Anno 3 - n° 56
W W W . G I U S T I Z I A - e- LIBERTA.CO M
14 Febbraio 2004
Giustizia e Libertà
Distribuzione telematica
Periodico Politico Indipendente
L’Ulivo, s’astiene, poi ci
ripensa, poi ...
di GL
(a pagina 1, 9)
Mezzi di locomozione
di AnnaMaria
(a pagina 1, 16)
Copia gratuita
Ulivo: annuncia l’astensione
sul rinnovo delle truppe italiane in Iraq,
poi fa marcia indietro, poi prende tempo
GL
L’Annunziata ed il con- Astensione sulla conversione del decreto del governo che rifinanzia le missioni dei militari italiani all'estero, compresa
siglio di RAI-TV
di Alessandro Menchinelli
(a pagina 2, 3)
I giornalisti di RAI-TV
di L.B.
(a pagina 2, 3)
L’antefatto: l’intervista
(a pagina 2)
quella in Iraq.
Sarà questo il primo atto politico comune delle forze politiche
che hanno dato vita alla neonata lista unitaria per le europee.
A darne l'annuncio saranno gli ex premier Lamberto Dini al
Senato e Massimo D'Alema alla Camera, i due parlamentari
scelti da Ds, Margherita Sdi in qualità di speaker unici a Pa
(Continua a pagina 9)
Conflitto d’interesse 2
di Aemme
(a pagina 3, 16)
I “media” e la politica
virtuale
di Alessandro Blasetti
(a pagina 6, 7, 8, 9)
Il “flop” del cav.
di Luigi Barbato
(a pagina 6, 7, 8, 9)
Baget Bozzo e l’idolatria
da www.unita.it
(a pagina 4, 5)
I “casinisti” della TV
di Jacopo Fo (Alcatraz.it)
(a pagina 10, 11)
Mezzi di Locomozione
Il caso Parmalat
AnnaMaria
di Beppe Grillo (da L’Internazionale)
(a pagina 12, 13, 14 15, 16)
C’era ci sapeva
di Paolo Di Roberto
(a pagina 17, 18)
INFORMAZIONE
di G. Chiesa, L. Ciotti, G. Strada, A. Zanottelli
da Società Civile
(a pagina 19)
L’amaca di Michele Serra
del 1° febbraio 2004
di GL
(a pagina 18)
Films: La scelta di Sophie
di Fiore di Cactus
(a pagina 21)
Perché un triciclo? E perché
un quadriciclo, e poi, cosa
sarà quest’ ultimo, un
“sidecar” con il rimorchio, e
chi sarà il rimorchio, Boselli,
e la ruota di scorta, Mastella?
Noi dell’ Ulivo, essendo proletari pensiamo sempre a
mezzi di comunicazione modesti, se non addirittura rurali, campestri, come l’ asinello, peccato non avere nella
nostra coalizione un
“Pecorella,” ci tornerebbe u-
tile per i nostri spostamenti.
Mai una volta che avessimo
lanciato nomi roboanti che so,
“turbo”, “spider”, “maxi moto”,”get”, nooo, dovessero
scambiarci per gente che vive
il suo tempo, nooo , noi ci teniamo ancorati al romanticismo della locomozione così
restiamo indietro.
Ora, come si chiamerà questa
nuova lista della società civile
i cui “leaders” sembrano esse(Continua a pagina16)
Giustizia ee Libertà
Libertà
Giustizia
Lucia
Annunziata
ed il Consiglio
Rai
di Alessandro Menchinelli
Se Alberoni, Petroni e Veneziani,
Consiglieri Rai, tenessero veramente alla loro dignità, non farebbero finta di protestare contro Lucia Annunziata, che li ha definiti
succubi delle pressioni personali
di Berlusconi nella gestione
dell’azienda e addirittura
nell’interferenza sui programmi.
Essi sanno benissimo che la loro
presenza nel consiglio di amministrazione RAI non deriva da una
investitura autonoma, ma che è
stata calibrata, nei numeri e nella
qualità delle loro persone, con la
designazione di Lucia Annunziata
come Presidente.
Casini e Pera, Presidenti di Camera e Senato, cui spetta per legge
nominare i cinque membri del
consiglio di amministrazione
RAI, hanno deciso di sceglierne
quattro, fra cui loro, della maggioranza di governo ed uno solo
della la minoranza, ma con la indicazione di eleggere
quest’ultimo come Presidente, in
maniera da formare così un vertice di garanzia e di equilibrio in un
rapporto di fiducia reciproca fra i
suoi componenti.
In ragione di tutto ciò se ora i tre
sopraccitati componenti avessero
il coraggio di respingere credibilmente l’accusa ricevuta da Lucia
Annunziata, non parlerebbero di
“incrinatura” del rapporto di fidu-
LA DISCESA
INTERNI
IN CAMPO
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I Giornalisti della RAI-TV
di LB
Il 26 gennaio sorso
il vicedirettore Daniela ha chiesto con
una lettera inviata a
Clemente Mimim
ed al Comitato di
Redazione (ed affissa in bachica)
di essere esonerata
dal l’incarico.
Nella lettera la
Tagliafererri ha
illustrato
il
“disappunto”
per il ripetersi di
singoli episodi
come “il caso Berlusconi-Schultz”,
la scelta di non utlizzare i “sonori se
ritenuti scomodi”,
la
“replica
sull’Euro del leghista
Calderoli
contro il Presidente Ciampi, monta-
ta senza menzionale le reazioni del
CentroSinistra”.
Inoltre dopo essersi
dissociata dall pratica del “panino”
ha anche affermato
che “non ci siano
più le condizioni”
per svolgere le sua
mansioni, e le
“garanzie” con cui
aveva cominciato
( d i r e t t o r e
dell’epoca era Albino Longhi), e ter-
minava
denunciando
l’e marginazione di professionalità e la
tendenza a stravolgere la realtà.
I giornalisti della testata hanno
scritto un documento per esprimere la solidarietà alla collega
e per denunciare, loro volta, il
fatto che nella
redazione
del
TG1 il clima
“era ormai intollerabile” ed ancora «Il TG1 non
può essere di una
parte, ma deve
essere un patrimonio comune di
tutti gli italiani
che pagano il canone».
L’antefatto:
l’intervista dell’Annunziata
"So per certo che
Berlusconi alza il
telefono e chiama i
consiglieri d'amministrazione per suggerire nomine ed
influenzare le scelte sui programmi".
Una denuncia esplicita che ha un
effetto
bomba,
quella fatta dalla
presidente Rai, Lucia Annunziata, in
un incontro con la
stampa estera. Subito si è scatenata
l'ira del centrodestra (soprattutto di
FI) e una raffica di
smentite dai quattro consiglieri: "Si è
incrinato il rapporto
di fiducia nel Cda",
afferma Marcello Veneziani. Se poi questo possa tradursi in
una sfiducia alla presidente, nel Cda di
oggi pomeriggio, è
da vedere. Ma da destra le pressioni sono
forti e dirette.
"Queste sono le spiegazioni che mi vengono date in via non
ufficiale per giustificare alcune delle decisioni che vengono
prese", ha risposto
Lucia Annunziata ai
giornalisti stranieri.
La "goccia che ha fatto traboccare il vaso"
è stata la "bocciatura"
da parte della maggioranza del Cda Rai
del nome di Ferruccio De Bortoli per la
striscia informativa
di sei minuti dopo il
Tg1 delle 20, lo spazio che era occupato
da "Il Fatto" di Enzo
Biagi prima del
diktat berlusconiano.
E per una che si definisce una "moderata
intransigente", il veto
su una persona moderata come l'ex direttore del "Corriere
della Sera" è stato la
"goccia"
esplosiva,
spiegano da Viale
Mazzini.
LA DISCESA
INTERNI
IN CAMPO
Giustizia e Libertà
(Continua da pagina 2)
A
sottoscrivere
questo documento
sono stati fin’ora
30 redattori della
testata di Mimum
tra i quali: Lilly
Gruber,
Davide
Lucia annunziata
Sassoli, Maria Lui- ed il Consiglio RAI
sa Busi, Donatella
Scarnati, Tiziana
Ferrario,
Danila
Bonito ed Andrea
Montanari.
LB
Conflitto di interessi,
continua l’usurpazione
di Aemme
Il
programmato
vuoto legislativo sul
conflitto di interessi
presente nel governo, non è un fatto
normale. Non costituisce una opzione
come tante, con
conseguenze variabili, ma legittime.
Il conflitto di interessi, specialmente
quando si verifica al
livello di Capo di
Governo, è un fatto
che di per sé genera
conseguenze anormali e illegittime.
Esso condiziona di
fatto tutta la dinamica del Governo, privilegiando i percorsi
che la convogliano
verso sponde congeniali al dispiegarsi
degli interessi del
portatore del conflitto.
Potere economico
personale e potere
politico mescolati
fra di loro nelle
stesse mani, producono una potente
combinazione autofunzionante ad effetto calamita, capace di autonoma e
ripetuta attrazione
di altre risorse.
A dimostrazione di
questo fatto può valere una domanda di
attualità sulla distri-
3
(Continua da pagina 2)
I giornalisti della RAI-TV
La questione riguarda «non solo
il TG1, ma anche i
vertici aziendali e
le istituzioni alla
vigilia di importanti scadenze elettorali».
14 Febbraio 2004
buzione del risparmio disponibile nel
sistema creditizio.
La parte che è destinata alle imprese di
interesse del Capo
del Governo è solo
quella valutabile sui
bilanci consolidati
di quelle imprese o
risulta ampliata per
la presenza, anche
silenziosa, del perentorio potere politico di chi ci sta dietro di loro?
Lasciando a briglia
sciolta un conflitto
di interessi nel Governo inevitabilmente si producono
effetti anche automatici di drenaggio
delle opportunità e
dei beni altrimenti
destinabili a tutti e
con quel drenaggio
si attua in pratica
una vera e propria
usurpazione a danno
di chi è governato
ed a favore di chi
governa.
Eliminare quel vuoto legislativo e sciogliere in maniera
seria il nodo del
conflitto di interessi, che agisce come
un cappio al collo
della collettività,
diventa perciò un
obbligo per un governante carico di
ricchezza. Chi non
lo adempie, sia consapevole o no delle
conseguenze della
elusione di un suo
dovere, diventa di
fatto un usurpatore
degli interessi del
popolo, e come tale
deve essere giudicato, specialmente dopo che gli si è fatto
rilevare in centomila lingue.
Come può Berlusconi
negare
l’evidenza di fatti
riconosciuti e messi
in luce da tutte le
legislazioni dei più
importanti paesi democratici del mondo?
Consapevole infatti
di questa evidenza
quando chiedeva
voti per essere eletto, egli aveva promesso che nei primi
cento giorni del suo
Governo avrebbe
sciolto, con un apposita legge, il conflitto che lo riguardava.
Sono però già passati non cento, ma
mille
giorni
dall’insediamento
del suo Governo ed
è continuato invece
il vuoto legislativa
(Continua a pagina16)
cia con lei, chiedendo che ella si
dimetta da una carica che ricopre
non per scelta loro, ma di altri.
Come ha fatto giustamente rilevare il quarto consigliere della
maggioranza, Rumi dell’UDC, se
gli altri tre volessero veramente
la
caduta dell’Annunziata da
Presidente RAI e respingere con
ciò l’accusa loro rivolta, dovrebbero parlare non di “incrinatura”,
ma di “rottura” del rapporto di
fiducia con l’Annunziata, ed affrontare tutte le conseguenze relative non solo per lei, ma anche
per loro.
E queste sono semplici.
Essendo maggioranza i tre dovrebbero provocare quello che
non può provocare la minoranza
e cioè lo scioglimento del consiglio di amministrazione al completo.
Tutti e cinque a casa.
Se non lo fanno, se continuano a
far fumo, se continuano a parlare
di “incrinatura” e di richiesta di
dimissioni di chi li accusa ed ha i
titoli legali e morali per fare il
Presidente, ciò vuol dire che essi
sanno di avere torto, di non avere
la coscienza a posto e che invece
Lucia Annunziata ha ragione sacrosanta, sia nei confronti loro,
come nei confronti del loro grande suggeritore.
A conferma di ciò vale rilevare
anche l’assoluto silenzio di Silvio
Berlusconi su tutta la vicenda.
E’ vero che i suoi colonnelli hanno espresso in sua vece una protesta d’ufficio, ma in fondo a lui
non spiace per niente che tutti
sappiano che a comandare c’è
sempre lui e che gli altri debbono
solo eseguire, specialmente quando si tratta di TV.
Berlusconi si compiace sempre
dei suoi capolavori in materia.
Far licenziare Enzo Biagi dalla
Rai con una sua disposizione partita dalla Bulgaria, non è forse un
indelebile monumento di potenza
di cui egli può andare orgoglioso?
Alessandro Menchinelli
Giustizia e Libertà
INTERNI
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Baget Bozzo favorisce l’idolatria ….
Il segretario della Cei, mons Giuseppe Betori, invita alla cautela, mette in guardia dall’utilizzare in
politica figure sacre: è un’ambiguità pericolosa.
Silvio
Berlusconi
«santificato» ,
in
«missione divina» contro i comunisti.
È l’ultima carta mediatica del premier e del suo
«cappellano» don Gianni Baget Bozzo.
Il segretario della Cei,
mons Giuseppe Betori,
invita alla cautela, mette
in guardia dall’utilizzare
in politica figure sacre: è
un’ambiguità pericolosa.
E il mondo cattolico ?
Come
reagisce
all’investitura divina del
premier ?
«È una farsa. Sono immagini idolatriche che
rievocano un triste passato, quelle del Duce
che aveva sempre ragione. Ma sono anche pericolose. Vi è una platea
di fedeli disposta ad applaudire. Segno di insufficienze sulle quali il
mondo cattolico dovrebbe riflettere» risponde
Domenico Rosati, già
presidente delle Acli e
parlamentare indipendente della Dc, esponente
autorevole
dell’associazionismo
cattolico.
Che effetto le fa sentire
che lo Spirito Santo è
sceso sul premier ?
«Berlusconi è ricorso ad
un artificio, quello di
servirsi del testo di un
chierico per dire quello
che pensa di se stesso e
il modo in cui vorrebbe
essere visto.
È un'operazione di idolatria.
Ed io che da quando è
caduto il fascismo e mi
hanno spiegato che non
è vero che c'è “uno che
ha sempre ragione”,
posso solo ridere di
fronte a questo.
Queste cose, però, hanno un impatto oggettivo
da www.Unita.it del 02.02.2004
sulla credulità popolare del "capo" o per il senche è amplificato dal so del ridicolo che li
mezzo mediatico.
travolgeva.
La sobria ma significativa Quelle ripetute profesdichiarazione di mons. sioni di fede richieste
Betori fa capire che la co- dal capo alla platea mi
sa è stata avvertita anche ricordavano tanto i diadalla Chiesa.
loghi di Mussolini con
Quello che va ricordato a le folle...».
noi stessi è che "uno solo Sono immagini che
è il Signore". Innalzare invitano il mondo cat-
altri idoli non solo è contro il principio del monoteismo, ma anche contro
quello della laicità.
Nessun Cesare può pretendere di sostituirsi a
Dio.
Lo dico con l'ironia necessaria, perché siamo alla farsa.
E mi rincuora il fatto che
la stessa platea di Forza
Italia rideva quando Berlusconi diceva queste cose.
Non so se per la trovata
tolico a riflettere ?
«Sì e in modo non strumentale. Ci vorrebbe
un Lazzati che ci riportasse ai termini autentici del discorso sulla laicità e quindi sul rifiuto
di ogni idolatria, a
quella dignità dello Stato che porta a rifiutare
ogni contaminazione
esterna. È una cosa che
finisce per nuocere anche a chi la pratica».
Ma nel 2004 è possibile "santificare" l'anti-
comunismo ?
«È l'invenzione retroattiva di un nemico.
Si continua a preparare
un vaccino per una malattia che non c'è più.
Forse, però, i sondaggi
dicono a Berlusconi che
l'anticomunismo è ancora una merce che tira, e
quindi la usa spregiudicatamente, fino al punto
di
ignorare
tutta
l’evoluzione legata al
processo storico.
Nessuna ideologia a
contatto con la storia
rimane mai la stessa.
È la dottrina di papa
Giovanni XXIII.
Sono insegnamenti che
il mondo cattolico dovrebbe considerare con
attenzione.
Allora che senso ha dire
"non c'è più il comunismo, ma ci sono i comunisti" ?
Diciamo, invece, se è il
caso, che ci sono delle
persone indegne o scellerate, incapaci di capire
i problemi o in malafede.
Ma il comunismo non
c'entra più. Rievocarlo è
solo strumentale. In realtà per Berlusconi il
comunismo è la Costituzione della nostra Repubblica».
Di quali valori è portatore Berlusconi ?
«La sua sfiducia smodata nel mercato e nelle
sue leggi, che poi sono
assecondate da un'attenuazione delle regole
per tutti e da un loro adattamento ad uso privato, nega ogni criterio
di giustizia orientato
all'uguaglianza. Non
solo, finisce per aprire
uno spazio per la questione morale. "Non lasciate solo ai giudici il
INTERNI
Giustizia e Libertà
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Baget Bozzo favorisce l’idolatria
compito di regolare la
questione morale" scrisse dieci anni fa il Papa
nella sua lettera ai vescovi italiani. Allora fu
letta contro i giudici, in
realtà era una chiamata
di responsabilità della
classe politica perché la
questione morale c'era
ed era grave e il pontefice non voleva che si scaricasse soltanto sui giudici. Oggi la questione
morale, con i casi Parmalat e dintorni, è riesplosa. Questo vuole dire che non è stata approntata una cura adeguata in termini politici,
istituzionali e di prevenzione. Che si è affermato un modello di valori
di cui Berlusconi è solo
il punto terminale. Sono
contrario a demonizzare
la persona. È l'espressione di una cultura che si è
affermata, anche se in
questo caso Berlusconi
ha contribuito a produrla. Allora bisogna domandarsi perché non
hanno reagito i necessari
anticorpi nella società e
nel quadro politico. Sono lacune che interpellano anche la coscienza
cristiana. Nella provocazione di Berlusconi e
nell'accoppiata con Baget Bozzo vedo un'occasione straordinaria per
una riflessione su quella
che
chiamerei
la
"transizione cattolica".
Su come si è sviluppata
e a quali approdi tende.
È solo un problema di
tregua stabilizzata sul
fronte politico e quindi
di rapporto di intesa con
il potere, comunque espresso, o vi è un residuo di profezia che va
esplicitato chiamando in
causa i valori a discapito
di qualche interesse?».
È un appunto alla gerarchia ecclesiastica ?
«Non credo. È un punto
di debolezza dei laici
cristiani. Se fossero più
robusti, incisivi e in grado di assumersi le responsabilità anche i vescovi sarebbero meno
“prudenti”. Mostrerebbero più sicurezza nell'esercizio di orientamento sui
valori e nelle relative indicazioni».
Colpa del mondo cattolico, allora ?
«Si sta indebolendo quella energia costruttiva dell'associazionismo cattoli-
Ora o si sta in un area
mediana, dove l'acqua è
bassa, oppure non c'è
spazio. Non ci si espone. Il clericalismo non
è mai quello dei chierici.
Sono i laici che fanno i
clericali quando non
hanno il coraggio di
segnalare, come dice il
Concilio, i problemi
alla Chiesa alla quale
appartengono».
E cosa segnala Dome-
Baobab
di Annamaria
Comunisti bugiardi
Questa volta non ha ripetuto la frase della sua
mamma: "Silvio ti set tropp bun" che, per gli abitanti di Afragola vuol dire: Silvio tu sei troppo
buono.
No, questa volta nel salotto accogliente e compiacente di Bruno Vespa ci ha ammorbato con un
altro esempio, sempre protagonista la signora Rosa, ma con la partecipazione straordinaria di sè
medesimo.
Ambiente, un mercato ortofrutticolo, la futura orgogliosa madre di cotanto bambino,osserva con
molta attenzione ,da brava madre di famiglia, prima la fila dei banchi di sinistra poi, dopo aver
considerato anche quella di destra sceglie quest'
ultima, un segno del destino.
Compra mele e pere, non banane, aveva già capito fin da allora che sarebbe stato un frutto ostico
al futuro "premier", riempie la borsa e, inconsapevolmente, affida al piccolo ma già robusto pargolo, il primo incarico della sua carriera politica: il
portaborse.
Abbiamo anche appreso che il film preferito del
capo di governo sia "Biancaneve e i sette nani".
Al di là del fatto che la cosa ci lascia sovranamente indifferenti, bisogna dire he è curiosa questa scelta, forse si tratta di solidarietà verso la categoria.
Ci è stato ancora una volta ripetuto, con implacabile puntualità ,che i comunisti sono bugiardi ,
meglio, menzogneri, lui invece ha dettoche: il suo
governo è pressocchè perfetto,che la sua maggioranza è coesa, che è in anticipo sul contratto presentato agli italiani, che inaugurerà o presenterà,
nei prossimi mesi, 15 cantieri compreso quello
riguardante lo stretto di Messina che si farà, parola di Silvio.
I comunisti mentono, lui fantastica!
pace senza lasciare il
Papa solo.
Che del lavoro non si
può avere una visione
residuale, rassegnata.
Ricordiamo la lezione
di La Pira.
Non bisogna fermarsi a
ciò che si crede possibile, bisogna correggere e
incidere dove è necessario. Questo significa applicare la Costituzione.
Poi vi è un terzo punto:
affermiamo una democrazia che non smarrisca il suo senso etico,
che non consenta prevaricazioni di poteri e di
individui, che rispetti la
questione morale anche
in politica.
Vi è un conflitto di interessi non risolto sul
quale si è lasciato correre. Sono problemi di
principio su cui se si
transige tutto viene di
conseguenza».
E sul tentativo di sacralizzare Forza Italia
e il suo leader cosa può
chiedere un cattolico
alla Chiesa ?
«L’ultimo Pio XI condannò il paganesimo di
Mussolini.
Paganesimo erano le
formule di culto della
personalità, l'esaltazione
e l'infallibilità del capo.
Ma non ci sarebbe alcuna “deificazione profana” se non ci fossero i
fedeli in adorazione.
È questa la cosa più pericolosa.
Danno una credibilità di
piazza al "venditore".
Il problema è l'intreccio
tra sacralizzazione profana e mediazione televisiva. Su questo dovrebbero riflettere anche gli alleati politici di
Berlusconi.
È un brutto affare confrontarsi con un soggetco che in passato c'era e nico Rosati ?
to che non ammette reha alimentato un impor- «Che c'è da riprendere plica e non accetta contante dibattito interno. una responsabilità sulla traddittorio».
Giustizia e Libertà
INTERNI
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I “media” e la politica virtuale
di Alessandro Blasetti
E’ un orgia, una sfre- Ogni pubblicazione di regime ha il suo colore:
nata incontrollabile MAO, aveva il Libretto ROSSO;
attività febbrile di GHEDDAFI, il suo Libreo VERDE;
apparizioni, dichiara- A quel che abbiamo potuto vere in TV, BERLUzioni, smentite, opi- SCONI ha il suo Libretto BLU (oh, scusatemi,
nioni, pettegolezzi, AZZURRO)
gaffes,
barzelleta
Porta” tiamo e lo viviamo nel
te,brutte figure, e prese “Porta
di posizione. Tutto im- dell’11/2, per raccon- quotidiano di ognuno
magine. Basta che se tarci che non siamo di noi.
ne parli. La realtà poli- mai stati così bene! Ma Vogliamo utilizzare
tica gradualmente mo- non crediamo utile, ne quest’ultima pessima
dificata, con un uso de- tanto meno stimolante apparizione del Cavaterminato dei media e entrare nel merito delle liere per parlare
di tutti i suoi pericolosi affermazioni false, e di d’altro; per non parlare
abusi strumentali, in doverle confutare una di lui, per riflettere sul
pollaio rumoroso,che per una. Troppo scon- vero significato delle
travolge con il chiasso tato, sappiamo tutti e nostre scelte future donon c’è più crediamo ve il pericolo è ben più
e confonde.
Recente messa in atto necessità di svelare, devastante del pur pesdi questa strategia la che c’è malessere, re- simo venditore che ora
lunga logorroica, bu- cessione, scontento so- cavalca questa politica
giarda e delirante appa- ciale, non c’è bisogno virtuale. La sterzata
rizione del Premier a che ci si dica , lo sen- violenta e improvvisa,
che questo governo impone al paese, propone
e perpetra un modello
di vita dove i contenuti, la qualità, la coscienza individuale dei
cittadini vengono re interpretati da una immagine
virtuale proposta continuamente come un
grosso spot pubblicitario che parla con toni
convincenti di qualcosa
che non esiste.
Lo spostamento “etico”
del consenso politico
viene indirizzato tutto,
comunque,
verso
l’immagine;
ci si abitua inconsciamente a valutare le
scelte e le persone non
(Continua a pagina7)
Il FLOP a “Porta a Porta del cav.
di GL
« ...Dopo un periodi terribile: i 6 mesi di presidenza italiana del Consiglio Europeo. Per fortuna terminati con grandi successi ottenendo i complimenti di tutti i colleghi europei…»
Ricordiamo infatti il supo “kapo” (europarlamentare tedesco del SPD; l’assurda puerile richiesta,
più volte bocciata che si stampasse la banconota da “1 Euro”; quando ha fallito miseramente il
varo della Costituzione Europea…); le precisazioni, anche abbastanza dure ricevute quando ha
sostenuto che il carovita in Italia dipende dall’introduzione dell’Euro; quando è stato costretto a
fare una repentina “marcia indietro”.
*****
...problemi le forse che compongono “La Casa delle Libertà” non esistono. Il mio governo è stato
ed è unito. Tutto è perfetto.
Tutto dipende dall’amplificazione di “non-problemi” che vengono fatti dai … media !
*****
«… c’è stato un arricchimento generale del paese...»
Dopo meno di 24 ore l’ISTAT certifica che siamo a crescita zero a fine 2003.
*****
...i reati sono diminuti grazie alla nostra introduzione del poliziotto di quartire... -e qui giù dati su
dati, presi dal libretto Azzurro-...
Dopo di 24 ore di distanza l’ISTAT -da lui ampiamente lodato- ha dati diffuso in questi ultimi
giorni: i reati compiti in Italia nei primi 9 mesi del 2002 sono stati 1.650.000; quelli compiti nello
stesso periodo nel 2003, sono stati 1.850.000.
Con un incremento, quindi del 12,12%.
Telegiornale delle ore 12 del 13.02.2004
*****
...le ore di sciopero sono passate, a suoi dire, dalle 12.000 del dello scorso anno a 23 milioni del
2003… grazie alla politicizzazione delle manifestazioni, e dal “disaglio” creato ad arte
dall’Opposizione (Komunista e dai Giornali) …
Ma ci si rende conto del costo che hanno dovuto subire questi operai privando il loro ben magro
(Continua a pagina 7)
INTERNI
Giustizia e Libertà
14 Febbraio 2004
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I “media” e la politica virtuale
(Continua da pagina 6)
più in base ad una analisi critica sui fatti ma
dall’aspetto tutto apparente dell’immagine di
progetti, risultati, obbiettivi, e necessità
completamente
“scollati” dalla realtà
della società, degli individui, nostra.
C’è , una buona parte di
noi Italiani, che ha abbracciato questo modello di sviluppo sociale: i
cittadini si relazionano
alle scelte politiche
sempre di più con lo
stato d’animo di figuranti di un grosso, seriale, show televisivo.
L’archetipo è Statunitense, è da lì che la politica ha abbracciato sempre di più lo spettaco-
lo,le sue modalità di linguaggio espressivo la
sua totale capacità di
smentirsi continuamente.
E’ nella puritanissima
America che lo sfidante
probabile di Bush , il
Democratico
John
Kerry sembra rischi degli scivoloni nel futuro
se si scoprisse, come si
mormora , che ha una
amante.
L’importazione di questo modello sociale svilisce la politica e la qualità degli obbiettivi, e
pensiamo che tra i milioni di elettori davanti
allo schermo sul programma di Bruno Vespa
probabilmente molti erano più a cercare i segni di un lifting sulla
faccia del Premier, che
a valutarne le dichiarazioni e scandalizzarsi.
Vogliamo dircelo noi,
che l’uso dei media
massicciamente impiegati per strillare ovunque che : va tutto molto
bene; va considerato come indice di quanto i
problemi siano seri?
Vogliamo dircelo, che è
una scelta, delicata ed
importante quella di abdicare dal ruolo di elettori coscienti, a quello
di spettatori-comparse ?
E’ il problema politico
di ognuno di noi, destra
e sinistra, centri e baricentri, accettare che tutto vada in “messa in
scena” , o riappropriarsi
del proprio ruolo di elettori, nella vita “reale”?
Non c’è bisogno di mettere in campo sondaggi
e profili di società e di
organismi di indagine
per avere chiara la totale
diversità tra le dichiarazioni di benessere e soddisfazione della politica
dei media, e la vita quotidiana di tutti.
Certo è che una buona
parte di noi cittadini ha
pensato, davvero ha creduto, in una visione del
proprio futuro immediato, così come il mondo
“pubblicitario” virtuale
sa inventare nel più
standardizzato e irreale
fra i sogni. L’orgia di
parole, dati, e di apparenza avanza per la propria strada affermando e
smentendo tutto: sosti(Continua a pagina8)
Il FLOP a “Porta a Porta del cav.
(Continua da pagina 6)
stipendio di quta parte di questi 23 milioni di ore, ma allora è tutta una favola che i Komunisti sono
economicamente nettamente inferiori a Lui, se si possonop permettere simili esborsi. E poi, ci può
cortesemente indicare io Cav quali sono si giornali di opposizione ? Noi comuni mortali conosciamo
solo La Repubblica , l’Unità, Il Manifesto, Rinascita che uniti insieme non supero -crediamo- le 800
mila copie. Ben poca cosa per contrastare testate come il Tempo, Il Messaggero, Il Secolo d’Italia, Il
Mattino, Libero, Il Giornale, Il Giornale di Sicilia, Il Resto del Carlino e la Nazione, il Foglio, La Padania, etc. etc. Per non parlare delle 6 Reti televisive.
*****
… Ha poi citato a memoria le 500 (!?!) indagini che ha subito il suo Gruppo (Mediaset o Fininvest che
dir si voglia)in contrasto alla altre ditte che non hanno mai subito una verifica, perché avevano
“appoggi politici” (dei Comunisti, è facile arguire).
Ma si è dimenticato -a volte capita- i processi che ha subito e che tutt’ora sta subendo, nella
maggioranza di quelli già terminati ce n’è uscito per … “prescrizione del reato”. Vogliamo,
per caso, ricordarci lo “spergiuro” riguardante la sua iscrizione alla P2.
*****
Il Cav. dopo aver impiegato i primi 300 giorni (se la memoria non falla) a votare leggi “pro domo sua”
(“Cirami”, “Falso in bilancio”, “Annullamento della legge sulle donazioni e l’eredità, “Lodo Maccanico”
etc. mentre si appresta a rivoluzionale il Codice italiano per sottoporre i magistrati al potere
governativo, ha anche la spudoratezza di affermare..
«Lo sciopero ventilato dai magistrati … appare ai limiti dell’eversione. Questa maggioranza, questo
gooverno non si farà intimidire da un atteggiamento ai limiti dell’eversione»
*****
A questo punto il cav ha tracimato.
Si è messo a disquisire sul “malessere” sul “disagio” che provano attualmente gli italiani, addebitando
tutta la colpa alle … voci che vengono diffuse da alcuni istituti (leggi Eurispes) che operano su
campioni minimissimo con proprie modalità personali. E che magari sono appartenenti ad un area bel
precisa dell’Opposizione.
Non si è ftta attendere la risposta dell’Eurispes che con il suo volume di 1400 pagine ha risposto con i
suoi dati:
Gli italiani sono sempre più poveri e soprattutto sfiduciati: la stragrande maggioranza non crede che
nel 2004 riuscirà a migliorare la propria situazione economico-sociale, anzi teme che la situazione si
aggravi. Dal rapporto Eurispes sul 2004 emerge soprattutto il pessimismo con cui si guarda all'anno
(Continua a pag 8)
INTERNI
Giustizia e Libertà
14 Febbraio 2004
8
I Media e la politica virtuale
(Continua da pagina 7)
tuendo, neanche con
tanta raffinatezza di
pensiero, i racconti alla
realtà , la politica virtuale alla politica reale e
responsabile.. Tant’è;
basterà avere un copio-
ne adatto per il risveglio.
Quella che siamo chiamati a fare è una scelta
importante e improrogabile cercando di sorpassare per il momento le
pur importanti questioni
di facce, schieramenti, o
programmi politici che
sono graditi a parte della cittadinanza o a
l’altra; è decidere se
continuare a decidere, o
abbandonarsi all’oblio
di una coscienza addor-
mentata, dove la politica della casa delle libertà si esterna con continui scoop dalla casa del
grande fratello.
Alessandro Blasetti
Il FLOP a “Porta a Porta del cav.
(Continua da pagina 7)
appena iniziato.
Un pessimismo dettato da vari fattori, a cominciare dal carovita che fa intravedere il rischio di impoverimento. Se nel 2003 il 32,5 per cento degli intervistati avvertiva un lieve peggioramento dell'economia italiana, nel 2004 il 48,2 per cento dice di percepire un netto peggioramento. E la maggioranza
non crede alla ripresa: nel 2004, la percentuale di chi considera stabile la situazione economica del
Paese risulta dimezzata rispetto al 2003 (il 14,4 per cento contro il 27,8 per cento).
Povertà. L'Eurispes quantifica in 2.500.000 le famiglie povere (pari a circa 8 milioni di cittadini).
Ma a queste aggiunge un altro 10% di famiglie italiane a rischio povertà: in valori assoluti si tratta di
altri 2.400.000 nuclei familiari.
Gian Maria Fara, presidente di Eurispes, sintetizza le 1.400 pagine del rapporto dicendo che ne viene
fuori un quadro dell'Italia divisa tra "supergarantiti, poveri e a rischio povertà". E sottolinea che la categoria più penalizzata è quella dei lavoratori dipendenti: nel biennio 2001-2003 la perdita del potere
d'acquisto è stata del 19,7% per gli impiegati, del 16% per gli operai, del 15,4% per i dirigenti e del
13,3% per i quadri.
Retribuzioni. I salari si stanno riducendo e questo processo di impoverimento riguarda tanto i lavoratori a tempo indeterminato, che consideriamo i più protetti, quanto, e soprattutto, i "nuovi lavoratori",
con tipologie contrattuali spesso non regolamentate a livello nazionale e che nella forma non costituiscono lavoro dipendente, come per esempio i contratti a progetto.
Risparmio. La convizione diffusa è che "non ci sono più risorse da destinare al risparmio". Solo il
5,5 per cento degli intervistati prevede di mettere da parte sicuramente qualcosa nel 2004 (contro il
6,5% del 2003) e il 33,7 per cento, pur avendo intenzione di farlo, non è sicura di riuscirci. La maggioranza (il 56,4 per cento), poi, ha gettato la spugna sul risparmio, perché sa che non ce la farà. Chi
cerca di far fruttare il gruzzolo si affida al mercato immobiliare. "A giudicare dai dati sui consumi spiega Fara - Nelle preferenze degli italiani, il mattone si conferma la forma d'investimento privilegiata. La scelta di tenere i soldi in un conto corrente e di acquistare titoli di Stato sta passando di moda: le percentuali di preferenza sono inferiori rispetto al 2003". Il problema di come investire riguarda
però una percentuale minima di italiani. L'Eurispes osserva che le condizioni finanziarie delle famiglie sono tali per cui prevale la logica del "sopravvivere". Il 51,2 per cento (era il 38,7 per cento nel
2003) arriva a stento a fine mese e utilizza i risparmi accumulati in precedenza e deve contrarre debiti. GL
A conferma dell’unto
Per avvalorare vieppiù le parole del
cav.:«… c’è stato un arricchimento
generale del paese...», e quindi a
ridicoleggiare le presunte proiezioni
economiche compiute dall’Eurispes,
riteniamo che la cosa più saggia sia
pubblicare le 3 tabelle qui di lato,
relativamente alle spese che deve
affontare uno “studente”, una
“casalinga” ed un “pensionato”.
INTERNI
Giustizia e Libertà
14 Febbraio 2004
9
(Continua da pagina 1)
L’ULIVO annuncia …
lazzo Madama e Mon- USA– che miri a
chiarire l’esistenza o
tecitorio.
meno delle ADM in
5 febraio 2004
La stampa ci informa
che il capogruppo dei
DS, Gavino Augias avrebbe detto «Siamo
contrari alla missione
in Iraq, e non vediamo
perché
dobbiamo
vambiare idea».
La frattura nell’op posizione si sarebbe
generata dalla deci sionde del Governo di
presenatre un unico
testo senza distinzioni
cimprendnti tutte le
missioni, dall’Iraq a
tutte le altre in ui è
presente l’Italia nel
mondo.
Viene presentata la
possibilità che nell’Aula
del
Senato
verrà
presentata la richiesta
che venga presentata in
modo autonomo il
rifinanziamenti della
missione
“Antica
Babilonia”
(nome
assrgnato all’intervento
in Iraq.
Tutti
i
gruppi,
dell’Opposizione”,
inoltre,
hanno
denunciato l’intenzione
di presentare un ddl per
l’istituzione dei una
commissione d’inchiets
-alla stregua di quelle
istituite in GB e negli
Iraq.
Non vorremmo (ma ci
sentiamo moralmente
obbligati a farlo) ricordare come il vecchio
Giolitti considerava le
“Commissioni Parlamentari d’Indagine”:
le riteneva pressappoco
“l’unico metodo valido
per insabbiare un problema”.
Ciò non è vero nelle altre nazioni, siamo
d’accordo, ma nella nostra nazione si sta ancora dimostrando una
prassi consolidata: come
non ricordarsi della
C o m m i s s i o n e
“Telkekom Serbia” guidata dall’ineffabile on.
Trantino, o quella sul
“Caso Mitrokian” guidata dal molto più ineffabile Sen. Paolo Guzzanti ???
6 febbraio 2004
I partiti dell’Op posizione, in ultima
analisi si sarebbero
impegnati a ricercare
una posizione comune
nei due rami del Par lamento.
Anche se Pietro Folena
ribadisce con forza
«...penso che l’opposi-
zione politica dellUlivo
e del Centro Sinistra
deve essere chiara che
poniamo il problema
del ritiro imediato dei
nostri soldati dal l’Iraq».
febbraio a Roma)
incita l’Ulivo e tutta
l’opposizione a costituire un gruppo compatto; proprio ora
quando -riconosciamolo- si è dato inizio
alla campagna eletto*****
rale sia per le euroUn’ennesima incom- pee sia per le ammiprensibile serie di nistrative.
non-decisioni
Ci verrebbe da chiedell’Ulivo-DS.
Dopo aver tanto bla- dersi se questa scelta
terato sulla falsifica- inconsulta s’incanala
zione del mandato sulla stessa scia di
che inviava in Iraq quelle che masochisoldati italiani per sticamente ci portauna falsa “Peace kee- rono al suicidio eletping”, mentre si trat- torale del 13 maggio
tava di una vera 2001, o cosa altro
Guerra Guerreggiata dobbiamo aspettarci
gli
“iper -buonisti” di peggio da oggi ai
del Triciclo affronte- giorni delle elezioni.
ranno il tema della A
riguardo
dei
presenza delle trup- tutt’ora
ventilati
pe in Iraq in modo “speaker” parlamenpavido, come se non tari dell’Opposizione
volessero scontentare vorremmo che tutti
il “padrone del vapo- si ricordino che anre”.
che in quei giorni del
2001 (sostengono taE’ fin troppo facile , luni) che fosse il
stando così le cose, “leader Maximo” ad
prevedere una enne- esprimere i desiderasima “frattura” tra ta dell’Ulivo; oggi,
le
varie
anime invece ne è (solo ?) lo
dell’Ulivo,
proprio speaker.
mentre Prodi da
Bruxelles (ed il 13-14 GL
LASCIAMO STARE LA PRIMA REPUBBLICA
di Masaniello
Lo spettacolo offerto dalla maggioranza è imbarazzante e persino inquietante.
Non lo dico io che pure sono d’accordo, ma Stefano Folli, direttore, mica della Padania, ma del più
prestigioso quotidiano italiano, il Corriere della Sera (cfr. Lasciamo stare la Prima Repubblica; 08 02.2004)
Domani ci sarà qualcuno che dirà: ecco un altro
comunista, ma l’analisi di Folli, checchè ne pensi
qualche sciocco, è lucidissima ed equilibrata perché si limita ad esporre fatti incontestabili come
l’inadeguatezza del premier a gestire la sua sbraca-
ta maggioranza.
Divisa su tutto, esattamente come la sinistra degli
anni passati e, ahimè, pare anche presenti.
La destra trascina in modo snervante per il paese la
verifica, riproponendo esattamente quel teatrino
della politica tanto inviso al “capo”, tanto criticato
all’epoca del primo governo dell’Ulivo ma, implacabilmene fotocopiato.
L’incapacità di Berlusconi a esprimere una
“leadership” politica, come obbiettivamente sapeva fare -si dice- nelle sue aziende, sempre secondo
(Continua a pagina22)
Giustizia e Libertà
L’ “ANOMALO BICEFALO”
14 Febbraio 2004
10
I “casinisti” televisivi
di Jacopo Fo (www.alcatraz.it)
mo stati bravini. Noi,
Santa gli amici di Planet e voi,
carissimi lettori, che avete costituito il nucleo
Innanzi tutto permette- centrale della comunitemi di dirvi che sono cazione anticensura.
molto soddisfatto per il E pensare che c'era chi
fatto che, alla fine e do- sosteneva che fosse inupo le note traversie, tile impegnarsi allo stre"L'anomalo bicefalo" e' mo per ottenere questo
andato
in
o n d a . spazio sul satellite: "O
Si e' trattato di un test passi alla Rai o non ti
nessuno".
molto importante per v e d e
sapere fino a che punto T'el chi il nessuno!!!
Silvio Berlusconi puo' Siamo finiti sui tg e sui
fare quel che vuole. giornali di mezza EuroEvidentemente ogni pa…
Sto facendo un po' di
tanto non puo'.
Ovviamente e' assurdo trionfalismo, lo so, ma
che per trasmettere uno credo che ogni tanto ce
spettacolo teatrale di un lo si possa anche concepremio Nobel si debba dere.
scatenare una bagarre A questo punto, colto da
internazionale ma e' an- megalomania galoppanche consolante sapere te, vi vorrei comunicare
che non tutti sono di- tre piani diabolici che,
sposti a inginocchiarsi visto che siamo in un
davanti alla censura del- periodo di colpi di culo
la "Casa delle liberta'". imprevedibili, potremE va fatto onore a Pla- mo anche portare a ternet e a Multitematiques mine.
che hanno avuto il co- Lo so che un conto e'
raggio civile di opporsi quel che si potrebbe faalle intimidazioni degli re e un conto quel che
amici del Grande Co- poi accade, ma insommunicatore Paladino ma, lasciatemi sognadella Liberta' e di tra- re…
smettere lo spettacolo Insomma ecco tre ideine
addirittura con l'audio.
che potrebbero risolleAlla fine tutta la storia vare lo spirito e le quosi e' rivelata un piccolo tazioni elettorali dei
disastro mediatico per progressisti (che qui si
gli amanti del bavaglio rischia di restare chiusi
televisivo.
a doppia mandata nella
Certamente hanno visto casa delle Liberta' per le
lo spettacolo molte piu' prossime 18 legislatupersone di quante l'a- re...)
vrebbero seguito se non
fosse successo nulla. Idea UNO
E se poi si considera Dimostrare che i proche tutto questo casino gressisti sanno cambiare
e' venuto fuori avendo il mondo da subito.
come strumento soltan- Settore: ecologia pratito un canale satellitare... ca.
Non mi risulta che una In questi anni la campatrasmissione via satelli- gna sulle tecnologie ete abbia mai avuto tanto cologiche lanciata da
successo... beh possia- Alcatraz non ha ottenumo darci una pacca sul- to i risultati sperati. Ero
le spalle e dire che sia- tanto stupido da credere
01.02.2004
Ringraziamo
Genoveffa
che una volta dimostrato (col supporto di ingegneri, bioarchitetti, idraulici ecc) che si poteva tagliare (subito)
almeno il 30% dei consumi di acqua e energia,
milioni di ecologisti e
pacifisti e migliaia di
amministrazioni locali
si sarebbero messe a installare cose fantascientifiche tipo termostati,
riduttori del flusso dell'acqua, pannelli solari
per l'acqua calda, isolanti ecc. Non e' andata
cosi' ma, d'altra parte,
alcuni comuni, con sindaci visionari, lo hanno
fatto e hanno cosi' dimostrato che le nostre
proposte non erano impossibili
cazzate.
Ovviamente gli amministratori che hanno seguito questa via hanno
subito ogni sorta di dispetti da parte delle ottuse burocrazie di partito. Ma incredibilmente
sono sopravvissuti e gli
esperimenti "visionari"
hanno dimostrato efficienza e capacita' di far
risparmiare denaro ai
cittadini e danni all'ambiente.
E ora queste esperienze
concrete potrebbero essere replicate.
Insomma l'idea sarebbe
quella di presentarsi alle
elezioni europee (e prepararsi alle politiche)
avendo realizzato nel
maggior numero possibile di comuni questo
benedetto taglio del 30% dei costi energetici e
idrici. Piu' soldi nelle
casse dei comuni e nelle
tasche dei cittadini.
E finalmente un modo
di fare politica che contenga la capacita' di comunicare con i fatti.
Non mi illudo piu' che
sia possibile ottenere
entro le europee risultati
enormi, ma un piccolo
passo adesso potrebbe
dire arrivare alla prova
delle politiche con qualche cosa in mano di estremamente concreto.
Allo stato attuale sarebbe utile trovare qualche
sindaco interessato a
entrare in contatto con
quelle amministrazioni
che gia' si muovono in
questa direzione, mettere insieme le esperienze
concrete, stilare una lista delle innovazioni
che hanno dato risultati
migliori e diffonderle...
Sei un sindaco? Se ti
interessa puoi metterti
in contatto con Sandro
Sbarbati, primo cittadino di Monsano, in provincia di Ancona, che
oltre a essere un uomo
bellissimo sta anche
dandosi da fare eroicamente, da anni, in questa direzione. Se non sei
sindaco non telefonargli, senno' passa la giornata a rispondere al telefono e non combina
piu' nulla di ecologico.
Se non sei sindaco puoi
pero' trovare un sindaco
progressista, piazzarti
sotto casa sua e urlare
fino a che non si convince a telefonare a
Sbarbati. Se non sei un
sindaco e telefoni lo
stesso a Sbarbati sei un
nemico della classe operaia e fai perdere solo
tempo (ed e' per questo
che non pubblichiamo il
numero di telefono del
comune di Monsano, se
veramente sei un sindaco progressista e ecologista certamente possiedi tecniche segretissime
per reperire il numero di
telefono del comune di
Monsano). Se sei sindaco e non ci riesci non
hai nessuna possibilita'
di tagliare del 30% i
(Continua a pagina11)
Giustizia e Libertà
I casinisti della ...
consumi del tuo comune
e Dio solo sa come sei
riuscito a farti eleggere.)
Idea DUE
Cambiamo la vita quotidiana degli italiani pur
non essendo al governo,
inducendo al rispetto di
leggi elementari che non
vengono rispettate solo
perche' a nessuno viene
in mente di farle rispettare.
Metodo: ci si rivolge a
magistratura e simili (la
famosa tecnica "Il re e'
nudo").
Settore: tante piccole
azioni che danno risultati immediati sono meglio di grandi iniziative
che finiscono in niente.
Abbiamo individuato
una trentina di situazioni
di totale illegalita' sulle
quali potremmo scatenare un'iniziativa di forte
impatto semplicemente
attivando la macchina
della giustizia. Abbiamo
dimostrato che questo e'
possibile qualche anno
fa ottenendo nel giro di
12 ore il sequestro su
tutto il territorio nazionale del "Gratta e Vinci".
Avevamo un piccolo
mensile satirico ("L'eco
della carogna", diretto
da Sergio Angese) e
scoprimmo che la polverina che veniva grattata
via dai tagliandini era
cancerogena. Presentammo un esposto alla
magistratura corredato
da analisi chimiche e il
giudice non pote' fare
altro che ordinare il sequestro, dopo di che
venne cambiata la composizione chimica della
patina da grattare
(adesso non e' piu' sbirluccichina come una
volta e non e' neanche
tossica). Modestamente
salvammo la vita a migliaia di italiani tossicodipendenti grattoni, poi,
L’ “ANOMALO BICEFALO”
ma tu guarda, "L'eco
della carogna" vide svanire i suoi finanziatori.
Tanto per fare un esempio potremmo chiedere
il sequestro su scala nazionale delle pellicole
per avvolgere gli alimenti che ancora contengono PVC (che a
contatto con cibi grassi
rilascia sostanze tossiche). Queste pellicole
non dovrebbero piu' essere in commercio da
parecchio e invece
(chissa' come) ancora
vengono vendute in barba a qualunque livello
di buon senso e difesa
della salute dei consumatori. La legge c'e' ma
nessuno e' interessato a
imporne il rispetto.
Quel che voglio dire e'
che in Italia ci sono
molte situazioni di illegalita' conclamata. Puoi
denunciarle per anni (e
lo stiamo facendo) ma
non succede nulla, a
meno che non si abbiano i mezzi per intentare
un'azione
legale
(ricerche, analisi, avvocati, ecc).
Ho provato a parlarne
con alcuni parlamentari
ma non sembra che questo discorso interessi. A
loro sembra irrisorio agire su questioni piccole. (Ma chissenefrega se
la gente gratta e cosa
gratta, dobbiamo conquistare la maggioranza
in parlamento poi metteremo a posto tutto...)
Comunque un'azione di
questa portata si potrebbe (teoricamente) organizzare anche senza i
mezzi di un gruppo parlamentare.
Il problema e' che servirebbero un po' di avvocati disposti a fare le
ricerche e preparare gli
esposti alla magistratura.
Non e' un lavoro da poco e noi non abbiamo i
mezzi economici per
gestire l'operazione. C'e'
un avvocato disposto a
realizzare almeno una
di queste azioni di affermazione della legalita' repubblicana?
Se sei un avvocato e hai
giorni da perdere puoi
telefonarci. Se non sei
avvocato o sei avvocato
e non hai tempo da perdere non farne perdere a
noi a meno che tu non
abbia molti soldi da devolvere per questa giusta causa. In questo caso puoi agevolmente
usare il conto corrente
pubblicato nella pagina
dove chiediamo di sottoscrivere per sostenere
le campagne di controinformazione di Cacao
(http://www.alcatraz.it/s
o c i . h t m l )
E questo lo puoi fare
anche se non hai molti
soldi... (Sai quella storia
"Noi mettiamo il cacao
tu metti il latte?")
Idea TRE:
Cambiare il modo di
parlare
in
tv
(organizzare seminari
sulle regole essenziali
della comunicazione
televisiva).
Settore: facciamoci capire.
Ogni volta che vedo i
nostri leader parlare in
televisione mi metterei
a piangere. Sembra che
abbiano giurato di fronte a Gesu' Bambino di
essere involuti, confusi
e caotici.
Per parlare in pubblico
ed essere capiti la prima
regola, nota all'ultimo
cabarettista, e' quella di
centrare un solo discorso di forte presa e insistere su quello qualunque cosa succeda (in
gergo si dice "tormentone").
Invece i nostri leader
hanno una passione
smodata per perdersi
cercando di chiarire tutta una serie di questioni
tecniche assolutamente
14 Febbraio 2004
11
Continua da pagina 10)
secondarie e impossibili da spiegare nei tempi
televisivi. E inoltre si
buttano in questa pratica autolesionista utilizzando tutte le parole
difficili che conoscono
convinti che il pubblico
possa essere impressionato dalla loro sfolgorante cultura di livello
superiore…
Su questo terreno Berlusconi e' stato un genio, come vi ricorderete
organizzo' dei corsi per
tutti i candidati e su
questo punto non transige. Osservate bene
quando
parlano.
Puoi cercare di incastrare un esponente della Casa della Liberta' su
almeno 20 temi, lui svicolera' sempre utilizzando pochissime risposte, sempre le stesse:
1) "Noi almeno abbiamo fatto qualche cosa,
voi in 5 anni che eravate al governo cosa avete
fatto?" (Questa risposta
va bene se li si attacca
sul conflitto di interessi, sulla Gasparri, sulle
pensioni, sulla sanita',
sulla giustizia)
2) "Finalmente siamo al
pari con il resto del
mondo
libero".
(Immunita' parlamentare, intervento in Iraq,
legge sulle droghe, separazione delle carriere
dei magistrati...)
3) "L'Ulivo ha fatto il
disastro, noi stiamo rimettendo a posto i pezzi". (Crisi economica,
Parmalat, inflazione,
debito pubblico, disoccupazione, criminalita',
immigrazione...)
4) "Non e' vero!" (in
tutti gli altri casi)
Ora il fatto che raccontino un fumo di balle
non gli rende le cose
piu' facili. Per noi dovrebbe essere piu' semplice spiegare le nostre
Giustizia e Libertà
Beppe Grillo su l’Internazionale
14 Febbraio 2004
12
Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia
di Beppe Grillo
(da L’Internazionale, n° 524; 30.01.2004)
Leggiamo
e riproponiamo
per coloro che non avessero
avuto modo di leggere su
L’Internazionale (nr. 524 30 gennaio 2004) questo interessantissimo scritto di
Beppe Grillo.
Il caso Parmalat
Da anni, molti segni indicavano
che non conveniva investire in
Parmalat . Se a me che faccio il
comico questi segni sembravano
così evidenti, come mai non erano evidenti alle banche internazionali, alle società di revisione,
agli investitori e ai risparmiatori
?
Standard & Poor dava un buon
rating di Parmalat fino a due settimane prima del crollo.
Negli ultimi sei mesi il valore
delle azioni di Parmalat era raddoppiato.
Deutsche Bank aveva comprato
il 5 per cento di Parmalat e l'ha
venduto appena prima del crollo.
Davvero nessuno sapeva ?
Dal 2002 ho raccontato nei miei
spettacoli i debiti e i falsi di Parmalat a più di centomila persone.
Sono figlio di un imprenditore.
La mia prima perplessità su Parmalat è sulla strategia industriale
più chesu quella finanziaria : mi
colpisce la sproporzione tra la
povertà del prodotto di base -il
latte- e la megalomania del progetto e delle spese pubblicitarie
di Calisto Tanzi.
Una media azienda regionale
che si propone, come diceva
Tanzi, di diventare "la Coca Cola del latte" mostra di non conoscere né il prodotto né i mercati.
E' come se un fabbricante di meridiane dicesse: "Veglio diventare la Rolex delle meridiane".
Come si fa a dargli i propri soldi
?
Le caratteristiche del latte fanno
a pugni con quelle della Coca Cola, che è una miscela chimica
e vegetale inventata da un farmacista, standardizzata mondialmente, prodotta in pochi enormi
impianti centralizzati ; la CocaCola ha bassi costi di produzione e alti costi di vendita perché
gran parte della sua attrattiva è
fondata sulla pubblicità e sulle
emozioni.
Il latte è il contrario della CocaCola: è un prodotto naturale, deperibile, locale, proviene da migliaia di produttori, ha alti costi
di produzione, bassi costi di
vendita, molti concorrenti. (...)
I ricavi della Coca-Cola si basano su ciò che è stato creato intorno alla sua bottiglia, quelli
del latte su ciò che c'è dentro la
bottiglia.
E questo è già perfetto, è stato
ottimizzato in milioni di anni di
evoluzione.
Modificare una cosa perfetta
vuol dire peggiorarla, oppure
farla diventare una cosa molto
diversa, come il formaggio o lo
yogurt.
F 1, calcio e latterie
Con il latte ci sono due strade:
cercare di modificarlo il meno
possibile e di conservarne il
massimo di proprietà per qualche giorno, oppure trasformarlo
in qualcosa di diverso, che si
venda per altri motivi nutrizionali -come il formaggio o lo yogurt- o emozionali, come i "novel food" inventati dal marketing.
Nel primo caso riescono meglio
le piccole latterie locali, spesso
cooperative o comunali, di cui ci
sono buoni esempi in Italia e in
Svizzera.
Nel secondo caso, il maggior
successo lo hanno poche grandi
aziende che investono molto in
ricerca e marketing. In entrambi
i casi i margini di guadagno sono modesti e non giustificano
spese enormi di propaganda.
Marlboro o Benetton possono
sponsorizzare la Formula Uno
perchè vendono prodotti con alto valore aggiunto e alto contenuto emozionale, hanno una distribuzione capillare e prodotti
identici in più di duecento nazioni. Ma un consorzio di latte no,
non può sponsorizzare la Formula uno come ha fatto Parmalat per anni: sono soldi sprecati.
Lo stesso vale per le sponsorizzazioni di decine di squadre
sportive nel mondo, tra cui
quella molto costosa del Parma
calcio in Italia.
Questo vale anche per il jet privato intercontinentale di Parmalat, che secondo diversi giornali
veniva prestato da Tanzi a vescovi, cardinali e a un ambasciatore degli Stati Uniti.
Insomma c'era una grande discrepanza tra il tipo di impresa
industriale e la stravagante grandezza delle sue spese.
La cosa che più mi colpisce nei
reportage di questi giorni è che
si parla solo di soldi, mai di prodotti.
Scrivono di Parmalat come di
un'impresa finanziaria e non di
un'industria che fabbrica prodotti tangibili, anzi mangiabili.
Questo sottintende una convinzione molto diffusa, almeno in
Italia: qualunque azienda, con
qualunque prodotto, potrebbe
generare per sempre grandi profitti purché sia in mano a finanzieri creativi e spregiudicati.
Latte e merluzzi
Nei miei spettacoli ho cominciato prima a parlare dei prodotti, e
solo poi dei miliardi di Parmalat.
Nel 2001, girando tra il pubblico
in sala, tenevo in mano un merluzzo e lo immergevo in una tazza di latte chiedendo alla gente
che effetto gli facesse.
Mi ci aveva fatto pensare un
"novel food" Parmalat.
Un'imponente campagna pubblicitaria annunciava la "scoperta"
del latte con gli omega -3, una
miscela di grassi che prometteva
effetti benefici sul sistema cardiocircolatorio.
Quello che la pubblicità non diceva è che gli omega -3 sono
grassi normalmente estratti da
pesci e che quel latte non era
stato "scoperto", ma inventato in
(Continua a pagina 13)
Giustizia e Libertà
Beppe Grillo su l’Internazionale
14 Febbraio 2004
13
Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia
(Continua da pagina 12)
laboratorio, fabbricando una miscela artificiale di latte di mucca
e di additivi estranei.
Che fine hanno fatto quel prodotto e quegli investimenti ?
Gli scandali alimentari degli ultimi anni hanno fatto perdere a
molti europei la fiducia nei prodotti dell'agrobusiness.
Ora gli europei dovrebbero riacquistare fiducia grazie ai
"rigorosi controlli" italiani della nuova Agenzia alimentare europea, che avrà sede proprio a
Parma, la città di cui Parmalat è
il simbolo ?
E chi è stato il garante di Parma
in Europa ?
Chi ha imposto Parma come sede dell'Agenzia alimentare europea ?
E' stato Silvio Berlusconi, che
ha detto all'Europa: "Per Parma garantisco io !".
Voleva come al solito giurare
sulla testa dei suoi figli, ma glielo hanno sconsigliato.
Tanzi e Berlusconi sono oggi i
due imprenditori italiani più conosciuti nel mondo. Mi sembra
che non siano famosi come testimonial dell'Italia di cui ci si può
fidare.
Sento ripetere da industriali e
finanzieri che Parmalat è un'eccezione criminale e non rappresenta l'Italia; sento dire che ogni
settore ha le sue pecore nere.
Invece è vero il contrario.
Tanzi, come Berlusconi, è un
buon esempio della classe dirigente italiana di oggi.
Entrambi sono casi patologici di
megalomania.
Entrambi posseggono una grande squadra di calcio, yacht miliardari, un jet privato.
Prima di fondare Forza Italia la
dimensione dei debiti di Berlusconi, la sua dimestichezza nel
falsificare i bilanci, la sua ragnatela di società finanziarie off shore ricordavano la situazione
di Tanzi.
Berlusconi confidò a giornalisti
come Biagi e Montanelli che l'unico modo per salvarsi era conquistare il potere politico.
E' qui la differenza insormontabile tra Tanzi e Berlusconi :
Tanzi non avrebbe potuto fondare "Forza Lat" e salvarsi con la
politica come ha fatto Berlusconi con Forza Italia.
Il latte non può essere trasformato in una proposta politica, la
televisione commerciale sì.
La mentalità, l'ideologia, l'apparato, gli uomini e i metodi del
business di Berlusconi consistono da decenni nell'imbrogliare e
conquistare milioni di persone
con l'immagine affascinante di
una società ideale in cui tutti sono giovani e belli, annegano in
un'alluvione di consumi e sono
sempre allegri, oltre la soglia
della stupidità. La ricetta magica
Più pubblicità, quindi più consumi, più produzione, più occupazione, più profitti, quindi di nuovo più pubblicità e così via in
una spirale infinita di benessere.
Questo -che era già un programma intrinsecamente politico- è stato trasformato facilmente in un programma esplicitamente politico.
E' bastato estendere leggermente
lo spettro degli obiettivi, trovare
un nome adatto a uno pseudopartito (Forza Italia) e incaricare
decine dei migliori funzionari di
Publitalia -la potente agenzia di
pubblicità di Fininvest- di trasformarsi in commissari politici
e di perseguire a tutti i costi la
conquista del mercato.
Tanzi non ha la mentalità spettacolare e le strutture di comunicazione di Berlusconi.
Per questo non poteva diventare
lui stesso un prodotto politico .
Si limitava a finanziare il partito
più forte, prima la Democrazia
cristiana e poi Forza Italia .
Tanzi è austero, schivo, uomo
di chiesa e di pochissime parole.
Lo stile era quello di un cardinale.
Lo stile di Berlusconi, invece, è
quello di showman di basso livello, da giovane cantava e raccontava barzellette sulle navi da
crociera.
Non ha mai smesso, nemmeno
al parlamento europeo, di esibirsi e di cercare di far ridere.
Il "core business" di Berlusconi
è Berlusconi stesso.
Ciò che ha permesso a Berlusconi di salvarsi con la politica è
il cabaret, sono le sue esperienze
giovanili di showman e un istinto comico di basso livello che ha
grande successo tra la gente meno colta, proprio come le sue
televisioni.
Salvato dal cabaret
Se non fosse un personaggio tragico per l'Italia, Berlusconi sarebbe il maggior fenomeno del
secolo
di avanspettacolo
comico italiano.
Sia Tanzi che Berlusconi hanno
il titolo di Cavaliere del lavoro.
In Italia la stampa usa il termine
"il Cavaliere" come sinonimo di
Berlusconi.
Oggi per fare chiarezza qualcuno dovrebbe rinunciare a quel
titolo: o Tanzi o Berlusconi oppure i molti Cavalieri onesti che
ci sono in Italia.
Finché Berlusconi e Tanzi sono
Cavalieri è inevitabile pensare ai
cavalieri dell'Apocalisse.
E' gente come loro che sta portando l'Italia all'Apocalisse economia e civile.
Quasi tutta l'Italia è una grande
Parmalat, fondata più sull'apparenza e sulla falsificazione che
non sulla sostanza.
Come per Parmalat, pochi si
rendono conto -o confessano di
rendersi conto- dell'abisso che
c'è tra l'immagine e la realtà dell'Italia.
Per trent'anni l'instabilità politica e la corruzione hanno rallentato la modernizzazione del paese, ponendo le basi del suo attuale declino.
Ma da dieci anni, da quando la
Fininvest di Berlusconi è diventata il principale attore politico
italiano, questo rallentamento si
è trasformato in paralisi.
Quasi tutte le energie delle due
parti del sistema politico sono
prosciugate da una parte dal tentativo di estendere il potere e l'ideologia Fininvest a tutto lo stato e a tutta la società; dall'altra
dal tentativo di contrastare questo assalto egemonico. In Italia
molti settori richiedono da decenni riforme profonde e urgen(Continua a pagina 14)
Giustizia e Libertà
Beppe Grillo su l’Internazionale
14 Febbraio 2004
14
Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia
(Continua da pagina 13)
ti: istruzione, informazione, ricerca, innovazione, tecnologia,
pensioni, occupazione, distribuzione dei redditi, amministrazione della giustizia, energia, trasporti, gestione del territorio,
protezione e risanamento de
l'ambiente, sviluppo sostenibile.
Ma da dieci anni tutto ciò passa
in secondo piano, i ritardi italiani si accumulano, diventano
drammatici.
Il crepuscolo dell'Italia
Il sistema Fininvest e il sistema
Italia per certi versi sono analoghi al sistema Parmalat: molta
apparenza, conti falsi, corruzione, poca qualità, futuro in declino.
Parmalat aveva conti falsi, ma
produce milioni di tonnellate di
alimenti che generano benessere
reale per decine di milioni di
persone in trenta paesi.
Fininvest non è una multinazionale, come Parmalat, ma una
"ipernazionale".
I suoi profitti provengono quasi
esclusivamente dall'Italia e si
basano su uno stretto legame
con il sistema della politica italiana e della corruzione.
La gran parte dei suoi guadagni
viene dalla pubblicità obbligatoria, un'attività controversa che
crea alla popolazione più danni
che benefici.
Più che profitti in un mercato
competitivo, si tratta di una rendita senza rischi, basata sul monopolio, sullo statalismo, sulla
produzione di niente di concreto.
Sono miliardi di euro che, con il
sistema della pubblicità obbligatoria, Fininvest "preleva dalle
tasche degli italiani" quando
questi -anche quelli che non
guardano le sue televisioni comprano i molti prodotti resi
più cari dalla pubblicità .
Meriti e rischi ne ha pochi, perché il bombardamento pubblicitario è forzato e non è evitabile
dai cittadini (altro che Casa delle
libertà!), perché la televisione
commerciale -privata o stataleè l'unico tipo di televisione in
Italia e perché questa rendita
pubblicitaria di fonda su conces-
sioni statali di frequenze televisive ottenute corrompendo il potere politico ai tempi di Craxi.
Senza queste concessioni statali,
in quasi monopolio e in parte
illegali, le rendite e il potere di
Fininvest crollerebbero.
Da due anni inoltre la Fininvest
è ulteriormente garantita dalle
centinaia di suoi uomini che
hanno preso il controllo del governo, del parlamento e della
televisione pubblica e che cercano ora di conquistare il controllo
anche della magistratura e della
banca centrale.
La rendita senza rischi di Fininvest è inoltre facilitata dal fatto
che molti dei settanta avvocati
che Berlusconi ha fatto eleggere
in parlamento usano nei processi
contro Berlusconi e i suoi uomini le leggi a favore di Berlusconi
che loro stessi propongono o approvano come parlamentari.
Questi stessi avvocati -per esempio Pecorella, Taormina o
Ghedini- sono ospiti frequenti
nei talk show televisivi, dove
continuano la loro difesa di Berlusconi nel "tribunale" italiano
più importante, quello di milioni
di telespettatori ed elettori, e
spesso parlano in tv per ore senza un avversario al loro livello.
Questo tipo di avvocati miliardari, star del foro, della televisione e del Parlamento, rappresentano bene la concentrazione
che è avvenuta in Italia del potere economico, esecutivo, legislativo e informativo nelle mani di
un'unica azienda, la Fininvest.
Grazie a una legge di Berlusconi
-valida retroattivamente anche
per i suoi falsi- il falso in bilancio è stato quasi completamente
depenalizzato.
Così è restato o è diventato una
pratica diffusa non solo per aziende italiane come Parmalat,
Fininvest e altre, ma anche per il
governo.
In Italia il vero rapporto tra deficit e pil nel 2003 non è inferiore
al 3 per cento, come dichiarato
dal governo, ma sarebbe superiore al 4 per cento se la contabilità creativa del ministro Tremonti -un ex commercialista di
Berlusconi- non avesse contabilizzato per il 2003 gli introiti de-
rivanti da enormi condoni fiscali
ed edilizi e da vendite e alienazioni di beni dello stato che andrebbero distribuiti in molti anni.
Quasi tutti sanno che questa
contabilità è una truffa, ma fanno finta di non vedere.
Come fingevano di non vedere
la realtà Parmalat.
Un paese al crepuscolo
Se la situazione reale di Parmalat, di Fininvest e dello stato italiano non è all'altezza delle apparenze e della propaganda, la
situazione dell'economia e delle
società italiane -lo dico con tristezza e rabbia- non è migliore.
Purtroppo la realtà dell'Italia non
è all'altezza dell'immagine che la
Ferrari e Armani diffondono nel
mondo. L'Italia è in declino rapido, è un paese al crepuscolo.
E' per questo che il mio spettacolo si chiama Blackout e io entro in scena in una sala al buio,
con in mano un candelabro.
Faccio l'attore comico, il declino
dell'Italia lo percepisco principalmente con gli occhi e le orecchie: vedo la pubblicità e la volgarità dilagare ovunque nel paesaggio, nei mezzi d'informazione, nella vita quotidiana.
Dove prima c'erano capannoni
industriali, oggi ci sono lunghe
file di cartelloni pubblicitari; ritraggono spesso merci che una
volta erano prodotte in quei luoghi ma oggi sono importate.
Vedo il degrado dell'ambiente e
della grandi città, sento il traffico e il rumore aumentare ovunque. Sento la gente: avvilimento,
mancanza di prospettive, ignoranza e disinteresse per ciò che
succede nel resto del mondo, egoismo, cattiveria e volgarità
crescenti, chiusura nei propri
affari e nella famiglia, declino
del senso civico e della solidarietà. Anche se come artista avrei il diritto di farlo, non mi baso solo sulle mie impressioni.
Io -attore vero- non voglio fare
come Berlusconi -statista falsoche parla in televisione nascondendo i fatti e le statistiche, evocando sogni, promesse, miracoli
e rivoluzioni.
(Continua a pagina 15)
Giustizia e Libertà
Beppe Grillo su l’Internazionale
14 Febbraio 2004
15
Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia
(Continua da pagina 14)
Mi piace documentarmi con dati
e cifre nudi e crudi, senza
lifting. Ai pochi stranieri che volessero ancora investire in Italia
e ai molti italiani che volesse
votare di nuovo per il sistema
Fininvest-Forza Italia consiglio
due piccoli libri: "Il mondo in
cifre 2004", una sintetica raccolta di statistiche internazionali
curata dall'Economist (e pubblicata da “Internazionale”) e "Il
declino dell'Italia", un inquietante libro del giornalista economico Roberto Petrini (Laterza).
Spendendo meno di trenta euro
in questi due libretti, chi si volesse documentare sul crepuscolo italiano può forse schivare
ulteriori guai e investimenti sbagliati .
Se parlo di crepuscolo dell'Italia,
non mi baso solo sulle mie impressioni del presente, ma anche
sugli indicatori che ci segnalano
il futuro del paese. E questi indicatori mettono tristezza. L'Italia
sta diventando un ex paese industriale che ha smantellato o sta
smantellando buona parte della
sua industria, una volta ben
piazzata nel mondo: chimica,
farmaceutica, informatica, elettronica, aeronautica, forse presto
anche automobilistica. L'Italia è
il paese con più persone anziane
al mondo e con la minore fertilità tra i paesi industrializzati: da
anni le nascite sono meno delle
morti. I nostri livelli di istruzione, di cultura, di ricerca scientifica e tecnologica sono tra i più
bassi al Europa.
Tra i paesi industriali abbiamo
una delle più basse percentuali
di laureati e il più alto numero di
maghi, pubblicitari e guaritori.
Invece di investire e lavorare per
il futuro stiamo consumando allegramente le ultime risorse che
ci rimangono.
Nella quota delle esportazioni
mondiali in dieci anni siamo
scesi dal 5 al 3,6 per cento.
Nelle esportazioni mondiali di
prodotti tecnologici stiamo
scomparendo con un piccolo 2,5
per cento, mentre Francia e Germania sono al 6 e all'8 per cento.
Esaminando la posizione dell'I-
talia nel contesto internazionale
non c'è da stupirsi se siamo il
paese industriale che attira meno
capitali stranieri.
Gli investimenti delle multinazionali in Italia sono diminuiti
dell'11 per cento nel 2001, del
44 per cento nel 2002. Per bocca
di due dei suoi ministri più influenti il governo italiano afferma che l'Unione europea è dominata dai "nazisti rossi". Uno
di loro dice che l'Europa è
"forcolandia", che con il fallimento della costituzione europea
a Bruxelles "siamo riusciti a
fermare l'impero comunista
che stava tornando" , che
"l'euro è la rapina del millennio. L'hanno inventata i massoni". Se foste un investitore
straniero mettereste i vostri soldi
in un paese governato da gente
così ?
Indicatori desolanti
Se osserviamo la posizione dell'Italia in alcune classifiche internazionali può sembrare quella
di un paese fortunato: settimo pil
al mondo, quarto posto tra i
grandi paesi per numero di automobili e di telefonini
per abitante.
Ma se analizziamo gli indicatori
che danno un'immagine più
completa dell'Italia e soprattutto
delle sue opportunità per il futuro, allora siamo al crepuscolo. In
una ventina dei principali indicatori internazionali che delineano il futuro e la dinamica di un
paese, l'Italia di trova tra il ventesimo e il quarantesimo posto.
Gli stati che più spesso ci accompagnano in queste classifiche sono paesi in via di sviluppo
(Colombia, Namibia, Sri Lanka,
Cina, Brasile), paesi dell'Europa
dell'est in transizione (Slovenia,
Estonia, Slovacchia) o nel migliore dei casi i meno sviluppati
tra i paesi europei (Spagna, Portogallo, Grecia). La differenza
preoccupante tra l'Italia e questi
paesi è che loro da anni stanno
salendo nelle classifiche internazionali, noi invece stiamo scendendo. Ogni anno ci incontriamo
con loro sui pianerottoli della
scala internazionale: li vediamo
salire e noi scendiamo di un'altra
rampa. (...)
Fine di un'era
E' incredibile la profondità del
declino italiano.
Nel rinascimento siamo stati un
faro della cultura, della scienza,
dell'innovazione e della finanza
in Europa. Nella musica e nella
tecnica bancaria ancora oggi
molti termini tecnici in tedesco e
in inglese sono parole italiane
(sonata, adagio, fortissimo oppure aggio, incasso, sconto, lombard) a testimonianza dei secoli
in cui eravamo il paese di riferimento in quei campi. Più tardi
abbiamo inventato l'elicottero,
l'aliscafo, il batiscafo, il telefono, la radio. Oggi però non inventiamo quasi niente, l'Italia ha
meno premi Nobel del solo Politecnico di Zurigo, il nostro export si basa su prodotti di bassa
tecnologia che presto vedranno
la concorrenza dei paesi emergenti, mentre nei prodotti ad alta
tecnologia non possiamo competere con le nazioni più avanzate.
I nostri manager in compenso
vogliono orientarsi per i loro stipendi agli Stati Uniti e per quelli
dei loro dipendenti alla Bulgaria
o alla Cina.
Il numero dei laureati italiani
che lavorano all'estero è sette
volte maggiore del numero dei
laureati stranieri che lavorano in
Italia. Per decenni buona parte
della grande industria e dell'export italiano hanno prosperato
grazie alla benevolenza dello
stato e dei partiti e alle periodiche svalutazioni della lira. Oggi
che questo non è più possibile, il
declino italiano si accelera. Paghiamo il prezzo delle modernizzazioni che non abbiamo fatto negli ultimi anni. Al crepuscolo industriale, tecnologico e
culturale dell'Italia si aggiunge il
declino sociale con un rapido
aumento della ricchezza dei ricchi e l'estensione e l'approfondimento della povertà. Nella disuguaglianza dei redditi abbiamo
superato perfino gli Stati Uniti:
in un decennio (1991-2001) il 20
per cento degli italiani è diventa
(Continua a pagina 16)
Giustizia e Libertà
Beppe Grillo e INTERNI
14 Febbraio 2004
16
Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia
lavori sempre più precari fanno
crescere la conflittualità selvagto più ricco, l'80 per cento più gia -come quella dei guidatori
povero. Il reddito del decimo di di tram e autobus- che frena ulitaliani più ricchi è cresciuto del teriormente la qualità della vita e
12 per cento, mentre il reddito lo sviluppo del paese .
del decimo di italiani più poveri
è sceso del 22 per cento. Otto La resa della sostanza almilioni di italiani vivono sotto
l'apparenza
la soglia di povertà e altri quatIl
declino
della Fiat è forse uno
tro milioni vivono appena sopra.
dei
migliori
indici del declino
Molti di questi poveri e quasi
italiano:
dieci
anni da Fiat venpoveri hanno un lavoro o due o
deva
in
Italia
un'auto su due,
tre, ma non gli bastano per viveoggi
una
su
tre.
L'immagine più
re decentemente.
forte del crepuscolo italiano è
Lo stipendio medio di un tran- stata per me quella della carovaviere a Zurigo (550 franchi) è na di limousine scure che in una
quasi il triplo di quello di un sera del 2002 -al culmine di una
tranviere di Milano, ma il costo crisi della Fiat che sembrava
della vita e dei biglietti del tram mortale- ha portato l'intero stato
a Zurigo è solo il 50 per cento maggiore della Fiat a un consulto drammatico, non al ministero
più alto che a Milano.
Stipendi reali sempre più bassi e dell'industria o delle finanze ma
(Continua da pagina 15)
nella grande villa di Arcore si
Silvio Berlusconi, padrone della
Fininvest e capo del governo. Le
immagini del telegiornale sembravano quelle di un film sulla
mafia, quando avviene un regolamento di conti e un cambio
della famiglia al vertice del potere.
Era la resa di ciò che resta dell'Italia industriale alla nuova egemonia, all'Italia della pubblicità
e della televisione commerciale.
La resa della sostanza all'apparenza.
Non è un caso che l'industria
che ha conquistato il potere
politico in Italia non fabbrichi
cose ma sogni, non venda merci ma promesse .
Beppe Grillo
Mezzi di Locomozione
(Continua da pagina 1)
re Occhetto e Di Pietro:
“che ci azzecca”?
No , si chiamerà: “la
seconda gioiosa macchina da guerra due,
la vendetta.”
E vai così, la sinistra è
simpatica, così imprevedibile, mai una certezza, che noia sarebbe
,meglio questi continui
cambiamenti che la rendono viva, migliore, come un lifting facciale
escluso quello del
Premier, di dubbia riuscita visto che prima
somigliava a Benito ora
sembra la Guzzanti.
Quanto mi piace il listone!
E così opulento, come
nome, una pasta cresciuta per pizzette saporite, peccato che somigli più ad un pasticcio, gastronomicamente
parlando, s’intende.
Dimenticavo i riformisti: la mia ignoranza mi
impedisce categoricamente di capire cosa
riformano, gli unici riformati che io conosca
sono quelli per deficienza toracica alla visita
militare, chissà come è
andata a Fassino all’
epoca. Se fossi una riformista riformerei i
connotati a chi dico io.
Anna Maria.
me del Capo del Governo.
Come può Berlusconi
pensare di far protrarre
impunemente a suo
vantaggio il rastrellamento di risorse sottratte ad altri ? Egli ha
cercato finora di ripararsi dietro la scusa ipocrita di una Sinistra
che a suo tempo non
avrebbe voluto approvare una legge sul conflitto di interessi, quando essa era maggioranza.
Egli sa benissimo di
avere impedito alla Sinistra
di legiferare
nella materia in quel
momento, agitando
fragorosamente contro
di essa l’accusa di volere impedire al centro
destra di conquistare il
governo con lui Presidente.
zione e si proponeva
agli elettori come candidato a governare.
La Sinistra diede allora
prova si sensibilità democratica proprio non
forzando la mano contro di lui quando era
solo capo dell’opposi-
Lo esigono il rispetto
del Diritto e quello
della Morale.
Conflitto d’interessi
(Continua da pagina 3)
nella materia. Nel frattempo il conflitto, con
lui protagonista, ha inesorabilmente prodotto una miriade di nefaste conseguenze.
Nel vuoto legislativo
di questi mille giorni
ha funzionato a pieno
ritmo solo il meccanismo occulto della usurpazione degli interessi popolari. Il beneficiario di quel drenaggio porta ben in evidenza il nome e cogno-
Ma proprio per questo,
essendo oggi al Governo, Berlusconi ha
l’obbligo assoluto di
sciogliere il nodo non
ha voluto fosse sciolto
prima.
Aemme
Giustizia e Libertà
ECONOMIA
14 Febbraio 2004
17
Parmalat: c’era chi sapeva
di Paolo Di Roberto
Dai grafici di Borsa viene fuori una sconcertante realtà: qualcuno sapeva delle cattive acque
dell’azienda e ha pilotato il mercato per liberarsi in tempo delle proprie
azioni a scapito di qualcun altro, forse proprio
dei piccoli risparmiatori.
Si fa un grande dibattere
sullo scandalo Parmalat,
e non poteva essere altrimenti, visto l’impatto
economico, il gran numero di posti di lavoro
direttamente o indirettamente a rischio, nonché
l’alto numero di risparmiatori che, in talune
occasioni, hanno investito cifre relativamente
alte nell’azienda.
In particolare in questo
articolo vogliamo proporre
un’analisi
sull’andamento delle
quotazioni di Borsa nelle settimane precedenti
alle indagini della
magistratura, allo
scopo di
mostrare
come
il
grafico
possa fornire delle
i n f o r m azioni part i c o l a rmente interessanti.
Tali informazioni
possono
non avere
forse alcun valore
dal punto
di
vista
squisitamente giuridico, in quanto non costituiscono una prova e
soprattutto non permettono di iden tificare con
certezza i responsabi li,
ma forniscono
sicuramente
dei
grossi
sospetti su come qualcuno
possa
aver
giocato sulla
pelle di lavoratori e risparmiatori.
Come è possibile vedere
dal grafico
generale,
dall’aprile
2002 al febbraio 2003 il
titolo Parmalat ha avuto
un progressivo calo.
Questo di per
sé non costituisce un elemento significativo.
Infatti nello stesso periodo anche la borsa
italiana, in generale, ha
avuto un calo alquanto
sostenuto, retaggio ancora dello sgonfiamento
della bolla speculativa
degli anni 1999-2000 e
della ristagnazione
dell’economia mondiale
Il primo elemento significativo lo troviamo alla
fine di febbraio 2003.
Un improvviso scivolone, circa il dieci percento nel giro di due soli
giorni, con una grandissima quantità di scambi,
come possiamo vedere
anche dalla figura in
dettaglio.
Poi il grafico riprende a
salire fino ad agosto 2003.
A questo punto comincia qualcosa di veramente strano. Mentre la
borsa italiana continua
la sua ripresa salendo, il
titolo Parmalat comincia una discesa.
E’settembre 2003, ricor
(diamolo).
Continua a pagina 16)
Giustizia e Libertà
(Continua da pagina 17)
Parmalat: c’era chi ..
Improvvisamente, agli
inizi di novembre 2003
comincia un rapido crollo, circa il 20% in pochi
giorni. Non basta.
Negli ultimi giorni di
novembre c’è una consistente risalita, 10% in
pochi giorni, fino alle
inchieste di metà dicembre e il conseguente
crollo e sospensione in
Borsa del titolo.
In particolare, nella
nostra analisi, vogliamo puntare l’indice
sulle quotazioni del 27
febbraio.
Come possiamo vedere
sia nel grafico grande,
sia in quello dettagliato,
la quantità di scambi è
stata particolarmente
consistente, in modo anomalo rispetto agli altri
giorni dell’anno.
Dobbiamo andare agli
inizi di novembre, nei
giorni del crollo del titolo, per trovare una quantità di scambi altrettanto
forte. Nella stessa giornata (e nel corso del
giorno precedente), si è
avuto contemporaneamente un calo consistente del titolo.
Già questi due elementi
fanno pensare che qualcuno si volesse liberare
delle azioni Parmalat
presagendo difficoltà
finanziarie del gruppo e
le ha messe in vendita
sul mercato in grosse
quantità.
Questo dubbio diventa
invece certezza agli inizi
di novembre, quando
accompagnata dai forti
ribassi, troviamo anche
qui un paio di settimane
in cui gli scambi si fanno molto elevati.
Resta allora da chiedersi: se si presagiva un
crollo, come si spiegano
la salita del titolo nel
periodo marzo-agosto?
E come si spiega la risalita della fine di novem-
ECONOMIA
dalo non valevano più
nulla.
Il risultato è stato un
limitare le perdite a soli 25 titoli dai 100 inizialmente in proprio
possesso. Non solo.
E’ ipotizzabile anche
che nel corso della primavera ed estate del
2003 la risalita del titolo sia stata operata anche al fine di piazzare,
presso i piccoli risparmiatori, i famosi
“bond”, mostrando, o
facendo loro credere,
che Parmalat fosse ancora in floride acque e
mascherando la discesa
del 27 febbraio con il
difficile
periodo
dell’economia mondiale. Dall’analisi dei grafici, appare abbastanza
chiaro che la notizia
delle cattive acque di
Parmalat
era conosciuta già
dalla finedi
feb braio 2003,ormai
unanno
fa.
Tutte le
operazioni borsitiche
Lunardi, Callisto Tanzi e Petrucci. sconsigliauno, rimanendo però con te da quella data, come
una quantità di invendu- il piazzamento di bond
to, quindi ne hanno ri- presso i piccoli risparcomprato una parte per miatori, nonché la stesaiutare la risalita del sa vendita delle azioni,
prezzo nella fase due, in- sono state fatte, quasi
fine hanno cercato di certamente in malafepiazzare definitivamente de, con l’intenzione di
quelli rimasti invenduti liberarsi di questi titoli
nella fase uno con quelli alquanto scomodi.
ricomprati nella fase due. Fino al momento in cui
Per fare un esempio, se l’intervento della guaruno di questi grandi inve- dia di finanza e della
stitori aveva, supponia- magistratura ha reso
mo, 100 titoli nel casset- evidente il buco di bito, 50 li ha venduto subi- lancio. Chi ha operato
to, poi ne ha ricomprati in questo senso altro
25 per aiutare la risalita non potevano essere
del prezzo, quindi al mo- che i grandi investitori,
mento del crollo finale ne gli unici capaci di indiha venduti ancora 50, ri- rizzare il mercato.
manendo con soli 25 tito- Paolo di Roberto
li che, scoppiato lo scanbre?
La risposta non può che
essere univoca, ed è quella della speculazione. Chi
conosceva molto bene la
situazione finanziaria della Parmalat, ovvero i
grandi investitori, ed in
particolare le banche, ha
affrettato la vendita delle
azioni portando ad un
brusco calo del titolo.
Successivamente, non
riuscendo a piazzare tutte
le azioni in proprio possesso in un sol colpo, ha
realizzato delle manovre
atte a far salire i prezzi, il
tutto con lo scopo di non
dover “regalare” le azioni rimaste in proprio possesso, ma di cercare comunque di venderle ad un
prezzo accettabile.
Gli stessi grandi investitori hanno venduto alcuni
titoli Parmalat nella fase
14 Febbraio 2004
18
Continua da pagina 11)
ragioni proprio perche'
abbiamo
ragione.
Parliamo di Parmalat?
Bisognerebbe continuare
a ripetere un unico concetto: in Usa dopo Enron
hanno portato a 25 anni
la pena per il falso in bilancio. Voi l'avete depenalizzato per salvare Silvio.
Parliamo di giustizia: La
vostra riforma prevede
che tutte le prove vengano formate davanti al
giudice in ogni processo.
Le testimonianze e le
prove raccolte in altri
processi non valgono.
Perche'?
Parliamo di immunita':
Clinton e' stato processato per aver mentito a
proposito di un rapporto
orale in una stanza ovale.
Il vostro premier e' inquisito per corruzione,
evasione fiscale ecc ecc
e voi non lo volete processare. Non mi sembrate molto americani.
Iraq, Afghanistan, ecc...
State appoggiando chi ha
contaminato milioni di
persone utilizzando uranio impoverito.
TV: Il signor Di Stefano
ha vinto un concorso di
stato e ha ottenuto 2 frequenze televisive. Perche' non gliele avete date?
Certo bisognerebbe anche trovare una risposta
per il fatto che in 5 anni
non si e' fatta una legge
sul conflitto di interessi,
non si e' riformata la giustizia. E non si e' data
neppure una frequenza al
povero Di Stefano... Potremmo dire che allora
l'Ulivo era in mano a una
banda di debosciati e che
adesso li abbiamo mandati via...
Beh, in effetti sono ancora li'... Comunque intanto
che sono ancora li' sarebbe meglio che almeno
imparassero a parlare...
Non penso certo che
(Continua a pagina 22)
INTERNI
Giustizia e Libertà
14 Febbraio 2004
19
società civile
INFORMAZIONE E DEMOCRAZIA
di Giulietto Chiesa, Luigi Ciotti, Gino Strada, Alex Zanotelli
Con preghiera di massima diffusione
Dal dopoguerra, l'Italia non ha mai vissuto una situazione così grave come
questa: è la sua stessa democrazia ad esserne minacciata. Una sola persona
è oggi in grado di influenzare direttamente il 95% delle televisioni italiane e tramite esse una grande massa di cittadini.
È una situazione talmente preoccupante da essere regolarmente denunciata
da autorevoli istituzioni europee come l'OSCE. Non altrettanto da istituzioni italiane. L'attuale governo, tramite la legge Gasparri, vuole imporre nuove disposizioni in materia di televisione, radio ed editoria. Questo aggrava ulteriormente
il quadro con la minaccia di un monopolio su tutti i mezzi di comunicazione di
massa.
Tutto ciò avviene senza una seria e incalzante opposizione parlamentare. Mai
come oggi l' informazione è stata così censurata, faziosa, unilaterale. Una colossale mistificazione impedisce a milioni di persone ogni seria reazione critica.
In queste condizioni un vero dibattito politico e culturale è reso impossibile.
In queste condizioni i cittadini sono vittime di una martellante propaganda mediatica e non possono affrontare e dibattere problemi vitali della società italiana: la guerra, l’immigrazione, i problemi della mafia, delle dipendenze, del carcere, dell'emarginazione, delle povertà, della scuola, della sanità e del lavoro.
Ciò significa che il confronto democratico tra i cittadini, prima ancora che tra i
partiti, non può avvenire.
Dobbiamo reagire insieme e positivamente.
Una società civile organizzata esiste e può affermare i propri diritti. L'emergenza impone che essa si faccia sentire attraverso tutti i mezzi democratici disponibili, purché siano condivisi, trasparenti, partecipati, plurali, capaci di informare
la popolazione in modo tempestivo e professionale.
Gli operatori dell’informazione possono rivendicare la propria libertà e la propria dignità personale e professionale, se agiscono in maniera coordinata e costante.
Dobbiamo tutti lavorare insieme per costruire un'alternativa concreta al monopolio informativo e ridare forza alla democrazia del nostro paese.
Giulietto Chiesa, Luigi Ciotti, Gino Strada, Alex Zanotelli
Sottoscrivi l'appello
Giustizia e Libertà
INTERNI
14 Febbraio 2004
20
L’ “amaca” di Michele Serra del 1 febbraio 2004
di GL
La ricostruzione del pensiero di Berlusconi sull’euro, attenendosi alle sue ultime dichiarazioni
pubbliche, è esattamente la seguente: “La moneta europea, evidente responsabile dell’ inflazione e del caro- prezzi, è molto vantaggiosa per l’ economia nazionale, e, avendo noi avvertito per tempo gli italiani degli evidenti svantaggi, abbiamo dunque deciso di adottarla anche se era già stata adottata da precedenti governi illiberali, nel quadro della nostra valutazione positiva della politica europea da noi osteggiata, alla luce dello scandalo Parmalat il
cui impatto distruttivo è stato di molto attenuato dall’ euro preservando i risparmiatori rovinati dall’ euro ,moneta esteticamente molto brutta anche se le banconote non mi dispiacciono, con un appello alle singole massaie affinché vigilino sui prezzi come è loro preciso dovere istituzionale, evitando di dare retta alla stampa che mi è ostile e che falsifica il mio pensiero da sempre favorevole all’ euro,moneta che porterò personalmente a Nassirja, quando
vorrò io, spiegando ai nostri soldati che quella valuta è causa di disgrazia, e dunque va difesa, anche con le armi, a costo della vita”.
L’ Amaca di Michele Serra è una vera chicca, la riproponiamo ai lettori di Giustizia e Libertà perché leggendola passino una buona giornata.
E’ l’ apoteosi della paranoia che affligge il nostro premier, raccontata con una prosa artisticamente demenziale.
E’, peraltro, un’ analisi spietata di un certo tipo di italiano, pronto a cambiare opinione, anche la
più radicata, rinnegando il proprio credo, fino a pochi minuti prima professato con forza.
Il problema si pone quando il ritratto impietoso di Serra riguarda colui che, ahinoi ci governa,
perché, se si trattasse di un “pincopallino” qualunque chi se ne frega, ma no, è lui, colui che dovrebbe darci fiducia, certezze per il futuro, indirizzare il paese verso mari navigabili, anziché
sballottolarci nelle tempeste di Capo Horn.
E invece, il suo cervello funziona come una di quelle macchinette che ha acquistato per scimmiottare il suo amico Bush e che guida sui levigatissimi prati delle sue ville.
Avanti retromarcia, avanti retromarcia, brusche sterzate, mai a sinistra ma da destra al centro adesso sempre a destra, direzione geografica nordovest indi fughe verso la rimessa per fare il tagliando.
Dopo la messa a punto, riparte con il suo zigzagare sul percorso irto di fraintendimenti della sua
presidenza virtuale.
Il pensiero di Berlusconi ricostruito da Serra, prevede tutta una serie di ripensamenti, manca quello più ambito, ardentemente desiderato da più della metà degli italiani, il ripensamento a fare il
capo del governo, mestiere che non gli si attaglia e che lo mette nella condizione di torturare i nostri occhi e le nostre orecchie messi a dura prova dalla sua inadeguatezza.
A quando la prossima marcia indietro?
La prossima smentita?
Il prossimo: “sono stato frainteso ?”
Presto non dubitate,non c’è pace tra gli ulivi, o meglio, tra i cactus d’ importazione.
Le penne mordaci di Serra e compagni stiano pronte a cogliere il peggio del repertorio Berlusconiano per donarci altre esaltanti letture, è l’ unica consolazione che ci rimane in questo schifo di
storia contemporanea.
Giustizia e Libertà
FILM MEMORANDA di Fiore di Cactus
14 Febbraio 2004 21
«La scelta di Sophie» di Alan Pakula, 1982
Stingo, un giovane
della provincia americana, arriva a New
York nel 1947 con la
determinazione di diventare uno scrittore.
Nella casa dove abita
una stanza, abita una
coppia. Nathan è un
ebreo americano, con
l'ossessione dell'olocausto, Sophie è una
polacca immigrata sopravvissuta all'olocausto.
I tre diventano amici
e Stingo scopre, sfogliandola strato dopo
strato, la verità di Sophie.
A fasi successive la
donna rivela che nel
lager ha dovuto sce-
gliere quale fra i due gressive verità.
figli sacrificare per
salvare l'altro.
La passione per Nathan, affetto da una
Questa la scelta.
forte psicopatologia,
la allontana solo per
Ma è una confessione poco tempo dal suo
a cui arriva, anche dramma.
con se stessa, per pro-
Entrambi sono dilaniati tra l'istinto di vita e il desiderio di
morte.
E finirà per vincere
quest'ultimo: saranno
altre vittime, indirette,
dell'orrore dello sterminio e della guerra.
Per loro, feriti dal
passato, non c'è alcun
futuro.
Il regista sceglie non
a caso il punto di vista
del giovane Stingo: è
l'America giovane che
scopre gli orrori del
Male e che deve imparare in fretta.
Il film è una delle interpretazioni più intense di Merril Streep.
INTERNI
Giustizia e Libertà
Lasciamo stare la “Prima Repubblica”
(Continua da pagina 9)
Folli, innervosisce
l’elettorato che, in modo
massiccio, gli a veva
conferito il mandato (da
lui chiesto) per riformare il paese.
E sappiamo tutti come è
andata.
Folli conclude l’articolo
dicendo: «Berlusconi è
al bivio e gli converrà
non smarrire l’occasione.»
Personalmente spero che
l’occasione la smarrisca,
ed in tal senso la cronistoria quotidiana ci conferma che esistono buone prospettive.
Spero, altresì, che anche
la sinistra lo speri !
C’è un paese da ripren-
14 Febbraio 2004
dere in mano per ricostruire il tessuto istituzionale logorato dalla
mancanza di rispetto di
questa grossolana e, per
certi versi, incolta maggioranza.
Spero che i “leaders”
dell’opposizione abbiano avuto il tempo di
leggere l’articolo di Folli.
Non sta a me suggerire
22
all’opposizione
di
“darsi una mossa”
siamo fiduciosi che non
ripeteranno gli stessi
errori fatti in passato,
se così fosse se ne assumerebbero la responsabilità con la storia,
perché qui, parafrasando una celebre frase, “o
si rifà l’Italia o si muore politicamente”.
Masaniello
Un saluto al cantiere ...
Lavorare per "GL" è stata una bellissima esperienza.
L'affetto e la stima che mi lega al direttore Luigi Barbato è stato ciò che mi ha aiutato ad andare avanti nella collaborazione, nonostante le difficoltà logistiche e la mancanza di tempo a
causa del mio lavoro.
Le cose da fare per contrastare questo governo e il riflusso antidemocratico e illiberale che ormai è espressione del così detto berlusconismo, sono tantissime e con "GL" abbiamo contribuito a dare un'informazione oserei dire "sana" sperando che questa parola venga capita per
quello che vuole essere: non sofisticata, non contenuta in cliché, non d'immagine, non aggressiva, non intellettuale, ma "sana" nei principi, nei valori e nei sentimenti.
So che nulla di questi contenuti verranno a mancare senza il mio contributo come Capo Redattore perché chi fa questo giornale e spero chi lo legge, percorre una strada che non c'è quasi più nella realtà ma che viene ricostruita passo per passo, affinché gli altri possano poi, ancora camminarvi sopra senza mai dimenticarsi che si chiama: "strada per la democrazia".
I lavori sono in corso e non si accettano sospensioni !
Buon lavoro.
Antonia Stanganelli.
E’ con grande dispiacere che pubblico questa e-mail inviatami da Antonia Stanganelli.
Credo di poter affermare che la sua è stata una decisione sofferta e non più rinviabile.
Non è mio costume insistere perché mi sembrerebbe una forzatura.
Ed io Antonia la stimo -come credo tutti i lettori- per pensare che sia una persona che si
possa “forzare” o “condizionare”.
I sopraggiunti e sempre più impegnativi oneri di lavoro le impediranno di svolgere il suo
compito di “redattore capo”, ma sono convinto -anche a seguito delle nostre ultime, continue, lunghe conversazioni- che non ci verrà mai a mancare il suo appoggio di elaborazione
politica né, tanto meno, la sua collaborazione giornalistica.
Per me è stato un onore conoscere lei e suo marito, e l’amicizia sorta in questi 15 mesi di
lavoro, di visione politica, di comunanza di ideali e di idee e non è cosa che si possa né indebolire né dimenticare. Quindi mi sento di rivolgere ad Antonia un fraterno «a...rivederci, a
quando potrai ritornare a dedicare al giornale tutte le energie, la tua foga, la tua pre parazione».
Luigi Barbato
I “casinisti” della TV
(Continua da pagina 18)
ualcuno possa venire a chiedere
lezioni di comunicazione a me,
ma se conoscete un leader provate a parlargliene. Ci sono decine
di attori di sinistra che potrebbero spiegargli come si fa. Il mio
sogno e' quello di vedere Fassino
che prende lezioni da Beppe
Grillo. Pero' bisognerebbe che
Beppe fosse dotato di uno di quei
righelli assassini che usava la Jacopo Fo
mia maestra alle elementari
(sono contro le punizioni corGiustizia e Libertà
porali ma con i leader di partiPeriodico Politico Indipendente
to farei un'eccezione...)
P.S:
Autorizzazione Tribunale di Roma
Sull'ultimo numero di Internan° 540/2002 del 18.09.2002
zionale c'e' un articolo ecce- Proprietà: L. Barbato
zionale di Grillo sulla Parma- Redazione:Via Monte di Casa, 65 -00138– Roma
lat …. (Art. che riproponiamo E-Mail: [email protected]
integralmente nelle pagg. 12- Direttore Responsabile: Luigi Barbato
16)
Vice Direttore: Paolo Di Roberto
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