Area Sindacale Settembre 2012 Anno 8- n.77 uiltucs lombardia periodico di approfondimenti, aggiornamenti tecnici e dibattito politico Redazionale Approfondimenti normativi La vicenda dell’Ilva di Taranto conferma una preoccupante cultura che, soprattutto negli ultimi due decenni (da “mani pulite” in poi), ha preso piede nel nostro paese. Quando la Magistratura, nel corso delle sue funzioni, sfiora un potere costituito, scattano immediatamente campagne d’orientamento d’opinione verso l’inopportunità dell’iniziativa della Procura del caso, sicuramente ammalata di protagonismo, di velleità politiche, o di semplice mania di sconfinamento. É accaduto quando la magistratura ha disturbato il potere politico indagandone la corruzione dai tempi del “Pool mani pulite” fino alle ultime vicende del Cavaliere di Arcore; si è ripetuto quando la Procura di Palermo ha, involontariamente, sfiorato il potere istituzionale del Presidente della Repubblica intercettando Giorgio Napolitano e conservando le intercettazioni negli atti dell’indagine sulla trattativa tra Stato e Mafia; perfino ai tempi di Falcone e Borsellino, quando la Procura di Palermo aveva cominciato ad essere efficace nel combattere il potere mafioso si levavano voci contro la loro azione con ingenerose accuse di protagonismo anche da parte di rispettabilissimi esponenti della migliore cultura (tristemente famoso l’articolo di Sciascia del 1988 sui “professionisti dell’antimafia”). Oggi questa strana consuetudine si riconferma nel momento in cui il Giudice per le Indagini Preliminari di Taranto, nel corso del proprio intervento, reso necessario dall’ormai insostenibile situazione di rischio per la salute della cittadinanza, ha ordinato il blocco dell’attività produttiva degli impianti dell’area a caldo sequestrati per disastro ambientale. Il Gip Patrizia Todisco ha, così facendo, disturbato ben due poteri costituiti che hanno prontamente reagito: il potere economico dell’impresa, contrastato nella propria facoltà di svolgere l’attività produttiva nonostante i danni ambientali procurati, ed il potere politico del governo (centrale e regionale), Apprendistato: l’importanza del piano formativo. Da tempo nei settori del Terziario e del Turismo operano le commissioni per il rilascio dei pareri di conformità dei contratti di apprendistato. Nel turismo il contratto collettivo e il recente accordo sottoscritto ad aprile del 2012 dalle parti sociali hanno ribadito la possibilità di istituire la commissione in modo facoltativo ed hanno inserito l’opportunità di generare una diminuzione dell’obbligo formativo qualora ad essere valutato sia il “piano formativo” Questo documento è tornato al centro dell’attenzione nel recente interpello sull’ apprendistato proposto dal Consiglio Nazionale dell’ordine dei Consulenti del Lavoro n° 16 del 2012. In questo atto i consulenti chiedono al ministero di esprimersi sulla obbligatorietà o meno di iscrizione all’ente bilaterale da parte delle aziende che, dovendo assumere apprendisti, dovrebbero seguire il dettato contrattuale che impone, nel caso del CCNL terziario, il parere di conformità rilasciato dagli enti bilaterali di riferimento. A questo quesito il Ministero del Lavoro risponde che non ritiene obbligatoria l’iscrizione all’ente bilaterale ...continua in ultima pagina Sommario Redazionale Apprendistato: l’importanza del piano formativo. Il Governo, La Fornero e i Professori... (liberi pensieri di un Sindacalista) L’Italia vista dall’Europa For.Te: la nuova programmazione anno 2012 La gestione dei servizi pubblici locali: il lungo percorso tra normative, referendum, abrogazioni e sentenze. Quale futuro per Benteler? ...continua a pagina 2 1 1 3 4 5 6 7 Settembre 2012 Area Sindacale N. 77 e tanto meno la richiesta del parere di conformità al fine della validità del contratto di apprendistato. A tal proposito l’ente pubblico ricorda che nella legge 167/2011 non vi è traccia di un ruolo “autorizzativo” degli enti bilaterali ma la stessa legge delega alle parti sociali la possibilità di definire modalità e durate di erogazione della formazione. Con questo ruolo attribuito alle parti sociali, il Ministero del Lavoro non esclude la possibilità che gli enti bilaterali possano occuparsi del contratto di apprendistato, ma ritiene sia più opportuno che le commissioni si concentrino sulla valutazione della congruità dei pareri di conformità. Il parere di conformità dovrebbe contenere l’impegno formativo di massima dell’apprendista, individuando almeno quali sono le competenze che l’apprendista deve raggiungere. In sostanza il piano formativo, se ben costruito, dovrebbe mettere in grado il datore di lavoro di pianificare al meglio la formazione all’apprendista individuando quali siano le competenze e le conoscenze che lo stesso deve acquisire nel tempo. Al piano formativo potrà seguire il piano formativo di dettaglio che registrerà l’elenco dei corsi e delle attività che contribuiscono a far raggiungere gli obiettivi formativi individuati nel piano formativo. Il libretto del cittadino invece sarà il documento dove è possibile registrare la formazione realizzata. Nella risposta all’interpello in esame, il Ministero del Lavoro caldeggia nali, forse il cuore della formazione degli apprendisti, introducendo in ogni caso la possibilità di descrivere quali competenze e conoscenze sarebbe utile raggiungere e con quali strumenti (corsi di formazione, esperienze on the job, etc.). a tal punto questo ruolo delle parti sociali che si spinge a sollecitare ai propri funzionari visite ispettive proprio in quelle realtà il cui il piano formativo non sia stato sottoposto al vaglio delle commissioni di rilascio dei pareri di conformità Recentemente le parti sociali del settore turismo, attraverso L’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo, con l’intenzione di costruire un sistema di supporto agli enti bilaterali sui territori, ha emanato una circolare a cui ha allegato la modulistica da utilizzare per il parere di conformità rilasciando, tra gli altri documenti, un format di piano formativo e di scheda formativa. Pur apprezzando lo sforzo di dare stimoli agli enti bilaterali territoriali per le istituzioni delle commissioni, i documenti sopra citati devono necessariamente subire delle integrazioni. Il piano formativo individuale risulta essere poco funzionale per il suo effettivo scopo, ovvero quello di indicare i contenuti formativi che verranno sviluppati durante tutta la durata del contratto. In particolare sarebbe stato più utile dare spazio e diritto di cittadinanza all’area delle competenze tecnico_professio- Anche la scheda formativa, in sostituzione del libretto formativo, dovrebbe contenere proprio la registrazione della formazione e il raggiungimento delle relative competenze. La documentazione è quindi da considerarsi propedeutica all’attivazione delle commissioni ma non esaustiva di quanto dovrebbe essere fatto per entrare nella logica della valutazione del piano formativo. Questo, a maggior ragione, considerando che la valutazione del piano formativo, nel settore del turismo, consente uno sconto sulla formazione di ¼ rispetto all’obbligo formativo complessivo. Per quanto concerne il funzionamento delle commissioni dei pareri di conformità istituite in seno agli enti bilaterali, la risposta all’interpello ricorda come sia più importante la valutazione del piano formativo che la verifica dei limiti numerici o clausole di stabilizzazione. Con questa ulteriore precisazione si impone pertanto una decisa rivisitazione del funzionamento delle commissioni, non abituate a lavorare con i criteri di validazione dei piani formativi ma anche una re-interpretazione dei format rilasciati, per esempio, dall’ Ente Bilaterale Nazionale del Turismo. Michele Tamburrelli Hai avuto bisogno di una collaborazione domestica e hai trovato una colf? una baby sitter? una badante? Vorresti essere per lei un buon datore di lavoro che rispetta le norme e le leggi? Vorresti fare tutto ciò che serve per essere in regola? Se tutto ti sembra troppo complicato, perchè in fondo tu non sei un’azienda e non puoi pagare un commercialista, allora da oggi hai un aiuto in più Un servizio nato per semplificare il rispetto delle norme e delle leggi con la competenza necessaria Rivolgiti ad “Asso Lavoro Domestico” per assolvere a tutte le adempienze previste dalla legge e sarai per la tua collaboratrice domestica il datore di lavoro che vorresti avere tu. Asso - Lavoro Domestico Via Salvini, 4 20122 Milano tel. 02-760679213 2 Area Sindacale N. 77 Settembre 2012 Attualità politica Il Governo, La Fornero e i Professori... (liberi pensieri di un Sindacalista) Il Governo Monti, accolto con un certo interesse dal sottoscritto, ha fallito in quella che io ritenessi fosse la sua opera primaria leggi e dispositivi ancora troppo sbilanciati a difendere i privilegi di pochi a scapito dei molti che TANTO SONO ABITUATI. Avviare una politica chiara forte e tangibile di discontinuità con il governo che l’ha preceduto. Soffermiamoci un attimo sulla Signora Fornero e la sua Riforma Del Lavoro, tipico esempio di come lavorano i “professori”. Se da un lato forte è stato il segnale di discontinuità rispetto allo stile, sul versante delle scelte economiche e delle strategie per risollevare il Paese da un tracollo imminente, non vi è stato quel coraggio necessario per definire la svolta del cambiamento. Certo, comunque vi è stata una politica più attenta e rigorosa rispetto ai “conti” e vi è un analisi più sincera rispetto alla caratteristica della “crisi”, crisi tra l’altro mai riconosciuta dal precedente governo, ma ritengo che i paragoni non li si debba fare sul precedente Governo, sarebbe una partita improponibile; per dirla con una semplificazione “fare meglio di Berlusconi sarebbe stato “facile” per tutti”. Per ragionare meglio dovremmo fare delle considerazioni un poco più di dettaglio e analizzare meglio gli aspetti che hanno contraddistinto questo governo. Per ragionare meglio dovremmo anche mettere in disparte “Lo Stile” perché una valutazione che valorizza troppo questo aspetto rischia di annacquare quello più complessivo. L’elemento di fondo che mi ha disturbato e mi disturba tutt’ora è l’aver scientificamente e strategicamente rinunciato ad una vera politica di cambiamento ed aver promulgato Tutti attendevamo questa riforma, dalla Associazioni Padronali, ai Sindacati, tutti hanno avuto commenti di forte disappunto ( per motivi evidentemente opposti, ma anche no). Questo governo ha adottato un metodo di relazionale che ritengo assolutamente poco produttivo, non affronta con le parti sociali un confronto reale ma di fatto riduce tutto a delle informative e cosi non si fa, se poi aggiungiamo che sono “professori”allora il pasticcio è a portata di mano. Mi soffermo su un solo aspetto della Riforma Fornero riguardante la flessibilità in entrata e più precisamente quella dei Collaboratori a Progetto. “la prestazione non può coincidere con l’oggetto sociale del committente” Uno potrebbe dire, “finalmente” si chiude l’annoso problema dei finti Co.Co.Co. / Co.Co.Pro, a fase, non a fase ecc ecc. Ma anche su un aspetto positivo la Professoressa è riuscita a creare dei problemi, perché forse Lei non sa che vi sono settori interi che riescono a produrre occupazione e ricchezza con queste tipologie di lavoro. Quindi voi mi potreste dire, se vi sono questi settori allora legittimiamo quella che è un anomalia contrattuale? La mia risposta è sicuramente No, del resto con le Aziende Corrette e Sane stiamo (sindacato/ aziende) da anni affrontando questo problema per trovare strumenti idonei ad una stabilizzazione, che permetta ai lavoratori di avere un occupazione di qualità e alle aziende di reggere il confronto con il mercato e rimanere produttive. Ecco la riforma Fornero avrebbe dovuto darci gli strumenti per realizzare questa possibilità. Invece se dovessimo applicare la norma così come concepita dalla Fornero, prima dovremmo festeggiare una sacrosanta conquista in fatto di qualità occupazionale e anche di equità di diritti, ma il giorno successivo saremmo tutti impegnati a fronteggiare ridimensionamenti o chiusure di aziende che per come è strutturato il proprio settore si troverebbero in gravissima difficoltà. Ecco allora che da un provvedimento innovativo noi ne traiamo solo elementi di difficoltà. La concertazione servirebbe anche per evitare certe situazioni, servirebbe anche ad evitare “ai professori” di fare cose anche belle ma che non hanno il crisma dell’applicabilità Ma spesso la permalosità e il pensare di sapere tutto e meglio di tutti sta nel DNA dei “professori” e questo potrebbe essere un problema per il paese. Tra l’altro la Fornero poteva avere il suo compito agevolato in tema di stabilizzazioni, visto che una buona traccia del lavoro era già sta applicata dal Ministro Damiano (governo Prodi), bastava solo attualizzarla e renderla conforme ai nuovi obbiettivi, ma sia mai che un “professore” debba ricorrere ad un “politico” Questo era un solo esempio, avrò modo di entrare meglio nello specifico di queste e altri questioni, la cosa che mi premeva era portare in chiaro una metodologia di lavoro che non può essere giustificata nemmeno da un governo di emergenza Cosi come del resto nonostante le difficoltà, che riconosco, penso che questo governo non mi stia rappresentando in quelle che erano almeno le mie speranze, ma pensare diversamente forse è UTOPIA Bruno Pilo 3 Settembre 2012 Area Sindacale N. 77 Tempi di crisi L’Italia vista dall’Europa Attanagliati da una crisi nera, in attesa del ritorno di Berlusconi, corrotti, sfaticati, ma pur sempre il “belpaese”. Così potremmo riassumere l’opinione che gli stranieri potrebbero avere dell’Italia attraverso i loro giornali nazionali e che, ormai da diversi mesi, non lesinano nel riportare notizie dall’Italia e sull’Italia, permettetemi, con occhi diversi. “El amago de un farsante”, La minaccia di un impostore. Così titolava El Pais, poche settimane addietro, riportando la notizia dell’eventuale ritorno di Berlusconi alla politica attiva, concentrandosi, lungo tutto il resoconto giornalistico, non solo sulla politica fallimentare portata avanti dall’ex presidente del consiglio, ma soprattutto ricordando le svariate accuse che pendono sul suo capo. Non fa di meno il De Guardian, popolare quotidiano inglese che negli stessi giorni, pur titolando con un ben più leggero “Silvio Berlusconi si presenterà alle elezioni politiche del 2013, rivela una nota ufficiale del partito”, non lesina dettagli in relazione agli scandali di natura sessuale dell’ex premier. Di politica vera, di azioni, nel bene o nel male, che l’Italia ha messo in campo per uscire dalla difficile situazione, se parla poco se non nulla. Di Monti si chiacchiera, nel bene o nel male, soprattutto in occasione delle sue visite all’estero, puntando più sulla sua simpatia/antipatia con il leader di turno (Hollande, Merkel), che riportando le azioni di contenimento dei costi intrapreso dall’esecutivo. Grande spazio è stato dato invece al caso “Sicilia”, dove i quotidiani e i settimanali stranieri si sono sbizzarriti in analisi e controanalisi. Se il “Le Temps”, giornale svizzero si limita ad una storicizzazione dei debiti delle regioni e delle città italiane, con un articolo dal evocativo titolo “Les montagnes de dettes des cités italiennes”, Le montagne di debiti delle città italiane, facendo una digressione storica partendo dal 1343, ben più pragmatico è stato il “Der Spiegel” con il suo “Corruzione e nepotismo: la croce del Sud”. Hans-Jürgen Schlamp delizia i teutonici lettori con un racconto sulla terra siciliana spiegando e descrivendo una ragione dove la mafia sostituisce lo stato complice (o grazie) soprattutto alla cattiva politica. Una ragione quindi dove i cittadini, per vedersi tutelati, non possono far altro che affidarsi all’organizzazione criminale o ad una politica clientelare. Il settimanale tedesco, dopo aver spiegato che i politici dell’isola guadagnino tra i 10.000 e 15.000 euro netti al mese, “più dei deputati a Roma e senza lavorare un granché”, spiega che 144.000 sono i siciliani fortunati stipendiati dallo Stato e che “ uno su otto di loro è «Presidente» di qualcosa”. Accusa poi la politica di aver creato posti di lavoro falsi con oltre 27.000 addetti alla difesa delle aree forestali dell’isola che, si indigna , oltre calcarea (quindi con rare foreste stando al giornalista) conta numero di molto superiore a quello dei ranger che si occupano delle immense foreste della Colombia Britannica in Canada. L’articolo prosegue con la descrizione dell’incapaci- 4 tà dell’isola di spendere i fondi europei perché, il governo autonomo siciliano, non sarebbe in grado di presentare progetti o, semplicemente, spiega il giornalista, se ne dimentica. Per il Sydsvenska, quotidiano on-line svedese invece il bel paese pur attanagliato da una situazione economica gravissima, è in grado si sopravvivere grazie alla “stato famiglia” Kristina Kappelin fa notare, da una corrispondenza dall’Italia, che tutti parlano della crisi ma che essa si percepisce relativamente poco. L’articolista, infatti,nota che non si vedono lunghe code ai Centri per l’impiego o nei Centri di assistenza sociale e che i parchi, per fortuna, non sono pieni di alcolizzati che cercano di dimenticare i loro guai bevendo come, penso ipotizzi, sarebbe giusto fare. Anzi, prosegue, “ Le persone sono profumate, ordinate ed eleganti come al solito e i supermercati sono ancora pieni di energiche “signore” (in italiano nel testo, n.d.t.) che fanno acquisti per il pranzo e la cena. Se c’è qualcosa a cui gli italiani non rinunciano mai, è proprio ”l’apparenza” (in italiano nel testo, n.d.t.)...” Tutto questo, ci spiega, grazie all’istituzione famiglia, nella quale il cittadino medio italico riesce a sopperire alle croniche mancanze dello stato che pur inghiottendo in un enorme buco nero le alte tasse versate non garantisce i servizi essenziali. Anzi, fa notare la giornalista è logico che gli italiani tendano a non pagare tutte le imposte e mettano da parte un gruzzoletto per aiutare i propri cari. Nel paese del sole ci si affida a genitori o parenti se si ha bisogno di un prestito, di un pasto, di una baby sitter o di cure mediche. Area Sindacale N. 77 Quindi, stando all’analisi svedese, è ovvio che i giovani abitino fino ad oltre trenta anni a casa dei genitori e vengano mantenuti da loro anche quando studiano all’università. E il lavoro? “Il lavoro lo si trova spesso e volentieri nell’azienda di famiglia o da amici di mamma e papà. Pensa a tutto la famiglia, insomma, e allora a che serve lo stato?” spiega nell’articolo Kristina Kappelin. La colpa quindi è anche di una cultura e di una tradizione nonché di valori che, dal punto di vista nord europeo, sono decisamente arcaici e arretrati, responsabili in parte anche dell’attuale condizione sociale italiana. Comportamenti arcaici però sul quale lo stato fa leva e che esso stesso considera una sorta di airbag, creando così condizioni ancora peggiori per una Settembre 2012 modernizzazione sociale. “aiutano troppo gli stati sfaticati. Sempre il De Guardian, invece, ci dimostra come una frase infelice di un ministro tenda a complicare sempre di più le cose per l’italia. “Gianfranco Polillo, neo ministro dell’economia - spiega John Hooperh in un lungo pezzo titolato “Workshy Italians? We can’t help being the bel paese, says economy minister – ha affermato di aver calcolato che un operaio medio italiano sta in fabbrica per nove mesi e più o meno per altri tre è in ferie.” Infine, anche se sicuramente in maniera minoritaria sulla stampa estera, c’è spazio anche per le buone novelle. “Nonostante la crisi, l’Italia offre ancora grandi opportunità spiega in “Italie: Grom, la “success-story” d’un glacier dans un pays en crise” il quotidiano francese Le Nouvel Observateur raccontando la storia di Guido Martinette e Federico Grom due italiani che, da Torino, con voglia e passione, stanno diventando una delle emergenti realtà internazionali in fatto di gelato artigianale e, ad oggi, sono a capo di 58 gelaterie in Italia, in Francia, negli Stati Uniti e in Giappone. Chiaramente noi sappiamo che non è vero, ma dobbiamo anche chiederci se certe boutade, che pur danno visibilità ai singoli politici, aiutino o no il nostro paese visto che queste parole arrivano al Bild Zeitung e passando per i cittadini tedeschi agli altri stati europei che, non di rado, criticano i propri governi che Roberto Ciccarelli Fondi professionali For.Te: la nuova programmazione anno 2012 92 milioni di Euro. Sono le risorse che fondo For.Te, il più importante fondo interprofessionale del terziario ed il primo fondo per numero di aziende aderenti, ha messo a disposizione per la programmazione delle attività formative a partire dal 2012. Attesissimo, il nuovo sistema di finanziamento del fondo si è dotato di strumenti innovativi e all’avanguardia, che certamente posizioneranno For.Te tra i fondi più gettonati per la formazione continua. Il Cia, Conto individuale aziendale, sarà disponibile anche per le aziende con 150 (in passato il limite era di 250) dipendenti che potranno utilizzare l’80% delle risorse accantonate (anziché il 70% precedente) nel 2011 e il previsionale del 2012: uno strumento per effettuare formazione con tempi di approvazione rapidissimi (un mese circa). Per le aziende più piccole, sotto i 150 dipendenti, viene offerta la possibilità di accedere ad un Avviso di Sistema a sportello: verrà identificata una data di presentazione per ogni trimestre e, successivamente, verranno stilate le graduatorie dei progetti presentati. Il primo appuntamento è l’Avviso di Sistema 02/12, con prima scadenza il 19 ottobre (31 gennaio 2013, 30 aprile 2013 le altre). I piani potranno avere un importo di € 200.000,00 massimo con un limite di 100 ore per dipendente. Per i fabbisogni formativi più limitati in termini di ore il fondo mette a disposizione due strumenti: la possibilità di costituire Ati o ATS, al massimo tra 3 datori di lavoro e gli, ormai collaudati, piani settoriali o territoriali, promossi dalle organizzazioni sindacali e datoriali costituenti il fondo e dagli enti bilaterali: in questo ultimo caso, possono trovare accoglienza anche i fabbisogni formativi di più aziende. Novità assoluta, gli Avvisi Tematici costi- tuiranno un asse portante del nuovo sistema formativo del fondo; l’Avviso Tematico 1/12, tutto centrato su progetti di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, è una opportunità unica per far sì che le aziende si mettano in regola con gli adempimenti del dlgs 81/2008, compreso il recente accordo stato regioni del 21 e 22 dicembre del 2011, che stabilisce i contenuti della formazione da erogare a tutti i lavoratori, i dirigenti ed i preposti. Potranno essere presentati piani fino a € 50.000 e le risorse utilizzate per questo avviso non potranno intaccare le risorse a disposizione delle aziende per il CIA. A breve, lo staff tecnico del fondo renderà disponibili anche lo strumento dei Vaucher Formativi che consentiranno la formazione anche di pochi dipendenti su percorsi formativi a catalogo con finestre bimestrali e trimestrali. Tra le novità anche i progetti speciali innovativi di tipo sperimentale: per quest’anno i temi individuati sono piani di formazione correlati ad innovazione tecnologica di processo e cofinanziamento di iniziative formative di tipo trasversale già in passato attivate dagli enti bilaterali. Anche in questo caso gli avvisi sono in preparazione. Michele Tamburrelli 5 Settembre 2012 Area Sindacale N. 77 Riforme e beni sociali La gestione dei servizi pubblici locali: il lungo percorso tra normative, referendum, abrogazioni e sentenze. La normativa circa la gestione dei servizi pubblici locali ha subito negli ultimi anni numerosi aggiornamenti e modifiche, seguirne il loro sviluppo è assai importante per poter comprendere quale sarà il futuro degli stessi servizi pubblici. Tale interesse nasce anche dal fatto che nelle società partecipate siamo presenti come Uiltucs Uil con una serie di Ccnl: farmacie speciali, uneba, commercio e terziario, turismo ed imprese di pulizie. Ritengo sia ora utile ripercorrere brevemente una cronistoria, ovviamente semplificata, delle leggi e degli interventi normativi e legislativi in proposito: l’articolo 23 bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (coordinato con la legge di conversione 6 agosto 2008, n. 133) in riferimento alle disposizioni per i servizi pubblici locali di rilevanza economica. La sua ispirazione è nel primo comma dell’articolo: “Le disposizioni del presente articolo disciplinano l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonché di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni (…) assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione”. La legge prevede che i servizi pubblici debbano essere assegnati a soggetti privati attraverso gara ad evidenza pubblica nel rispetto dei “principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità”. Soltanto in deroga viene prevista la possibilità di gestione da parte dell’ente pubblico stesso, attraverso adeguata società ed azienda. Questo solo in caso di impossibilità di gestione da parte dei privati e l’ente ha l’obbligo di dare spiegazione delle motivazioni di tale scelta. In ogni caso, il termine perentorio per la nuova modalità di gestione era fissata nella data del 31 dicembre 2010, 6 prevedendo che “le concessioni relative al servizio idrico integrato rilasciate con procedure diverse dall’evidenza pubblica cessano comunque entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010, senza necessita’ di apposita deliberazione dell’ente affidante”; L’articolo 15 del Decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, circa l’ “Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica” convertito, con modificazioni, dalla Legge n.166/09. Prevede la modifica dell’articolo 23-bis del D.L. 112/2008, introducendo la modalità “ordinaria”, per il conferimento della gestione di servizi pubblici locali, prevedendo l’affidamento a società miste, con attribuzione di quote al privato non inferiore al 40%. In deroga si prevede soltanto l’affidamento in house a società a totale partecipazione pubblica e ribadendo la necessaria giustificazione da parte degli enti locali. L’articolo prevede che “le gestioni in essere alla data del 22 agosto 2008 siano affidate conformemente ai principi comunitari in materia di cosiddetta “in house” cessano, improrogabilmente e senza necessità di deliberazione da parte dell’ente affidante, alla data del 31 dicembre 2011”; L’esito del referendum del 12 e 13 giugno 2011, che ha portato all’abrogazione della normativa prevista dall’articolo 23-bis del d.l. 112/2008 in merito alla gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica. Viene a cessare l’obbligo per l’Ente locale ad affidarsi al mercato per la gestione del servizio e rimane la necessità di optare per il modello di gestione più idoneo (gestione diretta, gestione in house, affidamento esterno mediante gara, affidamento a società mista). L’effetto abrogativo si è realizzato nel luglio 2011 con il Decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 2011 n. 113. L’effetto dell’abrogazione è stato quello di fare riferimento direttamente alla normativa comunitaria, relativa alle regole concorrenziali minime in tema di gara ad evidenza pubblica per l’affidamento della gestione di servizi pubblici di rilevanza economica; L’art. 4 del D. L. 138/2011 (Manovra-bis del Ferragosto 2011) , convertito in Legge 138/2011 in riferimento all’“Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell’unione europea”, rappresenta la nuova normativa italiana valida per quanto riguarda la gestione dei servizi pubblici in seguito al referendum. Vi è la stessa ispirazione del primo comma dell’abrogato articolo 23 bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, prevedendo che “Gli enti locali, nel rispetto dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi, verificano la realizzabilità di una gestione concorrenziale dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, di seguito «servizi pubblici locali», liberalizzando tutte le attività economiche compatibilmente con le caratteristiche di universalità e accessibilità del servizio e limitando, negli altri casi, l’attribuzione di diritti di esclusiva alle ipotesi in cui, in base ad una analisi di mercato, la libera iniziativa economica privata non risulti idonea a garantire un servizio rispondente ai bisogni della comunità”. Ciò avviene attraverso una fase di verifica da parte dell’ente che deve essere comunque effettuata prima di procedere al conferimento e al rinnovo della gestione dei servizi. L’articolo 5 della legge prevedeva addirittura un bonus economico per gli enti che avrebbero proceduto entro il Area Sindacale N. 77 Settembre 2012 31 dicembre 2012 e 2013, “alla dismissione di partecipazioni in società esercenti servizi pubblici locali di rilevanza economica, diversi dal servizio idrico”; La legge 12 novembre 2011 n. 183 (legge di stabilità 2012) all’articolo 9 comma 2, modifica ulteriormente l’articolo 4 del dl 138/2011 relativo all’affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, aprendo alla liberalizzazione quale forma privilegiata. “L’attribuzione di diritti di esclusiva è limitata alle ipotesi in cui, in base ad una analisi di mercato, la libera iniziativa economica privata non risulti idonea a garantire un servizio rispondente ai bisogni della comunità”. Si prevede un periodo di 12 mesi durante i quali gli enti locali devono attuare una verifica per valutare la realizzabilità di una gestione liberalizzata e concorrenziale dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Devono emergere le eventuali criticità del sistema concorrenziale ed i benefici legati ad un regime di esclusiva del servizio. Si prevede che gli affidamenti in house siano consentiti se il valore economico del servizio oggetto dell’affidamento è pari o inferiore alla somma complessiva di 200.000 euro annui, l’affidamento può avvenire a favore di società a capitale interamente pubblico che abbia i requisiti richiesti dall’ordinamento europeo. Le società affidatarie in house sono assoggettate al patto di stabilità interno all’ente, che ne esercita il controllo di vigilanza; L’art. 25 della Legge 24 marzo 2012 n. 27, di conversione del Decreto Legge 24 gennaio 2012 n. 1 “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” interviene ancora una volta sulle previsioni dell’art. 4, con norme particolarmente incisive da cui sono esclusi il servizio idrico integrato, il servizio di distribuzione di gas naturale, il servizio di distribuzione di energia elettrica e la gestione delle farmacie comunali; Emilia Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Puglia e Sardegna si sono appellate contro l’art. 4 della l. n. 148/2011, motivando che l’esito referendario del giugno 2011 aveva cancellato le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali mentre l’articolo in questione riproponeva le stesse norme abrogate dal referendum. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 199/2012 del luglio 2012 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4, abrogandolo insieme alle sue successive modificazioni ed inte- al mercato” le proprie partecipate. grazioni. Questo perché la norma riproduceva nel contenuto buona parte di quanto era previsto nell’abrogato art. 23-bis e di molte disposizioni del regolamento attuativo del medesimo art. 23-bis contenuto nel D.P.R. n. 168/2010 in seguito all’esito referendario. Risulta evidente che i servizi pubblici continuano a galleggiare in una situazione di confusione ed incertezza. Da una parte vi è una spinta forte alla privatizzazione e dall’altra una resistenza perché essi rimangano in mano alla comunità. Inoltre, con l’abrogazione dell’articolo 4, si torna ad una situazione che rinvia alle leggi comunitarie e quindi all’urgenza di stabilire una normativa italiana, coerente con l’esito referendario ma che non ha incontrato l’entusiasmo dei governi che si sono succeduti. Per il momento il risultato concreto è quello di aver generato confusione all’interno delle amministrazioni locali, con iniziative confuse e mal coordinate, generando il panico tra i lavoratori, che sono dedicati a tali servizi, e che vivono ormai alla giornata, non potendo sapere cosa sarà del loro futuro. Pertanto con tale sentenza gli enti locali non sono più obbligati ad “aprire Gabriella Dearca Dalle aziende Quale futuro per Benteler? Benteler una delle più grandi realtà italiane nel settore della distribuzione di tubature metalliche ed inox ha comunicato, nelle scorse settimane, l’intenzione di dimettere lo storico magazzino di Trezzano sul Naviglio acquisito poco più di un decennio addietro attraverso l’incorporazione della Novati. Tale ristrutturazione oltre a colpire, attraverso una procedura di mobilità avviata sul finire di giugno, i tredici operai presenti in magazzino, sembra in qualche modo poter influire anche sul personale amministrativo che, almeno in un primo tempo, sembravano dover essere ridimensionato di sette unità. La procedura colpisce quindi tredici lavoratori, lasciando inoltre in un futuro incerto anche quelli non direttamente impattati per le cause che vedremo in seguito. La UILTuCS – UIL, ormai da anni presente all’interno dell’azienda, già durante i primi incontri ha appreso che non è di una reale dismissione che si stava parlando, ma di uno spostamento del sito di stoccaggio presso la filiale della stessa azienda sita a Lippo di Calderara di Reno nel bolognese. Inoltre, se in principio il fine esposto dalla dirigenza è stato quello di far fronte così ad una forte crisi economica che, stando alle dichiarazioni, ha colpito un settore minato dal basso costo del lavoro di una miriade di aziende medio\piccole, la prosecuzione della discussione ha evidenziato come l’operazione abbia un forte risvolto di natura “speculativa”, visto la mutazione della destinazione d’uso di diverse aree della zona. Tralasciando le valutazioni in merito alle politiche territoriali dell’amministrazione co- 7 Settembre 2012 Area Sindacale N. 77 munale di Trezzano, la direzione che la UILTuCS – Uil, insieme ai delegati sindacali hanno intrapreso, è basata su di un percorso che si prefigge almeno tre obbiettivi. Il primo è quello di salvaguardare il più possibile l’occupazione, riducendo al minimo gli esuberi. Il secondo è quello di utilizzare tutti gli strumenti necessari a produrre una ricollocazione per i lavoratori che perderanno il posto di lavoro. Terzo, ma non ultimo, creare condizioni dignitose per i lavoratori che rimarranno in azienda. Ormai da diversi incontri quindi, dopo essere riusciti a ridurre gli esuberi a 13 unità, si sta quindi lavorando alla possibilità, per un numero ancora non precisato di lavoratori, di trasferirsi nel deposito bolognese dove si sta lavorando affinché venga messa a disposizione, alla maestranze che decideranno di fare questa difficile scelta, una soluzione abitativa a totale carico dell’azienda. ...segue dalla prima pagina La UILTuCS inoltre ha rilanciato con l’utilizzo di 12 mesi di Cassa Integrazione Straordinaria, con l’intenzione di affiancare all’ammortizzatore passivo anche un piano di outplacement che permetta una reale possibile ricollocazione sul mercato del lavoro del personale in esubero. Posizione del tutto opposte permangono invece sulla procedura di mobilità che se pur ridimensionata nei numeri rimane una pesante spada di Damocle sui lavoratori. Roberto Ciccarelli uiltucs lombardia Direzione Editoriale: Sergio Del Zotto Impaginazione: Sergio Del Zotto Grafica: Asso srl Illustrazioni realizzate da: Asso srl la Redazione ... In Redazione: Gabriella Dearca, Sergio Del Zotto Gli articoli di questo numero sono di: Roberto Ciccarelli, Gabriella Dearca, Sergio Del Zotto, Bruno Pilo, Michele Tamburrelli. La tiratura di questo numero è di: 10.000 copie Pubblicazione Registrata con il numero 852 del 16/11/2005 presso il Registro Stampe del Tribunale di Milano Per contributi e suggerimenti scrivete a: “Area Sindacale” Via Salvini, 4 20122 Milano e-mail: [email protected] tel. 02-7606791 Una considerazione più generale, però ci sentiamo di farla: come mai questa attenzione critica verso l’autorità giudiziaria si attiva solo in certe occasioni? Davvero si può credere che il problema risieda nell’indagine e nei provvedimenti e non invece in ciò che è oggetto dell’indagine e dei provvedimenti? Possono davvero essere sempre i magistrati a sbagliare? Anno 8° - N.ro 77 - Settembre 2012 - periodicità mensile Guido Baroni Lo spazio di questo redazionale non ci permette di entrare nel merito della vicenda di Taranto, come invece dovremmo, essendo, in quanto sindacato, parte coinvolta, con i nostri doveri di rappresentanza del lavoro e con i nostri ritardi nell’azione di tutela della salute. Questo ribaltamento dei termini non convince pienamente e fa sorgere il sospetto che sia solo un mezzo per assolvere, nel condizionamento generale d’opinione, le reali responsabilità... Area Sindacale Direttore Responsabile: messo in discussione nella scelta di avallare un programma di risanamento che non contrasti immediatamente il protrarsi del pericolo per la salute della cittadinanza. Odio gli indifferenti. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza e la soffoca. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. ... Editrice: Asso srl (Antonio Gramsci) Via Salvini, 4 - 20122 Milano è su Visitate la pagina della community: http://www.facebook.com/pages/Milan-Italy/UILTuCS-Lombardia/201500963492 8