d a l
Q u a r t i e r e
a l r a
R e g i o n e
p e r
u n a
U n i o n e
E u r o p e a
F e d e r a l e
rubrica d i Urnberto Serafini
Una sfida
L'e1ezione europea
e i suoi elettori
Le u l t i m e pagine d i questo numero d i
"Comuni d'Europaw si soffermano, come già
diverse altre volte. su alcuni aspetti della
cultura islamica. E q u i n d i sembrata una
scelta coerente illustrare l'intera rivista con
le opere d i Hassan Massoudy, che ha f a t t o
della calligrafia araba una vera arte vivente.
Hosson Massoudy, "Calligraphie arabe vivante",
Flaniniarion, Paris 1981
Chiaroscuro
di Umberto Serafini
Iri
Euro al più prcsto
di Alberto Botta
Banca europea, semestre tedesco
e riforma sociale
di Nicola Zinqaretti
A piciio titolo ncll'unione europea
a coro di N
z
Donnc
potere politico
C
di Fausta Gioni Cecchini
Gli Enti locali voltano pagina
di Franco Punz~
Nclla prirnavcra tfel 1999
i nuovi regolatnrnti
di Silvana Paruolo
4
5
6
7
8
I l culto dclla liberth
di Alessandro Podrono
La schiera discreta
degli atcliitetti tlell'ntiima
di Renata Landotti
12
Telefonavo alla s e d e dell'associazione
degli ex-alunni del mio liceo romano: l'ho
frequentato nella prima metà degli anni
Trenta e rappresenta per me uno spaccato
singolare della drammatica società italiana di quegli anni, che hanno preceduto la
tragedia del razzismo, l ' a n t e f a t t o della
guerra con la quale il tiranno voleva trasformarci in un p o p o l o di b e c c a m o r t i
(spartirci q u a l c h e p e z z o della Francia
morente), l'angoscia di tanti professori,
che non sapevano più come "educare" i
giovani (ma c'erano professori coraggiosi
e straordinari accanto a vergognosi
vigliacchi, e a pesci freddi che contemplavano la storia aspettando che indicasse la storia? - il da farsi). Era il periodo cruciale, in cui si è a w i a t o il "lungo viaggio
attraverso il fascismo" raccontato, con la
sincerità che era una sua dote, assai rara,
da Zangrandi (anche se poi è s t a t o u n
viaggio diverso in buona parte da come lo
ha v a l u t a t o Ruggero). Telefonavo per
prender contatto col direttivo dell'associazione che, a mio awiso, si accinge a
scrivere una storia di questa scuola movimentata con la superficialità, con cui si
sta facendo l'intera storia italiana di quegli anni, tra l'altro utilizzando come fonti
le memorie di solito a m b i g u e di quasi
tutti i miei concittadini (soprattutto di
quelli c h e scrivono: ma perché n o n ci
rinunciano?). Mi ha risposto al telefono
una voce femminile e giovanile, di cui,
a v e n d o appreso c h e e u n m e m b r o del
direttivo d e l l ' a s s o c i a z i o n e , h o s u b i t o
approfittato per iniziare lo sfogo. Cascoltatrice "ci stava': Mi s o n o quasi subito
interrotto, per chiederle: "Sei una giovane
collega?" No, no: era del gruppo giovanile studentesco, recentemente sorto a lato
del nucleo duro di professori-ex alunni,
quasi tutti post-bellici. Allora h o estrapolato e h o lanciato: "Ma lo sai che quest'anno ci sono le elezioni europee?" La
ragazza, licenziatasi al liceo (classico) da
poco, frequenta attualmente il secondo
a n n o di e c o n o m i a all'Università della
Sapienza di Roma, e pareva che, vagamente, lo sapesse. Ripromettendomi una
seduta non telefonica, h o tuttavia fatto
un accenno all'evoluzione comunitaria e
ai precedenti storici dell'Euro, e ho nominato Jean Monnet. "Come?": chi era ques t o signore mai s e n t i t o nominare? ma
,coslera, del resto, e che ruolo ricopriva
a n c h e la Ceca ( n o n di Sorrento)? Mi è
sembrato l i per lì che l'intera storia in
questione, per cui 1'Euro rappresenta una
tappa - fondamentale e politica, non solo
Comuni
d'Empa
economica - di un lungo cammino fosse
del t u t t o sconosciuta ( e in conseguenza
svuotata la proposta non solo di creare
una patria europea, ma di combattere, per
essa e con essa, per un nuovo e più giusto ordine sovranazionale, visto in funzion e di quei valori che, con la cosiddetta
caduta delle ideologie, si cercano per altro
affannosamente). Fuori del contesto "storico" 1'Euro può assumere diversi significati - in ogni caso m e n o strategici del
necessario -, quasi tutti rapportati alle
polemiche nazionali, interne, in cui l'interesse del Paese (l'Italia) è abitualmente
l e g a t o all'alchimia della conquista del
potere, e di un potere fine a sé stesso - il
potere per il potere -, donde il crescente
distacco di tanti elettori - potenziali proprio dalle elezioni e la rinunzia da part e di tanti giovani - forse i più idealisti e
puliti - alla stessa politica, anche se non
alla faticosa ricerca di obiettivi morali e
civili, confusamente.
ELEZIONI
EUROPEE SENZA EUROPA
Le elezioni europee, oggi come oggi, non
s t a n n o p o n e n d o in discussione - pare
incredibile, ma è così - quale Europa [con
quale struttura e Costituzione) si vuole,
per fare le belle cose che da essa si attendono. Europa federale? Europa somma di
Nazioni ancora pienamente sovrane, ma
"strettamente" alleate (fino a che torna
c o n t o al presunto interesse nazionale)?
Europa inevitabile s t r u m e n t o di "poteri
forti" internazionali e privati (l'equivalente
- ma invadendo i l delicatissimo c a m p o
della comunicazione - delle "deprecate"
multinazionali dell'immediato dopoguerra)
da non contrastare (inutile o impossibile,
si pensa) ma da affrontare in modo che la
"ricaduta" della loro dinamica (mondialismo, globalizzazione) sia prevalente nel
nostro "territorio" europeo (quale esattamente?). In sostanza le elezioni europee e tanti elettori se ne cominciano ad accorgere - non si prospettano invece come
europee e non guardano concretamente
all'Europa: sono solo uno strumento sussidiario della lotta per I ' "occupazione
politica" all'interno neanche di t u t t o i l
nostro Paese, ma d.i coloro che vi si danno
da fare guardando al potere per il potere
(ma non si sa con certezza per che uso
farne). 1 "media", frattanto, che h a n n o
bisogno per vivere della protezione del
p o t e r e p o l i t i c o (di m a g g i o r a n z a o di
opposizione) e sono dipendenti dalla sua
logica, non aiutano a portare il discorso
segue a pogina 14
febbraio 1999
In Euro al più presto
di Alberto Botta, Sindaco di Corno
L'introduzione delllEuro è e sarà una vera rivoluzione per i cittadini
e per le aziende.
Si è pervenuti alla moneta unica europea attraverso prelievi fiscali
e sacrifici di non lieve entità: gli italiani all'Euro non arrivano certo attraverso un cammino gioioso e festoso. È prevalsa comunque
la consapevole e fiduciosa attesa, dimostrando con ciò una matiirità che ha meravigliato molti in Italia e in Europa.
Ora dovranno iniziare i benefici tanto attesi dalle aziende, nella speranza di una ripresa economica da tempo preantiunciata, prevista,
ma non accertata.
L'allargamento della competizione, la semplificazione degli scambi,
la facilitazione nell'accesso ai mercati finanziari sono opportunita
awertitc dagli operatori economici.
In una zona come il Nord della Lombardia, estremo Nord dell'ltalia, di confine coli un Paese non partecipante all'unione europea
come la Confederazione Svizzera, zona caratterizzata da piccole e
medie imprese, si iinporranno scelte operative virtuose ed una nuova cultura aziendale che veda la finanza assumere un ruolo integrato nei processi di gestione orientati prioritariamente al sostegno
dei progetti di sviluppo.
Venuto meno il rischio di cambio nell'area dell'llnione europea,
aumenterà l'offerta di tipologia di finanziamento, la piazza di cotitrattazione non sarà più solo quella locale o nazionale, potrà canibiare la politica tli gestione del circolante, delle scorte innanzi tutto.
Occorrerà però nell'impresa un mutamento attitudinale al fine di
percepire le nuove opportunita offerte, ed al più presto.
Si sta p o n e n d o alle aziende i l problema informatico dell'anno
febbraio 1999
2000, il cosiddetto doppio zero. E I'occasione immediata per un
radicale aggiornamento del software, è l'occasione per introdurre
in contabilità ed adottare sisteinaticamente I'Euro come moneta
di conto. Anticipare i tempi rispetto alla scadenza d'obbligo significa affrontare subito un'operazione c o m u n q u e da fare, ridurre
costi e problemi organizzativi, presentarsi ai mercati finanziari per
cogliere opportunita altrimenti iiiipensabili.
Le aziende del Nord Lombardia, atichr se piccole e medie, h a n n o
sempre rivolto la loro a t t e n z i o n e ai iiiercati esteri più c h e a
quello nazionale. Hanno sempre dovuto affrontare il rischio dei
cambi e n o n s o n o poche quelle che s o n o s t a t e travolte dai fenomeni valutari.
Oggi h a n n o la possibilità di affrontare analisi di rating, di scoring
da parte del m o n d o finanziario, di misurarsi con la concorrenza
sulla' qualità dei prodotti, dei servizi, sulle capacità imprenditoriali senza più il rischio ( o qualche volta l'illusorio vantaggio) della lira svalutata.
Dopo i sacrifici, i vantaggi? speriamolo fiduciosi, euro-convinti ed
euro-scettici.
Francia, Germania, Spagna, eccetera, non sono più Paesi stranieri,
ma mercati nazionali.
Nuovi e potenzialmente grandi mercati come Russia o Cina si stanno
aprendo anche per le piccole e medie imprese, 1'Euro semplificherà
notevolinente le transazioni e - forse ancor più - le possibilità di
accesso grazie alla possibilità' di una analisi finanziaria conoscitiva
che ogni prudente azienda effettua sui propri non occasiotiali fornitori e clienti ed ogni istituto di credito per il foglio da scontare.
Comuni
d'Empa
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I
Banca europea, semestre tedesco
e ntorrna sociale
di Nicola Zingaretti
t E u r o e partito ed e un treno, che a
giudicare dai primi metri percorsi,
si prefigura coiiie un m e z z o veloce e
forte. Sarà iin processo l u n g o , ma in
o g n i riiodo, la n a s c i l a d e l l a n u o v a
moneta apre una fase storica totalmente nuova, non solo per l'Europa.
Si è molto parlato in queste settiiiiane
dei possibili benefici materiali clie la
moneta unica porterà con sé per i cittadini europei. Ma è indubbio che oltre a
t u t t o cio c'è un elemento di grari lunga
più importante di cui tenere conto. Nel
"vecchio" continente, in passato teatro
e al c e n t r o di atroci
conflitti, si consolida
in m a n i e r a d e t e r m i n a n t e uri processo di
unificazione che ha
corrie motore i l dialogo, la volorità di collaborazione, la ricerca
dei comuni obiettivi.
Per la prima volta non
s o n o le armi a determ i n a r e gli e v e n t i e
i l processo politico
aperto è fondato,
a l m e n o rieyli auspici,
sulla ricerca del c o n s e n s o dei c i t t a d i n i .
Le d i f f e r e n z e s o n o
molte e le contrarietà
noti niaticario, sopratt u t t o d a p a r t e di
quelle società pii] ricc h e c h e h a n n o paura
di p e r d e r e p o s i z i o n i
c o n s o l i d a t e , ma è
chiaro c h e ormai si è
a p e r t o un proce5so
c h e ben difficilnierite
si può arrestare.
Ora si apre la sfida del
rafforzamento delle
istituzioni. La Banca
Europea avrà un ruolo
s e n i p r e più d e t e r m i n a n t ~e s a r à u r i
o r g a n i s m o c h e s e m p r e più interverrà
nella vita delle singole nazioni.
Come non mai, si e verificala iiria forte
c e s s a z i o n e di s o v r a n i t à da p a r t e dei
singoli Paesi, e con la Banca un potere
effettivo agisce a livello s o p r a n n a z i o nale. Non è pensabile, e nessuno deve
augurarselo, a forme di "controllo" della B a n c a d a p a r t e d e i G o v e r n i , c h e
sarebbero davvero improponibili ed
inaccettabili. Si apre quindi i l difficile
tenia di una nuova architettura istituz i o n a l e p e r l ' E u r o p a , c h e risponda a
L
criteri di iiiaggiore democraticità e si
fondi su una moltiplicazione di poteri.
Maggiore democraticità perché e o w i o
c h e ad un p r o c e s s o di c e s s a z i o n e di
sovranità a livello nazionale deve corris p o n d e r e i i r i a u m e n t o del coinvolgim e n t o dei cittadini a livello europeo.
Non è pensabile che la più importante
autorità riconosciuta e chiarameiite individuabile a livello europeo sia i l Presidente della Banca Europea, nori perché non
crediamo nell'importanza di questo ruolo
o p e r c h é p e n s i a m o occorra r i d u r n e i l
potere, nia sempliceriierite perché per sua
definizione il potere della Banca iiori è
soggetto ad alcun coritrollo democratico.
L'Euro ha quindi d e n t r o di sé a n c h e i l
t e m a della riforma d e l l ' u r i i o n e , u n a
r i f o r m a resa n e c e s s a r i a d a l l e c o n s e g u e n z e che q u e s t o a t t o porta con sé.
Inoltre è a p e r t o il processo di allargamerito dell'Unione, c h e porterà presto
a l l ' i i i g r e s s o di n u o v i P a e s i . Q u e s t o
c o m p o r t e r à u n a u m e n t o delle poteiizialità e del prestigio, ma a c c e n t u e r à
anche tutti i limiti dell'attuale lenta e
non efficiente macchina decisionale. Se
già oggi I'Europa dei 15 a fatica riesce
Comuni
d'Empa
a procedere, perché legata a regole c h e
ad esempio i m p o n g o n o l'unanimità in
scelte fondamentali, immaginiarno cosa
a c c a d r à q u a n d o i l n u m e r o dei Paesi
membri crescerà.
Guardando a t u t t o q u e s t o non è sbagliato dire, al contrario di q u a n t o fino
ad ora si e ritenuto, che in realtà I'Euro
è u n o dei più importanti fatti politici
della storia d'Europa di questo secolo.
Fatto politico perché gravido di coriseguenze che spingono i l continente a
riforme radicali e v e d r e m o già nelle
prossime settiriiarie se i governi saranno
iri grado di affrontare queste sfide.
Da q u e s t o p u n t o di
vista i l s e n i e s t r e di
presidenza tedesca
ha una i n i p o r t a i i ~ a
davvero particolare.
Non solo sarà chiam a t a alla prova la
dichiarata volontà dei
governi di imprimere,
p e r la p r i m a v o l t a ,
una svolta "sociale"
alle politiche dell'Unione, ma occorrerà
anche porre le basi di
una riforma istituzionale non più rinviabile. Non e cliiaro
francamente se i l
n u o v o cancelliere
tedesco abbia I'iiitenzione di iniprimere questa svolta: ciò
che e certo che i
prossimi mesi sarann o davvero decisivi.
Questa è dunque
I'Europa
c h e si
a c c i n g e ad e n t r a r e
nel nuovo millennio.
1Jn c o n t i n e n t e c h e
ha e v i t a t o i l rischio
del declino e dell'isolameiito e si posiziona ancora tra i protagonisti del tiiorido, facendo dell'unione, della cooperazione, del dialogo dei puriti di forza. Le
guerre, se avverraiiiio, saranno solo polit i c h e e i c o n f l i t t i d i p l o m a t i c i . Molti
saranno conflitti duri e sicuramente rallenteranno processi ed eventi, ma niente
a confronto degli orrori di cui la storia
europea e segnata.
Ce la farà l ' E u r o p a ? È u n a d o m a n d a
retorica. Per ora ce l'ha fatta ad o t t e nere un risultato fino a qualche aniio
fa impensabile.
febbraio 1999
NOSTRA
INTERVISTA ALL'ONOREVOLE
UMBERTO
RANIERI, SOTTOSEGRETARIO
AGLI
ESTERI
A pieno titolo nell'unione europea
a cura di N. Z.
L'avvio dell'Eiiro e
s t a t o s a l u t a t o con
g e n e r a l e soddisfaz i o n e iin p o ' d a
tutti. 1 commenti,
salvo rare eccezioni,
s o n o stati per lo
più positivi ed
anche i risultati
delle Borse sembran o c o n f o r t a n t i . Qual e ora la n u o v a
priorità nell'agenda politica delllEuropa?
In realtà siamo di fronte a due priorità
distinte. La prima riguarda l'allargamento
dell'unione verso i paesi dell'Europa centrorientale, la seconda la definizione operativa e istituzionale di una politica estera
e di sicurezza comune.
Sul primo p u n t o esistono. com'è noto,
difficoltà di vario tipo, legate da un lato
al diverso livello di sviluppo economico e
istituzionale dei paesi dell'Europa centrorientale e dall'altro alla necessità, per I'Unione europea. di ridefinire i criteri per
l'uso delle propri? risorse finanziarie e di
riformare le proprie istituzioni.
È un intreccio di problenli complessi, che
obbliga le classi dirigenti dei paesi dell'Unione a predisporre strategie di mediazion ? dei propri p u r l e g i t t i m i i n t e r e s s i
nazionali. Anche se irta di ostacoli e difficoltà, la strada dell'allargamento resta
quella obbligata per l'Unione europea. Se
nel s e c o n d o d o p o g u e r r a i padri delle
Comunità europee (Monnet, S c h u m a n ,
De Gasperi) scelsero la strada dell'associazione di Stati sovrani per evitare che
l'Europa rimanesse schiacciata nel conflitto bipolare tra Usa e Urss, dopo la fine
della guerra fredda non vi è alternativa
all'inclusione nell'unione europea di quei
paesi che n e s o n o stati separati da un
troppo lungo isolamento politico e civile.
L'Italia, in particolare, sostiene l'urgenza
di questo passaggio e lavora affinché le
tappe dell'allargainento non Finiscano per
riprodurre divisioni permanenti tra quei
paesi che entreranno subito nell'unione
europea e quelli che lo dovranno fare
solo successivamente.
l++\
&:
S i a m o nel p e r i o d o
di presidenza tedesca d e l l ' u n i o n e . 11
Ministro dell'economia Lafontaine e
il n u o v o cancelliere
tedesco, pur conf e r m a n d o a parole
la l o r o v o l o n t à d i
a n d a r e avanti nella
c o s t r u z i o n e dell' U n i o n e , s e m b r a n o
febbraio 1999
avere spesso atteggiamenti contraddittori o di resistenza. E solamente
u n a sensazione o dovremo abituarci a d
u n a Germania più diffidente?
l o non credo che la nuova leadership
tedrsca esprima solo a parole l'appoggio
alla costruzione dell'unione. La socialdemocrazia tedesca è una g r a n d e forza
europeista, c h e ha nel proprio codice
genetico la convinta adesione al progetto
comunitario. Gli atteggiamenti a cui si fa
riferimento non sono tanto di re3istenza,
quanto di legittima attenzione al delicato
p u n t o della ridefinizione dei criteri per
l'uso delle risorse finanziarie dell'unione
europea, alla vigilia dell'allargamento verso i paesi dell'Europa centrorientale. E
un'attenzione che contraddistingue anche
il governo italiano, che coni'è noto lavora
affinché il capitolo dei fondi strutturali
non subisca tagli considerevoli.
Nel nuovo scenario dell'unione europea
della moneta unica è inevitabile che gli
interessi nazionali, che sono ben lontani
dall'essere scomparsi, si ripropongano in
una veste nuova. Ciò non è espressione di
" e g o i s m o n a z i o n a l i s t i c o " , ma d c l l a
coscienza di far p a r t e di un'originale
compagine di Stati sovrani. Con la moneta unica i nostri Stati hanno ceduto una
parte considerevole della propria sovranità, e ridefiniscono i termini della propria
identità statuale, contrattando spazi di
influenza entro il quadro condiviso del
p a t t o c o m u n i t a r i o . Non è lo scenario
federalistico che aveva immaginato una
certa visione dell'Furopa, ma qualcosa di
profondamente diverso e innovativo: è lo
scenario che ci ha permesso di arrivare
sino alla moneta unica, con un balzo storico di straordinaria portata, e che ci porterà ad avere una politica estera e di sicurezza comune.
L'altro
grande
p a e s e d i c u i si
discute molto è la
Gran Bretagna.
Molti in quel paese stanno cambiando opinione
sulla scelta di
rimanere fuori
dall'Euro. Lei pensa che il governo inglese potesse fare o
osare di più e n t r a n d o da subito o quello a cui stiamo assistendo è un process o t u t t o s o m m a t o scontato e lineare?
Anche alla Gran Bretagna si può applicare il ragionamento fatto adesso a proposito della Germania. Credo che la scelta
di entrare da subito nella moneta unica
Comuni
d'Europa
avrebbe potuto rappresentare una pericolosa forzatura rispetto all'opinione pubblica britannica, c h e c e r t a m e n t e ha u n a
visione assai specifica delle prerogative
della propria sovranità. E tuttavia la scelta
di rimanere momentaneamente fuori dal1'Euro non ha affatto modificato la convinzione con cui le classi dirigenti britanniche aderiscono alla costruzione europea.
Lo a b b i a m o visto l o scorso a u t u n n o ,
q u a n d o Blair ha capovolto la posizione
britannica di tradizionale diffidenza verso
una politica estera e di sicurezza comune
dell'unione europea. In questo rovesciamento è ben rappresentata la volontà di
Londra di stare dentro il processo europeo,
partecipando con t u t t o i l proprio peso
a n c h e alla costruzione di una politica
estera comune. Inoltre, credo che i benefici dell'Euro di cui stiamo già vedendo la
dimostrazione potranno ben presto avere
ragione della diffidenza mostrata dall'opinione pubblica britannica.
I
L'Italia c o n d u r i
sacrifici e riuscita
a d entrare nel prim o gruppo di paesi
che adotteranno
I'Euro. Questo fatto
ha sorpreso molti
commentatori e
politici di molti
I
governi, c h e guardavano con grande
scetticismo al nostro paese e alla possibilità di vincere quella sfida. Lei, con
l'esperienza di questi primi mesi, come
giudica il livello di credibilità del nostro
Paese? Siamo ancora s o t t o esame?
La credibilità dell'ltalia in Europa non
è in discussione, grazie anche all'impeg n o con cui i l nostro Paese ha mostrato
di voler essere tra i primi ad entrare nella moneta unica. I l risanamento dei conti pubblici, che in questi anni il ceiitrosinistra ha perseguito e realizzato, è un
passaggio storico che permette al nostro
paese di partecipare a pieno titolo ai
processi di sviluppo e modernizzazioiie
che l'Unione europea porta con sé. Ciò
non significa che possa e\sere abbassata
la guardia, n é che si possa far ritorno
alle irresponsabilità politiche di spesa
che ci h a n n o c o n d o t t o alla crisi della
prima metà di questo decennio. La sfid a , oggi, è l'innovazione delle nostre
i s t i t u z i o n i e della n o s t r a e c o n o m i a ,
affinche il nostro paese possa effettivam e n t e utilizzare t u t t e le o p p o r t u n i t à
che derivano dall'essere parte di primo
piano dell'Unione europea.
I
P R O S S I M I
T U R N I
E L E T T O R A L I
O C C A S I O N E
D A
N O N
P E R D E R E
Donne e potere politico
di Fausta Giani Cecchini
1 risultati delle recenti elezioni amministrative hanno dato luogo ad
iina ricchissima gamma di interpretazioni e considerazioni. Vorrei
soffermarmi su d u e interpretazioni che sono praticamente sfuggite
ai politici e ai politologi, nonostante la loro importanza.
La percentiiale delle donne elette è cadiita a picco rispetto a quella
preesistente, che già era molto bassa. Fra coloro che si sono astenuti dal voto, la tnaggioranza è costituita dalle elettrici.
Qiiesto disaniore delle d o n n e verso la vita politica può essere giustificato dalla plurisecolare tradizione che assegna alla popolazione femminile la sfera dotnestica, a quella maschile qiiella extradomestica. Credo però che i l fenomeno dell'astensione delle elettrici
sia collegabile al distacco che esse avvertono rispetto alla attività
politica. Infatti le d o n n e italiane da tempo agiscono nella sfera
extradomestica e si affermano niimerose nell'ambito della medicina, della magistratura, dell'imprenditoria, cosa che non avviene
nell'ariibito della politica.
Se si vuole quindi risolvere il fetioriieno preoccupante dell'astensione al voto, sarà bene considerare con particolare attenzione I'atteggiamento dell'eleitorato femminile.
Se sarà possibile riawicinarle alle vicende della vita politica, si sarà
o t t e n u t o un rinvigorimento vero ed effettivo della vita democrati-
L'azione condotta nell'ambito del voto è indubbiamente quella che
piiò dare in tempo pii1 breve effetti positivi. Ci sono esempi facilniente imitabili nei paesi eiiropei che sopra citavo. 1 loro governi
nazionali hanno intrapreso varie azioni: hanno finanziato campag n e di sensibilizzazione alla parità, hanno sostenuto le associazioni
femminili che la sostenevano, hanno preso contatto con i partiti
persuadendoli. anche con politiche adeguate di finanziamento, ad
avere un nuiiiero alto di candidate, a collocarle in posizione Favorevole nelle liste o in buoni collegi, a dare spazio adeguato alle donne
nelle struttiire istituzionali derivate da chiamata e non da elezioni.
A tale proposito si sono formate liste di donne esperte nei VI,ri settori, così da rendere agevole la scelta delle norninate.
1 governi italiani finora non hanno avuto una politica seria ed efficace per la parità uomo-donna. 11 governo attualc. che conta su sei
ministri donna e su numerose sottosegretarie, può se vuole iniziare
un'azione seria perché per la prima volta noti si tratta della presenza di una o d u e donne ministro, che non riescono, dato il loro scarsissirno numero, ad impostare una seria politica di parità, ma di iiii
gruppo abbastanza consistente che può cominciare a proporre, speriamo non abbiano bisogno di iiiiporre, una politica simile a quella
dei Paesi Bassi, del Belgio o della Svezia.
ca. Qiiesto e un altro motivo che avvalora la tesi secondo la quale
n o n si dà vera democrazia se non è democrazia paritaria, se cioè
ai posti di decisione non sarà rappresentata adeguatamente più
della metà della popolazione.
Per innalzare fino alla parità la percentuale delle donne nei posti di
decisione politica occorre operare in varie direzioni.
Bisogna incidere a livello scolastico, con una educazione alla parità
e alla politica, bisogna incidere sui servizi sociali per l'infanzia, la
vecchiaia. l'handicap, bisogna agire a favore dell'occupazioiie femminile, occorre compiere un'opera di formazione alla politica e di
sensibilizzazione diffusa circa il significato ed il valore della parità, è
necessario infine operare sul piano squisitamente elettorale.
Un'azione simile deve essere programmata e attuata a livello di
governo nazionale.
Non è i i i i caso che nei paesi europei nei quali i l rapporto tra donne
e uomitii a livello decisionale politico è stato raggiiinto (Svezia, Belgio, Paesi Bassi) i governi nazioiiali da tempo agiscono in tutte le
direzioni sopra accennate. Non è senza significato che Jospiii abbia
addirittura modificato la Costituzione francese per evitare che le
azioni del goveriio a favore della parità uomo-donna riori trovino
intralcio in accuse di anticostituzionalita.
La prossima priiiiavera sarà contrassegnata da importanti turni elettorali: quello per il Parlamento europeo, un gruppo di elezioni
amministrative, l'elezione del Presidente della Repubblica. Per questo sarà necessario che il governo agisca subito sul piano elettorale,
mentre le azioni di più lunga durata sul piano sociale, culturale, più
ampiamente politico saranno messe in cantiere.
L'opera del governo dovrà essere accompagnata da quella di etiti e associazioni.
L'Aiccre, seguendo una linea più che decennale, intende fare la sua
parte. Organizzerà in ogni collegio elettorale europeo una serie di iniziative che coinvolgeranno le sue Federazioni regionali e culmineranno, tra la fine di marzo e la fine di aprile in manifestazioni conclusive
che si terranno a Milano per il collegio nord, a Firenze per il collegio
centrale, a Bari per quello meridionale. E' in corso di organizzazione
il collegio delle isole. A Trieste si svolgerà la parte conclusiva di un'azione che coinvolgerà aiiche le donne della Slovenia e delta Croazia.
Questa azione, che comprenderà anche nioiiieiiti di formazione
politica, pensiamo possa aiutare a sensibilizzare l'elettorato sulla
necessità di aumentare e di molto il numero delle donne nei posti
di decisione politica, fino a qiiello, che noi riteniamo sommamente
opportuno, della Presidenza della Repubblica.
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Comuni
d'Europa
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Gli
Gli Enti locali voltano pagina in materia di efficienza e rapidità con
il decreto legislativo n. 8 0 del 31 tnarzo 1998. Lo stesso decreto,
integrato e modificato da quello del 29 ottobre 1998 n. 387, prevede la separazione del ruolo politico da quello gestionale; così da
evitare confusione tra ciò che cotnpete alla pubblica amministrazione e ciò che compete alla politica. In termini pratici, ed è questa la
rivoluzione del decreto 80198, la gestione viene affidata ai Dirigenti
ed ai Funzionari; ai Consigli comunali, provinciali e regionali spetta
stabilire all'inizio dell'esercizio finanziario le linee di indirizzo e di
programnlazione e, quindi, l'approvazione dei bilanci annuali e pluriennali; alle giunte l'esecuzione delle linee di programmazione,
delineando le disponibilità delle risorse ed i limiti di spesa, nonché il
controllo delle determine dei dirigenti.
Per quanto riguarda i Sindaci ed i Presidenti notevoli sono i poteri
e determinanti ed importanti i ruoli, anche in seguito alla elezione
diretta, rna a questo proposito va fatta una disamina a parte. Si
va, quiridi, verso la piena applicazione della legge Bassanini n.
12711987, che con i vari decreti va dando una nuova struttura
legislativa con un processo di attuazione della rifortna ammitiistrativa che si prefigge di dare risposte tempestive, esaustive e
chiare al cittadino ed al territorio di competenza. 11 decreto 80198
separa e distingue compiti e funzioni, materia per materia, assegna le risorse, stabilisce quali dovranno essere i controlli per le
spese ed i metodi per la gestione.
Occorre uno sforzo coniune affinché la pubblica amministrazione
si liberi di arichilosate procedure e acquisisca maggiore coscienza
e competenza, si doti di avanzate tecnologie ed applichi con correttezza le norme giuridiche.
Un altro aspetto "rivoluzionario" del decreto 80198 sta nella possibilità di introdurre anche in Italia il meccanismo dello spoil system,
cioè il diritto di chi amtninistra, Sindaco o Presidente, di scegliersi i
propri collaboratori. In pratica chi vince le elezioni può portare con
sé una "squadra" di fiducia, più o meno come accade negli Stati
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Uniti. E una riforma indispensabile per applicare il principio dell'autonomia e per l'attuazione del federalisnio; è una rivoluzione burocratica che ci permette, anche dal punto di vista legislativo, di sentirci più europei, perché, come è noto, si tratta di normative che si
awicinano a quelle degli altri Paesi.
Una rivoluzione di questo genere va creando delle situazioni di
incertezza o addirittura di stallo all'interno delle Amministrazioni, in
particolare dove ci si è trovati impreparati sia a livello di amininistratori che di dirigenti. Da una parte a volte ci sono amministratori
che manifestano resistenze notevoli a riconoscere alla classe burocratica i nuovi poteri gestionali, dall'altra dirigenti che mostrano
perplessità ad assumere responsabilità nell'adozione di determine o
rilascio di concessioni, specialmente nel campo urbanistico.
Forse sarebbe stata necessaria una gradualità di applicazione, ma
anche in questo caso ci sarebbe stato i l rischio. come spesso awiene, di svilire il tutto con compromessi di proroghe e rinvii. Con il
rinnovo delle Amministrazioni ritengo che gli inconvenienti riscontrati in sede di prima applicazione potranno essere superati. Si deve
creare un equilibrio tra responsabilità politica ed amministrativa.
Oggi esiste la distinzione dei ruoli, vi è la possibilità di esercitarli,
forse manca l'adeguata preparazione e predisposizione.
Qui si inserisce la necessità della formazione e dell'aggiornament o dei quadri dirigenti. L'Aiccre tempestivatnente ha avviato una
serie di iniziative in tale direzione con corsi di formazione e convegni di aggiornamento. Bisogna avere l'umiltà di aggiornarsi per
cambiare, i l coraggio di svolgere compiutamente i l proprio ruolo,
la volontà di vivere la realtà che muta, la disponibilità di dare
rapide risposte all'utenza.
È necessario il contributo di tutti: i cittadini con le loro scelte, gli
amministratori con la responsabilità, i dipendenti con la professionalità, per costruire negli Enti locali un'attività snella, avanzata e
dinamica che faccia inserire a pieno titolo le nostre Città e le nostre
Regioni in Europa.
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Nella primavera del 1999 i nuovi regolamenti
di Silvana Paruolo
Le proposte di Agenda 2000 - documento programmatico della Commissione europea bei il periodo 2000-2006 - rivestono un duplice
aspetto, politico e finanziario.
In altri termini, c'è da definire "che fare?" e "chi paga?". Benché vadano esaminati itisietne. per il momento, la scena è dominata dalle questioni di finanziairiento.
Tra gli Stati membri, uri accordo sembra ormai delinearsi sul manteniinento del tetto delle risorse proprie dell'Ue al livello (1999) de11'1,27%
del Pnl (niente incremento quindi!). e siil mantenimento dell'importo
della politica di coesione sulla stessa percentiiale del Pil del 1999
(0,46010).Da qui iniziano i distinguo.
Quali aiuti per la pre-adesione ai nuovi paesi aderenti? Quante risorse
per l'allargamento fino a 2006? Dopo sara un'altra storia. Quali risorse
proprie? In materia, finora, sono state avanzate tre opinioni: limitare i
contributi netti dei paesi membri ad iin tetto (compreso probabilmente tra lo 0,2010 e lo 0,4010 del pnl di ciascurio); prevedere che le risorse
proprie siano fondate interainente su una percentuale del pnl di ogni
Stato ineinbro (abolendo le altre risorse attuali); introdurre un cofinanziainento Ue/Stati-membri - come quello che esiste nella prassi
dei fondi strutturali comunitari - di alcune spese agricole (specialmente gli aiuti diretti). Evidenti le ripercussioni di quest'ultima opzione, se
si tiene conto che attualmente Pac (politica agricola comune) e Fondi
strutturali rappresentano da soli 1'80% delle spese dell'unione ...
I l dibattito resta tuttora aperto. E la riforma dei fondi strutturali?
1 regolarneriti oggi in corso di esame saranno probabilmerite adottati
entro maggio 1999.
Occorrerebbe, quindi, poter essere operativi entro questa data. I l coordinamento e l'utilizzo integrati delle risorse vanno costruiti e i tempi
sono più che maturi per awiare iin processo di definizione di intese
Stato-Regioni, e una loro inessa in rete. Caddizionalità è importante
quanto la nuova frontiera del partenariato allargato.
In altri termini, c'è da progratnmare e progettare. E c'è da farlo subito
e bene. Perché? Non sarà iriiitile ricordare che, nell'aprile 1998,
migliorando il suo cronico ritardo nell'utilizzo dei fondi comunitari,
nel quadro della prograrntnaziotie 1994- 1999, I'ltalia ha raggiunto
urla spesa effettiva pari al 38010 delle risorse attribuite. Ma andiamo
con ordine, quali sono le novità più sostailziali riscontrabili nelle proposte di riforma in corso di adozione? E quali i nodi da sciogliere?
Quali le iiovità proposte?
Numerose le novità introdotte nella programmazione 2000-2006:
Risorse finanziarie (2000-2006): 286 miliardi di ECU,di cui 47 per i
paesi candidati all'adesione, 21 per il fondo di coesione (di cui I'ltalia
non è beneficiaria], 218 per i 15. La Cot~it~iissiorie
europea propone di
riservare iin 10% ai più bravi, da individuare iri Liria fase di valutazione
degli Stati inetnbri, ivi incliiso I'ltalia.
Maggiore coricentrazione (geografica e finanziaria): gli obiettivi passano da 5 e 3: e le stesse iniziative comunitarie passano da 13 a 3.
11 nuovo obiettivo 1 (ex obiettivi 1 e 6) riguarda ancora le regioni pii1
svantaggiate. Sono ammissibili le regioni il cui Pil pro-capite sia inferiore al 75% della media comunitaria; le regioni ultraperiferiche (dipartiinenti d'oltremare francesi, Azzorre, Madera e isole Canarie) nonché
le zone molto poco popolate.
Il nuovo obiettivo 2 (ex 2 e 5b)"'riconversione econoinica e sociale
delle z o n e con difficoltà strutturali" riguarda z o n e industriali
(comprese quelle del settore dei servizi), rurali, urbane, e dipendenti dalla pesca.
I l nuovo obiettivo 3 (ex obiettivi 3 e 4) "sviluppo delle risorse urbane"
dovrebbe concentrarsi principalmente sull'adeguamento e ammodernamerito delle politiche nazionali e europee iri tnateria di occupazione, istruzione e formazione.
programtnazione strategica e integrata: la Commissione europea
rimane garante delle priorità comunitarie e strategiche, mentre la
gestione dei programmi viene maggiormente decentrata (altra novità:
gli stati membri sono invitati a designare per ciascun programma
iin'unica autorità di gestione).
seinplificazione, decentramento, e partenariato allargato.
Un maggior decentramento, non solo da Bruxelles alle capitali, ma
anche quale maggiore partecipazione a livello locale. e non solo pubblico ma anche privato. "Lo Stato - propone la Cointnissione - dovrà
garantire la partecipazione delle autorità regionali, e locali, di quelle
atnbientali e dei partner socioeconomici, comprese le organizzazioni
rion governative. 1 Piani dovranno essere elaborati dalle autorità competenti degli Stati membri dopo lo svolgimento effettivo del partenariato nello Stato membro".
11 ragionatnento è: se i Piani di sviluppo sottoposti alla Commissione
rappresentano iin equilibrio degli interessi di tutti, avanzeranno su un
binario solido dall'inizio alla fine. Se frammentari, alla prima curva si
cercherà un ribaltone. E importante trovare un assetto politico consensuale, all'inizio, che permetta di andare aventi almeno 3-4 anni. Al
4" anno e prevista una valutazione di efficacia, e anche un premio
finanziario fra tutti gli stati membri (la tanto contestata riserva di efficienza!). La coticertazione diventa obbligatoria in tutte le fasi, e non
solo nei lavori di tnessa a punto dei singoli Piani regionali e del Piano
da presentare all'Ue.
Per facilitare la realizzazione effettiva di tale concertazione, il Ministro
del tesoro, bilancio e programmazione economica ha già awiato la
costituzione di due reti (istituzionale e sociale) di partenariato.
- Restano invariati gli strumenti di prograinriiazione - Piani di sviluppo
(PS); Quadri comunitari di sostegno (QCS); Programmi operativi (PO) e
sowenzioni globali, grandi progetti, regimi di aiuto: Documenti unici di
programmazione (Docup) - ma si riscoritrano novità per modalità di
elaborazione, gestione e attuazione: coricertazione nel quadro di un
partenariato allargato; designazione da parte dello S t ~ t odi un'unica
autorità di gestione per programma; comitati di sorveglianza in cui la
Coininissione avrà solo un ruolo conclusivo; un Programma unico per
ciasciina regione, per l'obiettivo 1 ; e un Docup (un dociimento unico
di programmazione che ingloba QCS e PO), per gli obiettivi 2 e 3.
Nori sara inutile ricordare che i Docup possono essere di diie tipi: trasversale (sul modello dell'attuale ob. 4) per cui si definiscono all'intert10 di Lino stesso documento le politiche comuni a più Regioni; orizzontale (sul modello degli attuali obb. 2 e 5b), in cui confluiscono sul
territorio di urla medesima Regione più obiettivi.
Resta il principio di addizionalità: tutti gli interventi della Cotniinità
avvengono sempre in regime di cofinanziamento. Il che significa
anche coordinamento tra gli istituti di programmazione negoziata italiani (intesa di programina, patti territoriali, ecc.) e quelli previsti dalla
normativa dei fondi struttiirali comunitari.
- Un regolamento generale definirà: obiettivi, metodi di programmazione, gestione finaziaria, valutazione e controllo. 1 regolamenti relativi ai singoli foridi (Fers, Fse, Sfop , e Feaog) si occuperanno principalmente dei rispettivi catnpi d'intervento.
Cosa si propone, litnitatidoci al Fesr e al Fse? 11 Fesr continua a cofinanziare investimenti produttivi, infrastrutturali, a favore dello sviluppo endogeno, e azioni innovatrici e di assistenza tecnica. Quali i suoi
catnpi d'intervento? Ambiente produttivo, RftS tecriologico. tutela e
tniglioramento dell'ambiente, sviluppo economico locale, pari opportunità e cooperazione europea nel campo dello sviluppo regionale.
E il Fondo sociale europeo?
Quali i suoi cainpi d'intervento? Ne vengono proposti cinque: politiche attuative nel mercato del lavoro per lottare contro la disoccupazione: lotta all'esclusione sociale; istruzione e formazione continua
per aumentare le possibilità occupazionali; previsione e protnozione
dei mutamenti socioecoriomici; pari opportunità. 11 dibattito del futuro del Fse resta tuttora vivace.
La posiziotie del governo italiano
Già col docutnerito Fassino-Sales, il governo italiano aveva avanzato
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e parte dell'Abruzzo beneficino dell'obiettivo 2 in aggiunta al
plafond del 13%; g) nuovo obiettivo 3: per una maggiore efficacia si
ritiene necessario che il Fse possa finanziare anche le spese d'investimento collegate a interventi per modernizzazione di servizi dell'impiego, per l'integrazione tra sistema scolastico, formativo e della
ricerca, per la formazione superiore, e per la riqualificazione del personale della pubblica amministrazione; e ancora per la riorganizzazione dell'orario di lavoro e per Ig diffusione di forme di lavoro flessibili; h) Programmi di iniziativa comunitaria: d'accordo con la riduzione dei Pic da 13 a 3 (per evitare duplicazioni con i programmi regionali o multiregionali esistenti); no alla proposta di ridurre dal 9010 al
5% le risorse destinate ai Pic; sarebbe opportuno concentrare un'adeguata quantità di risorse sui programmi Interreg che potrebbero
costituire - con altre forme di cooperazione - una valida alternativa
per le numerose aree del Centro-Nord che non faranno più parte
degli obiettivi 2 e 5b; la maggiore dotazione complessiva potrebbe
valere altresì a finanziare un nuovo programma legato all'assetto del
territorio: appaiono mature le condizioni per varare un nuovo programma Urban 2, sulla base dello "Schema di sviluppo spaziale europeo" e della positiva esperienza dei programmi Urban già realizzati; i]
Interventi del Feoga: condivisibile la proposta di finanziare con i fondi del Feoga garanzia le zone rurali - già coperte con gli obiettivi 5a
e 5b - oggi ammissibili al nuovo obiettivo 2, e misure di accompagnamento per zone (svantaggiate e di montagna) non più ammissibili agli obiettivi 1 e 2.
Si potranno così finanziare misure - individuate attraverso una concertazione permanente fra Stato, Regioni e enti locali - che riguardano I'agroindustria, I'agriturismo, le strade rurali, le reti energetiche e idriche, opere di urbanizzazione, interventi per il miglioramento della qualità della vita per sviluppo e crescita locale, come
per scelte di modernizzazione; 1) riserva del 10%: inaccettabile questa proposta di premio ai più bravi.
alcune proposte: a) rivendicazione di una strategia di complementarietà tra espansione ad est e dialogo a sud; b) uno stanziamento
minimo di 230 miliardi di ecu per evitare una diminuzione in termini
reali delle risorse per le politiche strutturali dei 15; C) Fondo di coesione (di cui l'ltalia non è beneficiaria]: una decisione definitiva potrà
essere presa tenendo presente la ripartizione complessiva delle risorse;
d) ripartizione delle risorse fra i vari fondi strutturali: bisogna tener
conto in che misura le strategie per l'occupazione delineata dal Vertice di Lussemburgo (politiche attive del lavoro) debbano trovare corrispondenza in un rafforzamento del Fse, che opera nelle regioni
obiettivo 1 e 2 in concorrenza con altri fondi, e rappresenta l'unico
strumento, attraverso l'obiettivo 3, per il resto del territorio comunitario; ripartizione delle risorse tra obiettivi: I'ltalia è favorevole a una
concentrazione di "circa due terzi delle risorse" sull'obiettivo I ; e preferisce l'ipotesi di una dotazione equivalente per gli altri due obiettivi
(35mld di ecu) piuttosto che quella di 50mld di ecu all'obiettivo 2 e
20 all'obiettivo 3 (I'ltalia è a favore di una più alta dotazione finanziaria per risorse umane, formazione e lotta alla disoccupazione); e)
Obiettivo 1 : la proposta di derogare al criterio del 75% solo per le
regioni ultraperiferiche (Canarie) e quelle scarsamente popolate (Svezia e Finlandia settentrionali) non è accettabile: un analogo margine
di flessibilità dovrebbe applicarsi anche alle "regioni insulari" (per noi
la Sardegna) di cui il Trattato di Amsterdam ha riconosciuto la specificità, e ancor più le regioni con un tasso di disoccupazione particolarmente elevato. Inoltre per tutte le regioni in uscita dall'obiettivo 1
(per l'ltalia, Molise e Sardegna) il "phasing out" deve arrivare al 2006
(contro il 2005 proposto dalla Commissione) tenuto conto che queste
hanno diritto a un livello di assistenza almeno pari a quello delle
regioni obiettivo 2. Va trovata una soluzione per l'Abruzzo (unica
regione d'Europa uscita dall'obiettivo 1 in corso di esercizio) essendo
inammissibile la sua esclusione sia dagli obiettivi 1 e 2, sia dai regimi
transitori; f) nuovo obiettivo 2, I'ltalia chiederà che Sardegna, Molise,
HOLIDAY INN ROME - EUR PARCO DEI MEDICI
Come mescolare lavoro e svago lasciando separati i sapori
Se la scelta dei più esigenti cade su Eur Parco dei Medici di Roma il motiv0 c'è:
le grandi sale capaci di accogliere da 8 a 700 persone, dotate di tutte le
apparecchiature indispensabili per conferenze, riunioni, conventions:
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Il fatto che siamo specialisti in congressi è un'ottima ragione per
sceglierci. Ma non l'unica. Potete aggiungere una serie di altri
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doppi dotate di bagno, doccia, televisione, radio, telefono con linea
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Metteteci poi ampi parcheggi, una buona dose di cucina internazionale,
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Telex 613302
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Nel ricco e nielodioso lessico spagnolo uri vocabolo denso di significati e
non privo di un suo particolare fascino fonetico e glottologico è quello
di "aniparo", che traduce il concetto di riparo, rifugio, difesa, protezione;
sul piano seinantico, quindi, l'idea della tutela costituisce il fulcro essenziale e la prospettiva finalistica tlella locuzione. La parola, in sostanza,
riveste un notevole rilievo sul terreno sociologico e su quello giuridico,
nel cotitesto della democrazia iherica, restaurata nel 1978, dopo un quarantennio di totalitarismo e di dittatura, a soli tre anni dalla rnorte del
"Caudillo" Francisco Franco, in virtù della illuminata regia politica del
Primo Ministro ceritrista, Adolfo Suarez, e, soprattutto, dell'equilibrio e
della lungimiranza del Re Juan Carlos, che è tuttora uno dei più stimati
e rispettati Capi di Stato sullo scenario mondiale.
Nel tessuto costituzionale della Spagna democratica, l'istituto
dell"'ainparo", per la sua essenza garantistica delle civiche libertà, si collega concettiialrnente, sul piano ideologico e su quello teleologico, con
quello del "Defensor del Pueblo", previsto dalla stessa Costituzione spagnola del 1978, all'articolo 54.
Ed è significativo anche notare che, nella sistematica della Carta fondamentale, i due meccanismi giiiridici, quello processuale del17"amparo" e quello sostanziale del "Defensor", trovano la loro collocazione
nell'ambito del medesimo Capitolo, dedicato appunto, come recita la
sua intitolazione, alle "garanzie delle libertà e dei diritti fondamentali"(l). Le tessere del mosaico costituzionale, che rigiiardano I"'amparoW,
possono essere così individuate(2):
a) I'art. 53. comma 2", prevede che qualuriqiie cittadino possa ottenere la tutela delle libertà e dei diritti riconosciuti nell'art. 14 e nella
Sczione prima del Capitolo secondo, rivolgendosi ai Tribunali ordinari, con un procedimento basato sui principi di "preferenza" e "sominarietà" e, se del caso, attraverso il ricorso al Tribunale costitiizionale per chiederne protezione ("a través del recurso de amparo ante el
Tribuna1 Constitucional");
b) I'art. 161, lett. b) stabilisce che il Tribunale Costituzionale giudica
sul ricorso di tutela ("amparo") contro la violazione dei diritti e delle
libertà cui si riferisce I'art. 53 n. 2 della Costituzione, nei casi e nelle
forme stabilite dalla legge;
C) I'art. 162, lett. h) prescrive che sono legittimati a presentare ricorso
di tutela al Tribunale Costituzionale qualsiasi persona fisica o giuridica che invochi uri interesse legittimo nonché il "Difensore del Popolo"
e il "Pubblico Ministero':
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Dalle statuiziorii ricordate emerge ed assume risalto il ruolo attribuito al
Tribunale costituzionale, nel contesto democratico post-franchista; ed è,
quindi, a tale organo che occorre fare riferimento quando si considera
l'istituto garantistico delle civiche libertà rapprrsentato, appiinto,
dallW'amparo", i cui "nobili fini", come "striimento di salvaguardia dei
diritti fondamentali della persona umana, costitiizionalmente riconosciuti" sono stati esaltati sia dalla dottrina pubblicistica iberica sia da
quella latino-americana. L".amparon, infatti, affonda le sue radici nella
Costituzione federale messicana del 1857 ed è ben noto, oltre che nel
Messico, anche in altri Paesi dell'America centro-meridionale(3).
Alle ricordate previsioni costit~izionaliha fatto eco e ha dato sviluppo la
legge organica 211979 del 3 ottobre sul Tribunale Costituzionale (parzialmente modificata con le leggi 7 giugno 1985 n. 4 e 9 giugno 1988
n. 6) il cui Titolo 111 reca riorme specifiche sul ricorso di "amparo':
Quarito ai diritti e alle liberta costitiizionalmente riconosciuti e tutelati, la seriazione di essi è veramente copiosa ed è molto significativa per
verificare e attestare la cura posta dal Legislatore spagnolo, in sintonia
con l'impronta democratica data all'intero ordinamento giuridico, nella
prospettazione, così minuziosa ed ampia, delle situazioni soggettive
considerate meritevoli di tutela; il che, a nostro awiso, dà segno del
vero e proprio "culto" che ha animato il Legislatore democratico iberico verso il rispetto e la protezione dei diritti umani, nella loro diinensione individuale e sociale.
1 più rilevanti tra tali diritti e liberta, scorrendo le previsioni costituzionali
e particolarmerite i Capitoli 1 e 11 del Titolo 1 della Costitiizione, sembrano essere i seguenti:
a] l'uguaglianza davanti alla legge, senza alcuna discriminazione per
motivi di nascita, razza, sesso, religione, opinione o qualunque altra
considerazione o circostanza personale o sociale (art. 14);
h] il diritto alla vita e all'integrità fisica e morale (art. 15);
c] il diritto alla libertà ideologica. religiosa e di culto (art. 16);
d] il diritto alla libertà e alla sicurezza (art. 17);
e] il diritto alla tutela dell'onore, della intimità personale e familiare e
della propria immagine (art. 18 ) ;
fl il diritto di scegliere liberamente la propria residenza e di circolare sui
territorio nazionale (art. 19);
g] il diritto ad esprimere e diffondere liberamente pensieri, idee e opinioni con la parola, per iscritto o cori qualunque altro mezzo; il diritto alla
produzione e creazione letteraria, artistica. scientifica e tecnica: il diritto
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alla libertà tl'itisegtiatiiento e a trasmettere o ricevere informazioni veritiere con qualunque tiiezzo di diffusione (art. 20);
h] il diritto di riunione pacifica e senza armi (art. 21) ;
i] il diritto di associazione (art. 22);
l] i l dititto a partecipare agli affari pubblici, direttamente o tramite rapr re senta ti ti liberatiietite eletti in elezioni periodiche a suffragio universale e il diritto atl accedere, su basi di uguaglianza, alle cariche pubbliche,
qualora si possiedano requisiti previsti dalla legge (art. 23);
m] il diritto ad ottenere la tutela effettiva dei giudici e tribunali nell'esercizio dei diritti ed interessi legittimi, il diritto al giudice ordinano previsto dalla legge e all'assistenza da parte di un legale (art. 24),
n] il diritto all'istnizione e la libertà d'insegnamento (art. 27);
o] il diritto di associarsi liberamente in sindacati e il diritto di sciopero
(art. 28);
p] il diritto di presentare petizioni, individuali o collettive, per iscritto
(art. 29);
q] il dirillo-dovere di difendere la Spagna (art. 30):
r] il diritto alla proprietà privata e all'eredità (art. 33);
s] il diritto di istituire fondazioni per finalità di interesse generale
(art. 34);
t] il diritto al lavoro e alla libera scelta di una professioiie o di un
mestiere (art. 35);
u] il diritto alla contrattazione collettiva tra rapprcseiitanti dei lavoratori
e i datori di lavoro (art. 37);
v] il diritto alla difesa della salute (art. 43):
z] il diritto a fruire di un ambiente idoneo per lo sviluppo della persona
(art. 45): il diritto ad un'abitazione decorosa e adeguata (art. 47).
Una così vasta e variegata gamrria di diritti e libertà, proclamati e garantiti dalla Costituzione democratica, ricoriduce all'idea centrale di "Stato
di diritto", solennemente affermata dal primo articolo della Carta fondamentale e realizzata, a soli tre anni dalla fine della dittatura, con un
"passaggio triorbido e pilotato dalle rigide ed ariacronistiche istituziorii
franchkte al modello liberal-detnocratico proprio delle monarchie delI'Occiderite europeo"(4).
A proposito di questa prospettiva, piuttosto storica e sociologica che
iiori slrettametite giuridica, è salietite ricordare il "Prearribolo" della
Costituzione del 1978, le cui enunciazioni, di evidente contenuto prograiiiiiiatico. esprimorio, tra l'altro, la volontà della Nazione spagnola di
"garantire la coiiviveriza deniocratica ... di consolidare uno Stato di diritto che assicuri il dominio della legge ... di proteggere tutti gli spagnoli e i
popoli della Spagna nell'esr.rcizio dci dititti iitiiatii':
L.a dottrina giiis-piibblicistica spagiiola (Francisco Kubio Llorente e
Manuel Aragoii Re-yes) distiiigue due fasi procedurali tiell"'Atnparo" e
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SPAGIVOLO
cioè: una prima istanza (il giudizio), nella quale ,ano chiamati in causa i Tribunali 0rdinai.i e una seconda (il ricorso), dclla qualc e "dominu," il Tribunale costituzionale.
Questo duplice momento a noi serribra correttamente consitlerato dalla
dottrina iberica. Ma ciò 'che appare saliente nella nostra indagine, il
punto dal quale abbiamo preso I'awio, è il significato concettuale della
parola "at-iiparo", il significato di protezione C di tutela, riferite queste
owiamente ai cittadini, di fronte ad atti autoritativi, arnministrativi o
giudiziari. 11 che, come si è già notato, vale ad assiinilare l'istituto
del1"'amparo" a quello del "Difensore del popolo", collocando entrambi
sullo stesso piano teleologico, nel contesto dell'ordinamento spagnolo,
restituito alla Democrazia.
Abbiatiio già dianzi accennato al "culto" delle libertà che ha sospinto il
costituente iberico del 1978 sul cammino, rapido e iricruento, veno I'assetto detnocratico, realizzato a soli tre anni dalla fine dclla dittatura,
culto che è tipico di una fenomenologia storica susseguente ad un'epoca iti cui diritti umani e le civiche libertà furono calpestati o drasticatiiente tiegati, corne è accaduto con il nazismo in Germania, coti il
fascisnio iri Italia, cori il franchismo in Spagna 5).
In linea conclusiva, riteriiarno si possa affertnare che le ba,i ideologiche,
i tiioventi e le finalità dell"'aniparo" e del "Difensore del popolo" sostarizialtiiente collirnatio tra loro, ariche ,e diverse sorio le connotaziorii giuridiche e sisternaticlie, essendo il primo collocato sul piano processuale e
l'altro su quello del diritto sostanziale. 1 due istituti, comunque, hanno
una valenza ,intotnatologica comune, dando segno cntrarnbi dello ,pirito proforidamente democratico che pervade la Costituzione spagiiola
del 27 dicembre 1978 e la normativa ordinaria da essa derivata, all'iri,egna della monarchia parlarnentare, del pluralismo politico, di ciò che
abbiamo qualificato come "il culto delle libertà':
1 ) Sia consentito richiamare il m i o saggio ~~Aniniinistrazioiie
Pubblica e tlifesa oel c i t t a dino; uno sguardo comparato al "Difensore del Popolo" in S p a y n a " ~n Comunl d'Europa,
nsile dell'Aiccre, anno XLVI, n. 3, marzo 1998.
na eccellente versione italiana della Costituzioi.e spagnola del 29 dicrmbre 1978
leggersi i n appendice all'opera collettanea curata da Eduardo Garcia tle Enrerria e
t o Predieri (ed. Giuffre, Milano, 1982). Altro testo aggiornato si ha in "Costituzioni
iere contemporanee", vol. I, ed. Giuffre, 1994, a cura di Paolo B i x a r e t t i di Ruffia.
3) Argentina, Bolivia, Brasile. Costarica, Cile, Ecuador, El Salvador, G u a t e m a a , Honduras,
Panama, Paraguay, Perii, Venezuela.
41 Si veda " A t l a n t e costituzionale [Panoramica sulle democrazie)" d i P.G. Lucifredi,
Ed. Giuffrè, Milano, 1983.
5) Sia consentito u n riferimento al m i o saggio "Annotazioni sul Tribunale c o s t i t u ~ i o n ~ i l e
spagnolo", in Quaderni regionali, luglio-sett. 1991, n. 3, Ed. Giuffre, M i l a n o
Comuni
d'Europa
I N T E L L E T T U A L I
A R A B I
T R A
M E D I T E R R A N E O
E D
A F G A N I S T A N
La schieua discreta
"Amico. chi
bisogno di scalpore e di gloria. Chi ha
affrontato la sfida più grande della sua
esistenza, che è un sowertimento profondo dell'Anima, perchi. dovrebbe rincorrere
lo splendore delle proprie azioni? Questa
trasformazione interiore è rivoluzione
permanente: per lui non c'è un istante di
tregua, non c'è u n m o m e n t o f a t t o di
specchi in cui contemplare e far contemplare la traiettoria ammirevole della propria avanzata! La vanità gli è estranea. È
in marcia verso la bellezza. La propria
imperfezione gli interessa molto più dei
suoi successi. Più che all'orgoglio, fa
ricorso all'angoscia. Perché lo spinga verso lo sforzo cosciente, la sopportazione,
la padronanza di sé: ecco da dove passa
la grandezza della Libertà.
"La sua gloria si compie interiormente,
all'insaputa di tutti, senza nessuno."
"Chi affronta il suo percorso raggiunge la
schiera discreta degli Architetti dell'Anima."
"Chi accetta le sue prove vede sgorgare la
segreta Armonia."
"Chi r a g g i u n g e la s u a u n i t à n o n ha
più bisogno d'unione, non ha più paura
del diverso ..."
Queste parole senza tempo giungono a
noi da una terra, I'Afganistan. e da popoTurkmeni e
li, i Paslito, Tagiki, N~~ristani,
tutti quegli Afgani senza nome, che non
hanno perso la speranza della rivolta, di
cui non abbiamo notizia se non in relazione alle invasioni militari, gli esodi, le
lotte intestine, gli stravolgimenti di doveri
religiosi e di diritti civili. Portavoce di
queste vicende lontane è il Viandante di
Mezzanotte, owero il suo alter ego Majnun - il folle -, o w e r o Said Bahaudin
Majrouh, originario del Kunar, nel sud-est
dell'Afganistan (1928), è morto assassinat o in Pakistan dove viveva in esilio ( 1 988).
"11 Viandante di Mezzanotte" è il Libro
Primo di un più vasto insieme sull'EgoMostro e comprende i primi tre dei cinque
cicli che avrebbero dovuto comporlo se la
morte non si fosse presentata alla porta
di casa dell'autore prii~iache l'opera fos-
a l e del
Ciclo Terzo, in persiano dari e che costituisce quasi la metà de "Il Viandante di
Mezzanotte", è andato perso mentre Said
Bahaudin Majrouh passava clandectinamente in Pakistan nel 1980. È giunto a
noi perchè l'autore ne aveva già tradotta
buona parte in francese, parola per parola, e inviata in Francia all'editore.
Poema epico, parabola sulla solit~idinenel
perseguimento della libertà e sulla violenza nell'esercizio del potere, è considerato
un libro profeticamente anticipatore dell'invasione russa delllAfganistan e dell'avvento della dittatura. Poema dell'anima,
dove le contrade, i deserti, le città che il
protagonista attraversa sono gli elementi
di un immenso paesaggio interiore, oltre
che il ritratto di una patria devastata dal
nemico. Le figure mitiche che la popolano, il Drago, la Dea Verde della Primavera,
la Dama Nera della Morte, i vecchi saggi,
il folle, sono gli attori del drainnia del
potere e insieme della lotta per la libertà
dell'anima contro la tirannide dell'lo, I'Ego-Mostro, il Tiranno. Ma il fondamento
febbraio 1999
I I V T E L L E T T U A L I
A R A B I
del vagare inesorabile del Viandante di
Mezzanotte è I'aiiiore, il perseguimento
del senso dell'essere: Leyla, che egli vede
ovunque con gli occhi del cuore.
Anche se l'autore noti e b b e mai a b b a s t a n z a d i s t a c c o p e r d o m i n a r e l'opera
compiuta, la sua poetica si colloca fuori
dal t e m p o n e l l ' i n t e n t o di c o n i u g a r e
modernità e passato, il patrimonio filosofico dell'occidente e la tradizione dell'oriente, in un'interazione tra universale
e particolare, tra la cultura acquisita in
Francia, dove terminò gli studi e si laureò
in filosofia all'università di Montpellier, e
la cultura della sua terra natale, dove fu
preside della Facoltà di lettere di Kabul e,
per un breve periodo, governatore della
proviiicia di Kapiqa. Consigliere culturale
dell'Afgariistan in Germania Federale dal
1 9 6 4 al 1 9 6 8 , o r g a n i z z ò a Peshawar.
dove visse i i i esilio dal 1980, i l Centro
Afgano di lnfortiiazione le cui piibblicaziorii danno notizia della resistenza e dei
combattimenti contro l'armata d'occupazione sovietica. \Nome noto e rispettato
dell'Afganistan in esilio, rifiutò di cedere
alle pressioni dei bigotti fanatici: giudicava indegna ogni forma di barbarie e ai
suoi occhi il chador era una prevaricazione conie le bombe dei russi.
Said Bahaudin Majrouh ha f o n d a m e n taliiietite a che fare con i l sapere e la
l i b e r t à , cori la d e n u n c i a di d i s t o r t i
nazionalismi p a t r i o t t i c i , del p e n s i e r o
c o s t i t u i t o e del privilegio f o n d a t o su
classe, razza o sesso. Esiliato ed emary i n a t o vBlontario, in c o n d i z i o n e di
solitudine di fronte alla potenza opprim e n t e delle grandi autorità sociali che
escludono ogni possibilità di operare un
cambiamento, è sostenuto dallo spirito
di o p p o s i z i o n e , dal d o v e r e di recare
testimonianza scritta di una situazione
particolarmente triste q u a n d o non si ha
a l c u n p o t e r e , dalla sfida c h e la vita
intellettuale cerca nel dissenso rispetto
allo status q u o , in un m o m e n t o in cui
la l o t t a a f a v o r e d e i g r u p p i m e n o
avvantaggiati e rappresentati sembra
e s e r s i così ingiustamente risolta in loro
favore. A q u e s t o c o m p i t o primario di
rappresentare la sofferenza collettiva, il
dramnia del proprio popolo, per riafferm a r n e l'irriducibile presenza, consolid a n d o n e la m e m o r i a , Said B a h a u d i n
Majrouh aggiunge ciò che, nelle parole
(li Edward ' ~ a i d ,soltanto l'intellettuale
ha i l dovere di compiere: dare evidenza
al significato universale della crisi, trasferire sul piano di una più vasta Liillanità ciò c h e u n a razza o n a z i o n e ha
p a t i t o , a c c o m u n a r e l'esperienza alle
sofferenze degli altri senza farsi cogliere da timore reverenziale di f r o n t e al
p o t e n t e personaggio o alla solenne istituzione che spesso costringono al silenzio ed alla sottomissione chi, nativo del
posto, ne ha sempre veduto la potenza
ina non le origini umane. inevitabilemte
febbraio 1999
T R A
M E D I T E R R A N E O
più umili, da cui entrambi discendono.
Le recenti vicende interne del13Afganis t a n n o n possono c o m u n q u e essere
a s t r a t t e da quel m o n d o islamico c h e
comprende centinaia di milioni di persone, decine di popoli diversi diffusi su
t u t t o i l globo e sbrigativamente etic h e t t a t i c o m e qualcosa c h e si chiama
"lslaiii". Il f a t t o stesso di usare quest'unico termine riduce I'lslam ad un semplice o g g e t t o in relazione al quale s o n o
consetitite le più ampie generalizzazioni, attraversando con disinvoltura millec i n q u e c e n t o a n n i di storia islarnica e
sentenziando con la massima spregiudicatezza in merito alla compatibilità tra
Islam e democrazia, diritti umani, progresso. Nel contesto di una nuova forma di consenso riguardo al f a t t o clie
I'islamisiiio, riemergente o fondaiiieritalista, è la nuova minaccia che ha sostit u i t o il comunismo, i l pensiero dornin a n t e di u n a p o t e n t e collettività ha
accomunato gli intellettuali in un coro
che fa eco all'opinione politica preval e n t e , p r e c i p i t a n d o l a in u n p e n s i e r o
ancora più omologato da cui discendon o iritolleranza e paura arizichè c o n o scenza e comiinanza.
E iioi t u t t i , i n t e l l e t t u a l i e n o n , c h e
p o p o l i a i n o l ' o v e s t del M e d i t e r r a n e o ,
dobbianio sforzarci di conoscere laicamente q u a n t o succede "All'est del Mediterraneo", nella realtà di un imprecisato
paese in cui un regime dittatoriale calpesta i più elementari diritti umani.
Amin, il giornalaio ... ci vendeva, insieine a g i o r n a l i m u t i e f r e d d i , a n c h e
p a r o l e , p a r o l e di s p e r a n z a . P r e s e r o
a n c h e lui ... Amin non conosceva altre
armi s e non le parole, n e leggeva I'eff e t t o sui volti, n e l l ' i m p a z i e n z a delle
mani tese verso i giornali. E lo h a n n o
ucciso per le parole ... Le parole possono t a n t o ?
Per 'Abd ar-Rahman Munif, l'autore di
"AII'Est del Mediterraneo", il conipito
della cultura e degli intellettuali arabi è
quello di essere vicini ai bisogni della
g e n t e ed allo spirito dell'epoca. Egli è
ritenuto il piìr arabo ed allo stesso teiiipo il più uiiiversale degli scrittori arabi
c o n t e m p o r a n e i . Forse p e r c h è n a t o in
Giordania (1933) da padre saudita e da
madre irachena; forse perchè ha studiato in Iraq ed in Egitto ed ha lavorato in
Francia, a Bagdad, in Libano e in Siria;
forse perchè la s u a nazionalità nori è
quella del passaporto ma quella araba.
Economista ed esperto di problemi di
sviluppo, in seguito alla sconfitta araba
tiella guerra dei sei giorni nel 1967 non
ha trovato altro mezzo di espressione se
non la scrittura per descrivere la sconfitta degli eserciti a cui si a g g i u n g e la
sconfitta quotidiana, l'oppressione dei
cittadini arabi d a p a r t e dei regimi al
p o t e r e , la v i o l e n z a p o l i t i c a , s o c i a l e .
intellettuale. E per essersi opposto alla
Comuni
d'Empa
E D
A F G A I V I S T A N
guerra Iran-Iraq ha conosciuto la prigione in Iraq e l'esilio in Francia. Ma 'Abd
ar-Rahiiiati Munif ha deciso di tornare a
vivere nel s u o paese, spinto dal bisogno
di essere vicino alla sua gente, di ritrovare la iiieiiioria di quel popolo da cui
discende e dal q u a l e era fuggito. E i l
presente, la storia più a t t u a l e del s u o
paese diventa f o n t e costante di ispirazione dei suoi romanzi.
Per Ragiab, i l protagonista di "AII'Est
del Mediterraneo" invece, d o p o anni di
prigione e la scelta dell'esilio volontario, la decisione di t o r n a r e è f o n d a t a
sulla convinzione di una morte vicina,
dell'accettazione, anzi la scelta di iin
d e s t i n o c h e lo leghi a n c o r a ai propri
affetti e alla propria responsabilità verso
gli altri, a un'iirimagine di sé, a un'imrnagine d e l l ' u o m o c h e la s t o r i a nori
possa piegare e avvilire del t u t t o .
Non ci sono regole alle quali gli intellettuali possano ispirarsi per sapere cosa
dire o fare; d'altra parte, l'intellettuale
a u l e i i t i c a i i i e n t e laico noti h a dèi d a
venerare e cui fare appello per una guida
sicura. Scrivere per parlare di libertà e
democrazia senza farsi intiiiiorire, per
ricostruire i ponti che collegano i l rnondo
arabo di oggi alla grande civiltà araba del
passato affinchè la cultura e la coscienza
del popolo arabo riescano a sopravvivere
in un mondo dorniriato dai mass-rnedia e
dai iiiilitari, perchè le parole apparteneriti
a culture senza più radici e pronunciate
dalle terre dell'esilio, viaggiando tra gente diversa instaurino un dialogo tra paesi
e popoli lontani.
E noi, che abbiamo scelto la distanza,
noi clie assistiamo - ormai con fastidio
- alle lotte degli altri senza solidarietà e
senza vergogna, possiamo almeiio cercare di saperne un po' di più, di essere
disponibili a correre il rischio di superare le facili certezze dettate dalla formazione, dalla lingua e dalla nazionalità
che ci s o n o proprie e che t a n t o spesso
ci separano e ci proteggono dalla realtà
degli altri.
Said Bolialiditi Alrijro~rl~,
I l Viandante di
Mezzanotte, Liini Editore, 1995. Pubblicato in Francia nel 1989 per le Editions
Phoebus di Parigi con i l titolo Le Voyageur d e Minuit.
'Abd o r - K u h m a n Munif, A11'Est d e l
Mediterraneo, Jouvence Editore, 1993
Isabellri Crimeru d'AJjitto, L e t t e r a t u r a
araba contemporanea - Dalla nahdah a
oggi, Carocci Editore, 1998,
Ediuurd Suid, Dire la verità - Gli intellettuali e il potere, Feltrinelli Editore, 1995
continuo do pog. 2
sull'Europa in gestazione: la lotta, civile,
per \ e idee "nuove" ( o apparetiteniente
tali) non l i interessa. e quindi i fautori di
queste idee - e in testa i federalisti - trovano un colossale sbarramento, se vogliono passare dall'astrazione "intellettuale"
alla prassi. Siffatte elezioni europee, allora,
non avranno una diserzione ancora maggiore da parte dei tanti, dei troppi cittadini (e torno a richiamare il caso - che racchiiide l'avvenire - dei giovani dotati di
comprensibile spirito critico), c h e già
scuotono la testa per i fatti interni e "si
astengono"? Pare chiaro che c'è una sola
medicina: proporre elezioni serie, autonom e per fini propri e non sussidiarie di
interessi ben diversi, di singoli individui e
di corporazioni legate a vested interests,
come l i chiamano gli anglosassoni. Ma,
oserei sostenere, non basta: elezioni serie.
senz'altro, ma che permettano di battersi,
senza i n g a n n o , per prospettive e valori
ideali. Ma allora: a che Santo votarci?
QIJALESCIJOI.A EUROPEA t L'IDEALE FEDEHLE;
U N A SO(IIETA RAZIONALMkNrE MIJI.I IETNICA
Non ci impanchiarno nel ruolo di profeti non n e siamo all'altezza - n é vogliamo
mentalmente circoscrivere i fattori "decisivi" di un progresso morale, civile, democratico tlella società, rna rimanendo nel
catnpo delle istituzioni ci si presenta I'istituzione chiave, che affronta questa nostra
probleinatica: la scuola. La scuola nella
quale - almeno in teoria - passano tutti i
cittadini. La scuola - scusatemi, qui esprim o le mie idee personali - "comune e di
tutti''. Attraversando il discorso sulla Europa (e su quale Europa) non possiamo non
guardare, anche in questo campo, molto
lontano dal nostro naso. L'Italia e tutta
I'Europa i n v e c c h i a n o , l ' i m m i g r a z i o n e
extracomunitaria diverrà inevitabilmente
g i g a n t e s c a e - per esprimermi coii la
visione c o l o r i t a , ma realistica di uiia
recente intervista di Urnberto Eco - si avrà
"l'Europa meticcia". Decadenza? Tutt'altro. Sempre Eco risale giustamente a un
Medio Evo visto come creativo, tutt'altro
che "oscuro", dal quale (Impero romano,
Cristianesimo. Germani ...) è scaturita a n c h e p r i m a d e l R i n a s c i r n e t i t o - la
"nostra" civiltà moderna (noti, owiamente, con la lettura iiazista tlell'intiesto germanico e comunque ariano - altritrienti si
è costretti a richiainare. per contrappeso,
il "Medio Evo barbarico" di Gabriele Pepe
-). In questa prospettiva la scuola "separata", privata, coiifessionale o meno, può
ostacolare la costruzione democratica di
una Europa multietnica, poiché a una
scuola (farisaica) cattolica ( o semplicemente cristiana) si affiancherebbero tante
altre scuole confessionali e delle varie
componenti etniche, con la minaccia, che
già negli Stati Uniti d'America si è delineata in rnerito (pare o w i o che un buon
cristiano, figlio autentico del Vaticano 11
ecc. ecc., voglia giuocare un ruolo esetriplare in una scuola "comune", federale
...). Ma fermiamoci q u a e t o r n i a m o a
tempi più brevi e alle prossime elezioni
e u r o p e e ( c h e n o n s a r a n n o per altro le
ultime), quindi dobbiamo lavorare - purtroppo all'ultimo momento - per esse ma
anche per le successive (il tempo corre).
Dunque la scuola (italiana] non informa
sull'integraziotie europea (problemi, difficoltà, storia) e non prospetta una visione
esaltante, perché rnorale e strategica, dell'unità europea. Il tninistro della P.I. è stat o a c c u s a t o di trascurare, a p p u n t o , la
q u e s t i o n e e u r o p e a ( a n c h ' i o mi s o n o
aggiunto: almeno il ministro, che mi ha
risposto per scritto, r a p i d a m e n t e , si è
dimostrato - cosa rara - cortese e comprensivo, anche se penso che non ci siam o capiti). Berlinguer si è poi ufficialmente e pubblicamente difeso, soprattutto sottolineando lo sforzo che ha compiuto e continua a compiere per arinonizzare la scuola dei Paesi dell'uiiione europea (non spetta solo all'ltalia): è giusto,
ma salta la premessa e non soddisfa I'esclusiva del suo obiettivo. In una recente
intervista Berlinguer, appunto, ha più o
m e n o d e t t o : "Ora pensiamo a rendere
europea la scuola". Nell'ititervista si leggeva che il ininistro sta intensificando - pare
in s e g u i t o al successo dell'Euro e c o n
quel che ne deriva, necessariamente, nel
campo scolastico (si noti la confessione
che si ricava da quel "ora pensiamo ecc.
ecc.") - lo s c o n t r o c o n t r o i l m u r o di
" u n ' e n o r m e resistenza degli operatori
interessati a procedere sulla linea dell'armonizzazione dell'istruzione. 1 vari governi hanno resistito caparbiamente nel pass a t o e d i e t r o di essi l ' o r g a n i z z a z i o n e
interna ai sistemi educativo-informativi".
Problema reale, urgente, e opposizione
prevedibile, poiché da mezzo secolo coiistatiarno (non è vero, amici dell'Aede Association européenne des enseignants ?) la resistenza - conservatrice - delle
burocrazie delle organizzazioni scolastiche
nazionali - appesantita per la Gerrnatiia dai
problemi posti da un improvviso - allora! decentramento federale interno anche nell'istruzione, seiiz'altro discutibile -. Tutto
utile e comprensibile. ina non basta, caro
ministro, e soprattutto è uii aspetto particolare e non affronta i problemi di fondo
richiamati qui sopra in vista delle elezioni
europee, e non solo delle prossime. Noi
vorremmo almeno sentir dire: ora pensiam o a r e n d e r e e u r o p e i gli scolari, m a
soprattutto i professori.
Qui, povero Berlinguer, si trova di fronte
al muro del corporativismo della classe
insegnante - trii riferisco particolarmente
alla scuola secondaria -, che non vuole
apertura e selezione decente, con regolari,
ricorrenti c o n c o r s i , d e l l e n u o v e leve,
anche con sostituzione di chi non ha i
tiioli (agli ignoranti stabilizzati da tempo
immemorabile si potrà offrire a n c h e la
Comuni
d'Empa
possibilità di impiego statale meno impegnativo). La scuola secondaria (e io penso
all'unica riforma eccellente di q u e s t o
dopoguerra nel carnpo in oggetto, cioè la
scuola media unica) è utilizzata da rarissimi docenti esemplari per formare lo spirito civico. Ci rendiarno conto, oltretutto,
c h e la scuola secondaria, nella c a d u t a
delle ideologie (tradizionali), è ferma in
u n p a u r o s o q u a l u n q u i s m o ? Del resto,
anche i giovani "preparati" escono da una
università che non ha ancora digerito il
fascismo e, in con~plesso,la cultura totalitaria, e più in generale da uiia cultura,
per le scienze umane, tra le più povere
d'Europa e c o m u n q u e masochista: per
fare d u e esempi, la "Storia d'Italia dal
1861 al 1 9 9 7 " di Denis M a c k Sinith
( i n g l e s e italianista n u t r i t o dai s a l o t t i
nostrani) e "L'Italia del Novecento" di
Indro Montanelli e Mario Cervi in indici di
nomi di decine e decine di pagine non
trovano posto per Altiero Spinelli; e la
generalità dei nostri concittadini, anche
abbastanza coltivati, c h e noti possono
non apprezzare uno statista del livello di
Carlo Azeglio Ciampi, credendo che sia
ispirato dallo Spirito S a n t o c a d o n o poi
dalle nuvole quando apprentlono che ha
preso la prima laurea - normalista di Pisa
- in letteratura greca antica e negli anni
Trenta ha bevuto il liberalsocialisiiio del
filosofo Guido Calogero e quindi ha aderito al Manifesto, che chiedeva, già allora.
gli Stati Uniti d'Europa.
Ma, diciamolo: al tempo della cosiddetta
prima Repubblica - quella del federalista
De Gasperi (in contatto continuo con Spinelli) - si conosceva "11 mio granello di
sabbia", l'esaltante libretto del federalista
Luciano Bolis; ora (nel 1997) è stato tradotto i t i francese ("Mon grain d e sable") e
sta avendo successo nella scuola francese:
l'ho segnalato, perché si faccia circolare di
nuovo nella scuola italiana, al ministro e
a qualche Provveditore agli Studi, rna rni
hanno fatto sapere che non hanno ternpo. Bisogna studiare il Novecento, rna per
Bolis non hanno tempo.
UNA AUTOCRITICA
D1
TUrT1
GLI
EIJROPEI,
M4
A N C H t L'ORGOGLIO D1 l J N 9 CIVILTA COrvIUNE
Vorrei chiudere con un altro ragionamento. Personalmente - gli amici europei lo
s a n n o - accanto alla rievocazione delle
vergogne italiane (l'impassibilità di tanta
alta cultura, rubacattedre universitarie, di
fronte alla campagna razzista, fa proprio
schifo), ho sempre tranquillamente rievocato \ e vergogne tedesche - senza atteiiuazioni -, francesi (Vichy!), eccetera.
Questo ho ripetuto con tutti i giovani
incontrati: ma non ho poi trascurato tutti
quei tedeschi, francesi, eccetera, nella
conoscenza e nel ricordo dei quali dobbiamo, fraternamente, costruire l'Europa.
Nessun revisionismo, dunque, ma una rivoluzione culturale, uno slancio morale, una
costruzione ideale della Federazione euro-
febbraio 1999
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Comuni
d'Empa
mensile
dcll'AICCRE
Direttore: Goffredo Bettini
Direttore responsabile: Umberto Serafini
In redazione: 1Wario llarsala [responsabile]
Lucia Corrias, Giuseppe D'Andrea,
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Europea srl unipersonale
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Progetto grafico e impoginazione:
Maria Teresa Zaccagnini - Roma
Stampa: Salemi Pro. Edit. srl - Roma
pea, per la quale ci sono le poten~ialitànei
popoli europei - questo è il punto -, passate e presenti. Tutto sommato ci si conosceva meglio fra europei, q u a n d o io ero
giovane: chi non aveva dato una scorsa ai
"Miserabili" di Victor Hugo (che fra l'altro
voleva gli Stati Uniti d'Europa: ma non è
q u e s t o che qui mi interessa)? e quanti
non scoprivamo, cercando fra vecchi libri
di letteratura di genitori e nonni, le "Affinità elettive" di Goethe? ma con Hitler al
potere, un intelligente editore italiano (la
non mai abbastanza elogiata collana d e
"La Medusa" di Mondadori) faceva leggere a migliaia di italiani "La vita semplice"
di Wiechert, così sottilmente antinazista,
con lo sfondo di una Prussia certo non
bismarkiana. lo vedrei naturale che la gioventù italiana combattesse per l'Europa
democratica e unita rileggendosi ogni
s e r a , f a c e n d o l ' e s a m e di c o s c i e n z a . i
manifestini dei ragazzi della Weisse Rose
(la Rosa bianca], fatti decapitare [come
essi prevedevano). Trenta, quarant'anni fa
i rnanifestini circolavano nella n o s t r a
scuola: avendo suggerito a Berlinguer di
diffonderne centinaia di migliaia di copie,
di nuovo, mi ha risposto clie non gli spetta di fare l'editore.
Un codicillo. Porta aperta agli immigrati
extra-comunitari (che oltretutto "aiiitano
la nostra economia", come sottolinea il
governatore di Banch'ltalia Fazio), ma
anche qui occorre provocare un confronto non paternalistico e guardare lontano,
nella prospettiva clie abbiamo richiamato
di U i n b e r t o Eco. Coi m u s u l m a n i , p e r
esempio, occorre riandare alla più illuminata civiltà islamica (apprezzata da Gerb e r t o d7Aurillac, il f u t u r o grande Papa
Silvestro Il), respingendo un fondamen-
febbraio 1999
talismo che n o n ha autentiche motivazioni religiose ed è il corrispettivo del
nazionalismo e del fascismo (e anche di
certo razzismo cristiano) dell'occidente
europeo: nel t e m p o c o n t e m p o r a n e o la
Lega M u s u l m a n a , c h e ha g e n e r a t o il
Pakistan, è s t a t a g u i d a t a d a u n abile
indiano, Jinnati, che aveva abbandonato
la moschea e sposato una parsi - della
ricchissima comunità che risiede a Boinb a y - e c h e si è r i c o r d a t o di e s s e r e
m u s u l m a n o , q u a n d o , n e l l ' a v v i o alla
"liberazione" dell'lndia si è cominciato a
t e m e r e il m o n o p o l i o f i n a n z i a r i o indu
( q u e s t o sì d o v u t o p r e v a l r n t e m e n t e al
precetto islamico di non permettere I'org a n i z z a z i o n e del " d e n a r o a prestito",
quindi il contrasto con un sistema bancario): simultaneainente un grande e
o r t o d o s s o t e o l o g o i n u s u l m a n o , Abul
Kalam Azad, uscito dalla scuola coranica
di El Azhar (in Egitto), ha lottato a fianc o del p a r t i t o del Congresso per u n a
Unione indiana federale, e ha efficacem e n t e partecipato al governo laico di
Jawaharlal Nehru.
1~45FlDA
Affrontiamo allora le elezioni e u r o p e e
come una grande occasione per riconciliarci c o n la politica, la democrazia, i
doveri elettorali. La Federazione europea è
la scominesa che ci Iia lasciato la Resistenza; e la Resistenza europea è il passaggio critico del "secolo breve", che ora
si deve chiudere sull'impegno di costruire
l'Europa del Terzo IVillennio, al servizio
della pace e di un nuovo, giusto ordine
internazionale, mentre l'Umanità è sull'orlo della pazzia e del suicidio. Chi avrà
il coraggio di iinboscarsi?
Comuni
d'Europa
Questo iiiimero è stato finito di stampare nel
mese di febbraio 1999
1SSN 0010-4973
Abbonamento annuo per la Comunità
europea, inclusa I'ltalia L. 30.000
Estero 1.. 40.000, per Enti L. 150.000
Sostenitore L. 500.000
Benemerito L. 1.000.000
1 versamenti devono essere effettuati:
I ] sul c/c bancario n. 40131 intestato a
Europea srl unipersonale c/o Banca di Roma,
dipendenza 88 (CAB 03379; ABI 3002),
Piazza 55. Apostoli, 75 - 00187 Roma,
specificando la causale del versaniento;
2) siil ccp n. 38276002 intestato a
"Comuni d'Europav, Piazza di Trevi, 86 00187 Roma;
3) a mezzo assegno circolare - non trasferibile
intestato a: Europea srl unipersonale,
specificando la causale del versamento.
.Aut. Trib.
&oma n. 4696 dell'll-6-1955
La vecchia centrale
dà ancora luce.
AI l'arte
Da vecchio impianto di produzione di energia
elettrica di inizio secolo a moderno Art Center:
Acea, coniugando archeologia industriale e arte
antica, ha aperto a Roma un nuovo spazio museale
Art Center Acea
Centrale Monternartini
via Ostiense, 106
Roma
Orario: mar.-ven. 10-18
sab.-dom. 10-19
lun. chiuso
1
Segreteria, informazioni
e prenotazioni: Associazione
Civita te1.06/6991191
Le macchine e gli dei
Sculture di Roma antica
alla Centrale Monternartini
a cura della Sowaintendenza
ai Beni Culturali
del Comune
di Roma
"._/L
1t
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Anno XLVII Numero 2 - renatoserafini.org