Incontro al Dipartimento per la Navigazione Delegazione del Collegio al Ministero proposte correttive sui nuovi titoli professionali del Diporto Martedi 3 luglio a Roma una delegazione del Diporto del Collegio Nazionale Capitani composta dall'Amm. Romano Grandi, dal prof. Michele Costabile e dal Cap. Pietro Martucci è stata ricevuta presso il Dipartimento per la Navigazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti L'incontro interlocutorio è stato organizzato prima con la dr.ssa Vanda Rebuffat e quindi con il Dr. Michele Provinciali per discutere insieme ai due principali responsabili del Dipartimento le proposte integrative e correttive messe a punto dal Collegio sui nuovi titoli professionali del Diporto. In un clima di serena collaborazione sono stati analizzati i numerosi problemi i marittimi che operano in questo giovane settore incontrano quotidianamente. La delegazione ha rappresentato l'esigenza di tracciare un progetto complessivo e di ampio respiro per indicare chiaramente gli itinerari formativi e i processi di crescita dei Marittimi del Diporto di cui il nostro Paese ha sempre più esigenza. La recente introduzione dei nuovi titoli professionali per le unità commerciali da diporto non supportata da una visione politica di insieme e quindi da un quadro normativo completo ha lasciato sul campo troppi problemi irrisolti. Impressione del Collegio è che se davvero, come lasciano intuire i nuovi titoli professionali, si desidera lanciare una grande Marineria del Diporto occorre prevedere percorsi formativi semplici e snelli, semplificare la burocrazia degli imbarchi, premiare la regolarizzazione dei contratti e penalizzare fortemente il sommerso. La carriera del Diporto purtroppo è oggi interdetta a chiunque si avvicini ad essa senza essere passato attraverso un istituto a carattere marinaro: questo è un vero peccato perché le numerosissime occasioni di lavoro che il comparto turistico-nautico genera difficilmente interessano i professionisti di carriera trattandosi nella maggior parte dei casi di imbarchi stagionali. Nel comparto turistico-nautico anche i diritti più elementari, come convalidate le proprie esperienze su un libretto di navigazione, ottenere il pagamento dei contributi o avere una assicurazione sul proprio titolo professionale sono spesso una pura chimera perché nel quadro normativo generale nulla induce l'Armatore a preferire la regolarizzazione dell'imbarco. Sulle unità armatoriali, non essendo obbligatorio un equipaggio titolato, si comanda in virtù della patente e molti sono costretti ad accettare imbarchi mascherati da assunzioni in azienda o addirittura in totale assenza di contratto. Per sconfiggere la piaga del lavoro nero si è quindi parlato dell'opportunità di "premiare" le unità che imbarcano equipaggio a libretto o in alternativa "penalizzare in qualche modo" le unità che non lo fanno. Nel frattempo il Collegio sta proponendo le nuove Tabelle Minime di Armamento per le unità da Diporto per far diventare obbligatorio ciò che comunque, sotto gli occhi di tutti, è già normale prassi. Nel charter il noleggio penalizza fortemente le imbarcazioni che, scegliendo la destinazione a noleggio si vedono interdetta la possibilità di venire utilizzate per la locazione, il risultato è che nel mercato imperversa la formula contrattuale della "locazione con skipper" che non tutela lo skipper ed espone il cliente a responsabilità che non gli competerebbero. Tra le ipotesi presentate dal Collegio e discusse nel corso delle riunioni c'è quella di diversificare il noleggio delle unità maggiori da quello delle imbarcazioni semplificando per queste ultime l'imbarco e lo sbarco del personale. Un giovane che inizi adesso a lavorare nel diporto ha due strade: imbarcare "in nero" o "per patente" su una unità armatoriale (ma così non otterrà mai il riconoscimento della navigazione effettuata) o effettuare almeno 36 mesi di imbarco (di cui 24 su unità adibite a noleggio) per poter accedere all'esame di Ufficiale del Diporto. Purtroppo la maggioranza delle unità da diporto che imbarcano un comandante non necessita di alcun altro elemento di equipaggio, a meno che sia assolutamente conveniente (meglio se semi-gratuito). C'è poi da aggiungere la constatazione che nel diporto gli imbarchi sono stagionali, 2-4 mesi l'anno, ciò significa che per ottenere 36 mesi a libretto servono, se va bene, 9 anni... troppi. Si è quindi discusso sull'opportunità di creare un titolo di Primo Livello inferiore a quello di Ufficiale del Diporto, di facile conseguimento e limitato ad una certa distanza dalla costa per consentire l'inizio trasparente dei giovani nel Diporto. La proposta è sembrata valida e sarà oggetto di altri studi. Il Mercato ha necessità di reperire un numero sempre crescente di Marittimi del Diporto per lo sviluppo sviluppo del charter nautico e di una navigazione armatoriale che adotta unità sempre più grandi. E' molto cresciuta la lunghezza delle imbarcazioni, negli ultimi dieci anni. Oggi gli approdi sono pieni di unità superiori ai 14 metri che sono decisamente troppo impegnative per armatori privati in gita con la famiglia. A queste unità servono comandanti, marinai, motoristi e personale di servizio e di camera in numero sempre maggiore ma per un periodo limitato alla bella stagione: giugno, luglio, agosto e poco più. Per rispondere a questa esigenza non servono solo ufficiali, ma anche uomini e donne particolari capaci di affrontare il "nomadismo" richiesto dal settore. La grande palestra del Diporto è capace di formare direttamente "sul mare" i Marittimi che nei prossimi decenni saranno il motore di una industria in rapidissima espansione ma dobbiamo imparare a riconoscerne l'identità e le esigenze ogni volta che se ne prospetta l'occasione e quale occasione è migliore di un incontro con le persone che possono disegnare lo sviluppo della loro vita professionale?