Università di Urbino
Facoltà di Economia
sede di Fano
A.A. 2010/2011
DIRITTO DEL LAVORO
Natalia Paci
LEZIONI 1 - 2
Introduzione al diritto sindacale
14 e 17 febbraio 2011
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Indice degli argomenti
NOZIONE E FONTI DEL DIRITTO DEL LAVORO E DEL
DIRITTO SINDACALE
ATTORI ED EVOLUZIONE STORICA
L’ORGANIZZAZIONE SINDACALE
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IL DIRITTO DEL LAVORO
Diritto del lavoro è la scienza giuridica che studia la disciplina del lavoro
subordinato.
Subordinazione come nozione fondante della materia.
PARTIZIONI del diritto del lavoro:
-Rapporto di lavoro (diritto del lavoro in senso stretto):
regola i diritti e obblighi del singolo lavoratore subordinato
-Diritto sindacale:
regola gli interessi collettivi del rapporto di lavoro come l'organizzazione collettiva
dei lavoratori (sindacato), il contratto collettivo, il conflitto collettivo (sciopero)
-Previdenza sociale:
regola l'erogazione di beni o servizi ai lavoratori in condizioni di bisogno
(disoccupazione, vecchiaia, infortunio, malattia, ecc.)
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LE FONTI del diritto del lavoro
Legislative:
• internazionali (convenzioni e
raccomandazioni OIL);
• comunitarie (Regolamenti e direttive
UE);
• nazionali (Costituzione; codice
civile; legislazione speciale sul
lavoro)
Contrattuali:
• contratto collettivo
• contratto individuale
Giurisprudenza:
• comunitaria (Corte di Giustizia UE)
• interna (Cassazione e giudici di
merito)
La legislazione sul rapporto di lavoro
come legislazione protettiva e il suo
carattere di inderogabilità relativa:
il pr incipio del favor prestatoris
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IL DIRITTO SINDACALE
E’ quella parte (ormai autonoma) del diritto del lavoro che studia
•
L’organizzazione collettiva dei lavoratori e dei datori (sindacato,
libertà e rappresentatività sindacale)
• L’attività sindacale nei luoghi di lavoro (libertà, rappresentanza, diritti
sindacali)
•
Il contratto collettivo (soggetti, oggetto, forma, struttura, procedura ed
efficacia)
•
Il conflitto collettivo (sciopero ed altre forme di lotta sindacale dei
lavoratori; serrata del datore di lavoro)
5
IL SINDACATO
Nozione: organizzazione collettiva (necessaria per i lavoratori
ai fini della contrattazione collettiva)
Funzioni: autotutela dei lavoratori
Strumenti: attività sindacale (art. 39 Cost., comma 1);
contrattazione collettiva (art. 39 Cost., comma 2 e ss.);
sciopero (art. 40 Cost.)
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ATTORI ED EVOLUZIONE STORICA
IL DIRITTO SINDACALE nasce con il nascere della società
industrializzata (fine 1800).
La Federazione della Camera del Lavoro nasce nel 1893, ma è un
organismo debole, solo nel 1906 nasce la Confederazione generale del
lavoro, cioè la CGIL unitaria (divisa, nel 1948, nelle attuali CGIL, CISL,
UIL)
TRE ATTORI:
ORGANIZZAZIONI DEI LAVORATORI
ORGANIZZAZIONI IMPRENDITORIALI (o singoli imprenditori)
STATO
I RAPPORTI TRA QUESTI ATTORI VARIANO NEL TEMPO
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LE ORIGINI (FINE 1800): LA REPRESSIONE DEL
FENOMENO SINDACALE
CODICE PENALE SARDO (1859): prevedeva come REATO qualsiasi
forma di COALIZIONE:
Art. 385 “tutte le intese di datori di lavoro allo scopo di indurre
ingiustamente ed abusivamente gli operai ad una diminuzione del
salario”
Art. 386 “tutte le intese degli operai allo scopo di sospendere, ostacolare o
far rincarare il lavoro senza ragionevole scusa”.
IDEOLOGIA LIBERALE del tempo: impostata sulla libera concorrenza, la parità
formale degli individui sul mercato e l’astensionismo legislativo dello Stato.
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IL CODICE ZANARDELLI E LA TOLLERANZA PENALE
1889 - CODICE ZANARDELLI:
abrogati i divieti penali e introdotta la LIBERTA’ DI COALIZIONE.
Sciopero e la serrata non sono più puniti di per sé, ma solo le
VIOLENZE O MINACCE, lesive della libertà di lavoro,
eventualmente commesse in occasione del conflitto (artt. 165-166).
LIMITI DELLA TOLLERANZA:Si applica il diritto comune dei
contratti, per il quale lo sciopero come INADEMPIMENTO
CONTRATTUALE (sanzionabile anche con il licenziamento).
LOGICA DI ASTENSIONISMO DELLO STATO LIBERISTA
ATTEGGIAMENTO OSTILE DELLA GIURISPRUDENZA
Controtendenza all’inizio del XX secolo:
CONSIGLI DEI PROBIVIRI: organo del ministero del lavoro con competenza in
materia di controversie (prima solo individuali e poi anche collettive) di lavoro.
Fu il primo significativo intervento pubblico di sostengo indiretto all’attività
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sindacale e alla contrattazione collettiva.
IL PERIODO CORPORATIVO
CON L’AVVENTO DEL FASCISMO:
- FINE DELLA LIBERTA’ DI ORGANIZZAZIONE
- E DELLA LICEITA’ DELLO SCIOPERO
SISTEMA PUBBLCISTICO completamente controllato dallo Stato:
●
●
●
●
SOLO UN SINDACATO di lavoratori e datori per ogni categoria
poteva ottenere il riconoscimento legale dal Governo.
CONTROLLO PENETRANTE DELLO STATO sull’organizzazione
sindacale.
SCIOPERO come REATO CONTRO L’ECONOMIA NAZIONALE (Codice
penale Rocco).
LE CORPORAZIONI: istituzioni pubbliche, una per ogni settore
dell’economia, composte da rappresentanti delle categorie produttive,
lavoratori e imprenditori insieme: con la funzione di regolare i
rapporti collettivi nell'interesse superiore della produzione nazionale.10
LA COSTITUZIONE
Con la caduta del fascismo (25 luglio 1943):
SCIOLTI SINDACATI FASCISTI E ABOLITE LE CORPORAZIONI
Modello costituzionale: lavoro come criterio fondamentale di rapporto tra Stato e
società: riconoscimento ai soli lavoratori di una serie di diritti (art. 4, comma 1, art.
35, 36, 37, ecc.).
ART. 39 COST.
L’ART. 40 COST.
• DIRITTO DI SCIOPERO, posto per
la prima volta in posizione
●
la LIBERTA’ E PLURALITA’
privilegiata rispetto alla serrata.
SINDACALE;l’onere della
registrazione del sindacato per
• SINDACATO DIVISO:Nel 1948 la
avere il riconoscimento della
CGIL unitaria si scioglie e nascono
personalità giuridica, richiesta per
le tre confederazioni CGIL, CISL,
stipulare contratti collettivi efficaci
UIL.
erga omnes;
• SINDACATO DEBOLE:
Dall’immediato dopoguerra fino alla fine
●
tale capacità contrattuale riservata a
degli anni ’50, il sindacato si trova in
rappresentanze unitarie dei sindacati
situazione di debolezza
registrati costituite in proporzione
organizzativa a seguito di politiche
degli iscritti.
pubbliche di forte controllo e
repressione sindacale.
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CRISI DEL MODELLO COSTITUZIONALE
DIFFIDENZE VERSO IL RICONOSCIMENTO:
- Il progetto di legge sindacale Rubinacci del 1952 prevedeva delle letture restrittive
al riconoscimento e, soprattutto, del controllo del conflitto e dell’attività
sindacale.
- il timore, per i sindacati minori (Cisl e Uil) che il modello costituzionale potesse
consolidare l’egemonia della Cgil.
INATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE E PRIVATIZZAZIONE
DELL’ORDINAMENTO SINDACALE.
Il sindacato diviene un’associazione non riconosciuta, disciplinata dalle normali
regole di diritto privato ex artt. 36 e ss del codice civile.
A tale astensionismo legislativo ha fatto da riscontro, specie negli anni ’50, un
CONTROLLO EXTRALEGISLATIVO ad opera della giurisprudenza, con
interpretazioni assai restrittive del diritto di sciopero.
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LO STATUTO DEI LAVORATORI
ANNI ’60: GLI ANNI DELLA CRESCITA E DELLE LOTTE OPERAIE
La forza del sindacato che raggiunge il suo massimo, accentuato da un
atteggiamento ora più favorevole dei pubblici poteri al fenomeno sindacale.
UNITA’ D’AZIONE SINDACALE
Per tutti gli anni ’60 si vive un processo di avvicinamento delle tre Confederazioni
volta ad arrivare alla riunificazione delle stesse che porterà alla conclusione di
un Patto federativo (luglio 1972) costitutivo della federazione CGIL-CISL-UIL,
inteso come fase transitoria verso l’unità organica.
Legge n. 300 del 1970 c.d. STATUTO DEI LAVORATORI.
Lo Statuto, testo fondamentale del diritto sindacale italiano, mira a rafforzare la
presenza del sindacato, anche e soprattutto in azienda,
Con lo Statuto, l’azienda, e non più la categoria o il settore economico, diventa il
nuovo campo di intervento del sindacato in cui quest’ultimo svolge il ruolo di
CONTROPOTERE NELL’AZIENDA (attraverso, come si vedrà, i delegati di
fabbrica e le RSA). Con le lotte operaie del '68/'69 si ebbe il massimo
decentramento della contrattazione con lo sviluppo della contrattazione
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aziendale (con i CdF) che divenne trainante nel settore industriale.
L’EMERGENZA DEGLI ANNI ’70 E LO
SCAMBIO POLITICO
Negli anni ’70 inizia la forte CRISI ECONOMICA.
STATO NEGOZIATORE DI RISORSE PROPRIE:
La legislazione di sostegno al sindacato, agevolazioni fiscali e contributive
ai datori di lavoro, sono esempi di strumenti con cui lo Stato può
influenzare i rapporti sindacali chiedendo ai sindacati, in cambio dei
citati benefici, un comportamento di moderazione, specie salariale e agli
imprenditori un tasso elevato di investimento.
Sono questi i termini del c.d. SCAMBIO POLITICO che inaugura una
nuova forma di intervento pubblico (o, meglio, di scambio tra Stato e
parti
sociali)
di
negoziazione
triangolare
denominata
CONCERTAZIONE.
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LA CONCERTAZIONE SOCIALE DEGLI ANNI '80
La crisi economica porterà negli anni '80 ad una nuova centralizzazione della
contrattazione collettiva, di tipo prevalentemente difensivo, facendo perdere così
potere alla base, ai CdF e, successivamente, consenso e rappresentatività ai
sindacati confederali.
Ne sono due esempi il Protocollo Scotti del 1983 di controllo della dinamica
salariale e, soprattutto, l'Accordo separato di S. Valentino.
IL PROTOCOLLO DI S. VALENTINO DEL 1984
Gli anni ’80 sono caratterizzati da contrasti tra i sindacati confederali che
culminano con la rottura del 1984, sull’ACCORDO ANTI-INFLAZIONE, che
prevede il rallentamento della scala mobile.
Il Protocollo viene infatti siglato senza la componente comunista del movimento
sindacale (CGIL) e determina lo scioglimento della Federazione.
Inoltre, tale Protocollo costituisce un eccezionale intervento legislativo in materia
tradizionalmente di esclusivo appannaggio dell’autonomia sindacale.
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LA CONCERTAZIONE SOCIALE DEGLI ANNI ‘90
ANNI ’90 – CRISI ECONOMICA:
● problemi del risanamento,
● il peso del debito pubblico,
● la forte inflazione,
● la
fragile competitività del nostro
internazionalizzazione dell’economia.
paese
a
fronte
della
crescente
INDICATORI DI MAASTRICHT Le scadenze del risanamento vengono fissate
in maniera stringente dall’Unione Europea (1991).
RUOLO CONCERTAZIONE In questo quadro, la concertazione assume un
ruolo essenziale per sostenere, col consenso, i sacrifici necessari per il
perseguimento di questi obiettivi.
Quattro sono le tappe fondamentali della concertazione degli anni ’90:
●
●
●
●
L’accordo del luglio 1992 per il contenimento del costo del lavoro (fine della
scala mobile);
il Protocollo del luglio 1993 e la “Costituzione” delle relazioni industriali;
Il Patto per il lavoro del settembre 1996: introduzione della flessibilità per
diminuire la disoccupazione;
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Il Patto di Natale del dicembre 1998 e la legislazione negoziata.
1) L’ACCORDO DEL LUGLIO 1992 – LA
FINE DELLA SCALA MOBILE
Accordo volto al contenimento del costo del lavoro
attraverso l’abolizione dell’istituto storico della scala
mobile: l’emergenza economica e l'obiettivo del
risanamento fanno sì che i termini dello scambio si
riducano a poco determinando soprattutto un sacrificio
da parte sindacale e dei lavoratori per i quali non si
registrano compensazioni a carico dello Stato.
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2) IL PROTOCOLLO DEL 23 LUGLIO 1993 – LA
“COSTITUZIONE” DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI
Questa è la tappa più significativa della storia della concertazione sociale in Italia.
Col Protocollo del 1993 viene ISTITUZIONALIZZATO IL METODO DELLA
CONCERTAZIONE
I principali punti di tale accordo sono:
- sul piano della RAZIONALIZZAZIONE DELLE RELAZIONI
INDUSTRIALI: coordinamento tra i vari livelli di contrattazione; regolazione
delle rappresentanze sindacali in azienda (RSU) ed efficacia dei contratti
collettivi aziendali;
- sul piano della POLITICA DEI REDDITI e della sua coerenza con la politica
della contrattazione: sostituito il meccanismo della scala mobile con
adeguamento biennale del salario contrattuale
IL NEO-INTERVENTISMO dello Stato
Il Governo si impegna, a sua volta, ad intervenire con leggi che modificano la
disciplina del mercato del lavoro a sostegno dei lavoratori e delle imprese in crisi
(soprattutto in tema di CIG, disoccupazione, collocamento, lavoro interinale) e
che risolvono i problemi legati all'inattuazione dell'art. 39 della Cost.
sull'efficacia erga omnes dei contratti collettivi e la rappresentatività dei
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sindacati (questi ultimi impegni non mantenuti dal Governo)..
3) IL PATTO PER IL LAVORO DEL SETTEMBRE 1996 (che
porterà al c.d. Pacchetto Treu, L. 196/97)
OBIETTIVI:
RISANARE I CONTI PUBBLICI E RISPETTO DEI PARAMETRI DI
MAASTRICHT
MENO DISOCCUPAZIONE E PIU' FLESSIBILITA’
STRUMENTI:
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●
●
●
●
introduzione del LAVORO INTERINALE;
Riforma PART TIME;
Riforma dei contratti formativi (apprendistato e CFL)
LSU;
CONTRATTI D’AREA (reinserimento lavorativo di disoccupati delle aree a più
basso sviluppo);
CONTRATTI DI RIALLINEAMENTO o di GRADUALITA' (salari transitori
al di sotto dei minimi tabellari in caso di emersione dal sommerso).
Si vede come, l’accettazione da parte del sindacato, di tali sacrifici che vanno a
colpire addirittura gli aspetti retributivi, sia sintomatico di un periodo storico
non solo di rinuncia alle grandi rivendicazioni degli anni ’70, ma alla emergente
necessità di CONTEMPERARE L’INTERESSE AL MANTENIMENTO DEI
LIVELLI DI TUTELA RAGGIUNTI (insiders) E L’INTERESSE AL
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MANTENIMENTO DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI (outsiders).
4) IL PATTO DI NATALE DEL DICEMBRE 1998
(ACCORDO PER LO SVILUPPO E L'OCCUPAZIONE)
E LA LEGISLAZIONE NEGOZIATA
CONCERTAZIONE:
RUOLO DI TRASPOSIZIONE DELLE DIRETTIVE COMUNITARIE
Si inaugura, così, la procedura della c.d. LEGISLAZIONE NEGOZIATA:
ovvero, su indicazione dello stesso Trattato di Amsterdam del 1997, viene
riconosciuta una priorità alle parti sociali nella regolazione delle materie
di lavoro e, nel caso in cui queste raggiungano un accordo, il governo si
impegna (salvo per gli aspetti finanziari) a trasferirne i contenuti
dell’intesa in una legge.
Invece consultazione obbligatoria ma non vincolante in caso di materie
che comportano un impegno di spesa.
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FATTORI CRITICI DEL METODO DELLA
CONCERTAZIONE
Il c.d. scambio tra governo e parti sociali non avviene
simultaneamente, nel senso che il sacrificio richiesto ai
sindacati e ai lavoratori è immediato, mentre i benefici in
termini di legislazione di sostegno arrivano solo nel futuro;
Tale scollamento temporale tra sacrifici e benefici crea attrito
all’interno del sindacato, che perde sostegno e, di
conseguenza rappresentatività, nonché compattezza e forza
contrattuale.
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CRISI DI RAPPRESENTATIVITA’ DEL SINDACATO
●
●
●
●
●
ANNI ’90 – CRISI DEL SINDACATO CONFEDERALE
NUOVE FASCE DEBOLI NON RAPPRESENTATE:
DISOCCUPATI, INOCCUPATI;
LAVORATORI NON STANDARD
AUMENTO DELLE SIGLE SINDACALI E DEL SINDACALISMO
AUTONOMO
TENTATIVI DI RAGGIUNGERE LA RAPPRESENTATIVITA’
EFFETTIVA
ANNI ZERO: DALLA CONCERTAZIONE AL DIALOGO SOCIALE
Con il LIBRO BIANCO del 2001 si capisce che la stagione della concertazione è
finita e sostituita dal più debole “dialogo sociale” : fermo restando la
consultazione con le parti sociali, il Governo può però decidere unilateralmente
anche in assenza di unanime consenso o di accordo APRENDO LA STRADA
AD ACCORDI TRA GOVERNO E PARTI SOCIALI “SEPARATI” come con il
Patto per l'Italia del 2002 ed il successivo Accordo Quadro del 2009.
PATTO PER L'ITALIA del luglio 2002
divisione sindacale: siglato da CISL e UIL con l'opposizione della CGIL
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Temi: riforma del mercato del lavoro e delle sue tutele (proposta di deroga all'art.
RIFORMA DEL SISTEMA CONTRATTUALE CON L'ACCORDO
QUADRO DEL 22 GENNAIO 2009
OBIETTIVI:
superamento Protocollo 1993
alleggerimento del contratto nazionale
decentramento della contrattazione collettiva: articolazione aziendale o,
alternativamente, territoriale della contrattazione
SEMPRE DUE LIVELLI CONTRATTUALI MA TRIENNALI
contratto collettivo nazionale
contratto aziendale o, alternativamente in assenza di contratto aziendale,
territoriale.
NE BIS IN IDEM: non si possono verificare sovrapposizione di materie in quanto
il secondo livello interviene per le materie delegate dal contratto nazionale.
RETRIBUZIONE INCENTIVANTE: il secondo livello sarà dedicato soprattutto
allo sviluppo dei livelli retributivi e della produttività con PREMI DI
RISULTATO VARIABILI in ragione della produttività.
SALARIO MINIMO DI SALVAGUARDIA stabilito dal contratto nazionale per
lavoratori dipendenti da aziende minori prive di contrattazione di secondo
livello.
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PRINCIPALE NOVITA': CLAUSOLE DI USCITA
I contratti nazionali possono consentire la stipula a livello
territoriale o di secondo livello, accordi derogatori della
disciplina nazionale (sulla base di parametri oggettivi
individuati dalla stessa contrattazione nazionale), per la
gestione di crisi aziendali o per favorire lo sviluppo
economico ed occupazionale dell'area.
PROBLEMI DI VALIDITA' ED EFFICACIA.
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L’ORGANIZZAZIONE SINDACALE
CARATTERISTICHE DEL SINDACALISMO ITALIANO
●
●
●
SVILUPPO TARDIVO, conseguente al ritardo italiano nel processo di
industrializzazione.
Come visto, la prima debole forma di federazione
sindacale è del 1893 e solo nel 1906 nasce la Confederazione generale del lavoro.
ASSENZA NEI LUOGHI DI LAVORO che si è andata affermando lentamente
e grazie al sostegno legislativo solo con lo Statuto dei lavoratori.
FORTE POLITICIZZAZIONE, intesa come connessione con gli stessi partiti
politici. Da qui la tradizionale divisione tra le tre grandi Confederazioni: CGIL,
legata ai partiti della sinistra italiana socialista e comunista; la CISL, di
ispirazione cattolica e a lungo collegata alla DC; la UIL che unisce componenti
socialiste e repubblicane; la CISNAL (ora UGL), di ispirazione neofascista.
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LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA
VERTICALE
appartenenza allo stesso SETTORE o CATEGORIA PRODUTTIVA (Es.
Metalmeccanici, Tessili, Commercio, ecc.)
Partendo dall’unità di base del sindacato, ovvero nel luogo di lavoro, si
sale, attraverso le strutture territoriali (provinciali) e regionali di
categoria, fino al livello nazionale di categoria nelle FEDERAZIONI
(es: FIOM, Federazione Italiana operai metalmeccanici).
ORIZZONTALE appartenenza allo stesso TERRITORIO.
Le strutture territoriali sono, quindi, INTERCATEGORIALI, cioè
comprendono, al loro interno, le varie strutture verticali di quel
territorio.
Le strutture orizzontali culminano, a livello nazionale, nelle
CONFEDERAZIONI, che costituiscono il vertice anche delle strutture
verticali. Sono le strutture più importanti del sindacalismo italiano, le
tre maggiori Confederazioni sono la CGIL (Confederazione generale
italiana del lavoro), la CISL (Confederazione italiana sindacati liberi)
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e la UIL (Unione italiana del lavoro).
IL SINDACALISMO DI MESTIERE
Nel nostro Paese ha avuto,
invece, scarsa diffusione, il sindacalismo di mestiere o
autonomo (non aderente alle tre grandi Confederazioni), cioè quello per cui
l’elemento di aggregazione è dato dal mestiere, appunto, o mansioni
professionali svolte dai lavoratori (es: il CIDA, sindacato dei dirigenti;
CONFEDERQUADRI, sindacato dei quadri).
In Italia, il sindacalismo autonomo “tradizionale” ha avuto diffusione soprattutto
nel SETTORE PUBBLICO (es: la CONFSAL, confederazione forte soprattutto
nella scuola, insieme allo SNALS).
NUOVO SINDACALISMO AUTONOMO
Nel corso degli anni ’80, in alternativa sia al sindacalismo confederale che a quello
autonomo “tradizionale”, si è diffuso un sindacalismo autonomo, di tipo sia
professionale che “movimentista” (es: COBAS, CUB).
NUOVE IDENTITA’ DI LAVORO
Sul finire degli anni ’90, infine, la progressiva crescita del lavoro parasubordinato e
atipico ha indotto le grandi Confederazioni ad adeguare la propria sensibilità al
mutamento del mercato del lavoro.
Nascono tre nuove sigle: NIDIL (Nuove identità di lavoro – CGIL); ALAI
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(Associazione lavoratori atipici e interinali – CISL) e CPO (Coordinamento per
LE ORGANIZZAZIONI DEGLI IMPRENDITORI
FENOMENO INDOTTO ovvero di risposta a quello dei lavoratori
Ne riproduce, quindi, le strutture organizzative: doppia linea, accentramento
confederale.
CONFEDERAZIONI PER SETTORI ECONOMICI:
Al contrario dell’organizzazione dei lavoratori, gli imprenditori sono organizzati
sulla base dei grandi settori merceologici:
CONFINDUSTRIA per le imprese industriali;
CONFCOMMERCIO per quelle del commercio;
CONFARTIGIANATO per quelle dell’agricoltura.
CONFEDERAZIONI AUTONOME operano soprattutto per i piccoli
imprenditori.
Si possono ricordare, nel settore dell’agricoltura la COLDIRETTI, e la CONFAPI,
che organizza invece le imprese industriali medio-piccole, in concorrenza con la
Confindustria.
NEL PUBBLICO IMPIEGO la c.d. privatizzazione del rapporto di lavoro ha
introdotto un nuovo attore: l’ARAN (Agenzia per la rappresentanza negoziale)
dotata di personalità giuridica e collegata col Governo che nomina parte dei 28
componenti del Direttivo.
ORGANIZZAZIONI SINDACALI A LIVELLO
INTERNAZIONALE E COMUNITARIO
A LIVELLO INTERNAZIONALE
- L’organizzazione sindacale più rappresentativa dei lavoratori è la CISL
(Confederazione Internazionale Sindacati Liberi). Raggruppa milioni di
aderenti con organizzazioni affiliate in circa un centinaio di paesi di tutti i
continenti tra cui CISL, UIL e CGIL italiane.
- Gli imprenditori non hanno organizzazioni internazionali ma tale funzione può
essere svolta dall’OIL (Organizzazione Internazionale del lavoro), anche se la
sua attività è soprattutto concentrata nell’adozione di convenzioni e
raccomandazioni in materia di lavoro.
A LIVELLO EUROPEO:
per i lavoratori esiste la CES (Confederazione Europea dei Sindacati), fondata nel
1973 e rappresenta oltre trenta organizzazioni (tra cui le 3 italiane);
per gli imprenditori, l’UNICE (Unione delle Industrie della Comunità
Europea).
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L’ORGANIZZAZIONE SINDACALE
NEISINDACATO
LUOGHI DI
ASSENZA STORICA DEL
INLAVORO
AZIENDA: I sindacati italiani sono
rimasti a lungo privi di presenza diretta nei luoghi di lavoro. Dalle origini (1906)
fino agli anni ’60, gli interessi collettivi dei lavoratori in azienda è stata affidata
alle COMMISSIONI INTERNE, strutture, diverse dal sindacato in quanto
costituite non su base associativa ma elettivamente da tutti i lavoratori
dell’azienda.
LE SEZIONI SINDACALI: L’esigenza di avere una diretta presenza in azienda,
senza il tramite delle CI e, in parallelo, la necessità di avviare una contrattazione
articolata, portò alla nascita delle sezioni sindacali che, tuttavia non riuscirono a
diffondersi e, soprattutto, a rispondere alla forte domanda di partecipazione
esplosa sul finire degli anni ’60.
I DELEGATI DI FABBRICA: Al di fuori dell’iniziativa sindacale e, anzi, spesso in
contrapposizione con essa, nacquero nel 1969 i Delegati di fabbrica, eletti in
modo unitario da un gruppo ristretto di lavoratori (di un reparto o ufficio).
L’insieme dei delegati di fabbrica costituisce il Consiglio di fabbrica.
SINDACALIZZZIONE DEI CDF: Comprendendo la vitalità di tale movimento,
le confederazioni, nel patto federativo del 1972, decisero di diffonderlo e
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sindacalizzarlo, come strumento di recupero dello spontaneismo di base e come
istanza sindacale di base.
L’ATTUALE ORGANIZZAZIONE IN AZIENDA
LA CRISI DELLE RAPPRESENTANZE SINDACALI: Nel decennio ’80, in
corrispondenza con la crisi dell’unità sindacale del 1984 e lo scioglimento del
Patto federativo, iniziò la caduta di rappresentatività del sindacato confederale
che tenterà di reagire con la riforma del modello contrattuale con il Protocollo
del luglio del 1993.
IL PROTOCOLLO DEL 1993 E LE RSU: Il protocollo definisce i compiti e le
modalità costitutive delle nuove strutture di base: le RSU (Rappresentanze
sindacali unitarie).
COSTITUZIONE RSU: mediante elezioni aperte a tutti i lavoratori dell’azienda
sulla base di liste sindacali e sono composte da delegati in proporzione ai voti
ricevuti da ciascuna lista;
tuttavia, le organizzazioni stipulanti il CCNL si assicurano la designazione di un
terzo dei delegati (c.d. riserva di un terzo).
COMPETENZE:Le RSU hanno tutte le competenze di tutela collettiva dei
lavoratori in azienda (c.d canale unico di rappresentanza), compresa la
contrattazione, nei limiti delle materie attribuite dal contratto collettivo
nazionale:
competenze contrattuali;
compiti di informazione e partecipazione.
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