Anno 1 - numero 03 Anno 1 - numero 02 VeronaOltre m u s i c a VeronaOltre - Periodico di attualità, società e cultura • Giugno 2012 • Copia gratuita - Editore: Ipertesto Edizioni, Verona t e a t r o l © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Palazzo Venier dei Leoni dal Canal Grande. Foto Andrea Sarti/ CAST1466. © The Peggy Guggenheim Collection, Venice. Palazzo Venier dei Leoni from the Grand Canal. Photo Andrea Sarti/CAST1466 i r i c a fotografia t u r i s m o a r t e c u c i n a girod’italia f i l m l i b r i artimarziali l o n d r a VeronaOltre • giugno 2012 1 VeronaOltre 6. © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Salotto. Sala dell’Astrattismo. In primo piano: Antoine Pevsner, Superficie sviluppabile, 1941; Sullo sfondo da sinistra a destra: Piet Mondrian, Impalcatura: Studio per Tableau III, 1914; Piet Mondrian, Oceano 5, 1915. Foto Andrea Sarti/CAST1466. © The Peggy Guggenheim Collection, Venice. Drawing room. Abstractism room. Close- up on the left: Antoine Pevsner, Developable Surface, 1941; In the background, from left to right: Piet Mondrian, Scaffold: Study for Tableau III, 1914; Piet Mondrian, Ocean 5, 1915. Photo Andrea Sarti/CAST1466 sommario VeronaOltre Periodico di Attualità, società e cultura Anno I - Numero 02 - Giugno 2012 Numero iscrizione Tribunale di Verona 1951 del 25/05/2012 Direttore responsabile Enzo Righetti 6. Direttore editoriale Francesco Fontana Hanno collaborato: Anna Chiara Bozza Giovanni Avesani Iltorcolo.it Luciana, Roberto e Umberto Granati Sara Meneghetti Ilaria Piacenza Stefano Soardo Nicola Richard Zanotto Progetto grafico e stampa Verona Grafica Srl Via Bionde, 122 – 37139 Verona Società editrice Ipertesto Edizioni Via Bionde, 122 – 37139 Verona Proprietà della testata Francesco Fontana Giovanni Avesani Foto Mattia Brunelli LAVA LAVA LOVE Giro d’Italia Guggenheim pag. 06 pag. 20 pag. 21 Editoriale pag. 05 pag. 08 Fondazione Arena di Verona Estate teatrale e 64° festival Shakespeariano Fotografie Mattia Borghesi Passavamo per Gioco Contatti Per la pubblicità: [email protected] Per abbonamenti: [email protected] Per info e consigli: [email protected] Mirò a Verona Tel. 045 8919665 Arti Marziali Chiuso in redazione il 25/05/2012 Antologia e Tecnica del Giornalismo VeronaOltre • giugno 2012 pag. 10 pag. 11 pag. 12 Dal Tamigi all’Adige Turismo Oltre pag. 09 pag. 14 pag. 16 To Rome with love pag. 18 Sound Vito 2012 Gustosamente Oltre pag. 23 pag. 17 pag. 22 3 Per non dimenticare... Di fronte a queste catastrofi è difficile trovare parole che non siano le solite che abbiamo già sentito più volte in questi giorni. Ma, forse, tante parole non servono. Fra qualche tempo, quando le parole saranno diventate poche e poco si parlerà di loro, ricordiamoci che molti saranno ancora senza casa e senza lavoro, che le madri piangeranno ancora i figli e i figli le madri. Allora non dimentichiamoci di loro e facciamo sentire le nostre, di parole. 4 VeronaOltre • giugno 2012 VeronaOltre editoriale Il primo numero di VeronaOltre è andato. Il 3 maggio, infatti, in una Sala Zanotto gremita di ospiti, abbiamo dato il via ufficiale alla nostra avventura. Ci permettiamo di ringraziare, qui e ancora, Monsignor Gianni Ballarini, abate di San Zeno, che ci ha messo a disposizione la prestigiosa location per la presentazione del nostro numero di esordio. Sala gremita, dicevamo, e platea attenta a quanto l’editore e il direttore editoriale avevano da dire sul nostro nuovo modo di vedere Oltre, sul nostro modo di fare cultura Oltre. Abbiamo raccolto molti pareri favorevoli ed entusiasmo dai presenti, oltre a qualche utile consiglio, che ci fa ben sperare, e pensare, di essere sulla strada giusta. Uno dei commenti che più ci ha fatto piacere, come ha ricordato l’editore nel suo intervento, è stato: «finalmente una rivista dove non si vedono i soliti nomi e le solite facce». VeronaOltre • giugno 2012 Questo, è il punto fondamentale della nostra mission: andare Oltre, entrare nei particolari, come ha evidenziato il direttore editoriale: «Vogliamo comunicarvi il nostro amore per il dettaglio, per tutto quello che, seppur meno noto, porta con sé un notevole bagaglio culturale. Non ci saranno rubriche fisse nel giornale, pubblicheremo ciò che riterremo culturalmente valido. Vogliamo fare un giornale diverso, che invogli alla lettura, un giornale i cui punti di forza siano servizi esclusivi, foto inedite e collaboratori pieni di entusiasmo». Vorremmo concludere con un ringraziamento a tutti gli intervenuti, tra i quali importanti figure della cultura e della medicina veronese - dei quali non facciamo i nomi per non dimenticare nessuno - pregandoli di sostenerci, sia con la lettura del nostro giornale, sia con i consigli, utili, oltreché graditi, che riterranno opportuno inviarci. Arrivederci a presto. VeronaOltre 5 In attesa dell’uscita del loro secondo album, abbiamo intervistato Florencia Di Stefano, cantante della band veronese I Lava Lava Love nascono nell’estate 2010 dall’incontro tra Vittorio Pozzato e Massimo Fiorio con il produttore Matteo Cantaluppi. Dopo la registrazione dei primi tre pezzi, si aggiungono alla band Florencia Di Stefano, Oliviero Farneti e Luca Valentini, sostituito poi da Andrea Sbrogiò. Dopo il primo EP intitolato Their First Extended Play, nel settembre 2011 esce A Bunch of Love Songs and Zombies, il primo album. In seguito la band pubblica il suo secondo EP, dal titolo Remixes, e registra inoltre un’apprezzata versione della canzone Bella Vera di Max Pezzali. Partiamo dall’inizio. Scegliere il nome di un gruppo è sempre un momento importante. Il vostro è molto curioso, come mai Lava Lava Love? Il nome Lava Lava Love è stato scelto da Massimo, il bassista, durante la prima sessione di registrazioni a Milano, al Mono Studio di Matteo Cantaluppi. Sia Massimo che la moglie di Matteo stavano leggendo lo stesso libro, Toxic di Hallgrimur Helgason, e il titolo di uno dei capitoli era Lava Love. Il nome era molto accattivante, ma purtroppo una band dal nome Lava Love esisteva già! Allora si è deciso per Lava Lava Love, nome che comunque è piaciuto molto, anche perché è orecchiabile e rimane in testa. 6 Quando vi esibite, oltre ai vostri pezzi, c’è qualche cover che vi piace interpretare? Noi suoniamo quasi esclusivamente i nostri pezzi, anche se durante i concerti ci divertiamo, ogni tanto, a suonare un paio di cover. Ultimamente, verso metà scaletta, ci piazziamo la nostra versione di Material Girl di Madonna: è una splendida canzone pop, e Madonna è una delle mie artiste di riferimento. Durante i nostri primi concerti avevamo anche fatto una cover di Fat Bottomed Girls dei Queen, altro gruppo che personalmente adoro: anzi, a dirla tutta, i Queen sono stati i primi artisti che hanno fatto scattare in me la passione per la musica, devo loro moltissimo. Ultimamente ci siamo cimentati con un esperimento un po’ particolare: Rockit ci ha invitati a partecipare alla compilation Con Due Deca, ovvero un omaggio agli 883 e al ventennale dell’uscita di Hanno Ucciso l’Uomo Ragno, e dunque insieme ad altri venti artisti della scena indie italiana abbiamo realizzato una cover: nel nostro caso è stata Bella Vera! Non ci aspettavamo ricevesse così tanti consensi, e invece la nostra cover è stata molto apprezzata, sia dai nostri fan che dai fan degli stessi 883. Addirittura in un’intervista Max Pezzali ha dichiarato di essere “letteralmente impazzito” per la nostra cover, giudicandola la migliore della compilation! Per noi è stata ovviamente un’enorme soddisfazione. VeronaOltre • giugno 2012 Foto: Mattia Brunelli Illustrazione copertina di Serena Micieli Dove vi esibite di solito? Avete preferenze per alcuni contesti piuttosto che per altri? Siamo molto flessibili e ci siamo esibiti in tanti contesti diversi, dal “normale” club fino ai palchi più grandi e tra i più importanti d’Italia, e anche in contesti all’aperto in occasione di festival estivi, senza disdegnare ovviamente i piccoli locali dove fare troppo rumore non è consentito, e bisogna quindi adattare la propria performance alla situazione: in più momenti abbiamo portato avanti un nostro progetto, “Lava Lava Love In Your Bed”, con performance acustiche a domicilio, ovvero siamo andati a suonare nel salotto di casa dei nostri fan. E sono state serate bellissime! E le vostre influenze stilistiche? Non abbiamo delle influenze stilistiche particolari, diciamo piuttosto che le nostre canzoni sono il risultato della commistione di vari percorsi individuali: ogni componente del gruppo ha un background personale e musicale diverso, e questo non ha mai rappresentato un ostacolo per noi, anzi ci ha sempre permesso di arricchire la nostra musica con le suggestioni più disparate. Ci diverte molto, inoltre, quando chi ci ascolta cerca di paragonarci a qualche altro artista del passato o della scena musicale contemporanea: talvolta sono gruppi che conosciamo poco o cui non avevamo mai pensato, quindi per noi è un’ulteriore occasione di arricchimento. ciò che siamo e ciò che facciamo a livello musicale: ce n’è però una che prediligo, anche solo per una pura ragione affettiva, ed è Nothing Special. Infatti questa canzone è... un regalo di compleanno! Vittorio l’aveva composta pensando a me, l’ha arrangiata, registrata e spedita via mail come regalo per il mio ventiduesimo compleanno. La canzone poi era così bella che sarebbe stato un peccato non condividerla, e così abbiamo deciso di sistemarla, adattarla alla mia voce, e ora è la quinta traccia del disco, nonché forse il pezzo più romantico e “sentimentale” dell’album. Progetti per il futuro? Nell’immediato futuro ci sono le prossime date del tour estivo, tra tutte quella del 17 giugno, dove avremo l’onore di poter suonare a Milano al “Miami”, il più importante festival di musica indipendente italiana, insieme a tanti altri gruppi della scena indie italiana che conosciamo e stimiamo. Verso luglio poi ci chiuderemo in studio per registrare il nuovo disco, che speriamo di far uscire entro la fine del 2012, e speriamo che possa regalarci le stesse soddisfazioni del primo. Francesco Fontana A proposito di “A Bunch Of Love Songs and Zombies”, sei affezionata a qualche pezzo in particolare dell’album? Ogni canzone del nostro disco è rappresentativa di VeronaOltre • giugno 2012 7 Fondazione Arena di Verona Una panoramica della stagione lirica estate 2012 Il tema portante che attraversa le opere scelte per il 90° Festival Lirico dell’Arena è l’amore e, ad eccezione della Turandot, l’amore senza lieto fine: dal libertino Don Giovanni, alla favola d’amore che più ha diritto di tornare a essere raccontata lì, dove il suo primo autore l’ha immaginata, Romeo e Giulietta. Il 22 giugno sarà il Don Giovanni di Mozart ad aprire la stagione lirica della città di Verona, con un nuovo allestimento, inedito nello scenario dell’Arena, messo in scena da Franco Zeffirelli e diretto dall’affezionata bacchetta Daniel Oren. L’opera, composta sul libretto di Lorenzo da Ponte, annovera, tra gli interpreti principali, Ildebrando D’arcangelo nel ruolo di Don Giovanni e Bruno De Simone nelle vesti del servitore Leporello. L’ampiezza degli spazi areniani e la sontuosità di allestimento a cui ci ha abituati Zeffirelli lasciano sperare in uno spettacolo da non perdere; Da Ponte, dal canto suo, accentua quelle sfumature sataniche che Mozart aveva reso in musica con una bravura paragonabile solo ai risultati in poesia dell’Alighieri. Dal 23 giugno seguirà l’immortale caposaldo del Festival, l’Aida di Giuseppe Verdi, che, forte del continuo successo (una media di 11.000 spettatori a serata, durante la stagione 2011) si impone anche quest’anno con sedici repliche, nella storica rievocazione dell’allestimento del 1913, suo debutto nell’anfiteatro. La regia è di Gianfranco De Bosio e il direttore nuovamente Daniel Oren. La schiava egiziana sarà interpretata da Hui He, giovane soprano emergente sulla scena internazionale, già presenza confermata e apprezzatissima sul palco areniano; accanto a lei, il tenore Marco Berti vestirà i panni di Radames. Dal 30 giugno, poi, un altro caposaldo areniano: Carmen, di George Bizet, regia di Zeffirelli e direzione di Julian Kovatchev. Si esibiranno sul palcoscenico la giovanissima Anita Rachvelishvili, che nelle vesti di Carmen ha debuttato nel 2009 alla Scala, e l’eccezionale Marcelo Alvarez nel ruolo di Don José. 8 Dal 7 luglio ritornerà, dopo il successo di critica e pubblico dello scorso anno, il visionario Roméo et Juliette di Charles Gounoud, scritto nel 1867 su libretto di Barbier e Carré. La non convenzionale messinscena porta la firma del giovane Francesco Micheli ed è stata definita su Repubblica come lo spettacolo simbolo del nuovo corso areniano, con una Fondazione Arena in accordo con l’efficace tendenza del mondo lirico a schiudere sempre più spazi di espressione ai giovani talenti. Sul podio F. Mastrangelo dirigerà Aleksandra Kurzac e John Osborn nel ruolo dei due amanti; le coreografie, infine, saranno affidate a Nikos Lagousakos. Una presenza giovane comparirà anche nell’allestimento della Turandot, una delle più affezionate opere dell’anfiteatro, diretta, dal 4 agosto, dalla bacchetta del nostro Andrea Battistoni. Il libretto porta la firma di due artisti veronesi, Renato Simoni e Giuseppe Adami, la musica, che Puccini non riuscì suo malgrado a terminare, fu completata da Franco Alfano sulla base delle bozze del Maestro, e debuttò alla Scala nel 1926. Impreziosita dalla magica regia di Franco Zeffirelli, la Turandot avrà come interpreti principali Giovanna Casolla nel ruolo della crudele principessa e Carlo Ventre in quello di Calaf. Dal 18 agosto, a concludere la serie delle eroine infelici, troveremo la Tosca di Puccini, composta sul libretto di Illica e Giacosa su richiesta dello stesso compositore, il quale, dopo aver visto la celebre Sarah Bernardt interpretare quel ruolo – scritto appositamente per lei dal francese V. Sardou – si innamorò della storia e decise di farne a tutti i costi un’opera. Per l’esuberante regia, già comparsa in Arena, di Hugo De Ana, dirigerà l’orchestra il maestro M. Armiliato. A dar voce a Tosca sarà Martina Serafin, al pittore Mario Cavaradossi Aleksandrs Antonenko, al barone Scarpia l’ottimo Alberto Mastromarino. Sara Meneghetti VeronaOltre • giugno 2012 Estate teatrale veronese 64° Festival Shakespeariano Al via anche quest’anno la nuova stagione dell’Estate Teatrale Veronese, che si aprirà il 28 giugno con il concerto jazz Sbibu & Zeno Fatti Duo – Chris Connel Acoustic, nella splendida cornice di Teatro Romano. Come ogni estate, le rappresentazioni verranno ospitate non solo da Teatro Romano, ma anche dalla suggestiva Corte Mercato Vecchio dove, dal 6 al 31 luglio, si alterneranno sei spettacoli di danza e quattro di prosa. Ad aprire la sezione ballettistica, il 6 e 7 luglio, sarà Ersiliadanza con la prima nazionale di Cappuccetto rosso di Laura Corradi. Per quanto riguarda la sezione della prosa, invece, Fondazione Aida propone sia spettacoli pensati per bambini e ragazzi – Hansel e Gretel e Marcovaldo – che spettacoli sperimentali – Punto in Movimento e Teatro Scientifico -. A Teatro Romano si alterneranno, invece, la grande musica di VeronaJazz, la sezione prosa con undici delle quattordici serate dedicate a William Shakespeare, e quindici serate di danza: in scena la Spagna, l’Argentina, la musica di Rota e i “classici” del ‘900. Una riflessione particolare la meritano, senza dubbio, le serate dedicate a Shakespeare, che rientrano nell’ambito del 64° Festival Shakespeariano. Gli spettacoli che verranno messi in scena sono, come sempre, vivaci ed ambiziosi, ad iniziare proprio dal primo lavoro che inaugurerà il Festival il 12-13-14 luglio: Tutto Shakespeare in 90 minuti, opera di Adam Long, in prima nazionale nell’edizione italiana, una parodia dei drammi scritti dal bardo. La produzione è di a•Artisti Associati e del Teatro Stabile di Verona, la regia di Paolo Valerio e Alessandro Benvenuti, gli attori, nella versione veronese, saranno i comici Zuzzurro e Gaspare, con Maurizio Lombardi. I tre, oltre ad assumere di volta in volta i ruoli dei personaggi, si rivolgeranno direttamente alla platea, interpretando sé stessi, improvvisando e coinvolgendo il pubblico in più di una scena. Il 18-19-20-21 luglio, poi, ritornerà l’ultima opera di Shakespeare: La tempesta, nella messinscena della VeronaOltre • giugno 2012 Popular Shakespeare Company, diretta da Valerio Binasco, che vestirà anche i panni di Prospero. Binasco stesso ha detto che intende mettere in scena l’opera «come se lo spettacolo non fosse mai esistito prima d’ora e soprattutto capendo fino in fondo i personaggi per farli essere reali». L’1-2-3-4 agosto, sarà Re Lear a chiudere il festival, regia di Michele Placido e Francesco Manetti; un’opera densa di significati che porta con sé la tragedia dell’amore, poiché «tutti i personaggi sono mossi dall’amore: misterioso, tenero, spietato quello che lega il Matto al suo Re, estremo e disposto a ogni sacrificio quello di Edgar per il padre, virile e diretto quello di Kent per il suo signore, libidinoso quello delle sorelle Reagan e Goneril per il giovane Edmund, redentore quello di Cordelia che morirà per il bene sia dei buoni che dei cattivi». Da non dimenticare lo spettacolo che aprirà la stagione estiva di prosa del Teatro Romano: Milione, quaderno veneziano dell’attore e drammaturgo veneto Marco Paolini. A quattordici anni dalla prima, Paolini riallestirà la sua storia, che, nelle parole del drammaturgo, ha in Venezia il suo “delicato oggetto d’amore”. Una vicenda raccontata dagli occhi di Campagne, un contadino che ha, allo stesso tempo, bisogno di sentire la terra sotto i piedi e voglia di viaggiare, e che ripercorrerà, quindi, i passi di Marco Polo, visitando terre vicine e lontane, sconosciute o rese nuove dagli occhi curiosi di chi le descrive. «Al termine – afferma Paolini – aggiungerò, nello spirito del festival shakespeariano in programma dopo le mie serate, alcuni sonetti del Bardo, nella traduzione di Isabella Panfido, in veneziano». Quella del 2012 sarà, quindi, un’estate ricca di eventi teatrali, di drammi, commedie, concerti jazz e spettacoli di danza, resi unici dalla scelta di due location eccezionali come Teatro Romano e Corte Mercato Vecchio. Sara Meneghetti 9 A sinistra la sala del Dodici Apostoli; al centro la copertina di “Barnabo delle montagne”; a destra Dino Buzzati. ARTICOLO REDAZIONALE Passavamo per Gioco Il Dodici Apostoli e i suoi ospiti più illustri Continua la nostra rassegna degli ospiti illustri di passaggio al 12 Apostoli. Questo mese è il turno di Dino Buzzati: leggenda del giornalismo e della letteratura italiana, era solito fermarsi a Verona di ritorno dal Cadore, sulla strada per Milano, e non mancava mai di far visita alla cucina di Giorgio Gioco. Dino Buzzati (1906 –1972) “Ho fatto la sua conoscenza a Milano. Era una persona minuta, taciturna, ma con carisma silenzioso riempiva qualsiasi stanza in cui entrasse. Mi ricordava una parabola ebraica che divide gli uomini in 4 categorie di rami: i rami di salice, senza profumo né gusto; quelli di mirto, che emanano profumo ma non hanno gusto; i rami di palma, che pur senza profumare hanno un gusto intenso, e quelli di cedro, che riempiono l’aria di fragranza e allietano col loro gusto. Buzzati era puro cedro: grande fuori e dentro. All’inizio mi rapportai con lui da una cauta distanza ma, un pomeriggio, Buzzati capitò nel ristorante con la cucina chiusa e io, spiazzato, gli servii una merenda a base di pane, formaggio e olio d’oliva di Grezzana. Lo scrittore apprezzò tanto il pasto frugale, che, a suo dire, non fu più possibile non darsi del tu. Benedetta come un 10 sacramento dall’olio, nacque quel giorno la nostra amicizia. Quando veniva al ristorante, sedeva senza parlare molto; prediligeva piatti tradizionali,come pasta e fasoi e ossibuchi. Poi mi sedevo al suo tavolo: si parlava principalmente di giornalismo; dei suoi libri, invece, non parlava mai. Di lui la moglie mi narrò un aneddoto: quando la redazione commissionava un pezzo inaspettato, lui si chiudeva nello studio davanti alla finestra, chiusa dalle tende. Quelle tende, impedendo la vista come la siepe di Leopardi, permettevano al suo mondo di schiudersi alla sua mente e lasciar fiorire la sua ispirazione”. INVITO ALLA LETTURA Dino Buzzati, Barnabo delle Montagne, ed. Oscar Mondadori, pp. 109, € 8,00 “Intanto viene giù la polvere; da un giorno all’altro non si vede, ma dopo qualche settimana ha riempito tutto. Ce n’è sui libri vecchi, sui cornicioni, sui mobili, e dentro l’orologio a quattro quadranti che c’è in cima al campanile di San Nicola. Il campanaro tende qualche volta, di notte, le orecchie; gli pare che l’orologio ogni tanto si metta ad ansimare. Il battito davvero aumenta così da far risuonare tutta la torre. Poi, a poco a poco si affie- volisce, diventa lontano lontano, forse lo porta via il vento.” Dino Buzzati rappresenta un capitolo personale e unico della storia letteraria del ‘900. Barnabo delle Montagne è il suo primo successo. La narrazione, in una prosa asciutta e pulita, racchiude e sviluppa alcune delle tematiche che troveranno ne Il deserto dei Tartari il loro magistrale svolgimento. L’atmosfera del romanzo è rarefatta e sospesa, in un mondo che è fantastico nelle componenti, ma realistico nelle dinamiche. È in sostanza la storia di un guardaboschi, del suo errore e della punizione che lo purifica. Si può definire un romanzo “purgatoriale”, dove lo scorrere del tempo, avvertito con angosciosa sorpresa dagli uomini, è il motore principale della redenzione. Un frugale inno di amore alle montagne, e una grandiosa quanto semplice apologia del perdono, pensato in un’epoca in cui era facile risolvere le divergenze in punta di fucile. È un capolavoro, perfettamente autonomo, da non percepire solo come anticipazione del Deserto: la distinzione è proprio la figura di Barnabo, che non permette che la vita gli scorra addosso senza agire, ma si adopera per dare un senso al susseguirsi dei giorni. Stefano Soardo VeronaOltre • giugno 2012 Dal 22 giugno al 9 settembre 2012, al palazzo della Gran Guardia di Verona, al via la mostra “Mirò. Poesia e luce” L’arte forte e intensa di Mirò a Verona «Maiorca è la poesia, è la luce». È Joan Mirò stesso che, con questa affermazione, suggerisce il titolo della mostra che raccoglie la maggior parte delle opere alle quali l’artista diede vita durante la permanenza a Maiorca. La mostra, prodotta e organizzata da Arthemisia Group, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Fundació Pilar i Joan Miró e l’assessorato alla Cultura del Comune di Verona - Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna, approderà nella città di Verona il 22 giugno e sarà ospitata dal palazzo della Gran Guardia fino al 9 settembre. L’esposizione comprenderà una selezione di 80 opere - alcune delle quali mai esposte in Italia - tra le quali 50 dipinti ad olio di grande formato, terracotte, bronzi e acquarelli. Punti forti dell’esposizione saranno gli olii Donna nella via (1973) e Senza titolo (1978); il bronzo Donna (1967) e gli schizzi, tra cui quello per la decorazione murale della Harkness Commons-Harvard University, tutti provenienti da Palma di Maiorca, dove la Fundació Pilar i Joan Miró detiene molte opere dell’artista. All’interno degli spazi espositivi, inoltre, sarà ricostruito lo studio d’arte che Mirò realizzò nel 1956 a Maiorca e saranno esposti anche tutti gli oggetti, i pennelli e gli strumenti che l’artista usava per creare le sue opere, conservatisi grazie all’attività della fondazione catalana. L’artista spagnolo aveva sognato quello studio per anni: «Quando potrò stabilirmi da qualche parte, il mio sogno è avere un grande studio [...]. Vorrei ci- mentarmi nella scultura, nella ceramica, nella stampa, avere un torchio. Vorrei anche, per quanto possibile, andare oltre la pittura da cavalletto». Joan Mirò fu, infatti, un artista eclettico e originale, la cui carriera artistica iniziò proprio nel periodo in cui in Europa esplodevano le avanguardie. Dopo il suo primo viaggio a Parigi nel 1920, dadaismo e surrealismo rimpiazzarono immediatamente il futurismo, il cubismo e il fauvismo con i quali per primi l’artista catalano si era confrontato. Fondamentali nell’arte di Mirò furono l’intervento del caso e il suo spirito trasgressivo, che lo portarono a sperimentare forme d’arte sempre più coinvolgenti: dalla pittura da cavalletto a progetti d’arte pubblica, dalla passione per l’arte primitiva a quella per la scultura, dal dipingere con i pennelli allo stendere i colori con le dita e con il pugno. “Mirò. Poesia e luce” sarà, dunque, un momento unico per ammirare le opere dell’artista catalano, spesso anticonformista e ruvido, e per confrontarci con le rivendicazioni di Sebastià Gasch del 1930, fatte proprie da Joan Mirò: «L’arte deve produrre emozioni. Quanto più intensa è l’opera artistica, tanto più intensa sarà l’emozione. Pertanto è necessario esigere un’arte intensa. Un’arte forte, […] ricca di pathos, aspra e barbara, senza attenuanti. Un’arte che ci inebri di profumi, finché non ci metterà fuori combattimento con un vigoroso pugno». Ilaria Piacenza Da sinistra a destra: Joan Miró, Senza Titolo, 1978, Olio su tela, 92 x 73 cm, Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca, © Successió Miró by SIAE 2012, Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca • Joan Miró, Femme dans la rue, 1973, Olio, guazzo e acrilico su tela, 195 x 130 cm, Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca, © Successió Miró by SIAE 2012, Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca • Joan Miró, Sketch for Harkness Commons, Harvard University, 1950, Inchiostro e matita su carta, 26,8 x 61 cm, Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca, © Successió Miró by SIAE 2012, Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca VeronaOltre • giugno 2012 11 DAL TAMIGI LONDINESE... MATTIA BORGHESI & DAVIDE FORTUNA | PHOTOGRAPHY London Bridge - London © MADFOCUS - MATTIA BORGHESI & DAVIDE FORTUNA Regent Street - London 12 VeronaOltre • giugno 2012 ...ALL’ADIGE VERONESE MATTIA BORGHESI & DAVIDE FORTUNA | PHOTOGRAPHY Ponte Pietra, Lungadige Re Teodorico Quartiere Carega, Via San Mamaso © MADFOCUS - MATTIA BORGHESI & DAVIDE FORTUNA VeronaOltre • giugno 2012 13 TURISMO OLTRE Lago di Garda • II parte Cosa, dove e come passare una giornata sul Lago di Garda MUSEI, MONUMENTI, CENTRI CULTURALI E DI SVAGO Località 14 MUSEI, MONUMENTI, CENTRI CULTURALI E DI SVAGO Peschiera Fortezza Giardino di Sigurtà e Parco Acquatico Cavour Valeggio sul Mincio • Zoo Safari • Gardaland Sirmione Terme di Catullo (Centro Storico) • Terme di Virgilio (in località Colombare) Rocca Scaligera • Belvedere Catullo • Villa romana Desenzano Museo • Duomo • Villa Romana Mercatino antiquariato (1^ domenica del mese) Padenghe Castello del X Secolo • Chiesa barocca dell’Assunta (tavole del ‘500) Moniga Torri del castello medievale • Villa palladiana Bertanzi • Panorama Manerba Panorama • Rocca • Museo Archeologico della Valtenesi S.Felice Benaco Panorama a Punta Portese Salò Ville lungolago • Borgo medievale • Duomo (portale – dipinti) Vallio Terme e Castello Gardone Riviera Vittoriale • Museo • Panorama • Giardino Botanico Hruska • Villa Alba Toscolano Maderno Toscolano: Chiesa SS Pietro e Paolo • Maderno: Chiesa di Sant’Andrea Porticciolo turistico Bogliasco Villa Feltrinelli Gargnano Villa Bettoni • Promontorio: porticciolo turistico Riva del Garda Palazzo Pretorio • Palazzo del Municipio • Rocca (Museo) • Parrocchiale • Porto Cascata del Varone Torbole Strada panoramica per Nago • Marmitte dei Giganti Malcesine Centro Storico • Palazzo dei Capitani del Lago • Castello Scaligero • Parrocchiale Escursione sul M.Baldo in Teleferica • Panorami Torri del Benaco Castello Scaligero Escursione sul M. Baldo (dir. Caprino) • Panorami San Vigilio Porticciolo e statua di San Marco • Villa Guarienti Panorama Garda Villa Alberini • Parrocchiale Bardolino Chiesa di San Zeno • Chiesa di San Severo Pastrengo Parco Natura Viva (loc.Figara) Cisano Pieve di Santa Maria Lazise Mura medievali • Castello • Palazzo della Dogana Vecchia • Porticciolo Turistico Parco Termale del Garda (loc.Colà) Canevaworld • Acquaparadise • Medieval Times • Movieland studios VeronaOltre • giugno 2012 Turismo: guardiamo al futuro! L’Italia attraversa un periodo di crisi globale, che ci costringerà a trovare il sistema di uscirne se non vogliamo trovarci nel mondo dei paesi sottosviluppati. Noi abbiamo la possibilità di contare sul turismo che già ci assicura il 10% del PIL, come dichiarato recentemente dai Tecnici del settore economico nazionale, i quali affermano che potremmo arrivare agevolmente al 15/18% e superarlo anche, a condizione che venga attuata una politica incisiva nello specifico settore, rivolta particolarmente al nostro Meridione e alle Isole Maggiori. Quando, 30 anni or sono, affrontammo l’argomento turismo, iniziammo dalle assolate e splendide coste del nostro Sud, rilevando che la stagione balneare era molto più corta nelle apriche spiagge della Sicilia e della Calabria, rispetto ad altre Regioni del Nord (come la Romagna o la Liguria) dove il mare è più freddo, il clima ovviamente meno favorevole e che tale divario non era giustificabile. La realtà è che gli impianti logistici e di svago vengono sfruttati per un tempo minimo nel meridione. Inoltre il turismo balneare non si limita alla sola spiaggia, ma il vacanziero cerca anche divertimenti, sport e cultura. Molti Operatori Turistici e Amministratori Locali non hanno ancora compreso che i Turisti, pure quelli orientati a preferire le zone favorite dalla natura, cercano la vacanza intelligente e divertente, ma anche svago e cultura; come conseguenza optano per località meno dotate dalla natura, ma più confortevoli. A ciò aggiungiamo il malcontento di coloro che, allettati dal miraggio delle attrattive pubblicizzate, trovano una situazione assai meno seducente. Quasi metà dei turisti stranieri intervistati in questi anni hanno lamentato la carenza degli aspetti culturali e di divertimento che erano stati propagandati ed evidentemente attesi. In pratica, per loro l’Italia, invece della Nazione ricca di una natura splendida e colma di opere d’arte create da geni che nel corso di 3 millenni hanno lasciato ai posteri un’ine- guagliabile impronta di civiltà, appariva, in molte zone, solo una spiaggia gradevole e anche rilassante, ma simile a tanti altri lidi, inoltre più economici. Questa è la realtà, quella stessa che, da primi che eravamo, ci ha relegato al 3° posto, tallonati da presso da altre Nazioni assai meno dotate dell’Italia in questo settore. Noi abbiamo un inestimabile tesoro di civiltà non saputa sfruttare: Musei poco accoglienti o addirittura chiusi, Zone Archeologiche abbandonate e saccheggiate, oltre a Castelli, splendidi Palazzi, Chiese, tutto retaggio della passata civiltà e poi monti, laghi, magnifiche città, dolci colline e parchi, non solo spiagge. Se i ministeri del Turismo e dei Beni Culturali agissero di concerto, l’auspicato 15/18 % del PIL fornito dal Turismo potrebbe essere superato, diventando determinante per la nostra economia. Non si può sempre e solo contare sullo Stellone d’Italia! Umberto, Roberto e Luciana Granati Il piacere di scrivere... ... Il gusto di leggere. w w w. i p e re d i z i o n i . i t i n f o @ i p e re d i z i o n i . i t VeronaOltre • giugno 2012 15 in funzione della sua capacità e maturità nel campo delle arti marziali. Con la pace forzata imposta dal regime degli Shogun Tokugawa, a partire dal 1600 divenne poi necessario per tutte le scuole che si erano sviluppate e perfezionate nei secoli di lotta interna del Giappone, sviluppare in seno al proprio sistema di lotta delle filosofie che permettessero di incanalare la naturale propensione bellica dei samurai in un autocontrollo adatto ad un periodo di relativa pace dove anche i duelli erano vincolati a rigide condotte e regole. Di questa tradizione quasi millenaria noi occidentali abbiamo potuto usufruire grazie al fatto che Il problema culturale delle arti marziali Nell’immaginario collettivo il termine arte marziale riporta alla mente normalmente qualche vecchio film d’azione. In fondo per anni, nel contesto occidentale, le tradizioni orientali sono state spesso abbinate a fenomeni cinematografici come Bruce Lee e tutti i suoi omologhi che negli anni seguenti fino ad oggi si sono cimentate in variopinte pellicole dove a farla da padrone erano mirabolanti acrobazie che condivano scene di violenza e combattimento degne dei vecchi film “cappa e spada”. Sicuramente buona parte della moderna considerazione che in occidente si ha delle forme marziali sono tributarie di tali pellicole, ma molto si deve anche ad alcuni di coloro che per primi portarono da noi tali forme e le insegnarono. L’impostazione didattica fu, più per mancanza di preparazione culturale da parte di molti di questi “pionieri”, che per scelta, quella meramente fisica. Questo però arrecò un danno immenso alle arti marziali che ancora oggi tende purtroppo a relegare questo mondo nel limbo delle attività fisiche alla stregua di tanti altri sport. Le arti marziali invece, soprattutto quelle più diffuse di origine giapponese, sono non solo un metodo di combattimento individuale, ma rappresentano un lascito culturale raffinatissimo. Il Budo, termine con il quale si identifica tale tradizione, è il risultato di ottocento anni di dominio di una classe, quella Bushi, meglio noti come samurai. Dal 1185 al 1876 essi rappresentarono oltre che la più raffinata forma di combattente mai esistita, anche l’elite politica e di conseguenza con il tempo anche culturale di una nazione. In tale contesto le discipline da combattimento, che erano fonte dell’essere stesso dei samurai, avevano un ruolo centrale. Un Bushi era tale 16 tale classe è arrivata intatta fino all’epoca contemporanea e dopo la sconfitta del Giappone nel secondo conflitto mondiale, anche gli occidentali hanno potuto abbondantemente accedere a questo sapere. Sapere che però richiede una base culturale solida per essere ritrasmesso, altrimenti, tramandandone solo la componente di confronto fisico, viene a mancare tutto un substrato culturale che ne è collante e ragione d’essere. Una preparazione di base nella cultura del popolo che ha generato un certo sapere è condizione necessaria per compenetrare tale conoscenza. Altrimenti sarebbe come voler insegnare filosofia senza aver mai studiato la storia della Grecia classica. Il giorno che comprenderemo questo, riusciremo a sdoganare le arti marziali dal limbo di mediocre fisicità nel quale la maggior parte della popolazione involontariamente le relega. Roberto Granati www.taki-no-kan.org [email protected] VeronaOltre • giugno 2012 Cenni di storia e tecnica del giornalismo e Antologia storica del giornalismo: due manuali per aspiranti giornalisti. Cenni di Storia e Tecnica del Giornalismo, pag. 274, euro 18,00 Antologia Storica del Giornalismo, pag. 192, euro 14,00 www.iperedizioni.it Domenico Fiordelisi insegna come entrare nelle redazioni giornalistiche Quanti sono i giovani che sognano di diventare famosi giornalisti, reporter di guerra, critici d’arte e letteratura? Tantissimi, troppi da contare! È proprio a loro che pensava l’Ing. Domenico Fiordelisi, iscritto all’Albo dei Giornalisti della Lombardia dal 1951, quando ha deciso di pubblicare due libri pratici sulla scrittura giornalistica: Cenni di storia e tecnica del giornalismo e Antologia storica del giornalismo, editi entrambi da Ipertesto Edizioni. Il primo manuale è una raccolta di dispense realizzate dall’autore a cavallo dagli anni ‘80 e ‘90, per gli studenti italiani di Scienze della Comunicazione della Sersi Universität di Herisau, in Svizzera. I primi capitoli del libro illustrano la storia del giornalismo dai Greci, ai Romani, fino al Medioevo rischiarato dalla novità della carta stampata. Focus dell’autore, in particolar modo, la stampa svizzera, i maggiori quotidiani esteri, il giornalismo femminile e quello fumàno e, per finire, lo studio dell’opinione VeronaOltre • giugno 2012 pubblica. A conclusione di questa parentesi storica, Fiordelisi dà vita a un dizionario/glossario del giornalista: un insieme di vocaboli ed espressioni provenienti da dispense in circolazione in Italia - Glossario del giornalista, Dizionario del giornalista, Inciallah! Sì, ma ‘ndu’è-l? ed I dossier di tabloid che iniziano l’aspirante giornalista a questo particolare linguaggio. L’Antologia storica del giornalismo si apre, invece, con argomenti molto pratici: l’autore ci parla di cosa sia la notizia e di come la si debba scrive, descrive la struttura e il linguaggio di un articolo giornalistico e come si organizza la pagina di un quotidiano, spiega i criteri in base ai quali si decidono i titoli, analizza la diffusione dei giornali nel mondo, con un focus sull’Italia, e conclude con un paragrafo che riguarda l’obiettività di chi scrive, chiedendosi se sia realtà o utopia. Il manuale prosegue con una parte dedicata all’Ordine dei giornalisti e ai suoi elenchi: Elenco Speciale, Elenco Pubblicisti e Professionisti. Questa sezione è resa dinamica dall’inserimento di interventi di giornalisti iscritti all’Elenco Speciale e a quello dei Pubblicisti, con lo scopo di animare la diatriba che li vede contrapposti ai Professionisti. Nella parte finale del libro Domenico Fiordelisi raccoglie prima pareri di giornalisti riguardanti la revisione o l’abolizione dell’ordine stesso, poi alcuni casi di giornalisti che hanno colpito l’attenzione dei media - Farina, Mughini, Feltri - per finire con un’appendice che spiega per filo e per segno come si scrive su un giornale: dalle sigle agli accenti, dagli articoli agli ausiliari. I manuali di Domenico Fiordelisi risultano essere, dunque, un grande aiuto al quale ricorrere quando si è di fronte alla pagina bianca e non si sa come affrontarla, nonché ottime armi da usare per sconfiggere le insicurezze e le incertezze che attanagliano quasi tutti gli aspiranti giornalisti. Ilaria Piacenza 17 Dopo Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni e Midnight in Paris, Woody Allen firma un omaggio alla Città Eterna Sulle note di Nel blu dipinto di blu scorrono i titoli di testa di To Rome with love, che dissolvono sulle prime immagini di una stupenda Roma baciata dal sole. Poi un vigile urbano, di sordiana memoria, giunto con la moglie a Roma per conoscere la famiglia italiana del fidanzato della figlia. Angosciato dalla vita da pensionato e desideroso di tornare alla ribalta, il personaggio di Allen scopre nel futuro consuocero uno strepitoso talento vocale, trovando anche un’originale soluzione per fargli vincere la timidezza che gli permetteva di cantare bene solamente sotto la doccia. Jerry avrà così una nuova opportunità di successo. Jack (Jesse Eisenberg), fidanzato con Sally (Greta Gerwig), è un giovane americano che studia architettura a Roma. Passeggiando per i vicoli della città incontra il famoso architetto statunitense John (Alec La locandina del film To Rome with love impegnato a dirigere il traffico in Piazza Venezia, dalla sua pedana si rivolge direttamente alla macchina da presa per introdurre il racconto delle “storie di Roma”. Dopo questa sequenza introduttiva, condita da stereotipi, ci ritroviamo nel bel mezzo di quattro storie che si sviluppano tra le vie della Capitale. Antonio (Alessandro Tiberi) e Milly (Alessandra Mastronardi) sono due sposini di Pordenone, giunti a Roma in cerca di un’opportunità di lavoro. I due ingenui protagonisti si perdono di vista quasi subito e, come nella più classica delle commedie degli equivoci, si ritrovano travolti da una serie di eventi e coincidenze che li portano anche a tradirsi reciprocamente. A irrompere nella vicenda un’avvenente escort di nome Anna (Penelope Cruz) e un rapinatore, interpretato da Riccardo Scamarcio. Poi l’episodio di Woody Allen. Il regista torna a recitare e interpreta Jerry, ex impresario musicale 18 Baldwin), nostalgico turista nella città che lo aveva ospitato ai tempi dell’università. A raggiungerli c’è Monica (Ellen Page), affascinante amica di Sally, che finirà per far innamorare Jack, nonostante i consigli di John, che rivede nel ragazzo se stesso e lo mette in allerta dalla bella seduttrice. Roberto Benigni è, invece, l’italiano medio Leopoldo Pisanello, un impiegato che si ritrova improvvisamente travolto da un successo inatteso quanto ingiustificato. Il protagonista diventa l’uomo più inseguito e conteso dai media e finisce per trovarsi in un vortice di popolarità che inizialmente rigetta e poi, quando improvvisamente si dissolve, rimpiange. Quella di Woody Allen, come esprime il titolo, vuole essere una vera e propria testimonianza d’amore alla Città Eterna. Seppur troppo caricaturale, non è quindi del tutto da condannare la rappresentazione nostalgica della Capitale italiana proposta dal regista di New York. Tra gli stupendi mo- numenti e le stradine della città si respirano atmosfere di una Roma anni Cinquanta, che restituiscono l’idea, comunque ricca di fascino, che Allen ha voluto esprimere. L’eccessivo carico di stereotipi e le trame inconsistenti e poco divertenti degli episodi sembrano invece essere il vero punto debole del film. L’episodio degli sposini di Pordenone, provinciali disorientati dai ritmi e dai personaggi della grande città, diverte solo a tratti, risollevato dall’interpretazione di una Penelope Cruz in ottima forma. La storiella dei due fidanzatini americani ha nei personaggi del surreale John e della nevrotica ed eclettica Monica (un concentrato di elementi alleniani), gli unici punti di forza, all’interno di una vicenda prevedibile e piuttosto noiosa. Anche il tema della popolarità senza apparente motivo e dell’esaltazione, da parte dei media, della normalità (critica alla televisione di oggi?) dell’episodio di Roberto Benigni, sono sviluppati in modo non abbastanza pungente, se quello VeronaOltre • giugno 2012 era l’intento, e poco brillante, con l’attore italiano imbrigliato in un ruolo che sembra tarpargli le ali. Nell’insistenza di Jerry per convincere il talentuoso consuocero a salire sul palco ritroviamo invece affrontato il tema, caro al regista newyorchese, della paura di invecchiare e, nel caso specifico, di morire artisticamente, con qualche azzeccata battuta a supporto. La consueta cifra stilistica del regista sembra nel complesso però piuttosto appannata. La comicità leggera, tipica della commedia all’italiana, e la ricerca della battuta facile non sembrano sostituire in modo appropriato ciò che ci si aspetta da un film di Allen. Forse mantenendo una maggiore coerenza stilistica e limitando i cliché, il tributo di Allen a Roma sarebbe stato meglio accolto anche in Italia, mentre, probabilmente, questo film sarà piaciuto di più all’estero. Francesco Fontana A giugno in sala • Il cinema d’estate inizia con alcune proposte interessanti. Killer Elite è il film d’azione di Gary Mckendry, ispirato al romanzo The Feather Men di Ranulph Fiennes. Il cast è di spessore, con interpreti quali Robert de Niro e Clive Owen, protagonisti di una storia di mercenari e complotti, in uscita il primo giugno. •A mbientata nella New York degli anni Ottanta, Love & Secrets è invece una vicenda ricca di mistero e sentimento. La pellicola di Andrew Jarecki, con protagonisti Ryan Gosling e Kirsten Dunst, racconta la sparizione di una donna, le indagini riaperte dopo anni e i risvolti inattesi. Il film sarà nelle sale dal primo giugno. •N ello stesso giorno uscirà anche un altro film molto atteso: Viaggio in paradiso, di Adrian Grunberg. Il regista narra la vicenda di Driver, un criminale interpretato da Mel Gibson, bloccato alla frontiera messicana con la macchina carica di denaro e condotto in un carcere di massima sicurezza. • S ette giorni per sette registi in 7 days in Havana. La pellicola, in uscita l’8 giugno, narra una settimana di vita nella metropoli cubana, attraverso appunto il racconto di sette storie firmate da altrettanti registi. •C ’era una volta in Anatolia è il film del regista turco Nuri Bilge Ceylan. Al centro della narrazione c’è la vicenda di un assassino che accompagna la polizia sul luogo VeronaOltre • giugno 2012 dove è seppellita la sua vittima. Nel percorso emergono nuove verità. La pellicola sarà nei cinema a partire dal 15 giugno. • Commedia curiosa Il dittatore, firmata Larry Charles e con protagonista Sacha Baron Cohen. Il film mette in scena la storia di un dittatore che fa di tutto pur di mantenere intatto il suo regime a scapito della democrazia. • Sono due i film biografici in programma: uno dedicato a Marilyn Monroe, in uscita il 1 giugno, e l’altro a Bob Marley, in programma dal 26 del mese. • Grandi star del cinema per Rock of Ages, una pellicola che unisce commedia, dramma e musical, firmata da Adam Shankman, con celebri interpreti quali Tom Cruise, Catherine Zeta-Jones e Alec Baldwin. Il film uscirà in Italia il 20 giugno. • Il cammino per Santiago, nelle sale dal 29 giugno, è il film drammatico di Emilio Estevez. Il regista racconta la storia di un padre che va a recuperare il corpo del figlio morto durante un pellegrinaggio verso Santiago De Compostela. Con le ceneri con sé proseguirà il viaggio che il figlio aveva intrapreso e interrotto, in un percorso alla ricerca di se stesso e dei valori della vita. Francesco Fontana 19 Team di Damiano Cunego (Lampre) Giro d’Italia 2012 Cronistoria di una Crono-Tappa a Verona 9 Maggio 2012 Team di Ivan Basso (Liquigas) In partenza cronometrata da San Zeno A guardarli sfrecciare così velocemente, almeno per la mia discreta inesperienza nel settore, viene veramente da chiedersi se possa essere più dura una salita vertiginosa fatta su due ruote, oppure il resistere ai nostri tempi di crisi economiche, crisi del tempo e crisi delle velocità stesse. Nella loro fatica, comunque, ci ritroviamo. E quindi, Viva l’Italia, che tappa per tappa, passando per Verona, si ritrova tutta diversamente unita per le strade a tifare per i propri beniamini, a credere che, a tagliare il traguardo lì, nella bellissima Piazza Bra, possa seguire veramente un cambiamento. È normale, perché sognare è umano. Durante le fasi più concitate di quella che è stata comunque una gara molto avvincente, vedevo facce non spente. Occhi non rassegnati, diversi. Occhi che vogliono e pretendono di vedersi di fronte un futuro non dettato dall'alto, ma costruito con le mani della propria esperienza, con gli errori e con le virtù che caratterizzano ognuno di noi. Il Giro d'Italia si compone di 21 tappe. Le nostre potrebbero essere di più. E allora complimenti alla Maglia Rosa della giornata, il Lituano Ramūnas Navardauskas, del team Garmin-Barracuda. Nicola Richard Zanotto In partenza cronometrata da San Zeno Verona Grafica s.r.l. società unipersonale Servizi integrati Via Bionde, 122 • I • 37139 Verona Tel. 045 8904969 • Fax 045 8919665 Il traguardo in piazza Brà 20 di stampa ed editoria tradizionale e digitale [email protected] VeronaOltre • giugno 2012 © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Nasher Sculpture Garden. Foto Andrea Sarti/CAST1466. © The Peggy Guggenheim Collection, Venice. The Nasher Sculpture Garden. Photo Andrea Sarti/ CAST1466 Quella di oggi non è l’età della creazione, ma del collezionismo, che, se non altro, ci consente di preservare tutti i grandi tesori che abbiamo e di presentarli in maniera degna alle masse. (Peggy Guggenheim) © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Collezione Gianni Mattioli. Foto Andrea Sarti/CAST1466 © The Peggy Guggenheim Collection, Venice. Gianni Mattioli Collection. Photo Andrea Sarti/CAST1466 © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Corridoio occidentale. In primo piano: Francis Bacon, Studio per scimpanzé, 1957. Foto Andrea Sarti/ CAST1466. © The Peggy Guggenheim Collection, Venice. West Corridor. Close- up: Francis Bacon, Study for Chimpanzee, 1957. Photo Andrea Sarti/CAST1466 © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Una delle sale di Palazzo Venier dei Leoni. Da destra verso sinistra La Maiastra, Constantin Brancusi, 1912; Il sole nel suo portagioie, Yves Tanguy, 1937; Oceano 5, Piet Mondrian, 1915; La torre rossa, Giorgio De Chirico, 1913. Foto Andrea Sarti/CAST1466. © The Peggy Guggenheim Collection, Venice. Palazzo Venier dei Leoni, right to left: Constantin Brancusi Maiastra, 1912; Yves Tanguy, The Sun in Its Jewel Case, 1937; Piet Mondrian Ocean 5, 1915; Giorgio De Chirico, The Red Tower, 1913. Photo Andrea Sarti/CAST1466 Collezione Peggy Guggenheim «Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro». Peggy Guggenheim aveva le idee chiare sulla città lagunare e sull’amore che nutriva per essa. Fu proprio questa passione una delle cause che la spinse a dar vita alla Collezione a Palazzo Venier dei Leoni che ancor oggi porta il suo nome. Già sfogliando la biografia di Peggy Guggenheim ci si rende conto di quanto l’arte contasse per lei. Immaginate la sua vita, quella di una donna cresciuta tra gli esponenti dei circoli artistici di New York e la Parigi bohémienne degli espatriati americani, una donna influenzata da artisti della levatura di Marcel Duchamp, Samuel Beckett, Andrè Breton, Max Ernst e molti altri ancora, una donna scossa da forti passioni, divisa tra l’amore per l’arte e quello per i numerosi mariti, tra i quali Laurence Vail, John Holms e lo stesso Max Ernst. Peggy Guggenheim influenzò il VeronaOltre • giugno 2012 mondo intero con il suo interesse per l’arte moderna: a Londra aprì la sua prima galleria d’arte, la Guggenheim Jeune; nella nativa New York inaugurò la sua galleria/museo Art of This Century, dove espose la propria collezione di arte cubista, astratta e surrealista - Jackson Pollock e gli altri pionieri dell’Espressionismo Astratto americano lì esposti furono le stelle della galleria - e a Venezia, infine, Peggy acquistò Palazzo Venier dei Leoni; inizialmente si trasferì lì con la sua collezione e, alcuni anni più tardi, donò il palazzo alla Fondazione Solomon R. Guggenheim, creata da suo zio. Questa è la storia dalla quale prende vita uno dei maggiori musei d’arte moderna al mondo, punto d’incontro tra la collezione personale di Peggy Guggenheim, le opere donate alla Fondazione Solomon R. Guggenheim dopo la morte di Peggy e i prestiti a lungo termine da parte di collezioni private. Della collezione personale della donna fanno parte capolavori di Cubismo, Futurismo, Pittura Metafisica, Astrattismo europeo, Amore per l’arte e per la città di Venezia scultura d’avanguardia, Surrealismo ed Espressionismo Astratto americano, con artisti del calibro di Picasso, Braque, Duchamp, Picabia, de Chirico, Mondrian, Kandinsky, Miró, Klee, Ernst, Magritte, Dalí, Pollock e molti altri ancora. I ventisei dipinti della famosa Collezione Gianni Mattioli, tra i quali alcuni capolavori del Futurismo italiano, sono, invece, un esempio delle prestigiose collezioni private ospitate dal museo. Sarà forse la location inimitabile, che dà direttamente sul Canal Grande, oppure gli arredi originali della casa e le foto storiche di Peggy che fanno assaporare ai visitatori la turbolenta vita della donna, o forse sarà che la collezione esposta è stupenda e che gli artisti non hanno certo bisogno di presentazioni. Quale che sia la causa, certo è che la Collezione Peggy Guggenheim a Venezia risulta essere unica nel suo genere: una piccola perla d’arte incastonata nel Canal Grande. Ilaria Piacenza 21 Mojomatics and The Bud Spencer Blues Explosion ecco gli artisti di punta per il SoundVito 2012 I ragazzi che hanno dato il via a tutto ci raccontano i retroscena nell’organizzazione dell’evento Il popolare festival legnaghese, giunto ormai all’ottava edizione, si conferma uno dei più importanti rock festival del Nord-Est Italia. Durante il corso degli anni, il palco ha visto succedersi artisti di fama nazionale e internazionale, attirando sempre di più il favore del pubblico, che ogni anno riconferma la sua presenza massiccia. I cancelli quest’anno apriranno Venerdì 8 giugno alle 19. Durante le due serate si alterneranno sulla scena diversi gruppi emergenti fino ad arrivare alle esibizioni di punta dei Mojomatics e dei Bud Spencer Blues Explosion. In attesa dell’evento, per conoscere meglio l’organizzazione che si cela dietro una manifestazione di queste proporzioni, siamo andati a fare qualche domanda a Luca, il Vice presidente dell’Associazione Culturale SoundVito, nonché membro fondatore del festival. Sono ormai parecchi anni che organizzate il Sound Vito, cosa vi ha spinto a cominciare? SoundVito nasce nel 2002, quasi 22 per scherzo. Eravamo un gruppetto di ragazzi neppure ventenni che si trovavano spesso nella piazza della nostra piccola frazione (S.Vito di Legnago) a chiacchierare e far passare il tempo. Una sera, discutendo, ci chiedemmo, ma perché dobbiamo sempre fare chilometri su chilometri per andare a vedere un concerto - visto che eravamo e siamo tutti appassionati di musica - perché non lo organizziamo qua? Quanto è complicato organizzare eventi di questo tipo in una cittadina come Legnago? Cosa vi ha spinto a continuare per tutti questi anni? E soprattutto, come riuscite ad organizzare questa serie di concerti ad ingresso gratuito? Legnago, e ancor di più San Vito (ricordiamo che è una comunità che non supera i 1.500 abitanti), non sono luoghi che sulla carta si prestano a manifestazioni del genere, però dobbiamo ammettere che tanta tenacia, impegno e voglia di credere in questo progetto ci ha portato negli anni a crescere. Sicuramente siamo grati a tutte le persone che ci sono state vicine, sostenendoci e dandoci fiducia. Inoltre, parlo da “anzianotto” del gruppo, ci ha fatto molto piacere il coinvolgimento attivo di alcuni ragazzi molto più giovani rispetto a quelli del nucleo iniziale. Riusciamo a lasciare l’entrata gratis, perché con largo anticipo chiediamo collaborazione a sponsor e/o simili che riescono a sostenerci fi- nanziariamente, poi ogni più piccola spesa è controllata (ovviamente con piena coscienza di tutto lo staff) grazie all’abile gestione del nostro attuale presidente Daniele, e soprattutto perché le band locali vengono a suonare a cachet zero, dandoci quindi la possibilità di chiamare band di caratura nazionale. Come mai quest’anno la scelta è ricaduta su gruppi come i Mojomatics e i Bud Spencer Blues Explosion? Abbiamo scelto queste band in quanto le consideriamo due tra le più interessanti realtà italiane in ambito rock “alternativo”. Sono progetti musicali che hanno avuto negli ultimi anni un ottimo riscontro sia a livello di pubblico, sia da parte degli addetti ai lavori. Inoltre non nascondiamo che hanno entrambi sonorità “orecchiabili”, quindi potenzialmente apprezzabili da chiunque possa passare dal SoundVito. Fatalità sono entrambe formazioni a due elementi, mancano solo gli White Stripes!!! L’anno scorso l’evento è stato accolto con successo, quest’anno vi aspettate un aumento del pubblico? Ovviamente speriamo che ogni edizione possa andare sempre meglio, visto il crescere della fama del festival, ma senza presunzione, ci basterebbe vedere l’affluenza dell’anno scorso per essere più che contenti. Anna Chiara Bozza VeronaOltre • giugno 2012 GUSTOSAMENTE OLTRE Polenta Maridà Un po’ di storia Questo piatto, tipico della provincia di Verona, è localizzato prevalentemente in due ben precise aree geografiche della nostra provincia: la città di Verona, in modo particolare Avesa, da una parte e la zona tra i comuni di Villafranca, Castel d’Azzano e Povegliano dall’altra. Le due ricette sono un po’ diverse tra loro e possono essere definite come un “piatto della festa”, all’interno della cucina “povera” veronese. La ricetta descritta e illustrata è quella tramandata oralmente dai nostri nonni e fa capo alla zona di Castel d’Azzano e Povegliano Veronese. Si tratta quindi di polenta di riso in gnocchetti che vengono conditi a strati con ragù, parmigiano ed abbondante cannella. Questo piatto si è tramandato di padre in figlio e, pur di non perdere la tradizione, spesse volte a prepararlo erano proprio gli uomini, che l’avevano visto fare dalla loro mamma e desideravano che venisse imparato anche dai figli. La variante di Verona ed Avesa viene cucinata nello stesso modo, ma la polenta di riso che si ottiene viene servita effettivamente come una polenta, sulla tradizionale “panara” e viene poi tagliata a fette, condita con salsiccia fatta rosolare in abbondante burro e cosparsa di parmigiano. VeronaOltre • giugno 2012 Ingredienti per 4 persone 400 gr. di Vialone Nano 1 lt di acqua 4 cucchiai di farina 400 gr. carne macinata sedano, carota, cipolla 750 ml di salsa di pomodoro 100 gr. di formaggio grana 2 cucchiaini colmi di cannella in polvere mezzo bicchiere di vino bianco sale Preparazione Nella preparazione di questo piatto, le dosi degli ingredienti per la cottura del riso devono essere rispettate per permettere al riso di assorbire tutta l’acqua. Preparazione del ragù di carne: soffriggi cipolla, carota e sedano a pezzetti in un filo di olio; aggiungi la carne macinata e falla rosolare. Sfuma con il vino bianco e, quando sarà evaporato, aggiungi la salsa di pomodoro. Regola di sale e pepe e aggiungi un pizzico di cannella. Fai cuocere a fuoco lento per almeno un’ora. Preparazione del riso: fai bollire l’acqua per il riso, aggiungi il sale e il riso. Fai cuocere a fuoco medio, con il coperchio, mescolando di tanto in tanto. Dopo circa 15 minuti, quando il riso è al dente e ha assorbito l’acqua (ma non tutta, una piccola parte di umidità deve rimanere prima di mettere la farina), aggiungi la farina a pioggia, continuando a mescolare con un cucchiaio di legno per un paio di minuti, otterrai una “polentina”. Togli la pentola dal fuoco. Condimento del riso: in una ciotola mescola il formaggio grattugiato con la cannella in polvere, l’aroma di cannella è essenziale per la riuscita di questo piatto. Spolvera il fondo di una capiente terrina con una parte del formaggio grattugiato, con l’aiuto di due cucchiai forma degli gnocchi di riso e disponili sul fondo della terrina. Ricopri questo primo strato di gnocchi con il ragù di carne e verdure preparato in precedenza. Spolvera il tutto con il formaggio grana alla cannella. Fai un altro strato di gnocchi, ragù, formaggio e cannella e prosegui così fino ad esaurimento degli ingredienti. Porta in tavola la terrina e servi la polenta maridà calda nei piatti. www.iltorcolo.it 23 24 VeronaOltre • giugno 2012