Anno 8 - n° 292
WWW.GIUSTIZIA-e-LIBERTA.COM
23 novembre 2009
G iustizia e L ibertà
Distribuzione telematica
… basta...
di Antonio Padellaro
(a pagina 3)
…colpo di spugna
da La Repubblica
Periodico Politico Indipendente
Il “capo” è in piena crisi
di Luigi Barbato
(a pagina 4)
Silvio c’è ma lavora
solo per sé ...
di Eugenio Scalfari
(a pagina 5 - 7)
La favola dei 106
processi
di Giuseppe D’Avanzo
(a pagina 8 - 10)
Indagine esplosiva
di Lirio Abate
(a pagina 11 - 12)
un’altra vittima si stato
di Beppe Grillo
(a pagina 12 - 13)
Processi brevi ...
di Michele Serra
(a pagina 15)
Eutanasia della...
di Mons. Gianfranco Bottoni
(a pagina 14)
Fabbrica del
Panico
di Furio Colombo
(a pagina 16 - 20)
Copia gratuita
Vogliamo
essere,
vorremmo
cercare di
essere il
più
obiettivi
possibile. Anche se ci
risulta molto difficile
esserlo, quando si parla
del nostro “capo”.
Ma, costi quello che
costi, cercheremo con
onestà intellettuale a
perseguire la strada di
“cercare di essere il
più obiettivi possibile”.
E diamo questa nostra
posizione come un dato
di fatto.
Quanto abbiamo appreso in questi ultimi giorni ha solamente qualcosa di assolutamente in-
comprensibile: la levata
di scudi, a tutto campo,
dell’intero
-o quasiPdL contro la sentenza
della Corte Costituzionale che ha sancito l’illegittimità del Lodo Alfano con velate -a volte neanche tanto velateaccuse al Presidente Na
politano, e sostenendo
tesi (“primus inter
pares” contrapposto al
“primus super pares”)
la cui veridicità ci porterebbe a credere alla
fantascienza.
Ma ammettiamo che le
reazioni “a caldo” possano essere dipese dalla
rabbia per lo smacco
subito.
Ciò che invece non si
riesce a credere e ciò
che è accaduto dopo.
Lasciamo da parte, la
esamineremo in seguito, la proposta del “pro
cesso breve”, veniamo
invece a parlare del fatto più clamoroso che ha
preceduto questa proposta.
Alludiamo specificatamente a quella richiesta
che il “capo” , nella sua casa di Arcore, ha avanzato ai suoi patners
di governo: Gianfranco
Fini (co-fondatore del
PdL) e Umberto Bossi
(Lega).
La richiesta,ai suoi due
“amici” è la seguente:
avrebbero dovuto “firmare” una dichiarazione in cui si impegnavano a non permettere che
Lui, “il capo” fosse
mai processato.
Sinistra … manca
il manuale
di Alessandro Robecchi
(a pagina 20)
10 motivi per il
“NO B-Day”
di Antonio Di Pietro
(a pagina 21)
Berluschino
in breve
di Marco Travaglio
(a pagina 222 - 28)
...nessun ricatto...
da La Repubblica
(a pagina 29)
Grasso e Spataro
da La Repubblica
(a pagina 30)
Idee per uscire
dalla crisi
da www.lavoce.info
(a pagina 31 - 32)
Bocca di Rosa
di Aldo
(a pagina 31 - 32)
Il Camaleonte
da “UNITA' del 2009.11.12
(Continua a pagina 2)
2
Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Il “capo” è in piena crisi
(Continua da pagina 1)
Pare che nessuno dei suoi
partner abbia aderito alla sua
richiesta…..
Crediamo che solo il
“concepire”, l’“avanzare” una
simile richiesta abbia dei
caratteri allucinanti.
All’apprendere questa iniziativa
siamo rimasti letteralmente
sconvolti e ci si è rafforzata
sempre di più la consapevolezza che il “capo” è oramai
-e da un bel po’ di tempo- non
“compus sui”.
Intanto il Financial Times (11
novembre) in una corrispondenza da Roma di Guy Dinmore riferisce dell'"accordo" raggiunto martedì dal capo del governo con un "alleato chiave",
il presidente della Camera e numero due del Pdl Gianfranco
Fini. per una riforma del sistema giudiziario che "i leader
dell'opposizioni temono sia
diretta principalmente a concludere due processi contro il
magnate dei media miliardario".
Ed arriviamo all’oggi, alla ventilata legge “per il riordino del
la Giustizia” che stabilisce il
“Processo Breve”.
In un altro articolo FT afferma
che Fini, "un possibile erede
del 73enne premier", ha accettato di mandare avanti al più
presto una legislazione che limiti alcuni processi a un totale
di sei anni.
"Nell'assenza di dettagli sulla
legislazione proposta, non è
immediatamente chiaro se il
limite di sei anni salverebbe
Berlusconi dai tribunali",
scrive il quotidiano finanziario
britannico, a cui un collaboratore del premier, la cui identità
non viene precisata, ha indicato
che il presidente del Consiglio
"si sta preparando a difendersi nelle aule di giustizia,
come ha pubblicamente promesso".
Una nostra fonte legale -di solito ben informata- indica che
se il limite di sei anni fosse diviso in tre periodi di due anni,
per il processo iniziale e per i
due appelli successivi, "allora
il processo contro Mediaset",
uno dei due, in cui Berlusconi è
imputato, "scadrebbe entro
questo mese".
E che "impegni di governo im
pediranno" a Berlusconi "di
essere presente ad alcune
sedute giudiziarie", e che gli
avvocati del premier hanno già
comunicato al tribunale di Milano che egli non potrà partecipare all'udienza del 16 novem
bre a causa di un summit dell'Onu sull'alimentazione a Roma.
Per l'altro processo (quello per
corruzione per il quale è già
stato condannato l'avvocato
inglese David Mills, accusato
di avere ricevuto da Berlusconi
una bustarella da 600 mila
dollari per mentire in due
processi contro il proprietario
di Mediaset) i giudici fisseranno una data il 27 novembre,
"facendo ricominciare il processo dall'inizio, con nuovi
magistrati, anziché riprenderlo dal punto in cui venne
interrotto quando a Berlusconi fu data l'immunità" in virtù
del Lodo Alfano.
Cioè della legge, fatta approvare dal suo governo, per
sospendere procedimenti giudiziari contro le prime quattro
maggiori cariche dello Stato.
Che con il progetto di legge
“Processi Brevi” -voluto solo
ed unicamente per salvare il
“capo” e metterlo al riparo dalla Giustizia- si debbano buttare
a mare diecine e diecine di procedimenti in specie quelli che
riguardano le truffe ai risparmiatori e i danni ai lavoratori è cosa oramai ben nota.
Che importanza può mai avere ? ?
Che -a sentire Felice Casson e
Carlo Federico Grosso- vengano cancellati i processi Parmalat e Cirio, Eternit, Thyssen.
Che importanza può mai avere ? ?
Che importanza possono avere i
familiari delle vittime, i risparmiatori finiti sul lastrico,
gli avvelenati.
Ecco, poi, in seconda battuta,
ricomparire all’orizzonte Margherita Boniver che da anni,
pare, cerchi di far ripristinare la
legge sull’ “immunità parlamentari”.
Norma che, a suo dire, fu «cancellata con un incredibile atto
di vigliaccheria nell'ottobre
del 1993 in clima di pesante
intimidazione».
Noi vorremmo che codesta “pa
sionaria del PSI Craxiano”
cercasse di curare la sua -incolpevole, ci augureremmovuoto di memoria, dato che
nella realtà dei fatti (e gli atti
reperibili alla Camera possono
ben convalidare le nostre parole) la norma fu approvata all’
“unanimità, con solo DUE astensioni” !
Ma bando a queste considerazioni, quello che ancora ci sfug
ge è la motivazione di fondo
che spinge il “capo” a “dare di
matto” (questa è l’unica definizione che a nostro avviso può
dare una seppur vaga idea sul
super attivismo nevrotico, osses
sivo, compulsivo cui attualmente è soggetto).
L’unica motivazione che riusciremmo a considerare valida almeno per lui- la potremmo
ritrovare accennata in due articoli ben distinti e che ora sottoponiamo alla vostra attenzione: «se passa il principio
che un politico (vedi il caso
Cosentino) su cui la magistratura indaga per concorso in
associazione camorristica non
può fare il governatore della
Campania, che cosa succederebbe se per ipotesi un pentito, poniamo Spatuzza, dovesse testimoniare a Palermo
che gli uomini di fiducia della
mafia siedono oggi molto più
in alto ?»
(Altri organi di stampa lo descrivono addirittura in preda a
“troppa disperazione”)
Questa è la vera ed unica
domanda che, a nostro avviso, dovremmo porci.
Luigi Barbato
INTERNI
23 novembre 2009
Giustizia e Libertà
3
Il popolo che dice basta
di Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2009)
Presidente
Napolitano.
Presidente Fini. “Adesso
basta” è il titolo che
abbiamo stampato ieri sulla
prima pagina del Fatto
Quotidiano. Adesso basta è
scritto sulle migliaia di
messaggi che giungono al
nostro giornale. Tutti
indistintamente chiedono di
mettere la parola fine allo
scandalo che da quindici
anni sta sfibrando l’Italia: la
produzione incessante di
leggi personali per garantire
a Silvio Berlusconi la totale
immunità e impunità in
spregio alla più elementare
idea di giustizia.
Quello che rivolgiamo a voi
che rappresentate la prima e la
terza istituzione della Repubblica
(sulla seconda, il presidente del
Senato Schifani pensiamo di non
poter contare) non è un appello ma
una richiesta di ascolto che, siamo
certi, non andrà delusa. Tutte
quelle lettere, e-mail, fax
esprimono una protesta e una
speranza.
Di protesta “contro l’arroganza di
DIFFONDI
e
FAI FIRMARE
un Potere che sembra aver perso
ogni senso della misura e anche
quello del decoro”, scrisse Indro
Montanelli sulla Voce nel 1994,
all’epoca del decreto Biondi. Fu il
primo tentativo di colpo di spugna
al quale ne sarebbero seguiti altri
diciotto negli anni a seguire fino
all’ultima vergogna chiamata
“processo breve”.
Allora la battaglia fu vinta.
La redazione della Voce fu
alluvionata di fax dei lettori
disgustati, il decreto fu
ritirato e il grande giornalista
così rese omaggio allo spirito
di lotta dei concittadini:
“Fino a quando questo
spirito sarà in piedi, indifferente alle seduzioni, alle
blandizie e alle minacce, la
democrazia in Italia sarà al
sicuro ”.
Malgrado abbia attraversato
tante sconfitte e tante
delusioni quello spirito non
appare per nulla fiaccato e
chiede di trovare una risposta
capace di dirci che la politica
non è solo interesse
personale e disprezzo per gli
altri. Che le istituzioni sono
davvero un baluardo contro le
prepotenze del più forte. Questa è
la nostra speranza presidente
Napolitano e presidente Fini. Per
questo vi trasmetteremo i
messaggi dei nostri lettori.
Tenetene conto.
♣
La Buona Notizia del giorno
Segnalataci da Fern
Roma, 13-11-2009
Nuovo record del debito pubblico a settembre.
Lo stock, informa il Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia, si e' attestato a quota
1.786,841 miliardi di euro, con un incremento dell'1,66% rispetto ai 1.757,496 miliardi di agosto,
precedente massimo storico.
In dodici mesi il debito e' cresciuto di 138,768 miliardi rispetto ai 1.648,073 miliardi segnati a
settembre dell'anno scorso, pari all'8,42%.
Da fine 2008, quando si collocava a 1.663,031 miliardi, l'incremento e' di 123,81 miliardi, pari al
7,44%.
Aumenta il calo delle entrate, nei primi 9 mesi -3,5%
Si accentua la flessione delle entrate che nei primi nove mesi segna una riduzione del 3,5%
rispetto allo stesso periodo del 2008.
In valore assoluto nelle casse dell'erario sono arrivati circa 9 miliardi in meno, per l'esattezza 8
miliardi 978 milioni.
Nei primi otto mesi il calo cumulato si era fermato al 2,5%: pesa infatti l'andamento del gettito di
settembre che lascia sul terreno circa 2,4 miliardi scendendo dai 22,5 miliardi del 2008 ai 20,1
miliardi del 2009.
♣
4
Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Processo breve, Berlusconi ci riprova Pd:
«E’ colpo di spugna»
I giudici: imbarazzante
da La Repubblica, 12.11.2009)
La maggioranza ha presentato al
Senato l'atteso disegno di legge sul
processo breve. Il provvedimento reca
tra le altre le firme dei capigruppo e
del vicecapogruppo del Pdl Maurizio
Gasparri e Gaetano Quagliariello e del
presidente dei senatori leghisti
Federico Bricolo.
L'articolo 1 del provvedimento fissa
le modalità per la durata ragionevole
per i processi oltre la quale, nel caso
in cui il ddl diventi legge, il processo
verrà estinto.
Nel testo si legge che «non sono
considerati irragionevoli i periodi
che non eccedono la durata di due
anni per il primo grado, due anni
per il grado d'appello ed ulteriori
due anni per il giudizio di legittimità, nonchè di un altro anno in
ogni caso di giudizio di rinvio».
Il giudice può aumentare fino alla
metà i termini.
Queste disposizioni di applicano a
tutti i processi in corso alla data di
entrata in vigore della legge, fatta
eccezione per quei procedimenti
pendenti dinanzi alla Corte d'appello o
alla Corte di cassazione.
per i processi brevi che la maggioranza ha presentato in Parlamento
rischi di essere incostituzionale.
«Non ho letto il testo ma da quello
che leggo sui giornali certamente
c'è il rischio di incostituzionalità»,
spiega il segretario del Pd che ribadisce la netta contrarietà a qualunque
provvedimento che impedisca di
celebrare i processi.
«Processo breve purché ci sia è il
mio slogan -dice Bersani-, norme
per snellire la giustizia sono
auspicabili e il Pd ne ha presentate
un bel pò, norme per far saltare i
processi in corso non sono accettabili di fronte all'opinione pubblica, la maggioranza si convinca
perché se si dovesse andare allo
scontro non sarà responsabilità
dell'opposizione».
Non nasconde la sua irritazione Anna
Finocchiaro, capogruppo dei senatori
Pd quando, davanti ai giornalisti
scorre il testo del ddl sul processo
breve.
Ad un certo punto della lettura sbotta:
«Il ddl non si applicherà per il furto
aggravato. Così per il rom che ruba
il processo rimarrà, mentre procesPier Luigi Bersani ritiene che la norma si come Eternit, con tutti quei
morti, Thyssen, Cirio e Parmalat
andranno al macero» e sbatte il testo
contro lo stipite della porta della sala
Maccari dove un attimo prima aveva
espresso le prime «perplessità» sul
provvedimento.
«Si tratta -aveva detto davanti alle
telecamere prima del gesto di stizzadi una sorta di salviamo tutti per
salvare uno».
Anche il neo segretario Bersani è
stato categorico, rilevando il rischio
incostituzionalità della legge: "Non
discutiamo su
leggi fatte per
il premier",
ha detto, e ha
annunciato
battaglia.
L'Italia
dei
valori è pronta
a chiedere il
referendum
contro
la
legge
sul
processo
breve.
Lo
dice
Antonio
Di
Pietro: «Il 5
dicembre con
la manifestazione a piazza Navona an
nunceremo
l'impegno a
raccogliere le
firme per un
referendum
contro
una
legge incostituzionale, immorale e
contro gli interessi degli italiani. La
legge proposta dice che dopo 2 anni
il processo non si deve fare più. Per
questo migliaia di processi, tra cui
quelli sui maggiori scandali italiani
da Parmalat ai bond argentini, andranno tutti estinti: è la più grande
amnistia mascherata della storia».
Mentre Alfano ovviamente dice di
apprezzare lo spirito del ddl, critiche
vengono anche dal centrodestra.
Il giurista Baldassarre, ex presidente
della Corte costituzionale lo giudica
"incostituzionale e imbarazzante".
♣
INTERNI
23 novembre 2009
Giustizia e Libertà
5
SILVIO C' È MA LAVORA SOLO
PER SÉ NON PER VOI
di Eugenio Scalfari (Repubblica, 15 novembre 2009)
Domenica scorsa, cogliendo l' occasione offerta dalla celebrazione
della caduta del Muro di Berlino,
mi sono chiesto se nei vent' anni
successivi fosse cambiata la percezione della felicità, individuale e
collettiva. Ed ho risposto che sì, la
percezione della felicità è da allora
molto cambiata. Non abbraccia più
il futuro; si è ristretta al presente e
dunque è molto più effimera di
prima perché il presente è un
punto estremamente fuggitivo, non
è una linea che si proietti in
avanti verso le generazioni
successive alla nostra.
Il concetto di felicità ha perso la sua dinamica.
Questo mutamento ha prodotto effetti rilevanti nella
politica e nell' economia.
Gran parte della crisi mondiale si deve a questi effetti.
In Italia è stato avvertito con
maggiore intensità che altrove. Il fenomeno Berlusconi si
spiega anche come conseguenza del nuovo modo di
concepire la felicità. Nello
stesso senso si spiegano le
difficoltà
del
presidente
Obama sul tema della sanità:
gran parte degli americani
teme che quella riforma comporti pesanti gravami fiscali e
si rifiuta di sopportarli; non
vuole pagare oggi il costo d'
una riforma che darà maggiore assistenza in futuro.
Esiste un nesso molto stretto tra la
nuova legge «ad personam» che
salverà il nostro presidente del
Consiglio dai processi pendenti
nei suoi confronti e la sua popolarità. Quella legge è percepita da
una parte rilevante dell' opinione
pubblica come un' evidente violazione del principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla
legge. La prova di quanto sia
diffusa questa percezione sta nella
immediata, straordinaria adesione
popolare all' appello lanciato ieri
su Repubblica da Roberto Saviano, che chiede al presidente del
Consiglio di ritirare quella «norma del privilegio». E che sia tale,
del resto, i sostenitori di quel provvedimento non ne fanno mistero.
Lo stesso Berlusconi lo riconosce
ed infatti esso è approdato in Parlamento come sostitutivo della
legge Alfano che stabiliva la non
processabilità del presidente del
Consiglio. Gli italiani sono dunque
consapevoli del privilegio -ingiusto come tutti i privilegi- che il
premier otterrà dalla sua docile
maggioranza parlamentare, ma
gran parte di essi sembra comunque disposta a tollerare che quel
salvacondotto divenga legge dello
Stato. Si attende però una contropartita, si attende cioè di poter
beneficiare del clima di lassismo
morale che quel privilegio e la
legge che lo sancisce estenderà a
tutte le furberie, le elusioni, l'indebolimento delle regole o addirittura la loro eliminazione che
contrassegnano il carattere nazionale. I condoni scaricano il peso
sulle future generazioni ma
alleviano chi vive nel presente. La
legge che estingue i processi del
premiere quelli similari al suo è
una sorta di condono, una parziale
amnistia e come tale è gradita. Gli
effetti moralmente perversi e le
deformazioni che ne derivano
riguardano il futuro, ma il futuro
ha perso interesse di fronte ad un
presente più facile, a regole
sempre più esangui, a reati sordidi
degradati al rango di peccati
veniali. Il presidente del Consiglio
è intelligente, specie quando si
tratta di tutelare i propri interessi.
Se la legge che estingue i suoi
processi gli procurasse un calo
vistoso di popolarità, probabilmente non ne reclamerebbe l' approvazione.
Probabilmente affronterebbe i pro
cessi sperando nell' abilità dei suoi
avvocati. Ma pensa che lo smottamento della sua popolarità non ci
sarà oppure sarà di modeste
proporzioni e quindi va avanti,
disposto
se
necessario
ad
appellarsi al popolo e voglioso di
trasformare
lo
Stato
repubblicano in un regime
autoritario senza più ostacoli
né controlli che tarpino le ali
ai suoi desideri. La potenza
mediatica concentrata nelle
sue mani gli consente inoltre
di raccontare a proprio
vantaggio una inesistente
realtà, cancellando tutto ciò
che
possa
ostacolare
il
processo di beatificazione
della sua immagine. «Meno
male che Silvio c' è» intonano
i devoti. Senza di lui così
raccontano i nove decimi dei
mezzi di comunicazione - le
catastrofi si accumulerebbero.
Quelle che avvengono e che
sono innegabili derivano da
fattori esterni o dall' odio delle
opposizioni che gli impediscono di lavorare.
Nonostante
tali
ostacoli
tuttavia, il governo ed il suo
Capo lavorano e sostengono
una situazione che sen za di loro
diventerebbe disperata.
E qui comincia l' elenco dei risultati miracolosi già realizzati e
quelli ancor più mirabili che stanno per avvenire.
Volete bloccare tutto ciò ?
Tutti questi fatti mirabili che vi
consoleranno nei prossimi mesi
delle vostre attuali afflizioni ?
***
Questa è dunque la partita in corso
tra il premier e chi gli si oppone.
Non sto a ripetere le caratteristiche
che rendono inaccettabile l'
ennesima legge «ad personam», l'
inverecondo salvacondotto che il
potente imputato reclama. Ne
accennerò soltanto alcuni.
(Continua a pagina 6)
6
Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
SILVIO C' È MA LAVORA SOLO PER SÉ NON PER VOI
(Continua da pagina 5)
Primo: le leggi che cambiano le
procedure giudiziarie non sono
mai retroattive, riguardanoi nuovi
processie non quelli in corso.
Quando le loro disposizioni sono
più favorevoli per gli imputati,
quelli dei processi in corso possono chiederne l' applicazione che
viene decisa dal giudice. Nel
nostro caso invece la retroattivitàè
disposta dalla legge.
Secondo:
l' elenco dei reati esclusi dal processo breve contiene
casi incongrui e stridenti rispetto
all' ordinamento. Si include nel
processo breve la corruzione e la
concussione, ma si esclude invece
il furto e il reato di clandestinità
per il quale la pena edittale
prevede una semplice contravvenzione. Sono soltanto due esempi, ma molti altri ce ne sono e
certamente emergeranno durante l'
iter parlamentare.
Terzo: cadranno in prescrizione
decine di migliaia di processi
alcuni dei quali molto gravi,
lasciando senza giustizia le parti
offese e «graziando» fior di
mascalzoni. Quarto: il processo
breve è riservato agli imputati in
primo grado di giurisdizione e non
riguarda per ora quelli del secondo
e del terzo grado. Esistono insomma ragioni plurime di discriminazione e altrettanto plurimi motivi di incostituzionalità. Vedrà il
presidente della Repubblica se -a
legge approvata- quei motivi risul
teranno manifestamente fondati
oppure saranno rimessi al vaglio
della Corte costituzionale. Ricordo
soltanto che la legge Alfano è
stata cancellata dalla Corte perché
discriminava. Quali che siano stati
gli artifici dell' avvocato Ghedini,
questa legge è altrettanto discriminatoria e «personale», con la
differenza aggravante di recare
vistosi danni all' ordinamento che
invece non era toccato dalla legge
Alfano. Insomma una pezza a
colore che rende il buco ancor più
evidente.
***
Veniamo ai supposti benefici che
questo governo avrebbe procurato
al Paese e ai cittadini che lo
abitano. I rifiuti sgombrati da
Napoli.
È vero.
Purtroppo altrettanti rifiuti stanno
sommergendo Palermo ma di
questi si parla pochissimo perché
il Capo non gradisce. Le case
ricostruite a L' Aquila e in
Abruzzo. È parzialmente vero. Le
casette pagate dalla Croce Rossa e
dalla Provincia di Trento sono in
avanzata messa in luogo. Tardano
gli altri manufatti e tarda la
ricostruzione del centro storico. L'
inverno è cominciato e sono ancora migliaia i terremotati ospitati
nelle tende con gravi disagi. La
sicurezza dei cittadini non è
affatto migliorata. Forse era stata
percepita al di sopra delle realtà,
ma questa iperpercezione sta ora
confrontandosi con una situazione
concreta che non è particolarmente tranquillizzante. Alcuni rea
ti sono in diminuzione, altri ancor
più odiosi sono in aumento. Tra
questi la caccia agli omosessuali e
gli stupri stanno creando serissimi
problemi. Il flop delle ronde
civiche è sotto gli occhi di tutti.
Altrettanto lo è la situazione miserevole della polizia di Stato,
scarsa di mezzi e di personale. La
politica del Mezzogiorno è a dir
poco latitante. Un terzo del paese
è abbandonato a se stesso. Le differenze di reddito con il Nord sono aumentate. Le forze della camorra e della ' ndrangheta non
danno segni di indebolirsi malgrado arresti e retate delle Forze
dell'ordine perché ad ogni arrestato ci sono altre nuove reclute e
nuovi capi. Il federalismo è ancora
un guscio vuoto del quale si ignorano i costi e i benefici. I treni dei
pendolari continuano ad essere
uno scandalo nazionale. La messa
in sicurezza di paesi e città
costruiti a ridosso di colline e mon
ti franosi non fa un solo passo
avanti: gli enti locali e la Protezione civile si palleggiano competenze e responsabilità ma non ci
sono fondi per gli interventi o
sono destinati ad altri usi. Perciò
si continua a morire di morte
annunciata. Egualmente di morte
annunciata si continua a morire
per incidenti sul lavoro.
Egualmente non si fanno passi
avanti nella sicurezza delle scuole,
delle quali un' altissima percentuale è stata dichiarata insufficiente, inadatta o addirittura pericolante. Il precariato sta già
esplodendo e più esploderà nei
prossimi mesi. La stessa sorte incombe sulle piccole e piccolissime
imprese, tanto al Sud quanto al
Nord e al Centro. Ma qui siamo
sul terreno dell' economia che
merita un discorso a parte.
***
Il «dominus» responsabile della
politica economica è Giulio Tremonti, ma il Capo del governo che
sta sopra di lui gli indica gli
obiettivi che a lui più interessano.
Bisogna dunque considerarli insieme nella concordia discorde nella
quale hanno fin qui operato.
Tremonti sostiene di essersi accorto per primo della crisi internazionale incombente. Tuttavia le
sue prime mosse furono del tutto
incongrue rispetto alla crisi in
arrivo. Soprattutto lo fu l' abolizione dell' Ici, ma qui la responsabilità non è sua: giustizia vuole
che la si addossi al premier.
Aveva promesso in campagna elettorale quell' abolizione e impose a Tremonti di adempiervi.
Gli impose altresì di «non mettere le mani nelle tasche degli italiani», altro vincolo poco compatibile con la tempesta in arrivo.
Il vincolo è stato in apparenza rispettato, ma la pressione fiscale e
contributiva è aumentata ed ha
segnato in questi mesi il suo
massimo storico. Non è previsto
che scenda nel prossimo futuro ed
è lo stesso Dpef (documento
ufficiale del ministero del Tesoro)
a certificarlo.
Questo aumento della pressione
fiscale è in contrasto con il vincolo di «non mettere le mani»
eccetera. In parte si può spiegare
con la diminuzione del reddito
dovuta alla crisi, in altra parte con
imposte pagate da soggetti nuovi
entrati da poco nella platea dei
contribuenti. Vantaggi da questa
parte, zero. È stato più volte
dichiarato da parte del Tesoro chei
conti pubblici sono stati messi in
sicurezza.
È falso.
Il deficit rispetto al Pil ha superato
il 5 per cento e l' Europa ci ha
imposto il rientro sotto al 3 per
cento entro il 2012.
L' avanzo netto è stato azzerato.
Lo stock di debito pubblico è di
nuovo ai massimi e salirà ancora
nel 2010 (Dpef).
Quindi la finanza pubblica non è
stata affatto risanata, Bruxelles ce
lo fa presente una volta al mese.
Nel frattempo è cresciuta la spesa.
Molto cresciuta. Ma non è riuscita
a rilanciare i consumi che stanno
pericolosamente diminuendo. I
commercianti sono infatti in allarme rosso. Nei giorni scorsi si
diffuse una grande euforia dal
(Continua a pagina 7)
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
7
SILVIO C' È MA LAVORA SOLO PER SÉ NON PER VOI
(Continua da pagina 6)
governo, dal premier, dalle associazioni
industriali,
perché
sembrò che in agosto ci fosse
stata un' impennata improvvisa
della produzione industriale.
Non era in realtà un' impennata
ma un modesto recupero del 6
per cento rispetto al crollo
registrato nel 2009 sul 2008.
I media presidenziali lanciarono
al cielo grida di giubilo e chi raccomandava prudenza nei giudizi
fu insultato come Cassandra
antitaliana. Bene. In settembre c'
è stato di nuovo una cifra
pesantemente negativa nella
produzione industriale e in
ottobre altrettanto. Ora siamo
addirittura sotto il crollo dell'
anno precedente.
Ma questo sarebbe ancora poco.
Aumenta la disoccupazione e aumenterà ancora di più nei
prossimi mesi e nei prossimi
anni perché quand' anche
cominci una sia pur timida
ripresa, essa non sarà foriera di
nuova occupazione.
Questo fenomeno è mondiale e
non soltanto italiano, perciò ineluttabile. Sono stati presi provvedimenti per far fronte ad una
situazione di questa gravità?
Nessuno. Non è neppur vero che
tutti i disoccupati siano assistiti,
manca un sistema efficace e
integrale
di
ammortizzatori
sociali e non è alle viste nessun
provvedimento in materia. Di
riforme sociali neppur l' ombra.
Di liberalizzazioni idem. Sono
invece alle viste alcuni nuovi
carrozzoni pubblici tra i quali si
distingue la famosa Banca del
Sud, che saranno fonte di sprechi
e di clientele all' assalto. Nel
frattempo l' Italia ha perso peso
in Europa e sullo scenario
mondiale. Dei vantaggi procurati
al Paese non c' è dunque traccia
alcuna. Al contrario. Poiché
quanto è stato fin qui detto si
basa su dati ufficiali di agenzie
internazionali e dello stesso
governo, è falso che questa sia
una fantasiosa ricostruzione
della realtà. La fantasiosa
ricostruzione è invece quella del
governo che, a dispetto dei dati
dallo stesso diffusi, magnifica
risultati che le sue stesse cifre
smentiscono. Si tratta di improntitudine, o faccia di bronzo che
dir si voglia.
Eugenio Scalfari
La Repubblica
15.11.2009
Riceviamo e Pubblichiamo
Era una barzelletta, ora“promemoria”
Berlusconi: 'Signor parroco, mi vorrei confessare'
Parroco: 'Certo figliolo, qual'è il tuo nome?' Berlusconi: 'Silvio Berlusconi,
padre.'
Parroco: 'Ah! Ah! Il presidente del Consiglio ! ?'
Berlusconi: 'Si, padre.'
Parroco: 'Ascolta, figliolo, credo che il tuo caso richieda una competenza
superiore. E' meglio che tu ti rechi dal Vescovo.'
Così Berlusconi si presenta dal Vescovo, chiedendogli se può confessarlo.
Vescovo: 'Certo, come ti chiami ?'
Berlusconi: 'Silvio Berlusconi'
Vescovo: 'Il presidente del Consiglio ? No, caro mio, non ti posso
confessare: il tuo è un caso difficile. E' meglio che tu vada in
Vaticano.'
Berlusconi va dal Papa.
Berlusconi: 'Sua Santità, voglio confessarmi.'
Papa: 'Caro figlio mio, come ti chiami ?'
Berlusconi: 'Silvio Berlusconi'
Papa: 'Ahi ! Ahi ! Ahi ! Figliolo ! Il tuo caso è molto difficile per me.
Guarda qui, sul lato del Vaticano c'è una cappella. Al suo interno
troverai una croce. Il Signore ti potrà ascoltare.'
Berlusconi, giunto nella cappella, si rivolge alla Croce: 'Signore, voglio
confessarmi.'
Gesù: 'Certo, figlio mio, come ti chiami ?'
Berlusconi: 'Silvio Berlusconi.'
Gesù: 'Ma chi? Il Presidente del Consiglio?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'L'ex amico di Craxi ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'L'inventore dello scudo fiscale per far rientrare dalle isole Cayman
e da Montecarlo tutti i soldi che i tuoi amici hanno sottratto al
fisco ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'L'amico dei Neo-Fascisti e Neo-Nazisti, particolare che si è
dimenticato di riferire al Congresso americano ?'
Berlusconi: 'Ehm... si, Signore.'
Gesù: 'Quello che ha abbassato dell'1% le tasse dirette e costretto
comuni/province/regioni ad aumentare le tasse locali del 45% per
tenere aperti asili, trasporti, servizi sociali essenziali ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha ricandidato 13 persone già condannate con sentenza
passata in giudicato?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha modificato la legge elettorale in modo che siano le segreterie di partito a scegliere gli eletti e non più i cittadini ?’
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha omesso qualsiasi controllo sull'entrata in vigore
dell'Euro permettendo a negozianti e professionisti di raddoppiare
i prezzi in barba a pensionati e lavoratori a reddito fisso ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha abolito la tassa di successione per i patrimoni miliardari e subito dopo ha cointestato le sue aziende ai figli ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha quadruplicato il suo patrimonio personale e salvato le
sue aziende dalla bancarotta da quando è al governo e che dice che
è entrato in politica gratis per il bene degli italiani ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha epurato dalla RAI I personaggi che non gradiva ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha fatto la Ex-Cirielli, la Cirami e la salva-Previti ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha fatto una voragine nei conti dello stato e ha cambiato
3 volte ministro del tesoro ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha dato, a spese degli italiani, il contributo per il decoder
digitale per permettere al fratello di fare soldi con una società che
li produceva ?'
(Continua a pagina 8)
8
INTERNI
Giustizia e Libertà
23 novembre 2009
Il Cavaliere
e la favola dei 106 processi
di Giuseppe D’Avanzo, La Repubblica, 20.11.2009
Si dice: il processo sia "breve" e
se questa rapidità cancella i processi di Silvio Berlusconi sia benvenuta perché contro quel poveruomo, dopo che ha scelto la politica (1994), si è scatenato un "accanimento giudiziario" con centinaia di processi.
Al fondo della diciottesima legge
ad personam, favorevole al capo
del governo c'è soltanto uno schema comunicativo, fantasioso, perché privo di ogni connessione con
la realtà. È indiscutibile che un
giudizio debba avere una ragionevole durata per non diventare giustizia negata (per l'imputato innocente, per la vittima del reato).
"Processo breve", però, è soltanto un'efficace formula di marketing politico-commerciale.
Nulla di più.
Per credere che dia davvero dinamismo ai dibattimenti, bisogna dimenticare che le nuove regole (durata di sei anni o morte del processo) sono un imbroglio, se non
si migliorano prima codice, procedura, organizzazione giudiziaria.
Sono una rovina per la credibilità
del "sistema Italia", se definiscono "non gravi" i reati economici
come la corruzione. Con il tempo,
la ragione privatissima del disegno
di legge è diventata limpida anche
per i creduloni, e i corifei del so-
vrano ora ammettono in pubblico
che la catastrofica riforma è stata
pensata unicamente per liberare
Berlusconi dai suoi personali grattacapi giudiziari.
L'effrazione di ogni condizione
generale e astratta della legge
deve essere sostenuta -per
c o n fo r m a r e la m e n t e d e l
"pubblico"- da un secondo
soundbite, quella formuletta breve
e convincente che, come una
filastrocca, deve essere recitata in
tv, secondo gli esperti, al ritmo di
6,5 sillabe al secondo, in non più
di 12/15 secondi.
Diffusa, ripetuta e disseminata dai
guardiani vespi e minzolini dei
flussi di comunicazione, suona così: Silvio Berlusconi ha il diritto di
proteggersi -sì, anche con una legge ad personam- perché ha dovuto
subire centinaia di processi dopo
la sua "discesa in campo", spia
di un protagonismo abusivo e tutto politico della magistratura che
indebolisce la democrazia italiana.
Bene, ma è vero che Berlusconi è
stato "aggredito" dalle toghe soltanto dopo aver scelto la politica ?
E quanto è stato "aggredito" ?
Davvero lo è stato con "centinaia
di processi" tutti conclusi con un
nulla di fatto ?
Domande che meritano parole
factual, se si vuole avere un'opinio
ne corretta anche di questo argo-
Era una barzelletta, ora“promemoria”
(Continua da pagina 7)
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che depenalizzato il falso in bilancio ed ha introdotto la
galera per chi masterizza I DVD ?'
Berlusconi: 'Si, signore.'
Gesù: 'Quello che ha permesso alla Francia di saccheggiare la BNL e si è
fatto prendere a pesci in faccia quando ENEL ha tentato di
acquisire una società francese ?'
Berlusconi: 'Ehm... sono sempre io, Signore.'
Gesù: 'Figlio mio, non hai bisogno di confessare. Tu devi solamente
ringraziare.'
Berlusconi: 'Ringraziare ???? E chi, Signore ?'
Gesù: 'Gli antichi Romani, per avermi inchiodato qui.
Altrimenti sarei sceso e t'avrei fatto un C... COSI'!!!
♠
mento sbandierato da tempo e accettato senza riserve anche dalle
menti più ammobiliate.
Il numero dei processi di Berlusconi è un mistero misericordioso
se si ascolta il presidente del consiglio.
Dice il Cavaliere: "In assoluto
[sono] il maggior perseguitato
dalla magistratura in tutte le epoche, in tutta la storia degli uomini in tutto il mondo.
[Sono stato] sottoposto a 106
processi, tutti finiti con assoluzioni e due prescrizioni" (10
ottobre 2009).
Nello stesso giorno, Marina Berlusconi ridimensiona l'iperbole
paterna: "Mio padre tra processi
e indagini è stato chiamato in
causa 26 volte. Ma a suo carico
non c'è una sola, dico una sola,
condanna. E se, come si dice,
bastano tre indizi per fare una
prova, non le sembra che 26 accuse cadute nel nulla siano la
prova provata di una persecuzione?" (Corriere, 10
ottobre).
Qualche giorno dopo, Paolo
Bonaiuti, portavoce del premier,
pompa il computo ancora più verso l'alto: "I processi contro Berlusconi sono 109" (Porta a porta, 15
ottobre).
Lo rintuzza addirittura Bruno
Vespa che avalla i numeri di Marina: "Non esageriamo, i processi sono 26".
§§§
[Riportiamo qui, di seguito i dati
denunciati dallo stessoSilvio
Berlusconi nella sua “interruzione telefonica” operata durante
la trasmissione Ballarò di Fabio
Fazio, di martedì 10 novembre
scorso:
106 processi d’indagini,
36 processi,
(Continua a pagina 9)
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
9
Il Cavaliere e la favola dei 106 processi
2.560 udienze,
109 magistrati interessati.
Inserimento operato da GL.]
§§§
Ventisei, centosei o centonove, e
quante assoluzioni ?
In realtà, i processi affrontati dal
Cavaliere come imputato sono sedici.
Quattro sono ancora in corso: corruzione in atti giudiziari per l'affare Mills; istigazione alla corruzione di un paio di senatori (la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione); fondi neri per i diritti tv
Mediaset (in dibattimento a Milano); appropriazione indebita nell'affare Mediatrade (il pm si prepara a chiudere le indagini).
Nei dodici processi già conclusi,
in soltanto tre casi le
sentenze sono state
di assoluzione.
In un'occasione con
formula piena per
l'affare
"SmeAriosto/1" (la corruzione dei giudici di
Roma).
Due volte con la
formula
dubitativa
del comma 2 dell'art.
530 del Codice di
procedura penale che
assorbe la vecchia
i n s u f f i c ie n z a
di
prove: i fondi neri
"Medusa"
e
le
tangenti alla Guardia
di Finanza, dove il
Cavaliere è stato
condannato in primo
grado per corruzione;
dichiarato colpevole
ma
prescritto
in
appello grazie alle
attenuanti generiche;
assolto in Cassazione
per
"insufficienza
probatoria".
Riformato
e
depenalizzato il falso
in
bilancio
dal
governo Berlusconi,
l'imputato Berlusconi
viene assolto in due processi (All
Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché
"il fatto non è più previsto dalla
legge come reato".
Due amnistie estinguono il reato e
cancellano la condanna inflittagli
per falsa testimonianza (aveva
truc cato le date della sua
iscrizione alla P2) e per falso in
bilancio (i terreni di Macherio).
Per cinque volte è salvo con le
"attenuanti generiche" che (attenzione) si assegnano a chi è ritenuto responsabile del reato.
Per di più le "attenuanti generiche" gli consentono di beneficiare, in tre casi, della prescrizione
dimezzata che si era fabbricato come capo del governo: "All Iberian/1" (finanziamento illecito a
Craxi); "caso Lentini"; "bilanci
Fininvest 1988-'92"; "fondi neri
nel consolidato Fininvest" (1500
miliardi); Mondadori (l'avvocato
di Berlusconi, Cesare Previti,
"compra" il giudice Metta, entrambi sono condannati).
È vero, l'inventario annoia ma
qualcosa ci racconta.
Ci spiega che senza amnistie,
riforme del codice (falso in bilancio) e della procedura (prescrizione) affatturate dal suo governo, Berlusconi sarebbe considerato un "delinquente abituale".
Anche perché, se non avesse corrotto un testimone (David Mills,
già condannato in appello, lo protegge dalla condanna in due processi), non avrebbe potuto godere
delle "attenuanti generiche" che
lo hanno reso "meritevole" della
prescrizione che egli stesso, da
presidente del consiglio, s'è riscritto e accorciato.
L'imbarazzante bilancio
giudiziario non liquida
un lamento che nel la
"narrativa"
di
Berlusconi è vitale: fino
a quando nel 1994 non
mi sono candidato al
governo del Paese, la
magistratura non mi ha
indagato. Se non si
lasciano deperire i fatti,
anche questo ossessivo
soundbite non è altro che
l'alchimia di un mago,
pubblicità.
Berlusconi
viene
indagato per traf fico di
stupefacenti, undici anni
prima della nascita di
Forza Italia.
Nel 1983 (l'accusa è
archiviata).
È condannato in appello
(e amnistiato) per falsa
testimonianza nel 1989,
venti anni fa.
Nel 1993 -un anno prima
della
sua
prima
candidatura al governola procura di Torino già
indaga sul Milan e i
(Continua a pagina 10)
INTERNI
10 Giustizia e Libertà
23 novembre 2009
Il Cavaliere e la favola dei 106 processi
(Continua da pagina 9)
pubblici ministeri di Milano sui
bilanci di Publitalia.
Al di là di queste date, è documen
tato dagli atti giudiziari che Silvio
Berlusconi e il gruppo Fininvest
finiscono nei guai non per un assillo "politico" dei pubblici ministeri, ma per le confessioni di un
ufficiale corrotto del Nucleo regionale di polizia tributaria di Milano. Ammette che le "fiamme
gialle" hanno intascato 230 milioni di lire per chiudere gli occhi
nelle verifiche fiscali di Videotime
(nel 1985), Mondadori (nel 1991),
Mediolanum Vita (nel 1992), tutti
controlli che precedono l'avventura
politica dell'Egoarca.
Accidentale è anche la scoperta dei
fondi esteri della Fininvest.
Vale la pena di ricordarlo.
Uno dei prestanomi di Bettino Cra
xi, Giorgio Tradati, consegna a Di
Pietro i tabulati del conto "Northern Holding". Li gestisce per
conto di Craxi.
Sul conto affluisce, senza alcun
precauzione, il denaro che il gotha
dell'imprenditoria nazionale versa
al leader socialista.
C'è una sola eccezione. Un triplice
versamento non ha nome e firma.
Sono tre tranche da cinque miliardi
di lire che un mittente, generoso e
sconosciuto, invia nell'ottobre
1991 a Craxi.
"Fu Bettino a annunciarmi l'arrivo di quel versamento", ricorda
Tradati. Le rogatorie permettono
di accertare che i miliardi,
"appoggiati" su "Northern Holding", vengono dal conto "All Iberian" della Sbs di Lugano.
Di chi è "All Iberian" ?
Per mesi, i pubblici ministeri pestano acqua nel mortaio fino a
quando un giovane praticante dello
studio Carnelutti, un prestigioso
studio legale milanese, confessa al
pool di avere fatto per anni da prestanome per conto della Fininvest
in società create dall'avvocato londinese David Mackenzie Mills.
Così hanno inizio le rogne che ancora oggi Berlusconi deve grat-
tarsi.
Il caso, la fortuna, la sfortuna, fate
voi.
Tirando quell'esile filo, saltano
fuori 64 società off-shore del
"gruppo B di Fininvest very secret", create venti anni fa e alimentate prevalentemente con fondi
provenienti dalla "Silvio
Berlusconi Finanziaria".
È in quell'arcipelago che si muovono le transazioni strategiche
della Fininvest che, come documenterà la Kpmg, consentono a
Berlusconi e al suo gruppo di
"alterare le rappresentazioni di
bilancio"; "esercitare un controllo con fiduciari in emittenti
tv che le normative italiane estere non avrebbero permesso";
"detenere quote di partecipazione in società quotate senza informare la Consob e in società
non quotate per interposta persona"; "erogare finanziamenti";
"effettuare
pagamenti";
"intermediare tra società del
gruppo l'acquisizione dei diritti
televisivi"; "ricevere fondi da
terzi per finanziare operazioni di
Fininvest effettuate per conto di
terzi".
È il disvelamento non di un episodio illegale, ma di un metodo illegale di lavoro, dello schema imprenditoriale illecito che è a fondamento delle fortune di Silvio
Berlusconi. Per dirla tutta, e con il
senno di poi, sedici processi per
venire a capo di quel grumo di illegalità oggi appaiono addirittura
un numero modesto.
Nel "group B very discreet della
Fininvest" infatti si costituiscono
fondi neri (quasi mille miliardi di
lire).
Transitano i 21 miliardi che rimunerano Bettino Craxi per l'approvazione della legge Mammì; i 91
miliardi in Cct destinati alla corruzione del Parlamento che approva
quella legge;
la proprietà abusiva di Tele+
(viola le norme antitrust italiane,
per nasconderla furono corrotte le
"fiamme gialle");
il controllo illegale dell'86 per
cento di Telecinco (in disprezzo
delle leggi spagnole);
l'acquisto fittizio di azioni per
conto del tycoon Leo Kirch
contrario alle leggi antitrust
tedesche;
le risorse destinate poi da Cesare
Previti alla corruzione dei giudici
di Roma (gli consegnano la Mondadori); gli acquisti di pacchetti
azionari che, in violazione delle
regole di mercato, favorirono le
scalate a Standa, Mondadori,
Rinascente.
E c'è altro che ancora non sappiamo e non sapremo ?
Tutti i processi che Berlusconi ha
affrontato e deve ancora
affrontare nascono per caso non
per un deliberato proposito.
Un finanziere che confessa, un
gio vane avvocato che si libera
del peso che incupisce i suoi
giorni consentono di mettere
insieme indagine dopo indagine,
ineluttabili per l'obbligatorietà
dell'azione penale, una verità che
il capo del governo non potrà mai
ammettere: il suo successo è stato
costruito con l'eva sione fiscale, i
bilanci truccati, la corruzione
della politica, della Guardia di
Finanza, di giudici e testimoni; la
manipolazione delle leggi che
regolano il mercato e il risparmio
in Italia e in Europa.
Per Berlusconi, la banalizzazione
della sua storia giudiziaria, che egli traduce e confonde in guerra
alla (o della) magistratura, non è
il conflitto della politica contro
l'eser cizio abusivo del potere
giudiziario, ma il disperato e
personale tentativo di cancellare
per sempre le tracce del passato e
di un metodo inconfessabile.
Con quali tecniche Berlusconi ha
combattuto, e ancora affronterà,
questa contesa è un'altra storia.
Giuseppe D’Avanzo
La Repubblica
20.11.2009
© Riproduzione riservata
INTERNI
23 novembre 2009
Giustizia e Libertà
11
Indagine esplosiva
I pm pronti a riaprire l'inchiesta sul premier per le stragi. Mentre altri
boss potrebbero parlare. E provocare un terremoto politico. In edicola da
venerdì
di Lirio Abbate (L’Espresso, 19 novembre 2009
Le rivelazioni del mafioso Gaspare
Spatuzza possono portare ad una
nuova inchiesta di mafia a Firenze
e Caltanissetta che coinvolgerebbe
il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi e il suo amico Marcello
Dell'Utri.
Il neo pentito racconta pure nuovi
risvolti giudiziari su un alto
esponente politico del Pdl che in
passato avrebbe incontrato i boss
Giuseppe e Filippo Graviano, perché accompagnava alcuni imprenditori che erano loro prestanome.
Pesano le affermazioni di Spatuzza
su mafia e politica e i riscontri investigativi rischiano di condizionare il panorama politico italiano.
hanno portato i magistrati di
Caltanissetta e Firenze a valutare
la possibilità di riaprire le inchieste
su Berlusconi e Dell'Utri.
Indagini che farebbero ripiombare
sul presidente del Consiglio l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre per il suo amico e cofondatore di Forza Italia
quella di concorso in strage aggravata da finalità mafiose e di
terrorismo.
Il premier lo scorso settembre pensava proprio a questa ipotesi, dopo
che sono iniziati a circolare i primi
boatos scaturiti dalle rivelazioni di
Spatuzza, quando ha attaccato i
magistrati di Firenze, Palermo e
Milano.
Affermava che si trattava di «follia
pura» ricominciare «a guardare i
fatti del '93 e del '92 e del '94. Mi
fa male che queste persone pagate dal pubblico facciano queste
cose cospirando contro di noi
che lavoriamo per il bene del Pa-
Ma la grande paura di Berlusconi è
nascosta dietro le facce dei Graviano, due capi mafia non ancora
cinquantenni, che in cella indossano golfini di cachemire e leggono quotidiani di economia e finanza.
Sono detenuti da 15 anni e sul ruolino del carcere è
segnato: fine pena
mai.
Hanno un ergastolo
definitivo per aver
organizzato le stragi
del 1993.
Ma
custodiscono
segreti che se fossero
svelati ai magistrati
potrebbero provocare
uno tsunami istituzionale.
I loro contatti e i loro
affari
sono
stati
delineati ai pm dal
collaboratori
di
giustizia Spatuzza,
che era il loro uomo
di fiducia, e poi da
Salvatore Grigoli e
Leonardo Messina.
Pentiti che parlano di
retroscena politicomafioso fra il 1993 e
il 1994: gli anni delle
bombe
e
della
nascita
di
Forza
Italia.
Marcello Dell’Utri
Le nuove rivelazioni
ese».
L'inchiesta è sui presunti
complici a volto coperto di Cosa
nostra nelle stragi di Roma,
Firenze e Milano, in cui il
premier e l'ex numero uno di
Publitalia sono stati coinvolti
dieci anni fa e la loro posizione è
stata archiviata dal gip.
In quel decreto, firmato il 16 novembre 1998, veniva spiegato
che «l'ipotesi di indagine (su
Berlusconi e Dell'Utri) aveva
mantenuto
e
semmai
incrementato
la
sua
plausibilità».
Ma in due anni di lavoro, non era
stata trovata «la conferma alle
chiamate de relato» di Giovanni
Ciaramitaro e Pietro Romeo, due
componenti del commando mafioso in azione nel nord Italia, diventati collaboratori di giustizia.
Dopo 24 mesi il gip di Firenze ha
archiviato tutto per decorrenza
dei termini, scrivendo però che
«gli elementi raccolti» dalla
procura non erano pochi: era
convinto che i due indagati
avessero «intrattenuto rapporti
non meramente episodici con i
soggetti criminali cui è
riferibile il programma stra
gista realizzato».
Pensava che «tali rapporti» fossero «compatibili con il fine
perseguito dal progetto» della
mafia: cioè la ricerca di una
nuova forza politica che si
facesse carico delle istanze di
Cosa nostra. Ma tutti quegli
indizi non erano «idonei a
sostenere l'accusa in giudizio».
Per cui «solo l'emergere di
nuovi elementi» avrebbe a quel
punto portato alla riapertura
dell'inchiesta.
È quello che potrebbe essere fatto
adesso.
Oggi sappiamo dal neo pentito
Spatuzza che Giuseppe Graviano,
già nel gennaio '94, sosteneva di
aver raggiunto una sorta di accordo politico con Berlusconi, e
(Continua a pagina 12)
12 Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Indagine esplosiva
(Continua da pagina 11)
raggiante ripeteva: «Ci siamo
messi il Paese nelle mani».
Ma dopo Spatuzza c'è chi ritiene si
possano registrare altre defezioni
di rango tra le fila dei mandanti ed
esecutori delle stragi: nuove
collaborazioni che diano ancora
più peso alle accuse.
Magari a partire proprio da Filippo
Graviano.
Era stato proprio lui, nel 2004, a
comunicare in carcere a Spatuzza
che «se non arriva niente da dove deve arrivare, è bene che anche noi cominciamo a parlare
con i magistrati».
Erano trascorsi dieci anni da
quando suo fratello Giuseppe sosteneva di aver agganciato Berlusconi tramite Dell'Utri, e secondo
il pentito la trattativa fra Stato e
mafia proseguiva ancora.
Ma i detenuti, stanchi di attendere
una soluzione politica a lungo
promessa, ma non ancora
completamente realizzata, adesso
minacciano di vendicarsi raccontando cosa è davvero successo nel
tatto sono alcuni esponenti di Forza Italia che si rivolgono fra il '94
e il '96 a boss di mafia e camorra
promettendo, in caso di vittoria
elettorale, «un alleggerimento nei
loro confronti».
E da questi discorsi emerge il
progetto della dissociazione, cioè
l'ammissione delle proprie responsabilità in cambio di sconti di
pena, senza accusare altre persone.
Spatuzza, parlando della trattativa
con lo Stato, che sarebbe proseguita fino al 2004, spiega che
durante la detenzione «Filippo
Graviano mi dice che in quel periodo si sta parlando di dissociazione, quindi a noi interessa
la dissociazione ».
E dello stesso argomento aveva discusso il casalese Dario De Simone, con l'onorevole Cosentino.
Adesso il premier ha paura di
quegli spettri che 16 anni fa lo avrebbero accompagnato nella sua
discesa in politica.
Ma lo spaven ta anche la ricostruzione di tutti gli spostamenti dei
Graviano nel
l993.
Perché
gli
investigatori
sono in grado
di accertare le
persone con
le quali sono
stati in
contatto.
I tabulati di
alcuni
vecchi cellula ri
utilizzati dai
fratelli stragisti sono stati analizzati
dagli investigatori con l'aiuto di Spatuzza.
E grazie a
questi docuSpatuzza
menti è possibile dimostrare con chi hanno
parlato.
Sergio Lari con l'aggiunto
Domenico Gozzo e i pm Nicolò
Marino e Stefano Luciani.
Lari ha riaperto da mesi i
fascicoli sui mandanti occulti
delle stragi e la scorsa estate Totò
Riina ha fatto arrivare un lungo
messaggio attraverso il suo
avvocato.
Riuscendo a bucare il carcere
duro imposto dal 41 bis.
Per il capo di Cosa nostra la responsabilità della morte di Borsellino era da addebitare a «istituzioni deviate».
Un messaggio torbido.
E così Lari e i suoi pm sono
andati a interrogarlo.
Nello stesso periodo, i pm di Firen ze interrogavano Giuseppe
Graviano.
È lo stesso stragista a rivelarlo
durante una deposizione a difesa
dell'ex senatore Vincenzo
Inzerillo nel processo d'appello di
Palermo in cui è imputato di
mafia. Graviano dice: «È venuta
la procura di Firenze. Mi
hanno detto solamente: "Siamo
venuti a interrogarla per i
colletti bianchi".
Gli ho detto: "Mi faccia leggere
i verbali" (riferendosi alle dichiarazioni di Spatuzza, ndr) e
aspetto ancora...».
La coincidenza vuole che poche
settimane dopo questi due
episodi, il deputato Renato Farina
(Pdl), alias "agente betulla",
entra nel carcere di Opera,
nell'ambito dell'iniziativa
promossa dai Radicali. L'ex
informatore dei servizi segreti si
ferma a parlare con Totò Riina.
Poi il deputato prosegue il giro
"cella per cella" degli 82 reclusi
sottoposti al 41bis.
Casualità vuole che in questo istituto è detenuto pure Giuseppe
Graviano.
L’arresto di Carmine
I boss lanciano messaggi, e i politici che comprendono il loro lin1993-94.
guaggio sanno come rispondere.
Quello che dice ai pm Spatuzza si
Ma adesso un mafioso pentito è
collega ad alcuni retroscena
pronto a decifrare questo codice
Su
questi
fatti
vi
sono
due
indadell'indagine della procura di Nasegreto.
gini.
poli sul sottosegretario Nicola CoUna
coordinata
dal
procuratore
di
sentino di cui è stato chiesto l'arresto per concorso esterno in asso- Firenze Giuseppe Quattrocchi con Lirio Abbate
i suoi sostituti Giuseppe Nicolosi e L’Espresso,
ciazione camorristica.
Sembrano apparentemente due Alessandro Crini; l'altra condotta 19 novembre 2009
mondi lontani, ma a metterli in con dal capo della Dda di Caltanissetta
INTERNI
23 novembre 2009
Giustizia e Libertà
13
Giuseppe Uva,
un'altra vittima di Stato
Di Beppe Grillo
(www.beppegrillo.it/2009/11/giuseppe_uvaunaltra_vittima_di_stato/index.html?s=n2009-11-14)
L'ennesima morte in carcere di
un ragazzo.
L'ennesimo Stefano Cucchi.
Questa volta, per Giuseppe Uva di
Varese, non c'è neppure la consueta giustificazione: "Era un
tossico, uno spacciatore, se l'è
cercata". Giuseppe non era né
uno, né l'altro, era ubriaco, è morto
per una bravata. Questa strage
deve finire. 1531 morti in dieci
anni solo in carcere, senza contare
gli altri casi: Federico Aldrovandi
è morto in strada, Riccardo Rasman in casa sua. Muoiono i poveri
diavoli, gli incensurati, i ragazzi,
gli invisibili.
Entro l'anno sarà attiva l'associazione: "Vittime di Stato" per
aiutare le famiglie colpite.
Intervista alle sorelle di Giuseppe
Uva e all'amico Alberto Bigiogero
Lucia Uva: "Sono con mia sorella Uva Carmela e con un
amico di Giuseppe Uva -Alberto
Bigiogero - e sono qui a raccontare questa storia, una storia brutta,
perché è finita malamente: mio
fratello il 14 giugno del 2008 alle
3:00 di notte è stato fermato per
la strada insieme al suo amico Bigiogero..."
sono trovato da solo, ho
chiamato il 118 implorandolo di
venire in soccorso, perché un
mio amico veniva massacrato,
mi hanno detto che in caserma
Alberto Bigiogero: "Ero in non potevano intervenire, è
compagnia di Giuseppe Uva, la arrivato un soggetto con dei
notte tra il 14 e il 15 giugno 2008 tratti asiatici, sembrava quasi
quando, un po' euforici, abbiamo cinese, con una borsa forse da
transennato una via di Varese medico e da lì il mio amico
deviando praticamente il traffico Beppe ha smesso di gridare:
lì nel centro di Varese. Quando questo mi ha fatto sentire
siamo stati fermati da una veramente sollevato come non
gazzella dei Carabinieri il signor mai, perché ho pensato che
Uva è stato scaraventato per terra hanno smesso di pestarlo."
e poi, in un secondo tempo, è
stato scaraventato dentro l’auto e Carmela Uva: "Io sono l’altra
preso a pugni, io sono stato sorella di Giuseppe Uva, per il
scaraventato dentro una pattuglia quale, il giorno 14 giugno 2008,
della Polizia, dentro una volante mi era arrivata una telefonata
della Polizia, siamo stati portati alle ore 7:20 del mattino. La
nella caserma di Via Saffi a prima cosa che ho fatto, ho
Varese e questi due Carabinieri si chiesto: “che cosa è successo?”,
sono.. un Carabiniere in dice: “niente signora, guardi, è
particolar modo l’ha massacrato stato prelevato suo fratello
di botte in caserma insieme ai dalla strada in condizioni
suoi colleghi e mi dicevano: proprio atroci”, solo che questo
“dopo arriva anche il tuo turno”. dottore qua insisteva e voleva
Al che, quando finalmente mi
(Continua a pagina 14)
INTERNI
14 Giustizia e Libertà
23 novembre 2009
Giuseppe Uva, un’altra vittima dello Stato
(Continua da pagina 13)
sapere se mio fratello faceva uso
di droghe, se si drogava. So che
mio fratello poteva essere un
barbone, come lo chiamavano,
poteva essere uno di strada e aver
fatto qualunque cosa, ma che si
drogasse a noi non è mai
risultato. E gli ho detto: “guardi,
appena mi affretto vengo su”;
“sì, sì, ma faccia pure con calma,
perché tanto è qua tranquillo,
adesso è sedato, non c’è nessun
problema”. In quel momento lì
arriva questo dottore e ci fa
entrare nello studio e gli ho
chiesto: “scusi, ma mio fratello
dove è ?”, dice “eh, signora, stia
calma, è di là, tutto..”, “no, no,
vogliamo vederlo”, “sì”. Ci porta
di là, quando siamo entrati in
quella stanza guardi, una roba...
non ci sembrava neanche nostro
fratello: aveva la testa con sotto
quattro cuscini, aveva un
lenzuolo, era coperto da un
lenzuolo, una flebo e russava in
un modo che praticamente non
era russare, perché lì c’era
qualcosa che lui.. ormai lo stava
lavorando la morte. Io ho fatto
per avvicinarmi e lui mi ha
fermato, questo dottore e mi ha
detto: “no, signora, guardi, non
si avvicini, perché dorme”. Ho
detto: “dottore, ma così dorme?
E’ normale ?”, dice: “sì, sì, è
stato sedato, non si preoccupi
che nel pomeriggio in tre o
quattro ore si sveglia e potete
chiacchierare quanto volete”. “
Ok”, ho detto a mia sorella:
“senti, ormai è mezzogiorno, stai
calma”, le 11: 30, erano le 11: 00,
vengono fuori e mi fanno:
“signora, si accomodi” gli dico
“dottore, cosa c’è?”, dice l’altro
dottore: “purtroppo abbiamo
fatto di tutto, abbiamo fatto
l’impossibile, ma non c’è stato
nulla da fare”, gli ho detto:
“scusi, dottore, ma di chi sta
parlando lei?”, dice “ suo fratello
è deceduto”.
Sono stata male e ho avuto
proprio una reazione bruttissima,
perché insomma, ti dicono che
era sedato e stava dormendo,
dopo un po’ escono fuori dicendo
che era deceduto e gli aveva
ceduto il cuore, in quell’attimo lì
gridavo come una matta. Ho detto
a questo dottore: “è impossibile
che sia morto per arresto
cardiaco del cuore e dunque, a
questo punto, chiedo l’autopsia”.
Ce l’hanno fatto vedere e, quando
l’abbiamo scoperto, ci siamo
accorti che lui aveva delle botte,
aveva degli ematomi, insomma
non era messo in condizioni.. in
quanto quell’altra mia sorella gli
ha detto: “scusi, perché ha
questa botta rialzata? Perché ha
il ginocchio gonfio? Perché
ha..?”, il dottore ci ha detto che
lui aveva quella botta rialzata
perché gli sono saliti addosso e
erano in quattro per rianimarlo.
Lucia Uva: "E’ un anno e
mezzo che sto cercando giustizia:
questa giustizia che non si riesce
a ottenere per il semplice fatto che
un magistrato non è stato avvisato
che mio fratello è morto! Mi
chiedo il perché dei medici, dei
bravi medici, come penso siano
bravi, abbiano potuto somministrare a un ubriaco Tavor, En,
Solfaren, quattro farmaci che gli
hanno bloccato il battito cardiaco,
come dicono loro e abbiamo qui il
decreto dei dottori che sono stati
indagati. Facciamo un’istanza a
un magistrato dove chiediamo che
venga fatta luce sul perché
Giuseppe aveva tutti quegli
ematomi, sul perché Giuseppe era
tutto segnato, pieno di botte, con
il naso rotto, con gli occhi.. botte
alle gambe, costole inclinate, tutte
queste cose che hanno messo
tutto a tacere. Di Giuseppe si
diceva che era drogato,
spacciatore, si diceva di tutto e di
più: ho fatto fare gli esami
tossicologici e mio fratello non
era né drogato né spacciatore.
Sono arrivati gli esiti della
dottoressa Kelly in ritardo, perché
il mio avvocato non li ha fatti
pervenire in tempo in Tribunale.
Ho preso un altro medico legale
di Bologna, dove ho fatto
controllare l’autopsia di tutte le
foto di mio fratello, perché anche
i miei medici legali ritengono
opportuno che venga rifatta
l’autopsia sulle ossa, in quanto
mio fratello aveva le ossicine del
suo corpo rotte! E quello che mi
dispiace è che un dottore abbia
fatto la sua autopsia dicendo che
aveva delle semplici escoriazioni,
delle semplici bottarelle.
Quest’avvocato mi ha preso in
giro per un anno e mezzo: era
d’accordo con delle persone che
doveva tacere tutto, perché non è
mai stato fatto un interrogatorio
né al ragazzo che era insieme a
mio fratello, né io sono stata mai
chiamata e non abbiamo mai
avuto risposte. Si è chiuso il
primo caso dove si dava la colpa
ai dottori, ok. Adesso abbiamo
aperto un nuovo procedimento
penale, dove la dott.ssa ancora
non ci ha dato il permesso di
entrare a poter leggere il
fascicolo dove ci sono degli altri
indagati ignoti, secondo loro. Di
chi lo ferma per strada, lo porta
in Caserma ci sono i nomi, ci
sono le testimonianze, c’è tutto
e nessuno sa che cosa è successo
a
Giuseppe! “Giuseppe
sbraitava,
saltava,
era
indemoniato, si picchiava da
solo”, ma per picchiarsi da solo
non penso che con un bastone si
sarebbe martoriato una mano, si
sarebbe martoriato il suo naso e
tutto il suo corpo: non credo,
perché conoscendo mio fratello
non era un autolesionista!
Voglio sapere dal magistrato,
che ha avuto il caso dal primo
momento, che cosa è successo
quella notte: voglio sapere la
verità e lei, signor Pubblico
Ministero, me la deve dire! E
così compresi quei padri di
famiglia che portano la divisa,
che da loro dovremmo essere
difesi e non massacrati, perché
sono sicura che quella notte
Giuseppe è stato massacrato! E
chiedo che venga fatta giustizia,
giustizia!! Pino e tutti devono
essere.. devono avere riposo,
perché hanno bisogno di
riposare, ma non morire così!
Abbiamo dei figli e, signori con
la divisa, dei figli li avete anche
voi: pensate un po’ a se dovesse
succedere a voi quello che è
successo a noi, che una sera dei
vostri colleghi fermino dei vostri
figli che non riconoscono!
Continuerò a lottare per sapere
che cosa è successo a Giuseppe e
a tutti quei ragazzi, tutti, a
incominciare da Stefano,
Federico, Marcello, tutta questa
gente che muore per un arresto
cardiaco: chissà perché! Mi
chiedo il perché! Alle favole non
ci credo più, ormai ho 50 anni e
ho smesso di credere alle favole
quando avevo 6 anni: voglio
sapere perché Giuseppe è
morto!"
Antonio Di Piertro
www.beppegrillo.it/2009/1
1/giuseppe_uvaunaltra_vit
tima_di_stato/index.html?s
=n2009-11-14
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
15
Satira preventiva
PROCESSI BREVI ?
MEGLIO ETERNI
di Michele Serra (L’Espresso, 26.11.2009)
Uscire dall'emergenza giudiziaria
senza spaccare il Paese: il governo è
determinato a trovare soluzioni
equilibrate per inaugurare un clima
politico più sereno, come ha
dichiarato l'onorevole Cicchitto nel
corso del convegno "L’opposizione:
una manica di stronzi", da lui stesso presieduto a
Roma. Queste le possibili soluzioni in corso di elaborazione.
Processo lungo
Vista l'inspiegabile contrarietà di buona parte del
Parlamento alla legge sul processo breve, i giuristi
del centrodestra starebbero approntando la soluzione
opposta: il processo lungo. Nessun procedimento
giudiziario può concludersi prima di cinquant'anni
dall'apertura dell'istruttoria.
«Questo», ha spiegato l'avvocato Ghedini,
«permetterebbe di arrivare alla sentenza in
un'atmosfera molto più distesa, quando imputati,
parti lese, pubblico ministero e corte giudicante
sono deceduti da tempo oppure, se vivi, hanno
completamente dimenticato
le ragioni che li hanno condotti a giudizio».
Il sensibile allungamento dei tempi permetterà anche
un esame più meditato dei casi. In conseguenza della
nuova legge il prossimo processo di forte impatto
politico sarà quello sui moti del '60 a Genova contro
il governo Tambroni. l'unico imputato ancora in vita
è il portuale Maciste Parodi, che dovrà rispondere di
danneggiamento per avere rigato la Seicento di un
vicequestore.
Per quanto riguarda il processo Mills, la prossima
udienza è fissata il 4 dicembre del 2042, ma per
quella data Berlusconi ha fatto sapere di non poter
essere in' aula perché ha già fissato un incontro di
Stato con il premier bulgaro Mostaciov, che, oggi ha
quattro anni ma secondo i sondaggi vincerà le
elezioni del 2041.
Guidrigildo
Su proposta del senatore leghista Carlo Ciumbia,
docente di diritto barbarico nella neonata
università di Besnate, la maggior parte dei processi
penali e civili possono essere chiusi grazie al
ripristino del guidrigildo, che prevede il pagamento
di una somma di denaro a saldo di ogni pena.
La somma, calcolata sulla base dell'Editto di Rotari,
è di otto magonzi per ogni
anno di detenzione.
Il magonzo, introdotto dallo stesso Rotari nel 675 e
abolito l'anno dopo perché pesava 22 chili ed era
molto pericoloso, equivale, al cambio attuale, a
meno di un euro.
Con l'introduzione del guidrigildo, Berlusconi potrà
evitare Berlusconi potrà evitare
il processo Mills versando 13 euro alla Corte, ma per
quella data ha già fatto sapere di avere un impegno
istituzionale: deve presiedere l'assemblea annuale
dell'Assogomme,
associazione dei gommisti italiani.
Processo all'italiana
L'evidente problema del processo penale è la sua
aura tragica, poco adatta, secondo i giuristi del Pdl,
all'indole profonda del popolo italiano.
Ecco dunque l'idea del processo all'italiana.
Sulla falsariga dell'opera buffa e della grande
tradizione della commedia, questo tipo di
dibattimento prevede per tutti i protagonisti, dai
giudici agli avvocati agli imputati, costumi da
Brighella, Pantalone e Colombina, l'uso del dialetto
(suggerito dalla Lega), arringhe cantate su partitura
per tenore leggero o baritono, e un'orchestrina che
sottolinea i momenti comici.
In sede di Appello si passerà alla commedia
cinematografica con l'avvocatessa procace e
scosciata che parla in bolognese, l'imputato
napoletano che gesticola e piagnucola «tengo
famiglia», il testimone romanesco che peta alla
Alvaro Vitali e il giudice lombardo che dice «uella,
mi son minga un pirla».
A dibattimento ultimato l'intero cast, tra grasse risate
e applausi del pubblico, avrà imparato che un sorriso, una pacca sulle spalle, una strizzata d'occhio val
gono molto di più di una sentenza.
Berlusconi, a sorpresa, ha fatto sapere di voler
presenziare al processo Mills, versione all'italiana, a
patto che la parte dei giudici a latere sia affidata alle
due giovani playmate Tatiana e Katiuscha, rivelazioni sexy del prossimo film dei Vanzina "Natale a
Palazzo di Giustizia".
♣
16
INTERNI
Giustizia e Libertà
23 novembre 2009
Eutanasia della Repubblica
di Mons. Gianfranco Bottoni
a nome dell’arcivescovo di Milano
(Campo della Gloria del Cimitero Monumentale di Milano, 01.11.2009)
segnalatoci da Aldo Antonelli
La memoria dei morti qui, al Campo
della Gloria, esige che ci interroghiamo
sempre su come abbiamo raccolto
l’eredità spirituale che Caduti e
Combattenti per la Liberazione ci hanno
lasciato. Rispetto a questo interrogativo mai, finora,
ci siamo ritrovati con animo così turbato come oggi.
Siamo di fronte, nel nostro paese, ad una caduta
senza precedenti della democrazia e dell’etica
pubblica. Non è per me facile prendere la parola e
dare voce al sentimento di chi nella propria
coscienza intende coniugare fede e impegno civile.
Preferirei tacere, ma è l’evangelo che chiede di
vigilare e di non perdere la speranza.
mafie in cambio della loro sempre più capillare e
garantita penetrazione economica e sociale; mito
della governabilità a scapito della funzione
parlamentare della rappresentanza; progressiva
riduzione dello stato di diritto a favore dello stato
padrone a conduzione tendenzialmente personale;
sconfinamenti di potere dalle proprie competenze da
parte di organi statali e conseguenti scontri tra
istituzioni; tentativi di imbavagliare la giustizia e di
piegarla a interessi privati; devastazione del costume
sociale e dell’etica pubblica attraverso corruzioni,
legittimazioni dell’illecito, spettacolari esibizioni
della trasgressione quale liberatoria opportunità per
tutti di dare stura ai più diversi appetiti…
È giusto riconoscere che la nostra carenza del
senso delle istituzioni pubbliche e della loro etica
viene da lontano. Affonda le sue radici nella storia di
un’Italia frammentata tra signorie e dominazioni,
divisa tra guelfi e ghibellini. In essa tentativi di
riforma spirituale non hanno potuto imprimere, come
invece in altri paesi europei, un alto senso dello stato
e della moralità pubblica. Infine, in questi ultimi 150
anni di storia della sua unità, l’Italia si è sempre
ritrovata con la “questione democratica” aperta e
irrisolta, anche se solo con il fascismo l’involuzione
giunse alla morte della democrazia. La Liberazione e
l’avvento della Costituzione repubblicana hanno
invece fatto rinascere un’Italia democratica, che, per
quanto segnata dal noto limite politico di una
“democrazia bloccata” (come fu definito), è stata
comunque democrazia a sovranità popolare.
Di questo degrado che indebolisce la
democrazia dobbiamo sentirci tutti corresponsabili;
nessuno è esente da colpe, neppure le istituzioni religiose. Differente invece resta la valutazione politica
se oggi in Italia possiamo ancora, o non più, dire di
essere in una reale democrazia. È una valutazione
che non compete a questo mio intervento, che intende restare estraneo alla dialettica delle parti e delle
opinioni. Al di là delle diverse e opinabili diagnosi,
c’è il fatto che oggi molti, forse i più, non si accorgono del processo, comunque in atto, di morte lenta
e indolore della democrazia, del processo che potremmo definire di progressiva “eutanasia” della
Repubblica nata dalla Resistenza antifascista.
La caduta del muro di Berlino aveva creato
condizioni favorevoli per superare questo limite
posto alla nostra sovranità popolare fin dai tempi di
“Yalta”. Infatti la normale fisiologia di una libera
democrazia comporta la reale possibilità di
alternanze politiche nel governo della cosa pubblica.
Ma proprio questo risulta sgradito a poteri che, già
prima e ancora oggi, sottopongono a continui
contraccolpi le istituzioni democratiche. L’elenco dei
fatti che l’attestano sarebbe lungo ma è noto. Tutti
comunque riconosciamo che ad indebolire la tenuta
democratica del paese possono, ad esempio,
contribuire: campagne di discredito della cultura
politica dei partiti; illecite operazioni dei poteri
occulti; monopolizzazioni private dei mezzi di
comunicazione sociale; mancanza di rigorose norme
per sancire incompatibilità e regolare i cosiddetti
conflitti di interesse; alleanze segrete con le potenti
Fascismo di ieri e populismo di oggi sono
fenomeni storicamente differenti, ma hanno in
comune la necessità di disfarsi di tutto ciò che è
democratico, ritenuto ingombro inutile e avverso.
Allo scopo può persino servire la ridicola volgarità
dell’ignoranza o della malafede di chi pensa di
liquidare come “comunista” o “cattocomunista”
ogni forma di difesa dei principi e delle regole della
democrazia, ogni denuncia dei soprusi che sono
sotto gli occhi di chiunque non sia affetto da miopia
e che, non a caso, preoccupano la stampa democratica mondiale.
Il senso della realtà deve però condurci a
prendere atto che non serve restare ancorati ad
atteggiamenti nostalgici e recriminatori, ignorando i
cambiamenti irreversibili avvenuti negli ultimi decenni. Servono invece proposte positivamente innovative e democraticamente qualificate, capaci di
rispondere ai reali problemi, alle giuste attese della
(Continua a pagina 17)
INTERNI
23 novembre 2009
Giustizia e Libertà
17
Eutanasia della Repubblica
di buona volontà.
(Continua da pagina 16)
gente e, negli attuali tempi di crisi, ai sempre più
gravi e urgenti bisogni del paese. Perché finisca la
deriva dell’antipolitica e della sua abile strumentalizzazione è necessaria una politica nuova e intelligente.
Ci attendiamo non una politica che dica “cose
nuove ma non giuste”, secondo la prassi oggi
dominante. Neppure ci può bastare la retorica
petulante che ripete “cose giuste ma non nuove”. È
invece indispensabile che “giusto e nuovo” stiano
insieme. Urge perciò progettualità politica, capacità
di dire parole e realizzare fatti che sappiano coniugare novità e rettitudine, etica e cultura, unità
nazionale e pluralismi, ecc. nel costruire libertà e
democrazia, giustizia e pace.
Solo così, nella vita civile, può rinascere la
speranza. Certamente la speranza cristiana guarda
oltre le contingenza della città terrena. E desidero
dirlo proprio pensando ai morti che ricordiamo in
questi giorni. La fede ne attende la risurrezione dei
corpi alla pienezza della vita e dello shalom biblico.
Ma questa grande attesa alimenta anche la speranza
umana per l’oggi della storia e per il suo prossimo
futuro. Pertanto, perché questa speranza resti accesa,
vorrei che idealmente qui, dal Campo della Gloria, si
levasse come un appello a tutte le donne e gli uomini
Vorrei che l’appello si rivolgesse in particolare a
coloro che, nell’una e nell’altra parte dei diversi e
opposti schieramenti politici, dentro la maggioranza
e l’opposizione, si richiamano ai principi della libertà
e della democrazia e non hanno del tutto perso il
senso delle istituzioni e dell’etica pubblica. A voi
diciamo che dinanzi alla storia -e, per chi crede, dinanzi a Dio- avete la responsabilità di fermare
l’eutanasia della Repubblica democratica. L’appello è invito a dialogare al di là della dialettica e conflittualità politica, a unirvi nel difendere e rilanciare
la democrazia nei suoi fondamenti costituzionali.
Non è tempo di contrapposizioni propagandistiche,
né di beghe di basso profilo.
L’attuale emergenza e la memoria di chi ha
combattuto per la Liberazione vi chiedono di cercare
politicamente insieme come uscire, prima che sia
troppo tardi, dal rischio di una possibile deriva delle
istituzioni repubblicane. Prima delle giuste e necessarie battaglie politiche, ci sta a cuore la salute costituzionale della Repubblica, il bene supremo di un’Italia unitaria e pluralista, che insieme vogliamo “libera e democratica”.
Mons. Gianfranco Bottoni
a nome dell’arcivescovo di Milano
Di cosa devono avere paura i giornalisti ?
Del conformismo,dei propri privilegi, di diventare burocrati e soprattutto di
assecondare gli stregoni che governano con la paura.
E che, goccia dopo goccia, ci faranno scivolare verso la violenza.
Fabbricare il panico
di Furio Colombo
(Diario, anno XIV, n° 13, Novembre 2009)
Non ho seguito l'ammonimento. di Franklin Delano
Roosevelt. Ho paura della paura. Da bambino ho
visto la guerra, ho visto la persecuzione e una cosa
so: uomini e donne, che in qualunque fotografia o
descrizione apparirebbero sfuocati o marginali,
all'improvviso sono nitidi e al centro della scena. E
osano fare. O almeno ci provano. Mentre persone
che avevano piazzato a ben altro livello scelgono di
scomparire, di non essere notate, fanno il passo nel
mucchio per non dover rispondere, scegliere,
rischiare.
Esistono tante paure, ovvero livelli, natura, intensità
diversi. I confi-ni sono segnati da una parte da Salvo
D'Acquisto, ignoto carabiniere che di fronte al
plotone di esecuzione tedesco viene avanti e prende
il posto di un altro, lui che non doveva morire. E
dall'altra dai direttori di giornali cosiddetti
indipendenti che -scelti per creare un confronto, un
contraddittorio pubblico con l'esuberante capo del
governo italiano, ormai noto per essere vendicativodecidono di tacere. Preferiscono la brutta figura di
fronte alla famiglia che li guarda in tv pur di non
correre un rischio modesto, non della vita e neppure
del po-sto, inteso come contratto di lavoro. Però, sì,
rischiano di essere -in tempi brevi (è accaduto,
accade)- sollevati dalla prestigiosa funzione di
direttore. E allora che cos'è la paura ? Un sentimento che si estende dal terrore al conformismo,
dall'orrore di un buco nero alla protezione del
proprio pri-vilegio e quieto vivere, dal rischio volontario anche di qualcuno che non ha un'immagine
da difendere, al nascondersi volontario di qualcuno
che nega l'immagine o la cambia pur di non incorrere
in un grattacapo ?
(Continua a pagina 18)
18 Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Fabbricare il panico
(Continua da pagina 17)
In una scena del film Fortapàsc di Marco Risi -che
racconta l'assassinio camorrista del cronista
coraggioso Giancarlo Siani a Torre Annunziata nel
1985- il redattore capo ammonisce il giovane collega
che, con i suoi articoli, sta mettendosi in pericolo:
"Vedi, ci sono i giornalisti-giornalisti e i
giornalisti-impiegati. lo ho scelto di essere un
Il film mostra un
giornalista-impiegato".
protagonista che ama il mestiere e conosce il pericolo. Sa che "fare il proprio mestiere" crea
problemi, non è imprudente, né ardito.
Semplicemente fa il suo lavoro come deve essere
fatto, senza nascondere niente, ma anche senza
fingere di sapere ciò che non sa.
Narrare e documentare ciò che pubblicamente accade
non ha a che fare in modo logico con la paura. Anzi, è una grande anomalia sentire la morsa della
paura intorno al normale lavoro. Siani non si getta
fuori dalla, trincea. Semplicemente sceglie di restare giornalista. Giornalista invece di diventare
giornalista-impiegato.
Prontamente, a nome della paura, si presenta l'as-
sassino seriale a dimostrare che la paura è vera,
concreta, pesante, roba di cui tener conto. La paura,
dunque, non è un sentimento, è una cosa. Come in
misteriose leggende, la "cosa" può essere fuori di te
o dentro di te, ma la persona e la sua paura non
coincidono.
La prova è che non c'è il contrario della pau-ra. Non
è il coraggio. Il coraggio è della persona che tiene
testa o reagi-sce alla cosa "paura". Può essere di
testa, di istinto, di slancio anfetami-nico, di sfida,
persino di ruolo in un immaginario spettacolo
(ricordate la straordinaria storia, fatta film da De
Sica, Il generale della Rovere ?).
La paura è come un kalashni-kov. La paura può
essere minacciata, agita, usata anche da un pavido,
purché sul momento ne abbia la possibilità e la
forza. La paura si veste da umano (un agente di
minaccia, un portatore di esecuzione) ma non è
umana.
Ogni paura, dal buio alla mafia,
dall'intimidazione del potere alla minaccia della
prigione, non è che la piccola pozza, caduta per
disgrazia vicino a noi, di un vasto giacimento, un
deposito profondo e inesauribile, che non è questa o
quella la vicenda che ragionevolmente incute paura:
i soldati, i camorristi, gli stupratori, l'aggressione
stradale o l'intimidazione politica. Quelli sono i
travestimenti di qualcosa che abbiamo sempre
temuto, fino a piangere disperati e inconsolabili
nella culla. Sappiamo poco della felicità e ce ne
dimentichiamo facilmente. Sappiamo tutto della
paura o, meglio, dentro di noi esiste un archivio
ereditato, che ci farà apparire ogni colpo a
sorpre-sa "proprio ciò che avevamo sempre
temuto". Il buon nome della paura è rovinato
dal coraggio. Perciò siamo indotti a credere che
il coraggio sia il contrario della paura.
Non è -lo abbiamo detto- un giudizio sbagliato
che ha fatto ap-parire così modesta e indecorosa
la figura di don Abbondio. Ingiustamente la
frase "Il coraggio, se uno non ce l'ha, non se
lo può dare" si può leggere al rovescio. Anche
la paura uno non se la può dare. Inutile fingere
di avere paura del buio. Inutile fingere di non
averne.
La divisione tra "coraggiosi" e "paurosi" non
tiene.
Indimenticabile la frase di Giorgio
Perlasca, l'ex gerarca fascista che -nell'Ungheria nazista- ha salvato da solo migliaia di
ebrei: «Si dice che l’occasione fa l’uomo
ladro. Nel mio caso l’occasione mi ha fatto
fare quello che ho fatto».
Come mostrano infiniti episodi nella vita di
tutti, celebri e ignoti, nessuno di noi sa se e
quando avrà paura. Persone mediocri molte
volte, inaspettatamente, diventano protagoniste
di comportamenti eroici. Persone di cui si
presume buona qualità umana e orgoglio
professionale -come il celebre architetto tedesco
Albert Speer- costruiscono campi di sterminio a
(Continua a pagina 19)
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
19
Fabbricare il panico
(Continua da pagina 18)
regola d'arte. Ma il coraggio, con i suoi guizzi
inaspettati di apparizione e scomparsa, è roba nostra,
appartiene a noi, è un "gioco" -a volte non riuscito
con grave pena dello sconfitto- che si svolge nel nostro campo.
La paura no. La paura è sempre in grado, con grande
astuzia, di fare un'invasione di campo, tanto forte
quanto sorprendente e inattesa, con uno strano talento
nel presentarsi al momento giusto. Inevitabile la domanda: qual è il legame, se c'è, fra paura e panico ?
Il rapporto fra le due parole e ciò che significano.
Non appartiene solo alla psicanalisi e non si svolge e
spiega e dibatte solo in letteratura. Ne Il processo di
Kafka c'è molta paura ma non c'è panico; ne Lo
straniero di Camus neppure l'annuncio di sentenza
capitale fa divampare la paura. Nel mondo di Sartre
il panico è il vuoto, mentre la paura, come l'amore, è
una sorta di pieno; nelle pagine di Tolstoj il panico è
quando si spegne la fede e Dio ti abbandona. È una
questione di gradi, ovvero il panico è una variante
intensa a fuori controllo della paura ?
Inevitabile fermarsi su questa soglia.
Basterà
l'ipotesi che il panico non sia una variazione
violenta e incontrollabile della paura. Il
panico è una delle nostre risposte alle scorrerie della paura, una risposta di cui non
sappiamo niente, che svuota la celebre frase
su don Abbondio e certifica che noi non
sapremo mai quando e quanto saremo
coraggiosi se mes-si alla prova. Di certo la
Bibbia ha mentito, quando ha narrato la cacciata dall'Eden, attribuendo a Dio la sentenza:
"Lavorerai con il sudore della fronte, partorirai con dolore". Agli esseri umani piace
lavorare, al punto che con il lavoro hanno costruito innumerevoli civiltà attraverso i
millenni. Le donne hanno nel parto una
consolazione, anzi vera felicità, più grande
del pur grande dolore. La vera condanna, che
dura dal principio dei secoli, è la paura. È
insidiosa come un agente segreto, agisce
come un atleta che ti salta davanti, capace di
insediarsi con un colpo violento al centro di
una vita o di argomentare con eccellente
dialettica per piegare alla paura anche
intelligenze ferme e alte che dovrebbero
essere in grado di fare barriera.
Due storie. La prima: «Intanto Glenn Beck
diventa il conduttore più popolare
d'America. È un anchor del filone apocalittico, capace di passare dal riso al
pianto in pochi attimi in diretta tv. Lo
studio televisivo dal quale va in onda è
chiamato nella sua rete, la Fox, "la stanza
della paura"» (Massimo Gaggi, Il Corriere
della Sera, 7 ottobre 2009).
Seconda storia: «Tornano dall'Afghanistan
per un periodo di riposo a casa i soldati
americani, tutti militari di professione. C'è
chi non torna, chi vive assalito da incubi,
chi scompare in una vita vagabonda e clandestina
e non si fa più ritrovare. È una fuga senza meta e
senza fine di giovani vite inseguite dalla paura.
Non possono più vivere ciò che hanno vissuto in
guerra» (Giovanna Botteri, Tg5 Linea Notte, 7
ottobre 2009).
Può essere utile notare che alcuni dei soldati che
scelgono di scomparire sono già stati decorati per
"atti di eccezionale valore". Dunque la paura
aggancia la sua preda (ognuno di noi, eroi compresi)
con una sorta di radar, che può restare inerte a
lungo, e poi all'improvviso inizia a lanciare il segnale che cambia, rivolta, sconvolge vite, persone,
comportamento, pensieri, istinto, percezione dei
luoghi e produce fobia del futuro.
La ragione ha un ruolo sempre minore nel conflitto
con la paura. Entrano in funzione strappi fisici,
spinte interiori, fatti banali, evocazioni inconsce,
istanti radicati nell'infanzia, nella natura, nelle pieghe ignote della memoria, nel "morto e sepolto".
Spostano una vita in un territorio ignoto di risposte
cie-che e gesti inconsulti.
Entra la politica, in questa terra desolata ? Entra.
(Continua a pagina 20)
20 Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Fabbricare il panico
(Continua da pagina 19)
L'America è travolta dalla paura di fare la guerra e
dalla paura di fare la pace, sconvolta com'è dalla
tremenda ferita che ha subito 1'11 settembre e dalla
ri-sposta preventiva di un presidente americano
spaventato a morte (una sorta di sanguinoso rito
esorcistico, terrorizzare gli altri come talismano
contro il terrore). L'Europa ha cercato alla cieca, con
affanno, finché gli stregoni eletti di ciascun paese
hanno trovato i portatori del male: gli stranieri.
Finora un solo paese, l'Italia, ha messo il governo
nelle mani degli stregoni. Sono loro a decidere. Lo
fanno in modi crudeli, vistosamente teatrali, ma di
grande efficacia, nella "stanza della paura" che è
diventata l'Italia governata dagli stregoni detti "Lega
Nord" e che hanno in concessione esclusiva il
ministero dell'Interno, cioè la polizia.
Una trovata è "respingere" gli immigrati in mare,
ovvero affondare i loro barconi e catturare gli
scampati
immigratI in mare, ovvero affondare i loro barconi e
catturare gli scampati come merce da consegnare alle
ton-nare libiche.
Un'altra trovata è cercarli,
inseguirli, acciuffarli a scuola, a casa, in ospedale, al
lavoro, in tram, nel mercatino di sopravvivenza, nel
rifugio della Caritas.
L'emblema del male è
deliberatamente lasciato per ore alla gogna e
rinchiuso (ma bene in vista) in un autobus con le
inferriate da trasporto carcerari. Tutte le notizie che
riguardano affondamenti, consegne alla mattanza
libica e rastrellamenti a Milano sono falsificati. Le
carceri traboccano di corpi di "clandestini"
portatori del male, ma le carte processuali indicano
piccoli reati in proporzione identica agli italiani (di
tutti i grandi reati restano titolari i cittadini mafiosi,
camorristi o familisti di pura razzia italiana). Ma la
paura funziona e raddoppia: paura del cacciatore e
paura della preda. L'opposizione politica, anche se
fosse ostinata, serve a poco. Quando si comincia ad
attingere ai giacimenti della paura, o si va verso il
panico o verso la fuga. O nelle leggi della paura che
generano altra paura. Di rado passa un angelo. Al
momento (è un lungo momento) governano gli
stregoni e la paura dilaga. Preoccupa il nesso tra
paura e violenza, che sarà inevitabile.
Il futuro è brutto.
Ma non è ancora cominciato. -
Furio Colombo
Fotografie di Fausto Giaccone
Diario, n.13, anno 14°
Novembre 2009
Pagg. 103-105
Sinistra in libertà, manca il manuale
d’istruzione
di Alessandro Robecchi (Il Manifesto, 15.11.2009)
La recente scissione
di Sinistra & Libertà
ha
provocato
smarrimento.
Proprio
così:
s ma r r i me n t o
del
libretto
delle
istruzioni.
E ora chi lo sa come diavolo si installano tutte queste componenti ?
Leggo con angoscia che la componente socialista (Psi) è l'unica a detenere la password del sito del partito.
Mi chiedo quale componente ha la
chiave del box, e dove i fuoriusciti del
Pdci metteranno il motorino, e se i
Mussiani finalmente usciranno dal bagno dove stanno ormai da due ore.
Mi sfugge al momento la posizione
dei Faviani di Sinistra Democratica,
ho provato a collegarli agli ex Pdci ed
è saltata la luce, meno male che c'è il
salvavita.
Quanto agli ex di Rifondazione, la
dialettica interna li spinge all'alleanza
con il Sole che Ride con l'intento programmatico di avere lo sconto per comitive al cinema (bastano sei dirigenti).
un nuovo nome per il partito:
SinistraEcologiaeLibertà.it,
Oppure
SinistraEcologiaLibertàRestiamoU
niti.it,
oppure ancora
SinistraEcologiaLibertàePassaLaNon è chiaro però se le trattative Canna.it.
siano in mano ai Vendoliani di
sinistra o ai Vendoliani di centro, il Quel che conta, si dice, è incidere sulche accresce le tentazioni post- la società.
vendoliane di un ritorno alla natura e Incidere profondamente e lasciare un
al ballare nudi nelle notti di luna segno, almeno nella prossima ediziopiena.
ne del Guinness dei Primati.
Il clima è rovente e le accuse si
accavallano.
Prego gli affezionati lettori di non insultarmi accusandomi di appartenere
Due nenciniani sono stati attaccati dai a Rifondazione, o al Pdci, o al Pd, ai
cinghiali in Toscana.
Riformisti Uraniani della Terza
Nel Lazio l'ex senatore Falomi ha Luna, o a Scientology, o ai Sansosmentito l'esistenza di Falomiani, «a nettiani Rinati del Settimo Giorno.
meno che mia moglie non mi abbia
Piuttosto, se trovate il manuale di itenuto all'oscuro».
struzioni, mandatemelo !
Vedo all'orizzonte anche qualche
problema di carta intestata: si pensa a ♦
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
21
Dieci motivi per il “NO B-Day”
di Antonio Di Pietro
(www.antoniodipietro.com/2009/11/dieci_motivi_per_il_nobday.html?notifica)
Se qualcuno mi chiedesse di dargli dieci buoni
motivi per partecipare al 'No-Berlusconi Day',
non avrei problemi ad individuarne almeno un
centinaio.
Per chi può disporre di un’informazione di prima
mano, plurale e non viziata da scelte politiche delle
redazioni, di motivazioni per scendere in piazza non
ha che l'imbarazzo della scelta.
La verità è che ci sono moltissime persone che pensa
no che quest'uomo, seppur truffando il Paese, e per
quanto possa truffarlo, non ha altre alternative nel
contesto politico attuale. Falso, ed anche questo è
uno stereotipo creato dal grande incantatore.
Berlusconi è un tappo per lo sviluppo dell’economia, della ricerca e della cultura.
Il suo modello morale ha rovinato un paio di generazioni, distrutto l’ideale cristiano di famiglia, disciolto nell’acido della corruzione le istituzioni e il tessuto imprenditoriale.
La conta dei danni realmente prodotti dal berlusconismo potremo stimarla solo quando quest’uomo non
nuocerà più, ossia quando sarà fuori dalle istituzioni.
Farsi mettere il silenziatore dal perbenismo politico
e rinunciare al contrasto inevitabile può voler dire
due cose: o si è stati comprati o ci si è fatti infinocchiare da un’etichetta di “antiberlusconismo”, che
lui stesso ha creato. E
ssere un antiberlusconiano, per me, è la più grande
onorificenza che questa maggioranza possa affibbiar
mi.
Un marchio di italianità, ormai dimenticato, che ha
lasciato il posto al nulla di un comitato d’affari a tutto tondo.
Dieci buoni motivi per cui
partecipare al ‘No-B Day’:
1)
Deve agli italiani bilioni di euro tra evasione fiscale e concessioni televisive ricevute per un
1% del fatturato di RTI (e non di Publitalia)
2)
Ha riportato il nucleare in Italia, fregandosene di
un referendum che lo ha messo alla porta, e
ci ha fatto perdere il treno per le energie rinnovabili
3) Ha spinto il Paese verso un modello culturale becero in cui l’etica, l’onestà, la famiglia, lo Sta
to, la moralità sono dei disvalori in confronto
all’arrivismo, la furberia, il denaro, la menzogna e il clientelismo.
4) Ha favorito gruppi finanziari ed imprenditoriali
vicini a lui, ai suoi amici e alle sue aziende,
voltando le spalle a centinaia di migliaia di
famiglie lasciandole senza lavoro, senza istru
zione e in molti casi senza un tetto
5) Ha utilizzato la corruzione, il ricatto e le sue cariche nelle istituzioni come strumento per rimuovere e aggirare la legge e il sistema giudiziario in numerosi processi a suo carico
6) Ha intrattenuto rapporti così stretti con la mafia,
testimoniati in pagine e pagine di documenti
processuali, da compromettere irrimediabilmente la sua figura di uomo delle istituzioni.
7) Ha negato l’esistenza della terribile crisi economica che ha prodotto oltre 1 milione di disoccupati in un solo anno, bloccando l’attività
parlamentare che avrebbe dovuto contrastare
e recuperare la grave situazione economica
nella quale versa il nostro Paese
8) Ha accumulato una ricca biografia su Wikipedia
tale da somigliare più ad Al Capone che ad
un Presidente del Consiglio
9) Ha distrutto, con i suoi uomini, bilanci e credibilità della più importante azienda di servizio
pubblico d’informazione: la Rai
10) Ha dimostrato di essere disposto, pur di salvare
se stesso, ad utilizzare le istituzioni per leggi
che mettono a rischio l’incolumità dei cittadini, favorendo il proliferare di attività criminali.
22 Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Testo integrale - Passaparola di lunedì 13.11.2009
Berluschino in breve
di Marco Travaglio
http://http://www.beppegrillo.it/2009/11/passaparola_lun_43/index.html?s=n2009-11-16
Buongiorno a tutti.
Credo che, a furia di sentir parlare di processo breve e di leggere l’espressione processo breve sui giornali, la gente non abbia
ancora ben capito di che cosa stiamo parlando: Berlusconi è un pubblicitario, è laureato in pubblicità con una tesi sulla pubblicità, ha sempre fatto pubblicità soprattutto a sé stesso e quindi, su quel versante,
è bravo, è l’unico versante nel quale eccelle.
La legge sul processo morto
Conseguentemente è sempre riuscito a inventarsi degli slogan che funzionano, come
il “processo breve”: in realtà bisogna chiamarlo con il suo nome, il processo che esce
da questa cosiddetta riforma della giustizia,
bisognerebbe cominciare a chiamarlo il
“processo morto”, perché il processo non
diminuirà neanche di un minuto nella durata media, ma anzi, semmai questa legge,
creando più aspettativa di impunità con l’istituto nuovo della prescrizione del processo, anziché della prescrizione del reato, sarà un incentivo agli Avvocati difensori per
allungare ulteriormente il brodo e puntare
alla prescrizione del processo.
Mi spiego: oggi la prescrizione si applica al
reato, oppure alla pena, nel senso che
dopo un certo periodo dal momento in cui
è stato commesso il reato, scatta la
prescrizione e quindi l’imputato accusato
di quel reato non può più essere
processato.
Poi c’è la prescrizione della pena: dopo un
certo numero di anni, se la pena.. ecco, è
cascato l’elicottero del commissario Basettoni, va beh, sarà un segnale !
Dopo un certo numero di anni, se la pena
non è stata eseguita, non si può più eseguirla e quindi chi scappa, per esempio, e
si sottrae a una pena, se non si riesce a
acciuffarlo in tempo la farà franca.
Adesso, con questa legge, arriva la prescrizione del processo, che dipende non da
quando è stato commesso il reato, ma da
quando l’imputato è stato rinviato a giudizio: da quel momento inizia a ticchettare la
bomba a orologeria, che esplode dopo due
anni in primo grado, dopo due anni in appello e dopo due anni in Cassazione.
Abbiamo detto la settimana scorsa, quando ancora non c’era il testo -poi il testo è
stato esplicitato questo giovedì- che funzionerà così: i giudici, dal momento del rinvio
(Continua a pagina 23)
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
23
Berluschino in breve
(Continua da pagina 22)
a giudizio al momento della sentenza di
primo grado, dovranno fare tutto in due
anni; se passa un giorno più di due anni il
processo è morto subito, in primo grado,
anche se il reato è stato commesso due
anni e due giorni prima, per dire, ovvero se
paradossalmente vado -che ne so ?- a molestare una bambina oggi, domani mi beccano e mi citano immediatamente per direttissima e poi il processo dura.. non si
riesce a concludere in primo grado entro
due anni, io sono già rovinato, cioè scusate, la vittima è già rovinata: perché ?
Perché non avrà mai giustizia e io sono salvo.
Quindi non c’entra quando è stato commes
so il reato, ma c’entra quanto tempo impiegano i giudici a fare le tre fasi di giudizio:
due anni per il primo grado, ma non due
anni dalla prima all’ultima udienza, due
anni dal rinvio a giudizio alla sentenza, il
rinvio a giudizio lo fa il G.I.P., poi prende
tutto il faldone e a volte ci vogliono dei
camion per portare il faldone, pensate soltanto ai processi dove ci sono molti
imputati o ai processi dove ci sono
consulenze tecniche, perizie etc., prende il
faldone, lo manda al Tribunale e quest’ultimo, a seconda degli accumuli di
arretrato che ha, fissa l’inizio del
processo di lì a chissà quando.
Tutti questi tempi morti a
questa legge non interessano,
dal rinvio a giudizio del
G.I.P. alla sentenza del giudice
di primo grado non possono
passare più di due anni, altrimenti il
processo muore lì, anche se il reato è stato
commesso due anni e due giorni prima.
Tutto ciò vale e la stessa cosa avviene in
appello, se dal momento della sentenza di
primo grado alla sentenza d’appello passano più di due anni e lo stesso avviene in
Cassazione, in Cassazione sapete che bisogna che le carte partano dal Tribunale e
dalla Corte d’Appello, sapete che i tribunali
sono tanti, ce ne è uno, per esempio, a Alba, mentre poi la Corte d’Appello di solito è
una sola per ogni regione, a parte le
regioni grandi che ne hanno due, tipo la
Lombardia che ha Milano e Brescia, tipo la
Sicilia che ha Palermo e Catania, qua in
Piemonte di Corte d’Appello ce ne è una e
quindi c’è il Tribunale di Alba, poi c’è la
Corte d’Appello di Torino, che vale per
tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta e
dopodiché, quando il processo va in Corte
di Cassazione, che cosa succede ?
Partono le carte dalla Corte d’Appello di
Torino e vanno a Roma al Palazzaccio, per
la decisione finale.
Anche il periodo tra la sentenza d’appello e
la sentenza di Cassazione non può superare i due anni, ma è proprio la prima fase,
cioè quella del primo grado, la più delicata:
perché ?
Perché il processo in primo grado si deve
fare sempre nella sua forma del dibattimento, è chiaro, non quando si patteggia o
quando si fa il rito abbreviato, dove il
giudice valuta le carte allo stato degli atti,
gli Avvocati difensori e il Pubblico
Ministero gli fanno vedere le carte e lui
giudica e, con rito abbreviato, emette una
sentenza, non deve sentire la gente.
L’oralità del processo è comunemente nel
dibattimento normale è lì che tutti vogliono
essere sentiti, portare testimoni, portare
perizie e quindi le udienze si accumulano.
La fase più laboriosa è proprio quella di pri
mo grado, dove bisogna sentire tutti: i testimoni di accusa, di difesa, i poliziotti che
hanno scoperto il reato, i periti, i consulenti, gli Avvocati, il Pubblico Ministero, le
repliche, le controrepliche etc. etc., le rogatorie.
In questa fase del primo grado, che è la più
lunga proprio perché bisogna sentire tutti,
il tempo a disposizione dei giudici sarà lo
stesso che i giudici avranno a disposizione
in Appello e in Cassazione, ma in Appello o
in Cassazione, salvo eccezioni, non si
(Continua a pagina 24)
24 Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Berluschino in breve
(Continua da pagina 23)
riapre
la
discussione
nel
processo, non si riapre il
dibattimento: i giudici semplicemente valutano, in base alle
carte -questo succede nel 99%
dei casi- se la sentenza di primo
grado è corretta, oppure se non ha tenuto
conto di alcuni punti che o il Pub blico
Ministero o il difensore segnalano nel loro
ricorso, punti di merito per quanto riguarda il processo d’appello, punti di legittimità, ossia di conformità alla legge, per
quanto riguarda il giudizio di Cassazione.
Teoricamente è molto più facile fare i processi in Appello e in Cassazione, che non
farli in primo grado: intanto perché i processi di primo grado sono molti di più, in
primo grado, una volta rinviato a giudizio
uno ci va e poi in Appello non ci vanno tutti i processi che c’erano in primo grado,
perché a volte c’è chi accetta la sentenza di
primo grado senza impugnarla, soprattutto
quando c’è un’assoluzione e la Procura non
ritiene di dover impugnare.
Quindi è chiaro che c’è anche un sovraccarico di lavoro nei tribunali, che non c’è in
Appello e in Cassazione, eppure due anni
dal rinvio a giudizio alla sentenza di primo
grado, due anni per l’Appello e due anni
per la Cassazione.
Molto probabilmente, secondo quello che
calcolano i magistrati che stanno, in questi
giorni, cercando di fare una proiezione sulla strage di processi che produrrà questa
porcata, la stragrande maggioranza di quei
100 /200. 000 processi destinati a morire
morirà nella fase del primo grado.
Badate, stiamo parlando di quei processi
che moriranno in aggiunta a quei 150 /200. 000 processi l’anno che già muoiono
per la prescrizione del reato, conseguentemente se ogni anno si prescrivono
200. 000 processi per prescrizione del reato e adesso si prescriveranno altri
100 /200. 000 processi per prescrizio ne
del processo, noi avremo.. andiamo verso il
mezzo milione di imputati che la fanno
franca, in un modo o nell’altro, e verso almeno mezzo milione di vittime che, ogni
anno, si vedranno sbeffeggiare dall’imputato che se ne va libero, anche se colpevole,
perché il processo è durato più di due anni
nella fase di giudizio in cui si è, oppure
perché è riuscito a fare durare il processo
più del periodo di prescrizione del reato.
Voi capite che è una catastrofe epocale e
non è una catastrofe dovuta alle sfavorevoli
condizioni atmosferiche, a una casualità o
una maledizione del Cielo, è dovuta all’ennesima legge fatta per non far processare
Berlusconi.
Liberi tutti:
i cittadini non avranno
giustizia
Abbiamo detto che questa legge si applica
a tutti e tre i gradi di giudizio per il futuro,
è retroattiva, ossia vale per i processi già iniziati che siano nella fase del primo
grado mentre, se sono già in fase di
Appello o di Cassazione, questa legge non
vale e quin di in Appello o in Cassazione i
processi già iniziati possono durare più di
due anni, volendo, mentre invece i processi
in primo grado già iniziati devono durare
non più di due anni e perché ?
Perché Berlusconi ha i processi in primo
grado.
Mills, per esempio, è in Cassazione e
quindi Mills, anche se il suo processo
durasse più di due anni in Cassazione,
non sarebbe soggetto a questa salvaladri,
mentre quello che è accusato di averlo
corrotto Mills, si salva: pensate a come è
contento Mills di questa disparità di
trattamento, ma pensate come questa
legge può essere costituzionale, visto che
stabilisce delle disparità di trattamento
non solo tra quelli che avranno i processi
in futuro e quelli che hanno avuto dei
processi già iniziati e sono imputati oggi,
ma addirittura all’interno di quelli che
sono imputati oggi crea delle disparità di
trattamento e non sono mica finite, queste
disparità di trattamento, perché questa
legge va a distinguere per processi già
iniziati e per quelli che inizieranno in
futuro tra vari tipi di reato, alcuni li com
prende nella “liberi tutti” e alcuni li esclude e poi fa distinzioni non solo dei tipi
di reato commessi, ma fa distinzioni anche
dei tipi di imputati.
Per esempio, la distinzione è questa: gli
imputati pregiudicati, ossia che hanno già
avuto una condanna un’altra volta, non
beneficiano del processo breve, mentre gli
incensurati, ovvero quelli che non hanno
mai avuto condanne definitive, anche se
magari hanno avuto un sacco di processi
ma l’hanno già fatta franca per prescrizione (tipo Berlusconi, Andreotti, D’Alema
etc. etc.), questi avranno diritto al processo
breve, sia che il processo sia già iniziato e
sia che inizi in futuro.
Qualcuno dirà “beh, è giusto, il pregiudicato l’hanno già beccato una volta a
violare la legge e quindi presumibilmente è più pericoloso dell’incensurato”, ma
neanche per sogno !
Nemmeno per sogno! Se per esempio uno che ne so ?- per la strada ha mandato a fare in culo un vigile e è stato condannato
per oltraggio, quando era ancora reato l’oltraggio a pubblico ufficiale, quello è un
pregiudicato, se l’hanno condannato; se
(Continua a pagina 25)
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
25
Berluschino in breve
(Continua da pagina 24)
uno è stato beccato a scaricare musica o
film dal computer è reato, lo sapete; se uno
è stato beccato con la piantina di canapa
sul balcone è reato, lo sapete: beh, tutte
queste persone.. se uno, a causa della nebbia o dell’asfalto ghiacciato ha messo sotto
con la macchina qualcuno e l’ha mandato
all’ospedale, e si è scoperto che magari non
era attento al 100% e l’hanno condannato
per lesioni colpose, o se la vittima è morta e
l’hanno condannato per omicidio colposo
beh, questo è un pregiudicato; mentre se
uno è stato prescritto in un processo di
mafia, con una sentenza dove c’è scritto
che è un mafioso, ma che l’ha fatta franca,
tipo Giulio Andreotti, quello è incensurato:
secondo voi è più pericoloso socialmente
uno che è stato beccato a scaricare musica
da Internet, o uno che ha avuto la prescrizione e che, quindi, è incensurato per
mafia ?
Quello che scarica musica avrà diritto al
processo lungo e conseguentemente un’altra condanna la becca di sicuro, mentre
invece il prescritto per mafia avrà il processo breve, se lo ribeccano a commettere
un altro reato, e lo prescrivono nuovamente
e così via sempre, perché sarà sempre
prescritto e quindi sempre incensurato e
non avrà mai la prima condanna che lo
trasforma in un pregiudicato e avrà sempre
diritto al processo breve, cioè al processo
morto, anche se è infinitamente più
pericoloso di quell’altro che scarica la musica, o di quello che ha la piantina di
cannabis.
Questa è la distinzione demenziale, secondo alcuni totalmente incostituzionale tra
imputati incensurati e imputati pregiudicati, non vi dico poi la diffamazione: noi
giornalisti la diffamazione la.. i processi per
diffamazione, con tutte le centinaia di
denunce che ci fanno, almeno a quelli che i
giornalisti li fanno per davvero, è evidente
che prima o poi capita che il giornalista
venga condannato per diffamazione, perché
si è sbagliato, perché ha preso per buona
una cosa, perché ha scritto un nome per
un altro, immaginate la fretta con cui si
scrive tutti i giorni per i giornali, soprattutto sui quotidiani, può capitare continuamente questo rischio e è lo stesso rischio
che corre un autista che vive nella sua
macchina, un tassista che vive nella sua
macchina di tamponare, è evidente che prima o poi tamponi.
Altra cosa -l’abbiamo sempre spiegato- è
quando uno organizza campagne basate
sul falso, in malafede, questo è un altro paio di maniche, ma in ogni caso la diffamazione è un incidente di percorso, tant’è che
io non mi sono mai fatto vanto di non aver
avuto condanne definitive per diffamazione:
perché ?
Perché prima o poi capita, dopo
26 anni che uno fa questo
mestiere, sto cominciando a dire
che non ho ancora avuto condanne
definitive
per
diffamazione, ma potrebbe capitare un
giorno, soprattutto se si usa un linguaggio
piuttosto critico nei confronti del potere.
I criminali potenti
incensurati a vita
Lasciamo stare, il giornalista che ha una
condanna per diffamazione è un pregiudicato, ovviamente secondo questa legge, secondo la legge e quindi verrà trattato
molto più severamente di Andreotti che ha
avuto la prescrizione per mafia e di tutti
quelli come Andreotti e Berlusconi, sei
volte
prescritto
per
corruzione,
finanziamento illecito ai partiti, frode
fiscale, falso in bilancio etc. etc..
Immaginate se è mai ammissibile !
Avete visto dalla Gabanelli di Report, nel
servizio di Paolo Mondani ieri sera, che cosa è il riciclaggio, che cosa è la frode fiscale, che cosa è portare i soldi all’estero per
pagare le tangenti etc. etc.: bene, quelli che
la fanno franca per prescrizione, grazie al
fatto che oggi la prescrizione per quei reati
è brevissima, adesso potranno godere anche della prescrizione del processo che, per
loro, sarà brevissimo, perché ?
Perché sono riusciti a farsi prescrivere
prima e continueranno in eterno a essere
prescritti !
L’altra distinzione che si fa è quella tra reato e reato e qui, di solito, capita: si fa un’amnistia e si dice che per certi reati gravissimi non vale, si fa un indulto e si dice
che per certi reati gravissimi non vale e
quindi, il fatto di distinguere tra reato e
reato, ci sta.
Di solito si prendono i reati puniti con una
pena superiore a tot, si stabilisce che
quelli sono i più gravi, perché quelli sono i
più gravi secondo il Codice Penale e, per
quelli, niente indulgenza.
Ora che cosa hanno fatto, invece ?
Shopping, hanno fatto shopping tra i vari
reati, cioè questo sì, questo no, questo mi
piace, questo non mi piace, questo non lo
vuole la Lega Nord, questo non lo vuole
Gasparri, questi li fa Berlusconi: così hanno fatto a scegliere quelli gravi e quelli no.
Conseguentemente avranno il processo
lungo, cioè possibilità concrete di condanna, i reati di mafia -Berlusconi non è
imputato, in questo momento almeno, di
mafia- di strage, di terrorismo, di omicidio,
di grandi traffici d’armi e di droga, quelli
proprio massicci, internazionali e basta
(Continua a pagina 26)
26 Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Berluschino in breve
(Continua da pagina 25)
direi... ah, sequestro di persona a
scopo di estorsione, bontà loro, e
poi furtarelli e immigrazione
clandestina.
Sapete con quanto è punita
l’immigrazione clandestina ?
Con una multa da 5.000 a 10.000 Euro:
non stiamo parlando del clandestino che va
a fare le rapine o uccide qualcuno, o
spaccia droga, ma stiamo parlando del
clandestino che è clandestino e punto,
prima non era reato perché non si può
punire uno status, bisogna punire un’azione, adesso puniamo lo status di clandestino con una multa, ossia facciamo pagare 5 o 10.000 Euro a uno che non li ha
e, anche se li ha, li nasconde, perché è
clandestino e conseguentemente non può
avere un lavoro regolare, ovviamente, e non
può dichiarare di guadagnare, per cui è
una multa puramente fittizia, è la legge
cazzata dell’ultimo pacchetto sicurezza, che
intasa ulteriormente le carceri e i tribunali,
perché poi questi li prendono, li processano
per direttissima, passano qualche ora in
carcere e fanno aumentare a dismisura il
numero dei detenuti, ma questo è un altro
paio di maniche.
Come si fa a paragonare un reato punito
con la multa, come il divieto di sosta, con
quelli di mafia, di strage, di terrorismo, di
omicidio volontario, di sequestro di persona, di traffico d’armi, che sono esclusi anch’essi dal processo breve ?
E come si fa, soprattutto, a assicurare il
processo lungo al clandestino che, alla fine
del processo lungo, verrà multato di qualche migliaio di Euro e non li pagherà, con
reati che invece avranno il processo breve,
ossia morto, quali abuso d’ufficio, corruzione, corruzione giudiziaria -Berlusconi ha
il processo Mills per corruzione giudiziariatruffa semplice e aggravata, frodi alla
Comunità Europea ?
Stiamo parlando di reati che portano via i
soldi dei cittadini, milioni, miliardi! Frodi
fiscali, falsi in bilancio, bancarotta preferenziale, intercettazioni illecite, reati informatici, ricettazione, vendita di prodotti con
marchi contraffatti, traffico di rifiuti, sfruttamento della prostituzione, violenza privata, favoreggiamento della prostituzione, lesioni personali, omicidi colposi per colpa
medica, maltrattamenti in famiglia, aborto
clandestino, incendio, incesto, falsa testimonianza, calunnia, falso in atto pubblico:
questi avranno il processo breve, cioè morto, in quanto non si riuscirà più a processare nessuno per questi processi, a
meno che qualcuno di questi non sia stato
beccato a taroccare i CD o a scaricare musica, allora sono già pregiudicati e gli si fa..
ma vi rendete conto di che cosa vuole dire
una legge ad personam ? !
Questa è una legge contra personas, contro i cittadini onesti !
E infatti il nostro migliore cronista giudiziario, che è Ferrarella de Il Corriere, fa un
paginone raccontando quali processi salteranno per questa legge:
il processo Mills, ci mancherebbe, il processo Mediaset, ci mancherebbe, Antonveneta, il governatore Fazio, processo
morto; Calisto Tanzi, l’aggiotaggio alle
banche imputate nel caso Tanzi Parmalat,
ci sono decine di banche italiane e straniere imputate per questo reato morto.
Non vuole dire che moriranno questi processi, eh: vuole dire che oggi, mentre parliamo adesso, se la legge passasse in vigore
adesso o tra una settimana o tra un mese,
ma già adesso, questi processi sono durati
più di due anni in primo grado e conseguentemente verrebbero dichiarati morti,
non che saranno morti.
Questa non è una legge che dice ai giudici
“fateli più in fretta, perché altrimenti
scatta la prescrizione del processo”: no,
questa legge dice loro “è già finito il vostro processo, è già morto oggi”, quindi il
giorno dopo l’entrata in vigore di questa
legge il giudice dichiarerà concluso il dibattimento, saluterà gli imputati felici, le vittime incazzate, “andate in pace, il processo è finito, amen!”, questo sarà !
Tanzi, prescritto l’aggiotaggio a carico
delle banche, ve l’ho detto; tra poco si prescrive quasi tutto anche nel caso Telecom
Tavaroli, gli spioni della security Telecom,
che hanno spiato migliaia, schedato migliaia di dipendenti, concorrenti di Tronchetti
Provera, giornalisti, politici, imprenditori,
uomini dei servizi che non piacevano loro,
magistrati: prescritto.
La stessa cosa accadrà per altri casi di
spionaggio illegale: Enel Power, Eni
crac Parmalat,
aggiotaggio
Power,
Antonveneta, crac HDC, il crac del
sondaggista Crespi, dove è imputato
Confalonieri per favoreggiamento, prescritto.
Altri processi che si prescrivono.
Alla fine vi racconterò un piccolo caso: quel
lo della clinica Santa Rita, ma ci sono ancora i processi Eternit per i 3. 000 morti
da amianto, c’è il processo per i rifiuti a
Napoli, la gigantesca truffa dei rifiuti a
Napoli, dove è imputato Bassolino, tutto
ovviamente già morto.
Cragnotti, Cirio, Geronzi, il Presidente di
Mediobanca coinvolto in Parmalat e in
Cirio, stiamo parlando di tutti i più grandi
e importanti processi di questi anni, salvo
(Continua a pagina 27)
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
27
Berluschino in breve
(Continua da pagina 26)
naturalmente per chi ha scannato un’intera famiglia o già si sa che è un mafioso e
quindi i processi in cui si parte già dall’accusa più grave di mafia.
Avrete sentito a Annozero Belpietro raccontare che questa legge costringerà i giudici a fare in fretta e quindi a lavorare, perché il problema in Italia, se non si fanno
quei 5 o 6 milioni di processi arretrati e
quei 3 milioni di processi che arrivano
nuovi ogni anno sul lavoro tavolo, è
appunto dei giudici che non lavorano: pensate, 10. 000 giudici scarsi che dovrebbero
fare 3 milioni di processi nuovi, più i
5 /6 milioni di processi arretrati !
Fate il calcolo di quanti processi toccherebbero a ciascuno: è ovvio che non è quello il problema, ci saranno dei fannulloni
tra i giudici come ci sono in tutte le
categorie, ma non è quello il problema, non
è vero che lavorano quattro ore al giorno,
sono costretti a restare in ufficio soltanto
quattro ore al giorno, cioè la mattina,
perché ?
Perché al pomeriggio i tribunali chiudono,
non ci sono le segreterie, non ci sono i cancellieri, non c’è la sorveglianza, tutti gli atti
che fa un magistrato, se vuole interrogare
qualcuno o celebrare l’udienza di un processo, senza il cancelliere, senza il pubblico ufficiale al suo fianco sono nulli, non si
possono fare i processi senza i cancellieri
e, dato che i cancellieri sono sotto/
organico e non vengono pagati per gli
straordinari, i processi si fanno soltanto la
mattina.
Dopodiché cosa fa il giudice, al pomeriggio ?
Si porta a casa il lavoro e continua a lavorare da casa, chi di voi conosce dei magistrati va a casa loro e vede faldoni dappertutto: mica sono gingilli che si portano a
casa per sport, lavorano lì !
Lo sapete che i giudici di Corte di Cassazione in Cassazione non hanno neanche
l’ufficio ?
Non esistono gli uffici in Corte di Cassazione per tutti i giudici della Cassazione, i
quali provengono da tutta Italia, hanno
giusto le aule di udienza e che cosa fanno,
quando non hanno il turno in udienza ?
Si portano a casa le sentenze e se le scrivono a casa sui loro computers, sui loro
faldoni, dopodiché che non è che un giudice, se non è in ufficio, non lavora: pensate a tutti quelli che vanno nelle carceri a
interrogare la gente, pensate a tutti quelli
che vanno a fare i sopralluoghi nei posti
del delitto, a tutti quelli che vanno nelle
caserme
delle
forze
dell’ordine
per
coordinare le indagini, a tutti quelli che
vanno a sentirsi le intercettazioni nelle
salette audio.
Belpietro naturalmente non lo
può sapere, visto che non fa
questo
mestiere:
sarebbe
interessante sapere che mestiere
fa, questa gente, ma questo è.
Perché i processi durano a
lungo ?
L’ha detto Davigo: perché se ne fanno troppi, perché ci sono troppe impugnazioni,
per ché in Italia la Cassazione celebra 120.
000 processi l’anno, mentre la Corte Supre ma degli Stati Uniti emette 120 sentenze l’anno -120 sentenze l’anno !- perché ?
Perché c’è un filtro: mica tutti quelli che ricorrono in Cassazione hanno diritto a essere esaminati dalla Cassazione, la Corte
di Cassazione decide soltanto i casi che ritiene opportuno esaminare e lo stesso avviene nelle rare volte in cui c’è un processo
d’appello.
Da noi non c’è filtro, per cui quasi tutti i
processi conviene appellarli fino in Corte di
Cassazione, perché così intanto si perde
tempo, si fa scattare o la prescrizione del
reato o adesso, ultima novità grazie a Ghedini e C., la prescrizione del processo.
Il caso della clinica Santa Rita
Vi racconto -e chiudo- un caso di scuola:
la clinica Santa Rita.
La Clinica Santa Rita è quella clinica di Milano in cui, grazie a intercettazioni
disposte per tutt’altro, cioè per una
presunta truffa sui contributi della
Regione Lombardia, si scoprì che alcuni
chirurghi, insieme a alcuni amministratori
e azionisti della clinica, scannavano i
pazienti asportando organi a pazienti sani
(polmoni, reni, di tutto) con il sospetto
addirittura -adesso non so se al processo
questo sospetto verrà confermato o menoche qualcuno, dopo le operazioni inutili,
inutilmente invasive sia morto, men tre
non sarebbe morto se non gli avessero
asportato degli organi che non andavano
asportati, ebbene perché facevano tutto
questo ?
Perché così incassavano più soldi dalla Regione Lombardia.
Questi mascalzoni sono stati rinviati a
giudizio per lesioni gravi, non so che fine
abbia fatto l’accusa di omicidio e non so
neanche se quest’omicidio fosse stato considerato colposo, preterintenzionale o volontario, ma mi interessa la tempistica: il
caso lo ricordate.
Operazioni chirurgiche invalidanti e invasive per lucrare rimborsi e finanziamenti
dalla Regione Lombardia senza che ci fosse
bisogno di questi interventi, gente che si è
trovata con un rene o con un polmone in
(Continua a pagina 28)
28 Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
Berluschino in breve
(Continua da pagina 27)
meno completamente sani !
Gli imputati vengono arrestati
nel giugno del 2008, nel giugno
di due estati fa, soltanto un mese
dopo, il 12 luglio di due estati fa
(2008), il Pubblico Ministero chiede il rito
immediato subito, “li processiamo subito,
abbiamo prove sufficienti, non c’ è
bisogno di indagini, quello che abbiamo
fatto è già sufficiente”.
Da quel momento il Pubblico Ministero
chiede il rito immediato, decorre, comincia
a ticchettare la bomba a orologeria prevista
da questa nuova legge, facciamo il caso che
questa nuova legge sia già in vigore.
Parti a calcolare i due anni necessari per il
primo grado nel momento in cui il Pubblico
Ministero chiede il rito immediato, 12 luglio
dell’anno scorso.
Il Tribunale deve dunque processare questi
imputati per 88 lesioni gravi, 40 truffe alla
Regione Lombardia e alle A.S.L., diverse
decine di falsi, perché questi poi falsificavano le cartelle cliniche; il 17 luglio 2008 il
G.I.P. emette il decreto con cui manda a
processo questi signori per questi reati; il
Tribunale fa i miracoli e riesce a fissare la
prima udienza entro pochissimo tempo:
entro la fine dello stesso 2008.
Un anno fa, il 2 dicembre 2008, il Tribunale comincia con la prima udienza, gli imputati sono nove, le parti civili sono 40, i malati scannati, gli Avvocati quindi sono quelli
necessari per tutelare 40 parti civili e nove
imputati, almeno 50 Avvocati.
Aula bunker, il Tribunale un anno dopo è
riuscito a celebrare 43 udienze, che sono
tantissime: vuole dire una alla settimana,
escluse le ferie; è rarissimo un processo
che vada al ritmo di un’udienza alla settimana, oggi hanno rinviato il processo Mediaset, perché Berlusconi è barricato al
vertice della Fao, è un noto cultore dei
problemi della fame del mondo, rinviato a
gennaio di due mesi, di tre mesi in tre mesi, qui una alla settimana le udienze, 43.
Questi tre giudici stanno facendo i miracoli
per fare in fretta e le fanno (le udienze) addirittura fino al tardo pomeriggio, conseguentemente ci sono, evidentemente, degli
impiegati e dei cancellieri che stanno lì, anche se non pagano loro gli straordinari.
consulenze tecniche sulle operazioni a
proposito di quei 40 pazienti che si lamentano.
Naturalmente tutte le difese hanno chiesto
di fare delle perizie mediche al Tribunale,
per cui ci sono i consulenti di parte delle
difese, ci sono i consulenti di parte delle
parti civili, che sono 40 e poi ci sono i consulenti del Pubblico Ministero e hanno già
chiesto al giudice di fare pure lui una perizia tecnica su quelle cose, conseguentemente immaginate quante consulenze,
decine, decine e decine di consulenti e periti che andranno sentiti.
E’ passato un anno dall’inizio dell’udienza,
ma il processo deve durare due anni dal
momento in cui il Pubblico Ministero chiede il rito immediato, che è una procedura
un po’ diversa rispetto al rinvio a giudizio
classico e quindi, se il processo non finisce
entro luglio del 2010, ossia tra sette mesi,
il processo è morto e, come vi ho detto, è
un processo rapidissimo, è un processo
che è durato un anno, dove hanno già fatto
gran parte delle cose, ma ci sono soprattutto le perizie da esaminare.
E’ assolutamente impossibile, salvo miracoli, che questo processo vada a conclusione e il risultato quale sarà ?
E’ che tra sei o sette mesi -a luglio del
2010- il giudice, se non sarà riuscito a fare
tutto, comprese le arringhe
(nove), gli
interventi delle parti civili (40), la requisitoria del Pubblico Ministero, le repliche degli Avvocati della difesa e della parte civile
e poi la replica del Pubblico Ministero, se
non sarà riuscito a fare tutto questo
insieme alle perizie entro questi sei o sette
mesi che gli mancano dovrà salutare i
medici che scannavano la gente, i parenti
degli scannati, gli scannati, il Pubblico
Ministero e dire loro “guardate, per non
processare Berlusconi non possiamo più
andare avanti, gli imputati sono liberi di
tornare a fare quello che facevano prima, le vittime sono libere di tornare a
leccarsi le ferite perché non avranno
giustizia, e questo è il “processo breve”,
anzi “il processo morto” per salvare il
Presidente del Consiglio!”.
Marco Travaglio
http://http://www.beppegrillo.it/2009/11/
passaparola_lun_43/index.html?s=n2009Naturalmente questo collegio ha anche altri
11-16
processi, non è che faccia un’udienza alla
settimana: per questo processo utilizza una
giornata alla settimana e poi ne ha tanti
altri da celebrare; bene, hanno già sentito
154 testimoni, tre a udienza e hanno
esaminato, hanno interrogato tutti e nove
gli imputati, mancano i consulenti tecnici
delle difese, perché ogni difensore vuole
dimostrare che il suo cliente non ha fatto
niente di male al paziente e quindi
RETTIFICA di MARCO TRAVAGLIO
Ringrazio l'amico Alessandro che sul blog
mi segnala una modifica legislativa che mi
era sfuggita: il “reato di oltraggio al pubblico ufficiale” è stato reintrodotto in agosto. Nel Passaparola di ieri ero rimasto
fermo alla depenalizzazione di qualche
anno fa.
23 novembre 2009
INTERNI
Giustizia e Libertà
29
Nuove anticipazioni dal libro di Bruno Vespa 'Donne di cuori' che uscirà venerdì
Il premier ha parlato anche dei suoi progetti per riformare la giustizia e il Csm
Berlusconi: "Nessuno ha armi per
ricattarmi. Quando è accaduto, ho sempre
denunciato"
Lodo Mondadori: "Dovetti subire una imposizione politica da parte di
Craxi e Andreotti". "Cederei il Milan solo a chi potesse giovargli più di
me. Ma finora non c'è stato nessuno"
da Repubblica (3.11.2009)
cattatorie (vedi il caso ……………………..
Zappadu, nda), mi sono ……………….
immediatamente rivolto ……………..
all'autorità giudiziaria".
Evidente il riferimento,
nelle parole del premier,
alla vicenda giudiziaria e
politica che ha travolto
Piero Marrazzo, vicenda
che ha condotto in carce- Pubblicato su
re quattro carabinieri ac- La Repubblica
cusati di aver tentato un
ricatto nei confronti del- 3 novembre 2009
l'ex Governatore del Lazio.
BRANO dell
ARTICOLO
E’ molto strano che il Berlusconi continui a dire che lui non è e
non è mai stato ricattabile.
Lui, proprio lui, che più volte è stato capace di spergiurare sulla
testa dei figli (poveretti) ha avuto improntitudine di continuare la
sceneggiata del: "Non sono ricattabile"!
"Nessuno dispone di 'armi di
ricatto' nei miei confronti".
Silvio Berlusconi ha risposto
implicitamente nel libro di Bruno
Vespa 'Donne di cuori' (in uscita
venerdì) a una delle domande che
gli sono state poste più frequentemente negli ultimi mesi e che fa
parte delle 10 domande di Repubblica.
E, frammista all'ennesima serie di
anticipazioni del libro di Vespa,
arriva la notizia che il premier ha
chiesto il rinvio per la prima
udienza del processo sui fondi neri
Mediaset che lo vede imputato a
Milano.
Nessun ricatto.
"La risposta -dice il presidente
del Consiglio- vale per oggi come
per il passato, in quanto io non
mi sono mai lasciato ricattare da
nessuno, né mi sono mai compor
tato in modo per cui un simile evento si potesse verificare.
Quando nei miei confronti sono
state avanzate richieste che secondo il giudizio mio e dei miei
legali si configuravano come ri-
E allora, perché memoria non falla, ricordiamogli (con l’aiuto di
Marco Travaglio –L’espresso, 5.11.2009) che:
Nel 1975 Berlusconi subisce un attentato mafioso in una delle sue ville e
non lo denuncia.
Nel 1986, replay: stessa villa, stessa bomba; stavolta se ne accorgono i
carabinieri; il Cavaliere, al telefono con Dell’Utri, parla di
“segnale estorsivo” del suo ex “stalliere” Mangano e rivela di
aver detto ai militari: “Se mi avesse telefonato, 30 milioni glieli
davo!”.
Nel 1988 confida all’amico immobiliarista Renato Della Valle: “Mi han
fatto estorsioni in maniera brutta. Mi è capitato altre volte, dieci
anni fa, e son tornati fuori. Mi han detto che, se entro una certa
data non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio ed
espongono il corpo in piazza Duomo. Se fossi sicuro di togliermi
questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così non rompono
più i coglioni”.
Nel 1990 la Standa di Catania è bersagliata da attentati mafiosi, finché i
dirigenti berlusconiani pagano il pizzo (180 milioni di lire); ma
la Fininvest nega tutto e non denuncia gli estorsori, nemmeno
quando vengono arrestati e processati.
Nel 2007 una gang di paparazzi minaccia di diffondere foto
compromettenti di sua figlia Barbara Berlusconi: Papi cede al
ricatto e paga 20 mila euro.
INTERNI
30 Giustizia e Libertà
23 novembre 2009
Il magistrato ha parlato del 'processo breve' al forum della Fondazione Caponnetto
"Procedimenti in corso come Parmalat, Cirio e Thyssen saranno estinti per
prescrizione"
Allarme del procuratore antimafia Grasso
"Con la riforma processi senza colpevoli"
''Rischi di incostituzionalità per palesi disuguaglianze
come l'esclusione degli immigrati dal provvedimento''
da La Repubblica (20.11.2009)
"Con il 'processo breve' tanti
procedimenti in corso come
quelli Parmalat, Cirio, Thyssen
saranno estinti per prescrizione
e non ci saranno colpevoli".
Lo ha detto il procuratore
nazionale antimafia Piero Grasso
durante il suo intervento al forum
nazionale antimafia organizzato
dalla Fondazione Caponnetto.
Grasso
ha
spiegato che
i n t e r v enendo ''come cittadino'' ha inteso ''liberarsi da un
incubo:
milioni di
processi civili e penali
che
giacciono in uffici deserti e
mal attrezzati, destinati ad essere definiti chissà quando. Mi
risveglio dall'incubo e sento parlare di riforma della giustizia e
spero che si ponga finalmente
rimedio a questa situazione".
"Nulla di tutto ciò -ha proseguito Grasso- Si è proposto l'introduzione di una inedita e conosciuta prescrizione dei processi che durino più di due anni
in ogni grado di giudizio''.
E questo provvedimento, ha fatto
notare Grasso, include ''i delitti di
indubbio allarme sociale''.
Grasso ha poi sottolineato
''alcune palesi disuguaglianze'',
come l'esclusione degli immigrati,
che potrebbero sollevare
''problemi di incostituzionalità''.
Comunque questo provvedimento,
secondo il magistrato, ''non
risolve il problema che si risolve
applicando l'articolo 111 della
Costituzione", ma rischia di
creare un ''imbuto di processi
che si bloccano''.
Grasso ha concluso spiegando che
molte riforme potrebbero essere
fatte per risolvere il problema
della durata dei processi e che, tra
l'altro, tante di queste riforme
sarebbero ''a costo zero''.
Il procuratore nazionale antimafia
ha anche parlato dell'idea di
vendere all'asta i beni confiscati
alla criminalità organizzata "per
finanziare il processo breve".
Secondo Grasso "è improbabile
che assisteremo a incanti in
regime di libera concorrenza. In
un momento di crisi come
questo, solo la criminalità
organizzata ha la liquidità
sufficiente per partecipare alle
aste pubbliche e il potere di
intimidazione tale da far andare
le aste deserte per favorire i
prestanome".
♣
Spataro, Ddl dettato da logica aziendale
E un nuovo "lodo Alfano" costituzionale potrebbe essere presentato
già entro giovedì prossimo in uno dei due rami del Parlamento
brani da La Repubblica (21.11.2009)
Il ddl Alfano, nella parte in cui
prevede di "sganciare" il pm
dalla polizia giudiziaria sembra
ispirato da "logica aziendale".
L'ennesima bordata dei magistrati
contro il
'processo
breve'
arriva oggi dal procuratore
aggiunto
di Milano
Armando
Spataro,
o s p i t e
della trasmissione
'In mezz'ora', di
Lucia Annunziata.
Una dichiarazione dura, che arriva
a poca distanza da quelle altrettanto critiche fatte dal procuratore
nazionale antimafia Piero Grasso.
Il boomerang.
Secondo Spataro il ministro della
Giustizia, dichiarando che solo
l'1% dei processi sarà in qualche
modo toccato dal 'processo breve'
è incappato in un "boomerang di
cui il ministro non si è reso
conto". "Il disegno di legge -ha
spiegato il pm- è stato presentato
come una tutela del cittadino
contro la durata eccessiva processi ma non abbiamo dati dicuri su quanti processi saranno
bloccati, si stanno raccogliendo i
dati. Il ministro dice che sarà
solo l'uno per cento, allora vuol
dire che il novantanove per
cento dei processi si svolgono
nei tempi giusti nei tempi giusti.
Allora qual'è il problema?!
dov'è l'urgenza di intervenire ?!".
Indiscrezioni.
Ma intanto, secondo indiscrezioni,
non si esclude che un nuovo "lodo
Alfano" in veste costituzionale
possa essere presentato già entro
giovedì prossimo in uno dei due ra
mi del Parlamento.
Berlusconi vorrebbe accelerare i
tempi, dopo le notizie sulle indagini di mafia che potrebbero coinvolgerlo in arrivo da Caltanissetta
e Firenze.
Ma c'è preoccupazione sui tempi.
♣
23 novembre 2009
ECONOMIA
Giustizia e Libertà
31
Idee per uscire dalla Crisi
AA. VV.
Www.lavoce. Info (17.11.2009)
PER USCIRE DALLA CRISI
Se l'Italia uscisse dalla crisi crescendo come prima della recessione, ci
vorrebbero 15 anni solo per tornare ai livelli di benessere precedenti la crisi.
E' una prospettiva tutt'altro che allettante.
Eppure il dibattito pubblico tratta di tutto tranne che di scelte strategiche in
grado di far ripartire il paese a tassi più sostenuti.
Ecco una serie di proposte formulate dai redattori de lavoce.info. Idee per
ridare slancio al sistema Italia.
Ricette più o meno ambiziose, quasi tutte a costo zero.
Da domani, ogni giorno una nuova idea.
Ai lettori giudicarne la validità.
Ai politici prenderle in considerazione.
La redazione
UN NUOVO
CREDITO
PER LE PMI
Sul piano interno, bisogna pensare a misure che consentano di
attenuare la stretta del credito
sulle imprese e in particolare su
quelle piccole e medie. Il
governatore della Banca d'Italia
ha proposto da qualche mese
forme di cartolarizzazione (questa volta "dal volto umano"), con
l'assistenza di qualche forma di
garanzia da parte dello Stato. Si
tratta di una soluzione molto
interessante, anche dal punto di
vista politico. Finora, non solo in
Italia, sono state solo le banche a
godere di garanzie pubbliche.
In campo finanziario la ripresa dell'Italia
dipende in larga parte da fattori
che non vengono de cisi
all'interno dei confini nazionali.
Basti pensare alla politica monetaria della Bce e soprattutto all'accordo sulle nuove regole per
il sistema finanziario mondiale.
Le riforme in campo finanziario
appaiono sempre più urgenti
non solo per rendere altre crisi Marco Onado
meno probabili, ma soprattutto 20.11.2009
per ristabilire il principio che
anche le banche, come tutte le
altre imprese, possono fallire.
CENTO
Altrimenti, si continueranno ad
CATTEDRE
alimentare incentivi perversi ad
assumere rischi finanziari che
PER LA
poi alla fine ricadono sui contriRICERCA
buenti.
E questo naturalmente vale anSi finanzino cento cattedre di
che per l'Italia.
ricerca ogni anno per coloro
che vogliono lavorare in Italia
(stranieri o italiani) selezionati
con un giudizio positivo
dall'Erc, European Research
Council, ma non finanziati
dall'Unione Europea per
mancanza di fondi.
Ogni cattedra costa circa 0,4
milioni di euro; quindi sarebbe
un intervento annuale di 40 milioni di euro, e a regime di 200
milioni di euro se si vogliono finanziare ogni anno cento cattedre per cinque anni.
Si potrebbero anche raddoppiare i fondi per il bando
“Futuro in ricerca” per i giovani: attualmente sono solo 50 mi
lioni di euro, ma le domande so
no state oltre tremila.
Se ci fossero fondi aggiuntivi,
bene.
Altrimenti si potrebbe attingere alla quota del 7 per cento di
incentivo alla ricerca previsto
dal Fondo ordinario per le università (Ffo), attualmente di(Continua a pagina 32)
32 Giustizia e Libertà
ECONOMIA
23 novembre 2009
IDEE PER USCIRE DALLA CRISI
(Continua da pagina 31)
stribuiti con criteri molto opachi.
Le regioni, invece che attribuire
fondi su base clientelare o a
pioggia, facciano lo stesso.
Tullio Jappelli
19.11.2009
BANDA
LARGHISSIMA E
PIANO CAIO
D a marzo è stato consegnato al
Governo il Piano Caio sulla rete
di telecomunicazioni di nuova
generazione.
Si
tratta
della
banda
"larghissima", 5-10 volte più veloce di quella attuale, che alcuni
paesi stanno già installando fino
alle abitazioni.
Occorre far partire questa, che è
la principale infrastruttura di cui
il paese ha veramente bisogno.
E' un investimento consistente,
da studiare dal punto di vista finanziario (nel piano Caio sono
descritte alcune opzioni) ma con
un importante ritorno per il paese, e molto più capace di creare
posti di lavoro delle altre "grandi opere" di cui si parla.
Il piano Scajola è un inizio, ma
una goccia nel mare: il vero rinnovo della rete costerebbe forse
20 volte quanto il governo mette
sul piatto.
Non sono risorse che ci si può aspettare che il Governo possa
spendere oggi, ma dire quale rete si vuole e cominciare a organizzare l'operazione sono passi
fondamentali per non perdere
altro tempo.
Carlo Scarpa
18.11.2009
UN
FUTURO
SOSTENIBILE
Fare ripartire il paese per ripren
dere il corso precedente significa
sprecare una grande opportunità.
L'occasione da cogliere è quella
di indirizzare lo sviluppo in una
diversa direzione, più improntata alla sostenibilità.
Importante è fare interventi di
tipo strutturale.
Un intervento, in linea di principio neutrale rispetto al bilancio
statale, è quello di detassare il lavoro e tassare maggiormente l'energia in base alle emissioni generate.
Si dovrebbe rispolverare la proposta di carbon tax introdotta
nella Legge finanziaria per il
1998 dall'allora ministro Ronchi.
La proposta è in linea con
quanto si va prospettando in Europa.
Un secondo tipo di intervento è
di natura regolamentare per
omogeneizzare il regime di autorizzazione e controlli legati alla
diffusione delle energie rinnovabili e alle misure di efficienza
energetica, al fine di favorire lo
sviluppo di nuovi settori di attività economica che portano con
sé occupazione e iniziativa imprenditoriale.
Qui è importante migliorare i
meccanismi di coordinamento e
raccordo tra l’amministrazione
centrale e quelle locali.
Infine, si tratta di disegnare
opportuni incentivi alla ricerca e
innovazione nel campo delle nuove tecnologie sulle fonti energetiche alternative e su quelle di
risparmio ed efficienza energetica.
Dovrebbero essere incentivi sia
alla ricerca di base e applicata,
sia di riorientamento delle abitudini di consumo energetico.
Marzio Galeotti
17.11.2009
LE
PRIORITÀ
PER
FAMIGLIE
E
IMPRESE
L’indicazione principale è per
politiche a favore di soggetti
che non possono soddisfare la
propria domanda di consumo o
di investimento in quanto vincolati, per motivi di reddito o di
liquidità.
Sono invece sconsigliate misure
generalizzate di riduzione fiscale, perché destinano risorse
anche a soggetti che consumerebbero o investirebbero comunque, a prescindere dall’aiuto ricevuto.
Sul fronte delle imprese sono
prioritari: la restituzione dei
crediti che le aziende vantano
nei confronti delle amministrazioni pubbliche, che hanno come ricaduta l’allungamento dei
termini di pagamento reciproco
fra le imprese stesse, e il rafforzamento dei fondi di garanzia
sul rischio di credito, in modo
da ridurre l’esposizione a tale
rischio da parte delle banche.
Su fronte delle famiglie è
prioritaria l’estensione degli
ammortizzatori sociali ai lavoratori precari.
Si può poi pensare a una riduzione del carico Irpef sui lavoratori a basso e medio reddito, ad esempio attraverso un
aumento della detrazione per
lavoro che possa essere trasformata in trasferimento positivo in caso di incapienza.
Maria Cecilia Guerra
16.11.2009
INTERNI
23 novembre 2009
Giustizia e Libertà
33
Riceviamo e Pubblichiamo
Tra tanto rumor di armi, un flebile voce di canto,
scavi la dura pietra, e dia germoglio al canto di speranza.
Aldo
Lo chiamavano Bocca Mafiosa
portava l'amore portava l'amore
lo chiamavano Bocca Mafiosa
portava le gnocche a Villa Certosa
il senso etico non è una dote
di cui sian colmi i politicanti
ma quella volta a difendere Silvio
non si schierarono tutti quanti.
appena egli scese in campo
contro le forze della sinistra
tutti si accorsero in un lampo
che era un colluso ed un piazzista
Dietro al suo culo c'erano tutti
Minzolini, Fede, Gasparri
con una lingua talmente asciutta
che sembravano dei ramarri
chi fa politica per un ideale
chi se la sceglie per professione
Bocca Mafiosa né l'uno né l'altro
lui per scampare alla prigione
ad osannare chi da trent'anni
con le sue imprese, con le sue imprese
ad osannare chi da trent'anni
condiziona tutto il paese
ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
a frequentarele minorenni
fino a tradire la propria moglie
c'era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva "candidami alle europee
te la do se mi fai far carriera".
e fu così che da un giorno all'altro
Bocca Mafiosa subì l'affondo
degli scoop de La Repubblica
e dei giornali di tutto il mondo
ma gli scandali di Berlusconi
che siano tangenti o che sian condoni
nella Repubblica delle Banane
durano solo due settimane
ma tutti gli uomini del Presidente
con una strategia surrettizia
sui tg e nelle televisioni
non diffondevano la notizia.
e all'occasione successiva
con altre zoccole si divertiva
chi ebbe un lavoro chi ebbe una spilla
lui solo in mezzo a tante brambilla
Si sa che la gente mantiene il silenzio
come Mills fece per l'assistito
si sa che la gente mantiene il silenzio
se tale silenzio è retribuito
persino il parroco lo disprezza
per la sua lotta all'immigrazione
lo spot effimero della monnezza
il nucleare, la sicurezza
così una escort mai stata ministra
che le parole del premier registra
si recò alla procura di Bari
a testimoniare sui loschi affari
e con Obama neopresidente
inevitabile è il paragone
a loro un giovane vincente
a noi un maniaco col pannolone
e rivolgendosi al Cavaliere
e all'avvocato suo faccendiere
disse "le cose che ho rivelato
saran valutate da un magistrato"
♥
e quelli andarono da "Il Giornale"
e rilasciarono un'intervista:
"quella schifosa c'ha qualche mandante
sicuramente un comunista"
"E arrivarono a diffamarmi
questi cosacchi questi cosacchi
se qualcuno vuole incastrarmi
risponderò con le mie armi"
Giustizia e Libertà
Periodico Politico Indipendente
Autorizzazione Tribunale di Roma
n° 540/2002 del 18.09.2002
Proprietà: L. Barbato
Redazione: Via Monte di Casa, 65 -00138- Roma
E-Mail: [email protected]
Fax: (+39) 06.6227.6293
Direttore Responsabile: Luigi Barbato
Vice Direttore: Paolo Di Roberto
Redattore Capo: Tom Magne
34 Giustizia e Libertà
INTERNI
23 novembre 2009
RUTELLI, il CAMALEONTE
da IL FATTO QUOTIDIANO, 2 novembre 2009)
Scarica

Giustizia e Libertà