Quali sono secondo voi le emozioni positive maggiormente legato allo studio? E quelle negative? Brevi cenni teorici Secondo Folkman e Lazarus (1985, 1988), quando la persona si trova di fronte ad un evento (ad es. esame universitario) attua due tipi di valutazione: 1. valuta l’evento nei termini di “irrilevante”, “positivo-benigno”, o “stressante”, etc… 2. valuta le risorse che ritiene di avere per farvi fronte. E’ sulla base di questa doppia valutazione che emergono le emozioni e che lo studente deciderà quali strategie adottare per affrontare l’esame. 1. strategie focalizzate a modificare la situazione in modo da renderla più favorevole (ad es. vedere gli aspetti positivi dell’esperienza, cercare di vedere l’esame come una sfida e non solo come un peso,…) 2. strategie focalizzate a gestire le emozioni (soprattutto ansia, paura e preoccupazione) A questo punto…provate a ipotizzare nel vostro “profilo” quali emozioni risulterà che proviate di solito quando studiate Ora pensate a quali emozioni provate prima di un esame Ora pensate se utilizzate maggiormente strategie focalizzate a modificare come vedete la situazione d’esame oppure se usate di più strategie per gestire le emozioni Filtraggio: focus esclusivo sui dettagli negativi Pensiero polarizzato: tutto è bianco o nero, buon o cattivo. Sei bravissimo o pessimo Sovrageneralizzazione: trai conclusioni generali in base ad uno o più eventi molto specifici Lettura del pensiero: pensate di sapere gli altri cosa pensano anche se non ve lo dicono Catastrofismo: ti aspetti e visualizzi disastri senza causa apparente Magnificazione: esageri il grado di intensità dei problemi Una tra le diverse fonti di stress nell’ambito scolastico è la preoccupazione per gli esami (Frydenberg, 2004). Una delle maggiori emozioni che si provano durante lo studio e la preparazione di un esame è… ANSIA Perché si prova ansia? Le cause possono essere molteplici… Perché ho paura del giudizio altrui Perché non ho studiato abbastanza Perché ho già fallito altre volte L’esame è troppo importante, se non lo passo, come farò!!!????? Perché ho paura di non riuscire Perché non so cosa mi chiederà e come si svolgerà la prova d’esame L’ansia cosa provoca? Stati fisiologici (eccessiva sudorazione, aumento del battito cardiaco, insonnia, inappetenza, respiro affannoso, difficoltà a parlare, mal di stomaco, tremore alle mani, mani sudate, bocca secca o al contrario piena di saliva, viso rosso ed infuocato…) Stati cognitivi (perdita di concentrazione, dimenticanza di cose che si sono studiate, senso di impotenza, paura di fallire, senso di autosvalutazione, imbarazzo perché tutti vedono che ho il viso rosso e che faccio fatica a parlare, …) Legge di Yerkes-Dodson (1908): la relazione tra ansia e prestazione può essere rappresentata come una curva ad U rovesciata Livelli d’ansia moderati sono facilitanti perché portano ad un aumento dell’attenzione, quindi la prestazione migliora; al contrario quando l’ansia diventa eccessiva, la prestazione peggiora drasticamente. Ansia di medio livello e buona prestazione Eccessiva ansia e prestazione scadente Poca ansia…poco coinvolgimento, poca attenzione, prestazione scarsa Come dominare l’ansia? Ci sono molteplici suggerimenti: • Tecniche di rilassamento e di meditazione • Visualizzazione di situazioni positive (ad es. immaginare di prendere un bel voto, pensare che verrà chiesto l’argomento preferito,…) • Evitare pensieri distraenti e negativi (ad es. “non sono in grado”, “non ce la farò mai”, “è troppo difficile per me”,…) • Prepararsi bene all’esame attraverso l’utilizzo di un buon metodo di studio • Conoscere il tipo di prova ed il genere di domande • Sostenere la propria autostima cercando di alimentare un’immagine positiva di sé • Identificare le emozioni e i pensieri non funzionali e cercare delle strategie per dominarli e modificarli Ricordate che non ci sono emozioni solo negative e quelle solo positive……l’emozione è ciò che dà senso al nostro fare e al nostro essere, deve essere una fedele compagna che dobbiamo saper gestire quando ci impedisce di fare e di essere quello che vogliamo o che dobbiamo…. …Giorni prima degli esami… E’ bene cercare di riflettere su cosa proviamo e cosa pensiamo prima di un esame e trovare delle soluzioni per gestire le emozioni e i pensieri che non ci sembrano funzionali per affrontarlo. Ricordate che molti studenti condividono le stesse sensazioni ed il confronto tra di voi può suggerire modi di affrontare le situazioni diversi da quelli che usiamo abitualmente…. esercitazione In questa esercitazione rifletteremo sui profili motivazionali, sugli obiettivi e sulle emozioni che guidano il nostro studio... rispondi metalmente alle domande indicate di seguito e poi procedi con le slides.... • Se uno studente vi chiede “perché non riesco a studiare?”. Quali fattori, gli direste, possono influenzare lo studio? Che cosa/ chi potrebbe convincere un ragazzo a studiare? • A vostro parere, ci sono nello studio delle “mete”, degli obiettivi da raggiungere? • Quali giustificazioni potrebbe dare un ragazzo che non ha voglia di studiare? E uno che ha voglia e studia ma non riesce bene? • Quali emozioni entrano in gioco quando si studia? E all'esame? • Qual è/Quali sono dei momenti in cui si studia volentieri? • A tuo parere, chi è motivato, ottiene dei bei voti? Di seguito ti proponiamo alcune brevi storielle che riguardano atteggiamenti non adattivi allo studio. Ti chiediamo per ciascuna storiella di riflettere sugli obiettivi e le motivazioni che guidano questi studenti e di ipotizzare quali emozioni sperimentano nei diversi momenti della loro vita da studente (studio, esame, lezioni etc...). Jenny è una studentessa modello, sul suo libretto non si trova un 27 nemmeno a cercarlo... un 28 per lei è già un fallimento... dopotutto già da bambina ha deciso di laurearsi con 110 e lode e rendere felici tutti i suoi famigliari; quando ci pensa già se lo immagina e sorride. Studia prevalentemente da sola, integra le informazioni il più possibile con spunti presi fuori dai libri di testo, programma lo studio per tempo, è molto diligente.Gli esami opzionali del suo piano di studi sono scelti con cura per creare un profilo professionalmente valido, non teme di scegliere quelli più difficili. Il giorno dell'esame la professoressa sfoglia il libretto e sorride; fa una domanda e attende la risposta.. Jenny pensa.. è certa di averla studiata e comincia a rispondere, ma le manca la solita sicurezza.. dice due frasi e poi vuoto... il cuore batte, il respiro è affannoso, suda copiosamente e di colpo comincia a pensare che non prenderà 30, le lacrime spuntano agli occhi... Guarda la professoressa e dice: "mi ritiro, torno a settembre"... pensa "dopotutto non è la prima volta...che bella l'università, puoi dare un esame più volte fino a prendere il massimo....." Matteo frequenta il primo anno di scienze della comunicazione, è socievole, spigliato, simpatico. Non ha mai voluto realmente fare l'università... "so di non essere una cima", pensa, ma gli altri non lo devono sapere. A casa sua però non laurearsi è un'ipotesi non contemplata, quindi... si deve fare qualcosa. E poi tutto è meglio rispetto ad andare a lavorare nell'impresa di famiglia agli ordini dello zio. Matteo però ha una strategia.. tutti pensano che chi è simpatico è anche intelligente, e lo aiutano, quindi.... Il libretto di Matteo è appena sufficiente, quando i docenti gli fanno una domanda in aula se non gli arriva un suggerimento da uno dei colleghi del "gruppo di studio" la butta in spirito.. e lo fa anche bene... raramente i prof. si arrabbiano. Gli orali sono più difficili, gli scritti... beh, una domanda qua e una là... qualche parolone e la sufficienza si può strappare...e i bigliettini che puntualmente Luca prepara e Marco fotocopia sono fatti molto bene;-) Già alle medie gli dicevano "sei intelligente ma non ti applichi"... nessuno sapeva delle ore passate a studiare senza capire nulla.. meglio mascherare e passare per furbetto... piacciono più i furbi, pensa sempre Matteo, e fanno più strada nella vita... sa che le sue strategie lo aiuteranno sempre.... Martina è al secondo anno di Psicologia, una disciplina che l'ha sempre affascinata e che studia con piacere e con costanza. Ora deve dare l'esame di statistica e non ne ha per niente voglia. I suoi voti sono buoni, ma la matematica la odia da sempre, i numeri sono incomprensibili, tanto vale non sforzarsi nemmeno. Magari mi "regalassero" un 18, pensa sempre. Da giorni le amiche l'hanno convinta a prepararsi con loro, con la scusa di passare del tempo insieme; quando ripetono le formule Martina risponde, anche se svogliata.. non si capisce perchè non passi l'esame, anzi, a volte sembra avere delle buone intuizioni sulla materia... quando però è il momento di risolvere i poblemi dei compiti degli esami precedenti, l'occhio cade qua e là.. non si concentra nemmeno il giorno dell'esame. Il prof. consegna i compiti, Martina legge velocemente il testo... "non sono in grado, come al solito, non lo passerò mai"... e allontana il foglio sconsolata... Le storielle sopra riportate sono esempi stereotipati di difficoltà a livello affettivo-motivazionale. Certo non sempre si osservano casi con difficoltà così esplicite e marcate, ma negli studenti c'è talvolta un po' di Jenny, di Matteo e/o di Martina... • quanto e cosa c'è di loro in te? • gli obiettivi che spingono allo studio gli studenti dei tre esempi sono simili o differenti? e le loro motivazioni? Riprendi le slides teoriche e prova a fare un profilo di ciascuno di loro, identificando le possibili cause di difficoltà nella riuscita. • Quali emozioni entrano in gioco nelle loro storie? Influiscono le emozioni su un possibile fallimento? Perchè?