Salome (Richard Strauss) Salome è un dramma in un atto unico scritto in lingua francese dal drammaturgo irlandese Oscar Wilde. È ispirato alla figura di Salomè, figlia di Erodiade ed alla sua storia, riportata, pur tacendone il nome, nei Vangeli di Marco e Matteo. E’ solo con lo storico Giuseppe Flavio nel testo storico Antichità giudaiche ( XVIII 136 – 139 ) che si viene a conoscenza del nome della “ figlia di Erodiade “, Salomè. L'opera venne scritta in lingua francese, durante un soggiorno del drammaturgo a Parigi, appositamente per l'attrice Sarah Bernhardt la quale, nonostante le numerose prove, si rifiutò di interpretare il personaggio sulle scene, a causa dello scandalo che aveva travolto Wilde. L'opera venne pubblicata nel 1893 con le illustrazioni, in stile liberty, di Aubrey Beardsley, di cui peraltro Wilde non era soddisfatto: pur riconoscendo il valore artistico del pittore, considerava le illustrazioni più vicine allo stile “giapponese” e dunque in contrasto con l’impronta “bizantina” del suo dramma. Wilde si interessava concretamente a molti dei lavori della tradizione iconografica legata all’episodio narrato nei Vangeli: da Leonardo a Bernardino Luini, da Tiziano a Massimo Stanzione, da Alberecht Durer a Rubens. Non tutte le opere di questi artisti incontravano il suo consenso e il suo preferito comunque, restava Gustave Moreau. Gustave Moreau Parigi, 6 aprile 1826 – Parigi, 18 aprile 1898, pittore francese precursore del Simbolismo e del Surrealismo. Particolare attenzione merita la concezione della donna; Moreau fu colpito nella sua vita da due principali figure femminili: innanzitutto la madre, modello della donna angelica, portatrice di un amore puro e positivo. L'altro paradigma femminile è quello di Salomè, incarnante la donna che tramite la sensualità porta l'uomo alla perdizione (concezione probabilmente derivata da un amore tormentato e spesso non corrisposto). La traduzione in lingua inglese venne affidata all'amante di Oscar Wilde, Lord Alfred Douglas (Bosie) ma il drammaturgo non fu soddisfatto e trai due nacque un disaccordo che portò quasi alla rottura del loro rapporto. Wilde rivide personalmente il testo inglese e questo fu pubblicato nel 1894 a Londra, mentre l’originale francese era già stato pubblicato l’anno precedente a Parigi. La prima rappresentazione pubblica si tenne a Parigi nel 1896 mentre Londra, per problemi di censura legati alla rappresentazione di personaggi biblici sul palcoscenico, dovette aspettare fino al 1905. A Berlino, la pièce di Wilde, si tenne nel 1903 con uno straordinario successo, con la regia di Max Rheinardt e l’attrice Gertrud Eysoldt nelle vesti di Salome (la traduzione tedesca di Hedwig Lachmann). In un primo tempo Strauss aveva pensato di musicare un adattamento in versi del poema di Wilde, un “libretto”, la cui stesura doveva essere affidata al poeta viennese Anton Lindner. Poi con grande gesto di consapevolezza e di portata estetica si orientò direttamente sul testo di Wilde con traduzione tedesca della già citata Lachmann. Con i versi di quest’ultima fu pubblicata nel 1902 un’edizione illustrata da Markus Behemer che imita quella inglese famosissima di Beardsley, si possiede un esemplare preziosissimo con le annotazioni autografe di Strauss che riportano anche a margine le prime idee musicali che il dramma gli suggerì. I suoi interventi sullo scritto di Wilde sono sostanzialmente dei tagli che sfrondano e concentrano l’azione, elimina ripetizioni o scambiano parole, assegnando ai personaggi versi differenti dalla versione originale. In generale elimina dal testo di Wilde i più lunghi e riflessivi passaggi. Ad ogni modo, quanto l’intreccio narrativo e la forma verbale dell’originale vengono scrupolosamente conservati. Questa abolizione della mediazione librettistica porta a quel tipo di teatro musicale tipicamente novecentesco che la critica tedesca ha denominato Literaturoper, ossia la musica intona il testo letterario senza rimpiazzare le parole. Strauss volle curare personalmente la traduzione francese della sua opera recuperando il più possibile, appunto nello spirito della Literaturoper, il testo originale di Oscar Wilde. Nell’estate del 1905 Strauss scrisse più volte al suo amico Roman Rolland (scrittore e drammaturgo francese, premio Nobel per la letteratura 1915) per chiedergli aiuto: il suo problema era quello di adattare il francese di Wilde alle frasi musicali da lui scritte per la traduzione tedesca della Lachmann : “Si può sostituire Comme la princesse Salomè est belle ce soir (l’originale) con Comme elle est belle ce soir, la princesse Salomè? “ (Dobbiamo tenere presente come si apre l’opera con la prima frase: Wie schon ist die Prinzessin Salome heute Nacht…). La Salome di Strauss venne rappresentata per la prima volta a Dresda nel 1905 con grande successo e anche a Parigi nel 1907 fu accolta entusiasticamente. Recensendo l’opera sul “Figaro” Gabriel Faure disse che la partitura dell’opera si presentava come un “concerto per orchestra con accompagnamento di voce umana”. In un senso più ampio potremmo dire che la musica di Strauss porta ai limiti estremi la capacità rappresentativa e l’analisi sonora tipiche del poema sinfonico. La trama nel suo tessuto Leitmotivico è densa e mutevole, si percepiscono effetti evidenti e incisivi laddove i motivi hanno qualcosa di ossessivo e d’inquietante. L’uso del Leitmotiv in Strauss è abbastanza complesso sia nel simbolismo che nella forma musicale oggetto di ambiguità e di trasformazione. L’orchestrazione è spettacolare ed enfatica, questa è la prima impressione all’ascolto. Ci sono tuttavia delle raffinatezze e degli artifici ammirevoli, è evidente che Strauss ha immaginato ed attuato in un mondo sonoro di stampo esotico, la depravazione, la corruzione e la follia di un mondo privo di freni inibitori. Ha rappresentato attraverso la sonorità nasale dei clarinetti molto spesso esposti ad un fraseggio forzato e acuto quasi una imitazione del carattere semantico della parlata semitica, sebbene alla corte di Erode non si parlasse aramaico, bensì greco. Ha voluto trasmettere l’idea di un’isteria generale, che non si riflette solo nelle voci, ma anche nei pensieri, nelle azioni, nei sentimenti così portati al parossismo. La musica esprime tutti questi disordini dell’animo umano con tutti i mezzi a sua disposizione e soprattutto con le allusioni tematiche. L’opera è concepita su temi collegati ai personaggi, alle loro emozioni e ai loro pensieri. Tutti questi temi brevi e sintetici, si incontrano, si sovrappongono, si snodano, mutano secondo un dinamismo sinfonico contrappuntistico. Tutto quello che passa nella mente e che agita i personaggi lo sentiamo nel tessuto sonoro. La persistenza e la forza realistica di alcuni motivi hanno qualcosa di angosciante, ossessivo, lugubre che ben descrive la metamorfosi di una fanciulla vergine “isterica” a carnefice del proprio oggetto del desiderio. Un esempio di tutto questo nelle onnipresenti terze ascendenti rapidissime che ritornano sempre al punto di partenza e che sembrano materializzare il desiderio irrefrenabile e inappagabile di Salome (con la ripetizione per quattro volte di questo intervallo si chiuderà l’opera). Oppure le famose quarte discendenti associate a Jochanaan: Il leitmotiv associato a Jochanaan o profezia. Tema ieratico, arcaico, lontano che si fissa nella memoria e ci proietta in qualcosa di morboso che si carica di ansia misteriosa. E’ costituito da due intervalli discendenti di quarta e uno di quinta diminuita che diventerà un segnale in tutta l’opera. Questo tema rieccheggierà quando Salome guardando il capo mozzo di Jochanaan rievocherà il momento in cui sentiva una musica arcana : …horte ich geheimnsivolle Musik… (…sentivo una musica segreta…) Una musica che sopravvive al personaggio e che rinvia a Jochanaan, a quell’idea fissa di Salome, che davanti alla testa del profeta lo incarna quasi che avesse un corpo. Salome è come ipnotizzata di fronte alla testa di Jochanaan, e come nel quadro di Gustave Moreau L’apparition, la sua attenzione è catalizzata solo alla contemplazione del capo mozzo, ella è ormai chiusa al mondo esterno e contempla l’oggetto della sua brama, la bocca che ha così ardentemente voluto baciare. Dalle memorie di Richard Strauss Ero al Piccolo Teatro di Max Reinhardt, a Berlino, per vedere Gertrud Eysoldt nella Salomé di Wilde. Dopo la rappresentazione incontrai Heinrich Grünfeld, che mi disse: «Strauss, questo sarebbe proprio un soggetto d'opera per Lei». Fui in grado di rispondere: «Già lo sto componendo». Il poeta viennese Anton Lindner mi aveva già mandato il raffinato dramma e si era offerto di trarne un "libretto" per me. Acconsentii, e mi mandò alcune scene iniziali messe in versi con ingegno, senza che io mi decidessi a iniziare la composizione della musica. Finché un giorno mi domandai: perché non comincio subito, senza aspettare altro, da «Wie schön ist die Prinzessin Salome heute Nacht!» (Com'è bella la principessa Salome questa sera!)? Da quel momento in poi non fu difficile ripulire il testo dalle fioriture letterarie, fino a farlo diventare proprio un bel «libretto». E ora che la danza e specialmente l'intera scena finale sono intessute di musica, non ci vuol molta bravura a dire che il lavoro «reclamasse la musica». Sì, sicuro. Ma bisognava saperlo intendere! Già da tempo disapprovavo che nelle opere di soggetto orientale ed ebraico mancassero il colore autenticamente orientale e il sole ardente. Questa esigenza m'ispirò un'armonia veramente esotica, variegata da insolite cadenze come seta cangiante. Il desiderio di caratterizzare al massimo i personaggi mi portò alla bitonalità: una caratterizzazione soltanto ritmica, quale è impiegata da Mozart nel più geniale dei modi, non mi pareva sufficientemente forte con il contrasto fra Erode e i Nazareni. Il mio si può considerare un esperimento isolato adatto a un particolare soggetto, ma non ne consiglierei l'imitazione. Schuch, persona straordinaria, ebbe il coraggio di accettare di eseguire anche Salome; ma le difficoltà cominciarono già alla prima prova di lettura al pianoforte. Tutti i cantanti si erano dati appuntamento per restituire le loro parti al direttore; tutti tranne il cèco Karel Burrian [Erode] che, interrogato per ultimo, rispose: «La so già a memoria». Bravo! Allora gli altri si vergognarono e le prove poterono effettivamente iniziare. Considerando che la parte era faticosa e corposa l'orchestra, il ruolo della principessa sedicenne dalla voce di Isolda una cosa così non si scrive, signor Strauss: o l'una cosa o l'altra! era stato affidato alla trentasettenne Marie Wittich, soprano drammatico spinto. Alle prove di scena ogni tanto faceva sciopero protestando indignata come la moglie di un borgomastro sassone: «Questo non lo faccio, sono una donna per bene». Il regista Wirk, che pretendeva da lei «perversità ed empietà», era disperato! Eppure la signora Wittich, che naturalmente come figura non era adatta alla parte, aveva ragione, ma in un altro senso: perché ciò che attrici esotiche, degne di un varietà di infimo ordine, si sono permesse di fare in rappresentazioni posteriori muovendosi come serpenti e facendo volteggiare per aria la testa di Jochanaan, ha spesso superato ogni limite di decenza e di gusto! Chi è stato in Oriente e ha osservato il decoro delle donne di laggiù capirà che Salome, giovinetta casta e principessa orientale, deve essere rappresentata con la massima semplicità e nobiltà di gesti; altrimenti, incapace com'è di fronteggiare il miracolo del mondo straordinario, ostile che si trova davanti, invece di pietà susciterà solo raccapriccio e orrore. (A questo proposito si osservi che i si bemolle acuti del contrabbasso al momento dell'uccisione del Battista non sono le grida di dolore lamentoso bensì il gemito della vittima che sfugge dal petto di Salome in spasmodica attesa. Alla prova generale questo passo inquietante suscitò tanto spavento che il conte Seebach, temendo una reazione di ilarità, mi indusse a coprire un poco il contrabbasso con un si bemolle tenuto del corno inglese). In contrasto con una musica estremamente nervosa, la recitazione degli interpreti deve attenersi sulla scena alla massima semplicità; soprattutto Erode, invece di muoversi continuamente come un nevrastenico,dovrebbe riflettere che, da parvenu orientale, desidera imitare nel contegno il maggior Cesare di Roma in presenza dei suoi ospiti romani: mantenendo cioè sempre compostezza e dignità, nonostante momentanei sbandamenti erotici. Agitarsi sul palcoscenico e davanti al palcoscenico contemporaneamente è troppo!Per questo basta l'orchestra!«Dio mio, che musica nervosa! È proprio come se tanti scarafaggi ti scorrazzassero nei pantaloni», gemette disperato mio padre quando gliene pestai qualche parte al pianoforte, pochi mesi prima che morisse. Non aveva tutti i torti. Sebbene l'avessi sconsigliata, Cosima Wagner insistette una volta a Berlino che le suonassi singoli brani; dopo la scena finale osservò: «Questa è pura pazzia! Lei è per l'esotico, Siegfried per il popolare!» Bum! A Dresda il successo fu quello che là tocca a tutte le prime. Ma dopo: all'Hotel Bellevue, gli aruspici scrollavano la testa profetando che l'opera sarebbe stata data forse in qualche grande teatro, ma sarebbe scomparsa presto. Tre settimane dopo era stata messa in programma da dieci teatri, mi pare, e a Breslavia, con un'orchestra di settanta elementi, ebbe un successo sensazionale. Poi la stampa cominciò a sfornare un mucchio di sciocchezze; cominciarono le opposizioni del clero - all'Opera di Vienna la prima rappresentazione si ebbe solo nell'ottobre 1918, dopo uno scabroso scambio di lettere con l'arcivescovo Piffl - e quelle dei puritani a New York dove, dopo la prima, l'opera dovette venir tolta dal cartellone per l'intervento di un certo signor Morgan. L'Imperatore della Germania permise la rappresentazione soltanto quando Sua Eccellenza Hülsen ebbe la trovata di alludere, alla fine, all'arrivo dei Re Magi, con la comparsa della stella del mattino. Guglielmo II disse una volta al suo sovrintendente:«Mi dispiace che Strauss abbia composto questa Salome; mi è molto simpatico, ma con questa si farà un danno terribile». Questo danno mi permise di costruirmi la villa a Garmisch! A questo proposito, voglio ricordare con gratitudine l'intrepido editore berlinese Adolphe Fürstner, che ebbe il coraggio di pubblicare l'opera: cosa che dapprincipio non suscitò affatto l'invidia dei suoi colleghi (per esempio di Hugo Bock). Così però quell'ebreo intelligente e gentile si assicurò anche Il cavaliere della rosa. Onore alla sua memoria! Richard Strauss Salome, op. 54 Dramma musicale in un atto Musica: Richard Strauss Libretto: Oscar Wilde (traduzione Hedwig Lachmann) Personaggi: • • • • • • • • • • • Erode, tetrarca di Giudea (tenore) Erodiade, sua moglie (mezzosoprano) Salomè, figlia di Erodiade (soprano) Jochanaan, il Profeta (baritono) Narraboth, Capitano della Guardia di Erode (tenore) Un paggio di Erodiade (contralto) Cinque ebrei (4 tenori, 1 basso) Due nazareni (tenore, basso) Due soldati (bassi) Un uomo della Cappadocia (basso) Uno schiavo (tenore) Luogo dell'azione: una grande terrazza nel palazzo di Erode Organico: ottavino, 3 flauti, 2 oboi, corno inglese, heckelphon, clarinetto in mi bemolle, 2 clarinetti in la, 2 clarinetti in si bemolle, clarinetto basso, 3 fagotti, controfagotto, 6 corni, 4 trombe, 4 tromboni, basso tuba, 4 timpani, un timpano piccolo, tam-tam, piatti, grancassa, tamburo rullante, tamburo a sonagli, triangolo, xilofono, castagnette, glockenspiel, 2 arpe, celesta, harmonium e organo (dietro le scene), archi (16 violini primi e 16 violini secondi, 12 viole, 10 celli e 8 contrabbassi) Composizione: Berlino, 20 Giugno 1905 Prima rappresentazione: Dresda, Konigliches Opernhaus, 9 Dicembre 1905 Direttore: Ernst von Schuch Regista teatrale: Willi Wirk Edizione: A. Fürstner, Berlino, 1905 Dedica: Al mio amico Sir Edgar Speyer Il ruolo di Salome Le esigenze vocali del ruolo di Salome sono uguali a quella di una Isolde, Brunilde o Turandot, in quanto il ruolo richiede volume, resistenza e potenza di un vero soprano drammatico. La vera difficoltà di questi quattro ruoli è quello di trovare un soprano con una vera voce drammatica capace di modulare fino a delle emissioni sinuose e affascinanti e a tratti fanciullesche proprie di una giovane donna. Oltre ad esigenze fisiche vocali il ruolo richiede agilità e grazia proprie di una ballerina durante l’esecuzione della danza dei sette veli, quindi trovare una cantante con tutte queste caratteristiche è estremamente arduo. A causa della complessità e difficoltà della parte coreografica, alcune interpreti hanno un ruolo puramente vocale e lasciano la danza a ballerine professioniste. Alcune volte, ma rare, può accadere che la cantante sia in grado di incarnare anche il ruolo di danzatrice (es. Catherine Malfitano-Nadja Michael-Karita Mattila). L’estensione vocale è eccezionale, la nota più alta è un si 5, che per un soprano o mezzosoprano non è così innaturale da raggiungere, mentre la nota più bassa è un sol bemolle 3, nota ardua per un soprano, da appoggiare in petto, che rientra nella gamma standard di un contralto. Considerando questo escursus vocale che è simile a molti mezzosoprani (Carmen – Amneris) si potrebbe desumere che un mezzosoprano si trovi più a suo agio in questo ruolo ma così non è, dal momento che Salome canta molto spesso nella seconda ottava dopo il do nel terzo spazio, altresì le note gravi che si ripetono per ben due volte nell’opera potrebbe costituire uno scoglio per il soprano, ma queste sono note più di espressione, quasi sussurate. Ad ogni modo la parte è impervia, sia per ruolo vocale sia per doti di recitazione intrinseche al personaggio, da ragazza innocente a carneficie spietata e posseduta dal sacro fuoco della perversione necrofila, oltre a doti di recitazione propriamente coreutiche. Scena prima Ci troviamo su una terrazza del palazzo di Erode, vicino alla sala del banchetto e nei pressi della cisterna dove è sepolto il profeta Jochanaan. E’ notte e la luna brilla nel cielo. Dal silenzio emerge un clarinetto che dispiega un morbido arabesco, sinuoso, leggero, un suono lieve che ci sfiora,è Salome, che si fa sentire musicalmente anche se non ancora presente in scena. Il suo tema è impalpabile, nascosto fra due rapidissime scale ascendenti, leggero e che si disperde fulmineo. Questo primo tema, primo in ordine cronologico dal momento che apre l’opera, ci introduce nella tonalità di do diesis (qui minore) che ritroveremo spesso essendo uno dei cardini strutturali. Questo tema delinea l’esotismo (spesso attraverso cromatismi) della principessa, il suo mostrarsi tanto provocante quanto irritante. Le alterazioni rispettano uno schema: il do diesis è tonalmente la massima alterità della scala di tasti bianchi del do (che è associata alla purezza di Jochanaan). Il tema viene usato in minore per la seduzione e in maggiore (7 alterazioni) per giungere al morboso, ossessivo, finale. (Finale che alterna il do maggiore e il do diesis maggiore. A questa prima apparizione risponde subito la prima frase liricissima cantata da Narraboth con un’eco molto espressivo dei violoncelli : “Wie schon ist die Pinzessin Salome heute Nacht! “ Notiamo il salto di sesta sulle parole “heute Nacht” che si ripresenterà più avanti quando ancora pronuncia parole che si riferiscono alla bellezza di Salome e all’amore che prova per lei . “ Sie ist sehr schon” (E’ molto bella) 2 batt. dopo 8 E’ il capitano delle guardie, che guarda affannato e rapito verso la sala del banchetto, è subito chiaro che è innamorato, anzi stregato, dalla principessa Salome. Improvvisamente si percepisce della confusione: sono gli Ebrei che litigano per questioni teologiche. Il loro motivo a scatti, staccato e accentato, ha un carattere grottesco e lo ritroveremo all’inizio della Quarta scena con l’entrata di Erode e nell’ensemble della disputa teologica. Tutto ritorna come prima e ricomincia l’ossessione di Narraboth e con esso il clima allo stesso tempo estatico ed inquietante, il paggio mette in guardia il capitano delle guardie : “ Du siehst sie immer an. Du siehst sie viel an. Es ist gefahlich, Menchen diese Art anzusehen. Schereckliches kann geschehn. (Tu la guardi sempre, tu la guardi troppo. E’ pericoloso guardare le persone in questo modo. Può accadere qualcosa di tremendo. C’è nella frase del paggio un’avvertimento, una precognizione di ciò che potrebbe succedere. Questo tema ricorre ogni volta che il paggio consiglia Narraboth di non guardare Salome. Ma ecco improvvisamente una nuova interruzione, è la voce del profeta Jochanaan che dal fondo della cisterna fa sentire la propria voce stentorea e solenne di colore scuro, egli annuncia l’arrivo del Messia e per tre volte ripete: “Wenn er kommt” su un’intervallo di terza minore ascendente. Quando il profeta inizia a cantare ci troviamo in Do che è la chiave utilizzata per rappresentare la purezza, la bontà e la potenza di Dio, perché contiene solo note naturali, inalterate dagli accidenti. Si è anche associato ai tasti bianchi del pianoforte, da cui il biancore del corpo di Jochanaan, la sua purezza. Segue quello che diventerà il primo dei due temi legati al profeta, enunciato dal soldato quando canta raddoppiato dai corni: “ Er ist ein heil’ger Mann” (E’ un santo). Il tema puntato marcato e minaccioso viene subito ripreso dai corni e dagli archi di colore scuro. Si fa sentire ancora E ancora una volta udiamo il sottile arabesco di Salome suonato dal clarinetto, la Principessa sta abbandonando il banchetto e Narraboth ce lo racconta: “ Die Prinzessin erhebt sich! Sie verlasst die Tafel. Sie ist sehr erregt. Sie kommt hierher. (La principessa si alza! Lascia la tavola. E’ molto agitata. Viene qui. Ella sembra turbata). Salome fa il suo ingresso in scena “ è come una colomba smarrita”. “Sie ist wie eine verrirte Taube.” 5 batt. prima di 20 Seconda scena Salome ha abbandonato il banchetto, è venuta in cerca di un po’ d’aria fresca per liberarsi dagli sguardi concupiscenti di Erode e da una corte costituita da Giudei, Egizi e Romani, quest’ultimi odiati per brutalità e rozzezza dalla fanciulla. Per due volte sentiremo un andamento di valzer intonato dai violini e dalla celesta in un percorso cromatico discendente. (24) e di nuovo il motivo a scatti e staccato degli Ebrei. Alla fine del secondo andamento di valzer, Salome si rispecchia nella luna, da lei paragonata ad un fiore d’argento “khul und keusch” (freddo e casto). Andamento cromatico discendente del valzer: Dalla cisterna risuona nuovamente la voce del profeta: lugubre e marcata da colpi di tam tam, Salome ascolta la voce (Die Stimme) curiosa ed affascinata, comincia quasi per capriccio il suo desiderio di vedere il profeta in un vero e proprio crescendo di desiderio: (43) Ich mochte….Ich wunsche…Ich will…. ( Vorrei…) (Desidero…) (Voglio…) Si vuole avvicinare al bordo della cisterna ma i soldati le sbarrano il passo, Erode ha vietato a chiunque di accostarsi al profeta. Salome non si dà per vinta e inizia una vera e propria scena di seduzione nei confronti di Narraboth, il capitano cede e ordina di far uscire il profeta. Attacca in questo punto un breve intermezzo strumentale dominato dal tema puntato del profeta che accompagna la risalita di Jochanaan dalla cisterna e l’ansiosa attesa della principessa. 62 Scena terza L’uscita del profeta dalla cisterna è contrassegnata musicalmente da un tema che giocherà un ruolo fondamentale nello svolgersi dell’opera. E’ un tema esposto dai legni di colore scuro, tra cui l’Heckelphon, il cui profilo ascendente si svolge attraverso tre intervalli discendenti: i primi due di quarta giusta, il terzo di quinta diminuita. 7 batt. dopo 65 il cui carattere è statico e ieratico, egli è profeta della redenzione, e attraverso questo tema mostra il suo tragico destino, ascendere al cielo attraverso la caduta, dalla profondità del pozzo alla risalita voluta da Salome fino alla morte per decapitazione. Jochanaan inveisce contro Erode e soprattutto nei confronti di Erodiade, colei che si è “ concessa ai capitani di Assiria, che si è data ai giovani dell’Egitto, colei che giace nel letto della sua abominazione, affinchè oda le parole di colui che prepara la strada del Signore” . Inizia il grande confronto tra Salome e il profeta: alle invettive di Jochanaan, la principessa risponde con una strana reazione, a parole sembra spaventata “Er ist schrecklich – E’ terribile” ma musicalmente il suo stato d’animo si esprime attraverso un motivo, ancora affidato al clarinetto (a questo punto potremo definirlo lo strumento di Salome). Esso esprime una sorta di fissazione, il continuo ripetersi produce una sorta di ossessione e la brevità della figura permette a Strauss di inserirla come una sorta di intarsiatura per tutte le occasioni. La variazione del tema in maggiore o minore è associata a stati interiori diversi se non opposti: tensione erotica o tensione di morte (una variante è presente sia nella decapitazione del profeta sia nella morte della principessa). E’ evidente la volontà di annullare la distanza tra questi due mondi, quello di Jochaanan e quello di Salome, accumunati dal tragico destino di morte. Quando Jochanaan chiederà chi sia quella donna che lo fissa, che lo guarda sotto le ciglia splendenti, la principessa risponderà fieramente:”Ich bin Salome, die Tochter der Herodias, Prinzessin von Judaa.(Io sono Salome, la figlia di Erodiade, principessa di Giudea). Salto di quarta. 83 la reazione di Jochanaan è fulminea e mista a ribrezzo: “Zuruck, Tochter Babylons! (Indietro, figlia di Babilonia! Non avvicinarti all’eletto del Signore.) La principessa è visibilmente attratta dal profeta, tutto in lei è ormai urgenza di potersi avvicinare a quest’uomo che ha un corpo bianco come un giglio, Salome ripete in modo intenso ed entusiastico il nome di colui che ha svegliato in lei il fuoco della passione e che ora ama appassionatamente: Jochanaan! Ich bin verliebt in deinen Leib. – Jochanaan! Sono innamorata del tuo corpo. L’esaltazione erotica viene descritta attraverso una frase molto espressiva degli archi che crea un primo effetto di desiderio culminante nell’ennesima ripresa del motivo dell’ossessione di Salome, che però ora assume un’altra veste, una terza minore (non più maggiore) e in questa nuova veste lo ritroveremo dappertutto fino in fondo all’opera. Seguono ancora due dichiarazioni di brama verso Jochanaan, la prima dedicata ai capelli, la seconda alla bocca. Ma il profeta la discaccia e le vieta di avvicinarsi: 5 batt. dopo 122 (Mai, figlia di Babilonia, figlia di Sodoma…) Il punto di arrivo di questa dichiarazione d’amore è il lancinante grido d’amore di Salome più volte ripetuto, durante il quale Narraboth si pugnala. “ Ich will deinen Mund kussen,Jochanaan”. – Voglio baciare la tua bocca Jochanaan. 125 ed un altro tema si fa strada in questa disputa amorosa che vede Salome assolutamente esaltata e ormai priva di freni inibitori, quello che si potrebbe definire il tema del bacio, tre note ribattute ed un intervallo di terza minore. Ma il profeta retrocede inorridito maledicendo la figlia di Sodoma e ridiscende nella cisterna, risuona il suo tema ieratico e impassibile a cui risponde quello dell’ossessione di Salome (sempre con la terza minore). Quello che segue è un intermezzo orchestrale di grandissimo effetto e tutto costruito sui temi fino a qui esposti, tutto giocato sull’opposizione tra Salome e Jochanaan. Da sottolineare la coda dell’intermezzo che incomincia con una azione di deformazione del primo tema di Salome, l’arabesco che apriva l’opera affidato al clarinetto, ora dato al controfagotto che lo espone sul tremolo delle viole, in un clima sinistro e di rabbia soffocata. (Do diesis min.) 151 Alla fine dell’assolo del controfagotto, a chiusura della coda, i fiati, con una predominanza di ottoni, intonano una frase derivata sempre per deformazione del grido di amore di Salome, una frase che esprime il desiderio di vendetta e che verrà più avanti nell’opera da lei cantata sulle parole : “Ich will den kopf des Jochanaan” (Voglio la testa di Jochanaan.) La trasformazione della fanciulla “lunare” fredda e casta è avvenuta, Salome ha concepito il suo piano mostruoso che culminerà con la decapitazione del profeta. Scena quarta Lunga scena che occupa circa metà dell’opera, divisibile in due parti, nella prima delle quali si inserisce la “Danza dei sette veli”. La prima parte vede l’entrata in scena di Erode e la conseguente disputa degli Ebrei. Il personaggio di Erode è caratterizzato musicalmente da rapide scale discendenti per toni interi che vogliono simboleggiare l’ambiguità morale e psicologica, egli si muove nervosamente e il suo sguardo vaga sul palcoscenico alla ricerca di Salome, che come sappiamo ha abbandonato il banchetto contravvenendo all’ordine di Erode che le imponeva di rientrare nella sala da pranzo. 2 batt.dopo 155 E’ turbato, in compagnia della moglie Erodiade a cui palesa le sue ansie e le sue preoccupazioni, nonché le proprie superstizioni, guarda la luna e la paragona ad una “donna pazza che vaga in cerca di amanti “. Scivola sul sangue di Narraboth e giudica questo evento come presagio di sventura, ha freddo e sente un terribile vento, una allucinazione sonora resa dall’orchestra con un lugubre crescendodecrescendo cromatico degli archi. 164 Si rivolge a Salome che fino a quel momento è rimasta in disparte e completamente assente da tutto ciò che le sta intorno. Per tre volte il tetrarca le farà delle profferte e per tre volte Salome rifiuterà, esattamente come Jochanaan ha rifiutato le sue: rifiuta da bere, da mangiare e di sedersi accanto al tretarca sul trono della madre. Dal fondo del pozzo eccheggia la voce di Jochanaan e la reazione di stizza di Erodiade è immediata, chiede al marito di farlo tacere e di consegnarlo agli Ebrei accusando Erode di temere il profeta. In questo punto si inserisce il quintetto della disputa teologica: uno stravagante fugato a cinque voci che funge un po’ da scherzo divertissement all’interno del quadro generale dell’opera. 4 batt. prima di 203 Risuona la voce del profeta dalla cisterna, con l’ormai noto tema puntato che lo accompagna: “Ecco il giorno è vicino, il giorno del Signore…” Alla disputa degli Ebrei si aggiungono due Nazzareni, ribadiscono che il Messia è giunto in contrapposizione ai primi che lo negano, e che oltre ai miracoli, resuscita dai morti. Erode è spaventato da questa rivelazione: “Sarebbe orrendo in verità, se anche i morti tornassero”. Risuona nuovamente la voce di Jochanaan che rivolge l’ennesima invettiva contro Erodiade che stizzita ordina nuovamente a Erode di farlo tacere. Il tetrarca, con un cambiamento di atteggiamento repentino, chiede a Salome di ballare per lui. Sulle prime la principessa rifiuta ma quando il tetrarca le promette come ricompensa tutto ciò che vorrà, “ Fosse anche metà del mio regno”, Salome accetta dopo averlo fatto giurare dinanzi alla corte. Erodiade si oppone: “Tanze nicht, meine Tochter!“ (Non danzare figlia mia!) ma la principessa ormai è ferma nel suo proposito e nel suo progetto vendicativo. 5 batt. Prima di 247 “Sono pronta, tetrarca.” Inizia la “Danza dei sette veli”. Divisa in tre sezioni: La prima,introduzione, assai lenta, la seconda centrale costituita dal valzer, anch’esso assai lento e la terza, coda-prestissimo di andamento selvaggio quasi tribale. Questo lungo pezzo, circa otto minuti, può essere definito una fantasia sinfonica, che implica sì i movimenti di una danza, ma non danza da balletto in senso stretto, ma una danza di espressione, non è solo esibizionismo erotico ma piuttosto un tratteggio dello stato d’animo. Potremmo definirlo un poema danzato, nel quale tutto si svolge intorno ad un unico avvenimento, l’idea che si fa strada in Salome, il vorticare dei suoi pensieri, che prepara drammaturgicamente all’imminente catastrofe. In questo brano ritroveremo i temi principali dell’opera variamente trattati, in un crescendo continuo di tensione e ossessione, di continua allusione all’erotismo, che arriva quasi al parossismo di una crisi isterica in un’ennesima accelerazione, laddove la danza termina con un trillo acutissimo sul quale si staglia il motivo della fissazione-ossessione di Salome (come nel quadro di Moreau – L’apparition – atteggiamento visionario) dopodichè la musica ha una conclusione rapidissima e travolgente, durante la quale l’esausta fanciulla si getta ai piedi di Erode. Seconda parte della quarta scena: Erode è al colmo dell’eccitazione e si appresta a tener fede al giuramento, Salome chiede che le sia portato su un vassoio d’argento la testa di Jochanaan. In tutti modi il tetrarca cercherà di distogliere la principessa dall’orrido proposito, Salome risponde sempre alla stesso modo: “Ich will den Kopf des Jochanaan”. Per sette volte farà questa richiesta. Tre note ripetute e salto di terza minore, (tema della vendetta) 2 batt. dopo 284 Erode la supplica le offre uno smeraldo, dei pavoni bianchi, gioielli e oggetti sacri come il mantello del sommo sacerdote e persino la cortina del tabernacolo, suscitando lo scandalo degli ebrei, ma Salome risoluta chiede nuovamente : “Gib mir den Kopf des Jochanaan”. (Dammi la testa di Jochanaan.) 2 batt. prima di 298 Il tetrarca deve cedere e ordina al boia di scendere nella cisterna, egli è certo che avverrà una sciagura, Salome aspetta e il clima che si crea nel momento dell’attesa è descritto in modo espressionista, tutto nella partitura orchestrale concorre a creare una situazione di sospensione e di attesa smasmodica, di ansia, di fremito verso qualcosa di orrendo che possiamo solo immaginare e non aver il coraggio di guardare. Il suono del contrabasso, aspro, seghettato, sforzato sul tremolo della gran cassa induce in noi l’immaginario di una lama che si sta avventando sul capo del profeta, quasi un suono onomatopeico del seghettare pari al moto interiore dell’attesa febbrile di Salome. 6 batt. dopo 304 Salome ormai esausta e quasi folle per l’attesa lancia per l’ultima volta la richiesta: 313 La testa mozza di Jochanaan viene consegnata alla principessa e inizia il monologo finale, la parte più cantabile e sinfonica di tutta l’opera, la cui cellula portante è sempre il disegno di terza, (tema del bacio) una sorta di delirio d’amore che va man mano intensificandosi di alterazioni fino ad esplodere nella tonalità di do diesis maggiore, il cui tessuto orchestrale è infarcito di cromatismi e disseminato dalla cellula abbinata al richiamo ossessivo : Quando la principessa rievoca il suo incontro con il profeta e dice che a guardarlo “sentiva una musica misteriosa” “Und wenn Ich dich an sah, horte Ich geheimnisvolle Musik.” Si sente ancora per la penultima volta il tema ieratico di Jochanaan affidato al colore scuro dei legni: e sulle parole : “der seinen Gott schauen wollte..” (…di uno che voleva vedere il suo Dio…) ancora il tema puntato del profeta. Tutto questo dà un sapore nostalgico, di struggimento contemplativo, mentre Salome rimane sospesa tra il mondo del ricordo e l’azione necrofila che sta compiendo. Il suo canto si fa sempre più appassionao fino a raggiungere la nota più acuta, il si bemolle 5 alla fine della frase : “Hattest du mich gesehen, du hattest mich geliebt” (se tu mi avessi guardata, mi avresti amata) 4 batt. prima di 343 e la nota più grave sol bemolle 3 (sotto il rigo) sulle parole “Und das Geheimnis der Liebe ist grosser als Geheimnis des Todes..” (il mistero dell’amore è più grande del mistero della morte..). 349 Erode è sconvolto dal comportamento di Salome, vuole abbandonare quel luogo pieno di orrore, definisce la figliastra un mostro mentre Erodiade approva l’atteggiamento osceno della figlia e vorrebbe rimanere. Erode chiama i servi e fa spegnere le fiaccole, trema, ha paura e sente su di sé il presagi di sventura. Salome ha dovuto uccidere per poter amare, ha dovuto uccidere l’oggetto del suo desidero per mantenerlo tale, la sua è una tremenda fame d’amore che ha come prezzo la perdita irrimediabile dell’oggetto amato, e lo fa con una logica delirante che la allontana da tutto e da tutti, e Jochanaan ha perseguito la sua strada, dare la propria vita per amore del suo Dio. Amore e morte coesistono, morte del profeta, morte di Salome, l’uno come doppio dell’altra, Eros e Thanatos. 1 batt. prima di 355 Sul tremolo degli archi si staglia la terza minore affidata ai legni, esattamente come nel finale della danza dei sette veli, l’ossessione di Salome si è incarnata. E infine ecco il tanto agognato bacio necrofilo che sancisce l’unione altrimenti impossibile di questi due mondi, quello carnale di Salome e quello spirituale di Jochanaan: “Ich habe deinen Mund gekusst, Jochanaan.” (ho baciato la tua bocca Jochanaan). Come ultimo tema risuona quello del celebre accordo dissonante che è la condanna a morte di Salome, dove convivono tutte le contraddizioni che Strauss ha voluto mettere in scena amore, morte, libido e castità, tritoni e quarte giuste, dissonanze e consonanze, tasti neri e tasti bianchi, cromatismi e scale, terze minori e terze maggiori, Salome e Jochanaan. 2 batt. prima di 361 Erode inorridito ordina ai soldati di uccidere Salome schiacciandola con gli scudi e i suoi ultimi spasimi di morte ripetono ancora in punto di morte il tema dell’ossessione, l’intervallo di terza minore, affidato agli ottoni su cui l’opera si conclude.