Anno 8 - n° 292 WWW.GIUSTIZIA-e-LIBERTA.COM 23 novembre 2009 G iustizia e L ibertà Distribuzione telematica … basta... di Antonio Padellaro (a pagina 3) …colpo di spugna da La Repubblica Periodico Politico Indipendente Il “capo” è in piena crisi di Luigi Barbato (a pagina 4) Silvio c’è ma lavora solo per sé ... di Eugenio Scalfari (a pagina 5 - 7) La favola dei 106 processi di Giuseppe D’Avanzo (a pagina 8 - 10) Indagine esplosiva di Lirio Abate (a pagina 11 - 12) un’altra vittima si stato di Beppe Grillo (a pagina 12 - 13) Processi brevi ... di Michele Serra (a pagina 15) Eutanasia della... di Mons. Gianfranco Bottoni (a pagina 14) Fabbrica del Panico di Furio Colombo (a pagina 16 - 20) Copia gratuita Vogliamo essere, vorremmo cercare di essere il più obiettivi possibile. Anche se ci risulta molto difficile esserlo, quando si parla del nostro “capo”. Ma, costi quello che costi, cercheremo con onestà intellettuale a perseguire la strada di “cercare di essere il più obiettivi possibile”. E diamo questa nostra posizione come un dato di fatto. Quanto abbiamo appreso in questi ultimi giorni ha solamente qualcosa di assolutamente in- comprensibile: la levata di scudi, a tutto campo, dell’intero -o quasiPdL contro la sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’illegittimità del Lodo Alfano con velate -a volte neanche tanto velateaccuse al Presidente Na politano, e sostenendo tesi (“primus inter pares” contrapposto al “primus super pares”) la cui veridicità ci porterebbe a credere alla fantascienza. Ma ammettiamo che le reazioni “a caldo” possano essere dipese dalla rabbia per lo smacco subito. Ciò che invece non si riesce a credere e ciò che è accaduto dopo. Lasciamo da parte, la esamineremo in seguito, la proposta del “pro cesso breve”, veniamo invece a parlare del fatto più clamoroso che ha preceduto questa proposta. Alludiamo specificatamente a quella richiesta che il “capo” , nella sua casa di Arcore, ha avanzato ai suoi patners di governo: Gianfranco Fini (co-fondatore del PdL) e Umberto Bossi (Lega). La richiesta,ai suoi due “amici” è la seguente: avrebbero dovuto “firmare” una dichiarazione in cui si impegnavano a non permettere che Lui, “il capo” fosse mai processato. Sinistra … manca il manuale di Alessandro Robecchi (a pagina 20) 10 motivi per il “NO B-Day” di Antonio Di Pietro (a pagina 21) Berluschino in breve di Marco Travaglio (a pagina 222 - 28) ...nessun ricatto... da La Repubblica (a pagina 29) Grasso e Spataro da La Repubblica (a pagina 30) Idee per uscire dalla crisi da www.lavoce.info (a pagina 31 - 32) Bocca di Rosa di Aldo (a pagina 31 - 32) Il Camaleonte da “UNITA' del 2009.11.12 (Continua a pagina 2) 2 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Il “capo” è in piena crisi (Continua da pagina 1) Pare che nessuno dei suoi partner abbia aderito alla sua richiesta….. Crediamo che solo il “concepire”, l’“avanzare” una simile richiesta abbia dei caratteri allucinanti. All’apprendere questa iniziativa siamo rimasti letteralmente sconvolti e ci si è rafforzata sempre di più la consapevolezza che il “capo” è oramai -e da un bel po’ di tempo- non “compus sui”. Intanto il Financial Times (11 novembre) in una corrispondenza da Roma di Guy Dinmore riferisce dell'"accordo" raggiunto martedì dal capo del governo con un "alleato chiave", il presidente della Camera e numero due del Pdl Gianfranco Fini. per una riforma del sistema giudiziario che "i leader dell'opposizioni temono sia diretta principalmente a concludere due processi contro il magnate dei media miliardario". Ed arriviamo all’oggi, alla ventilata legge “per il riordino del la Giustizia” che stabilisce il “Processo Breve”. In un altro articolo FT afferma che Fini, "un possibile erede del 73enne premier", ha accettato di mandare avanti al più presto una legislazione che limiti alcuni processi a un totale di sei anni. "Nell'assenza di dettagli sulla legislazione proposta, non è immediatamente chiaro se il limite di sei anni salverebbe Berlusconi dai tribunali", scrive il quotidiano finanziario britannico, a cui un collaboratore del premier, la cui identità non viene precisata, ha indicato che il presidente del Consiglio "si sta preparando a difendersi nelle aule di giustizia, come ha pubblicamente promesso". Una nostra fonte legale -di solito ben informata- indica che se il limite di sei anni fosse diviso in tre periodi di due anni, per il processo iniziale e per i due appelli successivi, "allora il processo contro Mediaset", uno dei due, in cui Berlusconi è imputato, "scadrebbe entro questo mese". E che "impegni di governo im pediranno" a Berlusconi "di essere presente ad alcune sedute giudiziarie", e che gli avvocati del premier hanno già comunicato al tribunale di Milano che egli non potrà partecipare all'udienza del 16 novem bre a causa di un summit dell'Onu sull'alimentazione a Roma. Per l'altro processo (quello per corruzione per il quale è già stato condannato l'avvocato inglese David Mills, accusato di avere ricevuto da Berlusconi una bustarella da 600 mila dollari per mentire in due processi contro il proprietario di Mediaset) i giudici fisseranno una data il 27 novembre, "facendo ricominciare il processo dall'inizio, con nuovi magistrati, anziché riprenderlo dal punto in cui venne interrotto quando a Berlusconi fu data l'immunità" in virtù del Lodo Alfano. Cioè della legge, fatta approvare dal suo governo, per sospendere procedimenti giudiziari contro le prime quattro maggiori cariche dello Stato. Che con il progetto di legge “Processi Brevi” -voluto solo ed unicamente per salvare il “capo” e metterlo al riparo dalla Giustizia- si debbano buttare a mare diecine e diecine di procedimenti in specie quelli che riguardano le truffe ai risparmiatori e i danni ai lavoratori è cosa oramai ben nota. Che importanza può mai avere ? ? Che -a sentire Felice Casson e Carlo Federico Grosso- vengano cancellati i processi Parmalat e Cirio, Eternit, Thyssen. Che importanza può mai avere ? ? Che importanza possono avere i familiari delle vittime, i risparmiatori finiti sul lastrico, gli avvelenati. Ecco, poi, in seconda battuta, ricomparire all’orizzonte Margherita Boniver che da anni, pare, cerchi di far ripristinare la legge sull’ “immunità parlamentari”. Norma che, a suo dire, fu «cancellata con un incredibile atto di vigliaccheria nell'ottobre del 1993 in clima di pesante intimidazione». Noi vorremmo che codesta “pa sionaria del PSI Craxiano” cercasse di curare la sua -incolpevole, ci augureremmovuoto di memoria, dato che nella realtà dei fatti (e gli atti reperibili alla Camera possono ben convalidare le nostre parole) la norma fu approvata all’ “unanimità, con solo DUE astensioni” ! Ma bando a queste considerazioni, quello che ancora ci sfug ge è la motivazione di fondo che spinge il “capo” a “dare di matto” (questa è l’unica definizione che a nostro avviso può dare una seppur vaga idea sul super attivismo nevrotico, osses sivo, compulsivo cui attualmente è soggetto). L’unica motivazione che riusciremmo a considerare valida almeno per lui- la potremmo ritrovare accennata in due articoli ben distinti e che ora sottoponiamo alla vostra attenzione: «se passa il principio che un politico (vedi il caso Cosentino) su cui la magistratura indaga per concorso in associazione camorristica non può fare il governatore della Campania, che cosa succederebbe se per ipotesi un pentito, poniamo Spatuzza, dovesse testimoniare a Palermo che gli uomini di fiducia della mafia siedono oggi molto più in alto ?» (Altri organi di stampa lo descrivono addirittura in preda a “troppa disperazione”) Questa è la vera ed unica domanda che, a nostro avviso, dovremmo porci. Luigi Barbato INTERNI 23 novembre 2009 Giustizia e Libertà 3 Il popolo che dice basta di Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2009) Presidente Napolitano. Presidente Fini. “Adesso basta” è il titolo che abbiamo stampato ieri sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. Adesso basta è scritto sulle migliaia di messaggi che giungono al nostro giornale. Tutti indistintamente chiedono di mettere la parola fine allo scandalo che da quindici anni sta sfibrando l’Italia: la produzione incessante di leggi personali per garantire a Silvio Berlusconi la totale immunità e impunità in spregio alla più elementare idea di giustizia. Quello che rivolgiamo a voi che rappresentate la prima e la terza istituzione della Repubblica (sulla seconda, il presidente del Senato Schifani pensiamo di non poter contare) non è un appello ma una richiesta di ascolto che, siamo certi, non andrà delusa. Tutte quelle lettere, e-mail, fax esprimono una protesta e una speranza. Di protesta “contro l’arroganza di DIFFONDI e FAI FIRMARE un Potere che sembra aver perso ogni senso della misura e anche quello del decoro”, scrisse Indro Montanelli sulla Voce nel 1994, all’epoca del decreto Biondi. Fu il primo tentativo di colpo di spugna al quale ne sarebbero seguiti altri diciotto negli anni a seguire fino all’ultima vergogna chiamata “processo breve”. Allora la battaglia fu vinta. La redazione della Voce fu alluvionata di fax dei lettori disgustati, il decreto fu ritirato e il grande giornalista così rese omaggio allo spirito di lotta dei concittadini: “Fino a quando questo spirito sarà in piedi, indifferente alle seduzioni, alle blandizie e alle minacce, la democrazia in Italia sarà al sicuro ”. Malgrado abbia attraversato tante sconfitte e tante delusioni quello spirito non appare per nulla fiaccato e chiede di trovare una risposta capace di dirci che la politica non è solo interesse personale e disprezzo per gli altri. Che le istituzioni sono davvero un baluardo contro le prepotenze del più forte. Questa è la nostra speranza presidente Napolitano e presidente Fini. Per questo vi trasmetteremo i messaggi dei nostri lettori. Tenetene conto. ♣ La Buona Notizia del giorno Segnalataci da Fern Roma, 13-11-2009 Nuovo record del debito pubblico a settembre. Lo stock, informa il Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia, si e' attestato a quota 1.786,841 miliardi di euro, con un incremento dell'1,66% rispetto ai 1.757,496 miliardi di agosto, precedente massimo storico. In dodici mesi il debito e' cresciuto di 138,768 miliardi rispetto ai 1.648,073 miliardi segnati a settembre dell'anno scorso, pari all'8,42%. Da fine 2008, quando si collocava a 1.663,031 miliardi, l'incremento e' di 123,81 miliardi, pari al 7,44%. Aumenta il calo delle entrate, nei primi 9 mesi -3,5% Si accentua la flessione delle entrate che nei primi nove mesi segna una riduzione del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2008. In valore assoluto nelle casse dell'erario sono arrivati circa 9 miliardi in meno, per l'esattezza 8 miliardi 978 milioni. Nei primi otto mesi il calo cumulato si era fermato al 2,5%: pesa infatti l'andamento del gettito di settembre che lascia sul terreno circa 2,4 miliardi scendendo dai 22,5 miliardi del 2008 ai 20,1 miliardi del 2009. ♣ 4 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Processo breve, Berlusconi ci riprova Pd: «E’ colpo di spugna» I giudici: imbarazzante da La Repubblica, 12.11.2009) La maggioranza ha presentato al Senato l'atteso disegno di legge sul processo breve. Il provvedimento reca tra le altre le firme dei capigruppo e del vicecapogruppo del Pdl Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello e del presidente dei senatori leghisti Federico Bricolo. L'articolo 1 del provvedimento fissa le modalità per la durata ragionevole per i processi oltre la quale, nel caso in cui il ddl diventi legge, il processo verrà estinto. Nel testo si legge che «non sono considerati irragionevoli i periodi che non eccedono la durata di due anni per il primo grado, due anni per il grado d'appello ed ulteriori due anni per il giudizio di legittimità, nonchè di un altro anno in ogni caso di giudizio di rinvio». Il giudice può aumentare fino alla metà i termini. Queste disposizioni di applicano a tutti i processi in corso alla data di entrata in vigore della legge, fatta eccezione per quei procedimenti pendenti dinanzi alla Corte d'appello o alla Corte di cassazione. per i processi brevi che la maggioranza ha presentato in Parlamento rischi di essere incostituzionale. «Non ho letto il testo ma da quello che leggo sui giornali certamente c'è il rischio di incostituzionalità», spiega il segretario del Pd che ribadisce la netta contrarietà a qualunque provvedimento che impedisca di celebrare i processi. «Processo breve purché ci sia è il mio slogan -dice Bersani-, norme per snellire la giustizia sono auspicabili e il Pd ne ha presentate un bel pò, norme per far saltare i processi in corso non sono accettabili di fronte all'opinione pubblica, la maggioranza si convinca perché se si dovesse andare allo scontro non sarà responsabilità dell'opposizione». Non nasconde la sua irritazione Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori Pd quando, davanti ai giornalisti scorre il testo del ddl sul processo breve. Ad un certo punto della lettura sbotta: «Il ddl non si applicherà per il furto aggravato. Così per il rom che ruba il processo rimarrà, mentre procesPier Luigi Bersani ritiene che la norma si come Eternit, con tutti quei morti, Thyssen, Cirio e Parmalat andranno al macero» e sbatte il testo contro lo stipite della porta della sala Maccari dove un attimo prima aveva espresso le prime «perplessità» sul provvedimento. «Si tratta -aveva detto davanti alle telecamere prima del gesto di stizzadi una sorta di salviamo tutti per salvare uno». Anche il neo segretario Bersani è stato categorico, rilevando il rischio incostituzionalità della legge: "Non discutiamo su leggi fatte per il premier", ha detto, e ha annunciato battaglia. L'Italia dei valori è pronta a chiedere il referendum contro la legge sul processo breve. Lo dice Antonio Di Pietro: «Il 5 dicembre con la manifestazione a piazza Navona an nunceremo l'impegno a raccogliere le firme per un referendum contro una legge incostituzionale, immorale e contro gli interessi degli italiani. La legge proposta dice che dopo 2 anni il processo non si deve fare più. Per questo migliaia di processi, tra cui quelli sui maggiori scandali italiani da Parmalat ai bond argentini, andranno tutti estinti: è la più grande amnistia mascherata della storia». Mentre Alfano ovviamente dice di apprezzare lo spirito del ddl, critiche vengono anche dal centrodestra. Il giurista Baldassarre, ex presidente della Corte costituzionale lo giudica "incostituzionale e imbarazzante". ♣ INTERNI 23 novembre 2009 Giustizia e Libertà 5 SILVIO C' È MA LAVORA SOLO PER SÉ NON PER VOI di Eugenio Scalfari (Repubblica, 15 novembre 2009) Domenica scorsa, cogliendo l' occasione offerta dalla celebrazione della caduta del Muro di Berlino, mi sono chiesto se nei vent' anni successivi fosse cambiata la percezione della felicità, individuale e collettiva. Ed ho risposto che sì, la percezione della felicità è da allora molto cambiata. Non abbraccia più il futuro; si è ristretta al presente e dunque è molto più effimera di prima perché il presente è un punto estremamente fuggitivo, non è una linea che si proietti in avanti verso le generazioni successive alla nostra. Il concetto di felicità ha perso la sua dinamica. Questo mutamento ha prodotto effetti rilevanti nella politica e nell' economia. Gran parte della crisi mondiale si deve a questi effetti. In Italia è stato avvertito con maggiore intensità che altrove. Il fenomeno Berlusconi si spiega anche come conseguenza del nuovo modo di concepire la felicità. Nello stesso senso si spiegano le difficoltà del presidente Obama sul tema della sanità: gran parte degli americani teme che quella riforma comporti pesanti gravami fiscali e si rifiuta di sopportarli; non vuole pagare oggi il costo d' una riforma che darà maggiore assistenza in futuro. Esiste un nesso molto stretto tra la nuova legge «ad personam» che salverà il nostro presidente del Consiglio dai processi pendenti nei suoi confronti e la sua popolarità. Quella legge è percepita da una parte rilevante dell' opinione pubblica come un' evidente violazione del principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La prova di quanto sia diffusa questa percezione sta nella immediata, straordinaria adesione popolare all' appello lanciato ieri su Repubblica da Roberto Saviano, che chiede al presidente del Consiglio di ritirare quella «norma del privilegio». E che sia tale, del resto, i sostenitori di quel provvedimento non ne fanno mistero. Lo stesso Berlusconi lo riconosce ed infatti esso è approdato in Parlamento come sostitutivo della legge Alfano che stabiliva la non processabilità del presidente del Consiglio. Gli italiani sono dunque consapevoli del privilegio -ingiusto come tutti i privilegi- che il premier otterrà dalla sua docile maggioranza parlamentare, ma gran parte di essi sembra comunque disposta a tollerare che quel salvacondotto divenga legge dello Stato. Si attende però una contropartita, si attende cioè di poter beneficiare del clima di lassismo morale che quel privilegio e la legge che lo sancisce estenderà a tutte le furberie, le elusioni, l'indebolimento delle regole o addirittura la loro eliminazione che contrassegnano il carattere nazionale. I condoni scaricano il peso sulle future generazioni ma alleviano chi vive nel presente. La legge che estingue i processi del premiere quelli similari al suo è una sorta di condono, una parziale amnistia e come tale è gradita. Gli effetti moralmente perversi e le deformazioni che ne derivano riguardano il futuro, ma il futuro ha perso interesse di fronte ad un presente più facile, a regole sempre più esangui, a reati sordidi degradati al rango di peccati veniali. Il presidente del Consiglio è intelligente, specie quando si tratta di tutelare i propri interessi. Se la legge che estingue i suoi processi gli procurasse un calo vistoso di popolarità, probabilmente non ne reclamerebbe l' approvazione. Probabilmente affronterebbe i pro cessi sperando nell' abilità dei suoi avvocati. Ma pensa che lo smottamento della sua popolarità non ci sarà oppure sarà di modeste proporzioni e quindi va avanti, disposto se necessario ad appellarsi al popolo e voglioso di trasformare lo Stato repubblicano in un regime autoritario senza più ostacoli né controlli che tarpino le ali ai suoi desideri. La potenza mediatica concentrata nelle sue mani gli consente inoltre di raccontare a proprio vantaggio una inesistente realtà, cancellando tutto ciò che possa ostacolare il processo di beatificazione della sua immagine. «Meno male che Silvio c' è» intonano i devoti. Senza di lui così raccontano i nove decimi dei mezzi di comunicazione - le catastrofi si accumulerebbero. Quelle che avvengono e che sono innegabili derivano da fattori esterni o dall' odio delle opposizioni che gli impediscono di lavorare. Nonostante tali ostacoli tuttavia, il governo ed il suo Capo lavorano e sostengono una situazione che sen za di loro diventerebbe disperata. E qui comincia l' elenco dei risultati miracolosi già realizzati e quelli ancor più mirabili che stanno per avvenire. Volete bloccare tutto ciò ? Tutti questi fatti mirabili che vi consoleranno nei prossimi mesi delle vostre attuali afflizioni ? *** Questa è dunque la partita in corso tra il premier e chi gli si oppone. Non sto a ripetere le caratteristiche che rendono inaccettabile l' ennesima legge «ad personam», l' inverecondo salvacondotto che il potente imputato reclama. Ne accennerò soltanto alcuni. (Continua a pagina 6) 6 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 SILVIO C' È MA LAVORA SOLO PER SÉ NON PER VOI (Continua da pagina 5) Primo: le leggi che cambiano le procedure giudiziarie non sono mai retroattive, riguardanoi nuovi processie non quelli in corso. Quando le loro disposizioni sono più favorevoli per gli imputati, quelli dei processi in corso possono chiederne l' applicazione che viene decisa dal giudice. Nel nostro caso invece la retroattivitàè disposta dalla legge. Secondo: l' elenco dei reati esclusi dal processo breve contiene casi incongrui e stridenti rispetto all' ordinamento. Si include nel processo breve la corruzione e la concussione, ma si esclude invece il furto e il reato di clandestinità per il quale la pena edittale prevede una semplice contravvenzione. Sono soltanto due esempi, ma molti altri ce ne sono e certamente emergeranno durante l' iter parlamentare. Terzo: cadranno in prescrizione decine di migliaia di processi alcuni dei quali molto gravi, lasciando senza giustizia le parti offese e «graziando» fior di mascalzoni. Quarto: il processo breve è riservato agli imputati in primo grado di giurisdizione e non riguarda per ora quelli del secondo e del terzo grado. Esistono insomma ragioni plurime di discriminazione e altrettanto plurimi motivi di incostituzionalità. Vedrà il presidente della Repubblica se -a legge approvata- quei motivi risul teranno manifestamente fondati oppure saranno rimessi al vaglio della Corte costituzionale. Ricordo soltanto che la legge Alfano è stata cancellata dalla Corte perché discriminava. Quali che siano stati gli artifici dell' avvocato Ghedini, questa legge è altrettanto discriminatoria e «personale», con la differenza aggravante di recare vistosi danni all' ordinamento che invece non era toccato dalla legge Alfano. Insomma una pezza a colore che rende il buco ancor più evidente. *** Veniamo ai supposti benefici che questo governo avrebbe procurato al Paese e ai cittadini che lo abitano. I rifiuti sgombrati da Napoli. È vero. Purtroppo altrettanti rifiuti stanno sommergendo Palermo ma di questi si parla pochissimo perché il Capo non gradisce. Le case ricostruite a L' Aquila e in Abruzzo. È parzialmente vero. Le casette pagate dalla Croce Rossa e dalla Provincia di Trento sono in avanzata messa in luogo. Tardano gli altri manufatti e tarda la ricostruzione del centro storico. L' inverno è cominciato e sono ancora migliaia i terremotati ospitati nelle tende con gravi disagi. La sicurezza dei cittadini non è affatto migliorata. Forse era stata percepita al di sopra delle realtà, ma questa iperpercezione sta ora confrontandosi con una situazione concreta che non è particolarmente tranquillizzante. Alcuni rea ti sono in diminuzione, altri ancor più odiosi sono in aumento. Tra questi la caccia agli omosessuali e gli stupri stanno creando serissimi problemi. Il flop delle ronde civiche è sotto gli occhi di tutti. Altrettanto lo è la situazione miserevole della polizia di Stato, scarsa di mezzi e di personale. La politica del Mezzogiorno è a dir poco latitante. Un terzo del paese è abbandonato a se stesso. Le differenze di reddito con il Nord sono aumentate. Le forze della camorra e della ' ndrangheta non danno segni di indebolirsi malgrado arresti e retate delle Forze dell'ordine perché ad ogni arrestato ci sono altre nuove reclute e nuovi capi. Il federalismo è ancora un guscio vuoto del quale si ignorano i costi e i benefici. I treni dei pendolari continuano ad essere uno scandalo nazionale. La messa in sicurezza di paesi e città costruiti a ridosso di colline e mon ti franosi non fa un solo passo avanti: gli enti locali e la Protezione civile si palleggiano competenze e responsabilità ma non ci sono fondi per gli interventi o sono destinati ad altri usi. Perciò si continua a morire di morte annunciata. Egualmente di morte annunciata si continua a morire per incidenti sul lavoro. Egualmente non si fanno passi avanti nella sicurezza delle scuole, delle quali un' altissima percentuale è stata dichiarata insufficiente, inadatta o addirittura pericolante. Il precariato sta già esplodendo e più esploderà nei prossimi mesi. La stessa sorte incombe sulle piccole e piccolissime imprese, tanto al Sud quanto al Nord e al Centro. Ma qui siamo sul terreno dell' economia che merita un discorso a parte. *** Il «dominus» responsabile della politica economica è Giulio Tremonti, ma il Capo del governo che sta sopra di lui gli indica gli obiettivi che a lui più interessano. Bisogna dunque considerarli insieme nella concordia discorde nella quale hanno fin qui operato. Tremonti sostiene di essersi accorto per primo della crisi internazionale incombente. Tuttavia le sue prime mosse furono del tutto incongrue rispetto alla crisi in arrivo. Soprattutto lo fu l' abolizione dell' Ici, ma qui la responsabilità non è sua: giustizia vuole che la si addossi al premier. Aveva promesso in campagna elettorale quell' abolizione e impose a Tremonti di adempiervi. Gli impose altresì di «non mettere le mani nelle tasche degli italiani», altro vincolo poco compatibile con la tempesta in arrivo. Il vincolo è stato in apparenza rispettato, ma la pressione fiscale e contributiva è aumentata ed ha segnato in questi mesi il suo massimo storico. Non è previsto che scenda nel prossimo futuro ed è lo stesso Dpef (documento ufficiale del ministero del Tesoro) a certificarlo. Questo aumento della pressione fiscale è in contrasto con il vincolo di «non mettere le mani» eccetera. In parte si può spiegare con la diminuzione del reddito dovuta alla crisi, in altra parte con imposte pagate da soggetti nuovi entrati da poco nella platea dei contribuenti. Vantaggi da questa parte, zero. È stato più volte dichiarato da parte del Tesoro chei conti pubblici sono stati messi in sicurezza. È falso. Il deficit rispetto al Pil ha superato il 5 per cento e l' Europa ci ha imposto il rientro sotto al 3 per cento entro il 2012. L' avanzo netto è stato azzerato. Lo stock di debito pubblico è di nuovo ai massimi e salirà ancora nel 2010 (Dpef). Quindi la finanza pubblica non è stata affatto risanata, Bruxelles ce lo fa presente una volta al mese. Nel frattempo è cresciuta la spesa. Molto cresciuta. Ma non è riuscita a rilanciare i consumi che stanno pericolosamente diminuendo. I commercianti sono infatti in allarme rosso. Nei giorni scorsi si diffuse una grande euforia dal (Continua a pagina 7) 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 7 SILVIO C' È MA LAVORA SOLO PER SÉ NON PER VOI (Continua da pagina 6) governo, dal premier, dalle associazioni industriali, perché sembrò che in agosto ci fosse stata un' impennata improvvisa della produzione industriale. Non era in realtà un' impennata ma un modesto recupero del 6 per cento rispetto al crollo registrato nel 2009 sul 2008. I media presidenziali lanciarono al cielo grida di giubilo e chi raccomandava prudenza nei giudizi fu insultato come Cassandra antitaliana. Bene. In settembre c' è stato di nuovo una cifra pesantemente negativa nella produzione industriale e in ottobre altrettanto. Ora siamo addirittura sotto il crollo dell' anno precedente. Ma questo sarebbe ancora poco. Aumenta la disoccupazione e aumenterà ancora di più nei prossimi mesi e nei prossimi anni perché quand' anche cominci una sia pur timida ripresa, essa non sarà foriera di nuova occupazione. Questo fenomeno è mondiale e non soltanto italiano, perciò ineluttabile. Sono stati presi provvedimenti per far fronte ad una situazione di questa gravità? Nessuno. Non è neppur vero che tutti i disoccupati siano assistiti, manca un sistema efficace e integrale di ammortizzatori sociali e non è alle viste nessun provvedimento in materia. Di riforme sociali neppur l' ombra. Di liberalizzazioni idem. Sono invece alle viste alcuni nuovi carrozzoni pubblici tra i quali si distingue la famosa Banca del Sud, che saranno fonte di sprechi e di clientele all' assalto. Nel frattempo l' Italia ha perso peso in Europa e sullo scenario mondiale. Dei vantaggi procurati al Paese non c' è dunque traccia alcuna. Al contrario. Poiché quanto è stato fin qui detto si basa su dati ufficiali di agenzie internazionali e dello stesso governo, è falso che questa sia una fantasiosa ricostruzione della realtà. La fantasiosa ricostruzione è invece quella del governo che, a dispetto dei dati dallo stesso diffusi, magnifica risultati che le sue stesse cifre smentiscono. Si tratta di improntitudine, o faccia di bronzo che dir si voglia. Eugenio Scalfari La Repubblica 15.11.2009 Riceviamo e Pubblichiamo Era una barzelletta, ora“promemoria” Berlusconi: 'Signor parroco, mi vorrei confessare' Parroco: 'Certo figliolo, qual'è il tuo nome?' Berlusconi: 'Silvio Berlusconi, padre.' Parroco: 'Ah! Ah! Il presidente del Consiglio ! ?' Berlusconi: 'Si, padre.' Parroco: 'Ascolta, figliolo, credo che il tuo caso richieda una competenza superiore. E' meglio che tu ti rechi dal Vescovo.' Così Berlusconi si presenta dal Vescovo, chiedendogli se può confessarlo. Vescovo: 'Certo, come ti chiami ?' Berlusconi: 'Silvio Berlusconi' Vescovo: 'Il presidente del Consiglio ? No, caro mio, non ti posso confessare: il tuo è un caso difficile. E' meglio che tu vada in Vaticano.' Berlusconi va dal Papa. Berlusconi: 'Sua Santità, voglio confessarmi.' Papa: 'Caro figlio mio, come ti chiami ?' Berlusconi: 'Silvio Berlusconi' Papa: 'Ahi ! Ahi ! Ahi ! Figliolo ! Il tuo caso è molto difficile per me. Guarda qui, sul lato del Vaticano c'è una cappella. Al suo interno troverai una croce. Il Signore ti potrà ascoltare.' Berlusconi, giunto nella cappella, si rivolge alla Croce: 'Signore, voglio confessarmi.' Gesù: 'Certo, figlio mio, come ti chiami ?' Berlusconi: 'Silvio Berlusconi.' Gesù: 'Ma chi? Il Presidente del Consiglio?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'L'ex amico di Craxi ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'L'inventore dello scudo fiscale per far rientrare dalle isole Cayman e da Montecarlo tutti i soldi che i tuoi amici hanno sottratto al fisco ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'L'amico dei Neo-Fascisti e Neo-Nazisti, particolare che si è dimenticato di riferire al Congresso americano ?' Berlusconi: 'Ehm... si, Signore.' Gesù: 'Quello che ha abbassato dell'1% le tasse dirette e costretto comuni/province/regioni ad aumentare le tasse locali del 45% per tenere aperti asili, trasporti, servizi sociali essenziali ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha ricandidato 13 persone già condannate con sentenza passata in giudicato?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha modificato la legge elettorale in modo che siano le segreterie di partito a scegliere gli eletti e non più i cittadini ?’ Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha omesso qualsiasi controllo sull'entrata in vigore dell'Euro permettendo a negozianti e professionisti di raddoppiare i prezzi in barba a pensionati e lavoratori a reddito fisso ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha abolito la tassa di successione per i patrimoni miliardari e subito dopo ha cointestato le sue aziende ai figli ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha quadruplicato il suo patrimonio personale e salvato le sue aziende dalla bancarotta da quando è al governo e che dice che è entrato in politica gratis per il bene degli italiani ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha epurato dalla RAI I personaggi che non gradiva ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha fatto la Ex-Cirielli, la Cirami e la salva-Previti ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha fatto una voragine nei conti dello stato e ha cambiato 3 volte ministro del tesoro ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha dato, a spese degli italiani, il contributo per il decoder digitale per permettere al fratello di fare soldi con una società che li produceva ?' (Continua a pagina 8) 8 INTERNI Giustizia e Libertà 23 novembre 2009 Il Cavaliere e la favola dei 106 processi di Giuseppe D’Avanzo, La Repubblica, 20.11.2009 Si dice: il processo sia "breve" e se questa rapidità cancella i processi di Silvio Berlusconi sia benvenuta perché contro quel poveruomo, dopo che ha scelto la politica (1994), si è scatenato un "accanimento giudiziario" con centinaia di processi. Al fondo della diciottesima legge ad personam, favorevole al capo del governo c'è soltanto uno schema comunicativo, fantasioso, perché privo di ogni connessione con la realtà. È indiscutibile che un giudizio debba avere una ragionevole durata per non diventare giustizia negata (per l'imputato innocente, per la vittima del reato). "Processo breve", però, è soltanto un'efficace formula di marketing politico-commerciale. Nulla di più. Per credere che dia davvero dinamismo ai dibattimenti, bisogna dimenticare che le nuove regole (durata di sei anni o morte del processo) sono un imbroglio, se non si migliorano prima codice, procedura, organizzazione giudiziaria. Sono una rovina per la credibilità del "sistema Italia", se definiscono "non gravi" i reati economici come la corruzione. Con il tempo, la ragione privatissima del disegno di legge è diventata limpida anche per i creduloni, e i corifei del so- vrano ora ammettono in pubblico che la catastrofica riforma è stata pensata unicamente per liberare Berlusconi dai suoi personali grattacapi giudiziari. L'effrazione di ogni condizione generale e astratta della legge deve essere sostenuta -per c o n fo r m a r e la m e n t e d e l "pubblico"- da un secondo soundbite, quella formuletta breve e convincente che, come una filastrocca, deve essere recitata in tv, secondo gli esperti, al ritmo di 6,5 sillabe al secondo, in non più di 12/15 secondi. Diffusa, ripetuta e disseminata dai guardiani vespi e minzolini dei flussi di comunicazione, suona così: Silvio Berlusconi ha il diritto di proteggersi -sì, anche con una legge ad personam- perché ha dovuto subire centinaia di processi dopo la sua "discesa in campo", spia di un protagonismo abusivo e tutto politico della magistratura che indebolisce la democrazia italiana. Bene, ma è vero che Berlusconi è stato "aggredito" dalle toghe soltanto dopo aver scelto la politica ? E quanto è stato "aggredito" ? Davvero lo è stato con "centinaia di processi" tutti conclusi con un nulla di fatto ? Domande che meritano parole factual, se si vuole avere un'opinio ne corretta anche di questo argo- Era una barzelletta, ora“promemoria” (Continua da pagina 7) Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che depenalizzato il falso in bilancio ed ha introdotto la galera per chi masterizza I DVD ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha permesso alla Francia di saccheggiare la BNL e si è fatto prendere a pesci in faccia quando ENEL ha tentato di acquisire una società francese ?' Berlusconi: 'Ehm... sono sempre io, Signore.' Gesù: 'Figlio mio, non hai bisogno di confessare. Tu devi solamente ringraziare.' Berlusconi: 'Ringraziare ???? E chi, Signore ?' Gesù: 'Gli antichi Romani, per avermi inchiodato qui. Altrimenti sarei sceso e t'avrei fatto un C... COSI'!!! ♠ mento sbandierato da tempo e accettato senza riserve anche dalle menti più ammobiliate. Il numero dei processi di Berlusconi è un mistero misericordioso se si ascolta il presidente del consiglio. Dice il Cavaliere: "In assoluto [sono] il maggior perseguitato dalla magistratura in tutte le epoche, in tutta la storia degli uomini in tutto il mondo. [Sono stato] sottoposto a 106 processi, tutti finiti con assoluzioni e due prescrizioni" (10 ottobre 2009). Nello stesso giorno, Marina Berlusconi ridimensiona l'iperbole paterna: "Mio padre tra processi e indagini è stato chiamato in causa 26 volte. Ma a suo carico non c'è una sola, dico una sola, condanna. E se, come si dice, bastano tre indizi per fare una prova, non le sembra che 26 accuse cadute nel nulla siano la prova provata di una persecuzione?" (Corriere, 10 ottobre). Qualche giorno dopo, Paolo Bonaiuti, portavoce del premier, pompa il computo ancora più verso l'alto: "I processi contro Berlusconi sono 109" (Porta a porta, 15 ottobre). Lo rintuzza addirittura Bruno Vespa che avalla i numeri di Marina: "Non esageriamo, i processi sono 26". §§§ [Riportiamo qui, di seguito i dati denunciati dallo stessoSilvio Berlusconi nella sua “interruzione telefonica” operata durante la trasmissione Ballarò di Fabio Fazio, di martedì 10 novembre scorso: 106 processi d’indagini, 36 processi, (Continua a pagina 9) 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 9 Il Cavaliere e la favola dei 106 processi 2.560 udienze, 109 magistrati interessati. Inserimento operato da GL.] §§§ Ventisei, centosei o centonove, e quante assoluzioni ? In realtà, i processi affrontati dal Cavaliere come imputato sono sedici. Quattro sono ancora in corso: corruzione in atti giudiziari per l'affare Mills; istigazione alla corruzione di un paio di senatori (la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione); fondi neri per i diritti tv Mediaset (in dibattimento a Milano); appropriazione indebita nell'affare Mediatrade (il pm si prepara a chiudere le indagini). Nei dodici processi già conclusi, in soltanto tre casi le sentenze sono state di assoluzione. In un'occasione con formula piena per l'affare "SmeAriosto/1" (la corruzione dei giudici di Roma). Due volte con la formula dubitativa del comma 2 dell'art. 530 del Codice di procedura penale che assorbe la vecchia i n s u f f i c ie n z a di prove: i fondi neri "Medusa" e le tangenti alla Guardia di Finanza, dove il Cavaliere è stato condannato in primo grado per corruzione; dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche; assolto in Cassazione per "insufficienza probatoria". Riformato e depenalizzato il falso in bilancio dal governo Berlusconi, l'imputato Berlusconi viene assolto in due processi (All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato". Due amnistie estinguono il reato e cancellano la condanna inflittagli per falsa testimonianza (aveva truc cato le date della sua iscrizione alla P2) e per falso in bilancio (i terreni di Macherio). Per cinque volte è salvo con le "attenuanti generiche" che (attenzione) si assegnano a chi è ritenuto responsabile del reato. Per di più le "attenuanti generiche" gli consentono di beneficiare, in tre casi, della prescrizione dimezzata che si era fabbricato come capo del governo: "All Iberian/1" (finanziamento illecito a Craxi); "caso Lentini"; "bilanci Fininvest 1988-'92"; "fondi neri nel consolidato Fininvest" (1500 miliardi); Mondadori (l'avvocato di Berlusconi, Cesare Previti, "compra" il giudice Metta, entrambi sono condannati). È vero, l'inventario annoia ma qualcosa ci racconta. Ci spiega che senza amnistie, riforme del codice (falso in bilancio) e della procedura (prescrizione) affatturate dal suo governo, Berlusconi sarebbe considerato un "delinquente abituale". Anche perché, se non avesse corrotto un testimone (David Mills, già condannato in appello, lo protegge dalla condanna in due processi), non avrebbe potuto godere delle "attenuanti generiche" che lo hanno reso "meritevole" della prescrizione che egli stesso, da presidente del consiglio, s'è riscritto e accorciato. L'imbarazzante bilancio giudiziario non liquida un lamento che nel la "narrativa" di Berlusconi è vitale: fino a quando nel 1994 non mi sono candidato al governo del Paese, la magistratura non mi ha indagato. Se non si lasciano deperire i fatti, anche questo ossessivo soundbite non è altro che l'alchimia di un mago, pubblicità. Berlusconi viene indagato per traf fico di stupefacenti, undici anni prima della nascita di Forza Italia. Nel 1983 (l'accusa è archiviata). È condannato in appello (e amnistiato) per falsa testimonianza nel 1989, venti anni fa. Nel 1993 -un anno prima della sua prima candidatura al governola procura di Torino già indaga sul Milan e i (Continua a pagina 10) INTERNI 10 Giustizia e Libertà 23 novembre 2009 Il Cavaliere e la favola dei 106 processi (Continua da pagina 9) pubblici ministeri di Milano sui bilanci di Publitalia. Al di là di queste date, è documen tato dagli atti giudiziari che Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest finiscono nei guai non per un assillo "politico" dei pubblici ministeri, ma per le confessioni di un ufficiale corrotto del Nucleo regionale di polizia tributaria di Milano. Ammette che le "fiamme gialle" hanno intascato 230 milioni di lire per chiudere gli occhi nelle verifiche fiscali di Videotime (nel 1985), Mondadori (nel 1991), Mediolanum Vita (nel 1992), tutti controlli che precedono l'avventura politica dell'Egoarca. Accidentale è anche la scoperta dei fondi esteri della Fininvest. Vale la pena di ricordarlo. Uno dei prestanomi di Bettino Cra xi, Giorgio Tradati, consegna a Di Pietro i tabulati del conto "Northern Holding". Li gestisce per conto di Craxi. Sul conto affluisce, senza alcun precauzione, il denaro che il gotha dell'imprenditoria nazionale versa al leader socialista. C'è una sola eccezione. Un triplice versamento non ha nome e firma. Sono tre tranche da cinque miliardi di lire che un mittente, generoso e sconosciuto, invia nell'ottobre 1991 a Craxi. "Fu Bettino a annunciarmi l'arrivo di quel versamento", ricorda Tradati. Le rogatorie permettono di accertare che i miliardi, "appoggiati" su "Northern Holding", vengono dal conto "All Iberian" della Sbs di Lugano. Di chi è "All Iberian" ? Per mesi, i pubblici ministeri pestano acqua nel mortaio fino a quando un giovane praticante dello studio Carnelutti, un prestigioso studio legale milanese, confessa al pool di avere fatto per anni da prestanome per conto della Fininvest in società create dall'avvocato londinese David Mackenzie Mills. Così hanno inizio le rogne che ancora oggi Berlusconi deve grat- tarsi. Il caso, la fortuna, la sfortuna, fate voi. Tirando quell'esile filo, saltano fuori 64 società off-shore del "gruppo B di Fininvest very secret", create venti anni fa e alimentate prevalentemente con fondi provenienti dalla "Silvio Berlusconi Finanziaria". È in quell'arcipelago che si muovono le transazioni strategiche della Fininvest che, come documenterà la Kpmg, consentono a Berlusconi e al suo gruppo di "alterare le rappresentazioni di bilancio"; "esercitare un controllo con fiduciari in emittenti tv che le normative italiane estere non avrebbero permesso"; "detenere quote di partecipazione in società quotate senza informare la Consob e in società non quotate per interposta persona"; "erogare finanziamenti"; "effettuare pagamenti"; "intermediare tra società del gruppo l'acquisizione dei diritti televisivi"; "ricevere fondi da terzi per finanziare operazioni di Fininvest effettuate per conto di terzi". È il disvelamento non di un episodio illegale, ma di un metodo illegale di lavoro, dello schema imprenditoriale illecito che è a fondamento delle fortune di Silvio Berlusconi. Per dirla tutta, e con il senno di poi, sedici processi per venire a capo di quel grumo di illegalità oggi appaiono addirittura un numero modesto. Nel "group B very discreet della Fininvest" infatti si costituiscono fondi neri (quasi mille miliardi di lire). Transitano i 21 miliardi che rimunerano Bettino Craxi per l'approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi in Cct destinati alla corruzione del Parlamento che approva quella legge; la proprietà abusiva di Tele+ (viola le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le "fiamme gialle"); il controllo illegale dell'86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l'acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche; le risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma (gli consegnano la Mondadori); gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favorirono le scalate a Standa, Mondadori, Rinascente. E c'è altro che ancora non sappiamo e non sapremo ? Tutti i processi che Berlusconi ha affrontato e deve ancora affrontare nascono per caso non per un deliberato proposito. Un finanziere che confessa, un gio vane avvocato che si libera del peso che incupisce i suoi giorni consentono di mettere insieme indagine dopo indagine, ineluttabili per l'obbligatorietà dell'azione penale, una verità che il capo del governo non potrà mai ammettere: il suo successo è stato costruito con l'eva sione fiscale, i bilanci truccati, la corruzione della politica, della Guardia di Finanza, di giudici e testimoni; la manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa. Per Berlusconi, la banalizzazione della sua storia giudiziaria, che egli traduce e confonde in guerra alla (o della) magistratura, non è il conflitto della politica contro l'eser cizio abusivo del potere giudiziario, ma il disperato e personale tentativo di cancellare per sempre le tracce del passato e di un metodo inconfessabile. Con quali tecniche Berlusconi ha combattuto, e ancora affronterà, questa contesa è un'altra storia. Giuseppe D’Avanzo La Repubblica 20.11.2009 © Riproduzione riservata INTERNI 23 novembre 2009 Giustizia e Libertà 11 Indagine esplosiva I pm pronti a riaprire l'inchiesta sul premier per le stragi. Mentre altri boss potrebbero parlare. E provocare un terremoto politico. In edicola da venerdì di Lirio Abbate (L’Espresso, 19 novembre 2009 Le rivelazioni del mafioso Gaspare Spatuzza possono portare ad una nuova inchiesta di mafia a Firenze e Caltanissetta che coinvolgerebbe il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il suo amico Marcello Dell'Utri. Il neo pentito racconta pure nuovi risvolti giudiziari su un alto esponente politico del Pdl che in passato avrebbe incontrato i boss Giuseppe e Filippo Graviano, perché accompagnava alcuni imprenditori che erano loro prestanome. Pesano le affermazioni di Spatuzza su mafia e politica e i riscontri investigativi rischiano di condizionare il panorama politico italiano. hanno portato i magistrati di Caltanissetta e Firenze a valutare la possibilità di riaprire le inchieste su Berlusconi e Dell'Utri. Indagini che farebbero ripiombare sul presidente del Consiglio l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre per il suo amico e cofondatore di Forza Italia quella di concorso in strage aggravata da finalità mafiose e di terrorismo. Il premier lo scorso settembre pensava proprio a questa ipotesi, dopo che sono iniziati a circolare i primi boatos scaturiti dalle rivelazioni di Spatuzza, quando ha attaccato i magistrati di Firenze, Palermo e Milano. Affermava che si trattava di «follia pura» ricominciare «a guardare i fatti del '93 e del '92 e del '94. Mi fa male che queste persone pagate dal pubblico facciano queste cose cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene del Pa- Ma la grande paura di Berlusconi è nascosta dietro le facce dei Graviano, due capi mafia non ancora cinquantenni, che in cella indossano golfini di cachemire e leggono quotidiani di economia e finanza. Sono detenuti da 15 anni e sul ruolino del carcere è segnato: fine pena mai. Hanno un ergastolo definitivo per aver organizzato le stragi del 1993. Ma custodiscono segreti che se fossero svelati ai magistrati potrebbero provocare uno tsunami istituzionale. I loro contatti e i loro affari sono stati delineati ai pm dal collaboratori di giustizia Spatuzza, che era il loro uomo di fiducia, e poi da Salvatore Grigoli e Leonardo Messina. Pentiti che parlano di retroscena politicomafioso fra il 1993 e il 1994: gli anni delle bombe e della nascita di Forza Italia. Marcello Dell’Utri Le nuove rivelazioni ese». L'inchiesta è sui presunti complici a volto coperto di Cosa nostra nelle stragi di Roma, Firenze e Milano, in cui il premier e l'ex numero uno di Publitalia sono stati coinvolti dieci anni fa e la loro posizione è stata archiviata dal gip. In quel decreto, firmato il 16 novembre 1998, veniva spiegato che «l'ipotesi di indagine (su Berlusconi e Dell'Utri) aveva mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità». Ma in due anni di lavoro, non era stata trovata «la conferma alle chiamate de relato» di Giovanni Ciaramitaro e Pietro Romeo, due componenti del commando mafioso in azione nel nord Italia, diventati collaboratori di giustizia. Dopo 24 mesi il gip di Firenze ha archiviato tutto per decorrenza dei termini, scrivendo però che «gli elementi raccolti» dalla procura non erano pochi: era convinto che i due indagati avessero «intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stra gista realizzato». Pensava che «tali rapporti» fossero «compatibili con il fine perseguito dal progetto» della mafia: cioè la ricerca di una nuova forza politica che si facesse carico delle istanze di Cosa nostra. Ma tutti quegli indizi non erano «idonei a sostenere l'accusa in giudizio». Per cui «solo l'emergere di nuovi elementi» avrebbe a quel punto portato alla riapertura dell'inchiesta. È quello che potrebbe essere fatto adesso. Oggi sappiamo dal neo pentito Spatuzza che Giuseppe Graviano, già nel gennaio '94, sosteneva di aver raggiunto una sorta di accordo politico con Berlusconi, e (Continua a pagina 12) 12 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Indagine esplosiva (Continua da pagina 11) raggiante ripeteva: «Ci siamo messi il Paese nelle mani». Ma dopo Spatuzza c'è chi ritiene si possano registrare altre defezioni di rango tra le fila dei mandanti ed esecutori delle stragi: nuove collaborazioni che diano ancora più peso alle accuse. Magari a partire proprio da Filippo Graviano. Era stato proprio lui, nel 2004, a comunicare in carcere a Spatuzza che «se non arriva niente da dove deve arrivare, è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati». Erano trascorsi dieci anni da quando suo fratello Giuseppe sosteneva di aver agganciato Berlusconi tramite Dell'Utri, e secondo il pentito la trattativa fra Stato e mafia proseguiva ancora. Ma i detenuti, stanchi di attendere una soluzione politica a lungo promessa, ma non ancora completamente realizzata, adesso minacciano di vendicarsi raccontando cosa è davvero successo nel tatto sono alcuni esponenti di Forza Italia che si rivolgono fra il '94 e il '96 a boss di mafia e camorra promettendo, in caso di vittoria elettorale, «un alleggerimento nei loro confronti». E da questi discorsi emerge il progetto della dissociazione, cioè l'ammissione delle proprie responsabilità in cambio di sconti di pena, senza accusare altre persone. Spatuzza, parlando della trattativa con lo Stato, che sarebbe proseguita fino al 2004, spiega che durante la detenzione «Filippo Graviano mi dice che in quel periodo si sta parlando di dissociazione, quindi a noi interessa la dissociazione ». E dello stesso argomento aveva discusso il casalese Dario De Simone, con l'onorevole Cosentino. Adesso il premier ha paura di quegli spettri che 16 anni fa lo avrebbero accompagnato nella sua discesa in politica. Ma lo spaven ta anche la ricostruzione di tutti gli spostamenti dei Graviano nel l993. Perché gli investigatori sono in grado di accertare le persone con le quali sono stati in contatto. I tabulati di alcuni vecchi cellula ri utilizzati dai fratelli stragisti sono stati analizzati dagli investigatori con l'aiuto di Spatuzza. E grazie a questi docuSpatuzza menti è possibile dimostrare con chi hanno parlato. Sergio Lari con l'aggiunto Domenico Gozzo e i pm Nicolò Marino e Stefano Luciani. Lari ha riaperto da mesi i fascicoli sui mandanti occulti delle stragi e la scorsa estate Totò Riina ha fatto arrivare un lungo messaggio attraverso il suo avvocato. Riuscendo a bucare il carcere duro imposto dal 41 bis. Per il capo di Cosa nostra la responsabilità della morte di Borsellino era da addebitare a «istituzioni deviate». Un messaggio torbido. E così Lari e i suoi pm sono andati a interrogarlo. Nello stesso periodo, i pm di Firen ze interrogavano Giuseppe Graviano. È lo stesso stragista a rivelarlo durante una deposizione a difesa dell'ex senatore Vincenzo Inzerillo nel processo d'appello di Palermo in cui è imputato di mafia. Graviano dice: «È venuta la procura di Firenze. Mi hanno detto solamente: "Siamo venuti a interrogarla per i colletti bianchi". Gli ho detto: "Mi faccia leggere i verbali" (riferendosi alle dichiarazioni di Spatuzza, ndr) e aspetto ancora...». La coincidenza vuole che poche settimane dopo questi due episodi, il deputato Renato Farina (Pdl), alias "agente betulla", entra nel carcere di Opera, nell'ambito dell'iniziativa promossa dai Radicali. L'ex informatore dei servizi segreti si ferma a parlare con Totò Riina. Poi il deputato prosegue il giro "cella per cella" degli 82 reclusi sottoposti al 41bis. Casualità vuole che in questo istituto è detenuto pure Giuseppe Graviano. L’arresto di Carmine I boss lanciano messaggi, e i politici che comprendono il loro lin1993-94. guaggio sanno come rispondere. Quello che dice ai pm Spatuzza si Ma adesso un mafioso pentito è collega ad alcuni retroscena pronto a decifrare questo codice Su questi fatti vi sono due indadell'indagine della procura di Nasegreto. gini. poli sul sottosegretario Nicola CoUna coordinata dal procuratore di sentino di cui è stato chiesto l'arresto per concorso esterno in asso- Firenze Giuseppe Quattrocchi con Lirio Abbate i suoi sostituti Giuseppe Nicolosi e L’Espresso, ciazione camorristica. Sembrano apparentemente due Alessandro Crini; l'altra condotta 19 novembre 2009 mondi lontani, ma a metterli in con dal capo della Dda di Caltanissetta INTERNI 23 novembre 2009 Giustizia e Libertà 13 Giuseppe Uva, un'altra vittima di Stato Di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it/2009/11/giuseppe_uvaunaltra_vittima_di_stato/index.html?s=n2009-11-14) L'ennesima morte in carcere di un ragazzo. L'ennesimo Stefano Cucchi. Questa volta, per Giuseppe Uva di Varese, non c'è neppure la consueta giustificazione: "Era un tossico, uno spacciatore, se l'è cercata". Giuseppe non era né uno, né l'altro, era ubriaco, è morto per una bravata. Questa strage deve finire. 1531 morti in dieci anni solo in carcere, senza contare gli altri casi: Federico Aldrovandi è morto in strada, Riccardo Rasman in casa sua. Muoiono i poveri diavoli, gli incensurati, i ragazzi, gli invisibili. Entro l'anno sarà attiva l'associazione: "Vittime di Stato" per aiutare le famiglie colpite. Intervista alle sorelle di Giuseppe Uva e all'amico Alberto Bigiogero Lucia Uva: "Sono con mia sorella Uva Carmela e con un amico di Giuseppe Uva -Alberto Bigiogero - e sono qui a raccontare questa storia, una storia brutta, perché è finita malamente: mio fratello il 14 giugno del 2008 alle 3:00 di notte è stato fermato per la strada insieme al suo amico Bigiogero..." sono trovato da solo, ho chiamato il 118 implorandolo di venire in soccorso, perché un mio amico veniva massacrato, mi hanno detto che in caserma Alberto Bigiogero: "Ero in non potevano intervenire, è compagnia di Giuseppe Uva, la arrivato un soggetto con dei notte tra il 14 e il 15 giugno 2008 tratti asiatici, sembrava quasi quando, un po' euforici, abbiamo cinese, con una borsa forse da transennato una via di Varese medico e da lì il mio amico deviando praticamente il traffico Beppe ha smesso di gridare: lì nel centro di Varese. Quando questo mi ha fatto sentire siamo stati fermati da una veramente sollevato come non gazzella dei Carabinieri il signor mai, perché ho pensato che Uva è stato scaraventato per terra hanno smesso di pestarlo." e poi, in un secondo tempo, è stato scaraventato dentro l’auto e Carmela Uva: "Io sono l’altra preso a pugni, io sono stato sorella di Giuseppe Uva, per il scaraventato dentro una pattuglia quale, il giorno 14 giugno 2008, della Polizia, dentro una volante mi era arrivata una telefonata della Polizia, siamo stati portati alle ore 7:20 del mattino. La nella caserma di Via Saffi a prima cosa che ho fatto, ho Varese e questi due Carabinieri si chiesto: “che cosa è successo?”, sono.. un Carabiniere in dice: “niente signora, guardi, è particolar modo l’ha massacrato stato prelevato suo fratello di botte in caserma insieme ai dalla strada in condizioni suoi colleghi e mi dicevano: proprio atroci”, solo che questo “dopo arriva anche il tuo turno”. dottore qua insisteva e voleva Al che, quando finalmente mi (Continua a pagina 14) INTERNI 14 Giustizia e Libertà 23 novembre 2009 Giuseppe Uva, un’altra vittima dello Stato (Continua da pagina 13) sapere se mio fratello faceva uso di droghe, se si drogava. So che mio fratello poteva essere un barbone, come lo chiamavano, poteva essere uno di strada e aver fatto qualunque cosa, ma che si drogasse a noi non è mai risultato. E gli ho detto: “guardi, appena mi affretto vengo su”; “sì, sì, ma faccia pure con calma, perché tanto è qua tranquillo, adesso è sedato, non c’è nessun problema”. In quel momento lì arriva questo dottore e ci fa entrare nello studio e gli ho chiesto: “scusi, ma mio fratello dove è ?”, dice “eh, signora, stia calma, è di là, tutto..”, “no, no, vogliamo vederlo”, “sì”. Ci porta di là, quando siamo entrati in quella stanza guardi, una roba... non ci sembrava neanche nostro fratello: aveva la testa con sotto quattro cuscini, aveva un lenzuolo, era coperto da un lenzuolo, una flebo e russava in un modo che praticamente non era russare, perché lì c’era qualcosa che lui.. ormai lo stava lavorando la morte. Io ho fatto per avvicinarmi e lui mi ha fermato, questo dottore e mi ha detto: “no, signora, guardi, non si avvicini, perché dorme”. Ho detto: “dottore, ma così dorme? E’ normale ?”, dice: “sì, sì, è stato sedato, non si preoccupi che nel pomeriggio in tre o quattro ore si sveglia e potete chiacchierare quanto volete”. “ Ok”, ho detto a mia sorella: “senti, ormai è mezzogiorno, stai calma”, le 11: 30, erano le 11: 00, vengono fuori e mi fanno: “signora, si accomodi” gli dico “dottore, cosa c’è?”, dice l’altro dottore: “purtroppo abbiamo fatto di tutto, abbiamo fatto l’impossibile, ma non c’è stato nulla da fare”, gli ho detto: “scusi, dottore, ma di chi sta parlando lei?”, dice “ suo fratello è deceduto”. Sono stata male e ho avuto proprio una reazione bruttissima, perché insomma, ti dicono che era sedato e stava dormendo, dopo un po’ escono fuori dicendo che era deceduto e gli aveva ceduto il cuore, in quell’attimo lì gridavo come una matta. Ho detto a questo dottore: “è impossibile che sia morto per arresto cardiaco del cuore e dunque, a questo punto, chiedo l’autopsia”. Ce l’hanno fatto vedere e, quando l’abbiamo scoperto, ci siamo accorti che lui aveva delle botte, aveva degli ematomi, insomma non era messo in condizioni.. in quanto quell’altra mia sorella gli ha detto: “scusi, perché ha questa botta rialzata? Perché ha il ginocchio gonfio? Perché ha..?”, il dottore ci ha detto che lui aveva quella botta rialzata perché gli sono saliti addosso e erano in quattro per rianimarlo. Lucia Uva: "E’ un anno e mezzo che sto cercando giustizia: questa giustizia che non si riesce a ottenere per il semplice fatto che un magistrato non è stato avvisato che mio fratello è morto! Mi chiedo il perché dei medici, dei bravi medici, come penso siano bravi, abbiano potuto somministrare a un ubriaco Tavor, En, Solfaren, quattro farmaci che gli hanno bloccato il battito cardiaco, come dicono loro e abbiamo qui il decreto dei dottori che sono stati indagati. Facciamo un’istanza a un magistrato dove chiediamo che venga fatta luce sul perché Giuseppe aveva tutti quegli ematomi, sul perché Giuseppe era tutto segnato, pieno di botte, con il naso rotto, con gli occhi.. botte alle gambe, costole inclinate, tutte queste cose che hanno messo tutto a tacere. Di Giuseppe si diceva che era drogato, spacciatore, si diceva di tutto e di più: ho fatto fare gli esami tossicologici e mio fratello non era né drogato né spacciatore. Sono arrivati gli esiti della dottoressa Kelly in ritardo, perché il mio avvocato non li ha fatti pervenire in tempo in Tribunale. Ho preso un altro medico legale di Bologna, dove ho fatto controllare l’autopsia di tutte le foto di mio fratello, perché anche i miei medici legali ritengono opportuno che venga rifatta l’autopsia sulle ossa, in quanto mio fratello aveva le ossicine del suo corpo rotte! E quello che mi dispiace è che un dottore abbia fatto la sua autopsia dicendo che aveva delle semplici escoriazioni, delle semplici bottarelle. Quest’avvocato mi ha preso in giro per un anno e mezzo: era d’accordo con delle persone che doveva tacere tutto, perché non è mai stato fatto un interrogatorio né al ragazzo che era insieme a mio fratello, né io sono stata mai chiamata e non abbiamo mai avuto risposte. Si è chiuso il primo caso dove si dava la colpa ai dottori, ok. Adesso abbiamo aperto un nuovo procedimento penale, dove la dott.ssa ancora non ci ha dato il permesso di entrare a poter leggere il fascicolo dove ci sono degli altri indagati ignoti, secondo loro. Di chi lo ferma per strada, lo porta in Caserma ci sono i nomi, ci sono le testimonianze, c’è tutto e nessuno sa che cosa è successo a Giuseppe! “Giuseppe sbraitava, saltava, era indemoniato, si picchiava da solo”, ma per picchiarsi da solo non penso che con un bastone si sarebbe martoriato una mano, si sarebbe martoriato il suo naso e tutto il suo corpo: non credo, perché conoscendo mio fratello non era un autolesionista! Voglio sapere dal magistrato, che ha avuto il caso dal primo momento, che cosa è successo quella notte: voglio sapere la verità e lei, signor Pubblico Ministero, me la deve dire! E così compresi quei padri di famiglia che portano la divisa, che da loro dovremmo essere difesi e non massacrati, perché sono sicura che quella notte Giuseppe è stato massacrato! E chiedo che venga fatta giustizia, giustizia!! Pino e tutti devono essere.. devono avere riposo, perché hanno bisogno di riposare, ma non morire così! Abbiamo dei figli e, signori con la divisa, dei figli li avete anche voi: pensate un po’ a se dovesse succedere a voi quello che è successo a noi, che una sera dei vostri colleghi fermino dei vostri figli che non riconoscono! Continuerò a lottare per sapere che cosa è successo a Giuseppe e a tutti quei ragazzi, tutti, a incominciare da Stefano, Federico, Marcello, tutta questa gente che muore per un arresto cardiaco: chissà perché! Mi chiedo il perché! Alle favole non ci credo più, ormai ho 50 anni e ho smesso di credere alle favole quando avevo 6 anni: voglio sapere perché Giuseppe è morto!" Antonio Di Piertro www.beppegrillo.it/2009/1 1/giuseppe_uvaunaltra_vit tima_di_stato/index.html?s =n2009-11-14 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 15 Satira preventiva PROCESSI BREVI ? MEGLIO ETERNI di Michele Serra (L’Espresso, 26.11.2009) Uscire dall'emergenza giudiziaria senza spaccare il Paese: il governo è determinato a trovare soluzioni equilibrate per inaugurare un clima politico più sereno, come ha dichiarato l'onorevole Cicchitto nel corso del convegno "L’opposizione: una manica di stronzi", da lui stesso presieduto a Roma. Queste le possibili soluzioni in corso di elaborazione. Processo lungo Vista l'inspiegabile contrarietà di buona parte del Parlamento alla legge sul processo breve, i giuristi del centrodestra starebbero approntando la soluzione opposta: il processo lungo. Nessun procedimento giudiziario può concludersi prima di cinquant'anni dall'apertura dell'istruttoria. «Questo», ha spiegato l'avvocato Ghedini, «permetterebbe di arrivare alla sentenza in un'atmosfera molto più distesa, quando imputati, parti lese, pubblico ministero e corte giudicante sono deceduti da tempo oppure, se vivi, hanno completamente dimenticato le ragioni che li hanno condotti a giudizio». Il sensibile allungamento dei tempi permetterà anche un esame più meditato dei casi. In conseguenza della nuova legge il prossimo processo di forte impatto politico sarà quello sui moti del '60 a Genova contro il governo Tambroni. l'unico imputato ancora in vita è il portuale Maciste Parodi, che dovrà rispondere di danneggiamento per avere rigato la Seicento di un vicequestore. Per quanto riguarda il processo Mills, la prossima udienza è fissata il 4 dicembre del 2042, ma per quella data Berlusconi ha fatto sapere di non poter essere in' aula perché ha già fissato un incontro di Stato con il premier bulgaro Mostaciov, che, oggi ha quattro anni ma secondo i sondaggi vincerà le elezioni del 2041. Guidrigildo Su proposta del senatore leghista Carlo Ciumbia, docente di diritto barbarico nella neonata università di Besnate, la maggior parte dei processi penali e civili possono essere chiusi grazie al ripristino del guidrigildo, che prevede il pagamento di una somma di denaro a saldo di ogni pena. La somma, calcolata sulla base dell'Editto di Rotari, è di otto magonzi per ogni anno di detenzione. Il magonzo, introdotto dallo stesso Rotari nel 675 e abolito l'anno dopo perché pesava 22 chili ed era molto pericoloso, equivale, al cambio attuale, a meno di un euro. Con l'introduzione del guidrigildo, Berlusconi potrà evitare Berlusconi potrà evitare il processo Mills versando 13 euro alla Corte, ma per quella data ha già fatto sapere di avere un impegno istituzionale: deve presiedere l'assemblea annuale dell'Assogomme, associazione dei gommisti italiani. Processo all'italiana L'evidente problema del processo penale è la sua aura tragica, poco adatta, secondo i giuristi del Pdl, all'indole profonda del popolo italiano. Ecco dunque l'idea del processo all'italiana. Sulla falsariga dell'opera buffa e della grande tradizione della commedia, questo tipo di dibattimento prevede per tutti i protagonisti, dai giudici agli avvocati agli imputati, costumi da Brighella, Pantalone e Colombina, l'uso del dialetto (suggerito dalla Lega), arringhe cantate su partitura per tenore leggero o baritono, e un'orchestrina che sottolinea i momenti comici. In sede di Appello si passerà alla commedia cinematografica con l'avvocatessa procace e scosciata che parla in bolognese, l'imputato napoletano che gesticola e piagnucola «tengo famiglia», il testimone romanesco che peta alla Alvaro Vitali e il giudice lombardo che dice «uella, mi son minga un pirla». A dibattimento ultimato l'intero cast, tra grasse risate e applausi del pubblico, avrà imparato che un sorriso, una pacca sulle spalle, una strizzata d'occhio val gono molto di più di una sentenza. Berlusconi, a sorpresa, ha fatto sapere di voler presenziare al processo Mills, versione all'italiana, a patto che la parte dei giudici a latere sia affidata alle due giovani playmate Tatiana e Katiuscha, rivelazioni sexy del prossimo film dei Vanzina "Natale a Palazzo di Giustizia". ♣ 16 INTERNI Giustizia e Libertà 23 novembre 2009 Eutanasia della Repubblica di Mons. Gianfranco Bottoni a nome dell’arcivescovo di Milano (Campo della Gloria del Cimitero Monumentale di Milano, 01.11.2009) segnalatoci da Aldo Antonelli La memoria dei morti qui, al Campo della Gloria, esige che ci interroghiamo sempre su come abbiamo raccolto l’eredità spirituale che Caduti e Combattenti per la Liberazione ci hanno lasciato. Rispetto a questo interrogativo mai, finora, ci siamo ritrovati con animo così turbato come oggi. Siamo di fronte, nel nostro paese, ad una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica. Non è per me facile prendere la parola e dare voce al sentimento di chi nella propria coscienza intende coniugare fede e impegno civile. Preferirei tacere, ma è l’evangelo che chiede di vigilare e di non perdere la speranza. mafie in cambio della loro sempre più capillare e garantita penetrazione economica e sociale; mito della governabilità a scapito della funzione parlamentare della rappresentanza; progressiva riduzione dello stato di diritto a favore dello stato padrone a conduzione tendenzialmente personale; sconfinamenti di potere dalle proprie competenze da parte di organi statali e conseguenti scontri tra istituzioni; tentativi di imbavagliare la giustizia e di piegarla a interessi privati; devastazione del costume sociale e dell’etica pubblica attraverso corruzioni, legittimazioni dell’illecito, spettacolari esibizioni della trasgressione quale liberatoria opportunità per tutti di dare stura ai più diversi appetiti… È giusto riconoscere che la nostra carenza del senso delle istituzioni pubbliche e della loro etica viene da lontano. Affonda le sue radici nella storia di un’Italia frammentata tra signorie e dominazioni, divisa tra guelfi e ghibellini. In essa tentativi di riforma spirituale non hanno potuto imprimere, come invece in altri paesi europei, un alto senso dello stato e della moralità pubblica. Infine, in questi ultimi 150 anni di storia della sua unità, l’Italia si è sempre ritrovata con la “questione democratica” aperta e irrisolta, anche se solo con il fascismo l’involuzione giunse alla morte della democrazia. La Liberazione e l’avvento della Costituzione repubblicana hanno invece fatto rinascere un’Italia democratica, che, per quanto segnata dal noto limite politico di una “democrazia bloccata” (come fu definito), è stata comunque democrazia a sovranità popolare. Di questo degrado che indebolisce la democrazia dobbiamo sentirci tutti corresponsabili; nessuno è esente da colpe, neppure le istituzioni religiose. Differente invece resta la valutazione politica se oggi in Italia possiamo ancora, o non più, dire di essere in una reale democrazia. È una valutazione che non compete a questo mio intervento, che intende restare estraneo alla dialettica delle parti e delle opinioni. Al di là delle diverse e opinabili diagnosi, c’è il fatto che oggi molti, forse i più, non si accorgono del processo, comunque in atto, di morte lenta e indolore della democrazia, del processo che potremmo definire di progressiva “eutanasia” della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista. La caduta del muro di Berlino aveva creato condizioni favorevoli per superare questo limite posto alla nostra sovranità popolare fin dai tempi di “Yalta”. Infatti la normale fisiologia di una libera democrazia comporta la reale possibilità di alternanze politiche nel governo della cosa pubblica. Ma proprio questo risulta sgradito a poteri che, già prima e ancora oggi, sottopongono a continui contraccolpi le istituzioni democratiche. L’elenco dei fatti che l’attestano sarebbe lungo ma è noto. Tutti comunque riconosciamo che ad indebolire la tenuta democratica del paese possono, ad esempio, contribuire: campagne di discredito della cultura politica dei partiti; illecite operazioni dei poteri occulti; monopolizzazioni private dei mezzi di comunicazione sociale; mancanza di rigorose norme per sancire incompatibilità e regolare i cosiddetti conflitti di interesse; alleanze segrete con le potenti Fascismo di ieri e populismo di oggi sono fenomeni storicamente differenti, ma hanno in comune la necessità di disfarsi di tutto ciò che è democratico, ritenuto ingombro inutile e avverso. Allo scopo può persino servire la ridicola volgarità dell’ignoranza o della malafede di chi pensa di liquidare come “comunista” o “cattocomunista” ogni forma di difesa dei principi e delle regole della democrazia, ogni denuncia dei soprusi che sono sotto gli occhi di chiunque non sia affetto da miopia e che, non a caso, preoccupano la stampa democratica mondiale. Il senso della realtà deve però condurci a prendere atto che non serve restare ancorati ad atteggiamenti nostalgici e recriminatori, ignorando i cambiamenti irreversibili avvenuti negli ultimi decenni. Servono invece proposte positivamente innovative e democraticamente qualificate, capaci di rispondere ai reali problemi, alle giuste attese della (Continua a pagina 17) INTERNI 23 novembre 2009 Giustizia e Libertà 17 Eutanasia della Repubblica di buona volontà. (Continua da pagina 16) gente e, negli attuali tempi di crisi, ai sempre più gravi e urgenti bisogni del paese. Perché finisca la deriva dell’antipolitica e della sua abile strumentalizzazione è necessaria una politica nuova e intelligente. Ci attendiamo non una politica che dica “cose nuove ma non giuste”, secondo la prassi oggi dominante. Neppure ci può bastare la retorica petulante che ripete “cose giuste ma non nuove”. È invece indispensabile che “giusto e nuovo” stiano insieme. Urge perciò progettualità politica, capacità di dire parole e realizzare fatti che sappiano coniugare novità e rettitudine, etica e cultura, unità nazionale e pluralismi, ecc. nel costruire libertà e democrazia, giustizia e pace. Solo così, nella vita civile, può rinascere la speranza. Certamente la speranza cristiana guarda oltre le contingenza della città terrena. E desidero dirlo proprio pensando ai morti che ricordiamo in questi giorni. La fede ne attende la risurrezione dei corpi alla pienezza della vita e dello shalom biblico. Ma questa grande attesa alimenta anche la speranza umana per l’oggi della storia e per il suo prossimo futuro. Pertanto, perché questa speranza resti accesa, vorrei che idealmente qui, dal Campo della Gloria, si levasse come un appello a tutte le donne e gli uomini Vorrei che l’appello si rivolgesse in particolare a coloro che, nell’una e nell’altra parte dei diversi e opposti schieramenti politici, dentro la maggioranza e l’opposizione, si richiamano ai principi della libertà e della democrazia e non hanno del tutto perso il senso delle istituzioni e dell’etica pubblica. A voi diciamo che dinanzi alla storia -e, per chi crede, dinanzi a Dio- avete la responsabilità di fermare l’eutanasia della Repubblica democratica. L’appello è invito a dialogare al di là della dialettica e conflittualità politica, a unirvi nel difendere e rilanciare la democrazia nei suoi fondamenti costituzionali. Non è tempo di contrapposizioni propagandistiche, né di beghe di basso profilo. L’attuale emergenza e la memoria di chi ha combattuto per la Liberazione vi chiedono di cercare politicamente insieme come uscire, prima che sia troppo tardi, dal rischio di una possibile deriva delle istituzioni repubblicane. Prima delle giuste e necessarie battaglie politiche, ci sta a cuore la salute costituzionale della Repubblica, il bene supremo di un’Italia unitaria e pluralista, che insieme vogliamo “libera e democratica”. Mons. Gianfranco Bottoni a nome dell’arcivescovo di Milano Di cosa devono avere paura i giornalisti ? Del conformismo,dei propri privilegi, di diventare burocrati e soprattutto di assecondare gli stregoni che governano con la paura. E che, goccia dopo goccia, ci faranno scivolare verso la violenza. Fabbricare il panico di Furio Colombo (Diario, anno XIV, n° 13, Novembre 2009) Non ho seguito l'ammonimento. di Franklin Delano Roosevelt. Ho paura della paura. Da bambino ho visto la guerra, ho visto la persecuzione e una cosa so: uomini e donne, che in qualunque fotografia o descrizione apparirebbero sfuocati o marginali, all'improvviso sono nitidi e al centro della scena. E osano fare. O almeno ci provano. Mentre persone che avevano piazzato a ben altro livello scelgono di scomparire, di non essere notate, fanno il passo nel mucchio per non dover rispondere, scegliere, rischiare. Esistono tante paure, ovvero livelli, natura, intensità diversi. I confi-ni sono segnati da una parte da Salvo D'Acquisto, ignoto carabiniere che di fronte al plotone di esecuzione tedesco viene avanti e prende il posto di un altro, lui che non doveva morire. E dall'altra dai direttori di giornali cosiddetti indipendenti che -scelti per creare un confronto, un contraddittorio pubblico con l'esuberante capo del governo italiano, ormai noto per essere vendicativodecidono di tacere. Preferiscono la brutta figura di fronte alla famiglia che li guarda in tv pur di non correre un rischio modesto, non della vita e neppure del po-sto, inteso come contratto di lavoro. Però, sì, rischiano di essere -in tempi brevi (è accaduto, accade)- sollevati dalla prestigiosa funzione di direttore. E allora che cos'è la paura ? Un sentimento che si estende dal terrore al conformismo, dall'orrore di un buco nero alla protezione del proprio pri-vilegio e quieto vivere, dal rischio volontario anche di qualcuno che non ha un'immagine da difendere, al nascondersi volontario di qualcuno che nega l'immagine o la cambia pur di non incorrere in un grattacapo ? (Continua a pagina 18) 18 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Fabbricare il panico (Continua da pagina 17) In una scena del film Fortapàsc di Marco Risi -che racconta l'assassinio camorrista del cronista coraggioso Giancarlo Siani a Torre Annunziata nel 1985- il redattore capo ammonisce il giovane collega che, con i suoi articoli, sta mettendosi in pericolo: "Vedi, ci sono i giornalisti-giornalisti e i giornalisti-impiegati. lo ho scelto di essere un Il film mostra un giornalista-impiegato". protagonista che ama il mestiere e conosce il pericolo. Sa che "fare il proprio mestiere" crea problemi, non è imprudente, né ardito. Semplicemente fa il suo lavoro come deve essere fatto, senza nascondere niente, ma anche senza fingere di sapere ciò che non sa. Narrare e documentare ciò che pubblicamente accade non ha a che fare in modo logico con la paura. Anzi, è una grande anomalia sentire la morsa della paura intorno al normale lavoro. Siani non si getta fuori dalla, trincea. Semplicemente sceglie di restare giornalista. Giornalista invece di diventare giornalista-impiegato. Prontamente, a nome della paura, si presenta l'as- sassino seriale a dimostrare che la paura è vera, concreta, pesante, roba di cui tener conto. La paura, dunque, non è un sentimento, è una cosa. Come in misteriose leggende, la "cosa" può essere fuori di te o dentro di te, ma la persona e la sua paura non coincidono. La prova è che non c'è il contrario della pau-ra. Non è il coraggio. Il coraggio è della persona che tiene testa o reagi-sce alla cosa "paura". Può essere di testa, di istinto, di slancio anfetami-nico, di sfida, persino di ruolo in un immaginario spettacolo (ricordate la straordinaria storia, fatta film da De Sica, Il generale della Rovere ?). La paura è come un kalashni-kov. La paura può essere minacciata, agita, usata anche da un pavido, purché sul momento ne abbia la possibilità e la forza. La paura si veste da umano (un agente di minaccia, un portatore di esecuzione) ma non è umana. Ogni paura, dal buio alla mafia, dall'intimidazione del potere alla minaccia della prigione, non è che la piccola pozza, caduta per disgrazia vicino a noi, di un vasto giacimento, un deposito profondo e inesauribile, che non è questa o quella la vicenda che ragionevolmente incute paura: i soldati, i camorristi, gli stupratori, l'aggressione stradale o l'intimidazione politica. Quelli sono i travestimenti di qualcosa che abbiamo sempre temuto, fino a piangere disperati e inconsolabili nella culla. Sappiamo poco della felicità e ce ne dimentichiamo facilmente. Sappiamo tutto della paura o, meglio, dentro di noi esiste un archivio ereditato, che ci farà apparire ogni colpo a sorpre-sa "proprio ciò che avevamo sempre temuto". Il buon nome della paura è rovinato dal coraggio. Perciò siamo indotti a credere che il coraggio sia il contrario della paura. Non è -lo abbiamo detto- un giudizio sbagliato che ha fatto ap-parire così modesta e indecorosa la figura di don Abbondio. Ingiustamente la frase "Il coraggio, se uno non ce l'ha, non se lo può dare" si può leggere al rovescio. Anche la paura uno non se la può dare. Inutile fingere di avere paura del buio. Inutile fingere di non averne. La divisione tra "coraggiosi" e "paurosi" non tiene. Indimenticabile la frase di Giorgio Perlasca, l'ex gerarca fascista che -nell'Ungheria nazista- ha salvato da solo migliaia di ebrei: «Si dice che l’occasione fa l’uomo ladro. Nel mio caso l’occasione mi ha fatto fare quello che ho fatto». Come mostrano infiniti episodi nella vita di tutti, celebri e ignoti, nessuno di noi sa se e quando avrà paura. Persone mediocri molte volte, inaspettatamente, diventano protagoniste di comportamenti eroici. Persone di cui si presume buona qualità umana e orgoglio professionale -come il celebre architetto tedesco Albert Speer- costruiscono campi di sterminio a (Continua a pagina 19) 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 19 Fabbricare il panico (Continua da pagina 18) regola d'arte. Ma il coraggio, con i suoi guizzi inaspettati di apparizione e scomparsa, è roba nostra, appartiene a noi, è un "gioco" -a volte non riuscito con grave pena dello sconfitto- che si svolge nel nostro campo. La paura no. La paura è sempre in grado, con grande astuzia, di fare un'invasione di campo, tanto forte quanto sorprendente e inattesa, con uno strano talento nel presentarsi al momento giusto. Inevitabile la domanda: qual è il legame, se c'è, fra paura e panico ? Il rapporto fra le due parole e ciò che significano. Non appartiene solo alla psicanalisi e non si svolge e spiega e dibatte solo in letteratura. Ne Il processo di Kafka c'è molta paura ma non c'è panico; ne Lo straniero di Camus neppure l'annuncio di sentenza capitale fa divampare la paura. Nel mondo di Sartre il panico è il vuoto, mentre la paura, come l'amore, è una sorta di pieno; nelle pagine di Tolstoj il panico è quando si spegne la fede e Dio ti abbandona. È una questione di gradi, ovvero il panico è una variante intensa a fuori controllo della paura ? Inevitabile fermarsi su questa soglia. Basterà l'ipotesi che il panico non sia una variazione violenta e incontrollabile della paura. Il panico è una delle nostre risposte alle scorrerie della paura, una risposta di cui non sappiamo niente, che svuota la celebre frase su don Abbondio e certifica che noi non sapremo mai quando e quanto saremo coraggiosi se mes-si alla prova. Di certo la Bibbia ha mentito, quando ha narrato la cacciata dall'Eden, attribuendo a Dio la sentenza: "Lavorerai con il sudore della fronte, partorirai con dolore". Agli esseri umani piace lavorare, al punto che con il lavoro hanno costruito innumerevoli civiltà attraverso i millenni. Le donne hanno nel parto una consolazione, anzi vera felicità, più grande del pur grande dolore. La vera condanna, che dura dal principio dei secoli, è la paura. È insidiosa come un agente segreto, agisce come un atleta che ti salta davanti, capace di insediarsi con un colpo violento al centro di una vita o di argomentare con eccellente dialettica per piegare alla paura anche intelligenze ferme e alte che dovrebbero essere in grado di fare barriera. Due storie. La prima: «Intanto Glenn Beck diventa il conduttore più popolare d'America. È un anchor del filone apocalittico, capace di passare dal riso al pianto in pochi attimi in diretta tv. Lo studio televisivo dal quale va in onda è chiamato nella sua rete, la Fox, "la stanza della paura"» (Massimo Gaggi, Il Corriere della Sera, 7 ottobre 2009). Seconda storia: «Tornano dall'Afghanistan per un periodo di riposo a casa i soldati americani, tutti militari di professione. C'è chi non torna, chi vive assalito da incubi, chi scompare in una vita vagabonda e clandestina e non si fa più ritrovare. È una fuga senza meta e senza fine di giovani vite inseguite dalla paura. Non possono più vivere ciò che hanno vissuto in guerra» (Giovanna Botteri, Tg5 Linea Notte, 7 ottobre 2009). Può essere utile notare che alcuni dei soldati che scelgono di scomparire sono già stati decorati per "atti di eccezionale valore". Dunque la paura aggancia la sua preda (ognuno di noi, eroi compresi) con una sorta di radar, che può restare inerte a lungo, e poi all'improvviso inizia a lanciare il segnale che cambia, rivolta, sconvolge vite, persone, comportamento, pensieri, istinto, percezione dei luoghi e produce fobia del futuro. La ragione ha un ruolo sempre minore nel conflitto con la paura. Entrano in funzione strappi fisici, spinte interiori, fatti banali, evocazioni inconsce, istanti radicati nell'infanzia, nella natura, nelle pieghe ignote della memoria, nel "morto e sepolto". Spostano una vita in un territorio ignoto di risposte cie-che e gesti inconsulti. Entra la politica, in questa terra desolata ? Entra. (Continua a pagina 20) 20 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Fabbricare il panico (Continua da pagina 19) L'America è travolta dalla paura di fare la guerra e dalla paura di fare la pace, sconvolta com'è dalla tremenda ferita che ha subito 1'11 settembre e dalla ri-sposta preventiva di un presidente americano spaventato a morte (una sorta di sanguinoso rito esorcistico, terrorizzare gli altri come talismano contro il terrore). L'Europa ha cercato alla cieca, con affanno, finché gli stregoni eletti di ciascun paese hanno trovato i portatori del male: gli stranieri. Finora un solo paese, l'Italia, ha messo il governo nelle mani degli stregoni. Sono loro a decidere. Lo fanno in modi crudeli, vistosamente teatrali, ma di grande efficacia, nella "stanza della paura" che è diventata l'Italia governata dagli stregoni detti "Lega Nord" e che hanno in concessione esclusiva il ministero dell'Interno, cioè la polizia. Una trovata è "respingere" gli immigrati in mare, ovvero affondare i loro barconi e catturare gli scampati immigratI in mare, ovvero affondare i loro barconi e catturare gli scampati come merce da consegnare alle ton-nare libiche. Un'altra trovata è cercarli, inseguirli, acciuffarli a scuola, a casa, in ospedale, al lavoro, in tram, nel mercatino di sopravvivenza, nel rifugio della Caritas. L'emblema del male è deliberatamente lasciato per ore alla gogna e rinchiuso (ma bene in vista) in un autobus con le inferriate da trasporto carcerari. Tutte le notizie che riguardano affondamenti, consegne alla mattanza libica e rastrellamenti a Milano sono falsificati. Le carceri traboccano di corpi di "clandestini" portatori del male, ma le carte processuali indicano piccoli reati in proporzione identica agli italiani (di tutti i grandi reati restano titolari i cittadini mafiosi, camorristi o familisti di pura razzia italiana). Ma la paura funziona e raddoppia: paura del cacciatore e paura della preda. L'opposizione politica, anche se fosse ostinata, serve a poco. Quando si comincia ad attingere ai giacimenti della paura, o si va verso il panico o verso la fuga. O nelle leggi della paura che generano altra paura. Di rado passa un angelo. Al momento (è un lungo momento) governano gli stregoni e la paura dilaga. Preoccupa il nesso tra paura e violenza, che sarà inevitabile. Il futuro è brutto. Ma non è ancora cominciato. - Furio Colombo Fotografie di Fausto Giaccone Diario, n.13, anno 14° Novembre 2009 Pagg. 103-105 Sinistra in libertà, manca il manuale d’istruzione di Alessandro Robecchi (Il Manifesto, 15.11.2009) La recente scissione di Sinistra & Libertà ha provocato smarrimento. Proprio così: s ma r r i me n t o del libretto delle istruzioni. E ora chi lo sa come diavolo si installano tutte queste componenti ? Leggo con angoscia che la componente socialista (Psi) è l'unica a detenere la password del sito del partito. Mi chiedo quale componente ha la chiave del box, e dove i fuoriusciti del Pdci metteranno il motorino, e se i Mussiani finalmente usciranno dal bagno dove stanno ormai da due ore. Mi sfugge al momento la posizione dei Faviani di Sinistra Democratica, ho provato a collegarli agli ex Pdci ed è saltata la luce, meno male che c'è il salvavita. Quanto agli ex di Rifondazione, la dialettica interna li spinge all'alleanza con il Sole che Ride con l'intento programmatico di avere lo sconto per comitive al cinema (bastano sei dirigenti). un nuovo nome per il partito: SinistraEcologiaeLibertà.it, Oppure SinistraEcologiaLibertàRestiamoU niti.it, oppure ancora SinistraEcologiaLibertàePassaLaNon è chiaro però se le trattative Canna.it. siano in mano ai Vendoliani di sinistra o ai Vendoliani di centro, il Quel che conta, si dice, è incidere sulche accresce le tentazioni post- la società. vendoliane di un ritorno alla natura e Incidere profondamente e lasciare un al ballare nudi nelle notti di luna segno, almeno nella prossima ediziopiena. ne del Guinness dei Primati. Il clima è rovente e le accuse si accavallano. Prego gli affezionati lettori di non insultarmi accusandomi di appartenere Due nenciniani sono stati attaccati dai a Rifondazione, o al Pdci, o al Pd, ai cinghiali in Toscana. Riformisti Uraniani della Terza Nel Lazio l'ex senatore Falomi ha Luna, o a Scientology, o ai Sansosmentito l'esistenza di Falomiani, «a nettiani Rinati del Settimo Giorno. meno che mia moglie non mi abbia Piuttosto, se trovate il manuale di itenuto all'oscuro». struzioni, mandatemelo ! Vedo all'orizzonte anche qualche problema di carta intestata: si pensa a ♦ 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 21 Dieci motivi per il “NO B-Day” di Antonio Di Pietro (www.antoniodipietro.com/2009/11/dieci_motivi_per_il_nobday.html?notifica) Se qualcuno mi chiedesse di dargli dieci buoni motivi per partecipare al 'No-Berlusconi Day', non avrei problemi ad individuarne almeno un centinaio. Per chi può disporre di un’informazione di prima mano, plurale e non viziata da scelte politiche delle redazioni, di motivazioni per scendere in piazza non ha che l'imbarazzo della scelta. La verità è che ci sono moltissime persone che pensa no che quest'uomo, seppur truffando il Paese, e per quanto possa truffarlo, non ha altre alternative nel contesto politico attuale. Falso, ed anche questo è uno stereotipo creato dal grande incantatore. Berlusconi è un tappo per lo sviluppo dell’economia, della ricerca e della cultura. Il suo modello morale ha rovinato un paio di generazioni, distrutto l’ideale cristiano di famiglia, disciolto nell’acido della corruzione le istituzioni e il tessuto imprenditoriale. La conta dei danni realmente prodotti dal berlusconismo potremo stimarla solo quando quest’uomo non nuocerà più, ossia quando sarà fuori dalle istituzioni. Farsi mettere il silenziatore dal perbenismo politico e rinunciare al contrasto inevitabile può voler dire due cose: o si è stati comprati o ci si è fatti infinocchiare da un’etichetta di “antiberlusconismo”, che lui stesso ha creato. E ssere un antiberlusconiano, per me, è la più grande onorificenza che questa maggioranza possa affibbiar mi. Un marchio di italianità, ormai dimenticato, che ha lasciato il posto al nulla di un comitato d’affari a tutto tondo. Dieci buoni motivi per cui partecipare al ‘No-B Day’: 1) Deve agli italiani bilioni di euro tra evasione fiscale e concessioni televisive ricevute per un 1% del fatturato di RTI (e non di Publitalia) 2) Ha riportato il nucleare in Italia, fregandosene di un referendum che lo ha messo alla porta, e ci ha fatto perdere il treno per le energie rinnovabili 3) Ha spinto il Paese verso un modello culturale becero in cui l’etica, l’onestà, la famiglia, lo Sta to, la moralità sono dei disvalori in confronto all’arrivismo, la furberia, il denaro, la menzogna e il clientelismo. 4) Ha favorito gruppi finanziari ed imprenditoriali vicini a lui, ai suoi amici e alle sue aziende, voltando le spalle a centinaia di migliaia di famiglie lasciandole senza lavoro, senza istru zione e in molti casi senza un tetto 5) Ha utilizzato la corruzione, il ricatto e le sue cariche nelle istituzioni come strumento per rimuovere e aggirare la legge e il sistema giudiziario in numerosi processi a suo carico 6) Ha intrattenuto rapporti così stretti con la mafia, testimoniati in pagine e pagine di documenti processuali, da compromettere irrimediabilmente la sua figura di uomo delle istituzioni. 7) Ha negato l’esistenza della terribile crisi economica che ha prodotto oltre 1 milione di disoccupati in un solo anno, bloccando l’attività parlamentare che avrebbe dovuto contrastare e recuperare la grave situazione economica nella quale versa il nostro Paese 8) Ha accumulato una ricca biografia su Wikipedia tale da somigliare più ad Al Capone che ad un Presidente del Consiglio 9) Ha distrutto, con i suoi uomini, bilanci e credibilità della più importante azienda di servizio pubblico d’informazione: la Rai 10) Ha dimostrato di essere disposto, pur di salvare se stesso, ad utilizzare le istituzioni per leggi che mettono a rischio l’incolumità dei cittadini, favorendo il proliferare di attività criminali. 22 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Testo integrale - Passaparola di lunedì 13.11.2009 Berluschino in breve di Marco Travaglio http://http://www.beppegrillo.it/2009/11/passaparola_lun_43/index.html?s=n2009-11-16 Buongiorno a tutti. Credo che, a furia di sentir parlare di processo breve e di leggere l’espressione processo breve sui giornali, la gente non abbia ancora ben capito di che cosa stiamo parlando: Berlusconi è un pubblicitario, è laureato in pubblicità con una tesi sulla pubblicità, ha sempre fatto pubblicità soprattutto a sé stesso e quindi, su quel versante, è bravo, è l’unico versante nel quale eccelle. La legge sul processo morto Conseguentemente è sempre riuscito a inventarsi degli slogan che funzionano, come il “processo breve”: in realtà bisogna chiamarlo con il suo nome, il processo che esce da questa cosiddetta riforma della giustizia, bisognerebbe cominciare a chiamarlo il “processo morto”, perché il processo non diminuirà neanche di un minuto nella durata media, ma anzi, semmai questa legge, creando più aspettativa di impunità con l’istituto nuovo della prescrizione del processo, anziché della prescrizione del reato, sarà un incentivo agli Avvocati difensori per allungare ulteriormente il brodo e puntare alla prescrizione del processo. Mi spiego: oggi la prescrizione si applica al reato, oppure alla pena, nel senso che dopo un certo periodo dal momento in cui è stato commesso il reato, scatta la prescrizione e quindi l’imputato accusato di quel reato non può più essere processato. Poi c’è la prescrizione della pena: dopo un certo numero di anni, se la pena.. ecco, è cascato l’elicottero del commissario Basettoni, va beh, sarà un segnale ! Dopo un certo numero di anni, se la pena non è stata eseguita, non si può più eseguirla e quindi chi scappa, per esempio, e si sottrae a una pena, se non si riesce a acciuffarlo in tempo la farà franca. Adesso, con questa legge, arriva la prescrizione del processo, che dipende non da quando è stato commesso il reato, ma da quando l’imputato è stato rinviato a giudizio: da quel momento inizia a ticchettare la bomba a orologeria, che esplode dopo due anni in primo grado, dopo due anni in appello e dopo due anni in Cassazione. Abbiamo detto la settimana scorsa, quando ancora non c’era il testo -poi il testo è stato esplicitato questo giovedì- che funzionerà così: i giudici, dal momento del rinvio (Continua a pagina 23) 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 23 Berluschino in breve (Continua da pagina 22) a giudizio al momento della sentenza di primo grado, dovranno fare tutto in due anni; se passa un giorno più di due anni il processo è morto subito, in primo grado, anche se il reato è stato commesso due anni e due giorni prima, per dire, ovvero se paradossalmente vado -che ne so ?- a molestare una bambina oggi, domani mi beccano e mi citano immediatamente per direttissima e poi il processo dura.. non si riesce a concludere in primo grado entro due anni, io sono già rovinato, cioè scusate, la vittima è già rovinata: perché ? Perché non avrà mai giustizia e io sono salvo. Quindi non c’entra quando è stato commes so il reato, ma c’entra quanto tempo impiegano i giudici a fare le tre fasi di giudizio: due anni per il primo grado, ma non due anni dalla prima all’ultima udienza, due anni dal rinvio a giudizio alla sentenza, il rinvio a giudizio lo fa il G.I.P., poi prende tutto il faldone e a volte ci vogliono dei camion per portare il faldone, pensate soltanto ai processi dove ci sono molti imputati o ai processi dove ci sono consulenze tecniche, perizie etc., prende il faldone, lo manda al Tribunale e quest’ultimo, a seconda degli accumuli di arretrato che ha, fissa l’inizio del processo di lì a chissà quando. Tutti questi tempi morti a questa legge non interessano, dal rinvio a giudizio del G.I.P. alla sentenza del giudice di primo grado non possono passare più di due anni, altrimenti il processo muore lì, anche se il reato è stato commesso due anni e due giorni prima. Tutto ciò vale e la stessa cosa avviene in appello, se dal momento della sentenza di primo grado alla sentenza d’appello passano più di due anni e lo stesso avviene in Cassazione, in Cassazione sapete che bisogna che le carte partano dal Tribunale e dalla Corte d’Appello, sapete che i tribunali sono tanti, ce ne è uno, per esempio, a Alba, mentre poi la Corte d’Appello di solito è una sola per ogni regione, a parte le regioni grandi che ne hanno due, tipo la Lombardia che ha Milano e Brescia, tipo la Sicilia che ha Palermo e Catania, qua in Piemonte di Corte d’Appello ce ne è una e quindi c’è il Tribunale di Alba, poi c’è la Corte d’Appello di Torino, che vale per tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta e dopodiché, quando il processo va in Corte di Cassazione, che cosa succede ? Partono le carte dalla Corte d’Appello di Torino e vanno a Roma al Palazzaccio, per la decisione finale. Anche il periodo tra la sentenza d’appello e la sentenza di Cassazione non può superare i due anni, ma è proprio la prima fase, cioè quella del primo grado, la più delicata: perché ? Perché il processo in primo grado si deve fare sempre nella sua forma del dibattimento, è chiaro, non quando si patteggia o quando si fa il rito abbreviato, dove il giudice valuta le carte allo stato degli atti, gli Avvocati difensori e il Pubblico Ministero gli fanno vedere le carte e lui giudica e, con rito abbreviato, emette una sentenza, non deve sentire la gente. L’oralità del processo è comunemente nel dibattimento normale è lì che tutti vogliono essere sentiti, portare testimoni, portare perizie e quindi le udienze si accumulano. La fase più laboriosa è proprio quella di pri mo grado, dove bisogna sentire tutti: i testimoni di accusa, di difesa, i poliziotti che hanno scoperto il reato, i periti, i consulenti, gli Avvocati, il Pubblico Ministero, le repliche, le controrepliche etc. etc., le rogatorie. In questa fase del primo grado, che è la più lunga proprio perché bisogna sentire tutti, il tempo a disposizione dei giudici sarà lo stesso che i giudici avranno a disposizione in Appello e in Cassazione, ma in Appello o in Cassazione, salvo eccezioni, non si (Continua a pagina 24) 24 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Berluschino in breve (Continua da pagina 23) riapre la discussione nel processo, non si riapre il dibattimento: i giudici semplicemente valutano, in base alle carte -questo succede nel 99% dei casi- se la sentenza di primo grado è corretta, oppure se non ha tenuto conto di alcuni punti che o il Pub blico Ministero o il difensore segnalano nel loro ricorso, punti di merito per quanto riguarda il processo d’appello, punti di legittimità, ossia di conformità alla legge, per quanto riguarda il giudizio di Cassazione. Teoricamente è molto più facile fare i processi in Appello e in Cassazione, che non farli in primo grado: intanto perché i processi di primo grado sono molti di più, in primo grado, una volta rinviato a giudizio uno ci va e poi in Appello non ci vanno tutti i processi che c’erano in primo grado, perché a volte c’è chi accetta la sentenza di primo grado senza impugnarla, soprattutto quando c’è un’assoluzione e la Procura non ritiene di dover impugnare. Quindi è chiaro che c’è anche un sovraccarico di lavoro nei tribunali, che non c’è in Appello e in Cassazione, eppure due anni dal rinvio a giudizio alla sentenza di primo grado, due anni per l’Appello e due anni per la Cassazione. Molto probabilmente, secondo quello che calcolano i magistrati che stanno, in questi giorni, cercando di fare una proiezione sulla strage di processi che produrrà questa porcata, la stragrande maggioranza di quei 100 /200. 000 processi destinati a morire morirà nella fase del primo grado. Badate, stiamo parlando di quei processi che moriranno in aggiunta a quei 150 /200. 000 processi l’anno che già muoiono per la prescrizione del reato, conseguentemente se ogni anno si prescrivono 200. 000 processi per prescrizione del reato e adesso si prescriveranno altri 100 /200. 000 processi per prescrizio ne del processo, noi avremo.. andiamo verso il mezzo milione di imputati che la fanno franca, in un modo o nell’altro, e verso almeno mezzo milione di vittime che, ogni anno, si vedranno sbeffeggiare dall’imputato che se ne va libero, anche se colpevole, perché il processo è durato più di due anni nella fase di giudizio in cui si è, oppure perché è riuscito a fare durare il processo più del periodo di prescrizione del reato. Voi capite che è una catastrofe epocale e non è una catastrofe dovuta alle sfavorevoli condizioni atmosferiche, a una casualità o una maledizione del Cielo, è dovuta all’ennesima legge fatta per non far processare Berlusconi. Liberi tutti: i cittadini non avranno giustizia Abbiamo detto che questa legge si applica a tutti e tre i gradi di giudizio per il futuro, è retroattiva, ossia vale per i processi già iniziati che siano nella fase del primo grado mentre, se sono già in fase di Appello o di Cassazione, questa legge non vale e quin di in Appello o in Cassazione i processi già iniziati possono durare più di due anni, volendo, mentre invece i processi in primo grado già iniziati devono durare non più di due anni e perché ? Perché Berlusconi ha i processi in primo grado. Mills, per esempio, è in Cassazione e quindi Mills, anche se il suo processo durasse più di due anni in Cassazione, non sarebbe soggetto a questa salvaladri, mentre quello che è accusato di averlo corrotto Mills, si salva: pensate a come è contento Mills di questa disparità di trattamento, ma pensate come questa legge può essere costituzionale, visto che stabilisce delle disparità di trattamento non solo tra quelli che avranno i processi in futuro e quelli che hanno avuto dei processi già iniziati e sono imputati oggi, ma addirittura all’interno di quelli che sono imputati oggi crea delle disparità di trattamento e non sono mica finite, queste disparità di trattamento, perché questa legge va a distinguere per processi già iniziati e per quelli che inizieranno in futuro tra vari tipi di reato, alcuni li com prende nella “liberi tutti” e alcuni li esclude e poi fa distinzioni non solo dei tipi di reato commessi, ma fa distinzioni anche dei tipi di imputati. Per esempio, la distinzione è questa: gli imputati pregiudicati, ossia che hanno già avuto una condanna un’altra volta, non beneficiano del processo breve, mentre gli incensurati, ovvero quelli che non hanno mai avuto condanne definitive, anche se magari hanno avuto un sacco di processi ma l’hanno già fatta franca per prescrizione (tipo Berlusconi, Andreotti, D’Alema etc. etc.), questi avranno diritto al processo breve, sia che il processo sia già iniziato e sia che inizi in futuro. Qualcuno dirà “beh, è giusto, il pregiudicato l’hanno già beccato una volta a violare la legge e quindi presumibilmente è più pericoloso dell’incensurato”, ma neanche per sogno ! Nemmeno per sogno! Se per esempio uno che ne so ?- per la strada ha mandato a fare in culo un vigile e è stato condannato per oltraggio, quando era ancora reato l’oltraggio a pubblico ufficiale, quello è un pregiudicato, se l’hanno condannato; se (Continua a pagina 25) 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 25 Berluschino in breve (Continua da pagina 24) uno è stato beccato a scaricare musica o film dal computer è reato, lo sapete; se uno è stato beccato con la piantina di canapa sul balcone è reato, lo sapete: beh, tutte queste persone.. se uno, a causa della nebbia o dell’asfalto ghiacciato ha messo sotto con la macchina qualcuno e l’ha mandato all’ospedale, e si è scoperto che magari non era attento al 100% e l’hanno condannato per lesioni colpose, o se la vittima è morta e l’hanno condannato per omicidio colposo beh, questo è un pregiudicato; mentre se uno è stato prescritto in un processo di mafia, con una sentenza dove c’è scritto che è un mafioso, ma che l’ha fatta franca, tipo Giulio Andreotti, quello è incensurato: secondo voi è più pericoloso socialmente uno che è stato beccato a scaricare musica da Internet, o uno che ha avuto la prescrizione e che, quindi, è incensurato per mafia ? Quello che scarica musica avrà diritto al processo lungo e conseguentemente un’altra condanna la becca di sicuro, mentre invece il prescritto per mafia avrà il processo breve, se lo ribeccano a commettere un altro reato, e lo prescrivono nuovamente e così via sempre, perché sarà sempre prescritto e quindi sempre incensurato e non avrà mai la prima condanna che lo trasforma in un pregiudicato e avrà sempre diritto al processo breve, cioè al processo morto, anche se è infinitamente più pericoloso di quell’altro che scarica la musica, o di quello che ha la piantina di cannabis. Questa è la distinzione demenziale, secondo alcuni totalmente incostituzionale tra imputati incensurati e imputati pregiudicati, non vi dico poi la diffamazione: noi giornalisti la diffamazione la.. i processi per diffamazione, con tutte le centinaia di denunce che ci fanno, almeno a quelli che i giornalisti li fanno per davvero, è evidente che prima o poi capita che il giornalista venga condannato per diffamazione, perché si è sbagliato, perché ha preso per buona una cosa, perché ha scritto un nome per un altro, immaginate la fretta con cui si scrive tutti i giorni per i giornali, soprattutto sui quotidiani, può capitare continuamente questo rischio e è lo stesso rischio che corre un autista che vive nella sua macchina, un tassista che vive nella sua macchina di tamponare, è evidente che prima o poi tamponi. Altra cosa -l’abbiamo sempre spiegato- è quando uno organizza campagne basate sul falso, in malafede, questo è un altro paio di maniche, ma in ogni caso la diffamazione è un incidente di percorso, tant’è che io non mi sono mai fatto vanto di non aver avuto condanne definitive per diffamazione: perché ? Perché prima o poi capita, dopo 26 anni che uno fa questo mestiere, sto cominciando a dire che non ho ancora avuto condanne definitive per diffamazione, ma potrebbe capitare un giorno, soprattutto se si usa un linguaggio piuttosto critico nei confronti del potere. I criminali potenti incensurati a vita Lasciamo stare, il giornalista che ha una condanna per diffamazione è un pregiudicato, ovviamente secondo questa legge, secondo la legge e quindi verrà trattato molto più severamente di Andreotti che ha avuto la prescrizione per mafia e di tutti quelli come Andreotti e Berlusconi, sei volte prescritto per corruzione, finanziamento illecito ai partiti, frode fiscale, falso in bilancio etc. etc.. Immaginate se è mai ammissibile ! Avete visto dalla Gabanelli di Report, nel servizio di Paolo Mondani ieri sera, che cosa è il riciclaggio, che cosa è la frode fiscale, che cosa è portare i soldi all’estero per pagare le tangenti etc. etc.: bene, quelli che la fanno franca per prescrizione, grazie al fatto che oggi la prescrizione per quei reati è brevissima, adesso potranno godere anche della prescrizione del processo che, per loro, sarà brevissimo, perché ? Perché sono riusciti a farsi prescrivere prima e continueranno in eterno a essere prescritti ! L’altra distinzione che si fa è quella tra reato e reato e qui, di solito, capita: si fa un’amnistia e si dice che per certi reati gravissimi non vale, si fa un indulto e si dice che per certi reati gravissimi non vale e quindi, il fatto di distinguere tra reato e reato, ci sta. Di solito si prendono i reati puniti con una pena superiore a tot, si stabilisce che quelli sono i più gravi, perché quelli sono i più gravi secondo il Codice Penale e, per quelli, niente indulgenza. Ora che cosa hanno fatto, invece ? Shopping, hanno fatto shopping tra i vari reati, cioè questo sì, questo no, questo mi piace, questo non mi piace, questo non lo vuole la Lega Nord, questo non lo vuole Gasparri, questi li fa Berlusconi: così hanno fatto a scegliere quelli gravi e quelli no. Conseguentemente avranno il processo lungo, cioè possibilità concrete di condanna, i reati di mafia -Berlusconi non è imputato, in questo momento almeno, di mafia- di strage, di terrorismo, di omicidio, di grandi traffici d’armi e di droga, quelli proprio massicci, internazionali e basta (Continua a pagina 26) 26 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Berluschino in breve (Continua da pagina 25) direi... ah, sequestro di persona a scopo di estorsione, bontà loro, e poi furtarelli e immigrazione clandestina. Sapete con quanto è punita l’immigrazione clandestina ? Con una multa da 5.000 a 10.000 Euro: non stiamo parlando del clandestino che va a fare le rapine o uccide qualcuno, o spaccia droga, ma stiamo parlando del clandestino che è clandestino e punto, prima non era reato perché non si può punire uno status, bisogna punire un’azione, adesso puniamo lo status di clandestino con una multa, ossia facciamo pagare 5 o 10.000 Euro a uno che non li ha e, anche se li ha, li nasconde, perché è clandestino e conseguentemente non può avere un lavoro regolare, ovviamente, e non può dichiarare di guadagnare, per cui è una multa puramente fittizia, è la legge cazzata dell’ultimo pacchetto sicurezza, che intasa ulteriormente le carceri e i tribunali, perché poi questi li prendono, li processano per direttissima, passano qualche ora in carcere e fanno aumentare a dismisura il numero dei detenuti, ma questo è un altro paio di maniche. Come si fa a paragonare un reato punito con la multa, come il divieto di sosta, con quelli di mafia, di strage, di terrorismo, di omicidio volontario, di sequestro di persona, di traffico d’armi, che sono esclusi anch’essi dal processo breve ? E come si fa, soprattutto, a assicurare il processo lungo al clandestino che, alla fine del processo lungo, verrà multato di qualche migliaio di Euro e non li pagherà, con reati che invece avranno il processo breve, ossia morto, quali abuso d’ufficio, corruzione, corruzione giudiziaria -Berlusconi ha il processo Mills per corruzione giudiziariatruffa semplice e aggravata, frodi alla Comunità Europea ? Stiamo parlando di reati che portano via i soldi dei cittadini, milioni, miliardi! Frodi fiscali, falsi in bilancio, bancarotta preferenziale, intercettazioni illecite, reati informatici, ricettazione, vendita di prodotti con marchi contraffatti, traffico di rifiuti, sfruttamento della prostituzione, violenza privata, favoreggiamento della prostituzione, lesioni personali, omicidi colposi per colpa medica, maltrattamenti in famiglia, aborto clandestino, incendio, incesto, falsa testimonianza, calunnia, falso in atto pubblico: questi avranno il processo breve, cioè morto, in quanto non si riuscirà più a processare nessuno per questi processi, a meno che qualcuno di questi non sia stato beccato a taroccare i CD o a scaricare musica, allora sono già pregiudicati e gli si fa.. ma vi rendete conto di che cosa vuole dire una legge ad personam ? ! Questa è una legge contra personas, contro i cittadini onesti ! E infatti il nostro migliore cronista giudiziario, che è Ferrarella de Il Corriere, fa un paginone raccontando quali processi salteranno per questa legge: il processo Mills, ci mancherebbe, il processo Mediaset, ci mancherebbe, Antonveneta, il governatore Fazio, processo morto; Calisto Tanzi, l’aggiotaggio alle banche imputate nel caso Tanzi Parmalat, ci sono decine di banche italiane e straniere imputate per questo reato morto. Non vuole dire che moriranno questi processi, eh: vuole dire che oggi, mentre parliamo adesso, se la legge passasse in vigore adesso o tra una settimana o tra un mese, ma già adesso, questi processi sono durati più di due anni in primo grado e conseguentemente verrebbero dichiarati morti, non che saranno morti. Questa non è una legge che dice ai giudici “fateli più in fretta, perché altrimenti scatta la prescrizione del processo”: no, questa legge dice loro “è già finito il vostro processo, è già morto oggi”, quindi il giorno dopo l’entrata in vigore di questa legge il giudice dichiarerà concluso il dibattimento, saluterà gli imputati felici, le vittime incazzate, “andate in pace, il processo è finito, amen!”, questo sarà ! Tanzi, prescritto l’aggiotaggio a carico delle banche, ve l’ho detto; tra poco si prescrive quasi tutto anche nel caso Telecom Tavaroli, gli spioni della security Telecom, che hanno spiato migliaia, schedato migliaia di dipendenti, concorrenti di Tronchetti Provera, giornalisti, politici, imprenditori, uomini dei servizi che non piacevano loro, magistrati: prescritto. La stessa cosa accadrà per altri casi di spionaggio illegale: Enel Power, Eni crac Parmalat, aggiotaggio Power, Antonveneta, crac HDC, il crac del sondaggista Crespi, dove è imputato Confalonieri per favoreggiamento, prescritto. Altri processi che si prescrivono. Alla fine vi racconterò un piccolo caso: quel lo della clinica Santa Rita, ma ci sono ancora i processi Eternit per i 3. 000 morti da amianto, c’è il processo per i rifiuti a Napoli, la gigantesca truffa dei rifiuti a Napoli, dove è imputato Bassolino, tutto ovviamente già morto. Cragnotti, Cirio, Geronzi, il Presidente di Mediobanca coinvolto in Parmalat e in Cirio, stiamo parlando di tutti i più grandi e importanti processi di questi anni, salvo (Continua a pagina 27) 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 27 Berluschino in breve (Continua da pagina 26) naturalmente per chi ha scannato un’intera famiglia o già si sa che è un mafioso e quindi i processi in cui si parte già dall’accusa più grave di mafia. Avrete sentito a Annozero Belpietro raccontare che questa legge costringerà i giudici a fare in fretta e quindi a lavorare, perché il problema in Italia, se non si fanno quei 5 o 6 milioni di processi arretrati e quei 3 milioni di processi che arrivano nuovi ogni anno sul lavoro tavolo, è appunto dei giudici che non lavorano: pensate, 10. 000 giudici scarsi che dovrebbero fare 3 milioni di processi nuovi, più i 5 /6 milioni di processi arretrati ! Fate il calcolo di quanti processi toccherebbero a ciascuno: è ovvio che non è quello il problema, ci saranno dei fannulloni tra i giudici come ci sono in tutte le categorie, ma non è quello il problema, non è vero che lavorano quattro ore al giorno, sono costretti a restare in ufficio soltanto quattro ore al giorno, cioè la mattina, perché ? Perché al pomeriggio i tribunali chiudono, non ci sono le segreterie, non ci sono i cancellieri, non c’è la sorveglianza, tutti gli atti che fa un magistrato, se vuole interrogare qualcuno o celebrare l’udienza di un processo, senza il cancelliere, senza il pubblico ufficiale al suo fianco sono nulli, non si possono fare i processi senza i cancellieri e, dato che i cancellieri sono sotto/ organico e non vengono pagati per gli straordinari, i processi si fanno soltanto la mattina. Dopodiché cosa fa il giudice, al pomeriggio ? Si porta a casa il lavoro e continua a lavorare da casa, chi di voi conosce dei magistrati va a casa loro e vede faldoni dappertutto: mica sono gingilli che si portano a casa per sport, lavorano lì ! Lo sapete che i giudici di Corte di Cassazione in Cassazione non hanno neanche l’ufficio ? Non esistono gli uffici in Corte di Cassazione per tutti i giudici della Cassazione, i quali provengono da tutta Italia, hanno giusto le aule di udienza e che cosa fanno, quando non hanno il turno in udienza ? Si portano a casa le sentenze e se le scrivono a casa sui loro computers, sui loro faldoni, dopodiché che non è che un giudice, se non è in ufficio, non lavora: pensate a tutti quelli che vanno nelle carceri a interrogare la gente, pensate a tutti quelli che vanno a fare i sopralluoghi nei posti del delitto, a tutti quelli che vanno nelle caserme delle forze dell’ordine per coordinare le indagini, a tutti quelli che vanno a sentirsi le intercettazioni nelle salette audio. Belpietro naturalmente non lo può sapere, visto che non fa questo mestiere: sarebbe interessante sapere che mestiere fa, questa gente, ma questo è. Perché i processi durano a lungo ? L’ha detto Davigo: perché se ne fanno troppi, perché ci sono troppe impugnazioni, per ché in Italia la Cassazione celebra 120. 000 processi l’anno, mentre la Corte Supre ma degli Stati Uniti emette 120 sentenze l’anno -120 sentenze l’anno !- perché ? Perché c’è un filtro: mica tutti quelli che ricorrono in Cassazione hanno diritto a essere esaminati dalla Cassazione, la Corte di Cassazione decide soltanto i casi che ritiene opportuno esaminare e lo stesso avviene nelle rare volte in cui c’è un processo d’appello. Da noi non c’è filtro, per cui quasi tutti i processi conviene appellarli fino in Corte di Cassazione, perché così intanto si perde tempo, si fa scattare o la prescrizione del reato o adesso, ultima novità grazie a Ghedini e C., la prescrizione del processo. Il caso della clinica Santa Rita Vi racconto -e chiudo- un caso di scuola: la clinica Santa Rita. La Clinica Santa Rita è quella clinica di Milano in cui, grazie a intercettazioni disposte per tutt’altro, cioè per una presunta truffa sui contributi della Regione Lombardia, si scoprì che alcuni chirurghi, insieme a alcuni amministratori e azionisti della clinica, scannavano i pazienti asportando organi a pazienti sani (polmoni, reni, di tutto) con il sospetto addirittura -adesso non so se al processo questo sospetto verrà confermato o menoche qualcuno, dopo le operazioni inutili, inutilmente invasive sia morto, men tre non sarebbe morto se non gli avessero asportato degli organi che non andavano asportati, ebbene perché facevano tutto questo ? Perché così incassavano più soldi dalla Regione Lombardia. Questi mascalzoni sono stati rinviati a giudizio per lesioni gravi, non so che fine abbia fatto l’accusa di omicidio e non so neanche se quest’omicidio fosse stato considerato colposo, preterintenzionale o volontario, ma mi interessa la tempistica: il caso lo ricordate. Operazioni chirurgiche invalidanti e invasive per lucrare rimborsi e finanziamenti dalla Regione Lombardia senza che ci fosse bisogno di questi interventi, gente che si è trovata con un rene o con un polmone in (Continua a pagina 28) 28 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 Berluschino in breve (Continua da pagina 27) meno completamente sani ! Gli imputati vengono arrestati nel giugno del 2008, nel giugno di due estati fa, soltanto un mese dopo, il 12 luglio di due estati fa (2008), il Pubblico Ministero chiede il rito immediato subito, “li processiamo subito, abbiamo prove sufficienti, non c’ è bisogno di indagini, quello che abbiamo fatto è già sufficiente”. Da quel momento il Pubblico Ministero chiede il rito immediato, decorre, comincia a ticchettare la bomba a orologeria prevista da questa nuova legge, facciamo il caso che questa nuova legge sia già in vigore. Parti a calcolare i due anni necessari per il primo grado nel momento in cui il Pubblico Ministero chiede il rito immediato, 12 luglio dell’anno scorso. Il Tribunale deve dunque processare questi imputati per 88 lesioni gravi, 40 truffe alla Regione Lombardia e alle A.S.L., diverse decine di falsi, perché questi poi falsificavano le cartelle cliniche; il 17 luglio 2008 il G.I.P. emette il decreto con cui manda a processo questi signori per questi reati; il Tribunale fa i miracoli e riesce a fissare la prima udienza entro pochissimo tempo: entro la fine dello stesso 2008. Un anno fa, il 2 dicembre 2008, il Tribunale comincia con la prima udienza, gli imputati sono nove, le parti civili sono 40, i malati scannati, gli Avvocati quindi sono quelli necessari per tutelare 40 parti civili e nove imputati, almeno 50 Avvocati. Aula bunker, il Tribunale un anno dopo è riuscito a celebrare 43 udienze, che sono tantissime: vuole dire una alla settimana, escluse le ferie; è rarissimo un processo che vada al ritmo di un’udienza alla settimana, oggi hanno rinviato il processo Mediaset, perché Berlusconi è barricato al vertice della Fao, è un noto cultore dei problemi della fame del mondo, rinviato a gennaio di due mesi, di tre mesi in tre mesi, qui una alla settimana le udienze, 43. Questi tre giudici stanno facendo i miracoli per fare in fretta e le fanno (le udienze) addirittura fino al tardo pomeriggio, conseguentemente ci sono, evidentemente, degli impiegati e dei cancellieri che stanno lì, anche se non pagano loro gli straordinari. consulenze tecniche sulle operazioni a proposito di quei 40 pazienti che si lamentano. Naturalmente tutte le difese hanno chiesto di fare delle perizie mediche al Tribunale, per cui ci sono i consulenti di parte delle difese, ci sono i consulenti di parte delle parti civili, che sono 40 e poi ci sono i consulenti del Pubblico Ministero e hanno già chiesto al giudice di fare pure lui una perizia tecnica su quelle cose, conseguentemente immaginate quante consulenze, decine, decine e decine di consulenti e periti che andranno sentiti. E’ passato un anno dall’inizio dell’udienza, ma il processo deve durare due anni dal momento in cui il Pubblico Ministero chiede il rito immediato, che è una procedura un po’ diversa rispetto al rinvio a giudizio classico e quindi, se il processo non finisce entro luglio del 2010, ossia tra sette mesi, il processo è morto e, come vi ho detto, è un processo rapidissimo, è un processo che è durato un anno, dove hanno già fatto gran parte delle cose, ma ci sono soprattutto le perizie da esaminare. E’ assolutamente impossibile, salvo miracoli, che questo processo vada a conclusione e il risultato quale sarà ? E’ che tra sei o sette mesi -a luglio del 2010- il giudice, se non sarà riuscito a fare tutto, comprese le arringhe (nove), gli interventi delle parti civili (40), la requisitoria del Pubblico Ministero, le repliche degli Avvocati della difesa e della parte civile e poi la replica del Pubblico Ministero, se non sarà riuscito a fare tutto questo insieme alle perizie entro questi sei o sette mesi che gli mancano dovrà salutare i medici che scannavano la gente, i parenti degli scannati, gli scannati, il Pubblico Ministero e dire loro “guardate, per non processare Berlusconi non possiamo più andare avanti, gli imputati sono liberi di tornare a fare quello che facevano prima, le vittime sono libere di tornare a leccarsi le ferite perché non avranno giustizia, e questo è il “processo breve”, anzi “il processo morto” per salvare il Presidente del Consiglio!”. Marco Travaglio http://http://www.beppegrillo.it/2009/11/ passaparola_lun_43/index.html?s=n2009Naturalmente questo collegio ha anche altri 11-16 processi, non è che faccia un’udienza alla settimana: per questo processo utilizza una giornata alla settimana e poi ne ha tanti altri da celebrare; bene, hanno già sentito 154 testimoni, tre a udienza e hanno esaminato, hanno interrogato tutti e nove gli imputati, mancano i consulenti tecnici delle difese, perché ogni difensore vuole dimostrare che il suo cliente non ha fatto niente di male al paziente e quindi RETTIFICA di MARCO TRAVAGLIO Ringrazio l'amico Alessandro che sul blog mi segnala una modifica legislativa che mi era sfuggita: il “reato di oltraggio al pubblico ufficiale” è stato reintrodotto in agosto. Nel Passaparola di ieri ero rimasto fermo alla depenalizzazione di qualche anno fa. 23 novembre 2009 INTERNI Giustizia e Libertà 29 Nuove anticipazioni dal libro di Bruno Vespa 'Donne di cuori' che uscirà venerdì Il premier ha parlato anche dei suoi progetti per riformare la giustizia e il Csm Berlusconi: "Nessuno ha armi per ricattarmi. Quando è accaduto, ho sempre denunciato" Lodo Mondadori: "Dovetti subire una imposizione politica da parte di Craxi e Andreotti". "Cederei il Milan solo a chi potesse giovargli più di me. Ma finora non c'è stato nessuno" da Repubblica (3.11.2009) cattatorie (vedi il caso …………………….. Zappadu, nda), mi sono ………………. immediatamente rivolto …………….. all'autorità giudiziaria". Evidente il riferimento, nelle parole del premier, alla vicenda giudiziaria e politica che ha travolto Piero Marrazzo, vicenda che ha condotto in carce- Pubblicato su re quattro carabinieri ac- La Repubblica cusati di aver tentato un ricatto nei confronti del- 3 novembre 2009 l'ex Governatore del Lazio. BRANO dell ARTICOLO E’ molto strano che il Berlusconi continui a dire che lui non è e non è mai stato ricattabile. Lui, proprio lui, che più volte è stato capace di spergiurare sulla testa dei figli (poveretti) ha avuto improntitudine di continuare la sceneggiata del: "Non sono ricattabile"! "Nessuno dispone di 'armi di ricatto' nei miei confronti". Silvio Berlusconi ha risposto implicitamente nel libro di Bruno Vespa 'Donne di cuori' (in uscita venerdì) a una delle domande che gli sono state poste più frequentemente negli ultimi mesi e che fa parte delle 10 domande di Repubblica. E, frammista all'ennesima serie di anticipazioni del libro di Vespa, arriva la notizia che il premier ha chiesto il rinvio per la prima udienza del processo sui fondi neri Mediaset che lo vede imputato a Milano. Nessun ricatto. "La risposta -dice il presidente del Consiglio- vale per oggi come per il passato, in quanto io non mi sono mai lasciato ricattare da nessuno, né mi sono mai compor tato in modo per cui un simile evento si potesse verificare. Quando nei miei confronti sono state avanzate richieste che secondo il giudizio mio e dei miei legali si configuravano come ri- E allora, perché memoria non falla, ricordiamogli (con l’aiuto di Marco Travaglio –L’espresso, 5.11.2009) che: Nel 1975 Berlusconi subisce un attentato mafioso in una delle sue ville e non lo denuncia. Nel 1986, replay: stessa villa, stessa bomba; stavolta se ne accorgono i carabinieri; il Cavaliere, al telefono con Dell’Utri, parla di “segnale estorsivo” del suo ex “stalliere” Mangano e rivela di aver detto ai militari: “Se mi avesse telefonato, 30 milioni glieli davo!”. Nel 1988 confida all’amico immobiliarista Renato Della Valle: “Mi han fatto estorsioni in maniera brutta. Mi è capitato altre volte, dieci anni fa, e son tornati fuori. Mi han detto che, se entro una certa data non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio ed espongono il corpo in piazza Duomo. Se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così non rompono più i coglioni”. Nel 1990 la Standa di Catania è bersagliata da attentati mafiosi, finché i dirigenti berlusconiani pagano il pizzo (180 milioni di lire); ma la Fininvest nega tutto e non denuncia gli estorsori, nemmeno quando vengono arrestati e processati. Nel 2007 una gang di paparazzi minaccia di diffondere foto compromettenti di sua figlia Barbara Berlusconi: Papi cede al ricatto e paga 20 mila euro. INTERNI 30 Giustizia e Libertà 23 novembre 2009 Il magistrato ha parlato del 'processo breve' al forum della Fondazione Caponnetto "Procedimenti in corso come Parmalat, Cirio e Thyssen saranno estinti per prescrizione" Allarme del procuratore antimafia Grasso "Con la riforma processi senza colpevoli" ''Rischi di incostituzionalità per palesi disuguaglianze come l'esclusione degli immigrati dal provvedimento'' da La Repubblica (20.11.2009) "Con il 'processo breve' tanti procedimenti in corso come quelli Parmalat, Cirio, Thyssen saranno estinti per prescrizione e non ci saranno colpevoli". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso durante il suo intervento al forum nazionale antimafia organizzato dalla Fondazione Caponnetto. Grasso ha spiegato che i n t e r v enendo ''come cittadino'' ha inteso ''liberarsi da un incubo: milioni di processi civili e penali che giacciono in uffici deserti e mal attrezzati, destinati ad essere definiti chissà quando. Mi risveglio dall'incubo e sento parlare di riforma della giustizia e spero che si ponga finalmente rimedio a questa situazione". "Nulla di tutto ciò -ha proseguito Grasso- Si è proposto l'introduzione di una inedita e conosciuta prescrizione dei processi che durino più di due anni in ogni grado di giudizio''. E questo provvedimento, ha fatto notare Grasso, include ''i delitti di indubbio allarme sociale''. Grasso ha poi sottolineato ''alcune palesi disuguaglianze'', come l'esclusione degli immigrati, che potrebbero sollevare ''problemi di incostituzionalità''. Comunque questo provvedimento, secondo il magistrato, ''non risolve il problema che si risolve applicando l'articolo 111 della Costituzione", ma rischia di creare un ''imbuto di processi che si bloccano''. Grasso ha concluso spiegando che molte riforme potrebbero essere fatte per risolvere il problema della durata dei processi e che, tra l'altro, tante di queste riforme sarebbero ''a costo zero''. Il procuratore nazionale antimafia ha anche parlato dell'idea di vendere all'asta i beni confiscati alla criminalità organizzata "per finanziare il processo breve". Secondo Grasso "è improbabile che assisteremo a incanti in regime di libera concorrenza. In un momento di crisi come questo, solo la criminalità organizzata ha la liquidità sufficiente per partecipare alle aste pubbliche e il potere di intimidazione tale da far andare le aste deserte per favorire i prestanome". ♣ Spataro, Ddl dettato da logica aziendale E un nuovo "lodo Alfano" costituzionale potrebbe essere presentato già entro giovedì prossimo in uno dei due rami del Parlamento brani da La Repubblica (21.11.2009) Il ddl Alfano, nella parte in cui prevede di "sganciare" il pm dalla polizia giudiziaria sembra ispirato da "logica aziendale". L'ennesima bordata dei magistrati contro il 'processo breve' arriva oggi dal procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, o s p i t e della trasmissione 'In mezz'ora', di Lucia Annunziata. Una dichiarazione dura, che arriva a poca distanza da quelle altrettanto critiche fatte dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Il boomerang. Secondo Spataro il ministro della Giustizia, dichiarando che solo l'1% dei processi sarà in qualche modo toccato dal 'processo breve' è incappato in un "boomerang di cui il ministro non si è reso conto". "Il disegno di legge -ha spiegato il pm- è stato presentato come una tutela del cittadino contro la durata eccessiva processi ma non abbiamo dati dicuri su quanti processi saranno bloccati, si stanno raccogliendo i dati. Il ministro dice che sarà solo l'uno per cento, allora vuol dire che il novantanove per cento dei processi si svolgono nei tempi giusti nei tempi giusti. Allora qual'è il problema?! dov'è l'urgenza di intervenire ?!". Indiscrezioni. Ma intanto, secondo indiscrezioni, non si esclude che un nuovo "lodo Alfano" in veste costituzionale possa essere presentato già entro giovedì prossimo in uno dei due ra mi del Parlamento. Berlusconi vorrebbe accelerare i tempi, dopo le notizie sulle indagini di mafia che potrebbero coinvolgerlo in arrivo da Caltanissetta e Firenze. Ma c'è preoccupazione sui tempi. ♣ 23 novembre 2009 ECONOMIA Giustizia e Libertà 31 Idee per uscire dalla Crisi AA. VV. Www.lavoce. Info (17.11.2009) PER USCIRE DALLA CRISI Se l'Italia uscisse dalla crisi crescendo come prima della recessione, ci vorrebbero 15 anni solo per tornare ai livelli di benessere precedenti la crisi. E' una prospettiva tutt'altro che allettante. Eppure il dibattito pubblico tratta di tutto tranne che di scelte strategiche in grado di far ripartire il paese a tassi più sostenuti. Ecco una serie di proposte formulate dai redattori de lavoce.info. Idee per ridare slancio al sistema Italia. Ricette più o meno ambiziose, quasi tutte a costo zero. Da domani, ogni giorno una nuova idea. Ai lettori giudicarne la validità. Ai politici prenderle in considerazione. La redazione UN NUOVO CREDITO PER LE PMI Sul piano interno, bisogna pensare a misure che consentano di attenuare la stretta del credito sulle imprese e in particolare su quelle piccole e medie. Il governatore della Banca d'Italia ha proposto da qualche mese forme di cartolarizzazione (questa volta "dal volto umano"), con l'assistenza di qualche forma di garanzia da parte dello Stato. Si tratta di una soluzione molto interessante, anche dal punto di vista politico. Finora, non solo in Italia, sono state solo le banche a godere di garanzie pubbliche. In campo finanziario la ripresa dell'Italia dipende in larga parte da fattori che non vengono de cisi all'interno dei confini nazionali. Basti pensare alla politica monetaria della Bce e soprattutto all'accordo sulle nuove regole per il sistema finanziario mondiale. Le riforme in campo finanziario appaiono sempre più urgenti non solo per rendere altre crisi Marco Onado meno probabili, ma soprattutto 20.11.2009 per ristabilire il principio che anche le banche, come tutte le altre imprese, possono fallire. CENTO Altrimenti, si continueranno ad CATTEDRE alimentare incentivi perversi ad assumere rischi finanziari che PER LA poi alla fine ricadono sui contriRICERCA buenti. E questo naturalmente vale anSi finanzino cento cattedre di che per l'Italia. ricerca ogni anno per coloro che vogliono lavorare in Italia (stranieri o italiani) selezionati con un giudizio positivo dall'Erc, European Research Council, ma non finanziati dall'Unione Europea per mancanza di fondi. Ogni cattedra costa circa 0,4 milioni di euro; quindi sarebbe un intervento annuale di 40 milioni di euro, e a regime di 200 milioni di euro se si vogliono finanziare ogni anno cento cattedre per cinque anni. Si potrebbero anche raddoppiare i fondi per il bando “Futuro in ricerca” per i giovani: attualmente sono solo 50 mi lioni di euro, ma le domande so no state oltre tremila. Se ci fossero fondi aggiuntivi, bene. Altrimenti si potrebbe attingere alla quota del 7 per cento di incentivo alla ricerca previsto dal Fondo ordinario per le università (Ffo), attualmente di(Continua a pagina 32) 32 Giustizia e Libertà ECONOMIA 23 novembre 2009 IDEE PER USCIRE DALLA CRISI (Continua da pagina 31) stribuiti con criteri molto opachi. Le regioni, invece che attribuire fondi su base clientelare o a pioggia, facciano lo stesso. Tullio Jappelli 19.11.2009 BANDA LARGHISSIMA E PIANO CAIO D a marzo è stato consegnato al Governo il Piano Caio sulla rete di telecomunicazioni di nuova generazione. Si tratta della banda "larghissima", 5-10 volte più veloce di quella attuale, che alcuni paesi stanno già installando fino alle abitazioni. Occorre far partire questa, che è la principale infrastruttura di cui il paese ha veramente bisogno. E' un investimento consistente, da studiare dal punto di vista finanziario (nel piano Caio sono descritte alcune opzioni) ma con un importante ritorno per il paese, e molto più capace di creare posti di lavoro delle altre "grandi opere" di cui si parla. Il piano Scajola è un inizio, ma una goccia nel mare: il vero rinnovo della rete costerebbe forse 20 volte quanto il governo mette sul piatto. Non sono risorse che ci si può aspettare che il Governo possa spendere oggi, ma dire quale rete si vuole e cominciare a organizzare l'operazione sono passi fondamentali per non perdere altro tempo. Carlo Scarpa 18.11.2009 UN FUTURO SOSTENIBILE Fare ripartire il paese per ripren dere il corso precedente significa sprecare una grande opportunità. L'occasione da cogliere è quella di indirizzare lo sviluppo in una diversa direzione, più improntata alla sostenibilità. Importante è fare interventi di tipo strutturale. Un intervento, in linea di principio neutrale rispetto al bilancio statale, è quello di detassare il lavoro e tassare maggiormente l'energia in base alle emissioni generate. Si dovrebbe rispolverare la proposta di carbon tax introdotta nella Legge finanziaria per il 1998 dall'allora ministro Ronchi. La proposta è in linea con quanto si va prospettando in Europa. Un secondo tipo di intervento è di natura regolamentare per omogeneizzare il regime di autorizzazione e controlli legati alla diffusione delle energie rinnovabili e alle misure di efficienza energetica, al fine di favorire lo sviluppo di nuovi settori di attività economica che portano con sé occupazione e iniziativa imprenditoriale. Qui è importante migliorare i meccanismi di coordinamento e raccordo tra l’amministrazione centrale e quelle locali. Infine, si tratta di disegnare opportuni incentivi alla ricerca e innovazione nel campo delle nuove tecnologie sulle fonti energetiche alternative e su quelle di risparmio ed efficienza energetica. Dovrebbero essere incentivi sia alla ricerca di base e applicata, sia di riorientamento delle abitudini di consumo energetico. Marzio Galeotti 17.11.2009 LE PRIORITÀ PER FAMIGLIE E IMPRESE L’indicazione principale è per politiche a favore di soggetti che non possono soddisfare la propria domanda di consumo o di investimento in quanto vincolati, per motivi di reddito o di liquidità. Sono invece sconsigliate misure generalizzate di riduzione fiscale, perché destinano risorse anche a soggetti che consumerebbero o investirebbero comunque, a prescindere dall’aiuto ricevuto. Sul fronte delle imprese sono prioritari: la restituzione dei crediti che le aziende vantano nei confronti delle amministrazioni pubbliche, che hanno come ricaduta l’allungamento dei termini di pagamento reciproco fra le imprese stesse, e il rafforzamento dei fondi di garanzia sul rischio di credito, in modo da ridurre l’esposizione a tale rischio da parte delle banche. Su fronte delle famiglie è prioritaria l’estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori precari. Si può poi pensare a una riduzione del carico Irpef sui lavoratori a basso e medio reddito, ad esempio attraverso un aumento della detrazione per lavoro che possa essere trasformata in trasferimento positivo in caso di incapienza. Maria Cecilia Guerra 16.11.2009 INTERNI 23 novembre 2009 Giustizia e Libertà 33 Riceviamo e Pubblichiamo Tra tanto rumor di armi, un flebile voce di canto, scavi la dura pietra, e dia germoglio al canto di speranza. Aldo Lo chiamavano Bocca Mafiosa portava l'amore portava l'amore lo chiamavano Bocca Mafiosa portava le gnocche a Villa Certosa il senso etico non è una dote di cui sian colmi i politicanti ma quella volta a difendere Silvio non si schierarono tutti quanti. appena egli scese in campo contro le forze della sinistra tutti si accorsero in un lampo che era un colluso ed un piazzista Dietro al suo culo c'erano tutti Minzolini, Fede, Gasparri con una lingua talmente asciutta che sembravano dei ramarri chi fa politica per un ideale chi se la sceglie per professione Bocca Mafiosa né l'uno né l'altro lui per scampare alla prigione ad osannare chi da trent'anni con le sue imprese, con le sue imprese ad osannare chi da trent'anni condiziona tutto il paese ma la passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie a frequentarele minorenni fino a tradire la propria moglie c'era un cartello giallo con una scritta nera diceva "candidami alle europee te la do se mi fai far carriera". e fu così che da un giorno all'altro Bocca Mafiosa subì l'affondo degli scoop de La Repubblica e dei giornali di tutto il mondo ma gli scandali di Berlusconi che siano tangenti o che sian condoni nella Repubblica delle Banane durano solo due settimane ma tutti gli uomini del Presidente con una strategia surrettizia sui tg e nelle televisioni non diffondevano la notizia. e all'occasione successiva con altre zoccole si divertiva chi ebbe un lavoro chi ebbe una spilla lui solo in mezzo a tante brambilla Si sa che la gente mantiene il silenzio come Mills fece per l'assistito si sa che la gente mantiene il silenzio se tale silenzio è retribuito persino il parroco lo disprezza per la sua lotta all'immigrazione lo spot effimero della monnezza il nucleare, la sicurezza così una escort mai stata ministra che le parole del premier registra si recò alla procura di Bari a testimoniare sui loschi affari e con Obama neopresidente inevitabile è il paragone a loro un giovane vincente a noi un maniaco col pannolone e rivolgendosi al Cavaliere e all'avvocato suo faccendiere disse "le cose che ho rivelato saran valutate da un magistrato" ♥ e quelli andarono da "Il Giornale" e rilasciarono un'intervista: "quella schifosa c'ha qualche mandante sicuramente un comunista" "E arrivarono a diffamarmi questi cosacchi questi cosacchi se qualcuno vuole incastrarmi risponderò con le mie armi" Giustizia e Libertà Periodico Politico Indipendente Autorizzazione Tribunale di Roma n° 540/2002 del 18.09.2002 Proprietà: L. Barbato Redazione: Via Monte di Casa, 65 -00138- Roma E-Mail: [email protected] Fax: (+39) 06.6227.6293 Direttore Responsabile: Luigi Barbato Vice Direttore: Paolo Di Roberto Redattore Capo: Tom Magne 34 Giustizia e Libertà INTERNI 23 novembre 2009 RUTELLI, il CAMALEONTE da IL FATTO QUOTIDIANO, 2 novembre 2009)