Recensioni cinema e film | Persinsala.it Michele Parrinello 24 marzo 2015 Tratto dal romanzo Il totem del lupo, gran successo editoriale cinese firmato da Jiang Rong, L’ultimo lupo coglie la natura selvaggia della steppa mongola e la volatilità della vita dei pastori che la abitano ma non ha il coraggio di lasciar loro il ruolo di protagonista, attardandosi troppo su drammi umani artefatti e non del tutto convincenti. sa la Durante gli anni della rivoluzione culturale Chen Zhen e Yang Ke, studenti universitari originari di Pechino, vengono inviati in Mongolia Interna, regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese, nell’ambito di un programma di dislocazione e scambi culturali che prevede l’insegnamento di lettura e scrittura alle popolazioni di pastori nomadi. Chen, seguendo le orme del capo villaggio, scopre un mistico legame con la terra dei mongoli e le tradizioni della popolazione ma un giorno decide di risparmiare un cucciolo di lupo e addomesticarlo, contro i consigli e i dettami della tribù. pe rs in Molti ricorderanno che, all’indomani dell’uscita di Sette Anni in Tibet (ormai quasi vent’anni fa) a Jean Jacques Annaud venne proibito dalla Repubblica Popolare di mettere piede sul suolo cinese in quanto persona non gradita. L’ultimo lupo, adattamento italiano del titolo internazionale Wolf Totem, ha segnato la cucitura di questo strappo, dando origine a una superproduzione franco-cinese dalle grandi ambizioni, fosse solo per il trattarsi dell’adattamento cinematografico del maggior bestseller nazionale dai tempi del Libretto Rosso di Mao. Si può dire fin da subito che l’operazione è riuscita solo per metà. Annaud, non nuovo a portare sul grande schermo echi di terre esotiche, sfoggia il solito mestiere e dimostra di trovarsi a proprio agio negli sconfinati spazi aperti della steppa mongola, riempiendo gli occhi di campi ghiacciati e distese d’erba a perdita d’occhio e rendendo quasi palpabile il vento sferzante e il freddo del rigoroso inverno dell’altopiano cinese. Il film procede a un passo fin troppo blando ma le poche scene d’azione sono splendidamente girate e altamente coinvolgenti, restituendo la potenza della natura e la forza dirompente degli animali che vi abitano, ricorrendo a illuminazione minimale, giochi di luce e gran lavoro di regia e camera mobile riducendo al minimo il lavoro di montaggio. Gran merito in tal senso va riconosciuto a Andrew Simpson, l’addestratore di lupi mongoli, che si è occupato di seguire fin dalla nascita i branchi che avrebbero partecipato così attivamente alla narrazione. http://www.persinsala.it/web 1/3 Recensioni cinema e film | Persinsala.it Recensioni cinema e film | Persinsala.it Michele Parrinello 24 marzo 2015 pe rs in sa la Se anche le interpretazioni degli attori sono sottolineabili per intensità e credibilità, purtroppo il film fallisce nel coinvolgere lo spettatore nella trama e farlo immedesimare nella vita della steppa mongola, fatta di privazioni, pranzi frugali, canti, preghiere agli spiriti e perenne ricerca dell’equilibrio tra uomo e natura, rimanendo a metà strada tra un rigoroso quadro documentaristico e l’intenso dramma umano. Alcuni dei personaggi sembrano esistere al solo scopo di fornire sottotrame alla vicenda principale e chiavi di lettura forzate (la bella figlia del capo villaggio come escamotage romantico o l’ufficiale cinese costretto ad agire secondo il proprio ruolo istituzionale). Persino la deliberata e invasiva intrusione umana nell’habitat incontaminato finisce per provocare solo un leggero fastidio piuttosto che il giusto sdegno e la metafora dei pastori mongoli tratteggiati come pecore indifese tra i lupi a quattro e quelli a due zampe finisce per essere diluita in un brodo troppo lungo. L’ultimo lupo merita di essere visto per i paesaggi mozzafiato che offre e per l’ottima direzione degli animali in scena (nella maggior parte delle inquadrature, per volontà di Annaud stesso, non si è fatto ricorso a computer grafica) ma offre poco altro in termini di originalità e partecipazione, facendo sì che si esca dalla sala col fugace rammarico di un’occasione sprecata. Titolo originale: 狼图腾 (Wolf Totem) Nazionalità: Cina, Francia Anno: 2015 Genere: Drammatico Durata: 121’ Regia: Jean Jacques Annaud Cast: Shaofeng Feng, Shwaun Dou, Ankhnyam Ragchaa, Yin ZhuShen, Basel Zhabu, Baoyingexige Sceneggiatura: Alain Godard, J.J. Annaud, Lu Wei, John Collee Produzione: China Film Group, Repèrage, Beijing Forbidden City Film Corporation Distribuzione: Notorious Pictures Fotografia: Jean Marie Dreujou Musiche: James Horner Montaggio: Raynald Bertrand http://www.persinsala.it/web 2/3 Recensioni cinema e film | Persinsala.it Recensioni cinema e film | Persinsala.it Michele Parrinello 24 marzo 2015 Scenografia: Quan Rongzhe pe rs in sa la Nelle sale italiane dal 26 Marzo 2015 http://www.persinsala.it/web 3/3 Recensioni cinema e film | Persinsala.it