PROVINCIA DI VITERBO Assessorato al Turismo REGIONE LAZIO MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI COMUNE DI VITERBO FESTIVAL BAROCCO 2008 LA RISONANZA direttore Fabio Bonizzoni G.F. HÄNDEL La musica Sacra Italiana VITERBO – CHIESA DI S. MARIA DELLA VERITÀ VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2008 INIZIO CONCERTO ORE 21.00 - I POSTI NON SONO NUMERATI Biglietteria: interi Euro 15,00 - ridotti Euro 10,00 (studenti) Prevendita: UNDERGROUND - Viterbo, Piazza della Rocca 24 - Tel. 0761 306340 (dal lunedì al sabato) http://www.provincia.vt.it/barocco Progetto grafico: PROVINCIA DI VITERBO/Servizio Turismo - Stampa: TIPOGRAFIA AGNESOTTI Viterbo VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2008 VITERBO - CHIESA DI S. MARIA DELLA VERITÀ La Risonanza Fabio Bonizzoni, direttore GEORGE FRIEDRICH HÄNDEL LA MUSICA SACRA ITALIANA Ah! Che troppo ineguali, Cantata per soprano, archi e bc Haec est Regina Virginum, Mottetto per soprano, archi e bc Sonata a 5, Andante. Adagio, Allegro Salve Regina, Mottetto per soprano, organo, archi e bc ***** Il pianto di Maria (G.B.Ferrandini – attrib. Händel), Cantata per soprano, archi e bc Yetzabel Arias Fernandez Nick Robinson Silvia Colli Rossella Borsoni Claudia Combs Gianni De Rosa Caterina Dell’Agnello Davide Nava Fabio Bonizzoni soprano violino violino violino violino viola violoncello violone clavicembalo, organo, direzione 75 Fondata nel 1995 da Fabio Bonizzoni come un ensemble vocale e strumentale, La Risonanza si è progressivamente trasformata in un’orchestra da camera su strumenti originali. Ha un organico variabile a seconda dei programmi proposti e collabora talvolta con formazioni corali per programmi di particolare ampiezza. Il suo repertorio è quello della musica italiana e, più in generale, della musica influenzata dallo stile italiano scritta nel XVII e XVIII secolo; presenta spesso programmi in cui partecipano solisti vocali. Tra questi gli ospiti più frequenti sono i soprani Roberta Invernizzi, Emanuela Galli e Nuria Rial, i baritoni Fulvio Bettini e Furio Zanasi, il mezzosoprano Marina De Liso. Dopo aver registrato nel 1996 un CD dedicato a Girolamo Frescobaldi per la rivista Amadeus, La Risonanza ha inciso un CD con la “Missa non sine quare” di Johann Caspar Kerll per la casa discografica Symphonia (disco che ha vinto lo “CHOC” di “Le monde de la Musique”) ed un CD dedicato alle cantate di Luigi Rossi pubblicato da Stradivarius. Sempre per il mensile Amadeus, è uscito un disco dedicato ai concerti per organo di Franz Joseph Haydn. Dal 2000 incide per la casa spagnola Glossa per la quale sono stati pubblicati un disco dedicato a Barbara Strozzi ed un altro con i concerti per organo di Giuseppe Sammartini. Attualmente, sempre per Glossa ed in collaborazione con la Facoltà di Musicologia dell'Università di Pavia e con l'Associazione Händel di Milano, La Risonanza è impegnata nel primo progetto di registrazione integrale delle cantate italiane con strumenti di 76 G.F. Händel. Il primo disco di questa ambiziosa collana, dedicato alle cantate composte per il Cardinal Pamphili, è stato insignito del prestigioso ‘Stanley Sadie Händel Recording Prize 2007’, un premio internazionale al miglior disco händeliano dell’anno. La Risonanza è ospite regolare dei più importanti festival di musica antica quali il Festival di Utrecht, di Brugge, il Festival di Cuenca, di San Sebastian, di Santander, di Saint Michel en Tiérache e di importanti istituzioni quali il Bozar di Bruxelles, il Rheingau Musik Festival di Wiesbaden, Styriarte di Graz, l’Arsenal di Metz, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma e la Società del Quartetto di Milano. Dal 2007, La Risonanza è orchestra residente nel dipartimento francese dell’Aisne e riceve il sostegno del Ministero della Cultura e della Comunicazione (‘DRAC Picardie’). Marchese Ruspoli, Händel veniva chiamato a fornire musica d’intrattenimento per le occasioni pubbliche e private della capitale e dei luoghi di villeggiatura dove le famiglie nobili si recavano. Se il corpus principale di questa produzione è dato dalle cantate profane, non bisogna tuttavia trascurare la sua produzione sacra: i due oratori “Il trionfo del Tempo e del Disinganno” e “La Resurrezione” e poi una serie di composizioni di più modeste dimensioni scritte per varie occasioni diverse. E’ tra questi piccoli capolavori che si è scelto il programma odierno. Due sono le caratteristiche che vogliamo sottolineare in queste musiche – ed in realtà in tutta la produzione italiana – e cioè la ricerca timbrica (ne è un esempio il Salve Regina con organo e violoncello concertanti) e la felice invenzione melodica. Fu proprio questa una delle capacità che Händel sviluppò in Italia e non è un caso che molte delle pagine qui concepite vennero poi riprese successivamente, negli anni londinesi, e divennero immortali. Ce ne fornisce un esempio il mottetto “Haec est Regina virginum” che molti riconosceranno essere il predecessore di una famosa pagina della più celebre “Musica sull'acqua”. Nella seconda parte del concerto ascolteremo invece una notevolissima composizione di un autore praticamente sconosciuto: il “Pianto di Maria” di Giovan Battista Ferrandini. Le prime fonti manoscritte venute alla luce di questo brano lo attribuiscono ad Händel stesso, tuttavia ragioni stilistiche fecero ben presto dubitare di questa attribuzione. La ricerca musicologica provò dunque l’erronea attribuzione al Sassone e, al contrario, la paternità di Ferrandini – compositore di area veneta dei primi del 700 – per questo straordinario brano. Si tratta, in buona sostanza, di uno Stabat La musica sacra italiana di Händel Il soggiorno italiano del grande compositore fu relativamente breve (dalla fine del 1706 alla fine del 1709) ma fu senz’altro uno dei periodi più importanti della sua vita artistica. Giunto appena 21enne in uno degli ambienti culturali ed artistici più ricchi e fecondi che mai sia stato dato di concepire – la Roma dei primi del Settecento raccoglieva infatti i massimi artisti di tutte le arti – Händel si trovò dunque a diretto contatto con la musica più all’avanguardia del suo tempo. Gli bastarono pochi mesi, poche settimane in realtà, per rendersi padrone dello stile italiano e per iniziare a comporre capolavori assoluti con un’energia ed una vitalità che solo la gioventù, il genio e quella che potremmo chiamare una ‘febbre della scoperta’ delle potenzialità espressive della musica, possono spiegare. Entrato al servizio e protetto dai maggiori mecenati romani, ed in particolare dal 77 Ad plausus, ad jubila pellantur cordis nubila, recedat culpae nox. Lux micat coelo fulgida nox aura spirat cordi turgida, sancti amoris blanda est vox. Eja ergo, mortalis, ignarae caecitatis procul pelle timores, et tu, turba fidelis, decantare divinos summi regis amores. Gaude, tellus benigna, decora, sanctus amor, sanctus amor descendit ad te. Cordis laus sit plena, sonora, mentes nostras invitet ad se. Alleluja. Mater in italiano. Il libretto infatti ci descrive Maria, ai piedi della croce, vedere lo strazio del Figlio e la sua morte. Ferrandini interpreta questo testo con una forza espressiva non comune ed alterna arie di carattere molto diverso a recitativi, sia secchi sia accompagnati, di grande drammaticità. Le arie forse più impressionanti sono le prime due: nella prima Maria canta sottovoce su note lunghe e tenute un drammatico testo in cui ricusa, difatto, la grazia fattale di aver portato in grembo il Figlio di Dio: la drammaticità del momento è esaltata dal fatto che la melodia da lei intonata è quella del Magnificat gregoriano, il canto cioè di ringraziamento che, molti anni prima, aveva accompagnato l'annuncio dell'Angelo. A questo momento fa seguito una straordinaria aria a quattro violini obbligati – una scrittura non comune e di rara efficacia sonora – in cui, al contrario, morto Gesù, Maria ‘grida’ tutto il suo dolore di madre privata di quanto aveva di più caro. L’ultima aria, più convenionale dal punto di vista della tecnica compositiva, è comunque intensissima e di rara bellezza melodica e chiude degnamente questo capolavoro quasi sconosciuto della musica barocca. Fabio Bonizzoni Salve Regina Salve Regina, Mater misericordiae, vita dulcedo et spes nostra salve. Ad te clamamus, exules filii Eva, ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum valle. Eia ergo avvocata nostra illos tuos misericordes oculos ad nos converte, et Jesum benedictum, fructum ventris tuis nobis post hoc exilium ostende. O clemesn, O pia, O dulcis virgo Maria. O qualis de coelo sonus O qualis de coelo sonus tamquam advenientis spiritus vehementis totam replet domum amore? et suavis aure sibilus mortalium corda dum per flat, ad sanctos amoris improvisus in vita? Haec est Regina Virginum Haec est Regina Virginum quae genuit Regem velut Rosa decora Virgo Dei Genitrix per quam reperimus Deus et nomine alma virgo intercede pro nobis. 78 già sparsa di mortal mesto pallore, sopra il petto l’inchina, Ei muore! Il Pianto di Maria Giunta l’ora fatal dal ciel prescritta, che sul Calvario monte, con tragico apparato, cirne doveva del Creatore il Figlio videsi anch’ella in luttuoso ammanto, la sconsolata madre esser presente alla tragedia atroce e starne, - ah cieli! Immobil nel dolor; soltanto in vita Quanto sentir potesse L’immensa acerbità del suo tormento. E, mentre tutta in pianto si sciogliea, così fra suoi singhiozzi ella dicea: Sventurati miei sospiri Se quest’alma non sciogliete Molto poco voi potete Molto lieve è il mio dolore. Atrocissimi martiri Che in umor gli occhi stillate, poco è il duol se non stemprate tutto in lagrime, anche il core”. Sì disse la Gran Madre In vedendo spirare l’amato Figlio Insensata per duol tosto divenne E priva di ogni senso al suol poi svenne; ma tosto al chiuder gli occhi dell’eterno fattore, udissi intorno un fragor di sassi, un crollar della terra, un vacillar del suolo, sì del morto Signor l’agita il duolo. Ha decretati Iddio tre terremoti universali in terra: un nel morir del Verbo, nel suo risorger l’altro e il terzo alfine, - ahi nel pensarlo io tremo, a quel che fia -, nel gran giudizio estremo. “Se d’un Dio fui fatta madre per vedere un Dio morire, mi perdona, Eterno Padre, la Tua grazie è un gran martire. Ah me infelice! Ahi lassa! Il mio Figlio divino, da un discepol tradito, da un altro ancor negato, dai più fidi fuggito, tra tribunali ingiusti, come reo condannato, da flagelli percosso, trafitto dalle spine, lacerato da chiodi, crocifisso fra ladri, dal fiele abbeverato, dal mondo vilipeso, dal Cielo abbandonato. E ancor non basta Se da barbare squadre il suo bel nome Fra le bestemmie ancor non deggio udire? Pari all’Amore immenso Fu immenso il suo patir. E solo allora atroce Gli fu la propria croce Che di sue pene il senso Gli tolse il suo morir. Or se per grande orror tremò la terra, morir vedendo un Dio tra tormenti sì rei, uomo trema ancor tu che terra sei! Ahimè ch’egli già esclama ad alta voce, angeli non l’udite? Padre l’abbandonasti? Almen Tu, Santo Spirito, soccorri quella divina fronte, in cui desian specchiarsi l’angeliche del ciel squadre, sì pure 79