. In collezione si trovano infatti opere di gradissimo interesse di Palizzi, De Nittis, Lega, Ghiglia, Boldini, Fattori, Soffici, Rosai, de Pisis, de Chirico, Guttuso De Chirico, insieme a Zandomeneghi, Milesi, Luigi Nono, Licata, Brass, Barbisan ma anche Utrillo e Chagall. La Famiglia invece collezionava i vedutisti e i pittori di interni, compresi alcuni magnifici Guardi. Se la Collezione Centanini sarà una novità per tutti, il nucleo maggiore della Fondazione Cariparo non mancherà di stupire per ricchezza e varietà di contenuto. In esso sono testimoniati ben 5 secoli di storia dell’arte veneta e italiana. Si passa più puntualmente a Oreste Da Molin, Giuseppe Manzoni e al Cavaglieri, gloria rodigina. Il Futurismo è ben rappresentato da Tullio Crali, mentre il secondo dopoguerra è presente con una sequenza notevolissima di opere, a ricordare l’importanza del gruppo N e dell’optical, con Biasi, Landi, Chiggio Massironi e infine tre opere di Castellani. “Quella che presentiamo in questa mostra è solo una parte della nostra collezione”, chiarisce il Presidente della Fondazione Antonio Finotti. Complessivamente la Fondazione ha un patrimonio di oltre mille opere di pittura, insieme a diversi nuclei di sculture (solo in minima parte qui esposti) e a incisioni, disegni, manoscritti. Insomma un vero e proprio museo che incrementiamo regolarmente con oculate acquisizioni. Ci sembrava doveroso e coerente con la nostra missione rendere fruibile al grande pubblico un patrimonio artistico costruito nel tempo anche con opere lasciate dai cittadini del territorio”. ARTECULTURA 21 Ilaria Flores “SFERICITA’ DELL’ARMONIA” Dal basso di sinistra in senso orario, piatto dipinto su smalto, piatto realizzato in sgraffito, vaso sferico sgraffito e vaso sferico realizzato con smalto e cuerda seca. La forma sferica, appartiene a quel campo di configurazioni estetiche che hanno in sè il senso della perfezione, l’imprinting dell’ideale puro. E non è un caso, allora, che da sempre essa abbia suscitato l’interesse non solo degli artisti, ma anche di filosofi e pensatori. Ed è probabilmente su queste premesse culturali che si dispone l’inventiva creatrice di Ilaria Flores che nel campo della ceramica scopre delle sue personali ed originali modalità espressive. La ceramica è tecnica antichissima, dal fascino primordiale che si protende sino ad oggi nel cuore della post/modernità. La sua bellezza oltre che dalla naturale abilità degli artisti è il frutto anche del magico contatto con elementi pri- 22 ARTECULTURA migeni come la terra, il fuoco. Tocca poi alla sensibilità dell’artista configurarla in forme suggestive e comunicative. Un obiettivo che Flores raggiunge imprimendo alle sue opere il senso di una perfezione lucida e compiuta, strutturando con eleganza le possibilità spaziali offerte da forme sferiche, come nello stesso tempo confrontando la sua ceramica con altre articolazioni espressive. Forma e calligrafia si integrano in un linguaggio di equilibrio in cui la lucentezza del colore esalta la plasticità delle superfici conferendo loro ritmo percettivo e stilistico. Decorazione ed espressività che in altre forme artistiche potrebbero essere in contrasto qui, invece, sono armo- nizzate: l’eleganza incontra l’emozione del colore, della luce. In alcune opere le superfici sono trattate quasi come una sorta di ricamo che annulla ogni sensazione di vuoto, facendo vibrare i piani. L’artista opera con un senso di raffinato cesello che per certi aspetti pare ricordare alcuni tratti della ceramica orientale. Flores trasmette quindi con queste forme un ideale di bellezza ben definito e al tempo stesso emozionante che poeticamente rimanda anche ad echi Liberty e di Art Decò, epoca di insuperato splendore decorativo a cui la proposta espressiva e culturale di Flores non pare affatto indifferente, ma anzi attenta e sensibilmente partecipe. Aoristias Rosanna Scorrano mostra personale al Circolo Ufficiali delle Forze Armate Roma, dal 21 al 29 maggio 2016, Via XX Settembre n. 2 Catuccia, tela, 50x60 Vi sono due elementi primari, che a prima vista, possono interagire con l’osservatore attento, sensibile, della pittura di Rosanna Scorrano. In primo luogo la complessa, eppur lucida costruzione dell’insieme compositivo con cui l’artista dà rilievo ed espressione alla sua figurazione e in secondo luogo la vena introspettiva che la permea dal profondo. Una figurazione che sonda l’animo umano, lo sperimenta nella gamma infinita di toni cromatici e di segni grafici che della personalità individuale e sociale ne svelano i molti e contraddittori aspetti. In queste espressioni, caratterizzate da una sintassi di ascendenza neocubista - non ci si lasci fuorviare - non è il fattore formalistico, preso in sé stesso ad esprimere il genuino orientamento culturale e psicologico dell’artista, ma il senso di mistero, a volte persino di smarrimento, che emerge da questi volti, figure, vigorose e raffinate al tempo stesso. Qui le ombre scompaiono per lasciar il passo ad arabeschi che sorgono dai recessi profondi della memoria e si incastrano secondo i meccanismi di un orologio che non è quello della logica ordinaria, ma del puro istinto, sia pure guidato dalla capacità professionale e dalla sensibilità estetica. Ogni forma per la Scorrano è se stessa e al tempo stesso il suo contrario, il suo doppio. Il dinamismo della compenetrazione tra piani e volumi, allude a quello delle idee e dei pensieri, illumina il loro fluire magnetico ed imprevedibile che la pittura si sforza di seguire e perseguire. Talvolta l’immagine si salda in un esempio di lampante realismo come nel suggestivo Donne Sarde che pare evocare il realismo asciutto, essenziale di Ben Shan. Il viaggio pittorico della Scorrano è un viaggio intorno all’identità dell’uomo, intorno ai suoi valori ed umori, particolarmente messi alla prova in questo inizio di millennio così difficile ed incerto. Da rilevare la potenza espressiva del suo cromatismo con i blu oltremare, con gialli dalla rifrazione fosforescente, con rossi ed arancioni che sono quasi delle isole di stabilità in queste immagini che poeticamente tendono a perdere il loro centro di gravità ponderale, per essere, invece, pure fluttuazioni, vibrazioni dell’atmosfera dal musicale risuonare. La pittrice ha compreso benissimo che Il vaso di Nina, tela 70x100 l’identità dei singoli, come quella delle civiltà, non sono un ovvio ubi consistam, ma un processo che si svolge giorno per giorno, anzi che giorno per giorno si disfa per poi riformarsi e se la pittura è fedele a sè stessa questo processo deve documentarlo sul piano visivo in primo luogo e poi su quello culturale. Un compito al quale la pittrice Scorrano si dispone con tutte le sue forze, con il battito profondo della sua poetica visiva che nella tensione della figura valorizza l’uomo, la sua intensa presenza nelle vicissitudini infinite della storia e del pensiero. Aoristias Info mostra 38998 103 22 Obbligatoria la prenotazione. ARTECULTURA 23 Da sinistra a destra in senso orario: CAVALIERE 1993 , cm. 14x26x45 - FUMO PULITO 2000, cm. 16x7x28,5 - BARBARO 2000, cm. 11,5x9,5x12,5 - INVESTITURA 2000, cm. 25x12,5x23 MARIO D’ESTE e la sua congenialità ideativa di spontanea creatività scultorea L’iniziativa è quella d’intuire l’armonia dallo scarto in abbandono e di rallegrare un significato di forma e spirituale che desta l’interesse dell’attiva ricerca artistica. Quella perseveranza della facoltà innata capace di animare una manifestazione di novità dall’inerzia del cascame di uno scarto. Una manifestazione di particolare interesse che rende operatore plastico, scultore moderno, Mario D’Este che nel silenzio critico del tempo attiva lo sguardo combinatorio per collegare pezzi che dall’indifferenza danno vita ad una espressione di opera scultorea che diffonde un significato nella dialettica del linguaggio che porta a rivivere un’idea ovvero una storia con 24 ARTECULTURA abile sorpresa di realizzazione. Infatti le quattro minisculture che vengono riprodotte: Cavaliere, Fumo Pulito, Barbaro, Investitura, non sono solo una realizzazione formale di una certa aria Pop, ma esprimono concetti che vanno ben al di là della casualità creativa con un significato di ricerca che interessa la vicenda della vita passata e presente, storica e di casualità, di bonaria satira e di rallegrante concettualità. Una scultura pertanto che viene ad interessare il bambino e l’adulto, l’autodidatta e la scuola, la sociologia e l’individualità, la liberazione e la tristezza. Una scultura insomma dagli aspetti più diversi che nel contempo lascia ben comprendere di quale spessore umano sia dotata la volontà scultorea di Mario D’Este. Un operatore plastico tutto disposto a ricercare l’unità di un linguaggio dove questo sia stato frammentato e nell’indifferenza poi dimenticato. Come una sorta di resurrezione che un operatore attivo compone nel tempo della sua giornata. Uno scultore pertanto da ritenersi innato, con la facoltà propositiva che fa emergere un’idea concreta dalla concretezza della forma che rinasce alla prontezza della manifestazione artistica non per sporadico caso ma per insistente spinta creativa che lo scultore la vive come costume della vita. Marpanoza L'AUTODIDATTA NELLA STORIA Affiliato alla Carboneria già dal 1817, maturò fin da giovane forti sentimenti democratici e patriottici, che lo portarono a rifiutare la dominazione austriaca in Italia. Dal 1820 tenne frequenti contatti con i circoli liberali francesi e con gli esuli democratici italiani, come Cristina Trivulzio Belgioioso e sua madre Vittoria dei Gherardini, con l'obiettivo di liberare il ducato di Modena dal giogo dell'Austria. Modena era allora governata dal duca Francesco IV d'Asburgo-Este, arciduca d'Austria, che reputava il Ducato di Modena troppo piccolo per le sue ambizioni: aveva continui rapporti diplomatici con i diversi stati europei e manteneva una corte sfarzosa come fosse un grande sovrano. Da ciò il suo interessamento per i movimenti rivoluzionari che agitavano l'Italia, da un lato temendoli e agendo duramente contro di loro, dall'altro lusingandoli nella speranza di potere sfruttare la loro azione a vantaggio dei propri interessi personali. In quegli anni egli era particolarmente interessato alla questione della successione sabauda: era infatti marito di Maria Beatrice di Savoia, figlia primogenita di Vittorio Emanuele I Re di Sardegna. A Vittorio Emanuele I successe, tuttavia, il fratello Carlo Felice e venne nominato erede Carlo Alberto di Savoia del ramo cadetto dei Savoia-Carignano. Avvicinato da Menotti, inizialmente Francesco IV non reagì al progetto rivoluzionario. Forse, infatti, c'erano accordi precisi fra i due, tramite anche un altro liberale, l'avvocato Enrico Misley, frequentatore abituale della corte ducale. Non si capisce altrimenti perché Francesco IV, che conosceva a fondo Menotti, non lo avesse fatto subito arrestare come aveva fatto nel 1820 con quarantasette carbonari, o presunti tali, processati e condannati, come il sacerdote Giuseppe Andreoli, condannato a morte. Nel gennaio del 1831 Ciro Menotti organizzò nei minimi dettagli la sollevazione, cercando il sostegno popolare e l'approvazione dei neonati circoli liberali che stavano proliferando in tutta la Penisola. Il 3 febbraio 1831, dopo aver raccolto le CIRO MENOTTI 1798-1831 Ciro Menotti al supplizio armi, Menotti radunò cinquantasette congiurati nella propria abitazione, poco distante dal Palazzo Ducale, per organizzare la rivolta. Francesco IV, tuttavia, con un brusco voltafaccia certamente impostogli dal governo austriaco, decise di ritirare il suo appoggio alla causa me- nottiana ed anzi chiese l'intervento restauratore della Santa Alleanza. Gli storici si sono sempre chiesti il motivo di questo doppio gioco del duca: certi pensano che il rampollo della famiglia Asburgo-Este avesse capito che il progetto di un Regno dell'Alta Italia fosse solo un'utopia; alcuni invece sostengono che Francesco fosse geloso del carisma di Menotti, altri ancora credono che il duca abbia avuto paura di perdere, dopo la rivoluzione, molti dei suoi poteri. Il duca fece circondare dalle sue guardie la casa; seguirono alcuni spari e i congiurati cercarono di fuggire, alcuni ci riuscirono, altri no e fra questi Ciro Menotti, che, saltato da una finestra nel giardino retrostante la casa, rimase ferito e fu catturato. Intanto però i disordini erano cominciati soprattutto nella vicina Bologna. Il duca scrisse subito un ordine al Governatore di Reggio: “Questa notte è scoppiata contro di me una terribile congiura. Mandatemi il boia", ma poi pensò bene di riparare a Mantova, allora parte dei domini austriaci in Italia, portando però con sé Menotti. Il 6 febbraio molti dei congiurati, fra i quali Buffagni, Giberti di Sassuolo, Golfieri, Ruini ed altri furono liberati dalle Carceri dov'erano stati rinchiusi. Alcuni dicono anche che Francesco IV abbia dato a Menotti più volte l'assicurazione che gli avrebbe salvata la vita, ma questo non è provato. Fallita la rivolta, il duca, rassicurato, il 9 marzo rientrò a Modena, sempre portandosi dietro il Menotti prigioniero. Due mesi dopo fece celebrare il processo che si concluse con la condanna a morte mediante impiccagione. Altri cospiratori (Luigi Adami, Giuseppe Brevini e Antonio Giacomozzi) furono dapprima condannati a morte, pena successivamente commutata in dodici anni di carcere. Il 28 febbraio 1831 un tentativo di far evadere Menotti fallì. Nonostante le numerose suppliche che gli pervennero da più parti perché concedesse una commutazione della pena, il duca fu irremovibile e la sentenza venne eseguita nella Cittadella, assieme a quella del notaio Vincenzo Borelli, reo di aver redatto l'atto di decadenza di Francesco IV dopo la sua fuga dal ducato e per questo condannato a morte. Menotti passò la notte prima dell'esecuzione con un sacerdote al quale consegnò una nobilissima lettera per la moglie, lettera che le guardie confiscarono e che fu consegnata alla vedova dai liberatori, solo nel 1848, due anni dopo la morte del Duca e alla cacciata degli Asburgo-Este. La sentenza di morte venne pubblicata solo dopo l'esecuzione, allo scopo di evitare possibili disordini e rivolte. Ciro Menotti, figura di rivoluzionario impavido e di eroe romantico, sarebbe diventato nella coscienza degli italiani dell'Ottocento un grande patriota: fu infatti considerato un precursore non solo dei moti del 1831 ma anche dell'intero Risorgimento, tanto che Giuseppe Garibaldi volle usare il suo cognome come nome per il proprio figlio primogenito. ARTECULTURA 25 ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’ Aspetti e scongiuri sull’esercizio della donna militare al poligono di tiro Di premessa ed a scanso di ogni possibile equivoco si precisa che dal nostro punto di vista la donna deve sentirsi idonea ad esercitare tutte le professioni, mestieri ed attività sociali che si sente di fare, meno che sentirsi incorporata nella vita militare, dato che per suo naturale stimolo spirituale di vita, lei si configura più sentitamente la “Madre del disarmo”. Ovvero di poter svolgere nel servizio militare al massimo una prestazione di crocerossina. Il fucile nelle mani della donna è da considerare ancora più dissacrante che nelle mani dell’uomo. Venendo poi alle considerazioni che più profondamente ci stanno a cuore, come l’interrogarci sulla presenza della donna ad un poligono di tiro per esercitazione di carriera militare, ci mortifica l’umano disgusto. Per cui si ritiene che un qualsiasi oggetto nelle mani di una persona, indipendentemente dall’uso che ne fa, muta in continuità la sensibilità dei sensi che regolano l’intesa tra il soggetto umano e la società. E se poi l’oggetto riguarda un’arma, una pistola, apriti cielo, la mente viene alterata da una falsa pretesa di sicurezza travisandone il comportamento del soggetto di sana pianta. Ed avere una pistola tra le mani non è come tenere una gustosa focaccia che ci nutre, mentre la pistola sparando ferisce ed uccide. La sicurezza che ogni singola persona domanda non è nell’arma ma nel personale “sé”, poesia sulla natura, che tutti dobbiamo conoscere per modificare alle radici violente delle cause la legittima reciprocità della spontanea sicurezza, ed i sensi servono a questo. Diffidare pertanto di gareggiare per avere una pistola più grossa e precisa di centrare l’obbiettivo in quanto così facendo si arriva al disgusto della bomba atomica che non ha risolto il problema della sicurezza ma solo aggravato il pericolo di estinzione dell’uomo. 26 ARTECULTURA Naturalmente che di riferimenti per rifletterici sopra nella contraddizione tra l’oggetto che le mani stringono ed il significato che riveste nella persona nel rapporto con la società se ne possono fare all’infinito. L’argomento è vastissimo. Ma l’aspetto che a noi preme come impegno ideale che ci spinge a scoprire l’uomo ed ancorpiù la donna “Madre del disarmo” di rilevarli sempre meglio in evoluzione equilibrata di pace e non in alterazione di bellicismo, di assassinio. Per cui ci interrogheremo strettamente sui significati culturali ed umani che le armi azzerano e che una donna in un poligono di tiro che si esercita a sparare è da considerare per noi fuori di sé stessa e smarrita della sua affettività innata ancor prima di quella cosciente che interessa l’amore etico verso i figli e la famiglia. L’alterazione mentale che comporta una pistola tra le mani, specie in una donna, la induce a mancare senza nemmeno accorgersi prima di tutto verso se stessa. A non poter più sentirsi spiritualmente la Madre del disarmo ed a peccare di bellica corruzione che partecipa alle stragi della guerra. Entrando così direttamente in conflitto con le sue femminili facoltà di natura. Ma non è solo l’arma ad alterare la mente della donna quando anche il suo nuovo abbigliamento militare che indossa che da persona indulgente per innata facoltà, con il quale poi di comportamento diventa un’arrogante caporale. Un soggetto con indifferente pretesa di multare ad esempio un fattorino senza alcuna comprensione, ma solo perché ha posteggiato la macchina per qualche secondo per andare a consegnare un collo al destinatario che dimora al quarto piano di un condominio. Ma nessuna considerazione d’animo e di lavoro la donna poliziotta ti multa e basta, ed a volte, anche con un sadico sorriso sulle labbra... Una simile piaga d’incomprensione umana riguarda certamente carenze istituzionali e l’arroganza della donna poliziotta a causa la divisa che indossa la fa sentire un caporale al servizio della superbia più che delle istituzioni. Un abbigliamento con pistola e manganello che la trasformano mentalmente peccando sovente di confondere il servizio istituzionale con lo spirito poetico dell’uomo, mandando così in malora tutta l’affettività innata che per noi contraddistingue la donna Madre del disarmo e ben lontana da certe improprie quanto velenose vertigini del potere in tutte le sue maschere di autoritaria pretesa. Cosicché, si dà il caso di sostenere, ch’é davvero l’abito a fare il monaco e non il contrario. Se poi non si dimentica e si aggiunge l’incidenza alterante della mente che provoca l’uniforme specie nella donna-militare, in tal caso diventa più facile comprendere perché la donna dev’essere tenuta fuori dal servizio militare e le sue mani non debbono mai imbracciare un fucile. Invece si assiste ad un superbo ed elegante stilismo militare della donna che radicalmente la trasforma dalla compiacente generosità della sua femminilità Madre del disarmo. Le cause vere della trasformazione psichica della donna, non sono solo l’armamento e la divisa ma anche le conseguenze dei costumi che nel passato e per certi aspetti ancora oggi impediscono alla donna di essere se stessa. Tanto che per comprenderci a riguardo non si può ignorare che Madonne e Cappellani militari delle chiese cattolico-cristiane, non simboleggiano mai un fucile tra le mani. Una verità, e non una piaggeria vaticana che l’obiettività di un libero pensatore non deve ignorare, anche se, a parte papa Giovanni XXIII che fiutò il disarmo, l’attuale papa Francesco, continuamente in televisione e giornali per dire cose che sappiamo tutti da sempre, non dice una parola sulla smilitarizzazione della donna per una libera famiglia che alimenti la sua morale di fiducia dalla Poesia della natura. Le varie imposizioni subite dalla donna nei vari rapporti etici del passato, la spingono oggi al poligono di tiro e possibilmente a fare più centro del collega poliziotto mediante un impegno di prestazione a dir poco militarmente fulminante. La carica rivendicativa di millenaria origine si esprime poi in una forzata coerenza di carriera che tale non è ma solo una celata autodifesa di se stessa nei confronti di una storia sbagliata, distorta dalla sua naturale evoluzione. Tenendo così la donna e non solo lei, lontana e contrapposta alla sicurezza poetica di natura che origini per generosa facoltà generatrice a sentirsi Madre del disarmo, che stimola di sereno equilibrio il convivere e non di sadici contrasti e diffidenze come se la persona nasca solo per litigare continuamente e fare la guerra. Tantoché una donna al poligono di tiro per idoneità di carriera militare, non è per noi una scelta cosciente, o se lo fosse, lo è solo di superficiale facciata in quanto nella profondità del suo interiore, del suo inconscio, esistono travagli difficili a rilevarli nella loro spinta di contestazione che solo il naturale ruolo della poesia può indagare per stabilire quell’equilibrio sociale che ringrazia d’ essere nati per creare armonia universale e non violenze di potere strutturati dai fili spinati degli autoritari stati-padroni. Il poligono di tiro dove la donna di necessità partecipa dovrebbe avere una bocca per parlare e farci conoscere perché la donna diventa militare quando nemmeno gli uomini nella loro stragrande maggioranza lo vogliono essere da sempre, ma costretti dalle imposizioni di potere commettono quelle stragi che solo lo spirito universale dei mai nati può comprendere alle radici delle cause. Il potere è il veleno più tossico che inquieta il nostro vivere, per cui domandarsi sul perché una donna giunga al poligono di tiro è un dramma psichico intorno al quale i vari psichiatri, e psicologi, sociologi e sindacalisti dovrebbero domandarsi con sollecitudine. I governi fautori veri del potere non lo faranno mai, da folli che sono a premessa di morte di innocenti a sostegno della loro pretesa autoritaria. Finalità che difende violenti interessi di inutili cause per essere venerati più di Dio che non fa le stragi, che loro provocano per distruggere l’equilibrio della coscienza universale. Giuseppe Martucci Zanzare e Zika Turismo-Poesia della Natura DIAMANTE Posta al centro della Riviera dei Cedri. La posizione geografica, i suoi circa otto km. di spiaggia dalle variegate combinazioni di sabbia e di colore, nonché il mare cristallino ed i fondali sempre diversi ne fanno una delle mete turistiche della Calabria. Diamante possiede una delle due uniche isole della Calabria, l'isola di Cirella, un piccolo isolotto dalla forma suggestiva e dalla flora selvaggia dove i fondali sono splendidi e regna la Posidonia argentata. Fonti storiografiche diverse documentano insediamenti già dai tempi dei Focesi e dei Romani. Le prime notizie sulla nascita di un vero e proprio nucleo abitato nei luoghi di Diamante risalgono al 1500, allorquando il Principe Sanseverino ordinò la costruzione di una postazione difensiva per contrastare le incursioni saracene. Intorno al torrione dei Sanseverino sorse più tardi una fortificazione del territorio ad opera del principe di Bisignano Tiberio Carafa, padrone dei territori di Belvedere Marittimo e di Diamante già dal 1622. Al termine delle scorribande turche, la popolazione dalle campagne si spostò verso il mare incrementando i traffici commerciali. Successivamente benestanti e commercianti napoletani, amalfitani e salernitani, e nobili famiglie, anche di origine spagnola vi si stabilirono per la posizione e l'amenità del luogo dando vita al centro abitato. Presto Diamante divenne un discreto centro per la pesca e l'agricoltura, grazie alla nutrita flotta e alla produzione del cedro. Le caratteristiche particolari di questo agrume nella sua varietà autoctona denominata cedro liscio di Diamante (di grosso taglio e profumata, destinata in gran parte alla canditura), lo resero unico e conosciutissimo sul mercato mondiale; grazie alla sua massiccia esportazione verso Israele e gli Stati Uniti, dove era usato dalle comunità ebraiche che in occasione della festa dello Sukkot inviavano i propri Rabbini a selezionarlo, il cedro divenne una voce economica consistente del bilancio della comunità. Diamante è conosciuta anche come la città dei murales, dai numerosi dipinti che si possono ammirare passeggiando per i vicoli della cittadina dipinti da importanti artisti. L’epidemia di Zika è la nuova e diffusa malattia contagiosa che dall’America Latina sta infettando anche altre parti del mondo. Ci sarebbe però un nuovo killer contro il virus di Zika, scoperto recentemente in una zanzara maschio, geneticamente modificata in laboratorio, che non morde, non contagia, le cui larve che feconda creano insetti che hanno una vita breve. Questi ultimi muoiono prima dell'età adulta e quindi non sono in grado di trasmettere il virus, devastante per feti e neonati.“Esistono dunque zanzare buone?”. Francamente di zanzare prive di perfidia, nella mia vita non ne ho quasi mai viste in circolazione. Oggi, però, mi tornano alla memoria quelle della mia vecchia abitazione di Milano, in Via Stendhal, che mi hanno fatto non poco soffrire, quando, nelle calde notti della pianura padana, ronzavano e sibilavano la loro inopportuna presenza. A pochi metri da quella casa, nella quale ho vissuto per 20 anni fino al 2003, c’era un confortevole pub, che d’estate trasferiva gran parte dei suoi tavolini all’aperto, di fronte ad un gran parco alberato. In piena estate, con la temperatura esterna superiore ai 33°, giocavo a scacchi tranquillamente, senza curarmi delle zanzare. Queste non mi molestavano con il loro apparato boccale di tipo pungente-succhiante, perché in generale avevano per gli abitanti della stessa zona in cui vivono una sorta di rispetto di buon vicinato. Le punzecchiature sugli arti scoperti arrivavano invece dagli insetti provenienti dalla periferia, che infierivano sugli estranei e mi aspettavano al varco sul terrazzo di casa. In ogni caso, poco dopo essermi seduto dovevo smettere di giocare per rientrare a casa e cambiare la maglietta, appiccicata addosso dall’umidità. Non mi restava quindi che rifugiarmi nel forno del mio appartamento all’ultimo piano, spostare il letto dalla parte del terrazzo, e prepararmi a cospargere il corpo di Autan per affrontare una notte difficile; e comunque svegliarmi di mattino con le lenzuola insanguinate, opera delle zanzare dell’hinterland. In quei tempi, nel 2002, ricordo che una sera uscii con l’amico Carlo e la sua moto, indossando entrambi pantaloncini corti per essere il più possibile leggeri, per andare a cena. Prima però lo condussi a Baggio per mostrargli il mio futuro appartamento in fase di ristrutturazione, nel quale invece non avrei mai abitato. Dopo aver visto il bel castello medioevale di Cusago, entrammo nel grande spazio en plein air di una pizzeria, dove speravamo di goderci il fresco della campagna. Ordinammo due birre che arrivarono subito ed altrettante “margherite”. Purtroppo, mentre bevevamo fummo assaliti da uno sciame di zanzare che si attaccano alle braccia, entrano nei sandali e ci succhiano il sangue sulle gambe ignude. Resistemmo una trentina di minuti bevendo e sbuffando perché la pizza non arrivava, quindi decidemmo di pagare le due birre ed andarcene disperati, alla ricerca di un altro posto, perché affamati. Per fortuna Carlo si ricordò di uno straordinario ristorante locale immerso nel verde, senza zanzare, dove gustammo un ottimo nodino. Antonio Fomez ARTECULTURA 27 L’OPERA PERFETTA DI VERDI? RIGOLETTO Atto I, Scena 2, decorazione di Giuseppe Bertoja per la Prima Mondiale di Rigoletto, marzo 1851 Il giorno 11 marzo 1851 Verdi calò l’asso pigliatutto per quella che si può ritenere la meglio strutturata delle sue opere, non una sbavatura, non un dettaglio fuori posto, non un cedimento musicale, non una caduta di stile della prosa; cioè Rigoletto. Di nuovo Piave per cavare dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo un libretto che incassasse meno fastidi possibile da parte della censura, nell’illusione che a un buffone di corte fossero permesse licenze precluse al resto dei mortali. “Avrei un altro soggetto che se la polizia volesse permettere sarebbe una delle più grandi creazioni del teatro moderno” aveva scritto Verdi a Piave. L’opera prese così vita, ma quando fu il momento di sottoporre il libretto al vaglio della censura, a Piave arrivò fra capo e collo la peggiore delle tegole. “L’argomento viene assolutamente rifiutato, con proibizione anco di proporvi qualsiasi ammenda” gli venne comunicato dalla direzione della Fenice, che aveva commissionato l’opera, sintesi edulcorata di ciò che 28 ARTECULTURA aveva in realtà scritto il censore veneziano, giudicando il soggetto “di una ributtante immoralità ed oscena trivialità”, e questo perché chi ci è arrivato come duca di Mantova, nella prima versione era nientemeno che Francesco I di Francia, il protettore di Leonardo da Vinci, in un contesto in cui poco ci voleva per venire accusati di blasfemia istituzionale, soprattutto se dal palcoscenico arrivava l’idea che si potesse complottare contro un sovrano e addirittura meditare di assassinarlo. Verdi, che andava per le spicce con tutti e figurarsi con Piave, se la prese con il povero librettista. Nonostante le disarmanti premesse si riuscì a metterci una pezza. Parigi divenne Mantova, Francesco I fu sostituito da Vincenzo Gonzaga senza che tuttavia venisse nominato in modo esplicito e del quale evidentemente nulla importava alle autorità, la candida e incauta Blanche assunse il nome di Gilda e il gobbo buffone Tribolet si trasformò in Rigoletto. Dopo queste modifiche di pura facciata l’opera andò in scena per quel trionfo che ne fa uno dei melodrammi più conosciuti, amati e rappresentati dell’intero repertorio lirico. Il beffardo buffone di corte segnato dalla vita, che motteggia i cortigiani per il divertimento di un duca libertino e, come dimostreranno i fatti, stupratore, e l’ingenuità della fanciulla cresciuta in collegio, che scopre di essere figlia di un individuo deforme le cui raccomandazioni alla cautela possono venire eluse in nome dell’amore, sono collocate in un quadro di sotterfugio e crudeltà, i cortigiani che per farla pagare al tormentatore gli rapiscono la figlia e fanno gentile omaggio della sua virtù al duca, che gettata la maschera di povero studente si rivela alla giovane in tutta la propria depravazione forzandola, e a ciò si aggiungano la vendetta di Rigoletto messa sulla lama della spada di un sicario dalla professionalità al tot per cento, e il meretricio della di lui sorella che però si invaghisce del duca libertino e fa in modo che nel sacco della vendetta consumata finisca al suo posto la povera Gilda, consapevole eppure disposta a morire per amore: un vulcano, sorretto da una partitura appropriata in ogni sfumatura, l’opera perfetta. Non più il tenore vessato dal baritono carogna, ma due carogne che si misurano per interposta persona, Rigoletto però maschera tragica della crudezza del destino, e l’innocente fanciulla due volte tradita che ogni volta, morente, emoziona come poche altre, al punto che se Rigoletto si rivolgesse al pubblico domandando con voce concitata “C’è un medico in sala?”, sarebbe un accorrere di coloro che hanno prestato il giuramento di Ippocrate per cambiare un finale ingiusto e crudele come pochi. Giovanni Chiara Umanità poetica - Costume poetico “La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni” Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione. Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali. UN UOMO E LA PACE I lunghi tuoi silenzi ti tengon lungi, non pensi? Perché mi eviti? Quando messanger scrissi: “Se questo mio piccolo pensiero potesse essere un fiore, allora, pensalo come il fiore che vorresti!” Mi dicesti: “Perché? Perché?” “Dipingo fiori”, risposi. Eravam fuori in riva alla Croce accesi i cuori. Basta! Ora, il tuo silenzio è assordante; il tuo silenzio vale la mia solitudine perché ti amo. Vincenzo C. Ingrascì L’AEREO DELLA BONTA’ Vorrei vedere volare nel cielo un aereo della bontà Con su bagagli di buoni propositi per tutti i popoli della terra. Ma specialmente per tutti i governanti di ogni continente. Non più aerei con mitragliatrici ma aerei con sacchi di bene. Bambini senza fucili ma, con fiori nei cestini da donarseli uni con gli altri, in ogni momento. Sorrisi e abbracci senza odio. Perché l’amore e la bontà, si possono dare Maria Carmela Digrazia LE BOMBE CADONO ANCORA!... Orribili momenti marchi indelebili scolpiti nella mente lacerazioni nel cuore Eppure non capisce Il bimbo stretto nella morsa, tra le braccia di sua madre. E' un grido silente, disperato, una preghiera, tra tante, eppure il bimbo, non capisce che ancora una volta l'amore per la vita è speranza recondita per consegnare all'umanità amore e verità. Le bombe cadono ancora e lui ne ha una fottuta paura. Sonia Maria Roberta Gagliardelli I VALORI DELL’ESSERE Gente innocente senza peccati... Aiutiamo gli affamati i bambini malati immigrati da paesi esteri, adottiamoli e amiamoli. Diamo loro calore amore affetto perché vivano una vita migliore. Offriamo il nostro cibo che ogni giorno ci viene donato sano, vario sostanzioso. La solidarietà gratifica il nostro essere ci fa sentire utili al mondo d’oggi. Essere soli non fa bene a nessuno, dobbiamo imparare a vivere tutti insieme civilmente in questo grande universo dandoci la mano! Marco Gallucci QUANDO UN POETA SI SPEGNE Quando un poeta si spegne gli innamorati continuano ad amarsi al chiaro di luna i fiori a spargere i propri aromi ed i colori le api a fare il miele i criminali a perpetrare il loro male le cetre ai salici a risuonare mute lo smog ad annerirci dentro e i grattacieli a rasentare il cielo. Quando un poeta si spegne, c’é un cantore in meno una lente che manca a farci vedere l’esistenza che inevitabilmente avanza. Antonio Giuseppe Malafarina GUERRE Avamposti arsi al sole tenue che non tramonta più dove le aquile riposano vedo in lontananza le armi lacerate dagli assalti cocenti di umani massacrati dal tempo flebile / che tutto ottunde ora che le spie riposano. Salvatore Rizzi GIORNATE DI MAGGIO Distese giornate di sole stimolano l’appetito nella voglia di pane al gusto di ciliegie colte di sorriso nell’offerta da mani d’albero a quelle aperte dei bambini che ornati di ciliegie cantano di gioia nel girotondo della primavera in allegria al rosso dei papaveri e brezze d’onde di verdi seminati dove volano sguizzando rondini e farfalle rallegrando il cielo di squittìi che non incendiano e né bombardano l’invito vitale del respiro ginestrino - MAGGIO ! le rose rosse salute di libertà Giuseppe Martucci ARTECULTURA 29 LIBRI a cura di Aoristias Achille Bonito Oliva ENCICLOPEDIA DELLE ARTI CONTEMPORANEE. Il tempo inclinato (Volume III) / - Edizioni Electa Dopo il primo volume dedicato al “tempo comico” e il secondo dedicato al “tempo interiore” entra in scena il “tempo ‘inclinato’”. L’aggettivo si riferisce alla teoria del clinamen di Lucrezio riscoperta nell’era Atomica con la fisica del Novecento (dalla Teoria della Relatività al rivoluzionario Principio di Indeterminazione). Il tempo perde il suo connotato assoluto e si trasforma in uno spazio-tempo mutevole e soggettivo “che s’inclina; e le cose scivolano e rotolano, sfuggono, non sono mai così”. “Piega è difatti il clinamen, caro a Epicuro e Lucrezio, inclinatura che sfata il destino e introduce un tempo inspiegabile, ove le cose accadono secondo una logica che appare beffarda” come si legge nel testo. Il volume indaga il rapporto delle arti contemporanee con la nuova dimensione temporale inquieta, instabile, sempre mutevole, un istante imprecisato in cui si generano i cambiamenti universali, come la creazione e la morte. Il tomo, introdotto da uno scritto del filosofo ed epistemologo Giulio Giorello, ripropone la struttura dei precedenti ed è diviso in otto sezioni disciplinari: musica, architettura, arti visive, cinema, nuovi media, teatro, fotografia, letteratura, e si conclude con un testo di sintesi e raccordo di Achille Bonito Oliva, ideatore del progetto. Ogni sezione è composta da un saggio curato da specialisti del settore (per la musica Gianmario Borio; per l’architettura Marco Biraghi, per le arti visive Riccardo Venturi; per il cinema Umberto Silva; per i nuovi media Rinaldo Censi, per il teatro Attilio Scarpellini) 30 ARTECULTURA Guendalina Salini THE END OF GEOGRAPHY Ex Elettrofonica ha recentemente presentato il suggestivo atlante/catalogo The End of Geography di Guendalina Salini in occasione della personale dell’artista inaugurata lo scorso febbraio. Per l’occasione erano presenti Guendalina Salini, Raffaele Gavarro, curatore e autore di uno dei testi contenuti nel libro e Franco Arminio, poeta, scrittore, regista e, come ama definirsi, ‘paesologo’, autore di un altro testo in catalogo. Edito da Yard Press questo progetto cartaceo non è solo testimonianza della mostra The End of Geography, allestita nei mesi di ottobre e novembre 2015 negli spazi della Società Geografica Italiana, ma è anche un approfondimento nato dalle riflessioni scaturite dall’esposizione. Il libro racconta di uno spaesamento, che induce ad un nuovo orientamento dell’animo. Di una nuova geopolitica delle emozioni, fatta di paesaggi, di tempi sospesi, della riscoperta delle piccole cose della vita. Una riflessione, in sintesi, sulla fine della geografia intesa non come raccolta di dati, di numeri e di misure ma fondazione di un nuovo modo di orientarsi. Posando lo sguardo sui luoghi marginali ed interstiziali pone le basi per reimparare ad abitare il mondo. Info 06 64 760 163 W.G.Pozzi, CARTE SCOPERTE Edizioni Paginauno A sessantadue anni Mario sembra aver ritrovato il proprio equilibrio: si è buttato alle spalle sei mesi di carcere per piccoli reati fiscali e il divorzio chiesto dalla moglie. Sbarca il lunario grazie all’abilità con le carte frequentando un circolino di anziani nostalgici del Pci, con i quali condivide la fede politica, e vive ospite di una giovane amica sempre in viaggio per affari. Finalmente, creditori e cartelle esattoriali hanno perso le sue tracce. Sono gli anni del primo governo di centro-sinistra, delle riforme del mondo del lavoro e dei bombardamenti in Kosovo. Flessibilità e Guerra Giusta diventano le nuove parole della politica. La sorpresa e la delusione pervadono i soci del circolo, ma Mario, solo e senza soldi, può consolarsi nell’idea che, destra o sinistra al governo, per lui ben poco cambierebbe. Ambientato tra il 1998 e il 2003, Carte scoperte è una commedia amara sul cambiamento, personale, sociale e politico, e sull’impossibilità di essere padroni della propria vita. Giuliano Volpe PATRIMONIO AL FUTURO Electa Edizioni. Il saggio fornisce un contributo importante al dibattito attuale, nel quale stanno maturando scelte determinanti in materia di tutela, gestione e valorizzazione dei beni culturali, dalle quali dipenderà il futuro stesso del patrimonio e la crescita sociale e culturale del nostro Paese. Nella prefazione Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, scrive che è necessario «superare contrapposizioni dogmatiche che sono figlie di una visione ideologica e poco hanno a che vedere con la complessità della realtà: conservazione contro valorizzazione, cultura contro turismo, pubblico contro privato». Giuliano Volpe, con questo ‘manifesto’, offre idee e proposte innovative a tutto campo: dall’affermazione di una concezione olistica del patrimonio culturale e del paesaggio alla formazione dei giovani professionisti, dalla comunicazione alla gestione. Annarita Briganti L’AMORE E’ UNA FAVOLA Cairo editore Gioia è una giornalista culturale freelance, ovvero precaria, e una scrittrice. Conosce Guido Giacometti, l’Artista, per un lavoro che inizialmente non voleva fare. Una delle sue più care amiche, Marcella, le chiede all’ultimo minuto di scrivere la prefazione al catalogo della mostra dell’Artista, Cuori Ribelli, che sarà inaugurata al Museo Madre di Napoli, il giorno di San Valentino. E così Gioia incontra Giacometti, enfant prodige della scena artistica, nonché seduttore seriale. È amore a prima vista, ma un amore difficile e contrastato, che lei cerca di far crescere contro tutto e contro tutti. Tra presentazioni di libri, festival, vernissage e pranzi in riva al mare, seguiamo la loro storia, fino all’inatteso epilogo. PRESENTAZIONE DEL VOLUME “MUSEI E PATRIMONIO IN RETE” A CURA DI LUCIA CATALDO. Il volume illustra le nuove relazioni del patrimonio culturale e museale con gli ambiti della produttività territoriale, delle industrie culturali creative (ICC) e del turismo culturale, relazioni sviluppatesi con la costituzione dei primi distretti culturali evoluti. Particolare rilievo è dato alle competenze per i nuovi profili professionali che, già operativi in Europa, si vanno definendo in Italia: il mediatore museale, il Web Communicator per le istituzioni culturali, il manager museale, il responsabile della didattica museale e l'esperto in marketing culturale. Il volume, frutto della collaborazione di diversi esperti del settore, si rivolge sia agli studenti universitari di Museologia o Didattica dell'arte sia agli operatori museali o a coloro che intendono avviare un percorso professionale in ambito museale. REMO LANA - ALESSANDRA FAZIO Espongono le loro opere nel’”AUDITORIUM S. ROCCO” CHIESETTA SCONSACRATA GRADO - Go. Via Campo S. Rocco, 1 Dall’11 al 22 maggio 2016 ALESSANDRA FAZIO REMO LANA “Cesto con frutta” Alessandra Fazio, “Entra nel magico mondo”,cm. 70x100, olio su tela con applicazioni di lamine metalliche “Nella pittura di Alessandra Fazio si assiste all’incessante tentativo di coniugare una maniera espressiva tutta dettaglio ed analisi con un’ altra antitetica da cui traspare l’evidente vocazione ad un’informalità fluida e libera. Nella fattispecie, l’analisi compositiva è rivolta ad una simbologia ricca e frastagliata nel tratto che evoca espressamente civiltà precolombiane (o comunque culture arcaiche) in cui il rapporto con i segni della Natura madre era considerato un connubio indissolubile. In questa fase, forme a raggiera, continuità sferiche e frammenti lineari di ispirazione floreale, dominano le composizioni, unitamente ad un colorismo attentamente studiato che conferisce intensa vivezza all’insieme. I richiami all’informalità degli sfondi, con pregevoli virtuosismi di sfumato, costituiscono l’altro aspetto di una pittrice eclettica all’evidenza, che non disdegna interpretazioni libere di motivi non direttamente collegati all’oggettività del reale. Ne è esempio conclamato il frequente richiamo a costruzioni reticolari non facilissime di vago sapore cubista, dove si stagliano criptiche figure geometriche ed enigmatici elementi che sollecitano un’indagine semiologica attenta e ponderata. Una pittura dalla memoria antica, dunque, sostenuta da un indiscutibile talento che consente divagazioni di stile con un’apprezzabile padronanza del metodo.” Giancarlo Bonomo Remo Lana è un artista dalla facoltosa animazione creativa. Una profonda energia lo spinge a confrontarsi con molteplici aspetti dell’arte figurativa, dal disegno, alla pittura nonché nel campo della poesia. Diverse, sia in Italia che all’estero, sono le sue presenze in rassegne collettive ed in mostre personali dove ha riscosso un significativo consenso di pubblico e di critica. Infatti a riguardo dell’artista scrive il critico prof. Mario de Micheli: “... Compito della pittura che tu hai chiamato Energetismo, non è solo quello di denunciare, ma di enucleare un mondo nuovo, sotterraneo, una magia e un dramma nelle cose, trascinate dai ritmi e dai tuoi sogni della vita, in una composizione che per la pittura costituisce la summa del processo di crescita dell’individuale bisogno di essere artisti. Continua sempre ad inventare e costruire con questo tuo Energetismo”. Ed infatti è proprio l’Energetismo la chiave per comprendere in profondità la pittura di Remo Lana, la sua vocazione cosmica, il bisogno incessante di evadere dai limiti di una realtà spesso povera di ogni vero riflesso poetico. Si avverte, quindi, nell’arte di Remo Lana, un chiaro temperamento lirico-evocativo per il quale la forma non è ovvia descrizione del visibile, ma una sua libera, quasi magica interpretazione. Anche se poi, nel suo articolato panorama espressivo, non mancano momenti di limpido naturalismo, come è il caso del dipinto Cesto con frutta, sopra pubblicato. Un’opera nella quale si ha modo di apprezzare la nitidezza del disegno e dell’insieme compositivo che viene sollecitato da una vibrante luminosità del colore, dalla sintesi plastica della elaborazione formale. Per l’artista la pittura deve essere un linguaggio al servizio di una comunicazione espressiva sempre più ampia ed inclusiva, in definitiva un’energia positiva con la quale è possibile creare un mondo di autentica armonia. E’ questo il vero messaggio della sua fantasiosa vena creativa. (Marpanoza) [email protected] ARTECULTURA 31 Antonio Cellinese Michele Giannattasio La forma e la poetica Nel sentimento dell’evento Chi conosce l’arte muraria a secco sa benissimo di quale sollecitudine intuitiva debbano essere dotati gli operatori che senza un progetto prestabilito, ma in tutta spontaneità di mestiere devono realizzare una muraglia ovvero una casa con volta ad incastro. Una prestazione di lavoro specialistico che non tutti possono svolgere in quanto carenti di quella congenialità di valente iniziativa di cui dev’essere dotato l’esperto muratore. Il quale realizza il suo lavoro scegliendo a caso dal mucchio le pietre per farne l’incastro che desta virtù estetica e densità di resistenza. Una succinta premessa per comprendere da dove origini l’impegno creativo, pittorico, di Antonio Cellinese che in aprile 2016 dipinge, “MAESTRIA INTUITIVA”. Un dipinto ad incastro, di blocchi a concreto orientamento totemico per l’avvicinamento tra il pezzo e la sua lavorazione ad incastro, un puzzle, di cui non si conoscono l’inizio e la fine. Non si tratta di un paradosso, ma di comprendere la spinta creativa che fa divenire oggi, pittore del presente Antonio Cellinese. Un artista che dipingendo il blocco in verde-chiaro e le congiunture in bruno, aumenta la meraviglia fruitiva e il versatile estro della sua pittura. (Marpanoza) Di Michele Giannattasio di cui da tempo seguiamo il suo dipinto, va detto che possiede il senso del colore nel sangue per l’immediatezza con la quale sensibilizza le tonalità del colore sempre più aderenti alla natura dell’evento come al tempo stesso dicasi per le strutture dell’opera sentite alla fisicità reale del drammatico fatto pompeiano. Una pittura dunque sentita ed espressa con innato stimolo della carica artistica che descrive l’evento come del resto si presenta in “STRUTTURE-POST” riprodotte in armonia di testo. Un dipinto nel quale le strutture sembrano abbracciarsi per non cedere al drammatico delle macerie e nel contempo galleggiare sulle acque partenopee per vivere la sorpresa della salvezza con viva tensione di coraggio che fa del movente artistico l’atto più liberatorio del pittore e del fruitore che guardando l’opera con sollecito interesse di mente s’immagina la carica creativa con la quale l’artista l’ha realizzata. Dunque pittura di sentimento che alimenta la sua radice propulsiva di poetica nell’impulso straordinario che caratterizza lo stimolo operativo del pittore. L’avanzata ispirazione dell’operatore visivo che sa collegare il passato al presente, la gioia al drammatico facendolo diventare nel contempo una conoscenza del tessuto storico della vita. (Marpanoza) Antonio Cellinese “MAESTRIA INTUITIVA” Tecnica mista 32 ARTECULTURA Michele Giannattasio “STRUTTURE-POST”, Olio Silvana Testa Itinerari ignoti Il soggetto, di fianco nella sua nudità anatomica, cammina pensando di muovere e trasportare sotto sforzo verso una nuova collocazione pezzi di tavolati. La fatica sensibilizza i muscoli dell’uomo che stirati dall’esigenza di lavoro danno evidente impegno di manifestazione. Una tensione nella quale bene si evidenzia l’intento dell’uomo di voler trasferire il materiale interessato verso un nuovo impiego. Un contesto nel quale si evidenza la fisicità dello sforzo con l’idea della mente di raggiungere il prefisso scopo con una convinta tenacia di lavoro che non desiste, ma persevera fino al raggiungimento della finalità che lo impegna con tanta tenacia di prestazione. L’uomo che cammina a piedi nudi con un corpo in bianco latte è spalleggiato da uno sfondo di giallo-acre e qualche intercalanza di viola e di verde che bene si armonizzano con l’energia dello scopo determinando un’armonia di pittura-pensiero. (Marpanoza) Silvana Testa “SFORZO” Tecnica mista Luisa Visconti Cimminelli Atmosfera di natura Enigmatico geometrico Uno spazio oblungo che si delinea tra due filari di alberi e di arbusti in primaverile tensione di verde che animano l’invito per una passeggiata di campagna che tonifica la mente ed il corpo. Ed ancora una volta nella semplicità di un raffinato acquerello la pittrice Luisa Visconti ci ricorda il suo attaccamento alla natura del mondo prealpino. Quei luoghi nei quali il verde diviene il respiro di tutti, dell’uomo e della materia per l’uniformità tonale che pone in raffinata evidenza l’opera dell’acquerello dipinto così imiteggiante le zone delle boscaglie. Tanto da far sensibilizzare una liricità pittorica che non origina dal cavalletto, ma dalle bocche informali del suolo mosso da un disteso ritmo distensivo che, oltre ad avere un fermento originale di poesia, rende musicale anche l’aria e le piantagioni dei posti. Né un ritratto e tanto meno un forzato racconto l’acquerello della Visconti, ma una visione che incarna l’ambiente del riferimento pittorico in tutta la sua essenza ispirativa e di composizione che matura la sua evoluzione artistica per battiti d’incanto che interessano lo sguardo della pittrice. Il fare della sua esperienza sempre più raffinata che persiste a perfezionare la finezza lirica del suo acquerello. Marpanoza L’arte come divertimento è certamente un prodigio se l’iniziativa del pittore avviene in tutta spontaneità di spirito creativo e senza un progetto. Come del resto hanno dato prova nella realizzazione della loro pittura astratto-informale un Atanasio Soldati, Nativi Gualtiero o un Proferio Grossi ed altri pittori di una particolare spinta innata ancor prima che di evento culturale. Un accenno per sottolineare che “GIOCHI DI COLORI GEOMETRICI” dipinto da Carlo Cimminelli in una versione di poetica visiva ritmata dalla ripetizione della forma, raffigurata o meno, viene ad esprimere, a parte l’innato poetico, anche un concetto filosofico che interessa ed aumenta nel soggetto operativo l’invito alla riflessione che rallegra la mente. Così, Cimminelli che dipinge da una vita, oggi fa conoscere la sorpresa della sua novità di astrazione geometrica in cui la disposizione dei cubi ad incastri e la varietà dei piani e delle facciate dipinte dell’intera composizione presentano una variegata armonia. Marpanoza Luisa Visconti “PASSEGGIATA” Acquerello cm. 36x51 CCarlo Carlo Cimminelli: GIOCHI DI COLORI GEOMETRICI Acrilico su tela sabbiata, cm. 40x30 CONCORSI CONCORSi 51° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE “AMICI DEL POMERO”. Sempre presenti... Anche quest’anno si terrà il “50° PREMIO NAZIONALE DI PITTURA E 44° INTERNAZIONALE DI GRAFICA DEL POMERO”. La Mostra avrà luogo dal 30 APRILE all’ 8 MAGGIO 2016 A VILLA BURBA - RHO. La presentazione dei lavori ENTRO E NON OLTRE IL 20 APRILE 2016. Chiedere regolamento al segretario del premio PIERO AIRAGHI “AMICI DEL POMERO” via Torino 2 -20017 RHO-MI telefono: 029303521 PREMIO PASCOLI DI POESIA Sezioni in lingua e Opera Prima, scadenza 30 aprile 2016. Due le sezioni: in lingua, promossa dalla Banca Romagna Est, consta del valore di 2.000 euro ed è riservata ad opere edite non prima del 1 maggio 2015; Opera prima, per raccolta di autori esordienti edita non prima del 1 maggio 2014, sempre del valore di 2000 euro, alternata col dialetto. La giuria è composta da cinque studiosi di letteratura. La partecipazione al concorso è gratuita, le opere concorrenti dovranno essere inviate alla segreteria del premio entro il 30 Aprile 2016. Info: Sammauroindustria (presso la Biblioteca Comunale di San Mauro Pascoli) tel. 0541- 933656 o www.sammauroindustria.com PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI CASTELLO” edizione 2016. Premio riservato ad opere inedite. Il concorso a tema libero, è suddiviso in tre sezioni: Narrativa, Poesia e Saggistica. I lavori su formato max A4, dovranno essere necessariamente scritti a macchina o a computer, non accettati manoscritti. I concorrenti dovranno far pervenire, entro e non oltre il 30 aprile 2016, a mezzo posta, alla casella postale 38 un plico chiuso contenente: 3 copie dell’opera in formato cartaceo: 2 copie dell’opera in formato word su CD o chiavetta USB; breve lettera di presentazione dell’autore e dati anagrafici completi con l’indicazione della fonte da cui è stata appresa la notizia del concorso. Info: 3335410750 Premio Internazionale Poesia, Prosa e Arti figurative e Premio teatrale Angelo Musco Il Convivio 2016. Il Premio è aperto ad autori italiani e stranieri con allegata la rispettiva traduzione. Per i partecipanti che non sono di lingua neolatina è da aggiungere una traduzione in italiano. Scadenza: 15 giugno 2016. E’ suddiviso in 8 sezioni. Premio Poesia, prosa e arti figurative:1) Una poesia inedita a tema libero in lingua italiana (cinque copie); 2) Un racconto inedito di massimo 6 pagine (spaziatura 1,5) (cinque copie); 3) Romanzo inedito (minimo 64 cartelle tre copie; 4) Raccolta di Poesie inedite, con almeno 30 liriche, fascicolate e spillate per non essere escluse (tre copie); 5) Libro edito a partire dal 2006 nelle sezioni: 1) poesia, 2) narrativa, 3) saggio (tre copie). Non si può partecipare con volumi già presenti nelle edizioni precedenti del Premio Il Convivio. 6) Pittura e scultura: si partecipa inviando due foto chiare e leggibili di un’opera pittorica o scultorea. 7) Opera musicata (poesia, canzone, opera teatrale, ecc). L’opera è accettata solo ed esclusivamente se accompagnata da un DVD o CD (una copia): 8) romanzo, saggio, raccolta di poesia o di racconti inediti per e-mail (inviare una copia corredata di generalità e recapiti all’indirizzo e-mail: [email protected], [email protected]) Premio Teatrale Angelo Musco Scadenza 15 giugno 2016. E’ suddiviso in 2 sezioni 1) Opera teatrale inedita in qualunque lingua (anche dialettale, ma con traduzione italiana) (tre copie); 2) Opera teatrale edita in qualunque lingua o dialetto. (tre copie). Si può partecipare a più sezioni, ma con una sola opera per sezione, dichiarata di propria esclusiva creazione. Delle copie inviate una corredata di generalità, indirizzo, numero telefonico ed e-mail, le altre copie devono essere anonime se inedite, se invece edite non è da cancellare il nome dell’autore. Il tutto è da inviare alla Redazione de Il Convivio: 1) Premio “Poesia, Prosa e Arti figurative”, Via Pietramarina Verzella, 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) - Italia. Si raccomanda di allegare un breve curriculum. Info 0942 986036 ARTECULTURA 33 La Donna MADRE DEL DISARMO XLIV Edizione di Poesia Pace. Scadenza 15 luglio 2016 Riflettere sull’affettività di una madre stimola la fiducia Aderire alla nuova rassegna poetica indetta da Artecultura, significa alimentare lo stimolo della fiducia che domanda ed appaga d’equilibrio la persona nel rapporto con se stessa e la convivenza. Nell’affettività di una madre vi è la fonte ...LIBRI....LIBRI.. originale della Poesia della natura, energia creativa perchè riflettendo su di essa si comprende meglio e più all’origine come diventare persone del necessario autocontrollo senza contraddirsi e pertanto di trascendere con gli aspetti particolari e generali della vita singola e di moltitudine. Tutte le Donne sono uguali MADRE DEL DISARMO. Pertanto l’adesione a la Donna MADRE DEL DISARMO comporta la collaborazione diretta del tuo componimento poetico che faccia specifico riferimento sulla personale riflessione, affinché nell’insieme del confronto con le altre collaborazioni, si possa delineare di chiarezza culturale il perché della Donna MADRE DEl DISARMO. Poesia: l’adesione all’annuale nuova iniziativa la Donna MADRE DEL DISARMO può essere effettuata tramite 1 (uno) componimento che non superi i 35 versi per essere accettato e pubblicato con qualche riga di commento (non più di 5) sul suo perché da riprodursi a fondo pagina dello stesso componimento. Saggistica: l’invio di 1(una) sintesi saggistica (corpo 10 che non superi le 25 righe A-4 per essere accettata ed inserita esclusivamente in formato DOC nella nuova antologia 2016. In modo che il breve saggio nel confronto con altri sia di stimolo culturale ai fini di una libera “Cultura per la pace”, seminato non-violento per un Costume poetico che renda i giorni più sereni al cammino dell’uomo. Partecipa e fai partecipare! Regolamento 1) L'adesione alla XLIV Edizione di Poesia Pace dal tema la Donna MADRE DEL DISARMO è gratuita.Si aderisce con 1 solo componimemto poetico o saggistica in duplice copia firmate anche di autografa. L'iniziativa si autogestisce nello spirito di Artecultura orientata all’equilibrio della convivenza. 2) Sono invitati quanti si sentono impegnati nella poetica ricerca della Pace, ideale di ogni libera persona umana. L'iniziativa non assegna premi di classifica e gli Autori delle liriche o dei saggi formalmente prescelti per l'inserimento nel volume antologico "Cultura per la pace" 2016 riceveranno il Diploma di solidarietà, ed una riproduzione artistica della copertina del volume. 3) Alla consultazione dei componimenti è preposta, a solo titolo di verifica formale, una Commissione di varie attività sociali. 4) La presentazione del volume sarà a fine novembre in data e luogo opportunamente comunicati come per le passate edizioni. 5) Al ricevimento dell'esito dell'adesione l'Autore aderente s'impegna a comunicare il numero delle copie del volume che intende acquistare, al costo economico di Euro 5 al volume a parziale sostegno di realizzazione ed il restante del volume a collocazione gratuita particolarmente nelle scuole ed ospedali. Alla presentazione del volume La Donna Madre del Disarmo 2016 gli Autori aderenti sono tenuti ad essere presenti o delegare persone di loro fiducia per il ritiro dei volumi ordinati e il dovuto per regolamento, impossibile a domandarli nel tempo. Poesia, una sola ogni aderente, spedita duplice copia 6) 6) Poesia, una sola perper ogni aderente, vava spedita inin duplice copia firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura Via Ciovasso firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura - Via Ciovasso - 20121 Milano o servirsi dell'indirizzo - [email protected] 1919 - 20121 Milano o servirsi dell'indirizzo - [email protected] Saggi, 1 (solo per ogni aderente) vanno inviati esclusivamente per Saggistica, 1 (solo per ogni aderente) vanno inviati esclusivamente pervia viae-mail e-mailall’indirizzo: all’indirizzo:[email protected] [email protected] le Scuole si richiede di componimenti a firma PerPer le Scuole si richiede l'invio dil'invio componimenti a firma collettiva collettiva in modo da favorire la più ampia presenza scolastica in modo da favorire la più ampia presenza scolastica nel nuovo nel nuovo volume antologico. Simboliche Borse di studio volume antologico. Previste simboliche Borse di studio 7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale 7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale ispirazione e composizione ed attinenti al tema Costume Poetico ispirazione e composizione ed attinenti al tema la Donna MADRE per il Disarmo nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni sono DEL DISARMO nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni accettati solo con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela. sono accettati con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela. Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi. Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi. 8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali 8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali. 9) In caso di nuove esigenze, il presente regolamento potrà subire 9) modifiche In caso di nuove esigenze, ill'attività presentediregolamento potrà subire che migliorino Costume Poetico per il modifiche che migliorino l'attività la Donna MADRE DEL DIDisarmo - "Cultura per la pace" 2014. SARMO. Si può partecipare entrambe sezioni. L’adesione è limitata ad unaadsola sezioneleper Autore. 10) Gli aderenti accettano il presente regolamento in ogni sua parte. 10) Gli aderenti il per presente regolamento in all'iniziativa ogni sua parte. Poesie e Saggi fattiaccettano pervenire spirito di solidarietà Poesie e Saggi fatti pervenire per spirito di solidarietà all'iniziativa non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura per la pace" di ARTECULTURA. per la pace" di ARTECULTURA. Sede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendeSede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendere visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elabore visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elaborati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi. rati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi. PARTECIPA E FAI PARTECIPARE! Informazioni ulteriori e invio componimenti: La Donna MADRE DEL DISARMO 2016 c/o Artecultura Via Ciovasso 19- 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 www.artecultura.org 34 ARTECULTURA e-mail: [email protected] Gregorio Mancino nel teatro del sorriso Nella fotogenesi dell’invero avverato Gregorio Mancino intuisce un sorriso che si esprime fuori del comune ed è quello di riuscire con una facilità impressionante a scavare nello scherzo di qualsiasi genere la congiunzione della spontanea armonia dove riflettendo tra lo scherzo e la burla ironica, ci si ravvede in quella fondatezza creativa in cui Mancino si diverte. E si diverte dipingendo atti di allegorie di fantastico che soddisfano il soggetto umano non solo con lo sguardo perché dal momentaneo poi scatta subito l’atto della riflessione che induce ad immaginare verità a cui non si pensava affatto. Un teatro della mente nella quale ogni attore recita tra presente e futuro indicendo l’immaginazione a fermentare l’immaginario di se stessa, il modo cioè di esprimere quella novità di spontaneo sorriso così come lo stimolo innato lo recepisce e lo vive nelle varie condizioni e contraddizioni. Le quali per spirito di contrasto, appunto, diventano linguaggio di consapevolezza rallegrante del piacevole sorriso. Così per noi, il ritratto interiore, psichico, a specificare, di spinta riflessione, di ricerca ideativa che Gregorio Mancino vive con l’innata facoltà di riuscire a sorprendere sia artisticamente che socialmente la persona che guarda le sue creazioni di un fantastico che non ha uguali. Noi, siamo così. Giuseppe Martucci ARTECULTURA 35 36 ARTECULTURA