IL '700 INGLESE DA UN PUNTO DI VISTA LETTERARIO Il XVIII secolo è chiamato Secolo Giorgiano per la successione al trono di Inghilterra di tre Giorgi, I, II, III della casa di Hannover (ci sarà poi anche Giorgio IV nel secolo successivo). Definito anche ora "augusteo" ora "illuminista", questo periodo si era aperto con il regno della regina Anna, considerta dai letterati patrona delle arti e delle lettere, ma già a partire dal suo successore, Giorgio I, vi fu un graduale cambiamento. Il nuovo re non aveva una grande considerazione di pittori e poeti, gli scrittori iniziarono quindi a cercare appoggio e consenso presso i librai e il pubblico dei lettori, sicuramente in aumento, facenti parte per lo più del ceto medio e dell'alta borghesia, classi sempre più in forte ascesa in Inghilterra. Come si è già visto, anche in politica erano piuttosto i Primi Ministri ad imporsi sulla stessa corona, con il graduale e progressivo passaggio del potere dalla Monarchia al Parlamento ed il rafforzamento dell'importanza dei due partiti politici. Per tutto il '700 essi si contesero il predominio: i Whigs, dissenzienti, esponenti della ricca nobiltà, non privi di interessi mercantili, al potere dal 1714 al 1760, e i Tories, piccoli proprietari terrieri anglicani, che subentrarono a loro sotto il regno di Giorgio III e restarono al potere dal 1760 al 1820. Ciò fece sicuramente nascere una sempre crescente coscienza politica a livello sociale, portando il dibattito politico anche per le strade, nelle piazze e nei club, tipica istituzione inglese. Quest'era, che anche oltre Manica si distinse per il recupero dell'ideale classico, per l'esaltazione dell'intelligenza razionale sulla fantasia, per il tono spesso didattico delle opere letterarie, per l'attenzione delle regole imposte dai classici latini e greci e per il costante riferimento al loro esempio, in Inghilterra non raggiunse mai gli eccessi didascalici e l'intransigenza del contemporaneo neoclassicismo francese. L'illuminismo inglese non arrivò mai allo scetticismo volterriano e solo nello scozzese Hume si spinse all'esaltazione dell'ateismo. Quello inglese fu una sorta di illuminismo di compromesso, in cui alla razionalità intellettuale classicistica si unisce una vena di sentimentalismo tipicamernte borghese. Così i letterati del periodo si posero come principale obiettivo di "illuminare" quasi pittoricamente la natura, in un linguaggio razionale e scorrevole, che alle generazioni romantiche sarebbe poi apparso, non a caso, artificiale. Espressione della "middle class" in ascesa, l'illuminismo inglese esalta quella ragione che permette all'uomo di far luce sui segreti più oscuri della natura. Lo scrittore deve imparare a considerare il suo lavoro non più come colto diversivo per il divertimento di una corte annoiata, ma come merce da offrire al mercato intellettuale, per il piacere ma anche per l'istruzione della borghesia e, non ultimo, per il proprio sostentamento. La domanda di libri cresceva di giorno in giorno. Erano soprattutto le donne dell'alta borghesia ad avere più tempo libero per leggere e gli scrittori non mancarono di produrre volumi in cui al diletto si unisse una componente "educativa" per le esponenti del gentil 1 sesso. E se il costo dei libri era ancora molto alto, con l'istituzione delle biblioteche circolanti si provvide a mettere la lettura dei grossi volumi di narrativa a disposizione anche dei meno abbienti. Chi non aveva tempo a sufficienza per le lunghe narrazioni che andavano imponendosi sulla scena letteraria settecentesca, poteva soddisfare il proprio desiderio di informazione e istruzione attraverso i periodici che nascevano e proliferavano fin dall'inizio del secolo a opera di autori borghesi per un pubblico anch'esso per lo più borghese. In questi giornali, la "middle class" osservava e si osservava secondo comuni standard di giudizio e generalizzazioni dettate dal principio del decoro e dal buon senso (il "common sense" britannico che è soprattutto rispetto delle consuetudini e condanna degli eccessi). E' importante considerare che gli intellettuali inglesi del Settecento si trovarono in una situazione intermedia tra aristocrazia e nuova borghesia emergente, rappresentando il fattore di mediazione tra le due ideologie. Essi ne sfumarono le divergenze a vantaggio della raffinatezza e del gusto, promossero movimenti di opinione, rivolgendosi direttamente e incondizionatamente a qualsiasi tipo di lettore. L'insieme di queste condizioni si riassumeva in un nuovo genere di scrittura, tipico dell' "industria culturale" allora in via di formazione: si trattava della pratica del giornalismo. Il giornalista inglese di quell'epoca articolava cultura e divulgazione, informazione e intrattenimento. Lo scrivere stava diventando un settore molto considerevole del commercio inglese. Di fatto, i progressi nella produzione e nella distribuzione dei libri e dei giornali stavano facendo dell'editoria in Inghilterra uno dei rami più promettenti dell'industria. Joseph Addison e Richard Steele furono i maggiori interpreti di queste esperienze fortemente innovative sul piano della comunicazione di massa. Nel loro giornale "The Spectator" (lo Spettatore), essi fecero del rapporto con il pubblico la loro principale ragione d'essere. Il loro giornale, pubblicato tra il 1711 e il 1712 e poi nel 1714, con una tiratura, inaudita per i tempi, di 10.000 copie a numero, realizzò l'obiettivo che esso trovasse posto quotidianamente accanto a tazze,teiere e piattini, "come parte dell'attrezzatura per il te". Proposito dello "Spectator" era quindi rivolgersi non solo ad un pubblico maschile, ma a tutta la famiglia, con particolare riguardo alle donne di casa, mogli, madri e figlie. Si può accostare alla vicenda dello "Spectator" quella della rivista italiana "Il Caffè", fondata e diretta da Pietro Verri, meno rilevante dal punto di vista della circolazione di massa, ma importante per l'ampio repertorio di temi. Un altro protagonista del giornalismo inglese del tempo fu Daniel Defoe, il quale con il suo "The Review" realizzò lo stesso programma dello "Spectator", sia pure con una più pronunciata vena polemica rispetto a Addison e Steele, ma in aperta difesa del governo Tory. Le tendenze dello "Spectator" erano invece, nonostante la pretesa neutralità, a favore sostanzialmente dei Whig. Sin dalle sue prime esperienze giornalistiche, Defoe articolò alle idee consevatrici i propri profondi legami con la borghesia mercantile (il padre era un facoltoso macellaio), l'enfasi sul valore nobilitante del denaro, l'avventurosa visione del successo economico. Tuttavia (e forse proprio grazie a questo suo appagato inserimento nella vita del tempo) fu anche in 2 grado di elaborare, grazie alla sua abilità di narratore, una grande varietà di personaggi in cui potè identificarsi l'immaginario dell'epoca, cimentandosi con successo in quella espressione narrativa che vediamo affermarsi e diffondersi nel Settecento: il Romanzo. Si è già detto come la domanda di narrariva aumentasse con l'aumento del tempo libero, soprattutto femminile: le signore della media e alta borgesia, meglio istruite e con maggiori possibilità economiche, delegavano ormai tutto il lavoro domestico alla servitù. Escluse dal mondo della politica e degli affari, ma anche dai club rigorosamente maschili dove gli uomini praticavano l'arte della conversazione, costrette quindi a trovarsi occupazioni alternative, le signore scoprivano il piacere della lettura. Accanto a loro, spesso le cameriere personali o i valletti, con un minimo di alfabetizzazione, si lasciavano attrarre dai libri dei loro padroni, salvo poi diventare tra i più assidui frequentatori delle biblioteche circolanti. Queste nuove classi di lettori richiedevano storie nelle quali immedesimarsi e che stimolassero la loro immaginazione, volevano partire per un viaggio sulla pagina scritta verso mondi nuovi ma riconoscibili, reali; volevano narrazioni che stimolassero la loro immaginazione educandoli, al tempo stesso, a ricoprire al meglio il loro ruolo sociale di ladies arrivate alla borghesia medio-alta in virtù delle fortunate imprese dei mariti o di giovani ambiziosi fuggiti dalla campagna per mettersi al servizio di qualche benestante londinese. Questo spiegherebbe il successo di tanti libri di viaggio (travel books) che trasportavano i lettori sedentari in universi esotici, atti a stimolare non solo la fantasia ma anche l'orgoglio di appartenere ad una nazione di indomiti esploratori e, sempre di più, di audaci colonizzatori. Molto apprezzati furono anche i manuali di comportamento ad uso delle più svariate categorie. Non a caso, i primi romanzi della storia letteraria inglese nacquero da situazioni romanzate di canovacci pseudoreali: Robinson Crusoe di Daniel Defoe da un resoconto di avventure marinaresche, Pamela di Samuel Richardson da un modello di lettera per un padre che aveva una figlia a servizio in città presso una famiglia altolocata. Condizione indispensabile, tuttavia, era che la narrazione trattasse di personaggi in cui i lettori si potessero identificare e fosse ambientata in una società che essi potessero riconoscere. Questa fu l'innovazione del romanzo: narrazione fittizia di personaggi e azioni realistiche, a differenza di ogni precedente racconto fantastico, lontano dalla realtà. Non a caso gli inglesi coniarono per questo nuovo genere il termine novel, entrato peraltro nell'uso comune solo alla fine del Settecento, anche in opposizione a romance che, usato per indicare narrazioni fantasiose, improbabili e informi, per lo più di origine medievale, nel secolo dei lumi assunse addirittura toni denigratori. Nel novel la fantasia viene imbrigliata in una parvenza assoluta di realtà: fantastica in quanto inventata è la storia che si narra, realistica poichè lo sono i personaggi, l'ambiente, le azioni. Tre furono i principali fondatori di questo genere letterario: Defoe, Richardson e Fielding. Daniel Defoe (Londra 1660 - 1731), avviato dal padre alla carriera di pastore presbiteriano, ma dedicatosi poi al commercio, fu politico, giornalista nonchè agente segreto al servizio del governo, attività che lo portò in Scozia al fine di promuovere l'unione con l'Inghilterra. Egli 3 approdò alla narrativa quasi a sessant'anni pubblicando nel 1719 il suo romanzo più famoso: Robinson Crusoe, ispirato alle avventure di un marinaio, Alexander Selkirk, naufragato o abbandonato per punizione su un'isola al largo del Cile. Tra le opere che seguirono vanno citate Il capitano Singleton (1720) e, soprattutto, Moll Flanders (1722), ritratto di una prostituta in cui Defoe dimostrò sensibilità e grandi capacità di introspezione, fornendo anche uno spaccato acuto e vivace della realtà dei bassiforndi e della malavita del tempo. Degni di nota sono anche la Peste di Londra (1722), Lady Roxana (1724), Un giro attraverso tutta l'isola di Gran Bretagna (1724-1727). Samuel Richardson (Derbyshire 1689 - Londra 1761), stampatore londinese, con la sua prima opera narrativa, Pamela o La virtù ricompensata, del 1740, scritta in forma epistolare, ebbe un enorme successo. Pamela fu il primo romanzo ad apparire in America, stampato a Filadelfia nel 1744 da Benjamin Franklin, fu tradotto successivamente in numerose lingue, tra cui l'italiano. Il lavoro di Richardson offrì lo spunto al nostro Goldoni per la sua Pamela nubile (1750) e successivamente, nel 1760, per Pamela maritata, ma, poichè in Italia la borghesia non esisteva, per giustificare il matrimonio dovette inventarsi una Pamela di nobili origini. Fu anche lo spunto per il libretto di un'opera buffa, La buona figliola (1757), che con il titolo La Cecchina, musicata da Niccolò Piccinni nel 1760, sarebbe diventata un classico del teatro comico in musica e, a detta di Giuseppe Verdi, la "vera" prima opera buffa. Con il romanzo successivo, Clarissa (1747-48), Richardson affinò notevolmente le sue abilità narrative, sfruttando nel migliore dei modi le possibilità della narrazione epistolare. La forma del romanzo epistolare fu ripresa da altri scrittori, tra cui Rousseau e Goethe. Richardson capì che la forma epistolare consentiva ai personaggi di esprimere anche i loro pensieri più intimi, conferendo alle sue opere un forte tono morale, viva espressione del sentimento e un'acuta percezione dell'animo femminile. Henry Fielding (Sharpham Park 1707- Lisbona 1754), con Defoe e Richardson, può essere a pieno titolo considerato il terzo padre fondatore del romanzo inglese, nonchè del romanzo borghese occidentale. Studiò legge a Londra e, dal 1729 al 1737, fu gestore teatrale e drammaturgo. Da questa esperienza di commediografo, Fielding portò alla narrativa non solo il senso del ritmo e del dialogo teatrale, ma anche una nuova consapevolezza del rapporto autore-fruitore: in altre parole egli sapeva che il successo deriva, in primo luogo, dalla capacità di mantenere viva l'attenzione del pubblico, di stupirlo e di farlo divertire, e che niente diverte il pubblico più della messa a nudo del vizio celato dietro l'apparenza virtuosa. Non è un caso quindi che i suoi primi lavori nascessero in risposta al moralismo di Richardson. Ma il capolavoro indiscusso di Fielding, Tom Jones, apparve nel 1749. Lui stesso definì il suo romanzo un' "epica comica in prosa" e si segnalerà subito per l'assoluta novità rispetto alla narrativa precedente. In esso si raccontano, con dovizia di particolari realistici, le molte avventure capitate a Tom, un trovatello diventato un affascinante giovane libertino, nel tentativo di integrarsi con il denaro nella società borghese. Ciò avverrà attraverso un provvidenziale riconoscimento di persona ed il conseguente matrimonio con la giovane ereditiera che Tom, pur concedendosi numerose infedeltà, ha amato fin dall'infanzia. Strutturato come una commedia classica, il lieto fine giunge a un passo dalla catastrofe. Nel mondo di Fielding, a differenza di quello di Richardson, l'eros 4 non porta necessariamente alla rovina. Se nella nutrita corrispondenza intrecciata di Clarissa si tratteggia un quadro efficace dell'alta borghesia settecentesca, con i suoi rituali, i suoi usi e costumi, le sue mode e i suoi ambienti, nei vagabondaggi di Tom Jones sulle strade dell'Inghilterra meridionale veniamo a contatto con le classi meno abbienti e con il loro quotidiano arrabattarsi per tirare avanti. Fielding, nel 1740, era stato nominato giudice di pace e questa sua esperienza emerge con decisione in Amelia (1751), una tragedia domestica che, dietro la maschera della finzione narrativa, svela i meccanismi del sistema giudiziario inglese. Ammalato, Fielding lasciò la magistratura nel 1753 e, nel 1754, si trasferì in Portogallo. Il trasferimento dall'Inghilterra a Lisbona costituisce il tema di Diario di un viaggio a Lisbona (1755), commovente resoconto pubblicato postumo. Per la sua elegante e pungente analisi dei costumi britannici, le descrizioni realistiche e la ricchezza degli intrecci, Fielding può considerarsi l'antesignano di grandi romanzieri vittoriani come Charles Dickens e William Thackeray. Due altre figure di spicco sulla scena letteraria settecentesca sono Jonathan Swift e Samuel Johnson. Jonathan Swift (1667-1745), pastore anglicano, nato in Irlanda da genitori inglesi, ebbe un atteggiamento nei confronti dell'umana società ben diverso dalla maggior parte dei suoi contemporanei. Egli fu molto scettico sulla natura umana, disgustato dall'ottimismo filosofico del tempo e dalla meschinità dei suoi simili. La sua prosa, dominata da un profondo pessimismo, è totalmente priva di retorica, ricca di satira pungente e di sferzante ironia. Egli ebbe una parte importante nella diatriba politica del tempo usando la sua penna incisiva in favore prima dei Whig e poi dei Tory, dimostrando di essere anche un valido giornalista. Nessuno fu risparmiato dalla satira corrosiva e dalla critica pungente di Swift. Si va da La battaglia dei libri (The Battle of the Books,1704) e Racconto di una botte (Tale of a Tub, 1704), in cui vengono, rispettivamente, messe in ridicolo le velleità degli scrittori suoi contemporanei e raccontate in una parodia allegorica le dispute tra Cattolici, Anglicani e Calvinist, a La modesta proposta (Modest Proposal, 1729) in cui, per sanare l'enorme povertà causata all'Irlanda dalla politica Inglese, viene consigliato di utilizzare bambini irlandesi, allevati allo scopo, come cibo per i ricchi, fornendo anche ricette per poterli apprezzare al meglio. Qui la satira, unita ad un'ironia decisamente macabra, dà voce a tutta l'indignazione di Swift per il comportamento degli Inglesi nei confronti dell'Irlanda. Tuttavia, è soprattutto per I viaggi di Gulliver (Gulliver's Travels, 1726) che Swift è ancor ggi conosciuto presso il grande pubblico e considerato dai più, per un destino decisamente ironico, un grande autore per ragazzi. In effetti, l'opera consta di quattro libri, ma solo due di essi vengono proposti ai bambini, in versione abbreviata ed edulcorata. Negli altri due l'umorismo cede il posto alla più cupa amarezza. Gli ultimi anni dello scrittore furono amareggiati da una grande solitudine, inoltre un disturbo che lo aveva tormentato per tutta la vita (probabilmente una costante vertigine causata da una forte labirintite) lo portò quasi a perdere il senno. Egli lasciò tutti i suoi averi per fondare un ospedale per malattie mentali a Dublino. Samuel Johnson (Staffordshire 1709 - Londra 1784) fu un' eminente figura dell'epoca. La 5 sua fortissima personalità dominò il suo tempo forse più dei suoi stessi scritti. Benchè provinciale, rozzo d'aspetto e umanamente non gradevole, con la sua molteplice attività riuscì a impersonare la nuova figura del letterato settecentesco, indipendente e autorevole. Critico letterario, lessicografo, biografo Johnson diventò la massima potenza delle lettere inglesi, il cui centro si riconosceva nel suo club. I suoi articoli, non molti per la verità, che apparvero sul bimestrale "The Rambler", da lui fondato nel 1750, ebbero un grande successo come i molti articoli apparsi su riviste altrui, tra cui "The Adventurer", "The Gentleman's Magazine". Con il suo "Dictionary of the English Language" (Dizionario della lingua inglese) costatogli otto anni di lavoro, dal 1747 al 1755, anno di pubblicazione, egli per primo regolamentò, ordinò e spiegò la lingua inglese, scegliendo con stupefacente acume lemmi e definizioni, stabilendo con ciò le regole del corretto eloquio letterario. L'opera rappresenta il trionfo della razionalità e dell'esperienza, disciplinate da studi rigorosi. Il tentativo di Johnson di controllare un mondo in continuo cambiamento è frutto di un clima culturale che nel giro di pochi anni vide proliferare importanti imprese scientifiche volte alla classificazione, alla catalogazione dello scibile umano: nel 1751-52 apparve l'Encliclopédy di Diderot, nel 1768 l'Enciclopedia Britannica, mentre nel1753 venne aperto a Londra il British Museum. Il successo e il grande prestigio dell'opera non furono tuttavia sufficienti a sollevarlo dalla precarietà finanziaria che lo perseguitava sin dai tempi della gioventù, quando aveva dovuto rinunciare a laurearsi ad Oxford per le difficoltà finanziarie del padre (il titolo di dottore con cui è conosciuto è onorifico). Nel 1759, per pagare il funerale della madre, Johnson scrisse in una settimana Rassellas, lungo racconto esotico sulla vanità dei desideri umani. Parzialmente risollevato da un vitalizio di 300 sterline, ricevuto da re Giorgio III, nel 1764 fondò insieme al pittore J. Reynolds il Literary Club, al quale aderirono gli intellettuali più in vista dell'epoca, che si riunirono settimanalmente per quasi vent'anni esercitando grande influenza sulla cultura del tempo. Le opere più importanti degli anni successivi furono un'ottima edizione delle Opere di Shakespeare, in otto volumi, del 1765, Le vite dei poeti (Lives of Poets, 1779-1781), secondo alcuni la sua opera più importante, in dieci volumi, in cui Johnson dimostra che la conoscenza delle vite degli autori più significativi può anche aiutare a capire la letteratura, rendendone più interessante e completo lo studio. Le brillanti conversazioni di Johnson e gli eventi della sua vita furono tramandate ai posteri dall'amico e grande estimatore James Boswell (1740 -1795) nella sua celebre biografia La vita di Samuel Johnson (The Life of Samuel Johnson, 1791), considerata un autentico capolavoro dell'arte biografica e senza la quale non saremmo in grado di valutare appieno l'importanza del dr. Johnson, che è stato indicato da molti come "l'uomo più intelligente del secondo millennio" e di collocarne adeguatamente la figura nel Settecento inglese. Il Romanzo Gotico Sentimentalismo, rivolta contro il razionalismo illuminista, ma anche una sorta di inquietudine generata dall'industrializzazione e dall'influsso di teorie filosofiche che rendono più problematico il rapporto con il divino e con la spiritualità, nonchè il crescente interesse nel Medio Evo, sono alle origini di un sottogenere narrativo che si sviluppò nella seconda 6 metà del Settecento e che sembra avere come scopo preciso la messa in discussione delle certezze del realismo borghese: il romanzo gotico, il cui elemento principale era il sensazionale. Nel momento in cui i filosofi illuministi arrivanoi a dileggiare la fantasia, un gruppo di romanzieri inglesi e scozzesi rivendica il primato dell'elemento soprannaturale, ponendo sulla scena trasgressioni, passioni sfrenate, fughe e violenza proprio nei luoghi dove regnano tranquillità borghese, affetti familiari e gioie del focolare domestico. Figure inedite di narratori (dilettanti di rango, donne, omosessuali) offrono nelle loro storie "nere" una trasfigurazione orrida del quotidiano. Il primo di questi romanzi è considerato Il castello di Otranto (The Castle of Otranto, 1764), scritto da Horace Walpole (1717 - 1797), figlio del Primo Mimistro Robert Walpole. A distanza di quasi trent'anni apparvero i romanzi di Ann Radcliffe (1764 - 1823) e Matthew Gregory Lewis (1775 - 1818) e una storia fantastica orientale di William Beckford (1759 - !844) dal titolo Vathek (1786). La favola di Walpole, con le sue grottesche incongruenze ed il suo irrazionalismo onirico appare il divertimento isolato di un dilettante di genio, ma dal gotico della Radcliffe prendono lo spunto tutte le narrazioni "nere" successive, fino al pieno Ottocento, che ne recupereranno di volta in volta uno o più elementi. Figure fondamentali del romanzo gotico sono giovani donne pure e illibate costrette a fuggire da biechi seduttori, scontrandosi però non più con le insidie del mondo borghese settecentesco, ma attraverso i corrodoi oscuri e le segrete di cupi castelli medievali o inquietanti conventi. I mostri e i fantasmi evocati dalla follia fantastica settecentesca continueranno a tormentare le notti - e le veglie - di molte generazioni, dai romantici ad oggi. La poesia La poesia della prima metà del Settecento richiama fortemente quei temi di perfezionamento estetico, già introdotti nel secolo precedente da John Dryden. La campagna contro le superstizioni e gli inganni della fantasia, che attraversò quasi tutto il XVIII secolo, si tradusse ben presto nel rifiuto dell'ispirazione e dell'originalità poetica, da un lato, e nel trionfo del senso comune e dell'usuale, dall'altro. Il poeta settecentesco, che teme l'emozione e si affida ai lumi della ragione, per esprimere le proprie razionali opinioni in versi e per comporre classicheggianti descrizioni paesaggistiche usa un linguaggio diverso da quello quotidiano, convinto che "le cose perdono volgarità quando sono in disuso" (A. Pope) e "il linguaggio del tempo non è mai quello della poesia" (T. Gray). Si manifesta quindi il paradosso di una forma artistica che, per raggiungere chiarezza e semplicità, adopera un codice estremamente sofisticato esasperando la perfezione della forma. Questo è il principale motivo per cui la poesia di questo periodo, pur proponendosi una funzione didattica e privilegiando la descrizione di sentimenti universali e situazioni generali, resta un genere fortemente aristocratico. Il maggiore interprete di questo tipo di verso è Alexander Pope (1688 - 1744). Figlio di genitori cattolici (proprio per questo motivo gli fu impedito l'accesso agli studi universitari), colpito dalla poliomielite che l'aveva reso piccolo e deforme e, successivamente, indebolito affetto da tubercolosi ossea, egli sfogò le sue frustrazioni nella satira, spesso personale e vendicativa, sempre amara e caratterizzata da totale intolleranza per l'umana imperfezione. 7 La sua poesia, tipica espressione delle convinzioni del suo tempo, risulta essere sempre elegante, perfetta nello stile, chiara e didascalica, pura nella rima, precisa in metrica e dizione. La sua forma metrica, peraltro molto rigirosa, è il distico eroico. Poco dopo la sua apparizione nei salotti eleganti di Londra, avvenuta nel 1704, grazie all'amicizia del drammaturgo William Wycherley, Pope divenne dominatore incontrastato della poesia inglese della prima metà del secolo e fu il primo poeta professionista che riuscì a vivere della propria penna, senza l'appoggio di mecenati. Tra le sue opere, le più famose sono le Pastorals del 1707, Saggio sulla critica del 1711, La foresta di Windsor del 1713, che celebra la pace di Utrecht, e - la più famosa - Il ricciolo rapito (The Rape of the Lock -1712), poemetto eroico-comico in cui vengono riprodotte le futili schermaglie del mondo galante dei salotti settecenteschi, prendendo spunto da una disputa realmente avvenuta. Nella parte centrale della sua vita egli si dedicò alla traduzione dell'Iliade, comparsa fra il 1715 e il 1720, che lo rese celeberrimo e gli assicurò la totale indipendenza economica. Il suo carttere irritabile e litigioso gli procurò numerose inimicizie con i letterati contemporanei, tuttavia riuscì anche ad allacciare amicizie durature e sincere, come quelle con Jonathan Swift e Jhon Gray. Ma già intorno alla metà del XVIII secolo, alla morte di Pope, si cominciarono a notare segnali di maggiore attenzione al processo poetico: la poesia nel suo "farsi" rispetto al suo risultato finale. Furono introdotte alcune componenti di suggestione e di maggiore spontaneità nella produzione poetica, sino ad allora estremamente razionale e controllata. Si percepì un atteggiamento nuovo, più malinconico più intimista, nei confronti soprattutto della natura (chiamato auccessivamente "ritorno alla natura") alternato, tuttavia, ancora ad espressioni formali di stampo neoclassico. Questa viene chiamata Age of Sensibility (età della sensibilità). Mentre la sofisticata Poetic Diction (dizione poetica) neoclassica tradiva una concezione ancora fortemente aristocratica della poesia, la Sensibility della generazione successiva a Pope è segno della progressiva introduzione di elementi borghesi nel panorama poetico del tempo. Questo nuovo modo di interpretare e fare poesia anticipa quello che sarà il clima "romantico" del secolo successivo, collocando gli autori di questo momento in un periodo cosiddetto di Preromanticismo. Tra i vari esponenti vi furono: Thomas Gray (1716 - 1771) che con la sua Elegia scritta in un cimitero di campagna ispirò Ugo Foscolo per i suoi Sepolcri; William Collins (1722 - 1771) che influenzò lo stesso John Keats; William Cowper (1731 - 1800) che con le sue descrizioni della campagna inglese ispirò la pittura di Constable ed entusiasmò Jane Austen. E' importante ricordare che il Times, quotidiano edito a tutt'oggi, uscì per la prima volta il 1° Gennaio 1785, fondato da un uomo d'affari londiese, John Walter. Politicamente indipendente, ebbe una tiratura iniziale di 1600 copie, al costo di 3 pence. Nel corso della Rivoluzione francese la tiratura aumentò a 4200 copie. 8 9