POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
MARTEDÌ 7 DICEMBRE 2010
seven
S TA M P A
LAB
TV
Studenti in piazza
contro la Seconda
repubblica
dei vecchi
Ritratto di Nichi
il giovane: piccola
enciclopedia
del vendolismo
Torna Glee, show
trasgressivo che
non si prende
troppo sul serio
Bersani:i «Noii ddall 14 ripartiremo
i
i
comunque più
i fforti».
i Guerra di numerii sulla
ll fid
fiducia
i
Un solo
protagonista
dopo il 13
MONTESQUIEU
S
braitando per la chiusura della
camera in attesa del dibattito
sulla fiducia, si dimentica che le
camere, e quindi l’intero parlamento, sono a governi alterni tutt’al più
socchiuse, semiaperte. Alcune funzioni sono praticamente atrofizzate, rattrappite: ad esempio la funzione di indirizzo nasce e svanisce
in un giorno, come certe farfalle, il
giorno della fiducia iniziale, che ha
la funzione del collaudo nelle opere
pubbliche. Non c’è governo senza
fiducia delle camere, tanto per capire a chi, tra corpo elettorale e rappresentanza parlamentare, si deve
la nascita di un esecutivo. Così come, per portarsi avanti con il lavoro,
è utile ricordare che non c’è governo
con la fiducia di una sola camera. Il
voto è complessivo, ed è la somma
dei voti in entrambi i rami del parlamento. Mezzi voti non servono
per far partire un governo, né per
promuovere il diritto al reincarico.
Aperte o semichiuse che siano
normalmente, le camere sono sbarrate per quanto riguarda il rapporto
con il presidente del consiglio, in
questa come nelle precedenti legislature con la guida a destra.
SEGUE A PAGINA
ANNO VIII • N°241 • € 1,00
D.L.
Il Pd chiama la sua piazza
e non si fida del Palazzo
Nella settimana di San Giovanni poche certezze sulla caduta di Berlusconi
S
empre buio fitto sulle prospettive del governo Berlusconi:
l’unica cosa certa è il persistere
della polemica fra i berluscones e
Gianfranco Fini che anche ieri
non ha dmenticato di lanciare il
suo dardo anti-Cavaliere: «Non ci
saranno ribaltoni ma Berlusconi
sa più umile». Gli spazi per un
recupero in extremis appaiono
sempre più esigui, malgrado una
caccia al voto dei parlamentari che
però non pare sortire effetti particolari. Ed è in questo clima insieme incerto e pericoloso che il Pd
stringe i bulloni della macchina
organizzativa per la grande manifestazione di sabato a piazza San
Giovanni. Ieri Bersani è tornato a
chiedere che il premier se ne vada
(«si è ribaltato da solo») e Franceschini ha ribadito la necessità di
un’intesa che preveda l’uscita di
Berlusconi da palazzo Chigi.
ROBIN
PROGRESSISTI EUROPEI
WikiFollie
È Grünen-mania,
Spd verde di rabbia
Secondo gli americani, Frattini è
E intanto nel Pd si avvertono
nuovi mal di pancia. Dopo l’abbandono del senatore Maurizio Fistarol, domenica un gruppo di esponenti del Pd di Roma hanno preso
le distanze dal partito lasciando
presagire una loro uscita. Si tratta
di dirigenti che provengono dalla
Margherita, in polemica per una
asserita svolta a sinistra del partito
del Nazareno.
A PAGINA
3
Il riformismo
nuovo c’è già
ALESSANDRO BELLARDITA
molto apprezzato a sinistra e Berlusconi contava su Bersani per
riformare la giustizia. Ecco perché
LAPO
PISTELLI
Miliband? Da Red
Ed a uomo invisibile
non hanno mai preso Bin Laden.
FILIPPO SENSI
9
A PAGINA
5
I
ntuisco il rischio dell’alzata di spalle, sento le parole, «ma a una settimana dal voto su Berlusconi ricominciate con la collocazione internazionale del Pd e con il destino del socialismo europeo?». SEGUE A PAGINA 8
LA SVIZZERA BLOCCA IL CONTO DI ASSANGE
Occupiamo
l’aula
FINANZIARIA
Gli Usa spiavano
aziende italiane
I Tremonti-bond
che piacciono al Pd
FRANCESCO LO SARDO
I dem (e Draghi)
cercano l’uscita
RAFFAELLA CASCIOLI
Poliziotti costretti
alla piazza
GIANNI DEL VECCHIO
ALLE PAGINE
2E3
I falsi segreti
di Wikileaks
I laboratori parmensi della Glaxo
SANDRO
GOZI
ALESSANDRO
CARRERA
Smith Kline, la multinazionale
farmaceutica, e il gasdotto Trans-
I
simboli sono sostanza in politica, soprattutto in passaggi decisivi come quello che stiamo vivendo in Italia. Servono a ribadire
valori, mobilitare i cittadini, costruire un’identità politica. Valgono spesso molto di più di documenti, interviste, proposte. Occupare la camera in questi giorni è
uno di questi simboli. Il simbolo
contro l’ultimo abuso democratico, la chiusura dell’aula. La denuncia contro la protervia di Berlusconi e della sua ex maggioranza,
contro lo sfregio delle istituzioni.
La risposta a cittadini sbigottiti,
stanchi, delusi, arrabbiati, che non
capiscono più cosa stia succedendo ma si stanno rendendo conto
che un ciclo politico, e forse un’intera classe dirigente, sta volgendo
al tramonto. Cittadini che si sono
svegliati da tempo, che hanno ritrovato la capacità di indignarsi e
che vorrebbero da chi ha il dovere
– e il privilegio – di rappresentarli
una speranza e una prospettiva di
cambiamento. Certo, noi parlamentari sappiamo bene quanto
lavoro facciamo, in parlamento e
nel paese.
SEGUE A PAGINA
9
Med, uno degli impianti principali
che porta idrocarburi in Italia. Da
nuovi file di Wikileaks si scopre che
gli Usa facevano spionaggio
industriale su aziende italiane.
Intanto la Svizzera chiude il conto
corrente bancario di Julian Assange.
LE PAGINE DI EUROPA
Cultura
STORIA DELLA SECONDA
REPUBBLICA
Nando dalla Chiesa
ricostruisce vent’anni
di “convergenza”
tra mafia e politica
GABRIELLA MONTELEONE
A PAGINA 10
R
Thyssen,
mai più
I finti paladini
della vita
CESARE
DAMIANO
IGNAZIO
MARINO
icordo come fosse oggi quel
giorno di tre anni fa, il giorno
della strage alla ThyssenKrupp.
Ricordo il dolore che ho provato.
Un dolore grande. Il dolore di chi,
dopo una vita passata a contatto
con la fabbrica, con i lavoratori, si
sente personalmente colpito.
Ero ministro del lavoro, allora.
In quella veste avevo un dovere in
più.
SEGUE A PAGINA 6
C
aro direttore, la semplificazione
giornalistica pro-vita o pro-morte occupa insensatamente la discussione di questi giorni sul testamento biologico, riapertasi con la presenza di Beppino Englaro e Mina Welby
nella trasmissione di Fazio e Saviano e la morte di Mario Monicelli.
Una polarizzazione – degna più di
un derby calcistico – che manomette il confronto. SEGUE A PAGINA 9
P
er capire il senso dello sconvolgimento portato dalle centinaia di
migliaia di messaggi dati in pasto a
internet da Wikileaks, bisogna partire
da molto lontano, diciamo dal Flauto
magico di Mozart. Non dalla musica,
che è intoccabile, ma dall’ideologia
massonica e cospiratoria che forma
l’ossatura del libretto di Emanuel
Schikaneder.
SEGUE A PAGINA 6
Non
aspettiamoci
regali
G
iuliano Ferrara sul Foglio si
traveste da Francesco Piccolo
per sconsigliare al Pd di imbarcarsi nell’ultima crociata contro Berlusconi. Francesco Piccolo sull’Unità
interpreta se stesso e riesce anche
meglio a dire una cosa simile.
Che potremmo tradurre così:
non ci fidiamo.
Non solo non ci fidiamo che
davvero fra una settimana il parlamento riesca a sfiduciare il governo. Ma non ci fidiamo di quello che
potrebbe accadere dopo, visto che
si tratta di mettersi nelle mani di
Fini, di Casini, magari di Gianni
Letta. E soprattutto considerando
(il Piccolo originale) che Berlusconi
rimane elettoralmente forte, e che
pare un po’ strano darlo per morto
quando ancora risulta capace di
sopravanzare i democratici in eventuali elezioni anticipate (i democratici, non lo pseudo-Ulivo a trazione
vendoliano-dipietrista che il Pd si
ritrova come coalizione, o forse
meglio come condanna).
Il tarlo del dubbio si insinua
nelle menti dei democratici, inconfessabile finché si lavora alla riuscita della manifestazione di sabato
11. Affiora però dalle parole di Bersani: «Comunque vada, noi dopo
saremo più forti di adesso».
L’incertezza sull’esito del voto
di fiducia consente fin qui di lasciare sospesa ogni scelta sul dopo.
Tutti sanno però che la disponibilità del Pd per un esecutivo “di responsabilità” non potrebbe dispiegarsi a qualsiasi costo. Certo, non
al costo di finire stritolati fra il desiderio di vendetta berlusconiano,
le ambizioni terzopoliste e l’aggressività di pseudo-alleati meno generosi quanto a responsabilità.
C’è un vizio d’origine difficile
da cancellare: la crisi non l’ha voluta né costruita l’opposizione. È improbabile che ne riceva in regalo un
beneficio duraturo. Possiamo sperarlo, ma è improbabile.
Chiuso in redazione alle 20,30
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Il Pd chiama la sua piazza e non si fida del Palazzo