CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA
VIII LEGISLATURA
a
52 SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
martedì 17 luglio 2007
Presidenza del Presidente PEPE
indi del Vicepresidente MINEO
indi del Vicepresidente TARQUINIO
INDICE
Presidente
Processo verbale
Congedi
Risposte scritte ad interrogazioni
Assegnazioni alle Commissioni
Interrogazioni presentate
Ordine del giorno
Ufficio di Presidenza – Proposta
di modifica dell’art. 6 del rego-
pag.
3
lamento interno del Consiglio
»
»
3
4
Presidente
Chiarelli, relatore
»
»
»
»
5
5
6
7
Esame articolato
Presidente
Chiarelli, relatore
Saccomanno
DDL 27/03/2007 n. 12 “Aboli-
pag.
»
»
»
»
9
9
9,11
10
10
Atti consiliari della Regione Puglia
– 2 –
SEDUTA N° 52
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidente
zione libretto idoneità sanitaria
per alimentaristi e formazione
personale alimentarista”
Presidente
Marino, relatore
Potì
Damone
Stefano, relatore
Marmo Nicola
pag.
»
»
»
11,13
11
12
12
Esame articolato
Presidente
»
Damone
Saccomanno
Saponaro, assessore al bilancio,
alla programmazione, ai fondi
strutturali e politiche comunitarie, alle finanze, all’economato,
alla ragioneria, al controllo interno di gestione e al patrimonio
Surico
Potì
Zullo
Marino, relatore
Tedesco, assessore alle politiche
della salute
»
»
DDL n. 08/2007 del 13/03/2007
“Promozione e riconoscimento dei
distretti produttivi”
VIII Legislatura
13,15,39,41
42,45
14
14,15,42
»
»
»
»
»
15
15,42
15,42
40,43
40,44
»
41,45
17 LUGLIO 2007
pag.
»
»
16,20,28,
33,39
16,30
20
»
»
»
»
»
23
24
25
26
28
»
32
»
33
»
38
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
Vadrucci
Zullo
Mita
Lospinuso
Maniglio
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
Sannicandro
Frisullo, Vicepresidente della
Giunta regionale e assessore
alle attività produttive, all'industria, all'industria energetica, all'artigianato, al
commercio, all'innovazione
tecnologica, alle fiere e ai
mercati
Vendola, Presidente della Giunta
regionale
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE TARQUINIO (pag. 41)
Atti consiliari della Regione Puglia
SEDUTA N° 52
– 3 –
VIII Legislatura
RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore
11,17).
Processo verbale
PRESIDENTE. Do lettura del processo
verbale della seduta n. 51 del 20 giugno 2007:
Presidenza del Presidente Pepe
indi del Vicepresidente Tarquinio
indi del Presidente Pepe
indi del Vicepresidente Mineo
indi del Presidente Pepe
La seduta ha inizio alle ore 11,24 con la lettura e l’approvazione del processo verbale della seduta del 04/06/2007.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Cioce,
Loperfido, Riccardi, Tedesco, Silvestris.
Viene data lettura delle interrogazioni cui è
pervenuta risposta scritta, delle assegnazioni
alle Commissioni e delle interrogazioni e interpellanze presentate.
Il Presidente comunica che l’Ufficio di Presidenza, nella seduta del 5 giugno 2007, ha autorizzato la costituzione del nuovo Gruppo
consiliare “Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo” presieduto dal consigliere avv.
Michele Ventricelli.
Primo argomento in discussione è la proposta di legge Cera “Integrazione all’art. 4 della
L.R. n. 14/2004 (Assestamento e prima variazione al bilancio di previsione per l’esercizio
finanziario 2004)” (iscritta all’ordine del giorno ai sensi dell’art. 17 del regolamento interno
del Consiglio).
Il consigliere Cera svolge la relazione. Segue l’intervento dell’assessore Barbanente.
Il Consiglio procede all’esame dell’articolato.
Per dichiarazione di voto intervengono i
consiglieri Cera e De Leonardis.
Al termine, la pdl, posta ai voti, è approva-
Cedat 85
Servizi di resocontazione parlamentare
17 LUGLIO 2007
ta all’unanimità (risultano assenti i Gruppi
GpA, DC- ind. movimento per l’autonomia,
SDI e Nuovo PSI).
L’assessore Barbanente chiede che la legge
venga dichiarata urgente. La richiesta, posta ai
voti, è approvata all’unanimità (risultano assenti i Gruppi GpA, DC-ind. movimento per
l’autonomia, SDI, Nuovo PSI e l’Italia di
mezzo).
Secondo argomento in discussione è la
proposta di legge Caroppo, Cera, Copertino,
Scalera “Abrogazione del comma 2
dell’articolo 23 L.R. n. 11 dell’11/02/99”.
La relazione del consigliere Stefano,
Presidente della IV Commissione, viene data
per letta.
Il Consiglio procede con l’esame
dell’articolo unico che, posto ai voti, è approvato all’unanimità (risultano assenti i Gruppi
GpA, DC-ind. movimento per l’autonomia,
SDI, Nuovo PSI e l’Italia di mezzo).
Il consigliere Stefano chiede che la legge
venga dichiarata urgente. La richiesta, posta ai
voti, è approvata all’unanimità (risultano assenti i Gruppi GpA, DC-ind. movimento per
l’autonomia, SDI, Nuovo PSI e l’Italia di
mezzo).
Terzo argomento in discussione è il ddl n.
47 del 21/11/2006 “Norme in materia di diritto
agli studi dell’istruzione superiore”.
Il consigliere De Santis, Presidente della VI
Commissione svolge la relazione.
Sull’ordine dei lavori il Presidente informa il Consiglio che sono stati presentati
numerosi emendamenti e che i lavori saranno sospesi, dalle 15,00 alle 16,30, per permettere la partecipazione di alcuni consiglieri all’Assemblea annuale dell’ANCI alla Fiera del Levante.
Intervengono i consiglieri Saccomanno,
Palese, Potì e il Presidente della Giunta,
Vendola.
Nella discussione generale intervengono i
consiglieri Giampaolo, Bonasora (sostituzione
alla Presidenza del Presidente Pepe con il Vi-
Atti consiliari della Regione Puglia
SEDUTA N° 52
– 4 –
RESOCONTO STENOGRAFICO
cepresidente Tarquinio), Ventricelli (sostituzione alla Presidenza del Vicepresidente Tarquinio con il Presidente Pepe), Palese, Sannicandro, Zullo, Marmo G., Damone, Tagliente,
Potì, Saccomanno, Surico, Manni, Costantino.
Segue la replica dell’assessore Lomelo.
Interviene il Presidente della Giunta, Vendola.
La seduta, sospesa alle ore 14,50, riprende
alle ore 17,24 con la Presidenza del Vicepresidente Mineo.
Il consigliere Damone, constatati i numerosi emendamenti, propone di convocare una
Conferenza dei Capigruppo con il Governo al
fine di valutare gli stessi e raggiungere una intesa. Il Consiglio concorda.
La seduta, sospesa alle ore 17,26, riprende
alle ore 18,42 con la Presidenza del Presidente
Pepe.
Il Consiglio procede con l’esame
dell’articolato.
Al termine, per dichiarazione di voto intervengono i consiglieri Marmo N., Zullo, Copertino, Potì, Maniglio, Palese, Damone.
Il ddl, posto ai voti, è approvato a maggioranza con il voto contrario dei Gruppi AN, FI,
La Puglia prima di tutto, L’Italia di mezzo e
l’astensione del Gruppo UDC (risultano assenti i Gruppi DC-ind. movimento per
l’autonomia, GpA, Nuovo PSI e il consigliere
Surico).
L’assessore Lomelo chiede che la legge
venga dichiarata urgente. La richiesta posta ai
voti, è approvata all’unanimità (risultano assenti i Gruppi DC-ind. movimento per
l’autonomia, GpA, Nuovo PSI e il consigliere
Surico).
Il Presidente comunica che l’esame del punto 4) iscritto all’odg viene rinviato per la momentanea assenza del consigliere Chiarelli.
Quarto argomento in discussione è la proposta di legge Saccomanno, Attanasio, Congedo, Lospinuso, Marmo N., Ruocco, Silvestris
“Istituzione
della
Commissione
d’indagine e di inchiesta per lo studio delle
condizioni e per l’individuazione delle misure
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VIII Legislatura
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atte a favorire la sicurezza delle persone nella
Regione Puglia”.
La relazione del consigliere Ventricelli,
Presidente della II Commissione, viene data
per letta.
Il Consiglio procede con l’esame
dell’articolato.
Al termine il ddl, posto ai voti, è approvato
all’unanimità (risultano assenti i Gruppi DCind. movimento per l’autonomia, GpA, Nuovo
PSI, l’Italia dei valori, l’Italia di mezzo e il
consigliere Surico).
Il consigliere Palese chiede che la legge
venga dichiarata urgente. La richiesta, posta
ai voti, è approvata all’unanimità (risultano
assenti i Gruppi DC-ind. movimento per
l’autonomia, GpA, Nuovo PSI, l’Italia dei valori, L’Italia di mezzo e il consigliere Surico).
Il Presidente comunica che è stato presentato un ordine del giorno a firma dei consiglieri Lospinuso, Mineo, Pentassuglia, Costantino,
Tagliente. Saccomanno, Brizio, Pelillo, Scalera “Chiusura del centro di addestramento
dell’aeronautica militare (ex SARAM) di Taranto” . Ne dà lettura.
Al termine, l’odg, posto ai voti è approvato
all’unanimità (risultano assenti i Gruppi DCind. movimento per l’autonomia, GpA, Nuovo
PSI, l’Italia dei valori, l’Italia di mezzo e il
consigliere Surico).
Il Presidente dichiara tolta la seduta.
Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
La seduta termina alla ore 20.17.
Non essendovi osservazioni, il processo
verbale s’intende approvato.
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i
consiglieri Copertino, De Santis, Gentile, Palese, Riccardi, Romano, Scalera.
Non essendovi osservazioni, i congedi
s’intendono concessi.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE. È pervenuta risposta scritta
alle seguenti interrogazioni:
- Saccomanno, Attanasio, Congedo, Lospinuso, Marmo N., Ruocco e Silvestris: “Investimenti e appalti Acquedotto pugliese”;
- Saccomanno e Marmo N.: “Disagio degli
utenti dell’UAZ della provincia di Brindisi”;
- Attanasio: “Avviso pubblico per il conferimento di un incarico quinquennale di direttore medico al Policlinico di Bari”;
- Marmo N., Saccomanno, Attanasio, Congedo, Lospinuso, Ruocco e Silvestris: “Mancata applicazione dell’articolo 16 della legge
regionale 3 agosto 2006, n. 25”.
Assegnazioni alle Commissioni
PRESIDENTE. Sono state effettuate le seguenti assegnazioni:
Commissione I
Disegno di legge n. 15 del 04/07/2007
“Rendiconto generale della Regione Puglia per
l’esercizio finanziario 2006”;
Disegno di legge n. 16 del 04/07/2007
“Legge di assestamento e di seconda variazione al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2007”.
Commissione II
Richiesta parere deliberazione della Giunta
regionale n. 560 del 15/05/2007 “L.r.
30/04/1980, n. 34, art. 1, lett. c) e art. 4. Adesione della Regione Puglia all’Osservatorio interregionale sulla cooperazione allo sviluppo
(OICS)”;
Richiesta parere deliberazione della Giunta
regionale n. 871 del 19/06/2007 “L.r.
30/04/1980, n. 34. Adesione della Regione
Puglia alla Fondazione ‘Giuseppe Di Vagno’”;
Richiesta parere deliberazione della Giunta
regionale n. 872 del 19/06/2007 “L.r.
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30/04/1980, n. 34. Adesione della Regione
Puglia alla Fondazione ‘Gianfranco Dioguardi’”;
Richiesta parere deliberazione della Giunta
regionale n. 907 del 19/06/2007 “L.r.
30/04/1980, n. 34. Adesione della Regione
Puglia alla Conferenza delle Regioni periferiche marittime d’Europa (CPRM)”.
Commissione III
Proposta di legge a firma dei consiglieri
Zullo, Damone, Pentassuglia “Norme per
l’avvio, l’organizzazione e il funzionamento
della banca regionale di sangue e cordone ombelicale”;
Proposta di legge a firma dei consiglieri De
Leonardis, Buccoliero, Canonico “Politiche
regionali per la famiglia”;
Richiesta parere deliberazione della Giunta
regionale n. 828 dell’8/06/2007 “Adozione
‘Regolamento della distribuzione diretta di
farmaci ai sensi dell’art. 12, punto 1, lett. e),
della legge regionale 20 dicembre 2006, n.
39’” e regolamento regionale 18 giugno 2007, n.
15 pubblicato sul BURP 22 giugno 2007, n. 90.
Commissione I
(ai sensi dell’art. 13, comma 2, della l.r.
30/2003)
Deliberazione della Giunta regionale n. 948
del 19/06/2007 “Art. 42, comma 1, legge regionale 16/11/2001, n. 28 e s.m.i. e art. 10,
comma 1, legge regionale 16 aprile 2007, n.
11. Variazione amministrativa al bilancio di
previsione anno 2007”.
Commissione I
(ai sensi dell’art. 13, comma 2, della l.r.
19/2005)
Deliberazione della Giunta regionale n. 968
del 26/06/2007 “Finanziamento funzioni conferite in materia di conservazione e difesa del
patrimonio boschivo ai sensi della legge 21
novembre 2000, n. 353, art 12, comma 2. Iscrizione in bilancio 2007 della somma di euro
92.486,00”.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Commissione I
(ai sensi dell’art. 10 comma 2, della l.r.
11/2007)
Deliberazione della Giunta regionale n. 985
del 26/06/2007 “Art. 42, l.r. 28/2001 e art. 10,
l.r. 11/2007. Variazione al bilancio di previsione 2007. Istituzione nuovi capitoli per
l’iscrizione dei fondi assegnati per progetto
gemellaggio tra la Regione Puglia e la Regione
Emilia Romagna, dal Ministero dell’economia
e finanze nell’ambito del progetto AGIRE
QCS (Ob. 1) 2000-2006”;
Deliberazione della Giunta regionale n. 987
del 26/06/2007 “PIC INTERREG III B ARCHIMED 2000-2006. Asse II ‘Trasporti e reti
di comunicazione’ - Misura 2.1 ‘Sviluppo di
trasporti efficaci e sostenibili’ - Obiettivi 2.1.2,
2.1.3. Progetto ‘SIMCO.DE.IGT’ (Spatial
Impacts of Multimodal COrridor DEvelopment in gateway areas: Italy-Greece-Turkey).
Approvazione del progetto e dello schema tipo
di cinque disciplinari. Variazione di bilancio”;
Deliberazione della Giunta regionale n. 988
del 26/06/2007 “PIC INTERREG III B ARCHIMED 2000-2006. ASSE II ‘Trasporti e
reti di comunicazione’ - Misura 2.1 ‘Sviluppo
di trasporti efficaci e sostenibili’. Progetto:
‘Med.In.Tra.D.E. (Mediterranean Integrated
Transport for Development Enterprises). Approvazione del progetto e dello schema tipo di
tre disciplinari. Variazione di bilancio”;
Deliberazione della Giunta regionale n.
1012 del 26/06/2007 “L.r. 16/04/2007, n. 11 art. 10, comma 2 – Variazione compensativa
al capitolo 411192/2007”;
Deliberazione della Giunta regionale n.
1013 del 26/06/2007 “Legge 9/12/1998, n.
431 - art. 11 – Fondo nazionale per il sostegno
all’accesso alle abitazioni in locazione – Variazione al bilancio di previsione 2007. Aumento di stanziamento”;
Deliberazione della Giunta regionale n.
1060 del 04/07/2007 “Bilancio di previsione
2007 – Variazione in aumento in termini di
competenza e cassa – Somme a destinazione
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VIII Legislatura
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vincolata – Istituzione nuovi capitoli di entrata
e spesa”.
Interrogazioni presentate
PRESIDENTE. Sono state presentate le
seguenti
interrogazioni:
- Marmo N. (con richiesta di risposta scritta): “Gravi danni ai pozzi irrigui dell’agro di
Andria”;
- Cioce (con richiesta di risposta scritta):
“Sospensione corsi di lauree sanitarie
dell’Università degli studi di Bari presso
l’ospedale ‘Dimiccoli’ di Barletta”;
- Stefano, Cappellini, Marmo G., Ognissanti, Olivieri e Pelillo (con richiesta di risposta
scritta): “Interventi finanziari per attività culturali anno 2007”;
- Stefano (con richiesta di risposta scritta):
“Interventi finanziari a sostegno delle attività
di spettacolo”;
- Palese (con richiesta di risposta scritta):
“Rischio declassamento aeroporti di Bari e
Brindisi”;
- Maniglio (con richiesta di risposta scritta): “Situazione di grave rischio ambientale
dell’ex inceneritore SASPI”;
- Buccoliero (con richiesta di risposta
scritta): “Prevenzione da tumori dell’utero”;
- Marmo N. (con richiesta di risposta scritta): “Grave crisi occupazionale nel comune di
Spinazzola”;
- Marmo N. e Lospinuso (con richiesta di
risposta scritta): “Ritardi erogazione carburante agricolo”;
- Pentassuglia: “Sospensione corso di laurea in professioni sanitarie nelle sedi di Barletta, Lecce e Taranto”;
- Pentassuglia: “Richiesta di notizie in merito ai ritardi nell’avvio dei lavori di sistemazione del Polo medico ‘San Giovanni di Dio’ in
Taranto”.
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VIII Legislatura
RESOCONTO STENOGRAFICO
Ordine del giorno
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca i
seguenti argomenti:
1) Interrogazioni e interpellanze urgenti;
2) Interrogazioni e interpellanze;
3) Ufficio di Presidenza – Proposta di modifica dell’art. 6 del regolamento interno del
Consiglio (rel. cons. Chiarelli);
4) Ufficio di Presidenza – Proposta di modifica dell’art. 57 del regolamento interno del
Consiglio (rel. cons. Chiarelli);
5) Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria regionale –
Designazione di tre Consiglieri regionali, di cui
due in rappresentanza della maggioranza e uno
della minoranza (L.r. 3 agosto 2006, n. 25 art. 3, comma 1);
6) Prosieguo esame proposta di legge Cioce “Modifica alla legge regionale 30 dicembre
2005, n. 20 (Disposizioni per la formazione
del bilancio di previsione 2006 e bilancio pluriennale 2006-2008 della Regione Puglia)”
(rel. cons. Ventricelli);
7) Proposta di legge Zullo, Damone “Istituzione di una commissione d’indagine
sull’applicazione della legge regionale 3 aprile
1995, n. 12, recante norme relative agli interventi per la tutela degli animali d’affezione e
prevenzione dal randagismo (rel. cons. Ventricelli);
8) Proposta di legge Saccomanno, Attanasio, Congedo, Lospinuso, Marmo N., Ruocco,
Silvestris “Istituzione della Commissione
d’indagine e di inchiesta sull’attuazione del
programma operativo regionale (POR)
2000/2006, nonché sui fabbisogni, sulla programmazione degli interventi comunitari e
sull’attuazione dei programmi per il periodo
2007/2013 nella Regione Puglia” (rel. cons.
Ventricelli);
9) Proposte di legge Lonigro, De Leonardis, Potì, Pellegrino, Marino, Bonasora, Sannicandro, Damone, Cappellini “Recupero abi-
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Servizi di resocontazione parlamentare
17 LUGLIO 2007
tativo di sottotetti esistenti” e Ognissanti “Recupero dei sottotetti, dei porticati, di locali
seminterrati ed interventi esistenti e di aree
pubbliche non autorizzate” (rel. cons. Mita);
10) DDL n. 08/2007 del 13/03/2007 “Promozione e riconoscimento dei distretti produttivi” (rel. cons. Stefano);
11) Proposta di legge statutaria Mineo,
Maniglio, Costantino, Dicorato, Marino, Montanaro, Povia, Riccardi, Romano, Taurino,
Ventricelli “Modifica degli articoli 22 e 44 dello Statuto della Regione Puglia” (rel. cons.
Mineo);
12) Giunta regionale Deliberazione n. 1919
del 20/12/2006 “POR Puglia 2000-2006: Approvazione Rapporto annuale 2005 ai sensi
dell’art. 37 del Reg. (CE) 1260/1999” (rel.
cons. Potì);
13) Ordine del giorno Marmo N., Saccomanno, Attanasio, Congedo, Lospinuso,
Ruocco, Silvestris del 20/07/2006 “Utilizzo di
trucioli di legno di rovere per l’invecchiamento
del vino”;
14) Ordine del giorno Chiarelli, Franzoso,
Laurora, Baldassarre, Cassano, Damone, Loperfido, Brizio del 27/12/2005 “Adesione alle
proposte di amnistia e indulto”;
15) Ordine del giorno Franzoso, Palese,
Fitto, Cassano, Chiarelli, Damone del
02/02/2006 “Piano regionale di riordino della
rete scolastica – anno 2006-2007”;
16) Ordine del giorno Palese del
28/02/2006 “Nomina dei Direttori generali
delle Aziende sanitarie locali, ai sensi dell’art.
2, comma 5, della legge 1° febbraio 2006, n.
43”;
17) Mozione Lomelo del 21/03/2006 “Tutela degli animali per la produzione di pellicce”;
18) Ordine del giorno Marmo N., Silvestris
del 22/05/2006 “Istituzione di sedi decentrate
dell’Università di Bari e Foggia nella provincia
di Barletta-Andria-Trani”;
19) Ordine del giorno Palese, Baldassarre,
Caroppo, Copertino, Cera, Chiarelli, Damone,
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Loperfido, Rollo, Surico, Tagliente, Tarquinio,
Vadrucci, Zullo del 03/07/2006 “AQP: licenziamento 36 lavoratori a tempo determinato”;
20) Mozione Palese, Saccomanno, Damone, Cera, Surico, Loperfido del 16/11/2006
“Legge Finanziaria 2007”;
21) Ordine del giorno Borraccino, Sannicandro, Mita, Manni, Bonasora, De Santis,
Marmo G., Costantino, Gentile, Giampaolo
del 31/07/2006 “Processo di pace in MedioOriente”;
22) Ordine del giorno Borraccino, De Santis del 25/09/2006 “Rigassificatori in Puglia”;
23) Ordine del giorno Saccomanno, Palese,
Santaniello,
Damone,
Loperfido
del
09/10/2006 “Dimissioni Ministro Lanzillotta”;
24) Mozione Cioce del 11/10/2006 “Tagli
ai fondi previsti in finanziaria ai danni delle costituende province”;
25) Ordine del giorno Palese del
29/08/2006 “Assunzioni Acquedotto Pugliese”;
26) Ordine del giorno Costantino, Povia,
De Santis del 29/11/2006 “Interventi per il sistema scolastico”;
27) Mozione Palese, Saccomanno, Damone, Cera, Surico del 09/01/2007 “Acquedotto
pugliese s.p.a.”;
28) Mozione De Leonardis, Buccoliero,
Canonico del 24/01/2007 “Interventi a tutela
degli agricoltori pugliesi”;
29) Ordine del giorno Borraccino, De Santis del 22/01/2007 “Riduzione corsi di formazione per il personale della scuola Sottufficiali
della Marina militare di Taranto”;
30) Ordine del giorno IV Commissione
consiliare del 22/02/2007 “Disposizioni relative al Settore della distribuzione dei carburanti
di cui al decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7”;
31) Mozione Canonico, Buccoliero, De
Leonardis del 02/03/2007 “Piano regionale di
sicurezza stradale”;
32) Ordine del giorno Marmo N. del
15/03/2007 “Problematiche derivanti dai nuovi
adempimenti connessi all’instaurazione di rapporti di lavoro nel settore agricolo”;
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VIII Legislatura
17 LUGLIO 2007
33) Mozione Congedo, Saccomanno, Surico, Cera, Marmo N., Ruocco, Lospinuso, Palese, Zullo del 28/03/2007 “Distribuzione del
‘Norlevo’”;
34) Mozione Borraccino, De Santis del
13/04/2007 “Aeroporto Gino Lisa”;
35) Ordine del giorno Maniglio del
17/04/2007 “Emergenza mucillagine in Puglia”;
36) Mozione Borraccino, De Santis del
26/04/2007 “Pozzi irrigui nel territorio di Adelfia”;
37) Ordine del giorno Palese, Surico del
26/04/2007 “Emergenza mucillagine”;
38) Mozione Palese, Saccomanno, Damone, Cera, Surico del 30/04/2007 “Raddoppio
S.S. 275 Maglie-Santa Maria di Leuca”;
39) Ordine del giorno Maniglio del
02/05/2007 “Solidarietà a Monsignor Bagnasco”;
40) Mozione Giampaolo, Borraccino, Lomelo, Sannicandro, Lonigro, Manni, Poti, Mita, Ventricelli, Bonasora del 17/05/2007 “Servizi di salute riproduttiva”;
41) DDL 27/03/2007 n. 12 “Abolizione libretto idoneità sanitaria per alimentaristi e
formazione personale alimentarista” (rel. cons.
Marino) (iscritta all’ordine del giorno ai sensi dell’art. 17 del regolamento interno del
Consiglio).
Comunico che la Conferenza dei Presidenti
dei Gruppi ha stabilito di concludere i lavori
odierni entro le ore 14,30, in maniera tale da
consentire ai consiglieri di partecipare al funerale della suocera del collega Palese. Dunque,
colgo l’occasione per rivolgere al consigliere
Palese le condoglianze più sentite.
I punti che verranno esaminati sono il punto n. 3) all’ordine del giorno concernente la
proposta di modifica dell’articolo 6 del Regolamento interno del Consiglio, il punto aggiuntivo concernente l’abolizione del libretto di idoneità sanitaria per gli alimentaristi, e il punto
n. 10) relativo alla promozione e al riconoscimento dei distretti produttivi.
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SEDUTA N° 52
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Comunico altresì che le prossime sedute di
Consiglio si terranno i giorni 24 e 25 luglio
prossimo. Nel primo dei due giorni affronteremo in maniera organica la discussione
sull’emergenza idrica.
In quella circostanza ci sarà una relazione
del Presidente e dell’assessore ai lavori pubblici; quindi avremo una visione organica di tutto
quello che è accaduto a seguito di questa emergenza.
Comunico, inoltre, che già dieci giorni fa,
prima che scattasse l’emergenza idrica, la I e
la V Commissione avevano incontrato i tecnici
dell’Acquedotto
pugliese
assumendosi
l’impegno di presentare un ordine del giorno
molto organico, che ritengo, a questo punto,
di inserire all’interno della discussione. Tale
impegno è stato assunto dai consiglieri Potì e
Palese.
Ufficio di Presidenza – Proposta di modifica dell’art. 6 del regolamento interno
del Consiglio
PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al
punto n. 3), reca: «Ufficio di Presidenza –
Proposta di modifica dell’art. 6 del regolamento interno del Consiglio».
Ha facoltà di parlare il relatore.
CHIARELLI, relatore. Signor Presidente,
colleghi consiglieri, lo scopo di questa modifica al Regolamento è quello di snellire ed agevolare l’attività legislativa del Consiglio regionale, approntando una regolamentazione in
materia di Gruppi consiliari forse più restrittiva, ma che si pone lo scopo di porre termine
ad una cattiva prassi consolidatasi negli ultimi
anni.
L’occasione che la presente proposta di
legge ci offre è quella di partecipare alla risoluzione di un’esigenza reclamata da più parti.
Tutte le forze politiche presenti e rappresentate in Commissione hanno condiviso la
proposta dell’Ufficio di Presidenza, nessuna
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VIII Legislatura
17 LUGLIO 2007
rivoluzione in vista, comunque, per la composizione attuale dei Gruppi elettorali, avvenuta
secondo il Regolamento tuttora in vigore.
Una volta acquisito l’esito delle elezioni,
con l’insediamento in Consiglio anche di singoli rappresentanti delle liste, eventuali variazioni dell’articolazione consiliare dovranno tener conto del minimo di tre componenti stabiliti per la costituzione di un Gruppo consiliare.
I consiglieri che non intendano appartenere
ad alcun Gruppo o quanti nel corso della Legislatura dichiareranno di volersi distaccare, costituiranno il Gruppo misto, sempre nel rispetto della limitazione fissata, indicando al Presidente del Consiglio l’appartenenza alla maggioranza o alla minoranza.
Si può, pertanto, affermare senza ombra
di dubbio che questa modifica segnerà, con
la sua approvazione, una pagina importante
nell’evoluzione e modernizzazione del nostro Regolamento.
Aggiungo, inoltre, che a seguito del dibattito che si è sviluppato, soprattutto negli ultimi
tempi, in ordine ai costi della politica, credo
che questa riforma andrebbe solo a snellire
l’iter, contribuendo senz’altro a ridurre enormemente i costi, anche in ordine a questo procedimento.
PRESIDENTE. Il provvedimento in esame
ha trovato il consenso unanime. Dunque, credo che si possa procedere celermente.
Esame articolato
PRESIDENTE. Non essendovi consiglieri iscritti a parlare nella discussione generale e non
intervenendo il rappresentante del Governo regionale, passiamo all’esame dell’articolato.
Do lettura della proposta di modifica del
Regolamento interno del Consiglio regionale:
«L’ art. 6 del Regolamento interno del
Consiglio Regionale è sostituito dal seguente:
(Adesione ai Gruppi)
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SEDUTA N° 52
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Entro cinque giorni dalla prima seduta, i
Consiglieri sono tenuti a dichiarare all’Ufficio
di Presidenza, per iscritto, a quale gruppo
consiliare intendono appartenere.
Per i Consiglieri che entrano a far parte del
Consiglio nel corso della legislatura, il termine
di cui al comma precedente è di dieci giorni
dalla proclamazione.
Costituiscono Gruppo, altresì, i Consiglieri,
ancorché singoli, che siano stati eletti in una lista
che abbia partecipato alle elezioni regionali.
Nel corso della legislatura possono essere
costituiti nuovi Gruppi consiliari solo per iniziativa di almeno tre o più Consiglieri. La costituzione di nuovi Gruppi consiliari deve essere immediatamente comunicata per iscritto dai
Consiglieri che intendono costituirlo sia al Presidente del Consiglio e sia ai rispettivi Presidenti
dei Gruppi a cui non intendono più aderire.
Il Consigliere che, nel corso della legislatura, intende aderire ad un Gruppo consiliare diverso è tenuto a darne immediata comunicazione sia al Presidente del Consiglio, sia al
Presidente del Gruppo a cui non intende più
aderire e sia al Presidente del Gruppo a cui,
dal momento della comunicazione, aderisce.
I Consiglieri che non intendono appartenere
ad alcun Gruppo ovvero quelli che nel corso
della legislatura dichiarano di non voler più
appartenere al Gruppo a cui avevano precedentemente aderito senza dichiarare l’adesione
ad altro costituiscono, sempre con il rispetto
del limite minimo di cui al precedente comma
quarto, il Gruppo Misto.
Il Consigliere componente del Gruppo Misto dichiara, altresì, al Presidente del Consiglio
la propria appartenenza alla maggioranza od
alla minoranza.
Di tale appartenenza si tiene conto ai fini
dell’applicazione del presente regolamento ed,
in particolare, ai fini dell’attuazione delle disposizioni aventi ad oggetto la composizione
delle Commissioni consiliari e di tutte le disposizioni che prevedono il rispetto proporzionale
tra maggioranza e minoranza.
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17 LUGLIO 2007
Allorquando un Consigliere regionale dichiara di aderire ad altro Gruppo, la relativa
dotazione finanziaria viene assegnata al Gruppo a cui dichiara di aderire».
È stato presentato un emendamento a firma
del consigliere Maniglio, del quale do lettura:
«Aggiungere al quinto capoverso dell’art. 6
dopo la parola “aderisce” le parole “previo assenso dello stesso”».
In sostanza, il consigliere che decide di aderire ad un Gruppo deve ricevere l’assenso da
parte del Gruppo medesimo. Credo che tale
proposta sia corretta.
CHIARELLI, relatore. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CHIARELLI, relatore. Signor Presidente,
per quanto ci riguarda riteniamo corretta
l’osservazione. Pertanto, non solleviamo alcuna eccezione in ordine a questa aggiunta.
SACCOMANNO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCOMANNO. Signor Presidente, nulla
quaestio sulla sana osservazione formulata dal
collega Maniglio. Tuttavia, il nostro Regolamento è totalmente carente sulla volontà dei
Gruppi. Questa sarebbe, dunque, la prima
norma che richiama tale volontà. Il collega
Maniglio potrebbe assumersi l’incarico di predisporre un emendamento assieme al collega
Chiarelli che coinvolga appieno le decisioni dei
Presidenti dei Gruppi o dei Gruppi in generale.
Il Gruppo di AN non può decidere, ad esempio, se Saccomanno debba rimanere o andarsene. In tal senso non esiste una norma parallela a quella proposta dal consigliere Maniglio. La ritengo corretta, ma incompleta. Poniamo il caso che il Gruppo di AN si riunisca
per comunicare a Saccomanno che non fa più
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SEDUTA N° 52
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RESOCONTO STENOGRAFICO
parte del Gruppo: non potrebbe appigliarsi ad
una formula o ad un richiamo interno al Regolamento che dia questa autorità. Ebbene, non
capisco per quale motivo, invece, tale autorità
debba essere prevista in fase di accettazione.
Il Regolamento, ad oggi, stabilisce che un
consigliere possa aderire ad un Gruppo. Non
esiste una formula che vincoli né l’accesso né
l’uscita. Per questo motivo, a mio avviso, bisognerebbe completarlo.
Intendo, comunque, avvisare la Presidenza
che manca una norma che regolamenti
l’eventuale uscita da un Gruppo, quindi la decisione da parte del Gruppo in tal senso.
PRESIDENTE. Condividiamo questo emendamento in relazione ad un solo dato. Alla
Camera dei deputati si procede nella maniera
seguente: viene disciplinata l’uscita da un
Gruppo e l’accettazione da parte del Gruppo
che riceve il nuovo richiedente. Tutto il resto,
chiaramente, potrebbe essere oggetto di osservazioni.
Ad ogni modo, quando faremo la modifica
organica terremo presente questa sua osservazione.
Pongo ai voti l’emendamento a firma del
consigliere Maniglio.
È approvato.
Pongo ai voti la proposta di modifica
dell’articolo 6 del regolamento interno del
Consiglio regionale, nel testo emendato.
È approvata.
DDL 27/03/2007 n. 12 “Abolizione libretto idoneità sanitaria per alimentaristi e
formazione personale alimentarista”
PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al
punto aggiuntivo (n. 41), reca: «DDL
27/03/2007 n. 12 “Abolizione libretto idoneità
sanitaria per alimentaristi e formazione personale alimentarista”».
Ha facoltà di parlare il relatore.
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MARINO, relatore. Signor Presidente, colleghi consiglieri, la sicurezza alimentare rappresenta un interesse primario della collettività
intera e coinvolge trasversalmente a vario titolo le Istituzioni, il mondo produttivo, il mondo
scientifico.
La sicurezza alimentare è attualmente al
centro della discussione per i cambiamenti tumultuosi che la tecnologia ha introdotto
all’interno della nostra società.
Il mondo istituzionale sta provvedendo con
strumenti normativi ed organizzativi che richiedono un approccio multidisciplinare ed intersettoriale con la consapevolezza che vari
fattori, integrati tra loro, determinano la qualità dei servizi e dei prodotti finali
I due pilastri normativi su cui si fonda il
rinnovamento dei sistemi produttivi ed il loro
controllo sono:
- la normativa europea sulla sicurezza dei
cittadini che, con il Libro Bianco ed il Regolamento CE 178/2002, seguito dai Regolamenti CE 852-853-854-882/2004, focalizza
l’attenzione al sistema di produzione degli alimenti, prevede la tracciabilità delle filiere produttive e istituisce l’Agenzia Europea per la
sicurezza alimentare;
- la riforma costituzionale dello Stato in
senso federalista dalla quale scaturiscono nuovi rapporti, regole e cooperazioni tra Stato,
Regioni ed Enti locali.
Conseguentemente, nel campo della sanità
pubblica in generale e anche della sicurezza alimentare, devono essere sviluppate ulteriormente le iniziative volte al miglioramento del
sistema delle autonomie, nella ricerca di metodi innovativi di governo basati sulla efficacia e
l’efficienza della gestione, sulla trasparenza e
sulla garanzia di uniformità della tutela sanitaria dei consumatori a livello nazionale, evitando che si determini un contenzioso tra gli organismi titolari di tale tutela.
Se il livello delle politiche che siamo chiamati a sviluppare per la sicurezza alimentare è
quello che ho descritto, la funzione del libretto
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SEDUTA N° 52
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RESOCONTO STENOGRAFICO
sanitario appare anacronistico. Infatti, la legge
n. 283 del 30/04/1962, all’articolo 4, comma
1, prevede che “il personale addetto alla preparazione, produzione, manipolazione e vendita di sostanze alimentari deve essere munito di
apposito libretto di idoneità sanitaria”. Le modalità per il rilascio e le caratteristiche del libretto sanitario sono state indicate nel DPR n.
327/80.
Sin dalla Risoluzione 785/1982 l’OMS ha
riconosciuto che le modalità con cui il libretto
viene rilasciato sono inefficaci in termini di
prevenzione, in quanto gli accertamenti sanitari condotti sul personale che manipola alimenti
non sono validi per prevenire la diffusione delle malattie di origine alimentare, mentre
l’aggiornamento e la formazione sulla corretta
applicazione delle tecnologie per la sicurezza
sono da considerarsi l’approccio preventivo
più corretto insieme con l’implementazione di
procedure di autocontrollo adeguate. Pertanto, sulla base delle suddette considerazioni, si
rende necessario proporre il presente disegno
di legge regionale per semplificare le procedure relative al rilascio del certificato di idoneità
sanitaria
ritenuta
desueta
alla
luce
dell’evidenza scientifica e della efficacia delle
prestazioni.
Lo schema del provvedimento consta di 9
articoli. In particolare (art. 2) vengono definiti
i destinatari della presente legge (personale alimentarista, responsabile dell’industria alimentare); viene soppresso l’obbligo del libretto sanitario prevedendo in sostituzione misure di
autocontrollo, formazione e informazione (art.
3); con la previsione dell’articolo 4 viene affrontata l’esigenza che la Giunta Regionale
adotti un regolamento relativo all’attivazione
dei corsi di formazione ed aggiornamento per
il personale alimentarista; vengono individuate
le competenze delle AA.SS.LL. in materia di
vigilanza ed ispezioni (art. 5); si provvede a
definire contenuti e modalità per lo svolgimento di campagne informative rivolte alla popolazione (art. 6); vengono individuati gli obbli-
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17 LUGLIO 2007
ghi del responsabile dell’industria alimentaria
in materia di affidamento di mansioni a rischio
al personale alimentarista (art. 7); con l’articolo
8 si prevede un regime sanzionatorio; da ultimo, l’articolo 9 prevede che nelle more
dell’adozione da parte della Giunta regionale
del regolamento vengano applicate le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 155/1997.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
POTI’. Domando di parlare.
PRESIDENTE.. Ne ha facoltà.
POTI’. Signor Presidente, colleghi consiglieri, desidero manifestare la mia adesione
all’iniziativa.
Comunico inoltre che, insieme al collega
Marino, ho presentato alcuni emendamenti
tecnici al disegno di legge che ne facilitano la
lettura. Li ho consegnati pochi minuti fa. Pertanto, chiedo che vengano esaminati contestualmente al disegno di legge.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Damone. Ne ha facoltà.
DAMONE. Signor Presidente, colleghi del
Consiglio, anch’io condivido questa proposta
di legge. Era arrivato il momento di abolire il
libretto sanitario, in quanto era diventato merce di scambio, a livello di uffici, per i visti sui
rinnovi.
In questa norma, non comprendo in maniera concreta quale sia il controllo vero e sostanziale che le Aziende sanitarie dovrebbero
effettuare. Si parla di autocertificazione, di autocontrollo, che dovrebbe essere comunicato
all’Azienda.
Diversamente, tutti saremmo bravi a fare
una dichiarazione di autocontrollo, se poi sul
piano probatorio non si potesse addurre la
prova che tale autocontrollo si è verificato.
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SEDUTA N° 52
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Badate, gli alimenti vengono manipolati da
tutti. È dunque corretta tutta la casistica prevista
dal collega Marino, ma manca l’autocontrollo del
soggetto tramite autodichiarazione.
Credo che sia una situazione da valutare
con estrema attenzione e grande rispetto.
D’altra parte, siamo italiani e siamo abituati a
certificare anche il sesso degli angeli. Tuttavia,
nel momento in cui non vi è un controllo da
parte dell’Azienda sanitaria, la popolazione rischia di subire un tipo di infezione.
Dalle nostre parti, si registrano casi di epatite C molto sviluppata. Di conseguenza, avvertiamo la necessità che, almeno sotto questo
aspetto, la gente esibisca gli esami di laboratorio all’ASL come prova di autocertificazione e
autotutela fisica personale, il che significa anche
tutelare gli utenti e i destinatari degli alimenti.
PRESIDENTE. Non essendovi altri consiglieri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.
Esame articolato
PRESIDENTE.
Passiamo
dell’articolato.
Do lettura dell’articolo 1:
Do lettura degli articoli successivi:
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art .2
(Definizioni)
1. Ai sensi della presente legge si intende per:
a) personale alimentarista: il personale addetto alla produzione, preparazione, manipolazione e vendita di sostanze alimentari, ivi
compresi il conduttore dell’esercizio ed i suoi
familiari che prestino attività, anche a titolo
gratuito, nell’esercizio stesso, destinato anche
temporaneamente a venire in contatto diretto
o indiretto con le sostanze alimentari;
b) responsabile dell’industria alimentare: il
titolare, o il responsabile specificamente delegato, dell’attività di preparazione, trasformazione, fabbricazione, confezionamento, deposito, trasporto, distribuzione, manipolazione, vendita e somministrazione di prodotti alimentari.
A questo articolo è stato presentato un emendamento (n. 1) a firma dei consiglieri Potì
e Marino, del quale do lettura: «Alla lett. a)
dopo la parola “manipolazione”, aggiungere le
parole “deposito, trasporto, somministrazione”».
Lo pongo ai voti.
È approvato.
all’esame
art. 1
(Finalità)
1. La Regione, nell’esercizio delle funzioni
ad essa spettanti ai sensi dell’art. 117, terzo
comma, della Costituzione, disciplina gli adempimenti cui deve attenersi il personale addetto alla preparazione, produzione, manipolazione, somministrazione e vendita di sostanze alimentari e di bevande, e promuove
l’aggiornamento delle procedure e delle misure di prevenzione delle malattie trasmesse da
alimenti.
Lo pongo ai voti.
È approvato.
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Pongo ai voti l’articolo 2, nel testo emendato.
È approvato.
art. 3
(Soppressione dell'obbligo
del libretto di idoneità sanitaria)
1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge è soppresso l’obbligo del libretto
di idoneità sanitaria di cui all'art. 14 della legge
30 aprile 1962, n. 283 (Modifica degli artt.
242, 243, 247, 250 e 262 del T.U. delle leggi
sanitarie approvato con R.D. 27 luglio 1934,
n. 1265: disciplina igienica della produzione e
della vendita delle sostanze alimentari e delle
bevande).
2. Gli accertamenti sanitari e la relativa certificazione, previsti dall’articolo 14 della 1.
283/1962 e dagli articoli 37, 39 e 40 del decreto
del Presidente della Repubblica 26 marzo 1980,
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RESOCONTO STENOGRAFICO
n. 327 in materia di disciplina di produzione e
vendita di sostanze alimentari e bevande, sono
sostituti da misure di autocontrollo, formazione e informazione.
3. Dalla stessa data cessa l’obbligo di rinnovo del libretto di idoneità sanitaria per il
personale alimentarista in possesso di libretto
valido.
4. Le Aziende sanitarie locali sono tenute a
rilasciare il libretto di idoneità sanitaria, anche
dopo la scadenza dei termini di cui al comma
precedente, ai soggetti che prestano attività
lavorative nel settore alimentare in regioni ove
sia richiesto il libretto medesimo.
DAMONE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAMONE. Signor Presidente, il comma 2
dell’articolo 3 recita: «Gli accertamenti sanitari e la relativa certificazione, previsti
dall’articolo 14 della 1. 283/1962 e dagli articoli 37, 39 e 40 del decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1980, n. 327 in materia di disciplina di produzione e vendita di sostanze alimentari e bevande, sono sostituti da
misure di autocontrollo, formazione e informazione». In tale fattispecie noi dovremmo
prevedere che l’autocontrollo sia documentato
da una certificazione, anche se richiesta singolarmente al cittadino, che garantisca lo stato di
salute. Badate, io potrei attestare con una dichiarazione il mio buon stato di salute, pur avendo l’epatite C, mai riscontrata, che è causa
di infezione e di trasmissione di virus.
Per questo motivo, a mio avviso, sarebbe
necessario introdurre l’autocontrollo certificato dall’interessato dal punto di vista sanitario.
Dovremmo formulare un emendamento a tal
riguardo.
SACCOMANNO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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VIII Legislatura
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SACCOMANNO. Signor Presidente, non
sono intervenuto all’inizio, ma quello che ha
detto, in linea generale, il collega Damone mi
sembra importante. Manca, infatti, una qualsiasi
forma di controllo. Anche l’autocertificazione
autocontrollata che si sta proponendo crea qualche problema.
Faccio notare che, nell’articolo inerente la
verifica, chiediamo il controllo solo per dovere
di formazione e di informazione. Anche quando da parte della Comunità Europea c’è stato
l’HACCP, la certificazione era obbligatoria e
consulenziale, ossia si prevedeva un certificato
prodotto su tutta la catena alimentare e
quant’altro.
Ritengo che lo Stato, e in questo caso la
Regione, laddove rientri nella sua competenza,
debba trovare – mi rivolgo al collega Marino,
visto e considerato che non sono presenti gli
assessori competenti – la strada per riparare a
questa situazione. Insomma, stiamo parlando di
una regione che esce dall’emergenza del colera.
Pochi mesi fa abbiamo discusso perché la
Regione Puglia – non era chiara la veridicità
della notizia – parlava di colera. Una mattina
qualsiasi abbiamo comunicato che l’emergenza
era finita, aggiungendo che non occorreva più
nulla. Voglio invitare questo Consiglio a nutrire un minimo di preoccupazione. Mi sembra
strano esaminare un provvedimento di tale
portata in assenza dell’assessore competente.
Non voglio sollevare polemiche con il collega
assessore, ma ritengo che si tratti di una norma certamente insufficiente in termini di garanzie. Gradirei che su questo argomento, importante per tutti, vi fosse un’interlocuzione
con il Governo.
Quali sono i sistemi di controllo nella vendita di mitili e verdure? Stiamo abolendo il libretto, ma stiamo anche sancendo norme di
controllo di pura formazione, importante
quanto si vuole. Tuttavia, bisognerebbe prevedere anche una norma transitoria che ci consenta di controllare l’efficacia del sistema, senza doverci accorgere tra qualche anno di aver
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SEDUTA N° 52
RESOCONTO STENOGRAFICO
sbagliato. Quest’Aula, badate, si addosserebbe
la responsabilità di aver deciso per una iperliberalizzazione del sistema.
Signor Presidente, le chiedo di rendersi
portavoce con l’assessore competente per sapere se ci sono delle misure adeguate. L’Aula
deve ritrovare un interlocutore nel Governo su
un argomento così importante.
PRESIDENTE.
d’accordo con lei.
VIII Legislatura
Sono
perfettamente
SACCOMANNO. In questo caso, potremmo sospendere la seduta e attendere l’arrivo
dell’assessore competente.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare
l’assessore Saponaro.
SAPONARO, assessore al bilancio, alla
programmazione, ai fondi strutturali e politiche comunitarie, alle finanze, all’economato,
alla ragioneria, al controllo interno di gestione e al patrimonio. Signor Presidente, ai
fini testé auspicati dai consiglieri Damone e
Saccomanno, vorrei sapere se il riferimento è
all’articolo 5 e se richiedono che sia ampliata
l’attività di verifica. Inoltre, domando loro se
hanno a disposizione una proposta migliorativa.
SURICO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SURICO. Signor Presidente, il problema è
che questa legge stabilisce norme di autocontrollo all’inizio di una attività. Tuttavia, noi
sappiamo che esistono malattie che vengono
trasmesse attraverso gli alimenti (salmonella,
colera – per quanto riguarda il commercio di
mitili – e via dicendo), di cui si potrebbero
rendere responsabili anche i ristoratori.
L’eventuale autocertificazione di stato di buona salute di questi soggetti sarebbe opinabile.
Difatti, la certificazione la può fare essenzial-
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mente il medico, basandosi su dati obiettivi,
ovvero sugli esami di laboratorio oggi previsti
(esami colturali, il tampone faringeo ed altri),
come anche quelli sierologici per l’epatite C, B
e quant’altro.
Ebbene, io mi domando: a seguito di tale
certificazione di stato di buona salute, nel prosieguo della loro attività, come verranno controllati i soggetti interessati? Se nel tempo un
soggetto contrae un’epatite C, una salmonellosi o una tubercolosi – sapete che oggi la tubercolosi, con ceppi altamente resistenti, sta
diventando un nuovo incubo per l’Italia e i Paesi europei – in che modo verrà controllato,
dal momento che si renderà veicolo di queste
malattie?
Credo, quindi, che dovrebbero essere le
AA.SS.LL. ad accertare e a garantire almeno
le prove basilari e i controlli semestrali ai soggetti che sono a diretto contatto, altrimenti la
formazione così intesa sarebbe giustissima, ma
non prevedrebbe l’accertamento diagnostico.
A mio avviso, l’articolo 5 andrebbe integrato specificando che le AA.SS.LL. dovrebbero
fornire, a garanzia del cittadino e degli operatori, degli esami di base che possiamo anche
specificare.
POTI’. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
POTI’. Signor Presidente, stiamo discutendo
dell’articolo 3 e non abbiamo letto l’articolo 4
che parla della formazione del personale alimentarista e recita che la Giunta regionale, entro quattro mesi dalla pubblicazione della legge «definisce con proprio atto regolamentare»
proprio quanto noi vorremmo anticipare nella
discussione su questo articolo. Quindi, tutte le
perplessità e tutto quello che si è detto saranno oggetto di regolamento che la Giunta dovrà
definire entro quattro mesi.
PRESIDENTE. Voglio avanzare la propo-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
sta più costruttiva di sospendere la trattazione
di questo articolo, in quanto mi giunge notizia
che l’assessore Tedesco sta per completare
l’incontro con i sindacati.
Se lo ritenete, potremmo accantonare momentaneamente la trattazione dell’articolo 3 e
procedere all’esame degli altri articoli, oppure
prendere in esame il provvedimento iscritto al
punto n. 10) dell’ordine del giorno.
Non essendovi osservazioni, passiamo
all’esame del punto n. 10).
DDL n. 08/2007 del 13/03/2007 “Promozione e riconoscimento dei distretti produttivi”
PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al
punto n. 10), reca: «DDL n. 08/2007 del
13/03/2007 “Promozione e riconoscimento dei
distretti produttivi”».
Ha facoltà di parlare il relatore.
STEFANO, relatore. Signor Presidente,
colleghi consiglieri, cercherò di sintetizzare la
relazione che abbiamo ritenuto accompagnasse
la legge istitutiva dei distretti produttivi e che
risulta essere abbastanza corposa, in quanto
mira a chiarire i contenuti innovativi che questo testo di legge porta nella disciplina pugliese.
Il testo di legge portato all’esame dell'Aula
è il frutto di un’attività di concertazione, che
ha coinvolto tutti i soggetti variamente interessati ai temi dello sviluppo e ne rappresenta
il punto più alto di sintesi possibile. Un processo di confronto straordinario che ha visto al
lavoro le parti sociali, le imprese pugliesi, le
associazioni di categoria e sindacali insieme
alla Commissione sviluppo economico da me
rappresentata, al Governo rappresentato dall'assessore allo sviluppo economico, alla tecnostruttura ed ai consulenti che ci hanno affiancato in questo percorso, contribuendo fattivamente a scrivere, a più mani, un testo unanimemente condiviso e già oggetto di significativa attenzione da parte di altre realtà regionali.
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I distretti industriali sono entità socioterritoriali in cui una comunità di persone ed
una popolazione di imprese si integrano reciprocamente. Le imprese appartengono prevalentemente ad uno stesso settore industriale,
ciascuna di esse è specializzata in prodotti,
parti di prodotto o fasi del processo di produzione e si caratterizzano per essere numerose e
di modesta dimensione.
Il legislatore italiano ha riconosciuto alle
Regioni la prerogativa di definire e localizzare i
distretti industriali, anche ai fini dell’erogazione
di finanziamenti ed agevolazioni, sin dal 1991,
con la legge n. 317 del 5 ottobre. Pur in presenza di un corposo impianto normativo, non
tutte le Regioni hanno provveduto alla individuazione dei distretti industriali sui territori di
loro competenza. Tra queste, la Puglia, sebbene esistano poli con processi di crescita localizzati e cumulativi che hanno reso possibile lo
sviluppo di interi territori.
Due i principali motivi del mancato riconoscimento dei distretti produttivi pugliesi, fattore negativo, questo, per la crescita dei sistemi
di imprese: in primo luogo, la Puglia è una delle poche regioni meridionali che, come confermano recenti studi di ISTAT e di Banca
d’Italia, ha una organizzazione dell'industria
basata su aggregazioni territoriali di imprese;
in secondo luogo, un’attenta analisi
dell’utilizzo dei fondi per lo sviluppo (europei
e nazionali) rileva l’assenza di realizzazioni di
sistema rivolte all’innovazione, alla internazionalizzazione e alla crescita dimensionale delle
imprese e la quasi esclusiva prevalenza di strumenti di tipo “generalista” rivolti all’incremento
della capacità produttiva delle singole imprese.
Il mancato riconoscimento dei distretti produttivi in Puglia ci offre oggi l’opportunità di
operare scelte che, facendo tesoro degli errori
altrui, tarano strumenti normativi che si adeguano meglio ai processi di globalizzazione ed
internazionalizzazione dell’economia mondiale.
Pur non avendo mai messo in discussione la
grande opportunità di impostare la politica in-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
dustriale regionale per specializzazioni territoriali, è opportuno tenere ben presente che le
configurazioni “tradizionali” dei distretti industriali sono in crisi e attraversate da profondi
processi di trasformazione negli assetti organizzativi e funzionali. Crisi riconducibile alla
globalizzazione e all’affermazione dei princìpi
della cosiddetta “produzione snella”.
La globalizzazione induce nuove minacce,
ma anche rilevanti opportunità per le PMI dinamiche ed innovative: si amplia su scala globale lo spazio economico entro cui si ricompone la catena del valore nei sistemi locali di sviluppo, favorendo nel contempo l’allargamento su
scala internazionale dei mercati di sbocco e dei
tradizionali bacini di decentramento delle imprese.
I mutamenti richiamati danno luogo a “sistemi di specializzazione territoriale” differenti
dai tradizionali distretti, sostanzialmente perché un numero crescente di imprese opera per
un mercato di riferimento più ampio, anche
globale, rispetto a quello strettamente collegato alla filiera locale.
Occorre, pertanto, favorire le forme organizzative delle reti e dei gruppi di impresa in
modo da consentire il raggiungimento di scale
adeguate nelle funzioni strategiche della catena
del valore e favorire lo sviluppo di nuovi rapporti di collaborazione programmata.
Queste considerazioni, insieme alla volontà
del Governo regionale pugliese di incidere in
maniera significativa sullo sviluppo economico
della regione, hanno determinato la necessità
di un nuovo strumento di politica industriale
regionale.
Aspetto rilevante della legge all’esame del
Consiglio è che essa si è proposta di “normare” in tema di distretti produttivi e non già di
distretti industriali, consentendo di promuovere, sostenere e favorire iniziative e programmi
di sviluppo su base territoriale da parte dei
sistemi di imprese che operano nei settori
dell’agricoltura, della pesca, dell’artigianato,
dell’industria, del turismo, del commercio e
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dei servizi alle imprese. Non più, dunque, una
visione per singolo comparto produttivo, ma
una politica dello sviluppo per la quale i singoli anelli della catena del valore possono appartenere anche a settori produttivi differenti.
L’idea di distretto produttivo alla base di
questa legge regionale tiene conto delle trasformazioni intervenute nel sistema organizzativo delle imprese.
Trasformazioni che hanno mutato il rapporto tra imprese e quello tra territori, ridefinito
le gerarchie e che fanno emergere l’importanza
della dotazione di nuove risorse strategiche
per la competizione globale.
In particolare, emerge la capacità dei territori di dotarsi di intense capacità di ricerca ed
innovazione tecnologica in grado di tessere
adeguate forme di collaborazione con il sistema delle imprese ed alimentare processi di
cambiamento, tanto dei comparti tradizionali,
quanto di nuove attività imprenditoriali a più
elevata intensità di ricerca ed innovazione.
L’impianto legislativo pugliese che oggi
proponiamo al Consiglio non si concentra solo
sulla contiguità territoriale dei sistemi di produzione, ma riconduce nel concetto di distretto produttivo, con una prospettiva fortemente
innovativa, quattro differenti tipologie: a) le
istituzioni ed i gruppi di imprese legate per tipo di specializzazione orizzontale (comparti
produttivi) e/o verticale (filiere produttive),
appartenenti ad un ambito territoriale definito
costituito da uno o più comuni confinanti (distretto tradizionale); b) le reti di imprese, legate per tipo di specializzazione orizzontale
(comparti produttivi) e/o verticale (filiere
produttive) per attività collegate ed integrate,
appartenenti ad uno o più ambiti territoriali
anche non confinanti tra loro, con il coinvolgimento delle istituzioni operanti nei suddetti
ambiti; c) i distretti produttivi ad elevato contenuto tecnologico (c.d. distretti tecnologici)
nei quali ha maggiore rilevanza la presenza di
attività di Ricerca e Sviluppo (università, centri di ricerca pubblici e privati, laboratori di
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RESOCONTO STENOGRAFICO
imprese innovative); d) i sistemi turistici locali
ai sensi dell’articolo 5 della legge 29 marzo
2001 n. 135 (Riforma della legislazione nazionale del turismo) e dell’articolo 5 della l. r. 11
febbraio 2002 n. 1 (Norme di prima applicazione dell’art. 5 della legge n. 135/2001 riguardanti il riordino del sistema turistico pugliese) e delle relative norme di attuazione; e) i
distretti produttivi basati su relazioni fra imprese che interessano territori di più regioni,
anche al di fuori del territorio nazionale (distretto transregionale e transnazionale).
Tale ultima tipologia di distretto rappresenta l’aspetto di grande interesse, perché consente di innescare una dinamica evolutiva nel processo di internazionalizzazione, per la quale i
sistemi distrettuali possono giungere a delocalizzare fasi della catena del valore.
Altro elemento di rilevanza strategica è il
modello di governance individuato per i costituendi distretti in Puglia. A differenza, infatti,
della quasi totalità della legislazione regionale
vigente, la nascente legge regionale non sceglie un percorso di individuazione dei distretti
di tipo burocratico-amministrativo, che parta
cioè dalla delimitazione di un’area intercomunale di specializzazione produttiva (basando la
stima degli indicatori sui dati obsoleti dei censimenti), ma passa all’individuazione per legge
dei soggetti e della loro rappresentanza negli
organi di governo ed arriva alla definizione
degli interventi e delle specifiche leggi di finanziamento.
Il percorso scelto dalla Regione Puglia si
basa sull’idea – ed è questa la portata innovativa – che i distretti produttivi esistono solo se
esistono i soggetti e con essi la capacità di esprimere “progettualità di sistema”. Si sceglie
quindi una strada differente che tiene conto
delle trasformazioni intervenute nei sistemi
produttivi locali: c’è un distretto non per scelta statistico-amministrativa, ma per la capacità
delle imprese di esprimere bisogni collettivi.
Gli elementi qualificanti il distretto produttivo sono dunque i soggetti, rappresentati dal
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Comitato di distretto, e la capacità progettuale, che si manifesta nel Programma di sviluppo
del distretto.
Va sottolineato altresì che un ruolo preminente è assunto, come è giusto che sia, dalle
imprese che partecipano all’individuazione ed
al cofinanziamento delle iniziative e che nel
Comitato di distretto hanno una rappresentanza maggioritaria rispetto agli altri soggetti (altro elemento di portata innovativa): solo le
imprese sono in grado, infatti, di individuare
i fabbisogni realmente necessari ad incrementare la competitività del sistema di appartenenza.
Gli altri soggetti, pubblici e privati, possono partecipare, vigilare sul raggiungimento
delle finalità, promuovere, coordinare gli interventi per le imprese con altri interventi di
sistema. Ma le iniziative per i distretti devono
essere responsabilmente individuate dalle imprese e realizzate per le imprese.
I soggetti che partecipano ad un distretto
produttivo sono dunque: a) le imprese operanti nel territorio regionale; b) le associazioni di
categoria e sindacali; c) gli Enti e associazioni
pubbliche, aziende speciali, Camere di Commercio, società a partecipazione pubblica; d) le
associazioni private, fondazioni, consorzi e associazioni non formalizzate; e) le Istituzioni
pubbliche e private riconosciute, attive nel
campo dell’istruzione e della formazione professionale, della promozione, della innovazione e della ricerca, finalizzate allo sviluppo del
sistema produttivo.
La legge sui distretti – e mi avvio a conclusione – non pone alcun onere a carico del bilancio regionale. I Distretti produttivi, infatti,
hanno come scopo principale la promozione
degli interventi di sistema. I contributi regionali per l’attuazione dei Programmi di sviluppo
provengono da fondi comunitari e statali e sono erogati a favore dei soggetti pubblici, privati o di natura mista responsabili
dell’attuazione delle iniziative inserite nel
programma.
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Dopo l’approvazione in Giunta Regionale,
avvenuta nell’agosto del 2006, di una prima
bozza del disegno di legge sui distretti produttivi, è stata avviata, con una forma di collaborazione stretta tra Assessorato e Commissione,
attraverso tutte le Province pugliesi e con il
loro ausilio, una fase di divulgazione ed illustrazione del testo normativo. Ciò nella consapevolezza che i distretti produttivi rappresentano il primo vero strumento di politica industriale di cu la Puglia si doterà e che una politica industriale regionale, per essere realmente efficace,
deve essere condivisa dai soggetti coinvolti.
Ne è scaturito un confronto serrato che ha
consentito di raccogliere i suggerimenti dei
soggetti interessati, utili al miglioramento del
testo di legge.
In estrema sintesi è emerso dalle audizioni,
anche in sede di IV Commissione, una grande
attesa per l’emanazione della legge, in quanto i
distretti produttivi sono ritenuti da tutti uno
strumento indispensabile di politica industriale.
Inoltre si è registrata una sostanziale condivisione del testo già approvato.
I giudizi positivi sono stati riferiti essenzialmente: al riconoscimento dei distretti che
non prevede un iter burocratico amministrativo, ma la capacità delle imprese di esprimere
progettualità strategica di sistema, finalizzata a
realizzare gli obiettivi della legge; al riconoscimento dei distretti produttivi e non dei distretti industriali, consentendo di superare una
visione dello sviluppo per singolo comparto
produttivo, perseguendo una politica in cui i
singoli anelli della catena del valore possono
appartenere anche a settori produttivi diversi,
oltre che a territori non confinanti; alla possibilità che la legge favorisca l’aggregazione tra imprese creando sinergie tra imprenditori e territorio; all’assenza di limiti territoriali nella definizione del distretto che consente di riconoscere anche i distretti transnazionali oltre ai distretti tradizionali, alle reti d’impresa ed ai
distretti tecnologici; alla semplificazione
delle procedure di erogazione delle agevola-
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zioni in presenza di soggetti pubblici o misti
richiedenti.
Alcuni di questi aspetti scaturiscono dalla
scelta di affidare un ruolo preponderante alle
imprese, altri potranno certamente essere chiariti in sede di regolamento, considerato che la
legge, per conservare una sua opportuna snellezza normativa, non poteva (e non voleva) affrontare aspetti di mera esecuzione.
Infine, non è superfluo sottolineare che i distretti produttivi, oltre a rappresentare uno
strumento di politica industriale regionale, intendono essere uno strumento di razionalizzazione e di concentrazione della spesa dei prossimi fondi strutturali, attraverso la realizzazione di progetti di filiera e di rete rivolti alla creazione di beni collettivi nel campo della logistica, dell’innovazione, della formazione e
dell’internazionalizzazione, soprattutto nei settori tradizionali del made in ltaly.
Non v’è dubbio che nelle nuove concezioni
di politica industriale e di sostegno ai sistemi
produttivi, assumono un ruolo rilevante i processi di innovazione a livello di impresa (singola e/o associata), di distretto e di filiera.
Perciò le politiche rivolte allo sviluppo delle
capacità innovative rivestono un ruolo sempre
più pregnante. In particolare, perché devono
essere rivolte a migliorare la capacità di applicare e sfruttare industrialmente i risultati della
ricerca scientifica. Nuove concezioni che richiedono nuovi modelli di interpretazione dei
sistemi territoriali e di imprese, dei distretti e
dei cluster. A ciò si aggiunge il rilievo centrale
assunto dai processi di internazionalizzazione.
Infatti, in linea con la strategia di Lisbona che
mira, tra l’altro, a garantire l’apertura e la
competitività dei mercati all’interno e al di
fuori dell’Europa, raccogliendo i frutti della
globalizzazione, la visione strategica della Regione Puglia in tema di internazionalizzazione
verte sull’intensificazione dei processi di partenariato, integrazione ed apertura internazionale e sulla valorizzazione del ruolo
dell’Amministrazione regionale e del sistema
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delle autonomie locali quale propulsore delle
strategie di sviluppo e competitività internazionale del territorio.
Tale visione si declina attraverso interventi
tesi a valorizzare le diverse componenti di attratività regionale e locale, ponendo al centro
le esigenze di crescita competitiva delle imprese nella nuova dimensione globale del mercato
e puntando alla riqualificazione del territorio e
dei sistemi produttivi, culturali e turistici locali
in ambito internazionale.
Mi sia consentito, in chiusura, un ringraziamento, non di rito, ai consulenti e alla tecnostruttura della Commissione, in particolare
al suo dirigente, per il prezioso lavoro di supporto ancora una volta assicurato. Un eccellente sostegno al lungo lavoro effettuato che
ha reso possibile anche avere oggi un testo
particolarmente snello ed efficace, grazie
all’apporto costruttivo – di questo voglio rendere merito in Aula – di tutta la Commissione
e dei colleghi commissari della minoranza, che
hanno saputo e voluto approcciarsi al tema
con incoraggiante spirito di collaborazione e
sensibilità costruttiva.
La IV Commissione, dopo approfondito
esame, ha espresso parere favorevole alla disciplina in oggetto ed invita il Consiglio ad approvarla nel testo proposto.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il consigliere Nicola
Marmo. Ne ha facoltà.
MARMO Nicola. Signor Presidente, colleghi, ringrazio il Presidente della Commissione
per aver a sua volta ringraziato i consiglieri di
minoranza, che hanno partecipato alla discussione di questo disegno di legge.
Da parte mia, rammento invece di non avere potuto partecipare alla discussione, soprattutto nella fase finale, perché quel giorno ero
assente dalla Commissione. Siamo, dunque,
costretti a fare quest’oggi i rilievi che avrem-
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mo voluto fare in quella sede, alcuni dei quali
di dettaglio nella stesura del disegno di legge.
La sostanza, però, che ritengo fondamentale e
sulla quale voglio richiamare l’attenzione
dell’assessore e del Presidente della Commissione, è che viene data una prevalente importanza alla direzione tecnica delle scelte della
politica nei distretti, mentre non viene data assoluta rilevanza alla programmazione della politica, ovvero della Regione.
Credo che questo sia un elemento di grande
rilievo. La mancanza di direzione, di direttive
e di scelte politiche, nonché di pianificazione e
di programmazione della Regione, lasciano
una libertà di movimento che potrebbe essere
invece non costruttiva dal punto di vista della
finalizzazione delle competenze dei distretti a
cui si vuol far riferimento.
Altro elemento importante è la mancanza di
un accenno, di un pur vago riferimento ai distretti rurali e agroalimentari della nostra Regione, anch’essi distretti che rappresentano il
made in Italy e i prodotti di Puglia, che hanno
una propria particolarità e originalità, e che si
differenziano dalle altre Regioni e dalle Nazioni, con la considerazione che i distretti agroalimentari e rurali assenti da questa normativa
non possono e non potranno mai avere una identificazione puntiforme. Il distretto di Foggia, per esempio, non potrà identificarsi come
il distretto che lavora il pomodoro, dal momento che questo viene prodotto anche dai distretti di Brindisi e Lecce; così il distretto
dell’olio di oliva non potrà essere identificato
con il territorio solo di Bari o solo di Foggia,
dal momento che l’olio viene prodotto anche a
Brindisi, Taranto, Lecce. Lo stesso discorso
vale per tutte le altre specialità.
Oggi manca questa peculiarità. Quelli che
erano gli argomenti di un disegno
dell’assessorato all’agricoltura non sono infatti
né contenuti, né evocati in questo disegno di
legge.
Passo ai miei rilievi di dettaglio che ritengo
siano importanti. Il ddl in questione sembre-
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rebbe contenere, come ho detto, alcune indicazioni appartenenti al disegno di legge sui distretti rurali ed agroalimentari, ma nei fatti tiene conto solo relativamente delle indicazioni
che definiscono tali distretti all’articolo 13 del
decreto legislativo n. 228 /2001.
L’articolo 1, comma 2, e l’articolo 4, comma 6, evidenziano la necessità che il riconoscimento dei distretti sia deliberato a seguito
della verifica dei criteri, ma in nessun articolo
del testo si elencano i criteri. L’articolo 1,
comma 3, indica genericamente la modifica di
leggi regionali per adeguarle alle esigenze di
armonizzazione con il presente ddl, ma manca
un allegato, una relazione di riferimento o un
articolo con l’elenco delle leggi da modificare.
L’articolo rimane dunque solo una enunciazione di princìpi. D’altra parte, le modifiche
alle leggi vigenti dovrebbero essere effettuate
prima che entri in vigore la legge sui distretti,
per evitare di determinare dei contrasti operativi, soprattutto in sede di predisposizione dei
programmi di sviluppo, da parte dei comitati
di distretto.
Lo stesso articolo 1, al comma 4, fa riferimento a programmi di intervento della Regione, nei quali sarebbero inclusi i distretti. In tali
programmi – sia nei piani operativi FESR e
Fondo sociale europeo, sia nel PSR – vi è solo
un accenno ad alcune modalità operative, ma
non è definito come si pongono in relazione i
programmi di sviluppo dei distretti con il Piano operativo ed il PSR, né sono definite le
procedure per conferire funzioni operative ai
distretti.
Le grandi enunciazioni contenute nella relazione del Presidente della Commissione trovano, quindi, un contrasto formale e fondato
proprio nell’articolato stesso della legge.
Si veda, per esempio, il capitolo delle modalità attuative del PSR 2007-2013 adottato
dalla Giunta regionale. L’articolo 2 è titolato
«Definizioni», ma i diversi commi non contengono alcuna definizione. L’articolo 2, al comma 2, fa riferimento ad una progettualità stra-
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tegica comune, del sistema delle imprese, ma
questo, come si concilia con le aree vaste,
previste nel piano operativo FESR e le aree
rurali, nelle diverse tipologie previste dal PSR?
Quali saranno effettivamente i soggetti che
opereranno sul territorio?
All’articolo 3 si dice che i soggetti promuovono il riconoscimento dei distretti, ma
sarebbe più corretto dire che ne promuovono
la costituzione, in quanto il riconoscimento è
competenza della Regione. L’articolo 3 dispone, inoltre, che le imprese si mettano insieme
per costituire il distretto, ma non si fa riferimento ad una qualsiasi delle forme giuridiche
previste dal Codice civile e dalla normativa in
vigore. Inoltre, sembra che le imprese promuoverebbero la costituzione dei distretti tecnologici, che sono a rilevanza di soggetti pubblici e privati che operano nella ricerca, come
recita l’articolo 2, comma 4, punto b).
L’articolo 4, al comma 1, ripete l’errore di
utilizzare il termine «riconoscimento» invece
di «costituzione»; sarebbe, dunque, da riscrivere per maggiore chiarezza.
L’articolo 4, al comma 4, prevede che possano costituirsi sullo stesso territorio diversi
distretti, a scapito della necessità di una maggiore integrazione fra attività e imprese dei diversi settori produttivi, specie nel settore agroalimentare e agroindustriale.
La Regione proporrebbe aggregazione, ma
nulla viene detto per il caso in cui tale aggregazione non venisse effettuata. Potrebbe esserci un non riconoscimento o una mancata
approvazione dei programmi di sviluppo?
L’articolo 2, comma 6, fa riferimento agli
indirizzi regionali di politica di sviluppo economico. Ebbene, quali sono? È evidente che
non ci sono e non ci saranno, se è vero come è
vero – il Presidente della Commissione l’ha riferito – che prevale l’orientamento dei distretti, senza alcun indirizzo politico generale della
nostra Regione.
L’articolo 6, comma 3, prevede che il segretario del comitato possa essere scelto fra
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soggetti esterni al comitato. Anche con questa
figura vale il principio «non sono riconosciuti
oneri finanziari»?
L’articolo 7, comma 1, lettera e), prescrive
che nei programmi di sviluppo si faccia riferimento all’entità e al tipo di risorse pubbliche
necessarie per realizzare gli investimenti. Dove
trovano le indicazioni i comitati per citare la
fonte delle risorse pubbliche? Inoltre, non vi
sarà nessun bando? Oppure sarà fatto a sportello? Credo che siano tutte domande pertinenti che non trovano alcuna risposta né
nell’articolato di legge, né nella relazione del
Presidente della Commissione.
Sempre l’articolo 7, al comma 2, prevede
che non saranno ammessi al finanziamento
progetti di singole imprese. Come sarà articolato il programma di sviluppo del distretto,
qualora le singole imprese, che dovrebbero cofinanziare gli investimenti strutturali e infrastrutturali collettivi, avessero anche bisogno di
un adeguamento o un potenziamento tecnologico delle proprie strutture private? La legge
andrebbe notificata, signori assessori, a Bruxelles, in quanto l’eventuale cofinanziamento è
pur sempre un aiuto di Stato. Quindi, questa
dovrebbe essere per noi la prima approvazione
e dopo la notifica a Bruxelles il Consiglio regionale dovrebbe approvarla nuovamente.
L’articolo 7, comma 5, prevede che i benefìci del programma di sviluppo siano estesi anche a imprese fuori regione, transregionali e
transnazionali. Ciò significa che le eventuali
risorse finanziarie potranno essere erogate anche a queste imprese fuori regione? Il comma
dovrebbe essere scritto molto più chiaramente,
come abbiamo già riferito in Commissione al
Presidente della Commissione.
L’articolo 8, comma 1, richiede l’invio di
copia del programma di sviluppo anche alla
Provincia in cui è ubicato almeno un terzo delle imprese. Ebbene, che cosa succede nel caso
in cui vi dovesse essere parità di numero di
imprese? Non è citato alcun criterio dimensionale o di fatturato. Come potrebbe una Pro-
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vincia esprimere il parere anche per le imprese
fuori provincia?
L’articolo 8, comma 3, prevede un ulteriore riconoscimento contestualmente
all’approvazione, ma con quali modalità e
criteri non è detto nel programma di sviluppo del distretto.
L’articolo 8, inoltre, contiene i commi 4 e 5
che sembrano doppioni. Sarebbe opportuno
unificarli in un unico comma, da scrivere in
maniera più chiara.
L’articolo 9, comma 1, prevede che nei
programmi di sviluppo siano riservate quote di
azioni e misure: di che si tratta? Non è chiarito
in nessun’altra parte dell’articolo. Sembrerebbe che l’articolo si riferisca a disponibilità di
risorse finanziarie previste per la realizzazione
di misure dei piani operativi e del PSR. Tuttavia, come si conciliano le cose?
L’articolo 10 chiarisce che la presente legge non prevede oneri finanziari a carico del bilancio regionale. Come si procede, allora, al
cofinanziamento? Almeno un riferimento alle
fonti finanziarie di diversa derivazione – regionale, nazionale o comunitaria – dovrebbe
essere contenuto nell’articolo. Resta il fatto
che chi deve valutare i programmi di sviluppo
dei distretti deve conoscere molto bene se vi
sia compatibilità con gli obiettivi, le strategie e
le normative regionali, nazionali e comunitarie
relative alle diverse tipologie di investimento.
Cari colleghi consiglieri, queste brevi annotazioni di dettaglio fanno emergere un sintomo della nostra volontà di procedere all’approvazione
di leggi per tappe forzate.
Denuncio, ancora una volta, la mancanza di
un ordine preciso nel procedimento legislativo.
Qui si vogliono fare leggi, tanto per fare leggi.
Non si vogliono fare leggi al meglio per affrontare il mondo economico della nostra regione e per metterlo nelle condizioni di operare con chiarezza.
I rilievi che ho appena concluso di elencare
sono in gran parte rilievi formali e rilievi concettuali che denotano una cattiva conoscenza
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di altre leggi regionali e che non disegnano alcun collegamento con le altre leggi regionali e
con i Piani operativi regionali. Una minore
fretta sarebbe stata più salutare nella redazione
di un disegno di legge che potesse essere più
chiaro, più efficiente e più evidentemente collegato agli interessi del mondo produttivo.
Alla luce di queste considerazioni, dichiariamo la nostra opinione di insufficiente elaborazione del disegno di legge in oggetto e, naturalmente, lasciamo all’assessore e all’Aula la
possibilità che vengano corretti quegli aspetti
che sono assolutamente poco chiari e che non
danno alcuna garanzia di un’esatta applicazione degli intendimenti, che sono nelle nostre intelligenze, di voler affrontare una realtà economica e andare incontro alle esigenze di un
mondo che vive in un’epoca di globalizzazione, che ha necessità di avere regole chiare, elastiche e fortemente legate al territorio.
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Vadrucci. Ne ha facoltà.
VADRUCCI. Signor Presidente, colleghi
del Consiglio, rimandando alcune considerazioni di merito all’esame dell’articolato del disegno di legge, mi interessa sottolineare alcuni
aspetti di carattere generale che rendono la
scrittura del Regolamento attuativo, o comunque delle norme di attuazione di questa legge,
un momento importantissimo. Alcuni dei rilievi sottolineati dal collega Marmo, infatti, sono
sicuramente rilevanti e degni di essere presi in
considerazione.
Credo, però, che vadano sottolineati alcuni
aspetti che pongono questa legge sicuramente
in una posizione di vantaggio e di accoglimento di tutto ciò che il partenariato sociale ha
prodotto. Molto opportunamente, credo, per
la Puglia sono stati denominati distretti produttivi, non distretti industriali. Basta guardare
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i dati della popolazione imprenditoriale della
nostra regione per comprendere che è stato un
elemento importante l’aver delineato tutto il
mondo della produzione che può esservi
all’interno di questi distretti.
Il secondo aspetto fondamentale è che vi
sono alcune importanti annotazioni da fare,
che non sono di dettaglio, collega Marmo, ma,
anzi, di sostanza. Infatti, non si capisce bene
se, nel momento in cui le aziende non fanno
parte del distretto, vi sia una quota di riserva;
se all’interno dei Piani operativi, all’interno dei
finanziamenti comunitari sia riservata – a mio
giudizio dovrebbe essere fatto perlomeno in
una certa misura – una quota di questi investimenti, in proporzione o in percentuale e a
bando, per le aziende che non fanno parte di
questi distretti, se sia possibile avere ugualmente l’opportunità di accedere a linee di finanziamento e di incentivi a favore delle imprese.
Terzo aspetto, come sottolineato anche dallo stesso Presidente, è che questo meccanismo
dei distretti industriali o produttivi – comunque si voglia chiamarli – non ha sortito
l’effetto sperato in tutta Italia. Anche in questo caso la situazione si è sviluppata a macchia
di leopardo.
Pertanto, proprio oggi ci tocca leggere sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno che i
tanto decantati patti territoriali nati nel 1995,
che sembravano la scoperta dell’acqua calda,
l’economia dal basso e tutta l’enfatizzazione
che veniva data a queste forme che a prima vista sembravano sicuramente di coinvolgimento, come abbiamo scoperto a distanza di quindici anni, forse hanno creato più problemi che
soluzioni.
Con ciò voglio dire che dobbiamo accompagnare con molta intelligenza l’attuazione di
questa legge. È un fatto importante, è inutile
disconoscerlo. Sebbene io provenga dal mondo delle piccole imprese, ritengo che trovare
occasioni di convincimento affinché le imprese
si aggreghino e, quindi, costruiscano un pro-
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cesso di filiera o di area rappresenta un elemento sicuramente importante.
Pertanto, mi riservo di intervenire in fase di
esame dell’articolato, anche per il lavoro svolto. Il collega Marmo ed io vedremo come
strutturare alcune note, soprattutto per quanto
riguarda il finanziamento di questa legge, le
disponibilità, la natura giuridica, che non è elemento di secondo piano rispetto a questi
strumenti. Per il momento, però – almeno personalmente, visto che manca il mio Capogruppo – esprimo un giudizio sostanzialmente
positivo, pur all’interno delle perplessità
espresse.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Zullo. Ne ha facoltà.
ZULLO. Signor Presidente, colleghi consiglieri, sono perfettamente in linea con le considerazioni espresse poc’anzi dal collega
Marmo. Effettivamente, è una legge di princìpi, e anche di buoni princìpi.
Però, credo che i distretti produttivi debbano nascere nel segno dell’innovazione,
dell’ammodernamento tecnologico, della deburocratizzazione della Pubblica Amministrazione, e di un rafforzamento e potenziamento
delle reti infrastrutturali all’interno delle quali i
distretti produttivi devono poi inserirsi. Tuttavia, in questa legge di tutto si parla tranne che
– anche semplicemente per accenni – di questo
tipo di discorso.
Inoltre, sarebbe stato molto importante collegare la ricerca al sistema delle imprese. Invece, in realtà, mi sembra che si faccia riferimento a un assetto realizzazione della tipologia dei
distretti. Infatti, nell’articolo 2, comma 4, è
scritto: «i distretti produttivi possono assumere le seguenti configurazioni», come se ci fossero dei settori a compartimento stagno tra
prima, seconda, terza e quarta tipologia di distretto.
In realtà credo che – lo si potrebbe fare anche presentando una semplice proposta emen-
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dativa – dobbiamo incentivare l’interazione tra
quella tipologia del distretto, che è definita alla
lettera b) del comma 4, con le altre due tipologie di distretto.
È un’interazione importante. Ritengo che la
ricerca e, in generale, tutto ciò che fa innovazione debba agire all’interno del sistema delle
imprese e che quest’ultimo debba agire a sua
volta all’interno del settore della ricerca, perché deve esserci un trasferimento dei contenuti. L’esito della ricerca deve trasferirsi alle imprese e la formazione che gli istituti di ricerca
promuovono deve trasferirsi alle imprese stesse. Non possiamo non considerare questa osmosi ai fini della norma complessiva.
Ritengo anche che le osservazioni formulate dal consigliere Marmo sotto il profilo delle
risorse siano pregnanti. D’altra parte, è la stessa legge che, nella sua strutturazione, crea al
suo interno una sorta di contraddizione.
Difatti, nell’articolo 9 (Risorse per la gestione e l’attuazione dei Programmi di sviluppo) si stabilisce: «la Regione concorre alla realizzazione dei Programmi di sviluppo dei Distretti Produttivi riservando ad essi quote di
azioni e misure previste dalla legislazione regionale vigente», nonostante non venga riservata nessuna posta in bilancio per poter, effettivamente e concretamente, concorrere. Infatti, sappiamo che la gran parte dei finanziamenti verrà da altre istituzioni, ma è inevitabile che
la Regione debba concorre con una piccola
parte del suo bilancio per dare quel primo impulso per potere essere nella certezza di accedere a questi altri finanziamenti.
Credo che non si possa scrivere in una legge che la stessa non prevede oneri finanziari a
carico del bilancio regionale. In tal modo, ci
limiteremmo a scrivere una poesia che potremo recitare su qualche palco, ma sicuramente
non renderemmo un servizio alle nostre imprese.
Mi auguro che, nel corso della discussione
dell’articolato in legge, l’assessore competente, che ringrazio per l’attenzione prestata, possa presentare o accogliere degli emendamenti
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in modo da migliorare il testo normativo e
mettermi nelle condizioni di accreditare favorevolmente questo disegno di legge, dal momento che condivido i princìpi fondamentali
che lo sottendono.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Mita. Ne ha facoltà.
MITA. Signor Presidente, colleghi del
Consiglio, il disegno di legge in oggetto affronta una materia di rilievo dal punto di vista
della politica industriale regionale.
Non vi è dubbio, infatti, che una delle
strozzature allo sviluppo regionale sia legata
alla diffusione di un tessuto di imprese di dimensione estremamente contenuta, le quali,
proprio a causa della piccola dimensione, hanno ben scarso potere di mercato e, soprattutto,
stentano ad investire in ricerca e sviluppo, non
giungendo neppure a cogliere le opportunità
del trasferimento tecnologico.
Si tratta di un tessuto di imprese che prosegue nella ricerca di una competitività dei costi,
giocata soprattutto sul basso costo del lavoro,
che risulta sempre più spiazzata dalla concorrenza dei Paesi dell’est europeo e del sud-est
asiatico. Contemporaneamente, i dati statistici
disponibili mostrano che vi è in Puglia una crescente tendenza all’agglomerazione distrettuale.
Una politica industriale volta a riconoscere
e ad incoraggiare i distretti industriali è, quindi, auspicabile – su questo non c’è dubbio alcuno – soprattutto in quanto può determinare
forme di integrazione verticale e orizzontale.
Il testo presentato dal relatore contiene,
tuttavia, a nostro parere, alcune importanti criticità che rischiano di limitare l’efficacia e altresì di farne un testo per alcuni aspetti meno
avanzato e ancora più improntato alla piena,
cieca fiducia nei meccanismi di funzionamento
del mercato.
Rispetto alla legge sui distretti varata dalla
destra nel Veneto – mi riferisco alla legge regionale del 4 aprile 2003, n. 8 – vorremmo
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riassumere le principali criticità, perché esse,
dal nostro punto di vista, sono tali per cui il
nostro giudizio complessivo sulla legge non è
positivo.
Innanzitutto, vorrei soffermarmi sulla definizione di distretto. All’articolo 2 del testo
Stefàno esso viene genericamente descritto
come una «concentrazione di imprese (…) integrate in un sistema produttivo rilevante».
Inoltre, il distretto viene definito come il risultato esclusivo di una spinta proveniente dal
basso, dalle imprese e dalle istituzioni locali.
Al riguardo, secondo noi, bisognerebbe introdurre delle differenze. In primo luogo, andrebbe specificato che per individuare un distretto non può essere sufficiente la presenza
di un generico sistema di imprese eterogenee e
disconnesse tra di loro. Bensì, occorrerebbe un
sistema di imprese caratterizzate da specializzazione produttiva. In secondo luogo, bisogna
dire che i distretti sono anche strumenti di una
politica economica regionale, come dire una leva
pubblica che agisce nel e sul mercato, quindi
possono anche essere il risultato di politiche finalizzate alla crescita e al loro consolidamento.
Viene chiarito che tali politiche sono parti
integranti delle politiche di sviluppo economico regionale, per cui il problema non è soltanto un contributo generale alle imprese, ma la
capacità della Regione di intervenire.
L’articolo 3 del testo presentato prevede
che il distretto possa essere esclusivamente
promosso sulla base di istanze locali, imprese,
associazioni di categoria e sindacali. A nostro
modo di vedere, si tratta di un approccio che
lega la nascita e il riconoscimento del distretto
esclusivamente allo spontaneismo del mercato
e alle capacità delle forze di mercato di emergere e di indicare le vie di sviluppo. In sostanza, tutto viene affidato al mercato, negando
così la possibilità di un’azione strategica di politica industriale e in materia di distretti.
Sarebbe paradossale che la Puglia proponesse una filosofia di questo tipo, proprio oggi
che vengono avanzate da più parti numerose
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critiche alle logiche cosiddette del bottom-up;
è essenziale piuttosto che l’individuazione dei
distretti produttivi e la definizione delle linee
evolutive dei distretti siano definite da
un’analisi strategica e centralizzata a livello
regionale.
Le esperienze più recenti in materia insegnano, infatti, che operando senza una strategia di sistema si rischia la dispersione dei già
ridotti fondi pubblici su una grande varietà di
progetti – sarebbe un po’ strano che questa
critica fosse espressa solo da noi e non anche
da coloro che tanto insistono sulla efficienza
del mercato – con ben scarse ricadute reali sul
sistema produttivo regionale.
Riteniamo, quindi, che sia meglio immaginare un sistema misto, non solo a livello locale, secondo il quale i distretti possono essere
attivati, a seguito di istanze locali, oppure a
seguito di identificazione dei medesimi da parte della Regione. In tal modo, si avrebbe certezza di promuovere azioni a favore di realtà
effettivamente trainanti e strategiche per
l’economia regionale.
Per questa ragione, noi siamo propensi a rivedere questo testo. La presenza di indicatori
oggettivi per il riconoscimento del distretto è
un altro punto fondamentale. Il testo presentato in Aula si caratterizza rispetto alla letteratura e alla normativa nazionale e regionale per la
mancanza di criteri oggettivi nella definizione
dei distretti. Il rischio è quello di attribuire il
riconoscimento di distretto produttivo ad alcune realtà, non perché esse abbiano concretamente la caratteristica del distretto, bensì in
quanto difendono interessi locali ben rappresentati. Eventuali investimenti pubblici in questa direzione risulterebbero così inefficienti.
Questa parte andrebbe pertanto migliorata.
Riteniamo che nella discussione si debba agire
in profondità, come anche nell’articolato. A tal
riguardo, ci riserviamo alcune iniziative.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Lospinuso. Ne ha facoltà.
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LOSPINUSO. Signor Presidente, colleghi
del Consiglio, la lunga e tormentata vicenda di
questo disegno di legge sui distretti produttivi
era partita obiettivamente molto male. Il testo
sfornato dal Governo dopo lunghe cogitazioni,
infatti, sembrava vecchio di quindici anni, non
recependo in alcun modo, né le esperienze non
esaltanti delle precedenti analoghe normative
in altre Regioni, né le riflessioni e gli aggiustamenti che esse avevano prodotto nella
scienza economica.
Essa delineava un modello di distretto obsoleto, farraginoso e calato dall’alto, con un
altissimo tasso di burocratizzazione e di politicizzazione, legato ad una logica territoriale
che ignorava perfino la rivoluzione digitale e
che rischiava di farne, non un’occasione, ma
un ostacolo per lo sviluppo economico e produttivo del sistema Puglia.
Rispetto ad esso apparivano incomparabilmente più avanzate le politiche che, confortati
dal pieno consenso del mondo dei produttori a
seguito di una concertazione piena e senza
preconcetti, avevamo perseguito nella nostra
ultima esperienza di Governo.
Politiche che, in luogo di ingabbiare lo sviluppo in schemi rigidi e prefissati, si proponevano di sostenerlo, lasciandolo governare, sia
pure in consolidate vocazioni territoriali, dal
basso, come nel caso dei PIT, e che concepivano la distrettualizzazione nei termini più
snelli ed elastici, attraverso la norma della nostra riforma – la legge regionale n. 2 del 2003
– che consentiva l’istituzione alla Giunta regionale senza bardature precostituite che avrebbero rischiato di fare la fine delle programmazioni quinquennali sovietiche, sistematicamente fallite per l’imprevedibilità dei fenomeni economici e conseguentemente risoltesi, in sistemi integralmente centralizzati, in cicliche catastrofi per le popolazioni, con gravissimi ritardi nei sistemi economici dei Paesi postcomunisti.
Com’era facilmente prevedibile, il testo originario del Governo, obsoleto e tendenzioso, con-
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teneva anche, forse in buona fede, un pericolo
inquietante di controllo politico sull’economia.
Esso ha provocato reazioni tutt’altro che
entusiastiche sia nelle organizzazioni imprenditoriali, sia nelle rappresentanze, istituzionali e
non, del territorio, che hanno determinato, ad
opera della IV Commissione, una nuova concertazione e una profonda rilettura del testo
originario.
Così, il disegno di legge che oggi ci viene
proposto è indubbiamente migliorato rispetto
al testo originario, proponendo un modello di
distretto più snello ed elastico, fino a configurarne una pluralità con caratteristiche diverse
tra di loro.
Nel leggere attentamente questo disegno di
legge, mentre guardiamo con interesse ai distretti tecnologici, rileviamo che, con riferimento a quelli produttivi, si propone un modello vecchio e superato – riproducendolo pedissequamente da altre Regioni quali l’Emilia
Romagna – che è in discussione anche laddove
è stato realizzato e che comporta un altissimo
tasso di burocratizzazione e un peso soffocante di pletorici organi di gestione. Gli stessi rilievi critici sono stati fatti dal Ministro Bersani.
Evidenti e negative rigidità si riscontrano,
ad esempio, nella figura del comitato di distretto (articolo 5) e nelle procedure per
l’approvazione dei programmi (articolo 8),
mentre il ruolo riconosciuto alle istituzioni locali e ai soggetti pubblici o parapubblici di vario tipo rischia di alterare la filosofia economico-produttiva dei distretti stessi e di appesantirne negativamente i processi decisionali che
la globalizzazione economica in atto dovrebbe
rendere molto più celeri e comunque liberi da
condizionamenti di tipo improprio, quali quelli
che deriverebbero da visioni meramente localistiche e da concezioni ideologiche, o da interessi corporativi o clientelari.
Resta, peraltro, un eccessivo tasso di burocratizzazione, dietro la quale torna a fare capolino il
rischio della politicizzazione che, comunque, non
consentirà a queste nuove, seppure emendate,
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creature di affrontare nelle migliori condizioni un
mercato globale in cui le decisioni e i cambiamenti necessari devono essere assunti in tempo
reale, pena l’inutilità, o addirittura la dannosità.
Se è vero infatti che la globalizzazione richiede la competitività complessiva dei sistemi
produttivi, è altrettanto vero che tale competitività si realizza in presenza di meccanismi decisionali rapidi e flessibili, che mal si conciliano con le lungaggini e con la rigidità degli apparati burocratizzati e con le lungaggini di
procedure contorte e farraginose.
Quello che comunque dev’essere chiaro è
che questa legge non può essere il solo strumento di politica industriale della Regione e
che non deve essere abbandonato il sostegno a
singole imprese che, anche al di fuori di sistemi preconfezionati e di aggregazioni più o meno pilotate, propongono progetti efficaci ed
innovativi, anche in considerazione degli ultimi
indirizzi della scienza economica, emersi dal
recente e importante convegno della SVIMEZ, cui faceva riferimento il collega Vadrucci, che hanno proclamato la conclusione
non entusiasmante delle stagioni dei patti territoriali e rivalutato gli indirizzi della stagione
più gloriosa del meridionalismo che premiavano gli insediamenti strategici, capaci di divenire di per sé strumenti di promozione territoriale nel segno delle filiere.
Una filosofia che, peraltro, era presente nel
POR 2000-2006 attraverso l’istituto dei grandi
Contratti di programma sui cui sviluppi, credo,
sarebbe utile un’informativa aggiornata a questo Consiglio.
Nel POR 2000-2006, peraltro, e anche nella sua concreta attuazione, non mancavano affatto, come sostiene la relazione del Presidente
Stefàno in un tentativo di differenziazione a
tutti i costi, le politiche per l’innovazione e per
l’internazionalizzazione.
Mi permetto qui di ricordare le misure 4.1
“Azione A”, 4.1 “Azione B”, 3.13 e 6.2, i cui
bandi hanno per di più riscosso significativi
successi.
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Al Presidente Stefàno mi permetto anche di
ricordare che le misure del POR Puglia per le
politiche industriali integralmente concertate
con il mondo del parteneriato, quando la concertazione si proclamava meno ma si realizzava di più, furono giudicate ufficialmente da
Confindustria nazionale le migliori in assoluto
tra tutte quelle varate tra le Regioni
dell’Obiettivo I.
Con queste precisazioni, dobbiamo in conclusione rilevare che anche questo testo migliorato non risolve, come ha detto il collega
Marmo, molti dei dubbi da noi sollevati. Pertanto, il nostro auspicio è che l’Aula e il Governo provvedano ad emendarlo e a migliorarlo.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al
consigliere Maniglio, sarebbe il caso di indicare un termine per la presentazione degli emendamenti. Poiché la seduta si chiude alle ore
14,30, entro tale ora dovranno essere presentati gli emendamenti.
È iscritto a parlare il consigliere Maniglio.
Ne ha facoltà.
MANIGLIO. Signor Presidente, noi pensiamo che questa legge colmi un vuoto.
L’esperienza dei distretti in Italia è tutt’uno
con la forza del made in Italy, con le realtà
produttive più dinamiche, quali quelle del sudest dell’Italia e dell’Italia centrale. Nei distretti
si è registrata la massima concentrazione di
politiche innovative, la massima flessibilità, ossia capacità di adeguare le imprese ai mutamenti del mercato. Tutto ciò ha consentito una
robustezza economica di quelle realtà.
Proprio per mettere ordine, strutturare, coordinare e valorizzare quel ricco tessuto delle
piccole e medie imprese, che è caratteristico
dell’Italia – e dunque anche della Puglia e del
Mezzogiorno –, tanti anni fa fu pensata la legge n. 317/91 che si poneva l’obiettivo di sistemare questo spontaneismo diffuso. Ciò sarebbe dovuto accadere anche in Puglia, dove si
è registrata una crescita spontanea, tumultuosa
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in alcuni casi. Abbiamo avuto le teorizzazioni
del principio “il piccolo è bello”, in modo particolare qui in Puglia; abbiamo parlato di modello adriatico. Tutto questo per fare riferimento alla miriade di piccole e medie imprese
che, però – e questo non è di poco conto –,
soprattutto nella nostra Regione, erano rivolte
ai settori più maturi, proprio quei settori che,
per le difficoltà che hanno incontrato e che
tuttora incontrano, avrebbero avuto bisogno di
una politica di sostegno che aiutasse questo
sistema di imprese, disorganico e polverizzato,
a superare i momenti di crisi.
Tali politiche di sostegno, però, non potevano essere viste nel ’91, così come non possono essere viste oggi nel 2007, a 16 anni di
ritardo, in una logica dirigista, nella quale c’è
qualcuno che a tavolino prende la penna rossa
e blu e tratteggia i confini dei distretti produttivi. Io non so se questo sia mai accaduto; di
sicuro, penso che questo non rientri nelle dinamiche delle realtà produttive.
Pensare di limitare le possibilità di imprese
che, da Bari a Lecce, a Taranto, a Brindisi, in
Campania o magari altrove, sono in grado di
creare filiere produttive, appartiene ad una
cultura politica sicuramente inadeguata.
Lo sviluppo locale non è fatto soltanto di
indici statistici; questi ultimi si limitano a fotografare una situazione statica, non sono in
grado di prevedere quello che può accadere,
non sono in grado di prevedere le potenzialità
di un progetto di crescita. Se non accettassimo
il sistema di valorizzare la capacità delle imprese di mettersi insieme e di avere progetti di
crescita, ci comporteremmo come quegli istituti bancari che tanto critichiamo e che, nel
momento in cui debbono elargire il credito,
non guardano alla qualità del progetto, ma solo alle garanzie che offrono.
Noi, invece, dobbiamo investire ed avere
fiducia nel mondo e nella realtà produttiva pugliese che non ha bisogno di tutori, ma che ha
bisogno di progetti e di opportunità. Ecco
perché, non possiamo arrivare con ritardo su
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questa legge, sebbene purtroppo non abbiamo
potuto evitare gli esiti disastrosi di crisi aziendali che hanno avuto una grave ricaduta sul
piano occupazionale e sul piano sociale. Pensiamo che questa legge possa essere la base
intorno a cui costruire un modello di sviluppo
e delle opportunità di crescita.
Di questo penso debba essere dato atto al
Vicepresidente della Regione per le idee e le
proposte che ha messo in campo, nonché per
la capacità di dialogo con le forze sociali che
su questo tema non hanno lesinato le proposte, non hanno lesinato di offrire indicazioni
che in buona parte sono state accolte.
Siamo, tuttavia, in un’altra fase, ovvero in
una fase in cui il tessuto delle piccole e medie
imprese è pulviscolare, dove la specializzazione produttiva non è univoca, per cui c’era e
c’è bisogno di una legge di tipo nuovo, come
quella che ha tratteggiato il Presidente Stefàno
nella sua relazione.
I fatti che indicano come ci sia bisogno di
una legge di tipo nuovo sono appunto che i distretti nascono dal basso, non nascono perché
qualcuno decide di mettere insieme imprese
che non avrebbero alcun tipo di convenienza,
ma nascono perché le imprese vedono una potenzialità e un’opportunità, quindi decidono di
mettersi assieme. Pertanto, i progetti di sviluppo che vengono definiti sono parte organica del distretto produttivo. Non è possibile dividere i due aspetti della costituzione del distretto da una parte e del progetto di sviluppo
dall’altra.
Una legge, inoltre, che non si limita a guardare solamente all’aspetto dell’industria. Infatti, negli articoli principali, e in particolare nel
primo, si parla di distretti produttivi nel campo
dell’agricoltura, della pesca, dell’artigianato,
del turismo, del commercio, dei servizi alle
imprese. Tutti sappiamo quali potenzialità potrebbero esserci, ad esempio, nel sistema turistico, dove da anni una legge nazionale che
definiva le potenzialità dei sistemi produttivi
locali non è stata ancora portata a termine.
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Infine, questa legge privilegia l’aspetto
produttivo e dello sviluppo, rispetto alla contiguità territoriale.
Naturalmente, essa non è la chiave magica
che risolve tutto, ma offre delle opportunità; è
uno strumento che la Regione mette a disposizione delle imprese. Non a caso, all’articolo 1,
la legge propone il tema di rimodulare la normativa più complessiva della Regione rispetto
allo strumento dei distretti.
Le prime scelte sono già presenti e spero
che tutti i consiglieri regionali le abbiano colte.
Se qualcuno ha la pazienza di leggere il programma operativo 2007-2013, troverà che
all’asse 6, laddove si parla di competitività di
sistemi produttivi e occupazione, il tema dei
distretti è declinato come uno strumento attraverso il quale può essere dato un impulso alla
competitività del sistema produttivo pugliese
per la crescita dell’occupazione.
Da questo punto di vista, dunque, si tratta
di far cogliere al mondo produttivo pugliese,
che non è detto che sia preparato oggi, in assenza di una normativa, tutte le potenzialità
che offre la capacità di mettersi assieme. In
Puglia, forse, ha prevalso sino ad oggi solo lo
spirito competitivo, la concorrenza sfrenata.
Noi dobbiamo lanciare il messaggio, anche
con questa legge, che bisogna cooperare per
competere e che, quindi, collaborare consente
di competere meglio nell’economia globale.
Pertanto, debbono essere i sistemi produttivi e
le realtà di impresa a decidere i temi, le questioni, i progetti attorno cui mettersi insieme.
Vi sono poi, certo, le risorse pubbliche, che
non possono che essere, nella nostra Regione,
quelle comunitarie. Tuttavia, dobbiamo ancora
insistere affinché tali risorse pubbliche siano
erogate in una logica non assistenziale, perché
scompaiano i famosi finanziamenti a pioggia e
perché ci siano progetti di sviluppo che vadano oltre l’interesse della singola, piccola impresa. Infatti, più imprese messe insieme possono competere meglio e creare quei beni collettivi di cui c’è assoluto bisogno.
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Pertanto, sono senz’altro importanti i progetti di sviluppo per ricevere i contributi e le
risorse pubbliche, ma insieme ad essi sono necessari la compartecipazione finanziaria da
parte dell’impresa e il rischio imprenditoriale;
l’esatto opposto, quindi, di qualsiasi logica assistenziale.
Per concludere, penso che dopo la riforma
dei consorzi ASI – anche questo tema era fermo da anni, in attesa di riforme – oggi possiamo mettere a punto un’altra legge importante,
che va nel segno di quella innovazione e modernizzazione di cui ha bisogno la Puglia.
Con queste leggi che stiamo discutendo e
che penso approveremo, noi stiamo creando le
condizioni per rendere più competitivo il sistema pubblico. Ecco perché, a differenza di
quel che ha detto il collega Marmo – di questo
apprezzo, oltre all’intervento del collega Lospinuso, lo spirito e la qualità dell’intervento –
, secondo me questa legge non arriva presto,
ma arriva con notevole ritardo; non solo perché avremmo voluto avere in Puglia una legge
applicativa della legge n. 317/91, ma perché,
se misuriamo i tempi della politica con i tempi
dell’economia e i tempi dell’impresa, significa
che davvero non abbiamo ben compreso cosa
comporta muoversi in una economia globale.
A questo proposito, una delle definizioni che a
me è piaciuta di più è quella che vede la globalizzazione come la compressione del tempo e
dello spazio.
Se noi dovessimo prolungare ulteriormente
i tempi di approvazione di questa legge, oppure dovessimo rianimare proposte che non tengono conto della compressione dello spazio,
faremmo un errore tragico.
D’altronde, questa legge è arrivata in Giunta nell’agosto 2006 – stiamo parlando di quasi
un anno fa – e prima di allora ci sono state
riunioni su riunioni, anche della maggioranza,
nelle quali si è discusso approfonditamente di
questi temi. Mi sembrano quindi assolutamente inesatte le affermazioni riguardo a una presunta frettolosità nella definizione di questa
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legge, una legge lungamente discussa con le
parti sociali, che in larga parte hanno condiviso; di questo va dato atto, per il ruolo che ha
svolto, al Presidente Dario Stefàno.
Infine, da questo punto di vista, anche rispetto all’intervento del collega Mita, sono
stupito per le posizioni qui emerse, sia per la
tempistica con cui sono state evidenziate, sia
soprattutto per il merito delle questioni aperte.
La politica industriale non è fatta dai distretti,
non è scritto da nessuna parte; se qualcuno
volesse leggere la legge, insieme agli strumenti
della programmazione economica della Regione, lo potrebbe verificare.
La politica industriale della nostra Regione
sta nel programma operativo regionale approvato a febbraio; a tale programma debbono attenersi i soggetti sociali che operano sul territorio. Pertanto, visto che parliamo di imprese,
mischiare le carte francamente non mi parrebbe
molto produttivo.
Ecco perché il nostro, in questa sede, sarà
un voto favorevole convinto. Dopodiché, è del
tutto evidente che è dovere di questo Consiglio regionale, e anche nostro, ascoltare con
attenzione le diverse opinioni e discutere su
eventuali emendamenti che saranno proposti.
Quello per cui non siamo disponibili è che rispetto all’impianto della legge, lungamente discusso, ci possano essere stravolgimenti o addirittura rinvii. Non sarebbe una questione di
carattere amministrativo, ma diventerebbe sicuramente un fatto politico.
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Stefàno. Ne ha facoltà.
STEFANO, relatore. Signor Presidente,
colleghi consiglieri, ritenevo opportuno un
mio breve intervento, perché credo che sia
giusto lasciare anche spazio al Governo e
all’assessore Frisullo, al lavoro del quale ho
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dato un contributo importante, significativo e
con il quale ho condiviso la filosofia di questo
testo di legge. Mi preme ricordare – soprattutto a me stesso e poi all’Aula, perché è giusto
che in determinate circostanze le cose si chiamino per nome e cognome – che esso trova
unanime condivisione da parte del partenariato
istituzionale e socio-economico pugliese. Non
esiste soggetto attore dello sviluppo sul territorio pugliese che non abbia dato consenso
unanime convinto a questo testo di legge, così
come presentato all’Aula.
Tant’è
che
questo
stesso
testo
nell’approvazione in Giunta aveva subito delle piccole modifiche che volevano rispondere
alle indicazioni che il collega Mita ha voluto
riproporre in questa sede. Ebbene, quelle modifiche, nelle audizioni della IV Commissione,
alla presenza del consigliere Manni che è dello
stesso partito del collega Mita, hanno ricevuto, da parte di tutto il partenariato, unanime
bocciatura.
Il partenariato si è dichiarato contrario al
testo di legge, se avesse inglobato quelle indicazioni che io continuo a ritenere anacronistiche, perché ripropongono un approccio al tema dei distretti in maniera dirigistica.
Noi non possiamo immaginare di costituire
un distretto laddove esista un parametro statistico, se in quel territorio, se in quel sistema di
imprese non esiste una capacità di progettualità, che deve essere volontaria, non può essere
una capacità che viene alimentata per indici
statistici; rischieremmo, altrimenti, di dare ossigeno ad imprese che stanno morendo, di allungarne l’agonia, di destinare risorse a soggetti sbagliati, piuttosto che premiare la capacità di alcune imprese di essere motore di sviluppo, di essere leader, di essere territorialmente trainanti rispetto al sistema di imprese.
Mi ha fatto piacere ricevere, come sempre,
il contributo del collega Marmo – ne ho apprezzato l’impostazione –, al quale riconosco
sempre una buona capacità di approfondimento. Tuttavia, devo rilevare che egli, per sua
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stessa ammissione, ci ha fatto una serie di rilievi di carattere formale e non sostanziale, i
quali mi sono dichiarato pronto – personalmente ma anche come rappresentante della
Commissione – ad approfondire, a suo tempo.
Questo non è stato possibile a causa di alcuni
impedimenti del consigliere Marmo che nel
giorno in cui abbiamo licenziato il testo si trovava a Roma. Purtroppo, non si può intersecare sempre e comunque il calendario delle
Commissioni con la disponibilità di tutti, altrimenti la Commissione si riunirebbe poche volte all’anno. Tuttavia, ritengo che sia doveroso
l’approfondimento sugli aspetti formali e certamente lo faremo.
Voglio fare una piccola puntualizzazione rispetto alle note del collega Marmo: personalmente sono convinto, almeno quanto lei,
dell’opportunità che in questa legge venisse
anche richiamato l’approccio ai distretti rurali.
Nella prima impostazione lo avevamo indicato
e avevamo anche ricevuto consenso da gran
parte del partenariato, con l’eccezione della
Coldiretti, che oggi protesta per altri motivi.
Tale organizzazione si era dichiarata contraria,
così come si è dichiarato in qualche modo
contrario l’assessorato alle risorse agroalimentari della Regione, che ha ritenuto, poi, di dover procedere a normare il tema dei distretti
rurali in maniera autonoma.
Io sono convinto come lei, ma mi sono piegato ad una volontà più diffusa, ovvero quella
di ritenere che il distretto rurale andasse normato in maniera autonoma.
Condivido le indicazioni del collega Vadrucci, al quale riconosco l’approccio costruttivo in Commissione e nella sede presente. Solo per chiarire, al collega Vadrucci dico che
non poteva essere questo testo di legge a chiarire quante e quali risorse andranno destinate
al tema dei distretti produttivi, e quante e quali
risorse andranno destinate ad altre forme o ad
altri strumenti di sviluppo, così come non poteva essere questa legge a regolamentare una
serie di indicazioni di carattere formale, alle
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quali si riferiva il collega Marmo. Credo che
dovranno essere piuttosto le circolari esplicative e i regolamenti a chiarire i livelli di applicazione subordinata di questi princìpi che noi
abbiamo voluto indicare.
Concludo osservando che l’intervento del
collega Zullo ricalcava lo stesso tema sollevato dal collega Marmo, quindi valgono le stesse
cose che ho detto a lui.
Ripeto che mi piacerebbe – è il mio auspicio, ma credo dovrebbe essere l’auspicio di
tutti – che su determinati argomenti una assise
legislativa superasse le barriere e le contrapposizioni fini a se stesse per l’appartenenza politica ad uno schieramento o all’altro. Stiamo
parlando di uno strumento indispensabile alle
politiche di sviluppo; certamente non l’unico,
ma comunque uno strumento indispensabile,
del quale la Puglia ha sofferto la mancanza per
sedici lunghi anni.
Oggi abbiamo la possibilità di interpretare e
di colmare questo vuoto attraverso un testo
che trova condivisione da parte degli attori che
dovranno interpretarlo sul campo, cioè di quei
sistemi che saranno chiamati a creare percorsi
virtuosi di sviluppo.
Io credo che questo sia l’approccio che
dobbiamo avere. Dobbiamo innanzitutto preoccuparci che questo testo abbia la condivisione delle parti sociali, delle parti istituzionali
alle quali lo stesso testo è rivolto, poiché, se vi
è condivisione, noi abbiamo molte più possibilità che questo testo possa trovare applicazione e che, soprattutto, possa farci raggiungere
degli obiettivi ambiziosi.
SANNICANDRO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANNICANDRO. Signor Presidente, colleghi consiglieri, è stato fissato il termine delle
ore 14.30 per la presentazione degli emendamenti. Sinceramente, incontro qualche difficoltà nel redigere gli emendamenti, considerata
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l’ambiguità di alcune norme che speravo ricevessero luce dal dibattito, anche e soprattutto
dall’ultimo intervento del collega Stefàno.
Questa luce però non mi è giunta, quindi, mi
sottopongo a questo esame, nella speranza che
qualcuno mi aiuti a comprendere bene il testo
e a decidere se presentare o meno gli emendamenti.
Faccio alcuni esempi. L’articolo 3 è intitolato «I soggetti»; alla fine si capisce che si tratta dei soggetti promotori. infatti, tale articolo
dice che: «1. I soggetti che possono promuovere il riconoscimento di un distretto produttivo sono: a) imprese operanti nel territorio regionale; b) associazioni di categoria e sindacati
di rilevanza regionale […]». Ora, indipendentemente da quanto ha detto il collega Mita circa l’assenza di una possibilità per l’intervento
pubblico nel settore, stando solo alla filosofia,
così come appare dalla lettera del testo, abbiamo capito che questi sono i soggetti promotori.
Successivamente, al comma 2, si legge, però: «2. Possono partecipare alle procedure di
riconoscimento di un distretto produttivo – si
presume che si intenda che possano partecipare al processo di promozione del distretto
produttivo, così come è scritto al comma 1 –
a) enti e associazioni pubbliche, aziende speciali, Camere di Commercio, società a partecipazione pubblica; b) associazioni private, fondazioni e consorzi; c) università, Istituzioni
pubbliche e private riconosciute attive nel
campo dell’istruzione e della formazione professionale, della promozione, dell’innovazione
e della ricerca finalizzate allo sviluppo del sistema produttivo».
Ebbene, chiedo, quando nel comma 1 abbiamo indicato quali sono i soggetti promotori, come si debba interpretare l’aggiunta che
anche altri soggetti possono comunque partecipare al processo. Questi ultimi sono dei gregari, o cos’altro sono? Si tratta di una questione giuridica fondamentale, perché dalla
composizione della platea scaturiscono alcune
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RESOCONTO STENOGRAFICO
conseguenze, poiché quella stessa platea viene
poi richiamata negli articoli successivi per alcune decisioni. Questa è la prima osservazione.
Segue poi l’articolo 5 (Comitato di Distretto produttivo). Esiste dunque un comitato
promotore che svolge il suo lavoro; questo distretto, dunque, sembrerebbe dover essere gestito. Recita il comma 1 dell’articolo 5: «1. Il
Nucleo promotore del Distretto produttivo,
dopo l’avvenuto riconoscimento, avvia la costituzione del Comitato di Distretto, formato
dai rappresentanti degli imprenditori, delle istituzioni locali e delle parti sociali, nel rispetto
di quanto indicato nel Protocollo d’Intesa. Il
Nucleo Promotore cessa le sue funzioni al
momento della nomina del Comitato di Distretto». Il comma 2 recita: «2. Il Comitato di
Distretto svolge i seguenti compiti […]».
Chiedo, dunque, da chi è costituito e da
quanti soggetti è composto il Comitato di Distretto produttivo, a meno che qualcuno abbia
deciso che non lo si debba stabilire; nel qual
caso, però, si dovrebbe precisare che la decisione è rimessa al caso o allo Spirito Santo;
insomma, qualcuno deve pur decidere qualcosa.
In questo discorso non sono da prendere in
considerazione né i regolamenti, né le circolari, per il semplice motivo che stiamo disciplinando la costituzione dell’organo, che decide
a maggioranza assoluta – lo si apprende nel
corso della lettura – per la nomina, ad esempio, del Presidente.
L’articolo 6 recita «il Comitato di Distretto
elegge il proprio Presidente a maggioranza assoluta dei componenti». Mi sembra del tutto
palese che il numero dei componenti si dovrebbe conoscere fin dall’inizio, ossia prima di
votare, e che dovrebbe essere sancito per legge. Non può essere ballerino, né tanto più rimesso alla disponibilità e alla discrezione di
qualcuno.
Tornando all’articolo 5, al comma 4 si legge «[…] Dopo l’elezione, il Comitato viene
convocato dal Presidente ed è regolarmente
costituito con la presenza di almeno la metà
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dei componenti in carica e delibera a maggioranza assoluta degli intervenuti». Chi siano tali
“intervenuti” lo apprenderemo in seguito.
A questo punto, riprendo la definizione generica e generale contenuta al primo comma
dell’articolo 5, che recita: «formato dai rappresentanti degli imprenditori – qualcuno potrà intenderlo come un riferimento agli imprenditori agricoli, agli industriali, all’attività
della pesca, poiché si parla a monte di vari tipi
di distretto – delle istituzioni locali e delle parti sociali». Questa rappresenta un’altra espressione ricavata dalla politica o dal sindacato,
ma che giuridicamente dovrebbe essere maggiormente precisata.
Potrei prendere in considerazione l’articolo
2, relativo alle definizioni, ma mi astengo dal
farlo per non rischiare di essere troppo severo
con me stesso.
Indubbiamente, l’argomento necessita di
qualche approfondimento e, soprattutto, di
qualche chiarimento, dal momento che non ci
troviamo nelle condizioni di produrre più emendamenti di quelli che abbiamo preparato.
Soprattutto, non siamo nelle condizioni di presentare emendamenti su questi punti, a meno
che qualcuno ci dica che questa approssimazione è una scelta legislativa.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di parlare l’assessore Frisullo.
FRISULLO, Vicepresidente della Giunta
regionale e assessore alle attività produttive,
all'industria, all'industria energetica, all'artigianato, al commercio, all'innovazione tecnologica, alle fiere e ai mercati. Signor Presidente, colleghi consiglieri, penso di poter dire
che il dibattito svolto finora rappresenti la conferma della grande attenzione presente non solo in questa Aula, ma anche fra il sistema delle
imprese, il sistema economico e la comunità
pugliese, su una legge attesa da lunghissimo
tempo (almeno sedici anni).
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RESOCONTO STENOGRAFICO
In verità, all’amico Lospinuso vorrei dire
che “lunga e tormentata” mi sembra
un’aggettivazione un po’ esagerata. Probabilmente, potrebbe ritenersi corretto l’utilizzo
dell’aggettivo “lunga”, dal momento che vi è
stata una lunga gestazione, un confronto di
merito, anche molto appassionato, una grande
attenzione, una tensione vera e propria. Difatti, questa è una legge importante e attesa, considerata da parte degli operatori, degli imprenditori, del sindacato, ma anche delle autonomie e degli Enti locali una legge che potrebbe
aiutare il sistema economico a superare o a
rafforzare le tendenze positive che sono in atto
nell’economia, che la Banca d’Italia, in questi
ultimi mesi, ha sostanzialmente confermato,
dopo una fase di stagnazione.
A tal proposito, ricordiamoci che dal -0,3%
del 2004 del nostro PIL, ci troviamo in una
previsione di crescita dell’1,9%, meno di quella nazionale. Tuttavia, questo segnala –
all’interno di un quadro ancora segnato da difficoltà e fragilità – un dinamismo, una voglia
di fare che la politica deve tentare di incoraggiare. Mi sembra che questo sia il nostro compito, così come quello di interloquire con il sistema di impresa, con il sindacato, con le università per poter scrivere una legge utile.
Al collega Marmo, del cui intervento ho
apprezzato non solo i toni, ma anche i contenuti – sui quali tornerò in seguito –, voglio
precisare che tutto si può dire meno che si sia
trattato di un blitz, di tappe forzate, come egli
ha affermato. È da un anno che siamo impegnati: la Giunta è intervenuta, prima con atto
di indirizzo e, in seguito, con un testo, con
uno schema di disegno di legge, che ha sottoposto doverosamente all’esame del partenariato.
Io stesso, insieme al collega Stefàno, ho
organizzato e ho partecipato a un vero e proprio viaggio nell’economia pugliese, in incontri svolti a Foggia, Bari, Taranto, Brindisi,
Barletta, Lecce, rendendomi partecipe di un
confronto vero, vivo, con le imprese e con i
sindacati. Probabilmente – in questa sede non
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voglio esagerare o conferire un timbro troppo
enfatico – per nessuna legge vi è stata questa
disponibilità non solo ad ascoltare, ma anche
ad organizzare un confronto vero per recepire
quello che le imprese, i sindacati, i lavoratori
chiedevano in termini di integrazione, di modifica, di correzione.
Il Presidente Vendola, in qualche circostanza, utilizza l’espressione «scritto con lo stesso
inchiostro», e forse mai come in questa occasione potremmo dire che il provvedimento è
scritto con l’inchiostro del partenariato. È stato un lavoro intenso e anche faticoso che, certamente, non poteva impedire alla Giunta, nella sua ultima definizione del testo, di integrare
e di modificare alcune parti che ho personalmente considerato coerenti con l’impianto della legge, non snaturanti la legge medesima.
Tuttavia, doverosamente dobbiamo prendere
atto che quelle modifiche sono apparse al partenariato come snaturanti l’impianto che faticosamente si era definito.
È per questo che non ci sono sotterfugi,
non ci sono furbizie. Nell’ambito della discussione che in questa sede è stata svolta (giustamente, in modo trasparente) forse ci si può
dolere del fatto che queste obiezioni critiche –
questo approccio critico – non sono state manifestate tempestivamente. A chi oggi muove
alcune obiezioni, mi permetto di criticare la
scelta operata all’ultimo minuto, all’ingresso in
Aula. Probabilmente, c’è stato un lungo tour.
Non mi riferisco al collega Marmo, ma ai colleghi della maggioranza che hanno sollevato
delle obiezioni di questo tipo. Credo che già
nel mese di agosto dell’anno scorso vi fossero
tutte le condizioni per poter manifestare una
volontà di modifica.
Per quanto riguarda le critiche, le obiezioni,
le volontà di emendare questo testo, a nome
del Governo penso di poter dire che ci predisporremo ad una valutazione molto serena,
tranquilla e attenta, immediatamente dopo la
conclusione di questo punto all’ordine del
giorno. È del tutto evidente che non ce la fa-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
remo ad approvare questa legge entro le ore
14,30. Immagino, signor Presidente, che diventerà il primo punto del prossimo Consiglio.
Tuttavia, avremo il tempo necessario per confrontarci nella maggioranza e anche con
l’opposizione – almeno con la parte presente
in Commissione, che pure si è astenuta – sulle
modifiche del testo, se condivise. Credo che dovremmo recepire ciò che è congruo, compatibile
e sostenibile all’interno dell’impianto della legge.
La Giunta Vendola, sulla politica dello sviluppo industriale, ha assunto due pilastri fondamentali. Mi riferisco innanzitutto alla riforma dei Consorzi ASI. Non se ne ha memoria
nella comunità pugliese, ma dopo sei anni di
commissariamento la Giunta Vendola ha riconsegnato al territorio il governo di importanti Consorzi che gestiscono le infrastrutture
per l’attrazione degli investimenti e delle imprese, anche estere. Abbiamo riconsegnato al
territorio, all’autogoverno, i Consorzi ASI,
enti pubblici economici, nella piena sovranità
del territorio, dei Comuni. A tal proposito, i
Comuni hanno una funzione prevalente, trattandosi di Consorzi che agiscono sul terreno
della infrastrutturazione.
Questa seconda legge, così a lungo attesa,
deve essere utile. Non ci serve una legge spot.
Non vogliamo una legge qualsiasi, che serva
solo a sottolineare l’impegno portato avanti
dalla Giunta Vendola, a differenza della precedente. Non dimentichiamo che la legge n. 3 del
2003 disponeva nell’articolo conclusivo che la
Giunta avrebbe costituito nell’arco di novanta
giorni i distretti produttivi. Lo ricordo perché
quella norma è rimasta al palo, non soddisfatta. Lo ricordo al consigliere Lospinuso non
per polemizzare, ma per sottolineare che siamo ancora in attesa di un adempimento normativo e legislativo di quella legge, che non è
mai arrivato. La legge n. 3 del 2003 disponeva in
capo alla Giunta – in un modo per me ancora misterioso – la definizione dei distretti. Preciso che
non è immaginabile una definizione a tavolino di
queste aree, magari con la squadra e il compasso.
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Oggi, alla luce di una seconda generazione
di leggi sui distretti, non è pensabile immaginare il distretto come perimetro fisico, distretto burocratico ed amministrativo; ci troveremmo al di fuori della fase di modernizzazione e di specializzazione competitiva del sistema di imprese.
In qualche misura – volendo svolgere una
riflessione critica – gli stessi PIT sono stati
immaginati come un luogo che mescolava insieme infrastrutture e sistemi di incentivi alle
imprese. Da questo punto di vista, dobbiamo
ammettere che non ha funzionato, poiché un
PIT non si definisce a tavolino – prendendo a
riferimento quello di Casarano, a capo di 69
Comuni – con un atto dirigistico, d’ingegneria
dall’alto, ma deve essere una conseguenza della verifica delle condizioni ambientali, territoriali, di densità del sistema di imprese e anche
dell’intreccio con le università, con i laboratori
pubblici e privati. In altre parole, vedere il futuro già presente nel programma elettorale e in
quello della Giunta Vendola significa offrire
strumenti in grado di accompagnare il sistema
di imprese nella dura competizione del mercato globale.
La Banca d’Italia ci ha comunicato, qualche
giorno fa, le criticità del sistema economico,
riscontrabili nella scarsa innovazione, nella
scarsa internazionalizzazione e nella dimensione di impresa non sufficiente per affrontare il
mercato globale. Noi dobbiamo partire da
queste tre criticità se vogliamo mettere in atto
politiche concrete, strumenti e non chiacchiere, che ci consentano di accompagnare il sistema di imprese e il sistema economico in
questa dura sfida.
La Giunta Vendola, in questi primi due anni, ha deliberato lo stanziamento di 180 milioni
di euro di sostegno alle università, alle imprese, ai lavoratori pubblici e privati, per
l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo. Ha impegnato tutte le somme, entro la fine dello
scorso anno, per la manifattura e per il sistema
delle imprese impegnate nella modernizzazione
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dei vari settori, per un importo pari a 1,5 miliardi di euro.
Sono somme consistenti, progetti strategici,
progetti esplorativi, rappresentano un sostegno ai laboratori pubblici e privati.
La cifra messa a disposizione rappresenta
l’innovazione, il timbro fondamentale dell’azione
di Governo, dal momento che non si tratta di
offrire un sostegno al sistema di imprese, una
terapia di mantenimento, che risulterebbe fallace e suicida. Si tratta di sostenere quel sistema di imprese che, accettando la sfida
dell’innovazione, vuole generare nuova crescita, nuovo sviluppo, nuova occupazione.
Il distretto della meccatronica, con riferimento al protocollo d’intesa sottoscritto qualche giorno fa dal Presidente Vendola e dal
consorzio di imprese nazionali e internazionali
– Bosch, Getrag, MER MEC, grandi e piccole
imprese della Puglia –, che punta alla applicazione piena dell’elettronica nel campo della
meccanica, della sensoristica, il distretto di
Lecce dell’alta tecnologia e quello di Foggia
sulle biotecnologie, sull’agroalimentare: tre distretti tecnologici non rappresentano la declamazione dell’innovazione, ma il tentativo faticoso della sperimentazione sul campo di un
percorso virtuoso che metta assieme le filiere
della conoscenza e del sapere con quella della
produzione.
Il collega Zullo credo che l’abbia precisato,
insieme ad altri colleghi: ricerca e impresa devono stare di più assieme e il distretto deve
aiutarci in tal senso. È una legge che, certamente, differenzia le tipologie, ma non dobbiamo dimenticare che il distretto tecnologico
è fondamentale.
Dobbiamo sapere che nel Salone internazionale dell’aerospazio di Parigi, a Le Bourget, la Puglia non è stata invitata per sedersi a
un tavolo minore. Difatti, la Puglia rappresenta uno dei siti fondamentali nel mondo, grazie
alle scelte compiute da parte di tutti; uno dei
siti fondamentali più fertile per gli investimenti
nel settore dell’avionica. La realizzazione di
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una parte della fusoliera del Boeing è stata
prevista a Taranto e a Foggia.
Il passaggio dall’alluminio alla fibra di carbonio si è reso possibile grazie alla presenza di
ingegneri pugliesi nel team che ha lavorato
con la Boeing. Quando abbiamo visitato
Bosch, nel centro di competenze, vi erano 160
ingegneri quasi tutti pugliesi; il common rail
l’abbiamo inventato qui. Bosch fornisce il 2025% del mercato mondiale delle pompe diesel
perché l’innovazione è stata ideata a Bari. Parliamo della Puglia dell’EDS, di MER MEC, di
Natuzzi – che, con tutte le difficoltà di passaggio, resta l’azienda leader nel mondo del
mobile imbottito –, del CETMA, dell’IBM, del
laboratorio di nanotecnologie, dell’Alenia.
Parliamo del settore non marginale del TAC
(tessile, abbigliamento e calzature).
Questa Puglia deve rientrare nei distretti,
per sua scelta e non perché decidiamo noi
dall’alto che così avvenga. Questo è il punto.
Se anche decidessimo noi, illuministicamente,
dall’alto, con un atto anche apprezzabile, di
operare una divisione del territorio e una distribuzione dei compiti, sarebbe una scelta del
tutto sterile, oltre che miope. Difatti, devono
essere le imprese che, con un atto volontario,
devono riunirsi, operare e collaborare per il
riconoscimento del distretto. Solo questa condizione consente al distretto di non nascere
morto. Il distretto vive per volontà dei soggetti che lo animano e noi dobbiamo accompagnarlo. Non c’è uno spontaneismo del mercato. Per favore, non portiamo a questo livello il
nostro confronto. Nessuno immagina che ci sia
una mano invisibile che regola le cose e qualcuno, invece, che sarebbe più affezionato alla
pianificazione. Si deve creare in termini nuovi
un’alleanza, un patto tra le imprese, la politica
e la cultura. Tale patto vive di politiche intelligenti, e non assistenzialistiche, che facciano
leva sul merito e sulla qualità, e di imprese che
non coltivino pratiche del passato, fatte di relazioni e di inclusioni di favore, magari pensando a un sostegno della politica attraverso
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vecchi metodi e vecchie pratiche. Il sistema di
imprese deve organizzarsi per intercettare le
novità e la modernità.
Riporto un solo esempio riguardante il settore dell’avionico e dall’aerospazio in Puglia.
Noi siamo poco inseriti nella filiera, dobbiamo
riconoscerlo. Questo è il tema del confronto
con il Direttore di Finmeccanica, il dottor
Zappa, e con il Ministro Bersani. Nell’indotto
la Puglia è ancora poco presente; le forniture
di qualità provengono ancora dal centro-nord.
Questa è la situazione che ci si pone di fronte.
Il sistema di imprese della Puglia può occupare un segmento non marginale, ma fondamentale, all’interno di quella filiera, che è ad altissimo valore aggiunto. Il professor Savona sostiene che la Puglia è ancora, almeno in parte,
una pentola bucata, all’interno della quale mettiamo tante cose, ma altrettante ne vanno via,
e il tasso del valore aggiunto lo tratteniamo
ancora poco. Questo è il tema della produttività e della qualità dell’impresa e, al tempo stesso, del lavoro.
Il compito che abbiamo davanti – politica,
imprese, Governo, sindacato – è quello di trattenere qui il valore aggiunto. Badate, parliamo
di un comparto che è fondamentale per il valore aggiunto, all’interno del quale vi è
l’eccellenza, si materializza l’economia della
conoscenza, del sapere, del lavoro intellettuale. Il problema è nostro, ed è di finalizzare bene la spesa, ma è anche delle imprese. Il distretto rappresenta – e non so se ce la faremo
– il tentativo di offrire uno strumento in più.
Difatti, collega Marmo, il problema non riguarda la singola impresa, che ovviamente beneficerà delle misure e delle linee d’azione del
POR e del FESR. Il problema è quello di finanziare dei piani di intervento integrati delle
imprese di quel distretto per l’innovazione, per
l’internazionalizzazione, per il marchio e per la
formazione.
Ciò non significa precludere alla singola
impresa l’accesso ai fondi e ai finanziamenti,
con le misure classiche inserite nel POR. Lo
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sforzo è quello di fornire beni collettivi a quel
sistema di imprese che si associa e che si integra per vincere quelle tre criticità che la Banca
d’Italia ci ha ricordato qualche giorno addietro. Badate, non immagino il modello Veneto
dello spezzettamento in mille territori (ad esempio, il distretto degli occhiali e del vino
bianco). In Puglia dobbiamo pensare a ipotesi
che mettano assieme il nostro sistema.
Per il distretto dell’avionico non si può
pensare in modo isolato a Taranto, Foggia e
Brindisi. Bisogna pensare che il distretto sarà a
scala pugliese oppure non sarà affatto. Inoltre,
esso deve costruire relazioni con la Campania,
perché essa rappresenta l’altro pezzo del polo
nazionale e meridionale dell’avionico.
Ricordo che l’ARTI sta lavorando ad uno
studio di fattibilità sulle energie pulite e rinnovabili, che rappresenta un altro grande campo
di azione. A mio parere, dovremmo costituire
un distretto con la Lucania, sul mobile imbottito, sull’industria del legno. L’altro grande
campo è quello del settore della moda, che
non è un cane morto in Puglia. Certo, ha subìto dei colpi severi, ma nel corso degli anni anche singole imprese hanno avuto la capacità di
riposizionarsi sul mercato grazie alle loro innovazioni. Ebbene, quelle imprese hanno il diritto di ottenere un sostegno da parte nostra.
Per questo motivo ritengo insufficiente definire la distrettualizzazione secondo alcuni indicatori statistici. Non vi è dubbio che la Puglia sia una mappa ricca di addensati di piccole
e medie imprese, ma dobbiamo pensare ai distretti in modo nuovo con un’impostazione di
filiera e di rete.
Mi rendo conto delle obiezioni, anche di
dettaglio, che sono state sollevate. Tuttavia,
non so se sia eccessiva l’ambizione di voler
dar luogo ad una legge che non ne imiti altre.
Abbiamo compiuto quest’anno lo sforzo di tagliare e personalizzare questa legge sulle peculiarità e sulle specificità della Puglia, per non
ricoprire sempre il ruolo di quelli che imitano
o copiano esperienze che si realizzano altrove.
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Noi ci troviamo nelle condizioni giuste per
tentare di innovare anche la normativa.
Anche per questo motivo le obiezioni di
dettaglio troveranno – questa è la mia opinione – spazio nel regolamento. Non potevamo
che scrivere una legge a maglie larghe – e non
di princìpi astratti – che rinviasse ad un atto
regolamentare la definizione di tutti quegli aspetti che anche il collega Sannicandro voleva
partorissimo già nella legge in modo compiuto
ed esaustivo. Ebbene, anche quegli aspetti doverosamente devono essere rinviati al regolamento.
Ricordo che il regolamento, così come abbiamo convenuto in Commissione, sarà scritto
non dalla Giunta soltanto, ma sulla base di un
confronto vero e forte con la Commissione
competente che, mai come in questa circostanza, ha offerto un contributo di merito nella
definizione della legge.
Credo, dunque, di poter affermare che non
si tratta di una legge che magicamente aprirà
le porte al futuro, ma rappresenta lo strumento
in più, l’altra gamba oltre alla riforma dei consorzi, ai distretti produttivi, alla legge che consentirà la trasformazione in S.p.A degli enti
fieristici, alla legge sull’artigianato che affronterà il tema di ammodernamento del comparto
(si tratterà di 80 mila imprese, un grande mondo), alla legge che ci consentirà di mettere in
condizioni impresa e ricerca, così come ci
chiedono le imprese e il sindacato.
Si tratta di politiche dello sviluppo che
consegnano la loro efficacia al tempo
dell’applicazione concreta.
Da questo punto di vista ci sarà bisogno di
tutti noi, del concorso pieno di maggioranza,
opposizione, Governo e Consiglio, dal momento che, a mio parere, la sfida che ci si para
davanti non potrà essere assunta – non dico
vinta – con l’intervento di una sola parte
politica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta regionale, Nichi Vendola.
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VENDOLA, Presidente della Giunta regionale. Signor Presidente, rubo soltanto pochi minuti per dire quello che è evidente a tutti. Questa è una discussione vera, una discussione importante, ed è salutare che sia trasparente.
Sarebbe, invece, sbagliato che questa discussione assumesse i toni della contesa ideologica. Non lo è e non può fare questo torto
ad una realtà che ha bisogno di avere i vettori
giusti per correre nel mondo della globalizzazione.
Se immaginassimo una contesa tra dirigisti
e spontaneisti, non riusciremmo a vedere i torti di entrambi gli approcci ideologici, i torti di
chi ha costruito esperienze che affidavano al
pubblico un ruolo che aveva dentro di sé una
sorta di pedagogia autoritaria, quasi che il suo
compito fosse di addomesticare gli animali spiriti del capitalismo. Non vedremmo i torti, inoltre, di colui che ha immaginato che lo spontaneismo del mercato contiene al suo interno
le risposte ai problemi della competizione, inerenti allo sviluppo – per noi Puglia – qualitativo e quantitativo del sistema d’impresa.
È una discussione vera, perché non dobbiamo fare i conti con la costruzione di una
modellistica astratta. Altrove, hanno seguìto
questo esempio e hanno fallito. Hanno costruito modelli che sono risultati camicie di forza o
soltanto velleitarismo, sia di tipo mercantile,
sia di tipo centralistico.
Dobbiamo, piuttosto, concentrarci sulla conoscenza del nostro sistema di impresa, sulle
sue peculiarità. Esiste un assistenzialismo malato, ossia quello indistinto nei confronti del
sistema d’impresa: voglio precisare, però, che
non si tratta di assistenzialismo, ma di incentivi
produttivi. Un euro in più ad un pensionato si
chiama assistenzialismo, mentre milioni di euro
nel sistema d’impresa si chiamano in modo diverso. Abbiamo avuto una forma di assistenzialismo malato che non ha stimolato nel sistema
d’impresa la capacità di modernizzarsi, di lavorare sulla frontiera più alta dell’innovazione.
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Il nostro problema – il problema del pubblico, oggi – non è quello di interferire nel campo specifico delle attività d’impresa. Semmai,
è quello di organizzare i trasferimenti tecnologici, di costruire le condizioni, ad esempio attraverso i distretti, affinché il sistema
d’impresa possa crescere quantitativamente,
poiché 380 mila partite IVA in Puglia rappresentano la fotografia di una polverizzazione
che non è in grado di reggere le sfide competitive che ci attendono.
Sto parlando di crescita quantitativa e qualitativa: tutte le imprese che hanno accettato la
sfida dell’innovazione, anche nei settori più
martoriati, anche in quello tessile, dove c’è
stata un’ecatombe di imprese, coloro che hanno investito sulla ricerca dei materiali, sul design, su una moderna politica di marketing,
hanno vinto la scommessa.
Ebbene, il problema è come costruire un
rapporto tra imprese e pubblico che sia la rispondenza al principio di realtà e non la rispondenza, di volta in volta, all’Epifania del
ruolo salvifico del pubblico o all’apologia dei
miracoli del privato. Non è vera né una cosa
né l’altra. Dobbiamo procedere con equilibrio.
Ringrazio sentitamente il Vicepresidente
Frisullo per il lavoro che ha svolto, ma anche
per l’intervento con cui ha concluso il dibattito
generale. Abbiamo l’opportunità, ancora, di
misurarci con le parole, con gli aggettivi, con
le virgole – quando si scrive un testo di legge
le parole, gli aggettivi e le virgole sono fondamentali – e affaticarci ancora a trovare punti
più alti di mediazione, poiché sono tante le
questioni di cui bisogna tener conto per costruire un testo aderente alle necessità della
nostra regione e del suo sviluppo economico.
Non è una fatica sprecata, lo dico sommessamente al consigliere Stefàno. Questa è
un’Assemblea sovrana, non è il luogo in cui in
maniera notarile introduciamo o fotografiamo
le istanze del partenariato. Queste ultime sono
fondamentali, ma noi veniamo votati dai cittadini perché dobbiamo tener conto di tante co-
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se, dobbiamo mettere a confronto le istanze
del partenariato con, ad esempio, i dati più approfonditi che ci vengono consegnati dalle indagini della Banca d’Italia, dell’ISTAT.
Non abbiamo solo il ruolo di trasferire in
questa sede quello che raccogliamo. A volte
fungiamo da filtro, da selettore di ciò che raccogliamo, ma raccogliere, filtrare e mediare
non sono attività negative o deleterie, sono le
attività della politica. Il Consiglio regionale è
un Parlamento nel quale è importante parlarsi,
ascoltarsi, fare la fatica doppia e tripla di provare a capirsi. Quando si compie questa fatica,
a mio avviso, ne può derivare un disegno di
legge assolutamente migliorato.
PRESIDENTE. Alla luce di tutte le dichiarazioni che sono state rese e in presenza di alcuni emendamenti che vanno riprodotti e distribuiti, lascio invariato il termine delle 14,30
per la produzione di eventuali nuovi emendamenti.
Ritengo qui conclusa la discussione, ma
rinviamo l’esame dell’articolato alla prossima
seduta del 24 luglio. Non posso specificare
che lo tratteremo come primo punto all’ordine
del giorno perché abbiamo già definito l’ordine
dei lavori in Conferenza dei Capigruppo.
Tratteremo prima l’argomento relativo
all’emergenza idrica e a seguire l’assestamento
di bilancio. Pertanto, immediatamente dopo
inseriremo la discussione di questo argomento.
Naturalmente, la Conferenza dei Capigruppo potrà decidere diversamente.
Ripresa esame DDL 27/03/2007 n. 12
“Abolizione libretto idoneità sanitaria per
alimentaristi e formazione personale alimentarista”
PRESIDENTE. Riprendiamo l’esame del
disegno di legge 27/03/2007 n. 12 “Abolizione
libretto idoneità sanitaria per alimentaristi e
formazione personale alimentarista” dall’articolo
3, precedentemente accantonato.
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A questo articolo è stato presentato un emendamento a firma dei consiglieri Zullo, Cassano, Saccomanno e altri, del quale do lettura:
«All’articolo 3, comma 2, dopo le parole “autocontrollo, formazione e informazione” inserire le parole “secondo la metodica di
HACCP”».
Ha chiesto di parlare il consigliere Zullo.
Ne ha facoltà.
ZULLO. Signor Presidente, nel dibattito
che si è sviluppato in precedenza ho raccolto
delle titubanze anche da parte della minoranza
in ordine a questo articolo. Sono titubanze legittime, perché manifestano una preoccupazione sacrosanta, cioè quella di assicurare la
salubrità e l’igiene degli alimenti. Voglio, però, apportare anche un contributo tecnico per
il lavoro che ho svolto nella mia attività professionale.
Queste norme, che prima regolamentavano
il rilascio del libretto di idoneità sanitaria, oggi
vengono considerate, dalla maggior parte dei
tecnici igienisti, norme obsolete perché superate dall’innovazione tecnologica, dalla innovazione medica e scientifica e soprattutto
dall’innovazione legislativa. Nel frattempo, infatti, è intervenuto il decreto legislativo n. 155
del 1994, che ha introdotto una nuova metodica per potere assicurare l’igiene e la salubrità
degli elementi. Questa nuova metodologia si
basa sulla cosiddetta pratica della HACCP,
cioè, sull’individuazione dei punti critici di
controllo sui quali il produttore, l’industriale
deve porre l’attenzione affinché non vi siano
contaminazioni ed altro. All’interno di questo,
la società italiana di igiene, unanimemente ritiene che sia superato il fatto di dover procedere ad una visita ad una alimentarista oggi, e
poi rifarla dopo un anno, senza mai considerare cosa succede nel corso di questo anno.
È superato anche questo concetto perché si
punta molto di più alla formazione
dell’operatore, si punta molto di più sulle
norme di comportamento, sulle norme igieni-
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che, eccetera. Ecco perché questo comma 2,
che tanta titubanza suscita, credo che sia molto bene espresso. Noi abbiamo proposto questo emendamento proprio per dare senso
compiuto a questo comma.
Qui sollecito l’attenzione dell’assessore
Tedesco, sebbene – ahimé – sia un fatto notorio che non gli sono molto simpatico. È la vita
che ci divide, non certo l’amicizia. Assessore,
leggo testualmente l’emendamento: «dopo le
parole “autocontrollo, formazione e informazione” inserire le parole “secondo la metodica
del sistema HACCP”. Solo questa precisazione darà un senso al comma che potrà mettere
in piena tranquillità tutte le anime presenti in
questo Consiglio.
MARINO, relatore. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARINO, relatore. Signor Presidente, avevo chiesto la parola prima della sospensione
del punto. Ritengo però che detta sospensione
sia stata giusta dato che, in questo modo, è
sopraggiunto anche l’assessore.
Alla luce di quanto è emerso dopo la prima
discussione, ho l’impressione di essere
all’anno zero e che in questa Regione l’igiene
pubblica, con questa normativa, venga cancellata.
Non è così. Devo dare atto al consigliere
Zullo di essere entrato nel merito delle questioni che abbiamo di fronte e che stiamo discutendo: dal decreto legislativo n. 155/97, alla conservazione degli alimenti, al fatto che il
libretto sanitario, come dicevo nella mia relazione, è diventato un fatto anacronistico che
non serve e non è utile oggi, vista la tecnologia di cui disponiamo, per i processi di prodotto e per le normative europee vigenti sulla
tracciabilità. Certo, servono altri controlli e io
credo che questo emendamento, proposto
prima dal consigliere Damone e successivamente tecnicamente affinato anche dal collega
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Zullo, si possa accogliere. È nello spirito della
legge e allo stesso tempo allarga e dà sicurezza ai controlli.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare
l’assessore Tedesco.
TEDESCO, assessore alle politiche della
salute. Signor Presidente, rilevo che si tratta di
un emendamento estremamente tecnico difficile da valutare in quest’Aula in assenza di tecnici. Dobbiamo pertanto affidarci all’unico
tecnico presente, il collega Zullo, che dà un
contributo che mi auguro possa rientrare nello
spirito della legge, così come l’abbiamo voluta
presentare con l’attuale testo.
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE TARQUINIO
PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento.
È approvato.
Pongo ai voti l’articolo 3, nel testo emendato.
È approvato.
art. 4
(Formazione ed obblighi
del personale alimentarista)
1. La formazione del personale alimentarista è finalizzata a rafforzare comportamenti
igienicamente corretti ed a sviluppare conoscenze in ordine al proprio stato di salute ed ai
collegati pericoli di trasmissione di malattie attraverso gli alimenti.
2. La Giunta regionale entro quattro mesi
dalla pubblicazione della presente legge definisce con proprio atto regolamentare:
a) le mansioni a rischio ai fini
dell’individuazione del personale tenuto alla
frequenza dei corsi di formazione, sulla base
dei dati epidemiologici e della concreta associazione fra ruolo ricoperto nel processo produttivo e rischi di trasmissione di malattie at-
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traverso gli alimenti, tenendo conto anche delle situazioni di temporaneità tipiche del volontariato in occasione di sagre e feste popolari;
b) i contenuti, le modalità di svolgimento e
la periodicità dei corsi formativi e di aggiornamento in relazione alle diverse tipologie di
attività svolte dal personale alimentarista di cui
all’art. 2, lettera a), individuando i soggetti autorizzati ad effettuare la formazione e
l’aggiornamento, nonché a rilasciare la relativa
attestazione;
c) le modalità ed i tempi di attivazione dei
corsi di formazione ed aggiornamento, al fine
di regolare la fase transitoria di progressiva
sostituzione del libretto di idoneità sanitaria
con l’attestato di formazione;
d) la possibilità di effettuare direttamente
sul posto di lavoro la formazione mediante
personale qualificato, medici igienisti e tecnologi alimentari, ovvero nell’ambito della applicazione del decreto legislativo 26 maggio
1997, n. 155 (Attuazione delle direttive
93143/CE e 96/3/CE concernenti l’igiene dei
prodotti alimentari);
e) la possibilità di intendere soddisfatto il
requisito dell’avvenuta formazione con il possesso di specifici titoli di studio, fatti salvi gli
aggiornamenti di cui alla lettera b).
3. Il personale alimentarista che svolge
mansioni individuate come a rischio ai fini della possibile trasmissione di malattie attraverso
gli alimenti, è tenuto alla frequenza di specifici
corsi di formazione e di aggiornamento, con
periodicità biennale, in materia di igiene degli
alimenti ed al possesso del relativo attestato
secondo le modalità disciplinate dal regolamento di cui al comma precedente.
4.
L’onere
della
formazione
e
dell’aggiornamento è a carico dei datori dì lavoro.
È stato presentato un emendamento (n. 2) a
firma dei consiglieri Marino e Potì, del quale
do lettura: «All’articolo 4, lettera c), al secondo rigo, cancellare la parola “progressiva”».
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Ha chiesto di parlare il consigliere Potì. Ne
ha facoltà.
POTI’. Signor Presidente, con la legge eliminiamo il libretto. Quindi lasciare «la fase
transitoria di progressiva sostituzione» è pleonastico. Cancellare questa parola non cambia
niente, perché non c’è una sostituzione progressiva, il libretto o c’è o non c’è.
PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento.
È approvato.
È stato presentato un emendamento (n. 3),
a firma dei consiglieri Potì e Marino, del quale
do lettura: « All’articolo 4, lettera d), secondo
rigo, dopo le parole “tecnologi alimentari”,
aggiungere le parole “biologi, tecnici delle
prevenzione”».
Lo pongo ai voti.
È approvato.
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chimica e batteriologica periodica, al fine di
prevenire le contaminazioni negli alimenti”».
Ha chiesto di parlare il consigliere Surico.
Ne ha facoltà.
SURICO. Signor Presidente, colleghi, tenuto conto che abbiamo degli alimentaristi che
hanno una particolare identificazione – gli operatori che commerciano per esempio mitili,
latte, eccetera – e considerando anche la particolare epidemiologia infettivologica della nostra Regione, credo che le AASSLL debbano
garantire determinati standard clinicostrumentali a tutela sia dei consumatori che
degli stessi operatori. È questo il senso del nostro emendamento. Siamo tutti d’accordo sul
fatto che la normativa sulla formazione stia
subendo delle trasformazioni, ma nell’attesa
che questa diventi operativa, non possiamo
assolutamente disattendere i controlli sugli operatori, a loro stessa tutela e dell’utenza.
Pongo ai voti l’articolo 4, nel testo emendato.
È approvato.
SACCOMANNO. Domando di parlare.
art. 5
(Verifica)
1. I Dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie locali, nell’ambito delle proprie competenze, verificano con regolare periodicità l'adeguatezza della formazione e
dell’aggiornamento e la corretta applicazione
delle norme di buona prassi igienica da parte
degli operatori addetti, al fine di prevenire la
contaminazione degli alimenti, sulla base delle
direttive regionali all'uopo impartite.
SACCOMANNO. Signor Presidente, noto
con dispiacere che l’Aula è distratta anche se
mi rendo conto che si sta dibattendo solo di un
libretto sanitario.
Volevo chiedere all’assessore Tedesco una
riflessione sulla transizione. Pur dando perfettamente ragione al collega Zullo e a quanto il
consigliere Marino ha detto e riportato nella
relazione riguardo a ciò che l’OMS pensa per
il libretto sanitario, bisogna considerare che in
molte zone della nostra regione la lavorazione
dei prodotti e dei relativi percorsi alimentari, al
di là del controllo sulla catena, come
l’HACCP, fa venire dei dubbi e non fa stare
certo tranquilli dal punto di vista sanitario.
La formazione che la Giunta stabilirà quando potrà raggiungere dei risultati? Quali sono i
tempi di realizzazione? E con quale efficacia?
Prima che arrivasse l’assessore Tedesco dice-
È stato presentato un emendamento a firma
dei consiglieri Surico, Saccomanno ed altri,
del quale do lettura: «All’articolo 5, dopo la
parola “igienica” cassare i righi 4 e 5 e sostituire con il seguente periodo: “inoltre verificano l’idoneità fisica del personale alimentarista
mediante apposita valutazione clinica, emato-
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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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vo che secondo me dobbiamo fare un po’ di
attenzione riguardo alla verifica di queste leggi
per stabilire come gestire questo momento.
Una volta eliminato il libretto di idoneità sanitaria, perché il mondo lo considera un sistema
inadeguato, e una volta che la Giunta emanerà
le regole, non vi viene il dubbio che i tempi
possano essere più o meno lunghi? Lascio la
risposta alla vostra considerazione. Che ne è
della certezza sui percorsi della salute in Puglia e dell’attenzione alla manipolazione, alla
conservazione dei prodotti? Il collega Potì ha
aggiunto nella sua definizione iniziale, circa il
ruolo dell’alimentarista, un’altra serie di accezioni in termini di manutenzione, deposito e
via elencando. Si torna a parlare del fatto che
si stanno verificando forme di patologie infettive provenienti dal terzo mondo – l’Africa e
altri Paesi – che noi non conosciamo e che
non possiamo controllare.
Noi siamo una regione di frontiera che si
deve aprire, giustamente, ad un’evoluzione
culturale, ma non dobbiamo pensare che il libretto sia uno strumento insufficiente ed inadeguato. Quando diciamo che non è sufficiente e adeguato pensiamo che eliminarlo rappresenti una soluzione adeguata? In che cosa miglioriamo? È vero, miglioriamo il percorso di
formazione, ma la formazione e la cultura richiedono tempo. La cultura si acquisisce con il
tempo. La stessa cosa succede per chi conosce
una lingua straniera e riesce quasi a pensare in
quella lingua.
Ebbene, occorre riuscire a pensare a comportamenti sani, cogenti, tranquilli dal punto di
vista del percorso della sicurezza alimentare.
A mio avviso, questa legge non va ancora in
questa direzione. Invito, pertanto, l’assessore
Tedesco ad assumersi la responsabilità e a ragionare maggiormente sul punto in oggetto.
Secondo me, stiamo adottando un provvedimento in maniera frettolosa. Il collega Marino
in merito al libretto sanitario ha detto che non
essendo esso adeguato, va eliminato. In questo
modo non ci ammoderniamo. Per farlo do-
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vremmo trovare un sistema efficiente che superi e migliori il suddetto libretto.
Sono d’accordo sulla formazione alla cultura, ma occorre tempo. Oggi ci sono tante masserie della Regione che manipolano alimenti e
affini, quindi di attenzione ce ne vuole molta.
In questo senso anche il modo in cui abbiamo
proposto l’emendamento è inadeguato, lo so
perfettamente assessore. È da limare anche
nell’esposizione. In ogni caso occorre fare
qualcosa affinché i sistemi di prevenzione siano efficaci. Non è sufficiente dire: «delle direttive regionali all’uopo determinate». Noi stiamo facendo una legge nell’ambito della quale
un minimo di direttive, per attuare un certo
percorso, vanno indicate. Se poi questo percorso si esaurirà fra tre o quattro anni, lo
stabilirà lei signor assessore. Credo che tutto
questo sia fondamentale per far sì che questa
legge costituisca un adeguamento in minus,
dovendo sostituire un provvedimento indubbiamente sorpassato.
ZULLO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà di parlare.
ZULLO. Signor Presidente, colleghi consiglieri, so benissimo che l’intento di questa
proposta è quello di deburocratizzare una
procedura rimasta effettivamente solo un evento burocratico. Il libretto sanitario, infatti –
e lo possiamo dire a piena voce –, non viene
rilasciato mai dietro visita di un medico o negli
uffici di igiene.
Ormai non si fanno più né prelievi, né
tampone muco-faringeo, né coprocoltura,
come si faceva una volta. Inoltre, per andare
incontro alle nuove necessità basate su studi
epidemiologici, la vaccinazione obbligatoria
antitifo e paratifo oggi per legge non è più
obbligatoria.
Questo significa che dobbiamo fare in modo che effettivamente ci sia un qualcosa di serio nell’assicurare l’igiene e la salubrità degli
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alimenti. La serietà risiede proprio nella formazione e nell’informazione degli operatori.
Voterò contro questo emendamento, e lo
farò sulla base di un principio tecnico su cui
ho studiato tanti anni. Ripeto, voterò contro e
spero che non se ne abbiano a male i miei colleghi di minoranza. Voterò contro perché è
anacronistico pensare di sottoporre il personale alimentarista a degli esami ematochimici.
Evidentemente, pensiamo di stare ancora nelle
condizioni igienico-sanitarie del 1962, quando
sono nate quelle norme.
Penso che nell’arco di questo quarantennio
il nostro Paese abbia compiuto dei passi avanti
verso la migliore conoscenza delle buone prassi igieniche da parte anche degli operatori alimentaristi.
L’operatore alimentarista, inoltre, deve essere inserito in un circuito, in una filiera.
Se si fa riferimento al fatto che ci possono
essere delle mucche che hanno la tubercolosi,
evidentemente vuol dire che a monte non funziona un sistema di prevenzione che deve riguardare tutta la filiera: le stalle, le mucche, le
condizioni igienico-sanitarie, la sanità animale
e via elencando.
Potremmo anche avere un alimentarista sano o un alimentarista sottoposto tutti i giorni a
dei controlli, ma se il controllo non riguarderà
il ciclo completo degli alimenti, il consumatore
non sarà mai tutelato.
Queste sono le ragioni per cui dobbiamo
puntare all’applicazione seria del sistema
HACCP nelle imprese.
All’interno di questo sistema sono previste
la formazione e l’informazione dell’operatore,
ed è su questo che si gioca la sfida di un futuro
che ci veda intelligentemente impegnati
nell’igiene e nella salubrità degli alimenti adoperando i canoni e i crismi più moderni della
sanità pubblica odierna.
MARINO, relatore. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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MARINO, relatore. Signor Presidente,
stiamo svolgendo una buona discussione e di
questo devo dare atto al Consiglio e ai consiglieri che sono intervenuti.
È chiaro che, se passasse questo emendamento, faremmo bene a ritirare il disegno di
legge e a reinserire i libretti sanitari. Questo
emendamento, a mio avviso, va contro la filosofia stessa del disegno di legge. Torno a dire
che con questa legge stiamo abolendo il libretto sanitario, non stiamo cancellando l’igiene
pubblica, la prevenzione o il lavoro che stanno
svolgendo gli operatori del settore.
Dovremmo sviluppare un ragionamento ed
una discussione tra di noi per capire come rafforzare la prevenzione e l’igiene pubblica, ma
questo è un altro discorso. Non ha nulla a che
vedere con l’abolizione del libretto sanitario.
Il ragionamento pacato e consapevole del
consigliere Saccomanno non risponde alla filosofia di questa legge che è una mera semplificazione. In alcuni degli emendamenti proposti
da chi vi parla e dal consigliere Potì si fa riferimento a figure professionali nuove che, fino
ad oggi, neanche nel campo dell’igiene pubblica, sono state utilizzate, perlomeno in questa
regione.
Lo sforzo deve essere quello di incamminarci, come suggeriva il collega Zullo, lungo la
strada attraverso questa legge che rappresenta
un tratto, ma anche mediante una seria politica
di prevenzione. Occorre incamminarci lungo la
strada dei processi di controllo delle catene alimentari. Occorre inoltre controllare i luoghi
nei quali andiamo a comprare questi alimenti.
Credo che sia questa la funzione più forte.
Facciamo un richiamo all’assessore: insieme
dobbiamo costruire, anche attraverso il piano
della salute, una più forte e più articolata conoscenza dei processi alimentari, ma anche un
controllo più incisivo su questi processi. Questa è la logica che ci deve guidare. Non possiamo tornare indietro votando questo emendamento.
In qualità di Presidente della Commissione,
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ma credo di parlare anche a nome della maggioranza, dichiaro il parere contrario a questo
emendamento.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare
l’assessore Tedesco.
TEDESCO, assessore alle politiche della
salute. Colleghi, credo che il tenore della discussione sia un tenore estremamente responsabile.
Sostanzialmente pone la necessità di un salto di qualità, non soltanto nella costruzione di
strategie adeguate di controllo dei processi di
produzione e di manipolazione degli alimenti
nel nostro sistema regionale, ma anche un problema di crescita culturale e di mentalità degli
addetti ai lavori.
Come diceva giustamente il collega Saccomanno, è un processo lungo e complesso nel
corso del quale non vengono allentati i sistemi
di controllo esistenti, che sono puntuali e che
certo vanno rafforzati.
Il problema che noi dobbiamo porci è quello di stabilire se la nostra rete di controllo è
adeguata alla funzione, cioè se rispetto a determinate incombenze e competenze non sia il
caso di forzare certi vincoli e certi blocchi
sopratutto di assunzione di determinate
categorie che, all’interno del servizio sanitario,
svolgono un ruolo fondamentale nella tutela
della salute collettiva.
Non credo che l’emendamento proposto
dai colleghi Surico e Saccomanno da questo
punto di vista costituisca una garanzia, perché
ripercorre altre modalità di controllo che pure
sono individuate da altra normativa. Penso ad
esempio alla legge n. 626 che riguarda il personale addetto alla lavorazione dei prodotti alimentari.
Questa è la validità del problema posto dal
collega Surico con l’emendamento e dal collega Saccomanno con la sua raccomandazione e
colto anche dal Presidente Marino che parla di
filiera della tutela della salute.
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L’emendamento, pertanto, non coglie
l’obiettivo che si propone.
Piuttosto, esso ha centrato l’obiettivo di
animare una discussione ulteriore della quale
il Governo non potrà non tenerne conto
nell’attività di rafforzamento e di sempre
migliore adeguamento di una struttura di
servizi di prevenzione innanzitutto, prima
ancora che di controllo, per quanto riguarda
la materia di cui ci stiamo occupando.
PRESIDENTE. Comunico che l’emendamento
è ritirato dai proponenti.
Pongo ai voti l’articolo 5.
È approvato.
art. 6
(Informazione alla popolazione)
1. La Giunta regionale definisce, sentite
le Associazioni dei consumatori, i contenuti,
le modalità e gli strumenti per lo svolgimento di adeguate campagne informative rivolte
alla popolazione sulle modalità efficaci di
prevenzione delle malattie trasmesse dagli
alimenti.
Lo pongo ai voti.
È approvato.
art. 7
(Obblighi del responsabile
dell’industria alimentare)
1. Fermo restando quanto previsto dal d.
lgs. 155/1997, il responsabile dell’industria alimentare deve adibire alle mansioni a rischio
di cui all’articolo 4, comma 2, lettera a) il personale alimentarista in possesso della attestazione comprovante l’avvenuta formazione coerente con il tipo di attività svolta.
Lo pongo ai voti.
È approvato.
art. 8
(Sanzioni)
1. Il mancato possesso dell’attestato di
formazione per il personale alimentarista sog-
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getto a tale obbligo ai sensi della presente legge e la violazione dell’articolo 7, è punito con
una sanzione amministrativa da 250,00 a
1.000,00 euro.
2. I soggetti incaricati del controllo ai sensi
della normativa vigente procedono alla applicazione della sanzione amministrativa, qualora
i contravventori non provvedano ad eliminare
il mancato adempimento entro il termine indicato da medesimo soggetto controllore, che
comunque non dovrà essere superiore a novanta giorni.
3. I proventi rivenienti dall’azione
sanzionatoria devono essere versati all’ufficio
contenzioso della Regione.
È stato presentato un emendamento (n. 4) a
firma dei consiglieri Potì e Marino, del quale
do lettura: «All’art. 8, comma 1, 1° rigo, premettere la frase “Fatto salvo quanto previsto
dal successivo art. 9”».
Lo pongo ai voti.
È approvato.
È stato presentato un emendamento (n. 5) a
firma dei consiglieri Potì e Marino, del quale
do lettura: « All’art. 8, comma 1, 2° rigo, sostituire le parole “è punito” con le parole
“sono punite”».
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Lo pongo ai voti.
È approvato.
Pongo ai voti l’articolo 8, nel testo
emendato.
È approvato.
art. 9
(Norme transitorie)
1. Nelle more dell’adozione da parte della
Giunta regionale del regolamento di cui all’art.
4, comma 2, le Aziende sanitarie locali devono applicare le disposizioni di cui al d. lgs.
155/1997.
Lo pongo ai voti.
È approvato.
Pongo ai voti il disegno di legge “Abolizione del libretto di idoneità sanitaria per gli alimentaristi e formazione del personale alimentarista” nel suo complesso.
È approvato.
È stata avanzata richiesta di urgenza.
La pongo ai voti.
È approvata.
Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
La seduta è tolta (ore 14,23).
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Resoconto stenografico - Consiglio Regionale della Puglia