Anno 3 - n° 56 W W W . G I U S T I Z I A - e- LIBERTA.CO M 14 Febbraio 2004 Giustizia e Libertà Distribuzione telematica Periodico Politico Indipendente L’Ulivo, s’astiene, poi ci ripensa, poi ... di GL (a pagina 1, 9) Mezzi di locomozione di AnnaMaria (a pagina 1, 16) Copia gratuita Ulivo: annuncia l’astensione sul rinnovo delle truppe italiane in Iraq, poi fa marcia indietro, poi prende tempo GL L’Annunziata ed il con- Astensione sulla conversione del decreto del governo che rifinanzia le missioni dei militari italiani all'estero, compresa siglio di RAI-TV di Alessandro Menchinelli (a pagina 2, 3) I giornalisti di RAI-TV di L.B. (a pagina 2, 3) L’antefatto: l’intervista (a pagina 2) quella in Iraq. Sarà questo il primo atto politico comune delle forze politiche che hanno dato vita alla neonata lista unitaria per le europee. A darne l'annuncio saranno gli ex premier Lamberto Dini al Senato e Massimo D'Alema alla Camera, i due parlamentari scelti da Ds, Margherita Sdi in qualità di speaker unici a Pa (Continua a pagina 9) Conflitto d’interesse 2 di Aemme (a pagina 3, 16) I “media” e la politica virtuale di Alessandro Blasetti (a pagina 6, 7, 8, 9) Il “flop” del cav. di Luigi Barbato (a pagina 6, 7, 8, 9) Baget Bozzo e l’idolatria da www.unita.it (a pagina 4, 5) I “casinisti” della TV di Jacopo Fo (Alcatraz.it) (a pagina 10, 11) Mezzi di Locomozione Il caso Parmalat AnnaMaria di Beppe Grillo (da L’Internazionale) (a pagina 12, 13, 14 15, 16) C’era ci sapeva di Paolo Di Roberto (a pagina 17, 18) INFORMAZIONE di G. Chiesa, L. Ciotti, G. Strada, A. Zanottelli da Società Civile (a pagina 19) L’amaca di Michele Serra del 1° febbraio 2004 di GL (a pagina 18) Films: La scelta di Sophie di Fiore di Cactus (a pagina 21) Perché un triciclo? E perché un quadriciclo, e poi, cosa sarà quest’ ultimo, un “sidecar” con il rimorchio, e chi sarà il rimorchio, Boselli, e la ruota di scorta, Mastella? Noi dell’ Ulivo, essendo proletari pensiamo sempre a mezzi di comunicazione modesti, se non addirittura rurali, campestri, come l’ asinello, peccato non avere nella nostra coalizione un “Pecorella,” ci tornerebbe u- tile per i nostri spostamenti. Mai una volta che avessimo lanciato nomi roboanti che so, “turbo”, “spider”, “maxi moto”,”get”, nooo, dovessero scambiarci per gente che vive il suo tempo, nooo , noi ci teniamo ancorati al romanticismo della locomozione così restiamo indietro. Ora, come si chiamerà questa nuova lista della società civile i cui “leaders” sembrano esse(Continua a pagina16) Giustizia ee Libertà Libertà Giustizia Lucia Annunziata ed il Consiglio Rai di Alessandro Menchinelli Se Alberoni, Petroni e Veneziani, Consiglieri Rai, tenessero veramente alla loro dignità, non farebbero finta di protestare contro Lucia Annunziata, che li ha definiti succubi delle pressioni personali di Berlusconi nella gestione dell’azienda e addirittura nell’interferenza sui programmi. Essi sanno benissimo che la loro presenza nel consiglio di amministrazione RAI non deriva da una investitura autonoma, ma che è stata calibrata, nei numeri e nella qualità delle loro persone, con la designazione di Lucia Annunziata come Presidente. Casini e Pera, Presidenti di Camera e Senato, cui spetta per legge nominare i cinque membri del consiglio di amministrazione RAI, hanno deciso di sceglierne quattro, fra cui loro, della maggioranza di governo ed uno solo della la minoranza, ma con la indicazione di eleggere quest’ultimo come Presidente, in maniera da formare così un vertice di garanzia e di equilibrio in un rapporto di fiducia reciproca fra i suoi componenti. In ragione di tutto ciò se ora i tre sopraccitati componenti avessero il coraggio di respingere credibilmente l’accusa ricevuta da Lucia Annunziata, non parlerebbero di “incrinatura” del rapporto di fidu- LA DISCESA INTERNI IN CAMPO 14 Febbraio 2004 2 I Giornalisti della RAI-TV di LB Il 26 gennaio sorso il vicedirettore Daniela ha chiesto con una lettera inviata a Clemente Mimim ed al Comitato di Redazione (ed affissa in bachica) di essere esonerata dal l’incarico. Nella lettera la Tagliafererri ha illustrato il “disappunto” per il ripetersi di singoli episodi come “il caso Berlusconi-Schultz”, la scelta di non utlizzare i “sonori se ritenuti scomodi”, la “replica sull’Euro del leghista Calderoli contro il Presidente Ciampi, monta- ta senza menzionale le reazioni del CentroSinistra”. Inoltre dopo essersi dissociata dall pratica del “panino” ha anche affermato che “non ci siano più le condizioni” per svolgere le sua mansioni, e le “garanzie” con cui aveva cominciato ( d i r e t t o r e dell’epoca era Albino Longhi), e ter- minava denunciando l’e marginazione di professionalità e la tendenza a stravolgere la realtà. I giornalisti della testata hanno scritto un documento per esprimere la solidarietà alla collega e per denunciare, loro volta, il fatto che nella redazione del TG1 il clima “era ormai intollerabile” ed ancora «Il TG1 non può essere di una parte, ma deve essere un patrimonio comune di tutti gli italiani che pagano il canone». L’antefatto: l’intervista dell’Annunziata "So per certo che Berlusconi alza il telefono e chiama i consiglieri d'amministrazione per suggerire nomine ed influenzare le scelte sui programmi". Una denuncia esplicita che ha un effetto bomba, quella fatta dalla presidente Rai, Lucia Annunziata, in un incontro con la stampa estera. Subito si è scatenata l'ira del centrodestra (soprattutto di FI) e una raffica di smentite dai quattro consiglieri: "Si è incrinato il rapporto di fiducia nel Cda", afferma Marcello Veneziani. Se poi questo possa tradursi in una sfiducia alla presidente, nel Cda di oggi pomeriggio, è da vedere. Ma da destra le pressioni sono forti e dirette. "Queste sono le spiegazioni che mi vengono date in via non ufficiale per giustificare alcune delle decisioni che vengono prese", ha risposto Lucia Annunziata ai giornalisti stranieri. La "goccia che ha fatto traboccare il vaso" è stata la "bocciatura" da parte della maggioranza del Cda Rai del nome di Ferruccio De Bortoli per la striscia informativa di sei minuti dopo il Tg1 delle 20, lo spazio che era occupato da "Il Fatto" di Enzo Biagi prima del diktat berlusconiano. E per una che si definisce una "moderata intransigente", il veto su una persona moderata come l'ex direttore del "Corriere della Sera" è stato la "goccia" esplosiva, spiegano da Viale Mazzini. LA DISCESA INTERNI IN CAMPO Giustizia e Libertà (Continua da pagina 2) A sottoscrivere questo documento sono stati fin’ora 30 redattori della testata di Mimum tra i quali: Lilly Gruber, Davide Lucia annunziata Sassoli, Maria Lui- ed il Consiglio RAI sa Busi, Donatella Scarnati, Tiziana Ferrario, Danila Bonito ed Andrea Montanari. LB Conflitto di interessi, continua l’usurpazione di Aemme Il programmato vuoto legislativo sul conflitto di interessi presente nel governo, non è un fatto normale. Non costituisce una opzione come tante, con conseguenze variabili, ma legittime. Il conflitto di interessi, specialmente quando si verifica al livello di Capo di Governo, è un fatto che di per sé genera conseguenze anormali e illegittime. Esso condiziona di fatto tutta la dinamica del Governo, privilegiando i percorsi che la convogliano verso sponde congeniali al dispiegarsi degli interessi del portatore del conflitto. Potere economico personale e potere politico mescolati fra di loro nelle stesse mani, producono una potente combinazione autofunzionante ad effetto calamita, capace di autonoma e ripetuta attrazione di altre risorse. A dimostrazione di questo fatto può valere una domanda di attualità sulla distri- 3 (Continua da pagina 2) I giornalisti della RAI-TV La questione riguarda «non solo il TG1, ma anche i vertici aziendali e le istituzioni alla vigilia di importanti scadenze elettorali». 14 Febbraio 2004 buzione del risparmio disponibile nel sistema creditizio. La parte che è destinata alle imprese di interesse del Capo del Governo è solo quella valutabile sui bilanci consolidati di quelle imprese o risulta ampliata per la presenza, anche silenziosa, del perentorio potere politico di chi ci sta dietro di loro? Lasciando a briglia sciolta un conflitto di interessi nel Governo inevitabilmente si producono effetti anche automatici di drenaggio delle opportunità e dei beni altrimenti destinabili a tutti e con quel drenaggio si attua in pratica una vera e propria usurpazione a danno di chi è governato ed a favore di chi governa. Eliminare quel vuoto legislativo e sciogliere in maniera seria il nodo del conflitto di interessi, che agisce come un cappio al collo della collettività, diventa perciò un obbligo per un governante carico di ricchezza. Chi non lo adempie, sia consapevole o no delle conseguenze della elusione di un suo dovere, diventa di fatto un usurpatore degli interessi del popolo, e come tale deve essere giudicato, specialmente dopo che gli si è fatto rilevare in centomila lingue. Come può Berlusconi negare l’evidenza di fatti riconosciuti e messi in luce da tutte le legislazioni dei più importanti paesi democratici del mondo? Consapevole infatti di questa evidenza quando chiedeva voti per essere eletto, egli aveva promesso che nei primi cento giorni del suo Governo avrebbe sciolto, con un apposita legge, il conflitto che lo riguardava. Sono però già passati non cento, ma mille giorni dall’insediamento del suo Governo ed è continuato invece il vuoto legislativa (Continua a pagina16) cia con lei, chiedendo che ella si dimetta da una carica che ricopre non per scelta loro, ma di altri. Come ha fatto giustamente rilevare il quarto consigliere della maggioranza, Rumi dell’UDC, se gli altri tre volessero veramente la caduta dell’Annunziata da Presidente RAI e respingere con ciò l’accusa loro rivolta, dovrebbero parlare non di “incrinatura”, ma di “rottura” del rapporto di fiducia con l’Annunziata, ed affrontare tutte le conseguenze relative non solo per lei, ma anche per loro. E queste sono semplici. Essendo maggioranza i tre dovrebbero provocare quello che non può provocare la minoranza e cioè lo scioglimento del consiglio di amministrazione al completo. Tutti e cinque a casa. Se non lo fanno, se continuano a far fumo, se continuano a parlare di “incrinatura” e di richiesta di dimissioni di chi li accusa ed ha i titoli legali e morali per fare il Presidente, ciò vuol dire che essi sanno di avere torto, di non avere la coscienza a posto e che invece Lucia Annunziata ha ragione sacrosanta, sia nei confronti loro, come nei confronti del loro grande suggeritore. A conferma di ciò vale rilevare anche l’assoluto silenzio di Silvio Berlusconi su tutta la vicenda. E’ vero che i suoi colonnelli hanno espresso in sua vece una protesta d’ufficio, ma in fondo a lui non spiace per niente che tutti sappiano che a comandare c’è sempre lui e che gli altri debbono solo eseguire, specialmente quando si tratta di TV. Berlusconi si compiace sempre dei suoi capolavori in materia. Far licenziare Enzo Biagi dalla Rai con una sua disposizione partita dalla Bulgaria, non è forse un indelebile monumento di potenza di cui egli può andare orgoglioso? Alessandro Menchinelli Giustizia e Libertà INTERNI 14 Febbraio 2004 4 Baget Bozzo favorisce l’idolatria …. Il segretario della Cei, mons Giuseppe Betori, invita alla cautela, mette in guardia dall’utilizzare in politica figure sacre: è un’ambiguità pericolosa. Silvio Berlusconi «santificato» , in «missione divina» contro i comunisti. È l’ultima carta mediatica del premier e del suo «cappellano» don Gianni Baget Bozzo. Il segretario della Cei, mons Giuseppe Betori, invita alla cautela, mette in guardia dall’utilizzare in politica figure sacre: è un’ambiguità pericolosa. E il mondo cattolico ? Come reagisce all’investitura divina del premier ? «È una farsa. Sono immagini idolatriche che rievocano un triste passato, quelle del Duce che aveva sempre ragione. Ma sono anche pericolose. Vi è una platea di fedeli disposta ad applaudire. Segno di insufficienze sulle quali il mondo cattolico dovrebbe riflettere» risponde Domenico Rosati, già presidente delle Acli e parlamentare indipendente della Dc, esponente autorevole dell’associazionismo cattolico. Che effetto le fa sentire che lo Spirito Santo è sceso sul premier ? «Berlusconi è ricorso ad un artificio, quello di servirsi del testo di un chierico per dire quello che pensa di se stesso e il modo in cui vorrebbe essere visto. È un'operazione di idolatria. Ed io che da quando è caduto il fascismo e mi hanno spiegato che non è vero che c'è “uno che ha sempre ragione”, posso solo ridere di fronte a questo. Queste cose, però, hanno un impatto oggettivo da www.Unita.it del 02.02.2004 sulla credulità popolare del "capo" o per il senche è amplificato dal so del ridicolo che li mezzo mediatico. travolgeva. La sobria ma significativa Quelle ripetute profesdichiarazione di mons. sioni di fede richieste Betori fa capire che la co- dal capo alla platea mi sa è stata avvertita anche ricordavano tanto i diadalla Chiesa. loghi di Mussolini con Quello che va ricordato a le folle...». noi stessi è che "uno solo Sono immagini che è il Signore". Innalzare invitano il mondo cat- altri idoli non solo è contro il principio del monoteismo, ma anche contro quello della laicità. Nessun Cesare può pretendere di sostituirsi a Dio. Lo dico con l'ironia necessaria, perché siamo alla farsa. E mi rincuora il fatto che la stessa platea di Forza Italia rideva quando Berlusconi diceva queste cose. Non so se per la trovata tolico a riflettere ? «Sì e in modo non strumentale. Ci vorrebbe un Lazzati che ci riportasse ai termini autentici del discorso sulla laicità e quindi sul rifiuto di ogni idolatria, a quella dignità dello Stato che porta a rifiutare ogni contaminazione esterna. È una cosa che finisce per nuocere anche a chi la pratica». Ma nel 2004 è possibile "santificare" l'anti- comunismo ? «È l'invenzione retroattiva di un nemico. Si continua a preparare un vaccino per una malattia che non c'è più. Forse, però, i sondaggi dicono a Berlusconi che l'anticomunismo è ancora una merce che tira, e quindi la usa spregiudicatamente, fino al punto di ignorare tutta l’evoluzione legata al processo storico. Nessuna ideologia a contatto con la storia rimane mai la stessa. È la dottrina di papa Giovanni XXIII. Sono insegnamenti che il mondo cattolico dovrebbe considerare con attenzione. Allora che senso ha dire "non c'è più il comunismo, ma ci sono i comunisti" ? Diciamo, invece, se è il caso, che ci sono delle persone indegne o scellerate, incapaci di capire i problemi o in malafede. Ma il comunismo non c'entra più. Rievocarlo è solo strumentale. In realtà per Berlusconi il comunismo è la Costituzione della nostra Repubblica». Di quali valori è portatore Berlusconi ? «La sua sfiducia smodata nel mercato e nelle sue leggi, che poi sono assecondate da un'attenuazione delle regole per tutti e da un loro adattamento ad uso privato, nega ogni criterio di giustizia orientato all'uguaglianza. Non solo, finisce per aprire uno spazio per la questione morale. "Non lasciate solo ai giudici il INTERNI Giustizia e Libertà 14 Febbraio 2004 5 Baget Bozzo favorisce l’idolatria compito di regolare la questione morale" scrisse dieci anni fa il Papa nella sua lettera ai vescovi italiani. Allora fu letta contro i giudici, in realtà era una chiamata di responsabilità della classe politica perché la questione morale c'era ed era grave e il pontefice non voleva che si scaricasse soltanto sui giudici. Oggi la questione morale, con i casi Parmalat e dintorni, è riesplosa. Questo vuole dire che non è stata approntata una cura adeguata in termini politici, istituzionali e di prevenzione. Che si è affermato un modello di valori di cui Berlusconi è solo il punto terminale. Sono contrario a demonizzare la persona. È l'espressione di una cultura che si è affermata, anche se in questo caso Berlusconi ha contribuito a produrla. Allora bisogna domandarsi perché non hanno reagito i necessari anticorpi nella società e nel quadro politico. Sono lacune che interpellano anche la coscienza cristiana. Nella provocazione di Berlusconi e nell'accoppiata con Baget Bozzo vedo un'occasione straordinaria per una riflessione su quella che chiamerei la "transizione cattolica". Su come si è sviluppata e a quali approdi tende. È solo un problema di tregua stabilizzata sul fronte politico e quindi di rapporto di intesa con il potere, comunque espresso, o vi è un residuo di profezia che va esplicitato chiamando in causa i valori a discapito di qualche interesse?». È un appunto alla gerarchia ecclesiastica ? «Non credo. È un punto di debolezza dei laici cristiani. Se fossero più robusti, incisivi e in grado di assumersi le responsabilità anche i vescovi sarebbero meno “prudenti”. Mostrerebbero più sicurezza nell'esercizio di orientamento sui valori e nelle relative indicazioni». Colpa del mondo cattolico, allora ? «Si sta indebolendo quella energia costruttiva dell'associazionismo cattoli- Ora o si sta in un area mediana, dove l'acqua è bassa, oppure non c'è spazio. Non ci si espone. Il clericalismo non è mai quello dei chierici. Sono i laici che fanno i clericali quando non hanno il coraggio di segnalare, come dice il Concilio, i problemi alla Chiesa alla quale appartengono». E cosa segnala Dome- Baobab di Annamaria Comunisti bugiardi Questa volta non ha ripetuto la frase della sua mamma: "Silvio ti set tropp bun" che, per gli abitanti di Afragola vuol dire: Silvio tu sei troppo buono. No, questa volta nel salotto accogliente e compiacente di Bruno Vespa ci ha ammorbato con un altro esempio, sempre protagonista la signora Rosa, ma con la partecipazione straordinaria di sè medesimo. Ambiente, un mercato ortofrutticolo, la futura orgogliosa madre di cotanto bambino,osserva con molta attenzione ,da brava madre di famiglia, prima la fila dei banchi di sinistra poi, dopo aver considerato anche quella di destra sceglie quest' ultima, un segno del destino. Compra mele e pere, non banane, aveva già capito fin da allora che sarebbe stato un frutto ostico al futuro "premier", riempie la borsa e, inconsapevolmente, affida al piccolo ma già robusto pargolo, il primo incarico della sua carriera politica: il portaborse. Abbiamo anche appreso che il film preferito del capo di governo sia "Biancaneve e i sette nani". Al di là del fatto che la cosa ci lascia sovranamente indifferenti, bisogna dire he è curiosa questa scelta, forse si tratta di solidarietà verso la categoria. Ci è stato ancora una volta ripetuto, con implacabile puntualità ,che i comunisti sono bugiardi , meglio, menzogneri, lui invece ha dettoche: il suo governo è pressocchè perfetto,che la sua maggioranza è coesa, che è in anticipo sul contratto presentato agli italiani, che inaugurerà o presenterà, nei prossimi mesi, 15 cantieri compreso quello riguardante lo stretto di Messina che si farà, parola di Silvio. I comunisti mentono, lui fantastica! pace senza lasciare il Papa solo. Che del lavoro non si può avere una visione residuale, rassegnata. Ricordiamo la lezione di La Pira. Non bisogna fermarsi a ciò che si crede possibile, bisogna correggere e incidere dove è necessario. Questo significa applicare la Costituzione. Poi vi è un terzo punto: affermiamo una democrazia che non smarrisca il suo senso etico, che non consenta prevaricazioni di poteri e di individui, che rispetti la questione morale anche in politica. Vi è un conflitto di interessi non risolto sul quale si è lasciato correre. Sono problemi di principio su cui se si transige tutto viene di conseguenza». E sul tentativo di sacralizzare Forza Italia e il suo leader cosa può chiedere un cattolico alla Chiesa ? «L’ultimo Pio XI condannò il paganesimo di Mussolini. Paganesimo erano le formule di culto della personalità, l'esaltazione e l'infallibilità del capo. Ma non ci sarebbe alcuna “deificazione profana” se non ci fossero i fedeli in adorazione. È questa la cosa più pericolosa. Danno una credibilità di piazza al "venditore". Il problema è l'intreccio tra sacralizzazione profana e mediazione televisiva. Su questo dovrebbero riflettere anche gli alleati politici di Berlusconi. È un brutto affare confrontarsi con un soggetco che in passato c'era e nico Rosati ? to che non ammette reha alimentato un impor- «Che c'è da riprendere plica e non accetta contante dibattito interno. una responsabilità sulla traddittorio». Giustizia e Libertà INTERNI 14 Febbraio 2004 6 I “media” e la politica virtuale di Alessandro Blasetti E’ un orgia, una sfre- Ogni pubblicazione di regime ha il suo colore: nata incontrollabile MAO, aveva il Libretto ROSSO; attività febbrile di GHEDDAFI, il suo Libreo VERDE; apparizioni, dichiara- A quel che abbiamo potuto vere in TV, BERLUzioni, smentite, opi- SCONI ha il suo Libretto BLU (oh, scusatemi, nioni, pettegolezzi, AZZURRO) gaffes, barzelleta Porta” tiamo e lo viviamo nel te,brutte figure, e prese “Porta di posizione. Tutto im- dell’11/2, per raccon- quotidiano di ognuno magine. Basta che se tarci che non siamo di noi. ne parli. La realtà poli- mai stati così bene! Ma Vogliamo utilizzare tica gradualmente mo- non crediamo utile, ne quest’ultima pessima dificata, con un uso de- tanto meno stimolante apparizione del Cavaterminato dei media e entrare nel merito delle liere per parlare di tutti i suoi pericolosi affermazioni false, e di d’altro; per non parlare abusi strumentali, in doverle confutare una di lui, per riflettere sul pollaio rumoroso,che per una. Troppo scon- vero significato delle travolge con il chiasso tato, sappiamo tutti e nostre scelte future donon c’è più crediamo ve il pericolo è ben più e confonde. Recente messa in atto necessità di svelare, devastante del pur pesdi questa strategia la che c’è malessere, re- simo venditore che ora lunga logorroica, bu- cessione, scontento so- cavalca questa politica giarda e delirante appa- ciale, non c’è bisogno virtuale. La sterzata rizione del Premier a che ci si dica , lo sen- violenta e improvvisa, che questo governo impone al paese, propone e perpetra un modello di vita dove i contenuti, la qualità, la coscienza individuale dei cittadini vengono re interpretati da una immagine virtuale proposta continuamente come un grosso spot pubblicitario che parla con toni convincenti di qualcosa che non esiste. Lo spostamento “etico” del consenso politico viene indirizzato tutto, comunque, verso l’immagine; ci si abitua inconsciamente a valutare le scelte e le persone non (Continua a pagina7) Il FLOP a “Porta a Porta del cav. di GL « ...Dopo un periodi terribile: i 6 mesi di presidenza italiana del Consiglio Europeo. Per fortuna terminati con grandi successi ottenendo i complimenti di tutti i colleghi europei…» Ricordiamo infatti il supo “kapo” (europarlamentare tedesco del SPD; l’assurda puerile richiesta, più volte bocciata che si stampasse la banconota da “1 Euro”; quando ha fallito miseramente il varo della Costituzione Europea…); le precisazioni, anche abbastanza dure ricevute quando ha sostenuto che il carovita in Italia dipende dall’introduzione dell’Euro; quando è stato costretto a fare una repentina “marcia indietro”. ***** ...problemi le forse che compongono “La Casa delle Libertà” non esistono. Il mio governo è stato ed è unito. Tutto è perfetto. Tutto dipende dall’amplificazione di “non-problemi” che vengono fatti dai … media ! ***** «… c’è stato un arricchimento generale del paese...» Dopo meno di 24 ore l’ISTAT certifica che siamo a crescita zero a fine 2003. ***** ...i reati sono diminuti grazie alla nostra introduzione del poliziotto di quartire... -e qui giù dati su dati, presi dal libretto Azzurro-... Dopo di 24 ore di distanza l’ISTAT -da lui ampiamente lodato- ha dati diffuso in questi ultimi giorni: i reati compiti in Italia nei primi 9 mesi del 2002 sono stati 1.650.000; quelli compiti nello stesso periodo nel 2003, sono stati 1.850.000. Con un incremento, quindi del 12,12%. Telegiornale delle ore 12 del 13.02.2004 ***** ...le ore di sciopero sono passate, a suoi dire, dalle 12.000 del dello scorso anno a 23 milioni del 2003… grazie alla politicizzazione delle manifestazioni, e dal “disaglio” creato ad arte dall’Opposizione (Komunista e dai Giornali) … Ma ci si rende conto del costo che hanno dovuto subire questi operai privando il loro ben magro (Continua a pagina 7) INTERNI Giustizia e Libertà 14 Febbraio 2004 7 I “media” e la politica virtuale (Continua da pagina 6) più in base ad una analisi critica sui fatti ma dall’aspetto tutto apparente dell’immagine di progetti, risultati, obbiettivi, e necessità completamente “scollati” dalla realtà della società, degli individui, nostra. C’è , una buona parte di noi Italiani, che ha abbracciato questo modello di sviluppo sociale: i cittadini si relazionano alle scelte politiche sempre di più con lo stato d’animo di figuranti di un grosso, seriale, show televisivo. L’archetipo è Statunitense, è da lì che la politica ha abbracciato sempre di più lo spettaco- lo,le sue modalità di linguaggio espressivo la sua totale capacità di smentirsi continuamente. E’ nella puritanissima America che lo sfidante probabile di Bush , il Democratico John Kerry sembra rischi degli scivoloni nel futuro se si scoprisse, come si mormora , che ha una amante. L’importazione di questo modello sociale svilisce la politica e la qualità degli obbiettivi, e pensiamo che tra i milioni di elettori davanti allo schermo sul programma di Bruno Vespa probabilmente molti erano più a cercare i segni di un lifting sulla faccia del Premier, che a valutarne le dichiarazioni e scandalizzarsi. Vogliamo dircelo noi, che l’uso dei media massicciamente impiegati per strillare ovunque che : va tutto molto bene; va considerato come indice di quanto i problemi siano seri? Vogliamo dircelo, che è una scelta, delicata ed importante quella di abdicare dal ruolo di elettori coscienti, a quello di spettatori-comparse ? E’ il problema politico di ognuno di noi, destra e sinistra, centri e baricentri, accettare che tutto vada in “messa in scena” , o riappropriarsi del proprio ruolo di elettori, nella vita “reale”? Non c’è bisogno di mettere in campo sondaggi e profili di società e di organismi di indagine per avere chiara la totale diversità tra le dichiarazioni di benessere e soddisfazione della politica dei media, e la vita quotidiana di tutti. Certo è che una buona parte di noi cittadini ha pensato, davvero ha creduto, in una visione del proprio futuro immediato, così come il mondo “pubblicitario” virtuale sa inventare nel più standardizzato e irreale fra i sogni. L’orgia di parole, dati, e di apparenza avanza per la propria strada affermando e smentendo tutto: sosti(Continua a pagina8) Il FLOP a “Porta a Porta del cav. (Continua da pagina 6) stipendio di quta parte di questi 23 milioni di ore, ma allora è tutta una favola che i Komunisti sono economicamente nettamente inferiori a Lui, se si possonop permettere simili esborsi. E poi, ci può cortesemente indicare io Cav quali sono si giornali di opposizione ? Noi comuni mortali conosciamo solo La Repubblica , l’Unità, Il Manifesto, Rinascita che uniti insieme non supero -crediamo- le 800 mila copie. Ben poca cosa per contrastare testate come il Tempo, Il Messaggero, Il Secolo d’Italia, Il Mattino, Libero, Il Giornale, Il Giornale di Sicilia, Il Resto del Carlino e la Nazione, il Foglio, La Padania, etc. etc. Per non parlare delle 6 Reti televisive. ***** … Ha poi citato a memoria le 500 (!?!) indagini che ha subito il suo Gruppo (Mediaset o Fininvest che dir si voglia)in contrasto alla altre ditte che non hanno mai subito una verifica, perché avevano “appoggi politici” (dei Comunisti, è facile arguire). Ma si è dimenticato -a volte capita- i processi che ha subito e che tutt’ora sta subendo, nella maggioranza di quelli già terminati ce n’è uscito per … “prescrizione del reato”. Vogliamo, per caso, ricordarci lo “spergiuro” riguardante la sua iscrizione alla P2. ***** Il Cav. dopo aver impiegato i primi 300 giorni (se la memoria non falla) a votare leggi “pro domo sua” (“Cirami”, “Falso in bilancio”, “Annullamento della legge sulle donazioni e l’eredità, “Lodo Maccanico” etc. mentre si appresta a rivoluzionale il Codice italiano per sottoporre i magistrati al potere governativo, ha anche la spudoratezza di affermare.. «Lo sciopero ventilato dai magistrati … appare ai limiti dell’eversione. Questa maggioranza, questo gooverno non si farà intimidire da un atteggiamento ai limiti dell’eversione» ***** A questo punto il cav ha tracimato. Si è messo a disquisire sul “malessere” sul “disagio” che provano attualmente gli italiani, addebitando tutta la colpa alle … voci che vengono diffuse da alcuni istituti (leggi Eurispes) che operano su campioni minimissimo con proprie modalità personali. E che magari sono appartenenti ad un area bel precisa dell’Opposizione. Non si è ftta attendere la risposta dell’Eurispes che con il suo volume di 1400 pagine ha risposto con i suoi dati: Gli italiani sono sempre più poveri e soprattutto sfiduciati: la stragrande maggioranza non crede che nel 2004 riuscirà a migliorare la propria situazione economico-sociale, anzi teme che la situazione si aggravi. Dal rapporto Eurispes sul 2004 emerge soprattutto il pessimismo con cui si guarda all'anno (Continua a pag 8) INTERNI Giustizia e Libertà 14 Febbraio 2004 8 I Media e la politica virtuale (Continua da pagina 7) tuendo, neanche con tanta raffinatezza di pensiero, i racconti alla realtà , la politica virtuale alla politica reale e responsabile.. Tant’è; basterà avere un copio- ne adatto per il risveglio. Quella che siamo chiamati a fare è una scelta importante e improrogabile cercando di sorpassare per il momento le pur importanti questioni di facce, schieramenti, o programmi politici che sono graditi a parte della cittadinanza o a l’altra; è decidere se continuare a decidere, o abbandonarsi all’oblio di una coscienza addor- mentata, dove la politica della casa delle libertà si esterna con continui scoop dalla casa del grande fratello. Alessandro Blasetti Il FLOP a “Porta a Porta del cav. (Continua da pagina 7) appena iniziato. Un pessimismo dettato da vari fattori, a cominciare dal carovita che fa intravedere il rischio di impoverimento. Se nel 2003 il 32,5 per cento degli intervistati avvertiva un lieve peggioramento dell'economia italiana, nel 2004 il 48,2 per cento dice di percepire un netto peggioramento. E la maggioranza non crede alla ripresa: nel 2004, la percentuale di chi considera stabile la situazione economica del Paese risulta dimezzata rispetto al 2003 (il 14,4 per cento contro il 27,8 per cento). Povertà. L'Eurispes quantifica in 2.500.000 le famiglie povere (pari a circa 8 milioni di cittadini). Ma a queste aggiunge un altro 10% di famiglie italiane a rischio povertà: in valori assoluti si tratta di altri 2.400.000 nuclei familiari. Gian Maria Fara, presidente di Eurispes, sintetizza le 1.400 pagine del rapporto dicendo che ne viene fuori un quadro dell'Italia divisa tra "supergarantiti, poveri e a rischio povertà". E sottolinea che la categoria più penalizzata è quella dei lavoratori dipendenti: nel biennio 2001-2003 la perdita del potere d'acquisto è stata del 19,7% per gli impiegati, del 16% per gli operai, del 15,4% per i dirigenti e del 13,3% per i quadri. Retribuzioni. I salari si stanno riducendo e questo processo di impoverimento riguarda tanto i lavoratori a tempo indeterminato, che consideriamo i più protetti, quanto, e soprattutto, i "nuovi lavoratori", con tipologie contrattuali spesso non regolamentate a livello nazionale e che nella forma non costituiscono lavoro dipendente, come per esempio i contratti a progetto. Risparmio. La convizione diffusa è che "non ci sono più risorse da destinare al risparmio". Solo il 5,5 per cento degli intervistati prevede di mettere da parte sicuramente qualcosa nel 2004 (contro il 6,5% del 2003) e il 33,7 per cento, pur avendo intenzione di farlo, non è sicura di riuscirci. La maggioranza (il 56,4 per cento), poi, ha gettato la spugna sul risparmio, perché sa che non ce la farà. Chi cerca di far fruttare il gruzzolo si affida al mercato immobiliare. "A giudicare dai dati sui consumi spiega Fara - Nelle preferenze degli italiani, il mattone si conferma la forma d'investimento privilegiata. La scelta di tenere i soldi in un conto corrente e di acquistare titoli di Stato sta passando di moda: le percentuali di preferenza sono inferiori rispetto al 2003". Il problema di come investire riguarda però una percentuale minima di italiani. L'Eurispes osserva che le condizioni finanziarie delle famiglie sono tali per cui prevale la logica del "sopravvivere". Il 51,2 per cento (era il 38,7 per cento nel 2003) arriva a stento a fine mese e utilizza i risparmi accumulati in precedenza e deve contrarre debiti. GL A conferma dell’unto Per avvalorare vieppiù le parole del cav.:«… c’è stato un arricchimento generale del paese...», e quindi a ridicoleggiare le presunte proiezioni economiche compiute dall’Eurispes, riteniamo che la cosa più saggia sia pubblicare le 3 tabelle qui di lato, relativamente alle spese che deve affontare uno “studente”, una “casalinga” ed un “pensionato”. INTERNI Giustizia e Libertà 14 Febbraio 2004 9 (Continua da pagina 1) L’ULIVO annuncia … lazzo Madama e Mon- USA– che miri a chiarire l’esistenza o tecitorio. meno delle ADM in 5 febraio 2004 La stampa ci informa che il capogruppo dei DS, Gavino Augias avrebbe detto «Siamo contrari alla missione in Iraq, e non vediamo perché dobbiamo vambiare idea». La frattura nell’op posizione si sarebbe generata dalla deci sionde del Governo di presenatre un unico testo senza distinzioni cimprendnti tutte le missioni, dall’Iraq a tutte le altre in ui è presente l’Italia nel mondo. Viene presentata la possibilità che nell’Aula del Senato verrà presentata la richiesta che venga presentata in modo autonomo il rifinanziamenti della missione “Antica Babilonia” (nome assrgnato all’intervento in Iraq. Tutti i gruppi, dell’Opposizione”, inoltre, hanno denunciato l’intenzione di presentare un ddl per l’istituzione dei una commissione d’inchiets -alla stregua di quelle istituite in GB e negli Iraq. Non vorremmo (ma ci sentiamo moralmente obbligati a farlo) ricordare come il vecchio Giolitti considerava le “Commissioni Parlamentari d’Indagine”: le riteneva pressappoco “l’unico metodo valido per insabbiare un problema”. Ciò non è vero nelle altre nazioni, siamo d’accordo, ma nella nostra nazione si sta ancora dimostrando una prassi consolidata: come non ricordarsi della C o m m i s s i o n e “Telkekom Serbia” guidata dall’ineffabile on. Trantino, o quella sul “Caso Mitrokian” guidata dal molto più ineffabile Sen. Paolo Guzzanti ??? 6 febbraio 2004 I partiti dell’Op posizione, in ultima analisi si sarebbero impegnati a ricercare una posizione comune nei due rami del Par lamento. Anche se Pietro Folena ribadisce con forza «...penso che l’opposi- zione politica dellUlivo e del Centro Sinistra deve essere chiara che poniamo il problema del ritiro imediato dei nostri soldati dal l’Iraq». febbraio a Roma) incita l’Ulivo e tutta l’opposizione a costituire un gruppo compatto; proprio ora quando -riconosciamolo- si è dato inizio alla campagna eletto***** rale sia per le euroUn’ennesima incom- pee sia per le ammiprensibile serie di nistrative. non-decisioni Ci verrebbe da chiedell’Ulivo-DS. Dopo aver tanto bla- dersi se questa scelta terato sulla falsifica- inconsulta s’incanala zione del mandato sulla stessa scia di che inviava in Iraq quelle che masochisoldati italiani per sticamente ci portauna falsa “Peace kee- rono al suicidio eletping”, mentre si trat- torale del 13 maggio tava di una vera 2001, o cosa altro Guerra Guerreggiata dobbiamo aspettarci gli “iper -buonisti” di peggio da oggi ai del Triciclo affronte- giorni delle elezioni. ranno il tema della A riguardo dei presenza delle trup- tutt’ora ventilati pe in Iraq in modo “speaker” parlamenpavido, come se non tari dell’Opposizione volessero scontentare vorremmo che tutti il “padrone del vapo- si ricordino che anre”. che in quei giorni del 2001 (sostengono taE’ fin troppo facile , luni) che fosse il stando così le cose, “leader Maximo” ad prevedere una enne- esprimere i desiderasima “frattura” tra ta dell’Ulivo; oggi, le varie anime invece ne è (solo ?) lo dell’Ulivo, proprio speaker. mentre Prodi da Bruxelles (ed il 13-14 GL LASCIAMO STARE LA PRIMA REPUBBLICA di Masaniello Lo spettacolo offerto dalla maggioranza è imbarazzante e persino inquietante. Non lo dico io che pure sono d’accordo, ma Stefano Folli, direttore, mica della Padania, ma del più prestigioso quotidiano italiano, il Corriere della Sera (cfr. Lasciamo stare la Prima Repubblica; 08 02.2004) Domani ci sarà qualcuno che dirà: ecco un altro comunista, ma l’analisi di Folli, checchè ne pensi qualche sciocco, è lucidissima ed equilibrata perché si limita ad esporre fatti incontestabili come l’inadeguatezza del premier a gestire la sua sbraca- ta maggioranza. Divisa su tutto, esattamente come la sinistra degli anni passati e, ahimè, pare anche presenti. La destra trascina in modo snervante per il paese la verifica, riproponendo esattamente quel teatrino della politica tanto inviso al “capo”, tanto criticato all’epoca del primo governo dell’Ulivo ma, implacabilmene fotocopiato. L’incapacità di Berlusconi a esprimere una “leadership” politica, come obbiettivamente sapeva fare -si dice- nelle sue aziende, sempre secondo (Continua a pagina22) Giustizia e Libertà L’ “ANOMALO BICEFALO” 14 Febbraio 2004 10 I “casinisti” televisivi di Jacopo Fo (www.alcatraz.it) mo stati bravini. Noi, Santa gli amici di Planet e voi, carissimi lettori, che avete costituito il nucleo Innanzi tutto permette- centrale della comunitemi di dirvi che sono cazione anticensura. molto soddisfatto per il E pensare che c'era chi fatto che, alla fine e do- sosteneva che fosse inupo le note traversie, tile impegnarsi allo stre"L'anomalo bicefalo" e' mo per ottenere questo andato in o n d a . spazio sul satellite: "O Si e' trattato di un test passi alla Rai o non ti nessuno". molto importante per v e d e sapere fino a che punto T'el chi il nessuno!!! Silvio Berlusconi puo' Siamo finiti sui tg e sui fare quel che vuole. giornali di mezza EuroEvidentemente ogni pa… Sto facendo un po' di tanto non puo'. Ovviamente e' assurdo trionfalismo, lo so, ma che per trasmettere uno credo che ogni tanto ce spettacolo teatrale di un lo si possa anche concepremio Nobel si debba dere. scatenare una bagarre A questo punto, colto da internazionale ma e' an- megalomania galoppanche consolante sapere te, vi vorrei comunicare che non tutti sono di- tre piani diabolici che, sposti a inginocchiarsi visto che siamo in un davanti alla censura del- periodo di colpi di culo la "Casa delle liberta'". imprevedibili, potremE va fatto onore a Pla- mo anche portare a ternet e a Multitematiques mine. che hanno avuto il co- Lo so che un conto e' raggio civile di opporsi quel che si potrebbe faalle intimidazioni degli re e un conto quel che amici del Grande Co- poi accade, ma insommunicatore Paladino ma, lasciatemi sognadella Liberta' e di tra- re… smettere lo spettacolo Insomma ecco tre ideine addirittura con l'audio. che potrebbero risolleAlla fine tutta la storia vare lo spirito e le quosi e' rivelata un piccolo tazioni elettorali dei disastro mediatico per progressisti (che qui si gli amanti del bavaglio rischia di restare chiusi televisivo. a doppia mandata nella Certamente hanno visto casa delle Liberta' per le lo spettacolo molte piu' prossime 18 legislatupersone di quante l'a- re...) vrebbero seguito se non fosse successo nulla. Idea UNO E se poi si considera Dimostrare che i proche tutto questo casino gressisti sanno cambiare e' venuto fuori avendo il mondo da subito. come strumento soltan- Settore: ecologia pratito un canale satellitare... ca. Non mi risulta che una In questi anni la campatrasmissione via satelli- gna sulle tecnologie ete abbia mai avuto tanto cologiche lanciata da successo... beh possia- Alcatraz non ha ottenumo darci una pacca sul- to i risultati sperati. Ero le spalle e dire che sia- tanto stupido da credere 01.02.2004 Ringraziamo Genoveffa che una volta dimostrato (col supporto di ingegneri, bioarchitetti, idraulici ecc) che si poteva tagliare (subito) almeno il 30% dei consumi di acqua e energia, milioni di ecologisti e pacifisti e migliaia di amministrazioni locali si sarebbero messe a installare cose fantascientifiche tipo termostati, riduttori del flusso dell'acqua, pannelli solari per l'acqua calda, isolanti ecc. Non e' andata cosi' ma, d'altra parte, alcuni comuni, con sindaci visionari, lo hanno fatto e hanno cosi' dimostrato che le nostre proposte non erano impossibili cazzate. Ovviamente gli amministratori che hanno seguito questa via hanno subito ogni sorta di dispetti da parte delle ottuse burocrazie di partito. Ma incredibilmente sono sopravvissuti e gli esperimenti "visionari" hanno dimostrato efficienza e capacita' di far risparmiare denaro ai cittadini e danni all'ambiente. E ora queste esperienze concrete potrebbero essere replicate. Insomma l'idea sarebbe quella di presentarsi alle elezioni europee (e prepararsi alle politiche) avendo realizzato nel maggior numero possibile di comuni questo benedetto taglio del 30% dei costi energetici e idrici. Piu' soldi nelle casse dei comuni e nelle tasche dei cittadini. E finalmente un modo di fare politica che contenga la capacita' di comunicare con i fatti. Non mi illudo piu' che sia possibile ottenere entro le europee risultati enormi, ma un piccolo passo adesso potrebbe dire arrivare alla prova delle politiche con qualche cosa in mano di estremamente concreto. Allo stato attuale sarebbe utile trovare qualche sindaco interessato a entrare in contatto con quelle amministrazioni che gia' si muovono in questa direzione, mettere insieme le esperienze concrete, stilare una lista delle innovazioni che hanno dato risultati migliori e diffonderle... Sei un sindaco? Se ti interessa puoi metterti in contatto con Sandro Sbarbati, primo cittadino di Monsano, in provincia di Ancona, che oltre a essere un uomo bellissimo sta anche dandosi da fare eroicamente, da anni, in questa direzione. Se non sei sindaco non telefonargli, senno' passa la giornata a rispondere al telefono e non combina piu' nulla di ecologico. Se non sei sindaco puoi pero' trovare un sindaco progressista, piazzarti sotto casa sua e urlare fino a che non si convince a telefonare a Sbarbati. Se non sei un sindaco e telefoni lo stesso a Sbarbati sei un nemico della classe operaia e fai perdere solo tempo (ed e' per questo che non pubblichiamo il numero di telefono del comune di Monsano, se veramente sei un sindaco progressista e ecologista certamente possiedi tecniche segretissime per reperire il numero di telefono del comune di Monsano). Se sei sindaco e non ci riesci non hai nessuna possibilita' di tagliare del 30% i (Continua a pagina11) Giustizia e Libertà I casinisti della ... consumi del tuo comune e Dio solo sa come sei riuscito a farti eleggere.) Idea DUE Cambiamo la vita quotidiana degli italiani pur non essendo al governo, inducendo al rispetto di leggi elementari che non vengono rispettate solo perche' a nessuno viene in mente di farle rispettare. Metodo: ci si rivolge a magistratura e simili (la famosa tecnica "Il re e' nudo"). Settore: tante piccole azioni che danno risultati immediati sono meglio di grandi iniziative che finiscono in niente. Abbiamo individuato una trentina di situazioni di totale illegalita' sulle quali potremmo scatenare un'iniziativa di forte impatto semplicemente attivando la macchina della giustizia. Abbiamo dimostrato che questo e' possibile qualche anno fa ottenendo nel giro di 12 ore il sequestro su tutto il territorio nazionale del "Gratta e Vinci". Avevamo un piccolo mensile satirico ("L'eco della carogna", diretto da Sergio Angese) e scoprimmo che la polverina che veniva grattata via dai tagliandini era cancerogena. Presentammo un esposto alla magistratura corredato da analisi chimiche e il giudice non pote' fare altro che ordinare il sequestro, dopo di che venne cambiata la composizione chimica della patina da grattare (adesso non e' piu' sbirluccichina come una volta e non e' neanche tossica). Modestamente salvammo la vita a migliaia di italiani tossicodipendenti grattoni, poi, L’ “ANOMALO BICEFALO” ma tu guarda, "L'eco della carogna" vide svanire i suoi finanziatori. Tanto per fare un esempio potremmo chiedere il sequestro su scala nazionale delle pellicole per avvolgere gli alimenti che ancora contengono PVC (che a contatto con cibi grassi rilascia sostanze tossiche). Queste pellicole non dovrebbero piu' essere in commercio da parecchio e invece (chissa' come) ancora vengono vendute in barba a qualunque livello di buon senso e difesa della salute dei consumatori. La legge c'e' ma nessuno e' interessato a imporne il rispetto. Quel che voglio dire e' che in Italia ci sono molte situazioni di illegalita' conclamata. Puoi denunciarle per anni (e lo stiamo facendo) ma non succede nulla, a meno che non si abbiano i mezzi per intentare un'azione legale (ricerche, analisi, avvocati, ecc). Ho provato a parlarne con alcuni parlamentari ma non sembra che questo discorso interessi. A loro sembra irrisorio agire su questioni piccole. (Ma chissenefrega se la gente gratta e cosa gratta, dobbiamo conquistare la maggioranza in parlamento poi metteremo a posto tutto...) Comunque un'azione di questa portata si potrebbe (teoricamente) organizzare anche senza i mezzi di un gruppo parlamentare. Il problema e' che servirebbero un po' di avvocati disposti a fare le ricerche e preparare gli esposti alla magistratura. Non e' un lavoro da poco e noi non abbiamo i mezzi economici per gestire l'operazione. C'e' un avvocato disposto a realizzare almeno una di queste azioni di affermazione della legalita' repubblicana? Se sei un avvocato e hai giorni da perdere puoi telefonarci. Se non sei avvocato o sei avvocato e non hai tempo da perdere non farne perdere a noi a meno che tu non abbia molti soldi da devolvere per questa giusta causa. In questo caso puoi agevolmente usare il conto corrente pubblicato nella pagina dove chiediamo di sottoscrivere per sostenere le campagne di controinformazione di Cacao (http://www.alcatraz.it/s o c i . h t m l ) E questo lo puoi fare anche se non hai molti soldi... (Sai quella storia "Noi mettiamo il cacao tu metti il latte?") Idea TRE: Cambiare il modo di parlare in tv (organizzare seminari sulle regole essenziali della comunicazione televisiva). Settore: facciamoci capire. Ogni volta che vedo i nostri leader parlare in televisione mi metterei a piangere. Sembra che abbiano giurato di fronte a Gesu' Bambino di essere involuti, confusi e caotici. Per parlare in pubblico ed essere capiti la prima regola, nota all'ultimo cabarettista, e' quella di centrare un solo discorso di forte presa e insistere su quello qualunque cosa succeda (in gergo si dice "tormentone"). Invece i nostri leader hanno una passione smodata per perdersi cercando di chiarire tutta una serie di questioni tecniche assolutamente 14 Febbraio 2004 11 Continua da pagina 10) secondarie e impossibili da spiegare nei tempi televisivi. E inoltre si buttano in questa pratica autolesionista utilizzando tutte le parole difficili che conoscono convinti che il pubblico possa essere impressionato dalla loro sfolgorante cultura di livello superiore… Su questo terreno Berlusconi e' stato un genio, come vi ricorderete organizzo' dei corsi per tutti i candidati e su questo punto non transige. Osservate bene quando parlano. Puoi cercare di incastrare un esponente della Casa della Liberta' su almeno 20 temi, lui svicolera' sempre utilizzando pochissime risposte, sempre le stesse: 1) "Noi almeno abbiamo fatto qualche cosa, voi in 5 anni che eravate al governo cosa avete fatto?" (Questa risposta va bene se li si attacca sul conflitto di interessi, sulla Gasparri, sulle pensioni, sulla sanita', sulla giustizia) 2) "Finalmente siamo al pari con il resto del mondo libero". (Immunita' parlamentare, intervento in Iraq, legge sulle droghe, separazione delle carriere dei magistrati...) 3) "L'Ulivo ha fatto il disastro, noi stiamo rimettendo a posto i pezzi". (Crisi economica, Parmalat, inflazione, debito pubblico, disoccupazione, criminalita', immigrazione...) 4) "Non e' vero!" (in tutti gli altri casi) Ora il fatto che raccontino un fumo di balle non gli rende le cose piu' facili. Per noi dovrebbe essere piu' semplice spiegare le nostre Giustizia e Libertà Beppe Grillo su l’Internazionale 14 Febbraio 2004 12 Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia di Beppe Grillo (da L’Internazionale, n° 524; 30.01.2004) Leggiamo e riproponiamo per coloro che non avessero avuto modo di leggere su L’Internazionale (nr. 524 30 gennaio 2004) questo interessantissimo scritto di Beppe Grillo. Il caso Parmalat Da anni, molti segni indicavano che non conveniva investire in Parmalat . Se a me che faccio il comico questi segni sembravano così evidenti, come mai non erano evidenti alle banche internazionali, alle società di revisione, agli investitori e ai risparmiatori ? Standard & Poor dava un buon rating di Parmalat fino a due settimane prima del crollo. Negli ultimi sei mesi il valore delle azioni di Parmalat era raddoppiato. Deutsche Bank aveva comprato il 5 per cento di Parmalat e l'ha venduto appena prima del crollo. Davvero nessuno sapeva ? Dal 2002 ho raccontato nei miei spettacoli i debiti e i falsi di Parmalat a più di centomila persone. Sono figlio di un imprenditore. La mia prima perplessità su Parmalat è sulla strategia industriale più chesu quella finanziaria : mi colpisce la sproporzione tra la povertà del prodotto di base -il latte- e la megalomania del progetto e delle spese pubblicitarie di Calisto Tanzi. Una media azienda regionale che si propone, come diceva Tanzi, di diventare "la Coca Cola del latte" mostra di non conoscere né il prodotto né i mercati. E' come se un fabbricante di meridiane dicesse: "Veglio diventare la Rolex delle meridiane". Come si fa a dargli i propri soldi ? Le caratteristiche del latte fanno a pugni con quelle della Coca Cola, che è una miscela chimica e vegetale inventata da un farmacista, standardizzata mondialmente, prodotta in pochi enormi impianti centralizzati ; la CocaCola ha bassi costi di produzione e alti costi di vendita perché gran parte della sua attrattiva è fondata sulla pubblicità e sulle emozioni. Il latte è il contrario della CocaCola: è un prodotto naturale, deperibile, locale, proviene da migliaia di produttori, ha alti costi di produzione, bassi costi di vendita, molti concorrenti. (...) I ricavi della Coca-Cola si basano su ciò che è stato creato intorno alla sua bottiglia, quelli del latte su ciò che c'è dentro la bottiglia. E questo è già perfetto, è stato ottimizzato in milioni di anni di evoluzione. Modificare una cosa perfetta vuol dire peggiorarla, oppure farla diventare una cosa molto diversa, come il formaggio o lo yogurt. F 1, calcio e latterie Con il latte ci sono due strade: cercare di modificarlo il meno possibile e di conservarne il massimo di proprietà per qualche giorno, oppure trasformarlo in qualcosa di diverso, che si venda per altri motivi nutrizionali -come il formaggio o lo yogurt- o emozionali, come i "novel food" inventati dal marketing. Nel primo caso riescono meglio le piccole latterie locali, spesso cooperative o comunali, di cui ci sono buoni esempi in Italia e in Svizzera. Nel secondo caso, il maggior successo lo hanno poche grandi aziende che investono molto in ricerca e marketing. In entrambi i casi i margini di guadagno sono modesti e non giustificano spese enormi di propaganda. Marlboro o Benetton possono sponsorizzare la Formula Uno perchè vendono prodotti con alto valore aggiunto e alto contenuto emozionale, hanno una distribuzione capillare e prodotti identici in più di duecento nazioni. Ma un consorzio di latte no, non può sponsorizzare la Formula uno come ha fatto Parmalat per anni: sono soldi sprecati. Lo stesso vale per le sponsorizzazioni di decine di squadre sportive nel mondo, tra cui quella molto costosa del Parma calcio in Italia. Questo vale anche per il jet privato intercontinentale di Parmalat, che secondo diversi giornali veniva prestato da Tanzi a vescovi, cardinali e a un ambasciatore degli Stati Uniti. Insomma c'era una grande discrepanza tra il tipo di impresa industriale e la stravagante grandezza delle sue spese. La cosa che più mi colpisce nei reportage di questi giorni è che si parla solo di soldi, mai di prodotti. Scrivono di Parmalat come di un'impresa finanziaria e non di un'industria che fabbrica prodotti tangibili, anzi mangiabili. Questo sottintende una convinzione molto diffusa, almeno in Italia: qualunque azienda, con qualunque prodotto, potrebbe generare per sempre grandi profitti purché sia in mano a finanzieri creativi e spregiudicati. Latte e merluzzi Nei miei spettacoli ho cominciato prima a parlare dei prodotti, e solo poi dei miliardi di Parmalat. Nel 2001, girando tra il pubblico in sala, tenevo in mano un merluzzo e lo immergevo in una tazza di latte chiedendo alla gente che effetto gli facesse. Mi ci aveva fatto pensare un "novel food" Parmalat. Un'imponente campagna pubblicitaria annunciava la "scoperta" del latte con gli omega -3, una miscela di grassi che prometteva effetti benefici sul sistema cardiocircolatorio. Quello che la pubblicità non diceva è che gli omega -3 sono grassi normalmente estratti da pesci e che quel latte non era stato "scoperto", ma inventato in (Continua a pagina 13) Giustizia e Libertà Beppe Grillo su l’Internazionale 14 Febbraio 2004 13 Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia (Continua da pagina 12) laboratorio, fabbricando una miscela artificiale di latte di mucca e di additivi estranei. Che fine hanno fatto quel prodotto e quegli investimenti ? Gli scandali alimentari degli ultimi anni hanno fatto perdere a molti europei la fiducia nei prodotti dell'agrobusiness. Ora gli europei dovrebbero riacquistare fiducia grazie ai "rigorosi controlli" italiani della nuova Agenzia alimentare europea, che avrà sede proprio a Parma, la città di cui Parmalat è il simbolo ? E chi è stato il garante di Parma in Europa ? Chi ha imposto Parma come sede dell'Agenzia alimentare europea ? E' stato Silvio Berlusconi, che ha detto all'Europa: "Per Parma garantisco io !". Voleva come al solito giurare sulla testa dei suoi figli, ma glielo hanno sconsigliato. Tanzi e Berlusconi sono oggi i due imprenditori italiani più conosciuti nel mondo. Mi sembra che non siano famosi come testimonial dell'Italia di cui ci si può fidare. Sento ripetere da industriali e finanzieri che Parmalat è un'eccezione criminale e non rappresenta l'Italia; sento dire che ogni settore ha le sue pecore nere. Invece è vero il contrario. Tanzi, come Berlusconi, è un buon esempio della classe dirigente italiana di oggi. Entrambi sono casi patologici di megalomania. Entrambi posseggono una grande squadra di calcio, yacht miliardari, un jet privato. Prima di fondare Forza Italia la dimensione dei debiti di Berlusconi, la sua dimestichezza nel falsificare i bilanci, la sua ragnatela di società finanziarie off shore ricordavano la situazione di Tanzi. Berlusconi confidò a giornalisti come Biagi e Montanelli che l'unico modo per salvarsi era conquistare il potere politico. E' qui la differenza insormontabile tra Tanzi e Berlusconi : Tanzi non avrebbe potuto fondare "Forza Lat" e salvarsi con la politica come ha fatto Berlusconi con Forza Italia. Il latte non può essere trasformato in una proposta politica, la televisione commerciale sì. La mentalità, l'ideologia, l'apparato, gli uomini e i metodi del business di Berlusconi consistono da decenni nell'imbrogliare e conquistare milioni di persone con l'immagine affascinante di una società ideale in cui tutti sono giovani e belli, annegano in un'alluvione di consumi e sono sempre allegri, oltre la soglia della stupidità. La ricetta magica Più pubblicità, quindi più consumi, più produzione, più occupazione, più profitti, quindi di nuovo più pubblicità e così via in una spirale infinita di benessere. Questo -che era già un programma intrinsecamente politico- è stato trasformato facilmente in un programma esplicitamente politico. E' bastato estendere leggermente lo spettro degli obiettivi, trovare un nome adatto a uno pseudopartito (Forza Italia) e incaricare decine dei migliori funzionari di Publitalia -la potente agenzia di pubblicità di Fininvest- di trasformarsi in commissari politici e di perseguire a tutti i costi la conquista del mercato. Tanzi non ha la mentalità spettacolare e le strutture di comunicazione di Berlusconi. Per questo non poteva diventare lui stesso un prodotto politico . Si limitava a finanziare il partito più forte, prima la Democrazia cristiana e poi Forza Italia . Tanzi è austero, schivo, uomo di chiesa e di pochissime parole. Lo stile era quello di un cardinale. Lo stile di Berlusconi, invece, è quello di showman di basso livello, da giovane cantava e raccontava barzellette sulle navi da crociera. Non ha mai smesso, nemmeno al parlamento europeo, di esibirsi e di cercare di far ridere. Il "core business" di Berlusconi è Berlusconi stesso. Ciò che ha permesso a Berlusconi di salvarsi con la politica è il cabaret, sono le sue esperienze giovanili di showman e un istinto comico di basso livello che ha grande successo tra la gente meno colta, proprio come le sue televisioni. Salvato dal cabaret Se non fosse un personaggio tragico per l'Italia, Berlusconi sarebbe il maggior fenomeno del secolo di avanspettacolo comico italiano. Sia Tanzi che Berlusconi hanno il titolo di Cavaliere del lavoro. In Italia la stampa usa il termine "il Cavaliere" come sinonimo di Berlusconi. Oggi per fare chiarezza qualcuno dovrebbe rinunciare a quel titolo: o Tanzi o Berlusconi oppure i molti Cavalieri onesti che ci sono in Italia. Finché Berlusconi e Tanzi sono Cavalieri è inevitabile pensare ai cavalieri dell'Apocalisse. E' gente come loro che sta portando l'Italia all'Apocalisse economia e civile. Quasi tutta l'Italia è una grande Parmalat, fondata più sull'apparenza e sulla falsificazione che non sulla sostanza. Come per Parmalat, pochi si rendono conto -o confessano di rendersi conto- dell'abisso che c'è tra l'immagine e la realtà dell'Italia. Per trent'anni l'instabilità politica e la corruzione hanno rallentato la modernizzazione del paese, ponendo le basi del suo attuale declino. Ma da dieci anni, da quando la Fininvest di Berlusconi è diventata il principale attore politico italiano, questo rallentamento si è trasformato in paralisi. Quasi tutte le energie delle due parti del sistema politico sono prosciugate da una parte dal tentativo di estendere il potere e l'ideologia Fininvest a tutto lo stato e a tutta la società; dall'altra dal tentativo di contrastare questo assalto egemonico. In Italia molti settori richiedono da decenni riforme profonde e urgen(Continua a pagina 14) Giustizia e Libertà Beppe Grillo su l’Internazionale 14 Febbraio 2004 14 Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia (Continua da pagina 13) ti: istruzione, informazione, ricerca, innovazione, tecnologia, pensioni, occupazione, distribuzione dei redditi, amministrazione della giustizia, energia, trasporti, gestione del territorio, protezione e risanamento de l'ambiente, sviluppo sostenibile. Ma da dieci anni tutto ciò passa in secondo piano, i ritardi italiani si accumulano, diventano drammatici. Il crepuscolo dell'Italia Il sistema Fininvest e il sistema Italia per certi versi sono analoghi al sistema Parmalat: molta apparenza, conti falsi, corruzione, poca qualità, futuro in declino. Parmalat aveva conti falsi, ma produce milioni di tonnellate di alimenti che generano benessere reale per decine di milioni di persone in trenta paesi. Fininvest non è una multinazionale, come Parmalat, ma una "ipernazionale". I suoi profitti provengono quasi esclusivamente dall'Italia e si basano su uno stretto legame con il sistema della politica italiana e della corruzione. La gran parte dei suoi guadagni viene dalla pubblicità obbligatoria, un'attività controversa che crea alla popolazione più danni che benefici. Più che profitti in un mercato competitivo, si tratta di una rendita senza rischi, basata sul monopolio, sullo statalismo, sulla produzione di niente di concreto. Sono miliardi di euro che, con il sistema della pubblicità obbligatoria, Fininvest "preleva dalle tasche degli italiani" quando questi -anche quelli che non guardano le sue televisioni comprano i molti prodotti resi più cari dalla pubblicità . Meriti e rischi ne ha pochi, perché il bombardamento pubblicitario è forzato e non è evitabile dai cittadini (altro che Casa delle libertà!), perché la televisione commerciale -privata o stataleè l'unico tipo di televisione in Italia e perché questa rendita pubblicitaria di fonda su conces- sioni statali di frequenze televisive ottenute corrompendo il potere politico ai tempi di Craxi. Senza queste concessioni statali, in quasi monopolio e in parte illegali, le rendite e il potere di Fininvest crollerebbero. Da due anni inoltre la Fininvest è ulteriormente garantita dalle centinaia di suoi uomini che hanno preso il controllo del governo, del parlamento e della televisione pubblica e che cercano ora di conquistare il controllo anche della magistratura e della banca centrale. La rendita senza rischi di Fininvest è inoltre facilitata dal fatto che molti dei settanta avvocati che Berlusconi ha fatto eleggere in parlamento usano nei processi contro Berlusconi e i suoi uomini le leggi a favore di Berlusconi che loro stessi propongono o approvano come parlamentari. Questi stessi avvocati -per esempio Pecorella, Taormina o Ghedini- sono ospiti frequenti nei talk show televisivi, dove continuano la loro difesa di Berlusconi nel "tribunale" italiano più importante, quello di milioni di telespettatori ed elettori, e spesso parlano in tv per ore senza un avversario al loro livello. Questo tipo di avvocati miliardari, star del foro, della televisione e del Parlamento, rappresentano bene la concentrazione che è avvenuta in Italia del potere economico, esecutivo, legislativo e informativo nelle mani di un'unica azienda, la Fininvest. Grazie a una legge di Berlusconi -valida retroattivamente anche per i suoi falsi- il falso in bilancio è stato quasi completamente depenalizzato. Così è restato o è diventato una pratica diffusa non solo per aziende italiane come Parmalat, Fininvest e altre, ma anche per il governo. In Italia il vero rapporto tra deficit e pil nel 2003 non è inferiore al 3 per cento, come dichiarato dal governo, ma sarebbe superiore al 4 per cento se la contabilità creativa del ministro Tremonti -un ex commercialista di Berlusconi- non avesse contabilizzato per il 2003 gli introiti de- rivanti da enormi condoni fiscali ed edilizi e da vendite e alienazioni di beni dello stato che andrebbero distribuiti in molti anni. Quasi tutti sanno che questa contabilità è una truffa, ma fanno finta di non vedere. Come fingevano di non vedere la realtà Parmalat. Un paese al crepuscolo Se la situazione reale di Parmalat, di Fininvest e dello stato italiano non è all'altezza delle apparenze e della propaganda, la situazione dell'economia e delle società italiane -lo dico con tristezza e rabbia- non è migliore. Purtroppo la realtà dell'Italia non è all'altezza dell'immagine che la Ferrari e Armani diffondono nel mondo. L'Italia è in declino rapido, è un paese al crepuscolo. E' per questo che il mio spettacolo si chiama Blackout e io entro in scena in una sala al buio, con in mano un candelabro. Faccio l'attore comico, il declino dell'Italia lo percepisco principalmente con gli occhi e le orecchie: vedo la pubblicità e la volgarità dilagare ovunque nel paesaggio, nei mezzi d'informazione, nella vita quotidiana. Dove prima c'erano capannoni industriali, oggi ci sono lunghe file di cartelloni pubblicitari; ritraggono spesso merci che una volta erano prodotte in quei luoghi ma oggi sono importate. Vedo il degrado dell'ambiente e della grandi città, sento il traffico e il rumore aumentare ovunque. Sento la gente: avvilimento, mancanza di prospettive, ignoranza e disinteresse per ciò che succede nel resto del mondo, egoismo, cattiveria e volgarità crescenti, chiusura nei propri affari e nella famiglia, declino del senso civico e della solidarietà. Anche se come artista avrei il diritto di farlo, non mi baso solo sulle mie impressioni. Io -attore vero- non voglio fare come Berlusconi -statista falsoche parla in televisione nascondendo i fatti e le statistiche, evocando sogni, promesse, miracoli e rivoluzioni. (Continua a pagina 15) Giustizia e Libertà Beppe Grillo su l’Internazionale 14 Febbraio 2004 15 Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia (Continua da pagina 14) Mi piace documentarmi con dati e cifre nudi e crudi, senza lifting. Ai pochi stranieri che volessero ancora investire in Italia e ai molti italiani che volesse votare di nuovo per il sistema Fininvest-Forza Italia consiglio due piccoli libri: "Il mondo in cifre 2004", una sintetica raccolta di statistiche internazionali curata dall'Economist (e pubblicata da “Internazionale”) e "Il declino dell'Italia", un inquietante libro del giornalista economico Roberto Petrini (Laterza). Spendendo meno di trenta euro in questi due libretti, chi si volesse documentare sul crepuscolo italiano può forse schivare ulteriori guai e investimenti sbagliati . Se parlo di crepuscolo dell'Italia, non mi baso solo sulle mie impressioni del presente, ma anche sugli indicatori che ci segnalano il futuro del paese. E questi indicatori mettono tristezza. L'Italia sta diventando un ex paese industriale che ha smantellato o sta smantellando buona parte della sua industria, una volta ben piazzata nel mondo: chimica, farmaceutica, informatica, elettronica, aeronautica, forse presto anche automobilistica. L'Italia è il paese con più persone anziane al mondo e con la minore fertilità tra i paesi industrializzati: da anni le nascite sono meno delle morti. I nostri livelli di istruzione, di cultura, di ricerca scientifica e tecnologica sono tra i più bassi al Europa. Tra i paesi industriali abbiamo una delle più basse percentuali di laureati e il più alto numero di maghi, pubblicitari e guaritori. Invece di investire e lavorare per il futuro stiamo consumando allegramente le ultime risorse che ci rimangono. Nella quota delle esportazioni mondiali in dieci anni siamo scesi dal 5 al 3,6 per cento. Nelle esportazioni mondiali di prodotti tecnologici stiamo scomparendo con un piccolo 2,5 per cento, mentre Francia e Germania sono al 6 e all'8 per cento. Esaminando la posizione dell'I- talia nel contesto internazionale non c'è da stupirsi se siamo il paese industriale che attira meno capitali stranieri. Gli investimenti delle multinazionali in Italia sono diminuiti dell'11 per cento nel 2001, del 44 per cento nel 2002. Per bocca di due dei suoi ministri più influenti il governo italiano afferma che l'Unione europea è dominata dai "nazisti rossi". Uno di loro dice che l'Europa è "forcolandia", che con il fallimento della costituzione europea a Bruxelles "siamo riusciti a fermare l'impero comunista che stava tornando" , che "l'euro è la rapina del millennio. L'hanno inventata i massoni". Se foste un investitore straniero mettereste i vostri soldi in un paese governato da gente così ? Indicatori desolanti Se osserviamo la posizione dell'Italia in alcune classifiche internazionali può sembrare quella di un paese fortunato: settimo pil al mondo, quarto posto tra i grandi paesi per numero di automobili e di telefonini per abitante. Ma se analizziamo gli indicatori che danno un'immagine più completa dell'Italia e soprattutto delle sue opportunità per il futuro, allora siamo al crepuscolo. In una ventina dei principali indicatori internazionali che delineano il futuro e la dinamica di un paese, l'Italia di trova tra il ventesimo e il quarantesimo posto. Gli stati che più spesso ci accompagnano in queste classifiche sono paesi in via di sviluppo (Colombia, Namibia, Sri Lanka, Cina, Brasile), paesi dell'Europa dell'est in transizione (Slovenia, Estonia, Slovacchia) o nel migliore dei casi i meno sviluppati tra i paesi europei (Spagna, Portogallo, Grecia). La differenza preoccupante tra l'Italia e questi paesi è che loro da anni stanno salendo nelle classifiche internazionali, noi invece stiamo scendendo. Ogni anno ci incontriamo con loro sui pianerottoli della scala internazionale: li vediamo salire e noi scendiamo di un'altra rampa. (...) Fine di un'era E' incredibile la profondità del declino italiano. Nel rinascimento siamo stati un faro della cultura, della scienza, dell'innovazione e della finanza in Europa. Nella musica e nella tecnica bancaria ancora oggi molti termini tecnici in tedesco e in inglese sono parole italiane (sonata, adagio, fortissimo oppure aggio, incasso, sconto, lombard) a testimonianza dei secoli in cui eravamo il paese di riferimento in quei campi. Più tardi abbiamo inventato l'elicottero, l'aliscafo, il batiscafo, il telefono, la radio. Oggi però non inventiamo quasi niente, l'Italia ha meno premi Nobel del solo Politecnico di Zurigo, il nostro export si basa su prodotti di bassa tecnologia che presto vedranno la concorrenza dei paesi emergenti, mentre nei prodotti ad alta tecnologia non possiamo competere con le nazioni più avanzate. I nostri manager in compenso vogliono orientarsi per i loro stipendi agli Stati Uniti e per quelli dei loro dipendenti alla Bulgaria o alla Cina. Il numero dei laureati italiani che lavorano all'estero è sette volte maggiore del numero dei laureati stranieri che lavorano in Italia. Per decenni buona parte della grande industria e dell'export italiano hanno prosperato grazie alla benevolenza dello stato e dei partiti e alle periodiche svalutazioni della lira. Oggi che questo non è più possibile, il declino italiano si accelera. Paghiamo il prezzo delle modernizzazioni che non abbiamo fatto negli ultimi anni. Al crepuscolo industriale, tecnologico e culturale dell'Italia si aggiunge il declino sociale con un rapido aumento della ricchezza dei ricchi e l'estensione e l'approfondimento della povertà. Nella disuguaglianza dei redditi abbiamo superato perfino gli Stati Uniti: in un decennio (1991-2001) il 20 per cento degli italiani è diventa (Continua a pagina 16) Giustizia e Libertà Beppe Grillo e INTERNI 14 Febbraio 2004 16 Il caso Parmalat ed il crepuscolo dell’Italia lavori sempre più precari fanno crescere la conflittualità selvagto più ricco, l'80 per cento più gia -come quella dei guidatori povero. Il reddito del decimo di di tram e autobus- che frena ulitaliani più ricchi è cresciuto del teriormente la qualità della vita e 12 per cento, mentre il reddito lo sviluppo del paese . del decimo di italiani più poveri è sceso del 22 per cento. Otto La resa della sostanza almilioni di italiani vivono sotto l'apparenza la soglia di povertà e altri quatIl declino della Fiat è forse uno tro milioni vivono appena sopra. dei migliori indici del declino Molti di questi poveri e quasi italiano: dieci anni da Fiat venpoveri hanno un lavoro o due o deva in Italia un'auto su due, tre, ma non gli bastano per viveoggi una su tre. L'immagine più re decentemente. forte del crepuscolo italiano è Lo stipendio medio di un tran- stata per me quella della carovaviere a Zurigo (550 franchi) è na di limousine scure che in una quasi il triplo di quello di un sera del 2002 -al culmine di una tranviere di Milano, ma il costo crisi della Fiat che sembrava della vita e dei biglietti del tram mortale- ha portato l'intero stato a Zurigo è solo il 50 per cento maggiore della Fiat a un consulto drammatico, non al ministero più alto che a Milano. Stipendi reali sempre più bassi e dell'industria o delle finanze ma (Continua da pagina 15) nella grande villa di Arcore si Silvio Berlusconi, padrone della Fininvest e capo del governo. Le immagini del telegiornale sembravano quelle di un film sulla mafia, quando avviene un regolamento di conti e un cambio della famiglia al vertice del potere. Era la resa di ciò che resta dell'Italia industriale alla nuova egemonia, all'Italia della pubblicità e della televisione commerciale. La resa della sostanza all'apparenza. Non è un caso che l'industria che ha conquistato il potere politico in Italia non fabbrichi cose ma sogni, non venda merci ma promesse . Beppe Grillo Mezzi di Locomozione (Continua da pagina 1) re Occhetto e Di Pietro: “che ci azzecca”? No , si chiamerà: “la seconda gioiosa macchina da guerra due, la vendetta.” E vai così, la sinistra è simpatica, così imprevedibile, mai una certezza, che noia sarebbe ,meglio questi continui cambiamenti che la rendono viva, migliore, come un lifting facciale escluso quello del Premier, di dubbia riuscita visto che prima somigliava a Benito ora sembra la Guzzanti. Quanto mi piace il listone! E così opulento, come nome, una pasta cresciuta per pizzette saporite, peccato che somigli più ad un pasticcio, gastronomicamente parlando, s’intende. Dimenticavo i riformisti: la mia ignoranza mi impedisce categoricamente di capire cosa riformano, gli unici riformati che io conosca sono quelli per deficienza toracica alla visita militare, chissà come è andata a Fassino all’ epoca. Se fossi una riformista riformerei i connotati a chi dico io. Anna Maria. me del Capo del Governo. Come può Berlusconi pensare di far protrarre impunemente a suo vantaggio il rastrellamento di risorse sottratte ad altri ? Egli ha cercato finora di ripararsi dietro la scusa ipocrita di una Sinistra che a suo tempo non avrebbe voluto approvare una legge sul conflitto di interessi, quando essa era maggioranza. Egli sa benissimo di avere impedito alla Sinistra di legiferare nella materia in quel momento, agitando fragorosamente contro di essa l’accusa di volere impedire al centro destra di conquistare il governo con lui Presidente. zione e si proponeva agli elettori come candidato a governare. La Sinistra diede allora prova si sensibilità democratica proprio non forzando la mano contro di lui quando era solo capo dell’opposi- Lo esigono il rispetto del Diritto e quello della Morale. Conflitto d’interessi (Continua da pagina 3) nella materia. Nel frattempo il conflitto, con lui protagonista, ha inesorabilmente prodotto una miriade di nefaste conseguenze. Nel vuoto legislativo di questi mille giorni ha funzionato a pieno ritmo solo il meccanismo occulto della usurpazione degli interessi popolari. Il beneficiario di quel drenaggio porta ben in evidenza il nome e cogno- Ma proprio per questo, essendo oggi al Governo, Berlusconi ha l’obbligo assoluto di sciogliere il nodo non ha voluto fosse sciolto prima. Aemme Giustizia e Libertà ECONOMIA 14 Febbraio 2004 17 Parmalat: c’era chi sapeva di Paolo Di Roberto Dai grafici di Borsa viene fuori una sconcertante realtà: qualcuno sapeva delle cattive acque dell’azienda e ha pilotato il mercato per liberarsi in tempo delle proprie azioni a scapito di qualcun altro, forse proprio dei piccoli risparmiatori. Si fa un grande dibattere sullo scandalo Parmalat, e non poteva essere altrimenti, visto l’impatto economico, il gran numero di posti di lavoro direttamente o indirettamente a rischio, nonché l’alto numero di risparmiatori che, in talune occasioni, hanno investito cifre relativamente alte nell’azienda. In particolare in questo articolo vogliamo proporre un’analisi sull’andamento delle quotazioni di Borsa nelle settimane precedenti alle indagini della magistratura, allo scopo di mostrare come il grafico possa fornire delle i n f o r m azioni part i c o l a rmente interessanti. Tali informazioni possono non avere forse alcun valore dal punto di vista squisitamente giuridico, in quanto non costituiscono una prova e soprattutto non permettono di iden tificare con certezza i responsabi li, ma forniscono sicuramente dei grossi sospetti su come qualcuno possa aver giocato sulla pelle di lavoratori e risparmiatori. Come è possibile vedere dal grafico generale, dall’aprile 2002 al febbraio 2003 il titolo Parmalat ha avuto un progressivo calo. Questo di per sé non costituisce un elemento significativo. Infatti nello stesso periodo anche la borsa italiana, in generale, ha avuto un calo alquanto sostenuto, retaggio ancora dello sgonfiamento della bolla speculativa degli anni 1999-2000 e della ristagnazione dell’economia mondiale Il primo elemento significativo lo troviamo alla fine di febbraio 2003. Un improvviso scivolone, circa il dieci percento nel giro di due soli giorni, con una grandissima quantità di scambi, come possiamo vedere anche dalla figura in dettaglio. Poi il grafico riprende a salire fino ad agosto 2003. A questo punto comincia qualcosa di veramente strano. Mentre la borsa italiana continua la sua ripresa salendo, il titolo Parmalat comincia una discesa. E’settembre 2003, ricor (diamolo). Continua a pagina 16) Giustizia e Libertà (Continua da pagina 17) Parmalat: c’era chi .. Improvvisamente, agli inizi di novembre 2003 comincia un rapido crollo, circa il 20% in pochi giorni. Non basta. Negli ultimi giorni di novembre c’è una consistente risalita, 10% in pochi giorni, fino alle inchieste di metà dicembre e il conseguente crollo e sospensione in Borsa del titolo. In particolare, nella nostra analisi, vogliamo puntare l’indice sulle quotazioni del 27 febbraio. Come possiamo vedere sia nel grafico grande, sia in quello dettagliato, la quantità di scambi è stata particolarmente consistente, in modo anomalo rispetto agli altri giorni dell’anno. Dobbiamo andare agli inizi di novembre, nei giorni del crollo del titolo, per trovare una quantità di scambi altrettanto forte. Nella stessa giornata (e nel corso del giorno precedente), si è avuto contemporaneamente un calo consistente del titolo. Già questi due elementi fanno pensare che qualcuno si volesse liberare delle azioni Parmalat presagendo difficoltà finanziarie del gruppo e le ha messe in vendita sul mercato in grosse quantità. Questo dubbio diventa invece certezza agli inizi di novembre, quando accompagnata dai forti ribassi, troviamo anche qui un paio di settimane in cui gli scambi si fanno molto elevati. Resta allora da chiedersi: se si presagiva un crollo, come si spiegano la salita del titolo nel periodo marzo-agosto? E come si spiega la risalita della fine di novem- ECONOMIA dalo non valevano più nulla. Il risultato è stato un limitare le perdite a soli 25 titoli dai 100 inizialmente in proprio possesso. Non solo. E’ ipotizzabile anche che nel corso della primavera ed estate del 2003 la risalita del titolo sia stata operata anche al fine di piazzare, presso i piccoli risparmiatori, i famosi “bond”, mostrando, o facendo loro credere, che Parmalat fosse ancora in floride acque e mascherando la discesa del 27 febbraio con il difficile periodo dell’economia mondiale. Dall’analisi dei grafici, appare abbastanza chiaro che la notizia delle cattive acque di Parmalat era conosciuta già dalla finedi feb braio 2003,ormai unanno fa. Tutte le operazioni borsitiche Lunardi, Callisto Tanzi e Petrucci. sconsigliauno, rimanendo però con te da quella data, come una quantità di invendu- il piazzamento di bond to, quindi ne hanno ri- presso i piccoli risparcomprato una parte per miatori, nonché la stesaiutare la risalita del sa vendita delle azioni, prezzo nella fase due, in- sono state fatte, quasi fine hanno cercato di certamente in malafepiazzare definitivamente de, con l’intenzione di quelli rimasti invenduti liberarsi di questi titoli nella fase uno con quelli alquanto scomodi. ricomprati nella fase due. Fino al momento in cui Per fare un esempio, se l’intervento della guaruno di questi grandi inve- dia di finanza e della stitori aveva, supponia- magistratura ha reso mo, 100 titoli nel casset- evidente il buco di bito, 50 li ha venduto subi- lancio. Chi ha operato to, poi ne ha ricomprati in questo senso altro 25 per aiutare la risalita non potevano essere del prezzo, quindi al mo- che i grandi investitori, mento del crollo finale ne gli unici capaci di indiha venduti ancora 50, ri- rizzare il mercato. manendo con soli 25 tito- Paolo di Roberto li che, scoppiato lo scanbre? La risposta non può che essere univoca, ed è quella della speculazione. Chi conosceva molto bene la situazione finanziaria della Parmalat, ovvero i grandi investitori, ed in particolare le banche, ha affrettato la vendita delle azioni portando ad un brusco calo del titolo. Successivamente, non riuscendo a piazzare tutte le azioni in proprio possesso in un sol colpo, ha realizzato delle manovre atte a far salire i prezzi, il tutto con lo scopo di non dover “regalare” le azioni rimaste in proprio possesso, ma di cercare comunque di venderle ad un prezzo accettabile. Gli stessi grandi investitori hanno venduto alcuni titoli Parmalat nella fase 14 Febbraio 2004 18 Continua da pagina 11) ragioni proprio perche' abbiamo ragione. Parliamo di Parmalat? Bisognerebbe continuare a ripetere un unico concetto: in Usa dopo Enron hanno portato a 25 anni la pena per il falso in bilancio. Voi l'avete depenalizzato per salvare Silvio. Parliamo di giustizia: La vostra riforma prevede che tutte le prove vengano formate davanti al giudice in ogni processo. Le testimonianze e le prove raccolte in altri processi non valgono. Perche'? Parliamo di immunita': Clinton e' stato processato per aver mentito a proposito di un rapporto orale in una stanza ovale. Il vostro premier e' inquisito per corruzione, evasione fiscale ecc ecc e voi non lo volete processare. Non mi sembrate molto americani. Iraq, Afghanistan, ecc... State appoggiando chi ha contaminato milioni di persone utilizzando uranio impoverito. TV: Il signor Di Stefano ha vinto un concorso di stato e ha ottenuto 2 frequenze televisive. Perche' non gliele avete date? Certo bisognerebbe anche trovare una risposta per il fatto che in 5 anni non si e' fatta una legge sul conflitto di interessi, non si e' riformata la giustizia. E non si e' data neppure una frequenza al povero Di Stefano... Potremmo dire che allora l'Ulivo era in mano a una banda di debosciati e che adesso li abbiamo mandati via... Beh, in effetti sono ancora li'... Comunque intanto che sono ancora li' sarebbe meglio che almeno imparassero a parlare... Non penso certo che (Continua a pagina 22) INTERNI Giustizia e Libertà 14 Febbraio 2004 19 società civile INFORMAZIONE E DEMOCRAZIA di Giulietto Chiesa, Luigi Ciotti, Gino Strada, Alex Zanotelli Con preghiera di massima diffusione Dal dopoguerra, l'Italia non ha mai vissuto una situazione così grave come questa: è la sua stessa democrazia ad esserne minacciata. Una sola persona è oggi in grado di influenzare direttamente il 95% delle televisioni italiane e tramite esse una grande massa di cittadini. È una situazione talmente preoccupante da essere regolarmente denunciata da autorevoli istituzioni europee come l'OSCE. Non altrettanto da istituzioni italiane. L'attuale governo, tramite la legge Gasparri, vuole imporre nuove disposizioni in materia di televisione, radio ed editoria. Questo aggrava ulteriormente il quadro con la minaccia di un monopolio su tutti i mezzi di comunicazione di massa. Tutto ciò avviene senza una seria e incalzante opposizione parlamentare. Mai come oggi l' informazione è stata così censurata, faziosa, unilaterale. Una colossale mistificazione impedisce a milioni di persone ogni seria reazione critica. In queste condizioni un vero dibattito politico e culturale è reso impossibile. In queste condizioni i cittadini sono vittime di una martellante propaganda mediatica e non possono affrontare e dibattere problemi vitali della società italiana: la guerra, l’immigrazione, i problemi della mafia, delle dipendenze, del carcere, dell'emarginazione, delle povertà, della scuola, della sanità e del lavoro. Ciò significa che il confronto democratico tra i cittadini, prima ancora che tra i partiti, non può avvenire. Dobbiamo reagire insieme e positivamente. Una società civile organizzata esiste e può affermare i propri diritti. L'emergenza impone che essa si faccia sentire attraverso tutti i mezzi democratici disponibili, purché siano condivisi, trasparenti, partecipati, plurali, capaci di informare la popolazione in modo tempestivo e professionale. Gli operatori dell’informazione possono rivendicare la propria libertà e la propria dignità personale e professionale, se agiscono in maniera coordinata e costante. Dobbiamo tutti lavorare insieme per costruire un'alternativa concreta al monopolio informativo e ridare forza alla democrazia del nostro paese. Giulietto Chiesa, Luigi Ciotti, Gino Strada, Alex Zanotelli Sottoscrivi l'appello Giustizia e Libertà INTERNI 14 Febbraio 2004 20 L’ “amaca” di Michele Serra del 1 febbraio 2004 di GL La ricostruzione del pensiero di Berlusconi sull’euro, attenendosi alle sue ultime dichiarazioni pubbliche, è esattamente la seguente: “La moneta europea, evidente responsabile dell’ inflazione e del caro- prezzi, è molto vantaggiosa per l’ economia nazionale, e, avendo noi avvertito per tempo gli italiani degli evidenti svantaggi, abbiamo dunque deciso di adottarla anche se era già stata adottata da precedenti governi illiberali, nel quadro della nostra valutazione positiva della politica europea da noi osteggiata, alla luce dello scandalo Parmalat il cui impatto distruttivo è stato di molto attenuato dall’ euro preservando i risparmiatori rovinati dall’ euro ,moneta esteticamente molto brutta anche se le banconote non mi dispiacciono, con un appello alle singole massaie affinché vigilino sui prezzi come è loro preciso dovere istituzionale, evitando di dare retta alla stampa che mi è ostile e che falsifica il mio pensiero da sempre favorevole all’ euro,moneta che porterò personalmente a Nassirja, quando vorrò io, spiegando ai nostri soldati che quella valuta è causa di disgrazia, e dunque va difesa, anche con le armi, a costo della vita”. L’ Amaca di Michele Serra è una vera chicca, la riproponiamo ai lettori di Giustizia e Libertà perché leggendola passino una buona giornata. E’ l’ apoteosi della paranoia che affligge il nostro premier, raccontata con una prosa artisticamente demenziale. E’, peraltro, un’ analisi spietata di un certo tipo di italiano, pronto a cambiare opinione, anche la più radicata, rinnegando il proprio credo, fino a pochi minuti prima professato con forza. Il problema si pone quando il ritratto impietoso di Serra riguarda colui che, ahinoi ci governa, perché, se si trattasse di un “pincopallino” qualunque chi se ne frega, ma no, è lui, colui che dovrebbe darci fiducia, certezze per il futuro, indirizzare il paese verso mari navigabili, anziché sballottolarci nelle tempeste di Capo Horn. E invece, il suo cervello funziona come una di quelle macchinette che ha acquistato per scimmiottare il suo amico Bush e che guida sui levigatissimi prati delle sue ville. Avanti retromarcia, avanti retromarcia, brusche sterzate, mai a sinistra ma da destra al centro adesso sempre a destra, direzione geografica nordovest indi fughe verso la rimessa per fare il tagliando. Dopo la messa a punto, riparte con il suo zigzagare sul percorso irto di fraintendimenti della sua presidenza virtuale. Il pensiero di Berlusconi ricostruito da Serra, prevede tutta una serie di ripensamenti, manca quello più ambito, ardentemente desiderato da più della metà degli italiani, il ripensamento a fare il capo del governo, mestiere che non gli si attaglia e che lo mette nella condizione di torturare i nostri occhi e le nostre orecchie messi a dura prova dalla sua inadeguatezza. A quando la prossima marcia indietro? La prossima smentita? Il prossimo: “sono stato frainteso ?” Presto non dubitate,non c’è pace tra gli ulivi, o meglio, tra i cactus d’ importazione. Le penne mordaci di Serra e compagni stiano pronte a cogliere il peggio del repertorio Berlusconiano per donarci altre esaltanti letture, è l’ unica consolazione che ci rimane in questo schifo di storia contemporanea. Giustizia e Libertà FILM MEMORANDA di Fiore di Cactus 14 Febbraio 2004 21 «La scelta di Sophie» di Alan Pakula, 1982 Stingo, un giovane della provincia americana, arriva a New York nel 1947 con la determinazione di diventare uno scrittore. Nella casa dove abita una stanza, abita una coppia. Nathan è un ebreo americano, con l'ossessione dell'olocausto, Sophie è una polacca immigrata sopravvissuta all'olocausto. I tre diventano amici e Stingo scopre, sfogliandola strato dopo strato, la verità di Sophie. A fasi successive la donna rivela che nel lager ha dovuto sce- gliere quale fra i due gressive verità. figli sacrificare per salvare l'altro. La passione per Nathan, affetto da una Questa la scelta. forte psicopatologia, la allontana solo per Ma è una confessione poco tempo dal suo a cui arriva, anche dramma. con se stessa, per pro- Entrambi sono dilaniati tra l'istinto di vita e il desiderio di morte. E finirà per vincere quest'ultimo: saranno altre vittime, indirette, dell'orrore dello sterminio e della guerra. Per loro, feriti dal passato, non c'è alcun futuro. Il regista sceglie non a caso il punto di vista del giovane Stingo: è l'America giovane che scopre gli orrori del Male e che deve imparare in fretta. Il film è una delle interpretazioni più intense di Merril Streep. INTERNI Giustizia e Libertà Lasciamo stare la “Prima Repubblica” (Continua da pagina 9) Folli, innervosisce l’elettorato che, in modo massiccio, gli a veva conferito il mandato (da lui chiesto) per riformare il paese. E sappiamo tutti come è andata. Folli conclude l’articolo dicendo: «Berlusconi è al bivio e gli converrà non smarrire l’occasione.» Personalmente spero che l’occasione la smarrisca, ed in tal senso la cronistoria quotidiana ci conferma che esistono buone prospettive. Spero, altresì, che anche la sinistra lo speri ! C’è un paese da ripren- 14 Febbraio 2004 dere in mano per ricostruire il tessuto istituzionale logorato dalla mancanza di rispetto di questa grossolana e, per certi versi, incolta maggioranza. Spero che i “leaders” dell’opposizione abbiano avuto il tempo di leggere l’articolo di Folli. Non sta a me suggerire 22 all’opposizione di “darsi una mossa” siamo fiduciosi che non ripeteranno gli stessi errori fatti in passato, se così fosse se ne assumerebbero la responsabilità con la storia, perché qui, parafrasando una celebre frase, “o si rifà l’Italia o si muore politicamente”. Masaniello Un saluto al cantiere ... Lavorare per "GL" è stata una bellissima esperienza. L'affetto e la stima che mi lega al direttore Luigi Barbato è stato ciò che mi ha aiutato ad andare avanti nella collaborazione, nonostante le difficoltà logistiche e la mancanza di tempo a causa del mio lavoro. Le cose da fare per contrastare questo governo e il riflusso antidemocratico e illiberale che ormai è espressione del così detto berlusconismo, sono tantissime e con "GL" abbiamo contribuito a dare un'informazione oserei dire "sana" sperando che questa parola venga capita per quello che vuole essere: non sofisticata, non contenuta in cliché, non d'immagine, non aggressiva, non intellettuale, ma "sana" nei principi, nei valori e nei sentimenti. So che nulla di questi contenuti verranno a mancare senza il mio contributo come Capo Redattore perché chi fa questo giornale e spero chi lo legge, percorre una strada che non c'è quasi più nella realtà ma che viene ricostruita passo per passo, affinché gli altri possano poi, ancora camminarvi sopra senza mai dimenticarsi che si chiama: "strada per la democrazia". I lavori sono in corso e non si accettano sospensioni ! Buon lavoro. Antonia Stanganelli. E’ con grande dispiacere che pubblico questa e-mail inviatami da Antonia Stanganelli. Credo di poter affermare che la sua è stata una decisione sofferta e non più rinviabile. Non è mio costume insistere perché mi sembrerebbe una forzatura. Ed io Antonia la stimo -come credo tutti i lettori- per pensare che sia una persona che si possa “forzare” o “condizionare”. I sopraggiunti e sempre più impegnativi oneri di lavoro le impediranno di svolgere il suo compito di “redattore capo”, ma sono convinto -anche a seguito delle nostre ultime, continue, lunghe conversazioni- che non ci verrà mai a mancare il suo appoggio di elaborazione politica né, tanto meno, la sua collaborazione giornalistica. Per me è stato un onore conoscere lei e suo marito, e l’amicizia sorta in questi 15 mesi di lavoro, di visione politica, di comunanza di ideali e di idee e non è cosa che si possa né indebolire né dimenticare. Quindi mi sento di rivolgere ad Antonia un fraterno «a...rivederci, a quando potrai ritornare a dedicare al giornale tutte le energie, la tua foga, la tua pre parazione». Luigi Barbato I “casinisti” della TV (Continua da pagina 18) ualcuno possa venire a chiedere lezioni di comunicazione a me, ma se conoscete un leader provate a parlargliene. Ci sono decine di attori di sinistra che potrebbero spiegargli come si fa. Il mio sogno e' quello di vedere Fassino che prende lezioni da Beppe Grillo. Pero' bisognerebbe che Beppe fosse dotato di uno di quei righelli assassini che usava la Jacopo Fo mia maestra alle elementari (sono contro le punizioni corGiustizia e Libertà porali ma con i leader di partiPeriodico Politico Indipendente to farei un'eccezione...) P.S: Autorizzazione Tribunale di Roma Sull'ultimo numero di Internan° 540/2002 del 18.09.2002 zionale c'e' un articolo ecce- Proprietà: L. Barbato zionale di Grillo sulla Parma- Redazione:Via Monte di Casa, 65 -00138– Roma lat …. (Art. che riproponiamo E-Mail: [email protected] integralmente nelle pagg. 12- Direttore Responsabile: Luigi Barbato 16) Vice Direttore: Paolo Di Roberto