Area
Sindacale
Settembre 2012
Anno 8- n.77
uiltucs
lombardia
periodico di approfondimenti, aggiornamenti tecnici e dibattito politico
Redazionale
Approfondimenti normativi
La vicenda dell’Ilva di Taranto conferma una preoccupante cultura che,
soprattutto negli ultimi due decenni (da “mani pulite” in poi), ha preso piede nel
nostro paese. Quando la Magistratura, nel corso delle sue funzioni, sfiora un
potere costituito, scattano immediatamente campagne d’orientamento d’opinione
verso l’inopportunità dell’iniziativa della Procura del caso, sicuramente ammalata
di protagonismo, di velleità politiche, o di semplice mania di sconfinamento.
É accaduto quando la magistratura ha disturbato il potere politico indagandone la corruzione dai tempi del “Pool mani pulite” fino alle ultime vicende del
Cavaliere di Arcore; si è ripetuto quando la Procura di Palermo ha, involontariamente, sfiorato il potere istituzionale del Presidente della Repubblica intercettando Giorgio Napolitano e conservando le intercettazioni negli atti dell’indagine
sulla trattativa tra Stato e Mafia; perfino ai tempi di Falcone e Borsellino, quando
la Procura di Palermo aveva cominciato ad essere efficace nel combattere il
potere mafioso si levavano voci contro la loro azione con ingenerose accuse
di protagonismo anche da parte di rispettabilissimi esponenti della migliore
cultura (tristemente famoso l’articolo di Sciascia del 1988 sui “professionisti
dell’antimafia”).
Oggi questa strana consuetudine si riconferma nel momento in cui il Giudice per le Indagini Preliminari di Taranto, nel corso del proprio intervento,
reso necessario dall’ormai insostenibile situazione di rischio per la salute della
cittadinanza, ha ordinato il blocco dell’attività produttiva degli impianti dell’area
a caldo sequestrati per disastro ambientale.
Il Gip Patrizia Todisco
ha, così facendo, disturbato ben due poteri costituiti
che hanno prontamente
reagito: il potere economico
dell’impresa, contrastato nella propria facoltà di
svolgere l’attività produttiva nonostante i danni
ambientali procurati, ed il
potere politico del governo (centrale e regionale),
Apprendistato:
l’importanza del
piano formativo.
Da tempo nei settori del Terziario
e del Turismo operano le commissioni
per il rilascio dei pareri di conformità
dei contratti di apprendistato. Nel turismo il contratto collettivo e il recente
accordo sottoscritto ad aprile del 2012
dalle parti sociali hanno ribadito la
possibilità di istituire la commissione
in modo facoltativo ed hanno inserito
l’opportunità di generare una diminuzione dell’obbligo formativo qualora ad
essere valutato sia il “piano formativo”
Questo documento è tornato al
centro dell’attenzione nel recente
interpello sull’ apprendistato proposto
dal Consiglio Nazionale dell’ordine dei
Consulenti del Lavoro n° 16 del 2012.
In questo atto i consulenti chiedono
al ministero di esprimersi sulla obbligatorietà o meno di iscrizione all’ente
bilaterale da parte delle aziende che,
dovendo assumere apprendisti, dovrebbero seguire il dettato contrattuale
che impone, nel caso del CCNL terziario, il parere di conformità rilasciato
dagli enti bilaterali di riferimento.
A questo quesito il Ministero del
Lavoro risponde che non ritiene obbligatoria l’iscrizione all’ente bilaterale
...continua in ultima pagina
Sommario
Redazionale
Apprendistato: l’importanza del piano formativo.
Il Governo, La Fornero e i Professori... (liberi pensieri di un Sindacalista)
L’Italia vista dall’Europa
For.Te: la nuova programmazione anno 2012
La gestione dei servizi pubblici locali: il lungo percorso tra normative, referendum, abrogazioni e sentenze.
Quale futuro per Benteler?
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e tanto meno la richiesta
del parere di conformità
al fine della validità del
contratto di apprendistato. A tal proposito l’ente
pubblico ricorda che nella legge 167/2011 non
vi è traccia di un ruolo
“autorizzativo” degli enti
bilaterali ma la stessa
legge delega alle parti
sociali la possibilità di
definire modalità e durate di erogazione della
formazione.
Con questo ruolo attribuito alle parti sociali, il
Ministero del Lavoro non esclude la
possibilità che gli enti bilaterali possano
occuparsi del contratto di apprendistato, ma ritiene sia più opportuno che
le commissioni si concentrino sulla
valutazione della congruità dei pareri
di conformità.
Il parere di conformità dovrebbe
contenere l’impegno formativo di massima dell’apprendista, individuando
almeno quali sono le competenze che
l’apprendista deve raggiungere.
In sostanza il piano formativo, se
ben costruito, dovrebbe mettere in
grado il datore di lavoro di pianificare
al meglio la formazione all’apprendista
individuando quali siano le competenze
e le conoscenze che lo stesso deve
acquisire nel tempo. Al piano formativo potrà seguire il piano formativo
di dettaglio che registrerà l’elenco dei
corsi e delle attività che contribuiscono
a far raggiungere gli obiettivi formativi
individuati nel piano formativo. Il libretto
del cittadino invece sarà il documento
dove è possibile registrare la formazione realizzata.
Nella risposta all’interpello in esame, il Ministero del Lavoro caldeggia
nali, forse il cuore della formazione degli apprendisti,
introducendo in ogni caso la
possibilità di descrivere quali competenze e conoscenze
sarebbe utile raggiungere e
con quali strumenti (corsi di
formazione, esperienze on
the job, etc.).
a tal punto questo ruolo delle parti
sociali che si spinge a sollecitare ai
propri funzionari visite ispettive proprio
in quelle realtà il cui il piano formativo
non sia stato sottoposto al vaglio delle
commissioni di rilascio dei pareri di
conformità
Recentemente le parti sociali del
settore turismo, attraverso L’Ente
Bilaterale Nazionale del Turismo, con
l’intenzione di costruire un sistema di
supporto agli enti bilaterali sui territori,
ha emanato una circolare a cui ha allegato la modulistica da utilizzare per
il parere di conformità rilasciando, tra
gli altri documenti, un format di piano
formativo e di scheda formativa.
Pur apprezzando lo sforzo di dare
stimoli agli enti bilaterali territoriali
per le istituzioni delle commissioni, i
documenti sopra citati devono necessariamente subire delle integrazioni. Il
piano formativo individuale risulta essere poco funzionale per il suo effettivo
scopo, ovvero quello di indicare i contenuti formativi che verranno sviluppati
durante tutta la durata del contratto. In
particolare sarebbe stato più utile dare
spazio e diritto di cittadinanza all’area
delle competenze tecnico_professio-
Anche la scheda formativa, in sostituzione del
libretto formativo, dovrebbe
contenere proprio la registrazione della formazione
e il raggiungimento delle
relative competenze.
La documentazione è quindi da
considerarsi propedeutica all’attivazione delle commissioni ma non esaustiva
di quanto dovrebbe essere fatto per
entrare nella logica della valutazione
del piano formativo. Questo, a maggior
ragione, considerando che la valutazione del piano formativo, nel settore
del turismo, consente uno sconto sulla
formazione di ¼ rispetto all’obbligo
formativo complessivo.
Per quanto concerne il funzionamento delle commissioni dei pareri
di conformità istituite in seno agli
enti bilaterali, la risposta all’interpello
ricorda come sia più importante la
valutazione del piano formativo che la
verifica dei limiti numerici o clausole di
stabilizzazione.
Con questa ulteriore precisazione
si impone pertanto una decisa rivisitazione del funzionamento delle commissioni, non abituate a lavorare con i
criteri di validazione dei piani formativi
ma anche una re-interpretazione dei
format rilasciati, per esempio, dall’ Ente
Bilaterale Nazionale del Turismo.
Michele Tamburrelli
Hai avuto bisogno di una collaborazione domestica e hai trovato una colf? una
baby sitter? una badante?
Vorresti essere per lei un buon datore di lavoro che rispetta le norme e le leggi?
Vorresti fare tutto ciò che serve per essere in regola?
Se tutto ti sembra troppo complicato, perchè in fondo tu non sei un’azienda e
non puoi pagare un commercialista, allora da oggi hai un aiuto in più
Un servizio nato per semplificare il rispetto delle norme e delle leggi con la competenza necessaria
Rivolgiti ad “Asso Lavoro Domestico” per assolvere a tutte le adempienze previste dalla legge e sarai per la tua collaboratrice
domestica il datore di lavoro che vorresti avere tu.
Asso - Lavoro Domestico
Via Salvini, 4
20122 Milano
tel. 02-760679213
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Area Sindacale N. 77
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Attualità politica
Il Governo, La Fornero e i Professori... (liberi pensieri di
un Sindacalista)
Il Governo Monti, accolto con un
certo interesse dal sottoscritto, ha fallito
in quella che io ritenessi fosse la sua
opera primaria
leggi e dispositivi ancora troppo sbilanciati a difendere i privilegi di pochi
a scapito dei molti che TANTO SONO
ABITUATI.
Avviare una politica chiara forte e
tangibile di discontinuità con il governo
che l’ha preceduto.
Soffermiamoci un attimo sulla
Signora Fornero e la sua Riforma Del
Lavoro, tipico esempio di come lavorano i “professori”.
Se da un lato forte è stato il segnale
di discontinuità rispetto allo stile, sul
versante delle scelte economiche e
delle strategie per risollevare il Paese
da un tracollo imminente, non vi è stato
quel coraggio necessario per definire la
svolta del cambiamento.
Certo, comunque vi è stata una
politica più attenta e rigorosa rispetto
ai “conti” e vi è un analisi più sincera
rispetto alla caratteristica della “crisi”,
crisi tra l’altro mai riconosciuta dal
precedente governo, ma ritengo che i
paragoni non li si debba fare sul precedente Governo, sarebbe una partita
improponibile; per dirla con una semplificazione “fare meglio di Berlusconi
sarebbe stato “facile” per tutti”.
Per ragionare meglio dovremmo
fare delle considerazioni un poco
più di dettaglio e analizzare meglio
gli aspetti che hanno contraddistinto
questo governo.
Per ragionare meglio dovremmo
anche mettere in disparte “Lo Stile”
perché una valutazione che valorizza
troppo questo aspetto rischia di annacquare quello più complessivo.
L’elemento di fondo che mi ha disturbato e mi disturba tutt’ora è l’aver
scientificamente e strategicamente
rinunciato ad una vera
politica di cambiamento ed aver
promulgato
Tutti attendevamo questa riforma,
dalla Associazioni Padronali, ai Sindacati, tutti hanno avuto commenti di forte
disappunto ( per motivi evidentemente
opposti, ma anche no).
Questo governo ha adottato un
metodo di relazionale che ritengo assolutamente poco produttivo, non affronta
con le parti sociali un confronto reale
ma di fatto riduce tutto a delle informative e cosi non si fa, se poi aggiungiamo
che sono “professori”allora il pasticcio
è a portata di mano.
Mi soffermo su un solo aspetto della
Riforma Fornero riguardante la flessibilità in entrata e più precisamente quella
dei Collaboratori a Progetto.
“la prestazione non può coincidere
con l’oggetto sociale del committente”
Uno potrebbe dire, “finalmente”
si chiude l’annoso problema dei finti
Co.Co.Co. / Co.Co.Pro, a fase, non a
fase ecc ecc.
Ma anche su un aspetto positivo
la Professoressa è riuscita a creare
dei problemi, perché forse Lei non sa
che vi sono settori interi che riescono a
produrre occupazione e ricchezza con
queste tipologie di lavoro.
Quindi voi mi potreste dire, se vi
sono questi settori allora legittimiamo
quella che è un anomalia contrattuale?
La mia risposta è sicuramente No, del resto con
le Aziende Corrette e Sane
stiamo (sindacato/
aziende) da anni affrontando questo
problema per trovare strumenti idonei
ad una stabilizzazione, che permetta
ai lavoratori di avere un occupazione
di qualità e alle aziende di reggere il
confronto con il mercato e rimanere
produttive.
Ecco la riforma Fornero avrebbe
dovuto darci gli strumenti per realizzare
questa possibilità.
Invece se dovessimo applicare la
norma così come concepita dalla Fornero, prima dovremmo festeggiare una
sacrosanta conquista in fatto di qualità
occupazionale e anche di equità di diritti, ma il giorno successivo saremmo
tutti impegnati a fronteggiare ridimensionamenti o chiusure di aziende che
per come è strutturato il proprio settore
si troverebbero in gravissima difficoltà.
Ecco allora che da un provvedimento innovativo noi ne traiamo solo
elementi di difficoltà.
La concertazione servirebbe anche
per evitare certe situazioni, servirebbe
anche ad evitare “ai professori” di fare
cose anche belle ma che non hanno il
crisma dell’applicabilità
Ma spesso la permalosità e il pensare di sapere tutto e meglio di tutti sta
nel DNA dei “professori” e questo potrebbe essere un problema per il paese.
Tra l’altro la Fornero poteva avere
il suo compito agevolato in tema di
stabilizzazioni, visto che una buona
traccia del lavoro era già sta applicata
dal Ministro Damiano (governo Prodi),
bastava solo attualizzarla e renderla
conforme ai nuovi obbiettivi, ma sia mai
che un “professore” debba ricorrere ad
un “politico”
Questo era un solo esempio, avrò
modo di entrare meglio nello specifico
di queste e altri questioni, la cosa che
mi premeva era portare in chiaro una
metodologia di lavoro che non può
essere giustificata nemmeno da un
governo di emergenza
Cosi come del resto nonostante
le difficoltà, che riconosco, penso che
questo governo non mi stia rappresentando in quelle che erano almeno
le mie speranze, ma pensare diversamente forse è UTOPIA
Bruno Pilo
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Area Sindacale N. 77
Tempi di crisi
L’Italia vista dall’Europa
Attanagliati da una crisi nera, in
attesa del ritorno di Berlusconi, corrotti,
sfaticati, ma pur sempre il “belpaese”.
Così potremmo riassumere l’opinione
che gli stranieri potrebbero avere dell’Italia attraverso i loro giornali nazionali
e che, ormai da diversi mesi, non lesinano nel riportare notizie dall’Italia
e sull’Italia, permettetemi, con occhi
diversi. “El amago de un farsante”, La
minaccia di un impostore. Così titolava El Pais, poche settimane addietro,
riportando la notizia dell’eventuale
ritorno di Berlusconi alla politica attiva,
concentrandosi, lungo tutto il resoconto
giornalistico, non solo sulla politica
fallimentare portata avanti dall’ex presidente del consiglio, ma soprattutto
ricordando le svariate accuse che
pendono sul suo capo.
Non fa di meno il De Guardian,
popolare quotidiano inglese che negli
stessi giorni, pur titolando con un ben
più leggero “Silvio Berlusconi si presenterà alle elezioni politiche del 2013,
rivela una nota ufficiale del partito”, non
lesina dettagli in relazione agli scandali
di natura sessuale dell’ex premier. Di
politica vera, di azioni, nel bene o nel
male, che l’Italia ha messo in campo
per uscire dalla difficile situazione, se
parla poco se non nulla.
Di Monti si chiacchiera, nel bene o
nel male, soprattutto in occasione delle
sue visite all’estero, puntando più sulla
sua simpatia/antipatia con il
leader di turno (Hollande, Merkel), che
riportando le azioni di contenimento
dei costi intrapreso
dall’esecutivo.
Grande spazio
è stato dato invece al caso “Sicilia”,
dove i quotidiani e i
settimanali stranieri si
sono sbizzarriti in analisi e controanalisi. Se
il “Le Temps”, giornale
svizzero si limita ad una
storicizzazione dei debiti
delle regioni e delle città
italiane, con un articolo dal evocativo titolo “Les montagnes de dettes des cités
italiennes”, Le montagne di debiti delle
città italiane, facendo una digressione
storica partendo dal 1343, ben più
pragmatico è stato il “Der Spiegel” con
il suo “Corruzione e nepotismo: la croce
del Sud”. Hans-Jürgen Schlamp delizia
i teutonici lettori con un racconto sulla
terra siciliana spiegando e descrivendo
una ragione dove la mafia sostituisce
lo stato complice (o grazie) soprattutto
alla cattiva politica.
Una ragione quindi dove i cittadini,
per vedersi tutelati, non possono far
altro che affidarsi all’organizzazione
criminale o ad una politica clientelare.
Il settimanale tedesco, dopo
aver spiegato che i politici dell’isola guadagnino tra i 10.000 e
15.000 euro netti al mese, “più
dei deputati a Roma e senza
lavorare un granché”, spiega
che 144.000 sono i siciliani
fortunati stipendiati dallo
Stato e che “ uno su otto di
loro è «Presidente» di qualcosa”. Accusa poi la politica
di aver creato posti di lavoro
falsi con oltre 27.000 addetti
alla difesa delle aree forestali
dell’isola che, si indigna , oltre
calcarea (quindi con rare foreste
stando al giornalista) conta
numero di molto superiore a quello dei ranger
che si occupano delle
immense foreste della
Colombia Britannica in
Canada.
L’articolo prosegue con
la descrizione
dell’incapaci-
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tà dell’isola di
spendere i fondi
europei perché, il governo
autonomo siciliano, non sarebbe
in grado di presentare progetti o, semplicemente, spiega il giornalista, se ne
dimentica.
Per il Sydsvenska, quotidiano
on-line svedese invece il bel paese
pur attanagliato da una situazione
economica gravissima, è in grado si
sopravvivere grazie alla “stato famiglia”
Kristina Kappelin fa notare, da una corrispondenza dall’Italia, che tutti parlano
della crisi ma che essa si percepisce
relativamente poco.
L’articolista, infatti,nota che non
si vedono lunghe code ai Centri per
l’impiego o nei Centri di assistenza
sociale e che i parchi, per fortuna, non
sono pieni di alcolizzati che cercano di
dimenticare i loro guai bevendo come,
penso ipotizzi, sarebbe giusto fare.
Anzi, prosegue, “ Le persone sono
profumate, ordinate ed eleganti come
al solito e i supermercati sono ancora
pieni di energiche “signore” (in italiano
nel testo, n.d.t.) che fanno acquisti per
il pranzo e la cena.
Se c’è qualcosa a cui gli italiani non
rinunciano mai, è proprio ”l’apparenza”
(in italiano nel testo, n.d.t.)...” Tutto
questo, ci spiega, grazie all’istituzione
famiglia, nella quale il cittadino medio
italico riesce a sopperire alle croniche
mancanze dello stato che pur inghiottendo in un enorme buco nero le alte
tasse versate non garantisce i servizi
essenziali.
Anzi, fa notare la giornalista è logico
che gli italiani tendano a non pagare
tutte le imposte e mettano da parte
un gruzzoletto per aiutare i propri cari.
Nel paese del sole ci si affida a
genitori o parenti se si ha bisogno di un
prestito, di un pasto, di una baby sitter
o di cure mediche.
Area Sindacale N. 77
Quindi, stando all’analisi svedese, è
ovvio che i giovani abitino fino ad oltre
trenta anni a casa dei genitori e vengano mantenuti da loro anche quando
studiano all’università. E il lavoro? “Il
lavoro lo si trova spesso e volentieri
nell’azienda di famiglia o da amici di
mamma e papà.
Pensa a tutto la famiglia, insomma,
e allora a che serve lo stato?” spiega
nell’articolo Kristina Kappelin.
La colpa quindi è anche di una cultura e di una tradizione nonché di valori
che, dal punto di vista nord europeo,
sono decisamente arcaici e arretrati,
responsabili in parte anche dell’attuale
condizione sociale italiana.
Comportamenti arcaici però sul
quale lo stato fa leva e che esso stesso
considera una sorta di airbag, creando
così condizioni ancora peggiori per una
Settembre 2012
modernizzazione sociale.
“aiutano troppo gli stati sfaticati.
Sempre il De Guardian, invece, ci
dimostra come una frase infelice di un
ministro tenda a complicare sempre di
più le cose per l’italia. “Gianfranco Polillo, neo ministro dell’economia - spiega
John Hooperh in un lungo pezzo titolato
“Workshy Italians? We can’t help being
the bel paese, says economy minister
– ha affermato di aver calcolato che un
operaio medio italiano sta in fabbrica
per nove mesi e più o meno per altri tre
è in ferie.”
Infine, anche se sicuramente in maniera minoritaria sulla stampa estera,
c’è spazio anche per le buone novelle.
“Nonostante la crisi, l’Italia offre ancora
grandi opportunità spiega in “Italie:
Grom, la “success-story” d’un glacier
dans un pays en crise” il quotidiano
francese Le Nouvel Observateur raccontando la storia di Guido Martinette
e Federico Grom due italiani che, da
Torino, con voglia e passione, stanno
diventando una delle emergenti realtà
internazionali in fatto di gelato artigianale e, ad oggi, sono a capo di 58
gelaterie in Italia, in Francia, negli Stati
Uniti e in Giappone.
Chiaramente noi sappiamo che non
è vero, ma dobbiamo anche chiederci
se certe boutade, che pur danno visibilità ai singoli politici, aiutino o no il nostro
paese visto che queste parole arrivano
al Bild Zeitung e passando per i cittadini
tedeschi agli altri stati europei che, non
di rado, criticano i propri governi che
Roberto Ciccarelli
Fondi professionali
For.Te: la nuova programmazione anno 2012
92 milioni di Euro. Sono le risorse
che fondo For.Te, il più importante
fondo interprofessionale del terziario
ed il primo fondo per numero di aziende aderenti, ha messo a disposizione
per la programmazione delle attività
formative a partire dal 2012.
Attesissimo, il nuovo sistema di
finanziamento del fondo si è dotato di
strumenti innovativi e all’avanguardia,
che certamente posizioneranno For.Te
tra i fondi più gettonati per la formazione continua.
Il Cia, Conto individuale aziendale,
sarà disponibile anche per le aziende
con 150 (in passato il limite era di 250)
dipendenti che potranno utilizzare
l’80% delle risorse accantonate (anziché il 70% precedente) nel 2011 e il
previsionale del 2012: uno strumento
per effettuare formazione con tempi
di approvazione rapidissimi (un mese
circa).
Per le aziende più piccole, sotto i
150 dipendenti, viene offerta la possibilità di accedere ad un Avviso di Sistema
a sportello: verrà identificata una data
di presentazione per ogni trimestre
e, successivamente, verranno stilate
le graduatorie dei progetti presentati.
Il primo appuntamento è l’Avviso di
Sistema 02/12, con prima scadenza il
19 ottobre (31 gennaio 2013, 30 aprile
2013 le altre). I piani potranno avere
un importo di € 200.000,00 massimo
con un limite di 100 ore per dipendente.
Per i fabbisogni formativi più limitati
in termini di ore il fondo mette a disposizione due strumenti: la possibilità di
costituire Ati o ATS, al massimo tra 3
datori di lavoro e gli, ormai collaudati,
piani settoriali o territoriali, promossi
dalle organizzazioni sindacali
e datoriali costituenti il fondo
e dagli enti bilaterali: in questo ultimo caso,
possono trovare
accoglienza anche i fabbisogni
formativi di più
aziende.
Novità assoluta, gli Avvisi
Tematici costi-
tuiranno un asse portante del nuovo
sistema formativo del fondo; l’Avviso
Tematico 1/12, tutto centrato su progetti di salute e sicurezza nei luoghi
di lavoro, è una opportunità unica per
far sì che le aziende si mettano in
regola con gli adempimenti del dlgs
81/2008, compreso il recente accordo
stato regioni del 21 e 22 dicembre del
2011, che stabilisce i contenuti della
formazione da erogare a tutti i lavoratori, i dirigenti ed i preposti. Potranno
essere presentati piani fino a € 50.000
e le risorse utilizzate per questo avviso
non potranno intaccare le risorse a
disposizione delle aziende per il CIA.
A breve, lo staff tecnico del fondo
renderà disponibili anche lo strumento
dei Vaucher Formativi che consentiranno la formazione anche di pochi dipendenti su percorsi formativi a catalogo
con finestre bimestrali e trimestrali.
Tra le novità anche i progetti speciali innovativi di tipo sperimentale: per
quest’anno i temi individuati sono piani
di formazione correlati ad innovazione
tecnologica di processo e cofinanziamento di iniziative formative di tipo
trasversale già in passato attivate dagli
enti bilaterali. Anche in questo caso gli
avvisi sono in preparazione.
Michele Tamburrelli
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Area Sindacale N. 77
Riforme e beni sociali
La gestione dei servizi pubblici locali: il lungo percorso
tra normative, referendum, abrogazioni e sentenze.
La normativa circa la gestione dei
servizi pubblici locali ha subito negli
ultimi anni numerosi aggiornamenti e
modifiche, seguirne il loro sviluppo è
assai importante per poter comprendere quale sarà il futuro degli stessi servizi
pubblici. Tale interesse nasce anche
dal fatto che nelle società partecipate
siamo presenti come Uiltucs Uil con
una serie di Ccnl: farmacie speciali,
uneba, commercio e terziario, turismo
ed imprese di pulizie.
Ritengo sia ora utile ripercorrere
brevemente una cronistoria, ovviamente semplificata, delle leggi e degli interventi normativi e legislativi in proposito:
l’articolo 23 bis del decreto-legge 25
giugno 2008, n. 112 (coordinato con la
legge di conversione 6 agosto 2008,
n. 133) in riferimento alle disposizioni
per i servizi pubblici locali di rilevanza
economica. La sua ispirazione è nel
primo comma dell’articolo: “Le disposizioni del presente articolo disciplinano
l’affidamento e la gestione dei servizi
pubblici locali di rilevanza economica,
in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia
diffusione dei principi di concorrenza,
di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori
economici interessati alla gestione di
servizi di interesse generale in ambito
locale, nonché di garantire il diritto di
tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed
al livello essenziale delle prestazioni
(…) assicurando un adeguato livello
di tutela degli utenti, secondo i principi
di sussidiarietà, proporzionalità e leale
cooperazione”.
La legge prevede che i servizi
pubblici debbano essere assegnati a
soggetti privati attraverso gara ad evidenza pubblica nel rispetto dei “principi
di economicità, efficacia, imparzialità,
trasparenza, adeguata pubblicità, non
discriminazione, parità di trattamento,
mutuo riconoscimento, proporzionalità”.
Soltanto in deroga viene prevista la
possibilità di gestione da parte dell’ente
pubblico stesso, attraverso adeguata
società ed azienda. Questo solo in caso
di impossibilità di gestione da parte dei
privati e l’ente ha l’obbligo di dare spiegazione delle motivazioni di tale scelta.
In ogni caso, il termine perentorio per
la nuova modalità di gestione era fissata nella data del 31 dicembre 2010,
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prevedendo che “le concessioni relative
al servizio idrico integrato rilasciate con
procedure diverse dall’evidenza pubblica cessano comunque entro e non
oltre la data del 31 dicembre 2010,
senza necessita’ di apposita
deliberazione dell’ente affidante”;
L’articolo 15 del Decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, circa l’ “Adeguamento
alla disciplina comunitaria in materia di
servizi pubblici locali
di rilevanza economica”
convertito, con modificazioni,
dalla Legge n.166/09. Prevede
la modifica dell’articolo 23-bis
del D.L. 112/2008, introducendo la modalità “ordinaria”, per
il conferimento della gestione di
servizi pubblici locali, prevedendo
l’affidamento a società miste, con attribuzione di quote al privato non inferiore
al 40%. In deroga si prevede soltanto
l’affidamento in house a società a totale
partecipazione pubblica e ribadendo
la necessaria giustificazione da parte
degli enti locali.
L’articolo prevede che “le gestioni
in essere alla data del 22 agosto 2008
siano affidate conformemente ai principi comunitari in materia di cosiddetta
“in house” cessano, improrogabilmente
e senza necessità di deliberazione da
parte dell’ente affidante, alla data del
31 dicembre 2011”;
L’esito del referendum del 12 e
13 giugno 2011, che ha portato all’abrogazione della normativa prevista
dall’articolo 23-bis del d.l. 112/2008
in merito alla gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica. Viene a
cessare l’obbligo per l’Ente locale ad
affidarsi al mercato per la gestione del
servizio e rimane la necessità di optare
per il modello di gestione più idoneo
(gestione diretta, gestione in house,
affidamento esterno mediante gara,
affidamento a società mista). L’effetto
abrogativo si è realizzato nel luglio
2011 con il Decreto del Presidente
della Repubblica 18 luglio 2011 n. 113.
L’effetto dell’abrogazione è stato quello
di fare riferimento direttamente alla normativa comunitaria, relativa alle regole
concorrenziali minime in tema di gara
ad evidenza pubblica per l’affidamento
della gestione di servizi pubblici di
rilevanza economica;
L’art. 4 del D. L. 138/2011 (Manovra-bis del Ferragosto 2011) , convertito in Legge 138/2011 in riferimento
all’“Adeguamento della disciplina dei
servizi pubblici locali al referendum
popolare e alla normativa dell’unione europea”, rappresenta la nuova
normativa italiana valida per quanto
riguarda la gestione dei servizi pubblici
in seguito al referendum. Vi è la stessa
ispirazione del primo comma dell’abrogato articolo 23 bis del decreto-legge
25 giugno 2008, n. 112, prevedendo
che “Gli enti locali, nel rispetto dei
principi di concorrenza, di libertà di
stabilimento e di libera prestazione
dei servizi, verificano la realizzabilità
di una gestione concorrenziale dei
servizi pubblici locali di rilevanza economica, di seguito «servizi pubblici
locali», liberalizzando tutte le attività
economiche compatibilmente con
le caratteristiche di universalità e
accessibilità del servizio e limitando,
negli altri casi, l’attribuzione di diritti di
esclusiva alle ipotesi in cui, in base ad
una analisi di mercato, la libera iniziativa economica privata non risulti idonea
a garantire un servizio rispondente ai
bisogni della comunità”.
Ciò avviene attraverso una fase
di verifica da parte dell’ente che deve
essere comunque effettuata prima di
procedere al conferimento e al rinnovo della gestione dei servizi.
L’articolo 5 della legge prevedeva
addirittura un bonus economico per gli
enti che avrebbero proceduto entro il
Area Sindacale N. 77
Settembre 2012
31 dicembre 2012 e 2013, “alla dismissione di partecipazioni in società esercenti servizi pubblici locali di rilevanza
economica, diversi dal servizio idrico”;
La legge 12 novembre
2011 n. 183 (legge di
stabilità 2012) all’articolo 9 comma 2, modifica ulteriormente l’articolo 4 del dl 138/2011
relativo all’affidamento
dei servizi pubblici locali di rilevanza economica,
aprendo alla liberalizzazione quale
forma privilegiata. “L’attribuzione di
diritti di esclusiva è limitata alle ipotesi in cui, in base ad una analisi di
mercato, la libera iniziativa economica
privata non risulti idonea a garantire
un servizio rispondente ai bisogni della
comunità”. Si prevede un periodo di
12 mesi durante i quali gli enti locali
devono attuare una verifica per valutare
la realizzabilità di una gestione liberalizzata e concorrenziale dei servizi
pubblici locali di rilevanza economica.
Devono emergere le eventuali criticità
del sistema concorrenziale ed i benefici
legati ad un regime di esclusiva del
servizio. Si prevede che gli affidamenti
in house siano consentiti se il valore
economico del servizio oggetto dell’affidamento è pari o inferiore alla somma
complessiva di 200.000 euro annui,
l’affidamento può avvenire a favore di
società a capitale interamente pubblico
che abbia i requisiti richiesti dall’ordinamento europeo. Le società affidatarie
in house sono assoggettate al patto di
stabilità interno all’ente, che ne esercita
il controllo di vigilanza;
L’art. 25 della Legge 24 marzo 2012
n. 27, di conversione del Decreto Legge 24 gennaio 2012 n. 1 “Disposizioni
urgenti per la concorrenza, lo sviluppo
delle infrastrutture e la competitività”
interviene ancora una volta sulle previsioni dell’art. 4, con norme particolarmente incisive da cui sono esclusi
il servizio idrico integrato, il servizio di
distribuzione di gas naturale, il servizio
di distribuzione di energia elettrica e la
gestione delle farmacie comunali;
Emilia Romagna, Marche, Umbria,
Lazio, Puglia e Sardegna si sono appellate contro l’art. 4 della l. n. 148/2011,
motivando che l’esito referendario del
giugno 2011 aveva cancellato le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali
mentre l’articolo in questione riproponeva le stesse norme abrogate dal referendum. La Corte Costituzionale, con
la sentenza n. 199/2012 del luglio 2012
ha dichiarato l’illegittimità costituzionale
dell’articolo 4, abrogandolo insieme alle
sue successive modificazioni ed inte-
al mercato” le proprie partecipate.
grazioni.
Questo perché la norma
riproduceva nel
contenuto buona
parte di quanto
era previsto nell’abrogato art. 23-bis e di molte disposizioni del regolamento attuativo del
medesimo art. 23-bis contenuto nel
D.P.R. n. 168/2010 in seguito all’esito
referendario.
Risulta evidente che i servizi pubblici continuano a galleggiare in una
situazione di confusione ed incertezza.
Da una parte vi è una spinta forte alla
privatizzazione e dall’altra una resistenza perché essi rimangano in mano alla
comunità. Inoltre, con l’abrogazione
dell’articolo 4, si torna ad una situazione che rinvia alle leggi comunitarie
e quindi all’urgenza di stabilire una
normativa italiana, coerente con l’esito
referendario ma che non ha incontrato
l’entusiasmo dei governi che si sono
succeduti.
Per il momento il risultato concreto
è quello di aver generato confusione
all’interno delle amministrazioni locali,
con iniziative confuse e mal coordinate,
generando il panico tra i lavoratori, che
sono dedicati a tali servizi, e che vivono
ormai alla giornata, non potendo sapere cosa sarà del loro futuro.
Pertanto con tale sentenza gli enti
locali non sono più obbligati ad “aprire
Gabriella Dearca
Dalle aziende
Quale futuro per Benteler?
Benteler una delle più grandi realtà
italiane nel settore della distribuzione di
tubature metalliche ed inox ha comunicato, nelle scorse settimane, l’intenzione di dimettere lo storico magazzino
di Trezzano sul Naviglio acquisito poco
più di un decennio addietro attraverso
l’incorporazione della Novati.
Tale ristrutturazione oltre a colpire,
attraverso una procedura di mobilità
avviata sul finire di giugno, i tredici
operai presenti in magazzino, sembra
in qualche modo poter influire anche sul
personale amministrativo che, almeno
in un primo tempo, sembravano dover
essere ridimensionato di sette unità.
La procedura colpisce quindi tredici
lavoratori, lasciando inoltre in un futuro
incerto anche quelli non direttamente
impattati per le cause che vedremo in
seguito.
La UILTuCS – UIL, ormai da anni
presente all’interno dell’azienda, già durante
i primi incontri ha appreso che non è
di una reale dismissione che si stava
parlando, ma di uno spostamento del
sito di stoccaggio presso la filiale della
stessa azienda sita a Lippo di Calderara di Reno nel bolognese.
Inoltre, se in principio il fine esposto dalla dirigenza è stato quello di far
fronte così ad una forte crisi economica
che, stando alle dichiarazioni, ha colpito un settore minato dal basso costo
del lavoro di una miriade di aziende
medio\piccole, la prosecuzione della
discussione ha evidenziato come
l’operazione abbia un forte risvolto di
natura “speculativa”, visto la mutazione
della destinazione d’uso di diverse aree
della zona.
Tralasciando le valutazioni in merito alle politiche territoriali
dell’amministrazione co-
7
Settembre 2012
Area Sindacale N. 77
munale di Trezzano, la direzione che la
UILTuCS – Uil, insieme ai delegati sindacali hanno intrapreso, è basata su di
un percorso che si prefigge almeno tre
obbiettivi. Il primo è quello di salvaguardare il più possibile l’occupazione, riducendo al minimo gli esuberi. Il secondo
è quello di utilizzare tutti gli strumenti
necessari a produrre una ricollocazione
per i lavoratori che perderanno il posto
di lavoro. Terzo, ma non ultimo, creare
condizioni dignitose per i lavoratori che
rimarranno in azienda.
Ormai da diversi incontri quindi,
dopo essere riusciti a ridurre gli esuberi
a 13 unità, si sta quindi lavorando alla
possibilità, per un numero ancora non
precisato di lavoratori, di trasferirsi
nel deposito bolognese dove si sta
lavorando affinché venga messa a
disposizione, alla maestranze che decideranno di fare questa difficile scelta,
una soluzione abitativa a totale carico
dell’azienda.
...segue dalla prima pagina
La UILTuCS inoltre ha rilanciato con
l’utilizzo di 12 mesi di Cassa Integrazione Straordinaria, con l’intenzione di
affiancare all’ammortizzatore passivo
anche un piano di outplacement che
permetta una reale possibile ricollocazione sul mercato del lavoro del
personale in esubero.
Posizione del tutto opposte permangono invece sulla procedura di
mobilità che se pur ridimensionata nei
numeri rimane una pesante spada di
Damocle sui lavoratori.
Roberto Ciccarelli
uiltucs
lombardia
Direzione Editoriale:
Sergio Del Zotto
Impaginazione: Sergio Del Zotto
Grafica: Asso srl
Illustrazioni realizzate da: Asso srl
la Redazione
...
In Redazione: Gabriella Dearca, Sergio Del Zotto
Gli articoli di questo numero sono di: Roberto Ciccarelli, Gabriella
Dearca, Sergio Del Zotto, Bruno Pilo, Michele Tamburrelli.
La tiratura di questo numero è di: 10.000 copie
Pubblicazione Registrata con il numero 852 del 16/11/2005
presso il Registro Stampe del Tribunale di Milano
Per contributi e suggerimenti scrivete a:
“Area Sindacale”
Via Salvini, 4
20122 Milano
e-mail: [email protected]
tel. 02-7606791
Una considerazione più generale,
però ci sentiamo di farla: come mai
questa attenzione critica verso l’autorità giudiziaria si attiva solo in certe
occasioni? Davvero si può credere
che il problema risieda nell’indagine
e nei provvedimenti e non invece in
ciò che è oggetto dell’indagine e dei
provvedimenti?
Possono davvero essere sempre i
magistrati a sbagliare?
Anno 8° - N.ro 77 - Settembre 2012 - periodicità mensile
Guido Baroni
Lo spazio di questo redazionale non
ci permette di entrare nel merito della
vicenda di Taranto, come invece dovremmo, essendo, in quanto sindacato,
parte coinvolta, con i nostri doveri di
rappresentanza del lavoro e con i nostri
ritardi nell’azione di tutela della salute.
Questo ribaltamento dei termini
non convince pienamente e fa sorgere
il sospetto che sia solo un mezzo per
assolvere, nel condizionamento generale d’opinione, le reali responsabilità...
Area
Sindacale
Direttore Responsabile: messo in discussione nella scelta di
avallare un programma di risanamento
che non contrasti immediatamente il
protrarsi del pericolo per la salute della
cittadinanza.
Odio gli indifferenti. L’indifferenza è abulia, è
parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò
odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto
della storia. L’indifferenza opera potentemente
nella storia. Opera passivamente, ma opera. È
la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò
che sconvolge i programmi, che rovescia i piani
meglio costruiti; è la materia bruta che strozza
l’intelligenza e la soffoca. Ciò che succede, il
male che si abbatte su tutti, avviene perché la
massa degli uomini abdica alla sua volontà,
lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà
abrogare, lascia salire al potere uomini che poi
solo un ammutinamento potrà rovesciare.
...
Editrice: Asso srl
(Antonio Gramsci)
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