Lingue e comunicazione politica nella globalizzazione
III Convegno internazionale “Lingue, Linguaggi e Politica”
Macerata, 11-12 febbraio 2016
Sede: Piazza Strambi, 1
LIBRETTO DEGLI ABSTRACT
(nell’ordine delle sessioni parallele)
Giovedì 11 febbraio
10:00-11:30, SESSIONE 1, Aula Abside
I NUOVI LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE POLITICA
Presiede Valerio De Angelis (Università di Macerata)
Natascia Mattucci /Gianluca Vagnarelli
“Tecnopolitica: la comunicazione tra corpo e popolo”
Il linguaggio politico non svolge solo una funzione interpretativa e persuasiva ma anche legittimante, in grado di produrre
effetti su comportamenti e decisioni politiche. Le relazioni tra linguaggio e politica sono più complesse delle tradizionali
interpretazioni che hanno teso a sottolineare gli effetti distorsivi, se non manipolativi, prodotti dalla politica sulla lingua. Una
lettura che esaurisse il linguaggio nella parola, nell’atto espressivo individuale rivolto alla suggestione dell’uditorio,
misconoscendo la funzione dell’atto linguistico anche come atto sociale, ne ridurrebbe di conseguenza la complessità. Per il
suo orientamento fortemente interdisciplinare, la politolinguistica offre al contrario l’opportunità di approfondire la
relazione tra linguaggio e politica quale area di intersezione tra societas e politica ricomprendendo nel suo campo di indagine i
processi sociali e le strutture entro le quali i locutori enunciano i loro discorsi.
A partire da questa premessa teorica, ci si propone di indagare la riarticolazione del rapporto tra sociale e politico mettendo
a fuoco i mutamenti nella comunicazione politica che alcuni movimenti o partiti in transizione hanno più di altri realizzato in
uno scenario di crisi economica e categoriale. Attraverso una comparazione di alcuni fenomeni politici affacciatisi sulla scena
negli ultimi anni, soprattutto nei paesi dell’asse mediterraneo, si cercherà di interrogarsi sulla portata della metamorfosi o
torsione nella comunicazione politica che essi hanno messo in campo in una direzione tecno-pauperistica e tecnopolitica.
Quest’ultima impiega la piattaforma web senza ignorare la centralità del corpo nella fenomenologia politica contemporanea.
Questa analisi andrà messa in prospettiva con un significato inedito del popolo e del populismo in ottica massmediatica.
Natascia Mattucci, Professore Associato di Filosofia Politica, insegna Filosofia Politica, Analisi del Linguaggio Politico,
Filosofia dei Diritti Umani presso il Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali.
Si è occupata della filosofia politica di Kant, Arendt, Anders, di filosofie femministe e questioni di genere, di totalitarismi e
rappresentanza politica. Nell’ultimo periodo sta approfondendo lo studio dei conflitti e movimenti politico-sociali in chiave
teorico-politica.
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Gianluca Vagnarelli, Phd in Teoria del diritto e della politica, è docente a contratto di Teoria e Pratica della Cittadinanza e
Assegnista di Ricerca in Filosofia Politica. I suoi temi di ricerca riguardano il pensiero politico francese del Novecento, con
una particolare attenzione agli studi sartriani e foucaultiani. Più di recente sta approfondendo i caratteri del pensiero
antipolitico e la comunicazione politica.
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Paola Attolino
“Hip Hop e comunicazione politica: dal ghetto alla Casa Bianca”
In un saggio del 1962 James Baldwin afferma: “Societies never know it, but the war of an artist with his society is a lover’s
war, and he does, at his best, what lovers do, which is to reveal the beloved to himself and, with that revelation, to make
freedom real”. Queste parole sembrano racchiudere il rapporto tra società e Hip Hop. Non a caso, il rapper Chuck D dei
Public Enemy in un’intervista del 1989 aveva definito il Rap come la “Black America’s TV station”, evidenziandone il
legame con le circostanze sociopolitiche circostanti, quindi la sua valenza comunicativa e politica.
Il presente contributo si propone di analizzare l’evoluzione del messaggio politico nel Rap, in particolare di quella che si
potrebbe definire comunicazione politica “bottom up”, che parte dalla gente per arrivare alle istituzioni, seguendo una
direzione contraria rispetto a quella usuale. Si cercherà, inoltre, di evidenziare come le modalità discorsive dell’Hip Hop,
proprie del “counter language” e del “resistance discourse” (Smitherman 2000), abbiano avuto negli ultimi anni un’influenza
sulla comunicazione politica istituzionale, con particolare riferimento a Barak Obama, che si è dimostrato abile conoscitore
di pratiche culturali proprie del Black English e che si ritrovano nella performatività del linguaggio del Rap, quali il Signyfing,
il Call and Response, la Tonal Semantics e lo Storytelling.
Sarà, infine, dedicata attenzione al fenomeno della ricontestualizzazione, che vede l’Hip Hop trascendere i confini dei centri
urbani statunitensi, diventando strumento di comunicazione politica in ogni angolo del pianeta, ma assumendo le
caratteristiche di un fenomeno “glocal” più che “global”, espressione, la prima, che rende bene l’idea dell'incontro tra culture
e società diverse, quindi del passaggio “from an adoption to an adaptation” (Androutsopoulos & Scholtz, 2002), dove
l’universalità consiste proprio nella località e temporalità.
Paola Attolino è professore associato di Lingua Inglese e Traduzione (L-LIN12) presso il Dipartimento di Scienze
Politiche, Sociali e della Comunicazione dell’Università di Salerno. Dal 2000 insegna nei corsi di laurea della ex facoltà di
Scienze Politiche, dove si è laureata con una tesi in Lingua Inglese sul rapporto tra musica RAP e politica e continua ad
occuparsi di analisi sociolinguistica e linguaggio valutativo, in particolare nel campo del non-standard English, del linguaggio
politico e di quello giornalistico. Su queste tematiche ha pubblicato una monografia e numerosi articoli. Di recente è
interessata al ruolo dell’inglese nella Computer Mediated Communication, alla didattica online e alla traduzione audio-visiva.
Ha partecipato a diversi progetti di ricerca sul rapporto lingua-identità-ideologia-cultura. Ha preso parte a numerosi
convegni internazionali su anglistica, sociolinguistica e relazioni interculturali. È Delegato Erasmus per i corsi di Scienze
Politiche dell’Università di Salerno ed è stata visiting professor presso numerose università europee nell’ambito dell’Erasmus
Teaching Staff Mobility. Ha insegnato didattica della lingua inglese presso i corsi TFA e PAS. È membro dell’AIA
(Associazione Italiana di Anglistica) e della ESSE (European Society for the Study of English). Cura l'analisi linguistica nella
lyrics web page del sito www.stewartcopeland.net.
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Massimiliano Demata
Political communication and multimodality on the Facebook pages of Hillary Clinton and Donald Trump
This paper will analyze the verbal and non-verbal strategies used by Hilary Clinton and Donald Trump, the two
frontrunners for the Democratic and Republican nominations for the 2016 US Presidential Elections, in their online
campaign, and specifically on their official Facebook pages. My research will address a key concept in social media, that is,
multimodality, and how the two candidates have employed multi-semiotic features in their Facebook “posts” in order to
boost support among “followers” as well as potential voters.
Nowadays, social media have superseded traditional media as the favorite instruments for political communication.
Facebook, in particular, has become so important for political propaganda and information that, according to media
observers, it is going to be the most influential media platform in the upcoming 2016 US Presidential elections. Indeed,
campaign strategists know that communication can become very effective through the use of the technical features available
on Facebook, and these features are quintessentially multimodal. Indeed, the environment of digital media itself, and
particularly of Web 2.0, is characterized by multimodality, that is, the convergence of different modes – language, videos,
photos – in a single text.
Expanding on the work of Kress, Hodge and Jewitt as well as on that of Fairclough, this paper will discuss how the different
uses of multimodality in Clinton’s and Trump’s Facebook pages are informed by diverging ideological agendas. The nature
of the convergence of language, images and videos and the orchestration of meaning through the configuration of modes
made by Clinton’s and Trump’s electoral teams reveal the different social and cultural priorities of the two candidates as well
as those of the two highly polarized discourse communities which they address.
Massimiliano Demata è Ricercatore Confermato di Lingua e traduzione Inglese presso il Dipartimento di Lettere Lingue
Arti dell’Università di Bari “Aldo Moro”. Nel 1994 ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso
l’Istituto Universitario Orientale, Napoli. Ha ottenuto un M.Phil. in European Romanticism presso l’Università di Glasgow,
e un M.St. e un D.Phil. in Anglistica all’Università di Oxford, dove è stato, dal 1997 al 1999, anche Lecturer in Letteratura
Inglese. Nel 1999 è stato Visiting Fulbright Scholar presso l’Università di Yale. Dal 2000 al 2003 ha lavorato come
assegnista di ricerca in Anglistica presso l’Università di Bari. Nel 2014 è stato Visiting Professor in English Linguistics e
Fulbright Research Fellow presso la School of Informatics and Computing, Indiana University, dove ha svolto attività di
ricerca sul linguaggio della Computer Mediated Communication con la prof.ssa Susan Herring. Oltre ad aver pubblicato una
serie di saggi su varie tematiche letterarie, tra cui saggi sull’Italia e il romanzo gotico, Byron, l’Edinburgh Review, Beckford e
Smollett, nel 2008 ha pubblicato una monografia sul linguaggio di George W. Bush e, più recentemente, saggi su ideologia e
traduzione, sugli anglicismi nella stampa italiana e sul political discourse britannico.
[email protected]
Simona Epasto / Viviana Gaballo
“Discursive aspects of and geopolitical effects on the political communication on terrorism”
While globalization has had no neutralizing effects on political conflicts, nor has it brought about any demilitarization of
international relations, the political hierarchies in the post-bipolar system continue to rely on the strategic dependencies of
the actors. What becomes loose here is the once strong relationship between territorial rootedness, state sovereignty and
monopoly of violence. And it is here that fundamentalisms lurk, in the void created by deterritorialization, the loss of
identity ties, and cultural hybridization.
Para-theological, Islamic terrorism is a phenomenon that undoubtedly arouses considerable concern for several reasons: the
extent of Muslim populations, the extensive financial resources at its disposal, the ability to use modern technologies that
dramatically increase the destructive power of individuals, and fanaticism. Terrorism has revolutionized the world
geopolitics, not so much in itself as for the reaction it creates in global powers, the disagreements between traditional
Western allies, and the involvement of and support received from non-allied actors. In the new, dialectic space generated by
the Great Powers, communication becomes one of the key factors in the global geopolitical balance.
Based on the premise that terrorism/counter-terrorism is essentially a message, this paper examines it from the joint
perspective of a corpus-based discursive analytical approach and the dynamic interaction between power and space.
Through the extensive examination of the speeches by central figures in the international political scene, we explore the
ways in which political communication shapes the international reaction to terrorism. Drawing on political discourse
corpora, we illustrate how consent is manufactured using such strategies as legitimation, coercion and representation, and
examine the role of global communication in combating terrorism.
By exploiting the potential offered by corpus-assisted discourse studies and geopolitical studies, we intend to provide a more
complete picture of the role of communication in international terrorism/counter-terrorism policies.
Simona Epasto (Prof. Avv. PhD J.D. LL:M.) è vincitrice di concorso pubblico come Professore aggregato (ricercatore) a
tempo indeterminato in GGR/02 (Geografia economico-politica) presso la Facoltà di Scienze della Formazione
dell’Università degli Studi di Messina.
E’ titolare presso il Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali dell’Università
degli Studi di Macerata, delle seguenti discipline: Geografia Politica ed Economica (classe L-36); Geografia Economicopolitica (classe L-11); Geopolitica (classe LM-62); Laboratorio: “The language of fear” insieme alla Prof.ssa Viviana Gaballo.
Pubblicazioni su http://docenti.unimc.it/simona.epasto
[email protected]
Viviana Gaballo is Assistant Professor in English and Translation Studies at the University of Macerata, Italy. She teaches
English Advanced Language and Translation Theory and Practice in undergraduate and postgraduate courses. Her research
spans from linguistics/applied linguistics (Critical Discourse Analysis; Corpus Linguistics; linguistic variation; lexicography;
Computer‐Mediated Communication; Content and Language Integrated Learning), to Translation Studies (specialized
translation, translation competence, translation pedagogy), and from new technologies applied to linguistic and
terminological research (corpus analysis and CAT tools) to new technologies applied to the teaching and learning of foreign
languages and translation (collaborative translation, technology enhanced learning, networked learning).
She is a member of AIA (Associazione Italiana di Anglistica), ESSE (European Society for the Study of English), IATIS
(International Association for Translation and Intercultural Studies), IIIS (International Institute of Informatics and
Systemics) and IPrA (International Pragmatics Association).
She has published in international outlets and delivered invited lectures in Europe, the Middle East, Latin America and
Oceania.
[email protected]
Giovedì 11 febbraio
10:00-11:30 SESSIONE 2 Aula E
LESSICO E COMUNICAZIONE POLITICA: NUOVI E VECCHI LINGUAGGI
Presiede: Luisa A. Messina Fajardo (Università di Roma Tre)
Elena Dal Maso/Matteo De Beni
“De la Revolución al desmerengamiento:
la incorporación del léxico político cubano y centroamericano a la prensa italiana”
Nuestra comunicación se enmarca en el ámbito del proyecto de investigación Lengua española y discurso político
(Universidad de Verona) y tiene el propósito de analizar la aclimatación y la andadura en la prensa italiana de términos de la
política relativos a las realidades sociopolíticas centroamericanas y cubanas, a partir de la época de la Revolución castrista
hasta nuestros días. La elección del ámbito geopolítico referido se debe a las acusadas repercusiones de la Revolución
cubana en Italia, como en todo el mundo occidental, y al hecho de que —como puso de manifiesto Manuel Carrera Díaz—
«le profonde scosse politiche e sociali che si verificano in alcuni paesi dell’America centrale si rispecchiano anche in ambito
lessicale».1
El corpus de artículos y reportajes se seleccionará de los periódicos italianos que más difusión tienen y han tenido en las
últimas décadas, como Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, y abarcará, asimismo, ejemplos bien de prensa diaria
especializada —Il sole 24 ore—, bien de revistas de geopolítica internacional —entre ellas, la revista mensual Limes—.
Para describir la incorporación de voces de nuestro ámbito de interés a la lengua italiana emplearemos también importantes
diccionarios, entre los cuales el Grande dizionario italiano dell’uso dirigido por Tullio De Mauro, il Grande dizionario della
lingua italiana de Salvatore Battaglia (con sus suplementos) y el Dizionario Treccani.
El objetivo de nuestro trabajo es el de estudiar una parcela concreta de los hispanismos de la lengua italiana en relación a
una de las más importantes vías de penetración de los préstamos lingüísticos: el lenguaje y la comunicación periodística, que
sigue siendo un medio de difusión de adopciones léxicas procedentes de lenguas extranjeras en la actual etapa de
globalización.
Elena Dal Maso è Dottore di Ricerca in Linguistica e Doctor Europaeus. Attualmente è Professore a contratto di Lingua
spagnola, di Traduzione spagnolo-italiano e di Linguistica spagnola presso l'Università degli Studi di Verona, l’Università Ca’
Foscari di Venezia (sede di Treviso) e la Fondazione Università di Mantova. Le sue principali linee di ricerca includono la
linguistica contrastiva e cognitiva, la fraseologia, i linguaggi di specialità, la lessicografia e la linguistica diacronica. È membro
del Direttivo di Phrasis (Associazione italiana di fraseologia e paremiologia).
[email protected]
Matteo De Beni è Professore Associato di Lingua e Traduzione - Lingua spagnola presso l'Università degli Studi di Verona.
I suoi interessi di ricerca attuali vertono in particolare su: la lessicologia e la lessicografia diacronica della lingua spagnola,
con particolare attenzione ad alcuni ambiti tecnico-scientifici (astronomia, botanica, zoologia); la traduzione drammatica e gli
adattamenti linguistico-culturali del testo teatrale; lo studio filologico e linguistico dell'opera dell'aragonese Hugo de Urriés
(XV secolo), allo scopo di realizzarne l'edizione critica. Recentemente (Verona, maggio 2015) ha organizzato il Convegno
Internazionale Intersecciones. Ciencias y traducción en el mundo hispánico. Dirige la collana editoriale Pliegos Hispánicos.
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Marcella Solinas
“El discurso de José Martí entre modernidad y contemporaneidad”
En su oratoria política, el poeta, intelectual y hombre político cubano José Martí modela la fisionomía ideal de la patria. El
autor de Nuestra América busca representar y fundar una nueva comunidad que se convierte en espacio por excelencia de la
figura, del discurso, de la retórica. Martí se propone cual ideólogo de la utopía americana de la modernidad y con su discurso
crea un nuevo imaginario nacional y continental.
Durante el siglo XX, su obra y su persona han sufrido un auténtico proceso de canonización-también iconográfica adquiriendo, para los latinoamericanos, una enorme capacidad interpelativa.
En este trabajo nos proponemos analizar, por un lado, las características retóricas del discurso de Martí que se inserta, desde
un punto de vista estético, en el marco del modernismo de fines del siglo XIX, por otra parte nos interesa poner de relieve
1
M. Carrera Díaz, Ispanismi, en Enciclopedia Treccani.
cómo hoy en día su discurso es utilizado, interpretado y difundido a través de los “nuevos” medios haciendo hincapié en el
proyecto museal del Memorial José Martí que se encuentra la plaza de la Revolución de La Habana.
Marcella Solinas è Dottore in Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane all’Università di Napoli “L’Orientale”.
I suoi principali temi di ricerca riguardano gli studi sulla traduzione, gli studi linguistici e culturali nei Caraibi e l’analisi critica
del discorso. Attualmente sta realizzando una monografia sulla retorica della nazione nei discorsi di José Martí. Tra le
pubblicazioni, ricordiamo la monografia Tradurre i Caraibi. La traduzione come indice privilegiato di relazione tra culture per le
Edizioni Arcoiris.
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Rosaria Minervini
“Anglicismos en el lenguaje político: español e italiano frente a frente”
La globalización es un proceso complejo que conlleva la internacionalización de aspectos económicos, comerciales,
tecnológicos, políticos y culturales, y que se refleja también en las lenguas. En el caso de la lengua inglesa y de la influencia
que ésta ha ejercido y sigue ejerciendo en otros idiomas, consideramos necesario reflexionar sobre la nivelación cultural
internacional propiciada por la globalización y el papel de los medios de comunicación, que favorecen la homogeneización
de determinados patrones comunicativos.
Este trabajo aborda los efectos de la globalización en las lenguas española e italiana a través del inglés y se propone analizar
la presencia de anglicismos en algunos textos políticos italianos y españoles con el fin de estudiar el grado de permeabilidad
que presentan los dos sistemas lingüísticos en una óptica de tipo comparativo. Si es cierto que el italiano parece ser una
lengua más permeable a la influencia de la lengua inglesa que el español, consideramos oportuno demostrarlo empíricamente
estudiando cómo se comportan las dos lenguas en un ámbito concreto, el lenguaje político actual.
El primer paso de nuestro análisis consiste en crear un corpus lo suficientemente representativo con el que analizar –tanto
desde un punto de vista cuantitativo como cualitativo– la presencia de los anglicismos en el lenguaje político del español y
del italiano. Para crear el corpus, se han seleccionado textos de temática política publicados en periódicos y revistas en
ambos idiomas y –cuando ha sido posible– en inglés también. Una vez delimitado el corpus, se han analizado
contrastivamente los textos paralelos para establecer modalidades de frecuencia, de uso, de tipología, etc. de los anglicismos
en las dos lenguas.
El debate sobre los anglicismos en idiomas como el español y el italiano viene de antiguo y sigue candente. De hecho, las
opiniones encontradas sobre su presencia han estimulado discusiones muy activas de tipo lingüístico e ideológico, que
siguen ocupando páginas tanto de textos especializados como de artículos periódisticos de opinión, revistas de cultura
general, etc., que ponen de manifiesto el interés hacia esta cuestión por parte no sólo de los especialistas. La influencia de la
lengua inglesa empezó a ser más relevante en la segunda mitad del siglo pasado en los ámbitos económico, comercial,
tecnológico, político, cultural, etc. y parece seguir aumentando a medida que el proceso de globalización se va haciendo más
persistente, circunstancia que ha reavivado el debate en torno a este asunto.
Rosaria Minervini si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l'Università degli Studi di Salerno ed ha
poi proseguito gli studi a Madrid, prima presso l'Universidad Autónoma dove ha conseguito il Diploma de Especialización en la
Enseñanza del Español como Lengua Extranjera, poi realizzando il dottorato di ricerca in Lingüística teórica y adquisición del lenguaje
presso l'Instituto Universitario de Investigación Ortega y Gasset (Universidad Complutense). Nel 1997 ha conseguito il Diploma
Superiore di Spagnolo come Lingua Straniera (DELE), e nell'anno 2000 la suficiencia investigadora dopo aver concluso gli esami
del programma di dottorato in Lingüística teórica y adquisicón del lenguaje. È stata professore a contratto di Lingua spagnola
presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale' dall'a.a. 2000-01 all'a.a.
2004-05 ed ha tenuto vari moduli per la S.I.C.S.I (Scuola Interuniversitaria Campana di Specializzazione all'Insegnamento),
sede di Napoli, I.U.O. È stata assegnista di ricerca presso l'Università di Roma "La Sapienza" ed ha collaborato con il Grupo
de Investigación de Lingüística Aplicada y Traducción dell'Università di Malaga (Facoltà di Lettere e Filosofia) per realizzare lavori
di traduzione. Ha fatto parte della Commissione d'Esame per le prove del "diploma di spagnolo come lingua straniera
(DELE)" dei livelli iniziale, intermedio e superiore. Nel 2006 diviene ricercatore di Lingua e Traduzione - Lingua Spagnaola
e nel 2015 professore associato. Attualmente è titolare dei corsi di Lingua, cultura e istituzioni dei paesi di lingua spagnola I,
II e UCL (laurea triennale). Si occupa di linguistica applicata all’insegnamento dello spagnolo come lingua straniera. In modo
particolare, l'attività di ricerca si orienta verso la ricerca educativa ed il discorso relazionato con la didattica e le metodologie
da applicare in aula. Inoltre, si interessa della varietà dello spagnolo e di traduzione. [email protected]
Irene Arbusti
“Gli echi franchisti nel giornalismo spagnolo odierno”
Il contributo è volto ad analizzare i frequenti richiami all'epoca e al discorso franchista, presenti nel giornalismo attuale. Si
attingerà ai quotidiani ABC ed El País con l'intento di comparare ed approfondire i diversi collegamenti e le diverse allusioni
alla pagina storica del franchismo, nell'ambito del percorso di costruzione e riscatto della memoria storica, e, nello specifico,
nell'ambito di temi di interesse attuale: il dibattito sulla simbologia del regime ancora presente sul territorio nazionale, il
negazionismo, il nuovo test di españolidad per ottenere la cittadinanza spagnola e gli stereotipi di genere.
Irene Arbusti è dottoranda in Critica Letteraria presso l'Università degli Studi dell'Aquila e cultrice della materia di Lingua
Spagnola per Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Macerata. I suoi interessi di ricerca riguardano il discorso
politico, la simbologia, il cinema, la letteratura e le arti dell'epoca franchista e dell'esilio repubblicano. Ha collaborato a
traduzioni di saggistica.
[email protected]
Giovedì 11 febbraio
12:00-13:30 SESSIONE 3 Aula Abside
COMUNICAZIONE POLITICA E LETTERATURA
Presiede María José Flores Requejo (Università dell'Aquila)
Marisa Martínez Persico
“Contra los perros del olvido”. Identidad personal y desarticulación lingüística en Si dulcemente (1979),
Interrupciones (1983-1986) y El país que fue será (2004) de Juan Gelman”
En mi ponencia analizaré, en primer lugar, un corpus de poemas de los libros Si dulcemente e Interrupciones de Juan
Gelman (1930-2014), donde se acentúa la problematización del reconocimiento de un sujeto de enunciación unívoco. En
poemarios anteriores como Gotán (1962) o Fábulas (1971) Gelman ya había explorado la construcción de una “lengua sin
Estado” (Dalmaroni, 2000) por utilizar palabras pertenecientes a sociolectos y cronolectos identificables, como las voces de
un niño, de un extranjero sin Estado (inmigrante, exiliado, judío), vocablos del español literario de la época de la Conquista y
de los místicos españoles, las voces de la poesía social del Grupo de Boedo de los años ’20. El primer libro del exilio,
titulado Hechos, no verá la luz hasta 1980, cuando se publica junto con la reedición de Relaciones (1973). Fue redactado
entre 1974 y 1978 en Buenos Aires y Roma, donde Gelman trabajó para la agencia de noticias Inter Press Service. Un rasgo
característico de Hechos es la aparición de la barra gráfica que el poeta emplea de modo no convencional y constituye uno
de los signos inequívocos de su escritura durante el periodo exiliar: en lugar de significar la pausa versal en las citas, la barra
será un modo “de fracturar el verso y redistribuir las relaciones que de su seno emanan, violentando la lengua y pidiéndole
que se esfuerce por expresar más” (Pérez López, 2005). Como dirá Evodio Escalante, “Constantemente el tajo el corte la
cesura. Al verso le nacen barras que intentan obstruirlo detener la fluidez señalar a cada momento el trabajo la respiración el
golpeteo de un pneuma que se pega como lapa a la palabra” (Escalante, 2010). En nuestra opinión, será a partir del año 1976
cuando se intensificará el uso de procedimientos de desarticulación lexical y de problematización del reconocimiento como
resultado de una trágica coyuntura biográfica: el poeta pierde a su hijo Marcelo Ariel y a su nuera María Claudia, ambos
detenidos-desaparecidos. A partir de Si dulcemente el yo poético emprende un camino de “deshijamiento” donde solo es
posible “deshablar” y “destener”: en esta obra se profundiza la apelación a una voluntaria agramaticalidad, al uso de
diminutivos, la acuñación de neologismos, la adopción de morfemas derivativos, la apelación sistemática al calambur y a la
metátesis del verse porteño. Se mostrará cómo Gelman prosigue la senda innovativa del español literario que ya habían
inaugurado durante el siglo XX otros escritores argentinos como Oliverio Girondo (a través de sus Espantapájaros), el
pintor Xul Solar (con la creación de su panlengua y del neocriollo) o Julio Cortázar (con el gíglico de Rayuela). En el caso de
Gelman, podemos decir que el advenimiento de la dictadura militar en Argentina –con su impacto a nivel nacional y
familiar– reorientó sus experimentaciones poéticas. Tal como señalara en el discurso con el que recibió el Premio Juan Rulfo
en 2000, “A pesar de los genocidas, la lengua permanece, sortea sus agujeros, el horror que no puede nombrar. (...) La
poesía, lengua calcinada, tuvo que padecer en nuestro Sur discursos mortíferos, tuvo que atravesarlos y no salió indemne,
pero sí más rica. (...) ¿cómo hacer olvidar a la lengua su ayer manchado de espanto? ¿Cómo cicatriza la lengua olvidando su
ayer?".
En los poemarios de los años ’90 y a partir del 2000 persiste el tema de la indagación de su nieta, nacida en cautiverio y
encontrada en el año 2000, tras numerosos esfuerzos a lo largo de más de veinte años. A ese mismo territorio pertenece el
libro País que fue será (2004), libro con el que concluiré mi ponencia. En este poemario, aunque el poeta escriba sobre
temas candentes como la invasión de Iraq, la pobreza global o la crisis económica argentina del año 2001, la lengua poética
gelmaniana abandona ciertas marcas de poemarios anteriores como las minúsculas, la ausencia de puntuación, la barra
gráfica, la cesura. El yo poético parece, en cierto sentido, haberse reconciliado con su historia. “El poema, dominado
también por la presencia de encabalgamientos, tiene un respiro versal más largo y menos enfático”, aunque no haya
abandonado “su radical compromiso con la poesía como un oficio ardiente, y, precisamente por eso, con lo humano” (Pérez
López, 2005).
Marisa Martinez Pérsico è professore di Letterature Ispaniche presso l'Università degli Studi Guglielmo Marconi dal 2012
e anche docente di Lingua Spagnola presso le università della Tuscia e La Sapienza. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in
Filologia Ispanica presso l'Università di Salamanca e ricevuto assegni di ricerca presso il Fondo Nacional de las Artes
(Argentina) e la Biblioteca Nacional de España. Ha svolto lavori di ricerca durante due anni nella cattedra di Letteratura
Ispanoamericana II all'Università di Buenos Aires e durante dieci anni nella Fundación Leopoldo Marechal. Dal 2015 forma
parte del Consejo Consultivo Internacional della Biblioteca Ayacucho (Venezuela). Ha formato parte di due gruppi di ricerca
sulla Revista Sur e sugli scrittori latinoamericani esiliati in Spagna alle Università di Murcia e Siviglia. I suoi ambiti di ricerca
ed interesse sono le letterature comparate; le letterature argentina, spagnola ed ecuadoregna del primo Novecento; le varietà
diatopiche dello spagnolo; la didattica della lingua spagnola in contesti italofoni attraverso la letteratura ispanica; la
elaborazione di modelli di certificazione linguistica (DELE). Ha scritto durante due anni per il supplemento culturale ADN
del quotidiano argentino La Nación e co-dirige la rivista Cuadernos del Hipogrifo. Revista Semestral de Literatura
Hispanoamericana y Comparada (Roma, ISSN 2420-918X).
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Giuseppe Gatti Riccardi
“Un panótpico ante-litteram: control político y administración intencionada de las condiciones sociales en La
mercadera, de Leonardo Rossiello Ramírez”
El acercamiento que se propone en nuestro estudio apunta a analizar cómo el escritor uruguayo Leonardo Rossiello
(Montevideo, 1953) reconstruye en clave ficcional el significado del concepto de panóptico, aplicando a la visión de Jeremy
Bentham (1748 – 1832) una relectura de la naturaleza disciplinaria del poder al control sociopolítico ejercido por el Imperio
Romano en el área del Mediterráneo.
La reinterpretación novelada de Rossiello, que el autor despliega en La mercadera, publicada en el año 2001, adapta al
contexto histórico de referencia un modelo de regulación que impone un discurso de poder fundado en dos ejes
conceptuales: por un lado, la factibilidad del control sociopolítico tiene que apoyarse en el propósito de dirección de los
cuerpos, con el fin de establecer una relación de deliberada asimetría entre posiciones mutuamente determinadas dentro de
una dada estructura socio-política.
Por otro lado, en el plano de la técnica necesaria para lograr este objetivo de dirección de los cuerpos, el panóptico ejerce
una vigilancia sobre el cuerpo social mismo; una vigilancia llevada a cabo mediante el uso de la lengua (interrogatorios,
pesquisas, búsqueda directa de informaciones) que conlleva la existencia de un conflicto entre libertad y falta de libertad, que
a su vez remite a la disyuntiva entre acción autónoma y acción regulada.
Nuestro propósito consiste en demostrar cómo en esta estructura de control que es el Imperio, con sus prefectos,
funcionarios y milicias, a los seres sometidos al control del panopticon les es impuesta una supervisión que apunta a
imponer una conducta desada, según un modelo que tanto Zygmunt Bauman en su ensayo Libertad, como Michel Foucault
en Vigilar y castigar, identifican con una intencionada administración de las condiciones socio-políticas.
Se verá cómo los individuos que se encuentran en el panóptico – los llamados “internos” – son objeto de custodia,
instrucción, control y confinamiento: cuando las protagonistas de La mercadera entran al amplia región que abarca Samaria,
área geopolítica sometida al control y a la jurisdición política de Roma, ellas mismas se convierten en “internos” potenciales.
La relación que se establece entre los personajes de la ficción y el espacio físico en el que actúan pone en evidencia un
discurso por el que el “control interno” consiste en custodiar (defender el orden interno y monitorear los movimientos y los
tráficos de seres humanos y mercancías dentro de su territorio), instruir (mediante la difusión de la lengua latina como
herramienta de hegemonía cultural), controlar (mediante la prevención de insubordinaciones y revueltas, además de producir
una obvia dominación ideológica) y confinar (mediante una represión que – en sus manifestaciones menos cruentas –
desemboca el encarcelamiento o en la expulsión del territorio).
Giuseppe Gatti Riccardi
“Doctor Europeus” cum laude en Literatura española e hispanoamericana por la Universidad de Salamanca, ha sido
galardonado con el Premio Extraordinario de Doctorado por la misma Universidad en el año académico 2010-2011.
Después de haberse desempeñado como profesor a contrato en la Universidad La Sapienza de Roma (Dipartimento di Studi
europei, americani e interculturali) y en la Universidad de La Tuscia, Viterbo, como profesor a contrato de literatura
española e hispanoamericana (Dipartimento di Studi Umanistici e Sociali – DISTU), es actualmente profesor a contrato de
literatura española, primera, segunda y tercera anualidad en la Universidad degli Studi Guglielmo Marconi (Roma).
Es co-editor de Cuadernos Del Hipogrifo - Revista digital semestral de Literatura Hispanoamericana y Comparada. Ha
publicado los siguientes volúmenes: en 2011, Sociedad, escritura, memoria: idiosincrasias uruguayas en la narrativa
contemporánea. Seis ensayos sobre el espacio cultural “oriental”; en el año 2013, Aprehensión subjetiva de la urbe. La
representación de Montevideo en las letras orientales: Hugo Burel y sus precursores; en el año 2015 El deleite del ocaso.
Memorias, extravíos y redenciones en la narrativa de Jorge Edwards. A finales de 2014 ha ha sido co-editor de 'La scrittura
della citta’, texto publicado por el Departamento di Estudios europeos, americanos e interculturales de la Facultad de
Filosofía, Letras, Ciencias humanas y Estudios Orientales de la Universidad La Sapienza de Roma.
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Rosaria de Marco
“Configurazioni linguistiche della politica e del potere nei romanzi di José Saramago”
Le storie di Saramago producono un effetto straniante che resiste alla confidenza di una lettura assidua. Lo scrittore, infatti,
ha profondamente modificato il sistema semiotico tradizionale della narrativa realistica, anche spingendosi al di là della
convenzionale segnaletica ortografica.
Nel complesso, il suo discorso di ricerca costantemente teso all’espressione dell’inatteso, del nuovo, dell’impensato rende
più evidenti, per opposizione, le figure del potere e della politica, incapsulate in un sistema espressivo sempre uguale a se
stesso in sostanza e connotato tradizionalmente da banalità di contenuto e ridondanza formale. La riconoscibilità del
linguaggio sullo sfondo dell’inedito contesto prodotto dall’iniziale scarto dal reale è il dispositivo per mezzo del quale
l’autore rappresenta la distanza (fino al distacco) dalle vite “reali” in cui potere e politica partitica si collocano, e ne dimostra,
per paradosso, l’irrealismo.
Nel mio lavoro analizzo le figurazioni linguistiche del potere e della politica nei vari romanzi, da quelli del cosiddetto ciclo
storico, a quelli di ambientazione religiosa, letteraria, sociale, fino al più esplicito Ensaio sobre a lucidez (Saggio sulla
lucidità), considerando l’effetto antidoto cui una tale trattazione mira rispetto alla credulità attesa (o quantomeno sperata) dal
discorso politico.
«Por muito que se tenha tentado e continue a tentar-se, nunca se há de conseguir que as pessoas pensem todas da mesma
maneira» (Per quanto si sia tentato e si continui a tentare, non si otterrà mai che le persone pensino tutte alla stessa maniera,
“Saggio sulla lucidità”, Einaudi, 2004).
Rosaria (Iaia) de Marco è nata a Napoli nel 1959. È dottore di ricerca in Letterature romanze comparate - Università degli
Studi di Napoli 'L”Orientale”, attualmente insegna letteratura portoghese presso l’Università degli Studi Suor Orsola
Benincasa di Napoli.
Ha tradotto dal portoghese racconti e poesie raccolti in varie pubblicazioni, e i romanzi Jornada de África di Manuel Alegre
(Il Filo, 2010) e Mentre Salazar dormiva di D. Amaral (Cavallo di Ferro, 2013). Ha pubblicato recensioni e articoli tra cui:
Della guerra e della malattia. La memoria letteraria contro l’attenuazione della coscienza (Estudos Italianos em Portugal,
2007); Il passato plurale nelle traduzioni italiane di José Saramago (UNIOR, 2009), José Saramago, A Viagem do Elefante
(L’Orientale, A.I.O.N. sez. Romanza, 2010), Domingos Bomtempo, S. Il nobel privato (Confluenze, 2011), La traduzione di
un romanzo “icona”. Il caso di Jornada de África, in B. Di Sabato, Pierri (a cura di) “I confini della traduzione” (Libreria
Universitaria.it, 2014).
Nel 2012 ha pubblicato il saggio Saramagico. Elementi e funzioni del fantastico nel romanzo filosofico di José Saramago
(ETS).
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Rossella Michienzi
“I desaparecidos nei racconti di Luisa Valenzuela. Dal trauma della lingua alla lingua del trauma”
Il contributo si propone di dare delle risposte a due quesiti: si può dire il trauma? Se sì, come viene codificato in letteratura?
L’intento è, dunque, quello di proporre una riflessione relativa alla questione della ‘rappresentabilità’ di eventi traumatici e
all’uso e/o abuso di processi di selezione della memoria.
In altre parole, partendo dalla convinzione secondo la quale le rappresentazioni che, di un dato evento, si diffondono nella
sfera pubblica altro non sono che linguaggi della memoria con fortissimo potere comunicativo, si tenterà di evidenziare la
relazione circolare e d’interdipendenza che si crea tra lingue e memorie, non solo presenti ma anche future.
Si costruirà l’argomentazione sia su un piano teorico che su un piano empirico attraverso l’analisi del caso argentino (che
culmina drammaticamente nell’assente presenza del desaparecido) e delle rappresentazioni che della violenza subita vengono
offerte dalla scrittura di Luisa Valenzuela. Gli esempi saranno tratti, in particolar modo, da due racconti brevi della scrittrice:
“Cambio de armas” (1982) e “Simetrías” (1993) selezionati proprio perché oltre ad essere esemplificativi delle relazioni di
potere che si creavano tra vittime e carnefici, torturati e torturatori, le ri-producono sapientemente attraverso il linguaggio.
Il contributo propone, dunque, una riflessione che partendo dallo studio delle tracce lasciate dall’ultima dittatura civicomilitare argentina giunge all’analisi della costruzione culturale del trauma attraverso la letteratura. In definitiva, analizzando
gli effetti che l’evento traumatico ha sulle parole utilizzate per veicolarlo, si vedrà come dal trauma della lingua si passa alla
costruzione di una vera e propria lingua del trauma che è evidente nella scrittura di Valenzuela e che mette in evidenza il
rapporto tra lingue, linguaggi, politica e memorie.
Bibliografia essenziale di riferimento
Alexander, Jeffrey (2006). La costruzione del male. Dall’Olocausto all’11 settembre. Bologna: Il Mulino.
Assmann, Jan (1992). La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche. Tr. It., Torino:
Einaudi, 1997.
Berger, Peter e Luckmann, Thomas (1966). La realtà come costruzione sociale. Tr. It, Bologna: Il Mulino, 1969.
Calveiro, Pilar (1998). Poder y desaparición. Los campos de concentración en Argentina. Buenos Aires: Colihue.
Habermas, Jürgen (1971). Storia e critica dell’opinione pubblica. Tr. It., Roma-Bari: Laterza, 1974.
Jedlowski, Paolo e Rampazi, Marita (a cura di) (1991). Il senso del passato. Per una sociologia della memoria. Milano: Franco
Angeli.
Jedlowski, Paolo (2002). Memoria, esperienza e modernità. Milano: Franco Angeli.
Jedlowski, Paolo (2007). “Memoria e interazioni sociali”, in: Agazzi, Elena e Fortunati, Vita (a cura di). Memoria e saperi.
Percorsi transdisciplinari. Roma: Meltemi.
Jelin, Elizabeth (2001). “Exclusión, memorias y luchas políticas”, in: Estudios Latinoamericanos sobre cultura y
transformaciones sociales en tiempos de globalización. Buenos Aires: CLACSO, Consejo Latino-americano de Ciencias
Sociales.
Reati, Fernando (1992). Nombrar lo innombrable. Violencia política y novela argentina 1975-1985. Buenos Aires: Legasa.
Taylor, Charles (1994). Multiculturalismo. Lotte per il riconoscimento. Tr. It., Milano: Feltrinelli, 2001.
Valenzuela, Luisa (1982). Cambio de armas. Hanover: Ediciones del Norte.
Valenzuela, Luisa (1993). Simetrías. Buenos Aires: ed. Sudamericana.
Valenzuela, Luisa (2001). Peligrosas Palabras. Buenos Aires: Temas Grupo Editorial.
Vidal Claramonte, Mª del Carmen África (2003). “La investigación traductológica a la luz del concepto de representación”,
in: Ortega Arjonilla, Emilio (ed.), Panorama actual de la investigación en traducción e interpretación. Granada: Atrio.
Vidal Claromonte, Mª del Carmen África (1998). El futuro de la traducción. Últimas teorías, nuevas aplicaciones. Valencia:
Institución Alfonso el Magnánimo.
Rossella Michienzi
Laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università della Calabria, è attualmente dottoranda di ricerca presso la
Scuola di dottorato in Conoscenze e Innovazioni per lo Sviluppo “Andre Gunder Frnak” della stessa università in co-tutela
con l’Universidad Nacional de Rosario (Argentina).
Traduttrice letteraria e tecnico-scientifica è stata membro del Comitato Organizzativo del Convegno Internazionale
ESA/AIS From Memories to the Future (Università degli Studi di Napoli Federico II, 4-5 giugno, 2015) e membro della
commissione scientifica dell’International Symposium on Bilingualism, Languages, Cultures, Literatures and Local and
Immigrants Identities (Sibari, 7-8 settembre 2013).
Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali, tra gli ultimi: Convegno Internazionale ESA/AIS From Memories to
the Future (Università degli Studi di Napoli Federico II, 2015) con una relazione dal titolo: Translating Trauma in Memory
Languages; Convegno organizzato dal Cept e dal Espacio de la Memoria (Universidad Nacional de Rosario, 2014) con un
intervento dal titolo: “La traducción del silencio en Simetrías, de Luisa Valenzuela”; Sesta Conferenza ESPAnet (Università
della Calabria, 2013) con una relazione sulle problematiche della traduzione postcoloniale.
Il suo principale interesse di ricerca riguarda la problematica della traduzione interlinguistica dell’altro, le relazioni tra lingue
e identità nei processi traduttivi e le rappresentazioni linguistiche delle memorie all’interno della sfera pubblica.
[email protected]
Giovedì 11 febbraio
12:00-13:30 SESSIONE 4 Aula E
I NUOVI LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE POLITICA
Presiede Stefania Cavagnoli (Università Roma Tor Vergata)
Marco Perugini
“Le frasi Lego. Gli enunciati brevi nel discorso politico e giornalistico tra riuso e polifonia”
Nel quadro della comunicazione politica e del discorso giornalistico contemporaneo si manifestano, ormai da qualche
tempo, fenomeni semiotico-linguistici di frammentazione e di abbreviazione degli spazi di contenuto sia fisico (spazio
pagina a stampa, spazio pagina su schermo digitale) sia strettamente linguistici. Ciò si deve, tra l’altro, al “dinamismo
globalizzato” (Castells) e alla velocità di rappresentazione e mediatizzazione dell’evento.
In questa direzione il presente contributo si interessa di un oggetto di studio non ancora ben delimitato e analizzato sul
piano scientifico (particolarmente in ambito italiano): l’utilizzo degli enunciati brevi staccabili e sottoposti a riuso nell’ambito
socio-discorsivo politico e giornalistico.
Enunciati brevi è una formulazione che indica diverse realizzazioni esplicite: slogan, massime, proverbi, titoli giornalistici,
citazioni, frasi fatte ecc.
Essi comprendono due categorie distinte:
1) quelli che nascono testualmente indipendenti per natura (slogan, proverbi ecc.);
2) quelli che risultano dall’estrazione di un frammento del testo: ci si trova, in questo caso, nella logica della citazione.
E’ questo il caso di quelli che noi definiamo enunciati brevi, oggetto di questo studio.
Circola, infatti, nella memoria collettiva un gran numero di enunciati brevi in genere costituiti da una sola frase che
contribuiscono a rafforzare l’identità del gruppo sociale di riferimento.
I numerosi casi di riuso di enunciati brevi staccabili non sono casuali; nell’odierno mondo mediatico globalizzato ci si serve
di questi estratti, quasi vere e proprie frasi Lego, che si presentano come dei frammenti simili alle forme del famoso gioco di
costruzioni, predisposti per essere staccati dal testo-fonte e riutilizzati in nuove forme testuali. Questa staccabilità può essere
indicata in diversi modi: valore generalizzante, posizione visibile, enfasi dell’enunciatore.
In una società dominata dai media audiovisivi e dalla necessità di una comunicazione rapida e globale, dunque, le
motivazioni del riuso sono diverse:
- personalizzazione degli enunciati, autenticazione autoriale
- effetto di drammatizzazione (enunciati enfatici)
- attirare l’attenzione del pubblico
- economicità linguistica e discorsiva nel panorama abbreviato e frammentato dei supporti mediatici (in particolare
nella scrittura giornalistica).
Attraverso l’analisi di alcuni episodi giornalistico-politici, legati al riuso di enunciati brevi, si è cercato di individuare la loro
funzionalità discorsiva ed enunciativa nel panorama mediatico odierno.
Bibliografia di riferimento iniziale
Dominique Maingueneau, Phrases sans texte, Paris, Armand Colin, 2012
Numero monografico rivista “Communication & langages”, Les «petites phrases» en politique, n° 168, 2011
Testi brevi, Atti del Convegno internazionale di studi (Università "Roma Tre", 8-10 giugno 2006), a cura di Maurizio
Dardano, Elisa De Roberto, Gianluca Frenguelli, Roma, Aracne, 2009.
Bice Mortara Garavelli, La parola d'altri. Prospettive di analisi del discorso riportato, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2009
Luca Mastrantonio, Pazzesco! Dizionario ragionato dell'italiano esagerato, Venezia, Marsilio, 2015.
Marco Perugini
Dal 2004 ad oggi Professore a contratto di Linguistica italiana e Storia della lingua italiana Università degli studi telematica
“Guglielmo Marconi” di Roma.
Settori di interesse disciplinari: Linguistica italiana, lingua letteraria e d’uso otto – novecentesca, linguaggi settoriali,
pragmatica e retorica del discorso persuasivo, lingua dei mass-media, linguistica cognitiva, analisi del discorso politico e
giornalistico linguistica e pragmatica testuale.
Attività di docenza:
Retorica e stilistica della pubblicità, Università Stranieri di Perugia: L'italiano della pubblicità.
Tecniche della scrittura e della comunicazione, organizzato dal Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere dell'Università
degli studi di Roma "La Sapienza".
Corsi di alta cultura riservati ai docenti e ricercatori universitari stranieri e italiani sulla Lingua italiana contemporanea
organizzati dall’Università per stranieri di Perugia sui linguaggi settoriali con particolare riferimento alla lingua pubblicitaria e
al linguaggio -politico contemporaneo.
Convegno internazionale “Lingua e letteratura italiana: istituzioni e insegnamento" organizzato dall’ Accademia Nazionale dei
Lincei in collaborazione con l’ Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiana, Roma, 24-26
novembre 1997: Problemi linguistici nella lettura dei classici italiani nella scuola secondaria superiori.
E’ membro della giuria del Premio di divulgazione scientifica organizzato dall’ Associazione italiana del libro in
collaborazione con il CNR.
E’ membro dell’Associazione storici della lingua italiana (ASLI) e ASLI scuola
E’ membro della Società internazionale di linguistica e filologia italiana
Fa parte del comitato scientifico della rivista Scienze e ricerche.
Ha partecipato recentemente, in qualità di relatore al Discourse Net International Congress # 1 tenutosi a Brema il 24-2526 settembre 2015 con una relazione dal titolo “La construction linguistique de l’empathie dans le discours publicitaire: l’effet des locutions
temporelles”
Alcune pubblicazioni:
1994
La lingua della pubblicità, in Storia della lingua italiana, direzione Alberto Asor Rosa, curr. L. Serianni - P. Trifone,
Einaudi
1999 Problemi linguistici nella lettura dei classici italiani nella scuola secondaria superiore, Atti del Congresso dell’Accademia nazionale
di Lincei, 1997, pp. 193-99, Roma, Accademia nazionale di Lincei
2013 I gentili mantenitori di nostra lingua. Marc’Antonio Parenti e il purismo di provincia, in Atti del Convegno Il Vocabolario degli
Accademici della Crusca (1613-2013), Cesati editore.
2014 La costruzione linguistica dell’empatia nel discorso pubblicitario a stampa, in Atti del convegno La lingua variabile, I volume,
Università degli studi di Palermo
2015 “Domando di parlare” “Ne ha facoltà”. Cortesia e scortesia linguistica nelle interrogazioni parlamentari a risposta immediata, Atti
Convegno ASLI, Napoli, novembre 2014, Cesati editore.
in corso di pubblicazione il volume La messa in scena pubblicitaria, Aracne editrice, Roma, 2015
2015 La riformulazione del discorso scientifico nelle relazioni di laboratorio di chimica: adeguatezza testuale e marcatori di connessione, Atti I
convegno ASLI scuola, Roma, febbraio 2015, Cesati.
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Paolo Rondinelli
“L’indebolimento del proverbio e l’affermarsi dello slogan nel discorso politico radio-televisivo”
La relazione si propone di indagare la presenza di proverbi e slogan nell’italiano trasmesso, in particolare nel discorso
politico radio-televisivo, dove con “discorso politico” s’intende non solo “discorso dei politici” ma anche “discorso sulla
politica”.
A partire dalla gran messe di informazioni contenute negli archivi digitali dell’Accademia della Crusca, dedicati al lessico
italiano televisivo (LIT; DIALIT) e radiofonico (LIR), l’attenzione verrà focalizzata sulle modalità d’impiego del proverbio
in un contesto mediato e completamente diverso da quello del faccia a faccia originario.
Il proverbio, secondo la tesi che si vuole sostenere, viene decontestualizzato e sottoposto a un processo di trasformazione,
che lo rende piuttosto simile a una forma di slogan primordiale. L’assorbimento del proverbio da parte dello slogan è
presentato come un tema su cui riflettere a proposito degli effetti della spettacolarizzazione del messaggio, alla base di molte
delle nuove tendenze linguistiche e comunicative.
L’ultima parte dell’intervento verterà sulla spiegazione della scelta del termine “indebolimento” nel titolo. Il proverbio infatti
si starebbe semanticamente deteriorando non solo rispetto al contesto di partenza, riconducibile a vari aspetti sempre più
sconosciuti della vita quotidiana, ma anche rispetto all’uso, libero dalle influenze dello slogan, che ne facevano gli esponenti
più colti della classe dirigente del passato, come risulta dall’epistolografia politica e diplomatica di età umanisticorinascimentale.
Paolo Rondinelli si è laureato presso l'Università di Bologna in lettere classiche con una tesi in italianistica sul rapporto tra
il Decameron di Boccaccio e il film di Pasolini. La tesi ha vinto il premio Pasolini (2005) e il premio Boccaccio (2009). Nel
2008 discute la tesi di dottorato presso in filologia medievale e umanistica, a Firenze, con un lavoro sul Liber proverbiorum di
Lorenzo Lippi (XV secolo), la cui edizione critica è stata pubblicata, nel 2011, dalla Bononia University Press. Attualmente
Rondinelli è assegnista all'Accademia della Crusca, dove si occupa della trascrizione e della digitalizzazione dei Proverbi di
Francesco Serdonati nell'ambito della banca dati Proverbi italiani. I suoi studi vertono per lo più sulla storia e sulla fortuna
delle forme brevi comprese tra il XIV e il XVI secolo, in particolare sulla paremiologia e sulla fraseologia e sul rapporto tra
proverbio e novella. Dal 2012 è membro dell'associazione di fraseologia e paremiologia, Phrasis. Tra le sue collaborazioni si
ricordano quella con l'Atlante Paremiologico Italiano, quella con il Dizionario Biografico degli Italiani dell'Enciclopedia
Treccani e quella con la rivista «Studi pasoliniani».
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Silvia Verdiani
“Nuove strategie di comunicazione politica nell’epoca della globalizzazione”
La legittimità del potere politico viene creata e conservata per mezzo di un procedimento di esposizione e di conoscenza
dell’altro analizzabili sul piano della comunicazione multimodale (Grosse 2011; Diekmannshenke/Klemm/Stoeckl 2011;
Żebrowska 2013). Il discorso politico contemporaneo è sempre più caratterizzato da una componente eventiva, i suoi
enunciati sono vere e proprie azioni finalizzate al raggiungimento di scopi politici specifici: sociali e culturali (Dell’Anna
2010). Questo dato emerge nell’analisi dei media attualmente coinvolti nella comunicazione politica (Dörner/Schicha 2008;
Giansante 2011; Cedroni 2014). Se inizialmente i siti web dei partiti si presentavano più che altro come un serbatoio di testi di
varia natura, autonomi dall’identità della rete e destinati ad altri contesti diamesici, in tempi recenti è emersa la potenzialità
interattiva insita in questo mezzo: i social network risultano sempre più relati agli altri media, in uno scambio aperto che, oltre a
consentire di interagire direttamente con gli elettori, attraverso i blog consente la comunicazione con i programmi televisivi
(Gazebo, Piazza pulita, ecc.) o la stampa. Il caso in analisi sembrerebbe individuare un ulteriore stadio della comunicazione
politica nel web, caratterizzato da autonomia e intraprendenza mediatica in un orizzonte di predominanza della
comunicazione in rete. Per trasmettere i propri contenuti il Zentrum für politische Schönheit (Center for Political Beauty
http://www.politicalbeauty.de/) si avvale di strategie di comunicazione tipiche di un altro dominio, quello estetico. I flash mob
coordinati dal gruppo hanno avuto scarsa risonanza in Italia, ma non negli altri paesi europei, nei quali la svolta nella politica
di accoglienza è un dato recente.
Silvia Verdiani ha studiato linguistica, glottodidattica ed estetica alle Università di Torino e Potsdam. E’ professore a
contratto di linguistica e glottodidattica all’Università di Torino. Fra il 1993 e il 2010 ha svolto attività editoriale per il gruppo
Zanichelli Editore. E’ autrice del dizionario Tedesco Junior, Loescher Editore, Torino 2010, e di alcune opere di consultazione
tedesco-italiano per gli editori Zanichelli, PONS- Klett, Cornelsen.
Pubblicazioni
-Frammenti di lingua: l’immagine del discorso politico della crisi fra spot politici e social network – in D. PIETRINI,
K.WENZ ( A CURA DI), Dire la crisi: parole, testi, discorsi, 2015. Frankfurt a. M., P. Lang, (in c.s.).
-Silenzio e immagini, in "Scritture Brevi" e variabilità diatecnica - Convegno Scribe - PRIN 2011 Scuola di Alta
Formazione Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, AION, (in c.s.).
-I valori modali dell’imperfetto indicativo italiano e i suoi equivalenti in tedesco. in M. Cerruti, E. Corino, C.a Onesti (a cura di), Lingue in
contesto. Studi di linguistica e glottodidattica sulla variazione diafasica, Alessandria, Dell’Orso, 2014.
Insieme a D. Cacia, E. Papa, Dal mondo alle parole definizioni spontanee e dizionari d’apprendimento, Roma, SER, 2013.
[email protected]
Marina Stracquadanio
“Essere o non essere? Amare o non amare? Angosciarsi o non angosciarsi?
Da Rosenberg a Salvini. Alla ricerca dell'appartenenza e dell'identità storica, culturale e linguistica”
La comunicazione politica ha assunto nuove forme e modalità di comunicare. Lo stesso può essere inteso anche per la
globalizzazione. “Attori” di questi atti comunicativi o meglio “atti dell'agire” sono senza dubbio le istituzioni, come anche i
partiti e i politici. Inoltre, giornalisti ed imprese di comunicazione entrano in relazione diretta, soprattutto attraverso il
sistema dei media, con il cittadino-elettore. Dall'altra parte però, assistiamo ad una manipolazione della cultura e
dell'informazione.
La cultura non è né di destra né di sinistra, ma è di tutti, perché rispecchia la nostra identità e la nostra memoria. Lo studio
del discorso persuasivo, ovvero la forza e il valore della retorica, trova la sua radice nei filosofi greci, quale Platone ed
Aristotele, interrogandosi soprattutto sull'uso, ma anche sui suoi abusi. Se prima si ricorreva alla propaganda orale, quindi
escludendo la comunicazione scritta, oggi più che mai si ricorre a nuovi spazi comunicativi e moderni mezzi di
comunicazione di massa.
Con lo sviluppo della società industriale e la società del consumismo le nostre abitudini sono profondamente cambiati, ma
anche i nostri modi di pensare hanno subìto una cospicua influenza. La storia ci insegna a dissociarci e a contrastare crudeltà
umane avvenute nell'arco del tempo, basti pensare al Nazismo e all'Olocausto. La manipolazione dei mezzi di informazione
hanno portato ad un ampio consenso e ad una costruzione dell'appartenenza e dell'identità culturale ed ideologica di
un'intera nazione, rispecchiata nei cittadini del Terzo Reich e del suo sistema totalitario, abusando dell'arte, della letteratura e
della stampa, nonché della politica. Sarebbe qui lecito pensare a due domande: È la politica che influenza l'arte? Oppure è
l'arte ad influenzare la politica?
I mass media e i nuovi media possono essere intesi non come arte, ma se vogliamo intenderli alla gramsciana, come “materiale
dell'arte”, mirando a sviluppare un dibattito tra studiosi, facoltosi, intellettuali e piccoli gruppi che spesso si trasformano in
movimenti, raggiungendo l'opinione pubblica su una scala più ampia. Ciò che sembra evidente è il fatto che a sua volta
anche l'azione politica viene profondamente influenzata dai media. Un esempio attuale è l'uso di social networks come
Twitter per fornire ai propri cittadini e lettori piccoli aggiornamenti riguardo al mondo politico ed economico, ma soprattutto
informazioni riguardo a questioni di interesse pubblico. Un Tweet può scatenare, a volte, una serie di discussioni. Ma cosa
sarebbe il mondo senza decisioni politiche?
Da un parte il rischio è quello di non arrivare mai ad una fine della discussione, ma dall'arte parte, invece, il cittadino viene
reso partecipe e ha l'impressione di contribuire alle decisioni da prendere e alle scelte da compiere. Scelte, però, che in realtà
vengono fatte da pochi. Cosa ancora più importante è il fatto che anche estremisti ne facciano uso per inviare messaggi
chiari e precisi, incutendo spesso anche sentimenti di angoscia e di paura.
Il presente lavoro vuole affrontare la tematica relativa all'identità incerta e alla crisi d'esistenza da parte delle giovani
generazioni, nonché al sentimento della paura e dell'angoscia scaturite dagli avvenimenti storici e politici e trasmesse
attraverso gli strumenti comunicativi, partendo dalle ideologie espresse da Alfred Rosenberg durante il Nazismo e giungendo
fino ai giorni nostri, al partito Lega Nord e il movimento Noi con Salvini, rappresentato dal politico Matteo Salvini.
Bibliografia e sitografia:
- U. Beck, Was ist Globalisierung?: Irrtu mer des Globalismus, Antworten auf Globalisierung. Frankfurt am Main:
Suhrkamp, 2007
- Ulrich Beck/Edgar Grande: Das kosmopolitische Europa: Gesellschafi und Politik in der zweiten Moderne, Frankfurt am
Main: Suhrkamp, 2004
- A. Giddens, Il mondo che cambia, come la globalizzazione ridisegna la nostra vita, Il Mulino, Bologna, 2000
- Alan E. Steinweis, Art, Ideology, and Economics in Nazi Germany: The Reich Chambers of Music, Theater, and the
Visual Arts. University of North Carolina Press, Chapel Hill 1993
- Reinhard Bollmus: Das Amt Rosenberg und seine Gegner. Studien zum Machtkampf im nationalsozialistischen
Herrschaftssystem. Institut für Zeitgeschichte Oldenbourg, 2. Aufl., München, 2006
- Ernst Piper, Alfred Rosenberg: Hitlers Chefideologe, Karl Blessing Verlag, München, 2005
- Francesco Viola, "Fine dell'ideologia o nuove ideologie?", Ragion pratica, IV(7), 1996, pp. 11-26
- Demetrio Paparoni, Il bello, il buono e il cattivo. Come la politica ha condizionato l'arte negli ultimi cento anni, Edizioni
Ponte alle Grazie, Firenze, 2014
- Jan Berting, Europa: un'eredità, una sfida, una promessa. A cura di Marsella A., Armando Editore, Giugno 2007
- Theodor Eschenburg, Hans Raupach, Hildegard Brenner, Hans Rothfels in Vierteljahreshefte für Zeitgeschichte. 1. Heft /
Januar 1962. Die Sowjetwirtschaft als historisches Phänomen; die Kunst im politischen Machtkampf 1933/34, Deutsche
Verlags-Anstalt
- Klaus von Beyme, Kunstpolitik in der Demokratie. In: Gewerkschaftliche Monatshefte, 51(2000), 7, S. 407-415
Paolo Ramat, Hans-Josef Niederehe, E. F. K. Koerner, The History of Linguistics in Italy. In Historiographia Linguistica
9:3, John Benjamin, Amsterdam, 1986
- Paolo Fabbri (con A. Marcarino), "Il discorso politico", Carte Semiotiche, n. 1., Casa Usher, Firenze, 1985
- Fantozzi P. (a cura di), Potere politico e globalizzazione, Soveria Mannelli (CZ): Rubbettino, 2004
- Federico Chabod. Storia dell'idea d'Europa. Laterza, Bari, 1961
- Antonelli Giuseppe, L’italiano nella società della comunicazione, Il Mulino, Bologna, 2007
http://www.bpb.de/izpb/55944/weimarer-republik
http://www.stmuk.bayern.de/blz/web/100081/index.html
http://www.stmuk.bayern.de/blz/web/100083/index.html
Marina Stracquadanio
Traduttore tecnico-scientifico, lettore di lingua tedesca ed esperta nel riadattamento e nell’accessibilità di materiali e
contenuti didattici.
Prima di iscriversi al corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere con indirizzo linguistico-glottodidattico presso
l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ha vissuto in Germania, frequentando le scuole d’obbligo e conseguendo
infine “l’Abitur”. Si è laureata con una tesi sperimentale in Didattica delle Lingue Straniere Moderne, in particolare
l’insegnamento e l’apprendimento della lingua tedesca. Dopo un Master in Traduzione specializzata per il campo giuridico
presso l’Università degli Studi di Genova, ha deciso di frequentare un corso di perfezionamento in traduzione ed
interpretariato presso l’Universität Hamburg per conseguire l’abilitazione alla professione di traduttore giuridico ed
interprete giudiziario in Germania. Ha collaborato ad attività di ricerca presso il Centro Interdipartimentale “Digilab”
dell’Università “La Sapienza” di Roma nell’ambito di contenuti museali e ambientali per la didattica.
Attualmente è impegnata nella costruzione di una comunità di pratica internazionale di co-apprendimento e mentoring
online per il progetto “CommonS”, finanziato dalla Comunità Europea.
Si interessa di tutto ciò che è legato all’apprendimento, soprattutto all'apprendimento rivolto a bambini e adulti con disturbi
specifici d’apprendimento (DSA), alla multimedialità, alle nuove tecnologie e alla linguistica, in particolare agli studi
paremiologici e fraseologici.
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Giovedì 11 febbraio
14:45-16:15 SESSIONE 5 Aula Abside
COMUNICAZIONE POLITICA E RETORICA
Presiede Matteo De Beni (Università di Verona)
Antonella Cancellier (Università di Padova) / Maria Amalia Barchiesi (Università di Macerata)
“La globalización de la esperanza.
Verso una neoretorica dell'antiglobalizzazione nei discorsi ispanoamericani di Papa Francesco”
L’oggetto d’indagine di questo intervento sono i discorsi di papa Bergoglio pronunciati nei due recenti viaggi apostolici in
Ecuador, Bolivia, Paraguay e Cuba (2015). Il corpus dei discorsi selezionati è contrassegnato dall’innovativo e perspicace
riciclaggio di testi, generi e discorsi ‘profani’, ‘politici’, presi dall’ambientalismo, dalle proteste dei movimento no global, dagli
indignados, nonché dai movimenti indigenisti ispanoamericani. La comunicazione “politica” pontificia assimila sia le
tendenze discorsive contestatarie più recenti a livello globale, sia l’immaginario metaforico e passionale delle culture
ispanoamericane interpellate localemente, mantenendo però sotto la veste di una nuova retorica antiglobalizzazione, dal
doppio statuto metaforico, l’ “eterna novità” di una struttura narrativa di stampo evangelico che racconta lo speranzoso e
dilatato transito degli uomini sulla terra in attesa del regno dei cieli.
Antonella Cancellier è professore ordinario di Lingua e Traduzione - Lingua Spagnola. La sua attività di ricerca scientifica
è orientata principalmente verso le seguenti aree:
1) LINGUISTICA E DIALETTOLOGIA ISPANOAMERICANA: varietà diatopiche, diastratiche e diafasiche dello
spagnolo in America (sia a livello diacronico che sincronico), con particolare riferimento alla zona rioplatense e, in
quest'ambito, alla peculiarità linguistica del gaucho e al contatto della lingua italiana (anche dialettale e gergale) con la
spagnola.
2) METODOLOGIA DELLA TRADUZIONE (strettamente connessa alla prima): vaste e complesse problematiche della
traduzione (dal punto di vista stilistico, semantico, semiotico...) di testi dell'epoca coloniale e contemporanea.
3) Sugli aspetti prevalentemente inerenti alla LINGUISTICA (stilistica, semantica, semiotica letteraria, teorie della
comunicazione, ecc.) vertono infine anche i vari lavori in campo più strettamente LETTERARIO.
María Amalia Barchiesi è professore associato in Lingua e traduzione-Lingua spagnola (L-LIN/07), presso il
Dipartimento di Studi umanistici dell'Università di Macerata. Nel 2004 si è addottorata in Teoria dell'informazione e della
Comunicazione con tesi dal titolo “Seattle-Chiapas-Genova: tattiche comunicative nei discorsi e nelle manifestazioni
antiglobalizzazione”. È autrice dei volumi Borges y Cortázar lo fantástico bilingüe (2009); En busca del signo. Narraciones e imaginarios
hispanoamericanos (2012) e La metafora disobbediente. Le retoriche postmoderne dell'EZLN (2012). Principalmente, ha indirizzato il
suo lavoro di ricerca allo studio semiotico della letteratura e degli immaginari culturali di Ispanoamerica, nonché all'analisi di
produzioni discorsive del mondo ispanofono (con particolare attenzione al discorso politico e pubblicitario). I suoi
contributi, apparsi su volumi o riviste, riguardano le tematiche suddette. È responsabile della sezione linguistica di spagnolo
delle classi L-12 Discipline della Mediazione linguistica e LM-38 Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione
internazionale.
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Natalia Popova/ Shapovalova Elena Olegovna
“Luoghi e figure della lingua parlata nel discorso politico (sull'esempio del dibattito degli uomini politici russi”
Il discorso politico rappresenta un’unità eterogenea. Da una parte, appartiene alla categoria del discorso istituzionale,
siccome è caratterizzato dai segni differenziali marcati della comunicazione istituzionale. Dall’altra parte, ha delle
caratteristiche del discorso individuale nella situazione della comunicazione libera, che include la spontaneità dello stile
familiare. Il nostro rapporto è dedicato alle particolarità dello stile familiare del discorso dei politici russi nella situazione
della comunicazione libera del dibattito elettorale, che rispecchia le particolarità individuali dei partecipanti del discorso
politico. Le unità linguistiche presenti nel discorso dei candidati formano in generale un’immagine reale di tale o tal altro
uomo politico.
Natalia Popova
titolo accademico - dottore in lettere
grado accademico - professore in lettere conferenziere
il lavoro principale – cattedra delle lingue neolatine (romanze) e germanici all’ Università Statale di Celiabinsk, Russia
carica (posto) – professore conferenziere
cicli di lezioni: Storia degli studi linguistici, Tipologia dei linguaggi (delle lingue) e delle civiltà, Introduzione alla filologia
romanza, Lessicologia e stilistica della lingua francese.
Direzione scientifico dei dissertazioni per il titolo di kandidat nauk – sono discussi 21 tesi di dottorato (dissertazioni per il
titolo di kandidat nauk)
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Giovanna Siedina
“Modelli metaforici e valutazione della Crisi ucraina nella stampa russa”
La mia relazione è dedicata all’analisi dei mezzi espressivi usati nella stampa russa per trasmettere una percezione
prevalentemente negativa della Crisi ucraina del 2013-2014 e del movimento di protesta noto con il nome di Euromaidan
(novembre 2013-febbraio 2014). A questo scopo ho preso in esame i maggiori organi di stampa russi (fra di essi: Izvestija,
Vedomosti, Komsomol’skaja Pravda, Nezavisimaja Gazeta, Moskovskie Novosti, Argumenty i Fakty).
Nell’analisi del materiale raccolto è emersa la prevalenza di mezzi di persuasione mirati a ribaltare proposizioni positive o a
indirizzare verso una lettura negativa; per questa ragione mi sono concentrata sulla contestualizzazione degli atteggiamenti
negativi, e dei modi in cui gli autori guidano il lettore nell’analisi delle opinioni e cercano di portarlo a formarsi un
determinato giudizio usando segnali sottili di approvazione o disapprovazione.
Gli strumenti di valutazione più usati in questo processo sono metafore, allusioni a personaggi storici e diverse formulazioni
di dissociazione da opinioni positive, fra cui l’ironia. Per questo ho incluso nella cornice di riferimento principale, che è la
teoria della valutazione, altri approcci quali la teoria della metafora concettuale, allusioni e metafore intertestuali, teorie dello
humour e dell’ironia e un approccio stilistico-cognitivo alla caratterizzazione. Inoltre, nella mia analisi ho esaminato come i
segnali contestuali e la conoscenza basata su una cultura condivisa siano stati usati in alcuni casi per indirizzare il lettore
verso una interpretazione negativa di affermazioni ambivalenti. Questi modi sottili di trasmettere la propria valutazione
hanno un notevole impatto sul lettore, poiché usano espedienti difficili da riconoscere e da mettere in discussione.
Giovanna Siedina è ricercatrice di Slavistica presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di
Verona. I suoi interessi spaziano dalla lessicografia russa del XVIII secolo alla letteratura ucraina pre-moderna, e anche dei
secoli XVIII e XIX. Ha pubblicato studi inerenti la ricezione di autori classici nelle letterature ucraina e russa e la poesia
neolatina ucraina dei secoli XVII e XVIII, fra i quali la monografia Joasaf Krokovs’kyj nella poesia latina dei suoi contemporanei,
(Bologna 2012). Nell’ultimo periodo ha esteso l’ambito della sua ricerca al tema“Lingua e politica”.
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Giovedì 11 febbraio
14:45- 16:15 SESSIONE 6 Aula E
COMUNICAZIONE POLITICA E CAMPAGNA ELETTORALE
Presiede Franco Quinziano (Università di Macerata)
Wilma Maria Pereira
“Argumentação e emoção no pronunciamento da presidente Dilma Roussef no Dia Internacional da Mulher”
O discurso político como ato comunicativo é uma modalidade discursiva que pode ser configurada na interseção entre razão
e emoção. Assim, na tentativa de ampliar o alcance e a efetividade de um discurso, alguns sujeitos sociais “encenam” os seus
discursos visando a despertar sentimentos no auditório que possivelmente o tornará mais “acessível” às teses apresentadas.
Trata-se de um projeto de fala do enunciador buscando mobilizar os afetos e as expectativas do interlocutor a fim de
conduzi-lo à adesão de um ponto de vista. Partindo da perspectiva de que a argumentação também encontra-se no que está
implícito, este artigo apresenta uma análise do pronunciamento da presidente do Brasil, Dilma Rouseff, na ocasião da data
comemorativa do Dia Internacional da Mulher e busca desvelar as estratégias discursivas e o possíveis efeitos das emoções
na construção de uma argumentação que busca direcionar o interlocutor à validação da proposta de seu governo. Para isso,
propõe-se a análise a partir dos pressupostos teóricos e metodológicos da Análise do Discurso, sobretudo, da Teoria
Semiolinguística por considerá-la propicia à investigação dos fenômenos que designam o conjunto da realidade linguageira
na qual os sujeitos sociais interagem intencionalmente na e para a construção do sentido num dado contrato comunicativo.
Wilma Maria Pereira
Graduada em Letras pela Universidade Federal de Uberlândia, pós-graduada em Linguística pela Universidade Federal de
Uberlândia e Mestre em Letras pela Universidade Federal de Viçosa. Atualmente é professora efetiva do Instituto Federal de
Educação Ciência e Tecnologia do Norte de Minas Gerais e membro do Grupo de Estudos e Pesquisas Interdisciplinares do
IFNMG/Campus Pirapora. Tem experiência na área de Letras, com ênfase em Linguística Aplicada e Análise do Discurso,
atuando principalmente nos seguintes temas: discurso e trabalho, formação de professores, ensino, imaginários e análise do
discurso.
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Eduardo de Figueiredo Santos Barbarela e Oliveira / Marcela Machado
“A eleição é notícia: o discurso da mídia no pleito presidencial de 2010 no Brasil”
O presente artigo tem por objetivo fazer uma análise do discurso da imprensa escrita na cobertura das eleições presidenciais
brasileiras em 2010, onde Dilma Rousseff (PT) tornou-se a primeira mulher eleita à presidência do Brasil, com 56,05% dos
votos válidos. A escolha desta modalidade tradicional de comunicação se deu pelo fato de que, no Brasil, a mídia impressa é
um dos veículos mais utilizados, tendo em vista a baixa confiança do brasileiro nas notícias veiculadas pelas redes sociais
virtuais. O foco principal deste trabalho é analisar o impacto do enquadramento dado aos candidatos nas capas dos
principais jornais em circulação do Brasil (Folha de São Paulo, O Globo, Estado de São Paulo) na escolha individual do
eleitorado, que utiliza os meios de comunicação como atalhos cognitivos para a formação de suas preferências. Para além do
enquadramento, pretende-se fazer análise de valências, de agenda-setting e das estratégias comunicativas utilizadas pelos jornais
suprarreferenciados na cobertura dos assuntos políticos durante o pleito eleitoral de 2010. Para tanto, serão utilizados como
aportes teóricos os trabalhos de Huckfeldt e Sprague (1996); Luskin (1990); Opp (1990) e Verba, Shlozman e Brady (1995),
que explicam os atalhos cognitivos enquanto filtros para a informação adquirida e analisam como eles afetam nossas
escolhas; bem como a teoria de comunicação de Paul Lazarsfeld, proposta no Two-step flow of communication (1944), onde
defende que o impacto de uma informação veiculada por um determinado meio de comunicação é dependente da
credibilidade de quem a veicula. A análise aponta para um viés que se expressa por: 1) enquadramento repetido de assuntos,
de maneira a beneficiar um candidato e prejudicar a imagem de outro; 2) presença de termos e expressões pejorativas
associadas a um candidato e não aos outros; 3) agendamento de temas prejudiciais a um candidato e vantajoso a outros.
Eduardo Barbabela é Mestrando em Ciência Política pelo Instituto de Estudos Sociais e Políticos da Universidade
Estadual do Rio de Janeiro (IESP/UERJ). Bacharel em Ciência Política pela Universidade Federal do Estado do Rio de
Janeiro (2013). Pesquisador do Laboratório de Estudos de Mídia e Esfera Pública (LEMEP/UERJ). Coordenador de área
do Projeto Manchetômetro. Membro da Comissão Editorial da Revista Cadernos de Estudos Sociais e Políticos. Possui
experiência na área de Ciência Política, com ênfase em Teoria Política, Estudos Eleitorais, Comunicação e Política;
Sociologia Urbana e Teorias Pós-Coloniais.
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Marcela Machado é Mestranda em Ciência Política pelo Instituto de Ciência Política da Universidade de Brasília
(IPOL/UnB) e recém-aprovada para o Doutorado em Ciência Política pela mesma instituição. Possui graduação em Ciência
Política também pela Universidade de Brasília (2013). Tem experiência na área de Ciência Política, com ênfase em
Instituições Políticas, Processo Legislativo e Comportamento Político. Atualmente, se dedica a uma pesquisa sobre o
impacto do financiamento de campanhas de origem industrial no comportamento dos parlamentares do Congresso
Nacional brasileiro.
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Milton Mendonça / Joscimar Silva
“Campanhas políticas e a 'Linguagem do Medo': Elleições presidenciais no Brasil em 1998 e 2014”
O objetivo do trabalho é analisar as eleições presidenciais do Brasil nos anos de 1998 e 2014. Os principais candidatos
nessas disputas foram: Fernando Henrique Cardoso (PSDB) e Luiz Inácio Lula da Silva (PT), em 1998; e, Dilma Rousseff
(PT) e Aécio Neves (PSDB), em 2014. A principal preocupação do estudo é examinar a “linguagem do medo”, entendida
como discursos ou propagandas que contrastam as bonanças do presente com os fracassos de governos anteriores. Os
principais aportes teóricos utilizados serão as premissas de Anthony Downs (Uma Teoria Econômica da Democracia, 1957)
acerca do voto retrospectivo, isto é, quando um eleitor racional avalia o desempenho do governo passado e recompensa
resultados econômicos bons; e, Yan Carreirão (A Decisão do Voto nas Eleições Presidenciais no Brasil [1989 a 1998]: A Importância
do Voto por Avaliação de Desempenho, 2000) no que concerne ao voto econômico, a saber, se o contexto econômico for
benéfico, adota-se postura favorável ao candidato da situação, ao passo que, o cenário oposto, a saber, quando a economia
vai mal, prefere-se a oposição. Para a realização do trabalho são utilizados vídeos das referidas campanhas dos principais
candidatos em ambos os pleitos, 1998 e 2014, sendo que esses vídeos são analisados a partir de técnicas de análise de
conteúdo e os dados apresentados através de quadros referenciais e nuvem de palavras. O argumento que se desenvolve é o
de que a “linguagem do medo” adotada nas campanhas políticas analisadas, é fundamentalmente alimentada pelo viés
econômico, isto é, se a economia vai bem, o atual governo maximiza suas responsabilidades em relação ao sucesso presente
e leva a cabo o discurso e a estratégia de amendrontar a população trazendo à tona os fracassos passados.
Joscimar Silva é Mestre em Ciência Política pela Universidade Federal de São Carlos (UFSCar) e Bacharel em Ciências
Sociais pela Universidade Federal de Goiás (UFG). Atualmente é Coordenador de Projetos no Centro Pedagógico e
Psicopedagógico da Faculdade Guanambi e professor na Faculdade Guanambi. Atua em projetos de pesquisa – Núcleo de
Estudos e Pesquisas em Política, Informação e Novas Tecnologias – UFG, estudante pesquisador da linha de pesquisa em
Comunicação Política, Partidos e Eleições da UFSCar. Tem experiência na área de Ciência Política, com ênfase em Ciência
Política, atuando principalmente nos seguintes temas: democracia digital, governos subnacionais, participação política,
democracia e transparência pública. Atua também na área de Docência no Ensino Superior e Políticas e Gestão no Ensino
Superior.
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Milton Mendonça é Doutorando em Ciência Política pelo Instituto de Ciência Política da Universidade de Brasília
(IPOL/UnB). Mestre em Ciência Política (2014) pela mesma instituição. Graduado em Ciências Sociais (2011) pela
Faculdade de Ciências Sociais da Universidade Federal de Goiás (FCS/UFG). Possui experiência na área de Ciência Política
e nas subáreas de Estudos Legislativos e Políticas Distributivistas do tipo Pork Barrel. Atualmente se dedica ao estudo
comparado das emendas orçamentárias de deputados federais e senadores brasileiros.
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Jacopo Varchetta
“Herramientas discursivas y comunicacionales del discursopolítico. El caso de las campañas electorales”
Al efectuar una revisión de la literatura existente sobre partidos políticos, se encuentra que una campaña electoral es el
mecanismo por el cual, candidatos y partidos compiten por el poder político. Ésta incluye una serie de actividades formales,
legales, organizativas y comunicativas. La campaña representa el esfuerzo de candidatos y dirigentes del partido para que la
mayor cantidad de votantes elijan la propuesta y plan de gobierno de un partido en particular, refleja la oportunidad para
acercase a la ciudadanía para ofrecer, recibir y canalizar demandas. Dicha campaña representa hoy un nuevo tipo de
marketing político, un conjunto de técnicas de investigación, planificación, gerenciamiento y comunicación que se utilizan en
el diseño y ejecución de acciones estratégicas y tácticas. A partir de algunas campañas electorales elaboradas tanto en
América Latina come en España, esta comunicación pretende analizar las principlaes herramientas discursivas y
comunicacionales empleadas a la hora de la propaganda política, haciendo hincapié en las estrategias, las relaciones con los
medios de comunicación, y el storytelling que caracterizan este quehacer político.
Jacopo Varchetta
2013: Laurea Specialistica in Linguistica e Traduzione Specialistica presso l’ Universià degli Studi di Napoli L'Orientale. Tesi
in Lingua e traduzione-lingua spagnola (SSD: L-LIN/07) dal titolo "El Método di Marcelo Piñeyro: proposta di
sottotitolazione e analisi del linguaggio delle Risorse Umane"
Dal 2014 a oggi: Dottorato di Ricerca in “Economia Quantitativa ed Eurolinguaggi per la sostenibilità del benessere” presso
l’ Università degli Studi di Napoli "Parthenope"
Dal 2014 a oggi: Docente in Istituti di Insegnamento Superiore docente di Lingua e Civiltà Straniera - Spagnolo (Classe di
Concorso A446). In possesso di abilitazione all’insegnamento per le classi di concorso A445 e A446.
Partecipazione a convegni in qualità di relatore
13-14 Novembre 2014 (Napoli), Laicità e confessionalità nell'Europa contemporanea: il caso della Spagna, con un intervento
dal titolo La enseñanza de la religión en España: perspectivas jurídicas y estimas estadísticas
12-13 Novembre 2015 (Napoli), Lunguaggi della politica, con un intervento dal titolo América Latina e indigenismo: análisis
del discurso político indígen. El caso de las declaraciones de los movimientos indígenas.
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Giovedì 11 febbraio
16:30 - 18:30 SESSIONE 7. Aula Abside
DISCORSI SULLA FRONTIERA
Presiede Hans Georg Grüning (Università di Macerata)
Valerio Massimo De Angelis
“Gloria Anzaldúa e la politica del mestizaje”
Nella sua opera più famosa, Borderlands/La Frontera: The New Mestiza (1987), la scrittrice messico-americana Gloria
Anzaldúa manifesta fin dal titolo la sua intenzione di proporre a chi legge un’immagine mista e mobile dell’universo
culturale che è al centro della sua riflessione, altrettanto mista e mobile quanto all’impiego non solo di diverse lingue ma
anche di diversi registri letterari – saggistica, autobiografia, poesia. Il code switching si impone infatti immediatamente sia
nel titolo (dove lo spagnolo “La Frontera” non traduce letteralmente, ma culturalmente, l’inglese “Boderlands”) sia nel
sottotitolo, dove più propriamente assistiamo a un fenomeno di code mixing (in italiano, con definizione un po’ barocca,
“commutazione di codice interfrasale”) perché il passaggio dall’inglese allo spagnolo avviene non per spiegare in un’altra
lingua quel che si è appena detto o per continuare il discorso, ma per usare all’interno della frase l’espressione più adatta
offerta da una delle due lingue. A partire proprio dal titolo cercherò di mettere in luce come la poetica/politica della lingua
di Anzaldúa non si limiti ad assegnare uguale “dignità” alla lingua – e alla cultura – dominante e “globale” (l’inglese) e a
quella dominata e “locale” (lo spagnolo), ma teorizzi e metta in pratica procedure di “meticciato” linguistico-culturale che a
loro volta non mirano a produrre una riproposizione del mito americano del melting pot, dove tutto andrebbe a fondersi in
un’indistinta “uguaglianza”, ma viceversa a configurare un universo plurilingue e pluriculturale basato sullo scambio e sulla
contaminazione – anche in questo caso, in alternativa, se non in contrapposizione, alla politica standard del
multiculturalismo angloamericano che prevede solo il riconoscimento di diverse lingue e culture distinte e separate, tutt’al
più “protette” ma non comunicanti tra loro.
Valerio Massimo De Angelis insegna Lingue e letterature angloamericane all’Università di Macerata dal 1997. Ha
pubblicato La prima lettera: Miti dell’origine in The Scarlet Letter di Nathaniel Hawthorne (Roma, Lozzi & Rossi, 2001) e
Nathaniel Hawthorne: Il romanzo e la storia (Roma, Bulzoni, 2004), e ha co-curato (con Caterina Riccardi) due volumi sulla
letteratura statunitense contemporanea, un volume su Philip K. Dick (con Umberto Rossi), e gli Atti del XIX Convegno
dell’Associazione Italiana di Studi Nord-Americani (AISNA). Ha scritto sul romance, su modernismo e femminismo, su
letteratura e storia, sul fumetto, e su vari autori e autrici, come Walt Whitman, Ambrose Bierce, Stephen Crane, Henry
James, Langston Hughes, Thomas Wolfe, Dashiell Hammett, Henry Roth, Leslie Fiedler, Philip K. Dick, E.L. Doctorow,
Stephen King, Leslie Marmon Silko, Margaret Atwood, Rudy Wiebe. È membro dell’Associazione Italiana di Studi NordAmericani, della European Association of American Studies (EAAS), dell’International Association of American Studies
(IASA), del Centro di Studi Americani di Roma, e della Nathaniel Hawthorne Society.
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Dagmar Winkler Pegoraro
“Autori Inter Transculturali e il loro rapporto con la politica, la lingua e il linguaggio”
Gli autori inter/transculturali negli ultimi anni sono notevolmente aumentati di numero e con le migrazioni in corso
attualmente aumenteranno ancora. Si tratta di autori che hanno lasciato il loro paese soprattutto perché era scoppiata la
guerra o per le precarie situazioni di prospettive future o per la mancanza di libertà di espressione. Questi autori hanno
cominciato non solo a vivere nel nuovo paese, ad assimilare abitudini con l’intento di integrarsi, ma anche a scrivere nella
nuova lingua, pubblicando saggi, romanzi, piéces teatrali e poesie come Marica Bodrozic di origine croata che scrive in
lingua tedesca; ci sono anche autori che hanno vissuto e vivono in vari paesi europei, perciò hanno assimilato la cultura e
modi di vivere, ma continuano a scrivere nella loro lingua madre come Dzevad Karahasan, originario della Bosnia che vive
tra Graz in Austria e la sua città Sarajevo. I suoi romanzi, saggi e racconti però sono stati tutti tradotti in lingua tedesca ed è
stato invitato in tutta l’Europa da giornalisti e università per testimoniare sulle atrocità della guerra nel 1992/1993. Ci sono
però anche autori, come Jenny Erpenbeck che sono nati nella ex-Repubblica Democratica Tedesca e che hanno vissuto la
riunificazione come uno shock culturale per lo scontro tra due sistemi di vita completamente diversi, quello capitalista e
quello socialista. Questa autrice scrive in lingua tedesca, lingua parlata in ambedue i paesi, ma i quarant’anni di divisione
hanno creato delle ideologie del tutto differenti.
Questi autori scrivono da angolazioni diverse, descrivono avvenimenti politici in modo particolare e insolito. Molto
interessante poi diventa il loro uso della lingua con inserimenti di neologismi, di parole e frasi nella loro lingua madre,
intervallando il tutto con sorprendenti riflessioni su lingua e linguaggio.
L’intento è di voler illustrare più ampiamente le varie riflessioni e l’uso della lingua degli autori inter/transculturali.
Dagmar Winkler Pegoraro
Il curriculum studiorum è internazionale: maturità (Liceo Scientifico in Austria), laurea in Lingue e Letterature Straniere
Moderne, Tedesco quadriennale, Inglese triennale, presso l’Università di Padova, Diploma di Perfezionamento Scientifico in
Lingua e Letteratura Tedesca (triennale) presso l’Università di Padova, PHD in Filologia Tedesca (sottosettore Letteratura
Tedesca Moderna e Linguistica), Università di Vienna. Dapprima era professore a contratto presso la Facoltà di Scienze
Politiche dell’Università di Padova e dal 2008 ad oggi è Ricercatore Confermato nel Dipartimento di Scienze Politiche,
Giuridiche e Studi Internazionali dell’Università di Padova con la funzione di Professore aggregato per la SSD L-LIN 14
Lingua e Traduzione Tedesca per gli insegnamenti Lingua Tedesca e Lingua, Linguistica e Traduzione nei corsi di laurea
triennali e magistrali, nei due Dipartimenti: Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali e
Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari.
I suoi campi di ricerca sono la didattica della grammatica della lingua tedesca come lingua di apprendimento, introducendo
e sperimentando metodologie d’avanguardia e l’interazione tra la grammatica e la prosodia; la sperimentazione della lingua
nella letteratura contemporanea; plurilinguismo e interculturalità; si occupa di problematiche del transfer del sapere per
l’apprendimento delle lingue e di problemi cognitivi e inferenziali nei processi di apprendimento della lingua tedesca in Italia
e problematiche legate alla traduzione dalla lingua tedesca in lingua italiana e viceversa.
Fa parte dell’Associazione Italiana Germanisti (AIG) e della Österreichischen Germanistenvereinigung (OEGV). Ė inserita
nell’elenco degli autori/autrici di libri ritenuti validi e interessanti in Austria “IG-Autoren/innen” e in Germania
(Kürschner’s Taschenbuchlexikon).
Ha pubblicato monografie e saggi in volumi e riviste scientifiche.
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Ilaria Driussi
“Lingua, Potere e Globalizzazione nell’Alto Adige di ieri e di oggi. Una proposta didattica”
Nella globalizzazione imperante, divisa tra mondializzazione e glocalizzazione, ci si interroga in contesto internazionale sul
ruolo delle lingue e sulla necessità di integrazione attraverso la didattica delle lingue straniere.
Se ci rifacciamo alla definizione data dal politologo americano J. Nye di soft e hard power negli anni Novanta, la lingua è
spesso – erroneamente – associata, nell’attuale mondo globalizzato, al soft power [Nye (2005) e Nye (2009)]. Basti pensare
all’ipercentralismo dell'inglese che sembra apparentemente essersi posto quasi da sé. È tuttavia possibile rendersi conto che
la lingua è stata storicamente impiegata come strumento di hard power, cioè connessa all'uso della forza, ogni qual volta è
stata imposta (politiche di colonizzazione, negazione all'uso della lingua o alla strumentalizzazione della presenza di
minoranze linguistiche presenti in altri territori nell'ottica di una propria "politica di potenza", in maniera analoga a quanto
operato dal Nazismo verso le minoranze di lingua tedesca residenti nell'Est europeo). Se, da un lato, è innegabile che l'uso
della lingua come strumento di hard power riduca sensibilmente il soft power di un paese (pensiamo alla Germania del
dopoguerra fino agli anni Ottanta) [Ammon (1991) e Praxenthaler (2002)], è altrettanto vero che la lingua, come strumento
di soft power, a volte è lontana dal modello di Stark, di Verständigungs- und Bildungssprache, di lingua di intercomprensione
reciproca e crescita formativa [Stark (2007)]..
A ben guardare, l'Alto-Adige/Sudtirol sembra in bilico tra questi due paradigmi. Da un lato, la comunità germanofona ha
storicamente subito forme di oppressione e di hard power: italianizzazione forzata operata dal fascismo, perdita del proprio
nome, questione delle Optionen e obbligo all'abbandono della propria terra, delle proprie radici o della propria lingua, che
suonano tremendamente attuali. [Klein (1986), Baur (2008), Arnoldi (2011)]. Dall’altro, l'Alto-Adige/Südtirol si è opposto,
negli ultimi decenni, a forme di globalizzazione imperante e al conseguente appiattimento delle identità etniche e culturali
"imponendo", all'interno del proprio territorio, particolari strumenti di tutela etnico-linguistica, come il patentino e la
proporzionale etnica per la suddivisione degli incarichi pubblici [ Baur (2008)]. D'altro canto, l'Alto Adige/Südtirol è stato
tra i primi, in Italia, a interrogarsi sulla necessità di includere lo straniero immigrato in un contesto già segnato dal conflitto
etnico-linguistico e caratterizzato da particolari forme di tutela nonché dall'assenza di una memoria collettiva comune, che
funga da collante tra le due/tre comunità primigenie. In termini di politica scolastica, questo si manifesta nel crescente
investimento per la creazione di scuole ispirate al modello Montessori per l'inclusione dell'allievo immigrato. Dal punto di
vista puramente didattico, tuttavia, sembrano mancare ancora delle risposte e delle strategie adeguate [Saltarelli (2004), Baur
(2008), Arnoldi (2011)].
È tuttavia possibile pensare che l'attualizzazione di vicende storiche attraverso la lettura di materiale autentico [Edelhoff
(1985) e Ruthner (2013)] e l'analisi delle forme di tutela linguistica possano consentire di sviluppare nell'apprendente di una
lingua straniera o di una lingua seconda, forme di riflessione politica e storica, oltre a competenze interculturali, nello studio
delle due comunità linguistiche residenti, così importanti nella didattica della lingua straniera in un'ottica di apertura verso
l'alto e di valorizzazione della differenza [Balboni (2002)]
Per suggerire una didattica che sia sempre meno impositiva all'interno di un contesto formalizzato e istituzionalizzato (hard
power) e sempre più inclusiva (soft power), ovvero per favorire la visione di una lingua che sia sempre di più strumento di
intercomprensione reciproca (Verständigungs- und Bildungssprache), con il presente contributo, ci si prefigge di presentare
brevemente un’unità didattica, già implementata presso una classe quinta di un istituto tecnico-commerciale (indirizzo:
“relazioni internazionali per il marketing”), proponendo l’adattamento di parte del materiale ad un corso di Scienze
politiche. In questa esperienza, si è tentato di coniugare una riflessione di tipo linguistico, anche con l'adozione di testi
autentici in versione bilingue italiano-tedesco (Eredità/Das Erbe di Lilli Gruber e Ce n'andammo/Wir gingen di Joseph Zoderer)
[si vera, rispettivamente, Gruber (2012) e (2013) e Zoderer (2014)], a una di carattere storico, politico e culturale.
L'attualizzazione e l'esame di vicende storiche che hanno riguardato il Sudtirolo, un "semi centro" di propagazione del
tedesco al di fuori della Germania, ha permesso di superare l'approccio nozionistico (Faktischer Ansatz) globalizzante
nell'insegnamento della civiltà (Landeskunde), alla ricerca di forme di "storia vissuta" (erlebte Geschichte) glocalizzante al fine di
sviluppare nell’apprendente una reale competenza interculturale [Balboni (2002), Langner (2009) und Esselborn (2010). Si
veda anche il QCER: Glaboniat et.alii (2005)]. Metteremo in evidenza come l’aula di lingue straniere nello specifico, e
l’ambiente scuola in generale, possano diventare, per il tramite di unità didattiche quali quella proposta, uno strumento di
glocalizzazione che stimola gli apprendenti all’adozione di un nuovo punto di vista e alla sospensione di categorie morali
nell'analisi di vicende storiche. Si sottolineerà inoltre come tale approccio didattico possa favorire negli apprendenti la
comprensione dei meccanismi sollevati dalla lingua quale strumento politico, con riferimento in particolare alla negazione
all'uso di una lingua, alla perdita della propria identità e alla difficoltà all'apprendimento di una lingua imposta. Si cercherà di
evidenziare, al contempo, come la lingua, sia in una dimensione di rapporti tra Stati che tra individui, anche se impiegata per
finalità connesse al soft power, non si ponga mai come strumento neutrale di comunicazione.
Bibliografia
Aluffi Pentini, Anna (ed.), La mediazione interculturale. Dalla biografia alla professione,Franco Angeli: Milano.
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Sitografia
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In: http://www.diacronia.ro/en/indexing/details/A13062/pdf (ultima visita: 17 giugno 2015).
Ilaria Driussi si è specializzata in un’ottica politico-linguistica, coniugando una laurea specialistica in Scienze internazionali
e diplomatiche presso l’Università di Trieste ed una specialistica in Lingue per la comunicazione internazionale presso
l’Università di Udine. A seguito di uno stage presso l’Ambasciata di Vienna nel 2006, durante il semestre di Presidenza
austriaca del Consiglio dell’Unione europea, ha cominciato ad interessarsi al ruolo della lingua nel contesto delle relazioni
internazionali, della politica linguistica dei Paesi dell’area germanofona nonché della questione alto-atesina/sudtirolese. Su
questo filone di ricerca, ha poi proseguito nel corso di un Dottorato in Scienze linguistiche e letterarie presso l’Università di
Udine sotto la supervisione della dott.ssa Iris Jammernegg, abilitandosi nel 2014 con una tesi dal titolo “Il potere
internazionale della lingua. Il tedesco e l’italiano nel contesto delle relazioni internazionali e le politiche della Germania,
dell’Austria e dell’Italia verso la loro promozione”. Ha partecipato a convegni di respiro internazionale sia a Padova
(gennaio e novembre 2014) che a Berlino (marzo 2015) e si è recentemente abilitata in Italia come insegnante nelle scuole
secondarie (luglio 2015), dibattendo un elaborato sulla proposta di integrazione dei “semi-centri” di propagazione della
lingua, quale è l’Alto-Adige/Südtirol, nella didattica del tedesco come lingua straniera. Dal settembre 2014, è cultrice della
materia presso l’Università degli Studi di Udine.
[email protected]
Stefania Cavagnoli - Francesca Dragotto
“Scritture insuperabili? La scrittura della legge per cittadine e cittadini”
Il contributo, che si inscrive nell’ambito della pluridecennale questione della semplificazione dei linguaggi della
comunicazione politica e istituzionale, si propone di analizzare la differenza di linguaggio e di strutture di due documenti
con lo stesso contenuto: si tratta di una legge [Legge Provinciale del 14 luglio 2015, n. 7], quella della Provincia autonoma di
Bolzano in materia di inclusione dei portatori di disabilità, e della sua semplificazione e redazione per un pubblico non
specialistico, ma destinatario della regolamentazione.
Entrambi redatti dalla medesima istituzione, i due testi presentano differenze sia dal punto di vista testuale, sia dal punto di
vista morfosintattico, e non ultimo da quello lessicale. Sulla base di tali premesse, le due autrici si propongono di adottare
una triplice prospettiva che posa loro consentire di fornire un’analisi contrastiva testuale a tutto tonto e, più specificamente,
di confrontare il testo normativo con la sua versione destinata alla comunicazione [analisi intralinguistica di testi
disomogenei]
di confrontare il testo italiano con quello destinato ai germanofoni [analisi interlinguistica di testi omogenei]
di confrontare il testo normativo con quello al momento di riferimento in materia, ovvero la L. centoquattro [analisi
intralinguistica su testi omogenei]
Bibliografia
Testi di legge
Brochure
AMIZZONI 1991 = M. Amizzoni, Calcolo automatico della leggibilità: l'indice GULPEASE, tesi di laurea, cattedra di Filosofia del
linguaggio, Istituto di Filosofia, Università degli studi di Roma «La Sapienza», Roma, 1991
CORTELAZZO 2007 = M. A. CORTELAZZO, Lingua amministrativa, semplificazione e chiarezza guardando a Bruxelles,
ComunicatoriPubblici
Newsletter,
Anno
V
266
(12/10/2007)
http://newsletter.comunicatoripubblici.it/newsletter//arc.html?cid=15489862I&mid=634798822I&pid=9375215385I&ui
d=&exid=
DE MAURO – VEDOVELLI 1999 = T. DE MAURO – M. VEDOVELLI, Dante, il gendarme e la bolletta. Indagine sociolinguistica sulla
nuova bolletta ENEL, Laterza, Bari-Roma 1999
DE MEO 2003 = M. M. DE MEO, Il nuovo contesto normativo delle attività di informazione e comunicazione delle P. A. come ponte tra
diritto all’informazione e dovere di comunicare, in ZUANELLI 2003, pp. 3-28
FRANCHINA -VACCA 1986 =V. Franchina, R. Vacca, Taratura dell'indice di Flesch su testo bilingue italiano-inglese di unico autore, in
Atti dell'incontro di studio su: Leggibilità e Comprensione, Linguaggi III, 3 (1986), Coop. Spazio Linguistico, Roma 1986, pp. 4749
LUCISANO-PIEMONTESE 1988 = P. LUCIDANO - M. E. PIEMONTESE, GULPEASE: una formula per la predizione della
difficoltà dei testi in lingua italiana, in «Scuola e città», 3, 31, marzo 1988, La Nuova Italia, Roma 1988
MANCINI 1996 = P. MANCINI, Manuale di comunicazione, Laterza, Roma-Bari 1996
PIEMONTESE 1996 = M. E. PIEMONTESE, Capire e farsi capire. Teorie e tecniche della scrittura controllata, Tecnodid, Napoli, 1996
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PIEMONTESE 2003 = M. E. PIEMONTESE, La leggibilità e la comprensibilità dei testi: alcuni strumenti per la produzione di testi della
pubblica amministrazione leggibili e comprensibili, in ZUANELLI 2003, pp. 217-230
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comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche, Istituto Poligrafico-Zecca dello Stato, Roma 1993
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI. DIPARTIMENTO PER LA FUNZIONE PUBBLICA 1997 = Manuale di stile, a cura di
A. Fioritto, Il Mulino, Bologna 1997
RASO 2005 = T. RASO, La scrittura burocratica. La lingua e l'organizzazione del testo, Carocci, Roma 2005
ROLANDO 1992 = S. ROLANDO, Comunicazione pubblica. Modernizzazione dello Stato, diritti del cittadino, Il Sole 24 Ore Libri,
Milano 1992
ROLANDO 1995 = S. ROLANDO, La comunicazione dello Stato, Editrice Bibliografica, Milano 1995
ROLANDO 1998 = S. ROLANDO, Un paese spiegabile. La comunicazione pubblica negli anni del cambiamento, delle autonomie territoriali e
delle reti, ETAS Libri, Milano 1998
ZUANELLI 1990 = E. ZUANELLI (a cura di), Il diritto all’informazione in Italia, Presidenza del consiglio dei Ministri,
Dipartimento per l’informazione e l’editoria, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1990
ZUANELLI 2003 = E. ZUANELLI (a cura di), Manuale di comunicazione istituzionale. Teoria e applicazione per aziende e amministrazioni
pubbliche, Colombo, Roma, 2000 [2003]2
Stefania Cavagnoli è professoressa associata di linguistica applicata presso l’università di Roma Tor Vergata. Si occupa di
ricerca sulla comunicazione specialistica, con particolare riferimento al linguaggio giuridico, e di educazione plurilingue. E’
consulente scientifica per molte scuole della provincia autonoma di Bolzano che attuano percorsi plurilingui.
Ha pubblicato saggi e contributi in Italia e all’estero; le sue ultime pubblicazioni sono “introduzione al linguaggio giuridico”
per i tipi di Beck Verlag, “educare al plurilinguismo”, Franco Angeli, “linguaggio giuridico e lingua di genere: una simbiosi
possibile” Edizioni dell’Orso. E’ stata presidente del CPO dell’ateneo maceratese, ed è attualmente coordinatrice del corso
di laurea in lingue e letterature moderne, oltre che direttrice del centro per l’idoneità linguistica di Lettere e Ingegneria.
[email protected]
Francesca Dragotto è autrice di “Tuttopoli”, di “Moggiopoli” e de “Il coso e la cosa” e di tutti i loro contenuti,
ricercatrice e professoressa aggregata nel settore “Glottologia e Linguistica”, vive e lavora a Roma, presso l’Università di
Tor Vergata.
Ha interessi e curiosità per (quasi) tutto quello che riguarda le lingue e il linguaggio.
La sua produzione bibliografica comprende più di sessanta lavori, principalmente saggi e articoli su questioni connesse con
la (socio)linguistica italiana e latina, con i sistemi numerali e la loro rappresentazione, con la creazione neologica, con i
linguaggi della comunicazione, con gli effetti linguistici dell’interdizione psicologica, con la pubblicità, argomento sul quale
ha pubblicato, per l’editore Egea, il volume “Non solo marketing. L’altro modo di comunicare la pubblicità” (2013). Di
recente, insieme a Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa del CNR, ha curato “Parola di scienziato. La conoscenza ridotta a
opinione”
(Universitalia
2014).
Direttrice di Olos, collana di studi sui linguaggi e la comunicazione (UniversItalia) attiva dal 2012, Insegna presso i corsi di
laurea in “Scienze della comunicazione”, “Lettere”, “Letteratura italiana filologia moderna e Linguistica”, “Logopedia” e
“Tecniche audioprotesiche”, nel Tirocinio Formativo Attivo per la formazione degli insegnanti e presso numerosi master in
presenza e a distanza.
È coordinatrice redazionale del LIOn “Laboratorio internazionale di onomastica” ed è stata coordinatrice del Master a
distanza in “Linguistica e onomastica (SLO), entrambi presso il secondo Ateneo di Roma.
È membro del board di Sensibilia, di Eurolinguistica sud, del panel di Giornalisti nell’Erba, del comitato scientifico
dell’Accademia Italiana della Cucina Mediterranea e ha collaborato dal 2008 al 2013 su questioni di lingua con “Il riposo del
guerriero”, il programma domenicale di Radio 24 condotto da Stefano Gallarini, e con “Cose dell’altro Geo” di Rai Tre,
condotto da Massimiliano Ossini (dal 2010 al 2014 e nuovamente dal settembre 2015). Attualmente collabora con l’editore
Zanichelli e, saltuariamente, continua l’opera di divulgazione della cultura linguistica su Radio Monte Carlo.
Giovanna Scocozza / Angela Sagnella
“Le frontiere del mediterraneo tra scontri politici e incontri linguistici: il caso di Ceuta e Melilla”
Secondo uno studio dell’Onu, la Spagna rappresenta uno dei dieci paesi con maggior numero di immigrati: nel corso degli
ultimi 15 anni, infatti, le coste iberiche sono state destinazione di arrivo per circa 6,5 milioni di persone. Al riguardo, di
notevole interesse risulta la condizione delle due enclave spagnole presenti in Marocco, Ceuta e Melilla, utilizzate come
efficaci vasi comunicanti per toccare terra europea. Le due città, in ragione dell’osmosi irregolare a cui davano vita, sono
state isolate dal territorio marocchino con una doppia rete metallica, costruita con l’aiuto dell’Unione Europea, a delimitare
una frontiera che sembra prendere corpo non solo dal punto di vista politico-giuridico, ma anche e soprattutto da quello
linguistico-sociologico. Avamposti dell’Africa maghrebina, Ceuta e Melilla sono infatti considerate protagoniste
emblematiche nello studio dei “mutamenti” linguistici, in quanto scenario del complesso universo derivante dal contatto fra
lingue, politiche e culture coesistenti in una medesima comunità. Il nostro intervento, quindi, è volto all’analisi dello
sviluppo spontaneo delle varianti linguistiche presenti sul territorio in questione, dimostrando la forte e imprescindibile
correlazione esistente tra produzione linguistica e ambiente politico-sociale. L’immigrazione, infatti, rappresenta un
importante test non solo per il sistema di convivenza civile, ma anche per il suo regime linguistico, per lo stato di salute
della lingua di un popolo e per eventuali nuove prospettive socio-politiche. Ed è in quest’ottica che intendiamo riflettere,
sottolineando la stretta connessione tra processi storici, restrizioni politiche e contaminazioni linguistiche quali fattori
determinanti nella creazione di possibili lingue e culture di contatto.
Giovanna Scocozza si è laureata in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Salerno con una tesi in Storia
Contemporanea dell’America Latina dal titolo “Il Venezuela da Betancourt a Chávez” e ha conseguito il dottorato in “Studi
Americanistici” presso l’Università degli Studi di Genova con una tesi dal titolo: “La filosofia politica di Cánovas e la guerra
di Cuba: 1868 – 1898”; attualmente è professore associato di Lingua e Cultura Spagnola presso l’Università per Stranieri di
Perugia. L’attività scientifica svolta fino a questo momento si è orientata inizialmente verso lo studio delle problematiche
sociali, politiche e culturali che hanno definito la crisi spagnola di fine ‘800, con particolare attenzione alle ripercussioni che
la perdita delle ultime colonie d’oltreoceano ebbe nella ricerca di una nuova identità spagnola in senso moderno. A partire
dallo studio delle gravi conseguenze in termini sociali che la crisi del ’98 produsse in quasi tutto il paese, la ricerca è stata
orientata verso il delicato processo storico-politico che ha contraddistinto gli anni della Restauración, soffermandosi,
nell’ultimo periodo, sulla prospettiva filosofico-letteraria di alcuni tra i grandi pensatori di fine secolo come Ganivet e
Unamuno. Gli studi degli ultimi tempi sono stati rivolti al composito mondo della traduzione e della pratica del tradurre e,
nello specifico, sono stati principalmente dedicati alla traduzione del saggio Filosofía de la historia. Juan Bautista Vico (1838), di
Juan Donoso Cortés, per una prima versione in lingua italiana. Nell’ultimo anno ha concentrato la ricerca sul ruolo degli
intellettuali spagnoli durante la Prima Guerra Mondiale e le loro riflessioni circa la tanto dibattuta neutralità della Spagna.
[email protected]
Angela Sagnella si è laureata in Comunicazione Internazionale presso l’Università per Stranieri di Perugia per poi
proseguire gli studi magistrali in Lingue e letterature per la cooperazione e l’intermediazione culturale e d’impresa nello
stesso ateneo perugino. La tesi magistrale in Lingua e cultura spagnola dal titolo “Il liderazgo politico tra Messico e Italia :
Lázaro Cárdenas e Benito Mussolini” è frutto di un intenso scambio culturale realizzato presso l’Universidad Carlos III de
Madrid e l’Università di Quintana Roo (Messico). Attualmente è dottoranda in Processi di internazionalizzazione della
comunicazione presso l’Università per Stranieri di Perugia. La ricerca ha come oggetto la dolorosa questione delle enclaves
spagnole di Ceuta e Melilla, ponti necessari per l’approdo dei migranti nel territorio europeo. Più in generale, lo studio si
occupa della “frontierizzazione” del Mediterraneo anche in un’ottica comparativa con quanto accade lungo il confine
Messico – Stati Uniti.
Giovedì 11 febbraio
6:30 -18:00 SESSIONE 8. Aula E
Discorso politico in ambito ispanico
Presiede Paola Gorla (Università L’Orientale di Napoli)
María José Flores Requejo
“Del franquismo a la transición: elementos conceptuales y retóricos de la poesía crítica de José Manuel Caballero
Bonald (vertiente política y social)”
En mi intervención me gustaría profundizar en la conflictiva relación que José Manuel Caballero Bonald mantiene en su
poesía con la política y la sociedad españolas franquistas y, en buena medida, también con la España de la transición. Se
analizará la evolución del tema (conceptual y retóricamente) en su obra poética.
María José Flores Requejo
Dottore di Ricerca in “Filología Hispánica” presso la “Universidad de Extremadura” è Professore Associato Confermato in
Lingua e traduzione spagnola presso il Dipartimento di Scienze Umane (Università degli Studi dell’Aquila). Dirige il CAD di
Lingue ed è Vice Direttore del Centro Linguistico di Ateneo.
Membro del Collegio di Dottorato in Genere Letterari (Bologna- L'Aquila), è direttrice della collana “Archipiélago”
(Edizioni Solfanelli)
Si occupa di linguistica contrastiva e della letteratura spagnola dei secoli XIX e XX. È autrice dei seguenti volumi: La obra
poética de Caballero Bonald y sus variantes (1999); Ramiro de Maeztu y Whitney. Un intelectual herido por España (2002); Los marcadores
del discurso en el español peninsular y sus equivalencias en italiano 1. Estructuradores de la información, conectores, reformuladores y operadores
discursivos, (2008; 2012 seconda edizione riveduta ed ampliata); Estudio de los marcadores bueno, bien y vamos y de sus equivalencias en
italiano. Los marcadores del discurso en el español peninsular y sus equivalencias en italiano 2 (2012); José Manuel Caballero Bonald,
Fábula y memoria. Antología poética en verso y prosa, selezione e prologo di María José Flores Requejo (2014).
[email protected]
Luisa A. Messina Fajardo
“Análisis y didáctica del discurso político”
Nuestra intención en este estudio es analizar el lenguaje empleado por los políticos en los discursos políticos. Nos
proponemos analizar, en un corpus que comprende diez discursos emitidos por diferentes políticos, el empleo de las figuras
retóricas, en particular el de la metáfora. Las metáforas tienen el mérito de simplificar conceptos, transformándolos en
situaciones más asequibles cognoscitivamente, pero también son importantes por la carga argumentativa y valorativa gracias
a las asociaciones subjetivas a que dan lugar (Fernández Lagunilla, 1999b). El lenguaje político es, también, un lenguaje
persuasivo; es un tipo de discurso que recurre a diversas técnicas como la ampulosidad en las expresiones, la tendencia a la
adjetivación sinonímica y al empleo de expresiones redundantes (González Ruiz: 2008). El objetivo fundamental de esta
variedad de lenguaje es persuadir, es ganar el consenso de los ciudadanos, por lo que el político recurre a estrategias
argumentativas de persuasión, a veces muy eficaces, para alcanzar su objetivo.
Palabras clave: lenguaje político, retórica, metáfora, poder, persuasión.
Referencias
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FERNÁNDEZ LAGUNILLA, Marina (1999a): La lengua en la comunicación política I: el discurso del poder. Madrid, Arco Libros.
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vida cotidiana. Madrid: Cátedra,1991, 2ª ed.].
VAN DIJK, Teun (1999). Ideología. Una aproximación multidisciplinaria. Barcelona: Gedisa. WODAK, Ruth & MEYER,
Michael (comps.) (2003). Métodos de análisis crítico del discurso. Barcelona: Gedisa.
Luisa A. Messina Fajardo
Doctora en ESTRUCTURA Y FUNCIÓN DE LAS UNIDADES LINGÜÍSTICAS ESTABLES: FRASEOLOGISMOS
Y PAREMIAS - Universidad Complutense de Madrid (Doctorado Europeo con calificación SOBRESALIENTE cun
LAUDE). Es profesora titular (II Fascia - sector L/Lin-07). Trabaja en el Departamento de Ciencias Políticas UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA TRE. Es responsable de la cátedra de LINGUA, CULTURE E ISTITUZIONI
DEI PAESI DI LINGUA SPAGNOLA y CULTURA DEI PAESI DI LINGUA SPAGNOLA. Se ocupa de temas
lingüísticos, en particular del estudio de la fraseología y paremiología de la lengua española y del análisis del discurso
político. Asimismo, se ocupa de didáctica de la lengua española come L2, didáctica de la traducción, de la variedad lingüística
del español y de la literatura del área hispanoamericana; como también es de su interés el estudio de personajes clave de la
historia de Venezuela: Francisco de Miranda, Simón Bolívar, Blanco Fombona, entre otros. Ha participado a numerosos
congresos nacionales e internacionales y ha publicado alrededor de cincuenta trabajos científicos.
[email protected]
Trinis Antonietta Messina Fajardo
“Mujeres españolas, las del rojo designio, las que vamos por estepas y aldeas procurando enterrar semillas y trazar
caminos… El lenguaje político de los escritos y discursos de María Lejárraga”
María Lejárraga (1874-1974) al igual que otras célebres intelectuales fue una activa feminista en los años precedentes a la
Guerra Civil española. Junto a otras mujeres creó varias asociaciones para promover los derechos de las mujeres y fomentar
la cultura de la clase media trabajadora. Fue elegida diputada en el partido socialista por Granada; en1936 fue enviada a
Berna como agregada comercial de la República española y nunca más volvió a pisar su tierra a causa de la represión
franquista. Se exilió en Argentina donde pasó sus últimos años de vida. Escribió numerosas novelas y obras teatrales que
desgraciamente firmó con un pseudónimo, Gregorio Martínez Sierra, el nombre de su marido. Dejó varios ensayos en
defensa de la mujer, ciudadana de pleno derecho en España. La comunicación tiene como objetivo principal analizar el
lenguaje político empleado en sus discursos y escritos feministas en los años precedentes al conflicto bélico y reflexionar
sobre la actualidad de su pensamiento político.
Trinis Antonietta Messina Fajardo è Professore Associato di Letteratura Spagnola all’Università di Enna “Kore”. È
docente di Lingua e Letteratura spagnola presso la Facoltà di Studi Classici, Linguistici e della Formazione (UKE). È
coordinatrice del comitato scientifico delle Giornate Siciliane di Studi Classici del Mediterraneo. È direttrice della rivista
Miscellanee Mediterranee. Vecchi e Nuovi Mondi (Aracne). Tra le sue pubblicazioni si segnalano: La picardía del nombre.
Onomástica, lazarillos, literatura (2008); El pesimismo en la picaresca. El caso del Guitón Onofre 2008; Alceste (trad. ed. biligue)(2010);
“Nombres y símbolos en Marianela de Benito Pérez Galdós”, in Castilla. Estudios de Literatura (2010); “Cuerpos y mujeres: La
Colmena, metáfora de la venta”, in Actas del XI Congreso Internacional de Literatura Española Contemporánea (2010); “Intriga de
nombres: máscaras, disfraces y desdoblamientos en La Dorotea”, in Il nome nel testo. Rivista Internazionale di Onomastica letteraria
(2012). “Diosas abnegadas, ángeles liberales y mujeres demonio en el universo galdosiano”, in Atti del IX Convegno
Internazionale del Gruppo di Ricerca Escritoras y Escrituras dell’Università di Siviglia: Le voci delle dee (2012); Vivir al lado del fuego y ser la
sombra: el caso de María Lejárraga; in Actas del X Congreso Internacional Ausencias: escritoras en los márgenes de la cultura (2013).
“Minareti e campanili in Aitta Tettuán de Galdós” (Bordiguera Press, 2015). Ha curato l’edizione in italiano de I rari di Pere
Gimferrer (Aracne, 2012). [email protected]
Alessandra Cappabianca
“El discurso político latinoamericano. Algunas funciones de las metáforas”
Generalmente, la metáfora en el discurso político cumple la función de relacionar palabras cuyos significados se vuelven más
efectivos cuando se establecen nexos entre ellas; otra de las ventajas de la metáfora consiste en que promueve o facilita a las
expresiones, formas indirectas que suavizan –en el caso político mejor que en otros- la intensidad de un enunciado. El
primer autor que estudió la metáfora en la comunicación política fue Lippmann, quien, ya en 1922, afirmaba que la política
era demasiado abstracta para ser vivida, que era un fenomeno creado por la comunicación y que, por lo tanto, podía ser
manipulado2. El lenguaje no es inocente, si tiene el poder de llegar a lo más profundo de la intención comunicativa.
Tampoco el constructor de la metáfora política es inocente, y muy pocas veces espontáneo: las palabras son sus
herramientas. “Conoce cuáles hieren, punzan, martillan, o seducen. Intuye en qué momento preciso, se ha creado el clímax
necesario para que suene la metáfora”3. De hecho, las frases que la componen han sido escogidas de acuerdo con una
intencionalidad, no son gratuitas; están preñadas de intereses, de incitaciones a asumir determinadas creencias, actitudes,
conductas. La posesión de una Teoría de la Mente que permite atribuir estados mentales a otros, así como predecirlos, es
fundamental para engañar a alguien, o sea para inducirle un estado mental que no se corresponde con los hechos del mundo.
La literalidad del enunciado político es imposible, porque existen los actos de habla (speech acts) en el decir de John Searle,
que hacen que la dicción del discurso tienda a metamorfosearse, a cambiarse por otros modos del decir que parecieran ser
2
Walter Lippmann, Public opinion, Free Press, New York, 1965. La primera edición fue editada en 1922. Esta perspectiva ha sido
analizada por muchos autores. Entre otros, recordamos a Edelmann, Graber, Sniderman, Stone
3María
Lourdes Hernández, La metáfora política en la prensa venezolana: Un estudio lingüístico cognitivo, en Opción, Año 20, Nº 44,
Departamento de Lingüística. Facultad de Humanidades y Educación, Universidad del Zulia. Maracaibo, Venezuela, 2004, pp. 55-77
ficticios; ahí es donde cabe la metáfora4. En ella está explícito el carácter ficcional de los actos de habla. Desde un punto de
vista pragmático, el análisis de la metáfora como manifestación ficcional del discurso transformado en el acto de habla, es
fundamental para entender el discurso en el contexto latinoamericano. Adicionalmente, como búsqueda o pretensión de
identidad, la metáfora es un instrumento del cual se vale el enunciado para alcanzar una intencionalidad. El ejercicio que
proponen autores como Derridá en términos de desconstruirla, implica entrar en el territorio de la metáfora como objeto
cognitivo, siguiendo además el camino de Aritóteles5.Sin embargo, en vista de los vicios que pueden derivarse de la mimesis,
Derridá propone la desconstrución de la metáfora y cuestiona su funcionamiento filosófico con lo cual contribuye, en parte,
a dilucidar las fronteras y los límites de la intención discursiva6; esto es, que la metáfora –en un momento dado- separa la
intención del discurso de su verdadera identidad; y si nos referimos al discurso político latinoamericano, este fenómeno se
evidencia mucho más ampliamente. La metáfora tiene la capacidad de ejercitar una suerte de in-tensión, expresión utilizada
por Umberto Eco en su obra “La Struttura assente”7, que puede entenderse como la estructura interna del significado
lingüístico de un enunciado específico, que demuestra el grado de dinamización que guarda el enunciado en el discurso. Por
lo tanto, en el presente trabajo, proponemos el análisis de algunos apartados utilizados en sus discursos por dos
presidententes latinoaméricanos, considerados neopopulistas por exelencia, es decir Álvaro Uribe Vélez y Hugo Chávez
Frías. Por ejemplo, en el discurso del presidente Álvaro Uribe Vélez, en el colegio de San Bartolomé de La Merced, en mayo
de 2006, dentro de la última etapa de su candidatura, nos encontramos con lo siguiente:
“Yo conocí en la universidad proyectos políticos de odio, que sembraron tanta discordia que condujeron a muchos amigos
de mi generación a las guerrillas, al paramilitarismo, al narcotráfico…”8
Como puede observarse, la expresión “proyectos políticos de odio”, da a los opositores o a otros proyectos políticos la
categoría de odio, sin explicar las razones por las cuales se fundamenta esta afirmación en esa premisa. Este es un caso en
que el discurso político está siendo manipulado por una idea de que el odio se constituye también en un proyecto político
concreto, lo cual no es consistente con las propias ideas y principios de la democracia. A propósito de la intensión como
tensión íntima de las fuerzas del discurso, la expresión del apartado que acabamos de mencionar “sembraron tanta discordia
que condujeron a muchos amigos de mi generación a las guerrillas”, podremos ver que la intencionalidad busca crear la
imagen de culpables que son responsables de hechos acontecidos, en este ejemplo, en el pasado. Así, la in-tensión es la
fuerza del discurso cuyo origen es mostrar el carácter opuesto, y la intención con C, busca demostrar desde un argumento,
que hay tensiones íntimas que manipulan al público. Esto es posible porque la metáfora consta de dos polos a partir de los
cuales se genera una tensión entre la razón y la imaginación. Existe una parte abstracta de la metáfora relacionada con la
estructura profunda y una parte inmediata, relacionada con la estructura superficial, con la sintaxis de la frase, por ejemplo.
En el nivel profundo, este trabajo propone analizar representaciones, iconografías, sistemas emblemáticos de la cultura y, en
fin, aquellos elementos que cumplen una función de enmascaramiento del discurso, es decir todas esas máscaras de las que
se construyen las cadenas discursivas analizadas.9
Alessandra Cappabianca, giornalista professionista e dottore di ricerca in Culture dei Paesi di lingue iberiche e
iberoamericane, presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.
Titolo della tesi, in corso di pubblicazione, “El Poder de la metáfora: Álvaro Uribe Vélez y Hugo Chávez Frías”.
Già Portavoce del Presidente del Consiglio regionale della Campania, attualmente sono docente di scuola secondaria
superiore e cultrice della materia presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, Jean Monnet.
Di seguito un elenco delle mie pubblicazioni:
“El Gendarme necesario” in Contigo aprendí, a cura di Giuseppina Buono, Rubbettino Editore, Settembre 2008; ISBN 97888-4982271-7
“El confín entre lo real y lo immaginario: la metáfora y el discurso político populista en América Latina” in Confini e Frontiere.
Analisi e prospettive in ambito iberico, iberoamericano e lusoafricano, (a cura di) M. Rossi e M. Solinas, Arcoiris, Salerno, Novembre
2011, ISBN: 978-88-965-83-13-5
4John
Searle, Speech Acts: An Essay in the Philosophy of Language, University Press, Cambridge 1969.
5“La
cadena metafísica de valores del logos, la voz significativa, el nombre, la mimesis, la semejanza, en el horizonte de la verdad como
presencia (cadena ciertamente distinta de la cadena metonímica de los indecibles, la cadena móvil de la desconstrucción y la diseminación).
Así, para Aristóteles la metáfora trabaja al servicio del conocimiento”.
Ver a Jacques Derridá, La desconstrucción en las fronteras de la filosofía, cit., p.31
6Ibid.
7Eco
afirma que el signo es una unidad cultural, algo que está definido culturalmente y distinguido como entidad. Cfr. Umberto Eco, La
struttura assente. La ricerca semiotica e il metodo strutturale, Bompiani, Milano 1968
Palabras del Presidente Álvaro Uribe Vélez, Discurso de la campaña presidencial para la reelección en el año 2006, frente a un auditorio
en el colegio de San Bartolomé de la Merced.
8
9Cfr.
A propósito de la teatralización, Goffman tiene una propuesta en que la metáfora juega un papel fundamental. Además, Susana
Raquel Barbosa en el comentario del libro Metáforas del poder de J. González García, (Editorial, Madrid, 1998), evidencia que la metáfora
cumple también un papel en el Theatrum mundi.
Giovedì 11 febbraio
16:30-18:00 SESSIONE 9. Aula Barnave
COMUNICAZIONE POLITICA E TRADUZIONE
Presiede Antonella Cancellier (Università di Padova)
Alessandro Ghignoli
“La traducción del discurso político y la información manipulada”
La traduzione del discorso politico e l’informazione manipolata
Nella traduzione, che è una disciplina di mediazione linguistica e culturale, è implicita una certa manipolazione che in taluni
casi è d’interesse politica e sociale. Sin da Leornado Bruni con il suo De interpretatione recta del XV secolo si ha la pretesa di
una traduzione “corretta”, sarà poi L. Venuti con la sua idea di visibilità-invisibilità del traduttore che noteremo l’importanza
di un lavoro traduttologico che aspiri alla trasmissione dei contenuti per poter poi arrivare, nel nostro studio, ad analizzare il
discorso politico tradotto; in questa fase i termini di manipolazione saranno evidenti nella costruzione di un discorso della
politica.
Ci avvaleremo tra gli altri degli studi di: Abril G. Teoría general de la información (2005); Baker M. Translation and conflict: a
narrative account (2006); Ghignoli A. e Montabes Ortíz Á. “La traducción y los géneros periodísticos” (2014); Martín Ruano,
M. d. R. El (des)orden de los discursos: La traducción de lo políticamente correcto (2003); Tymoczko M. e Gentzler E. Translation and
power (2002); Venuti L. The translator’s invisibility. A history of translation (1995); Vidal Claramonte, M. Traducción, manipulación,
desconstrucción (1995).
Alessandro Ghignoli si è addottorato in Filologia all’Università Complutense di Madrid ed è docente presso il
Dipartimento di ‘Traducción e Interpretación’ dell’Università di Malaga. Le sue ricerche si centrano nella teoria della
traduzione, la traduzione letteraria e la linguistica contrastiva italiano-spagnolo. Ha pubblicato le seguenti monografie: Un
diálogo transpoético. Confluencias entre poesía española e italiana (1939-1989) (2009), Transmediazioni. Lingua e Poesia (2011), La
comunicazione in poesia. Aspetti comparativi nel Novecento spagnolo (2013) e La palabra ilusa. Transcodificaciones de vanguardia en Italia
(2014). Ha curato i volumi: Futurismo. La explosión de la vanguardia (2011), Traducir literatura (2014) e Tendencias culturales en Italia
(2015). È membro della SEI (Sociedad española de italianistas) e dell’AISPI (Associazione degli ispanisti italiani). Fa parte
della redazione della rivista accademica Trans. Revista de traductología (Università di Malaga). [email protected]
Mario Francisco Benvenuto
“L'amparo spagnolo e la tutela dei diritti della persona in Italia: tecnicismi ed equivalenze traduttive”
Da un nostro precedente lavoro sul recurso de amparo, come istituto giuridico di protezione delle garanzie dei diritti della
persona, in ambito costituzionale dei paesi ispanoamericani è stata rilevata una diffusa confusione terminologica. Tale
confusione si appalesa in una marcata non corrispondenza referenziale qualitativa del valore semantico del tecnicismo e nel
suo uso quantitativamente comune all'interno del linguaggio speciale. La presente ricerca si basa sull'analisi dell'istituto
dell'amparo spagnolo nel tentativo di valutare l'effettivo valore semantico del termine in ambito iberico e le eventuali
discrepanze in relazione a quello ispanoamericano. I risultati ottenuti dalla precedente analisi convergeranno sul piano
traduttologico per verificare il livello di equivalenza tra le due lingue, italiano e spagnolo. Il tema dell'amparo o dei diritti della
persona è, nell'ultimo decennio, è di grande attualità in ambito giuridico costituzionale, tanto da potersi definire di interesse
globale per gli studi comparati tra gli istituti del Vecchio e del Nuovo continente.
Mario Francisco Benvenuto
Ricercatore confermato e Professore aggregato di Lingua e traduzione -Lingua spagnola (L-Lin/07), presso i Dipartimenti di
Scienze Politiche e di Lingue e Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria (CS).
Ambiti di ricerca:
Lessicografia bilingue, diversità tra comunità linguistiche affini, lingue a contatto: lunfardo rioplatense, falsi amici linguistici”
(italiano-spagnolo), equivalenza nella traduzione specialistica, lingüística e grammatica spagnola, plurilinguismo e Teoria e
pratica della traduzione. Dirige la ricerca del Fondo Documentale “Accattatis”, riguardante manoscritti inediti rinvenuti sul
territorio calabrese sulla dominazione spagnola (Regno di Napoli e delle due Sicilie), tra i quali sono compresi le bolle e i
privilegi concessi da Carlo V pergamene di Ferdinando IV e diplomi di laurea per un periodo che oscilla tra il 1400 e il 1800.
Dal 2013 inizia una ricerca sulle lingue speciali e in particolare tratta l’argomento del linguaggio giuridico comparato italianospagnolo.
Pubblicazioni
volumi (selezione):
– Gramática de la Lengua Española, Catanzaro, Rubbettino, 2006 (ristampa 2007), pp. 394.
– Manuel Gahete. Miti urbani, edizione e traduzione a cura di Mario F. Benvenuto e Marina Bianchi, Catanzaro, Rubbettino,
2011, pp. 152.
– M.F.B. e Marina Bianchi (edizione, studi critici, bibliografia, selezione dei testi e traduzione), Vicente Cervera Salinas. Figli del
divenire. Antologia poetica 1993-2013, Soveria Mannelli (Cz), Iride (Gruppo Rubbettino), 2013, pp. 168 [ISBN 978-88-6492035-1].
Articoli (selezione):
«Il linguaggio del tango tra lunfardo e poesia», in AA.VV., Argentina, dall’emigrazione italiana alla crisi politica, a cura di M.F.
Benvenuto e F.S. Perri, “Quaderni della Fondazione ‘E. Sábato’ - A.S.LA.”, Rende (Cs), Nuova Arintha Editrice, 2007, pp.
91-124.
«La diversidad lingüística de las lenguas afines: Italiano y español a partir de su léxico», in AA.VV., E Pluribus Unum, Atti del
convegno di Rende Cs (26 settembre 2004), a cura di D. Sturino e S.L. Filice, “Quaderni della Fondazione ‘E. Sábato’ A.S.LA.”, Rende (Cs), Nuova Arintha Editrice, 2007, pp. 81-108.
«Italianismi e Lunfardo nel Río de la Plata. Risultati di una ricerca», in AA.VV., II Quaderno del CLA. Le lingue europee in
prospettiva, a cura di Régine Laugier, Catanzaro, Rubbettino Universitaria, 2007, pp. 73-93.
«La interferencia del italiano en el aprendizaje del español», in AA.VV., V Quaderno del CLA. Intercultura, interculturalità: dalla
teoria alla pratica, a cura di Régine Laugier, Catanzaro, Rubbettino Universitaria, 2010, pp. 35-52.
«Notas y propuesta acerca de la enseñanza del español: la cultura», in AA.VV., V Quaderno del CLA. Intercultura, interculturalità:
dalla teoria alla pratica, a cura di Régine Laugier, Catanzaro, Rubbettino Universitaria, 2010, pp. 19-33.
«Andrés Bello: Concepto y nomenclatura de los tiempos verbales de la lengua española», in AA.VV., Quaderno del
Dipartimento di Linguistica n. 3, a cura di Domenico Sturino et al., Klipper, Cosenza (in stampa).
« Notas críticas sobre: Marina Bianchi, Vicente Núñez: Parole come armi, Barcellona Pozzo di Gotto (ME), Edizioni Smasher,
2011», in Olivar, n. 17, 2012, pp. 199-204.
«Isabel de Aragón, reina de Francia: del testamento a la leyenda», in Mario F. Benvenuto e Ian M. Robinson (a cura di),
Caleidoscopio. Cultura, politica, società, Catanzaro, RubbettinoUniversitaria, 2013, pp. 351-378.
«La poesía de Manuel Gahete en Italia», a cura di Mario Benvenuto e Marina Bianchi, Atti del XXVII Convegno AISPI, Le
ragioni del tradurre, Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell'Università di Bologna (Forlì), 22-26 maggio 2012 (in
corso di stampa).
[email protected]
Daniela Natale
“Algunas reflexiones sobre el derecho y la traducción jurídica”
En las últimas décadas se ha dedicado una atención especial a la traducción jurídica, debido a los siempre más frecuentes
intercambios entre países con ordenamientos jurídicos diferentes (Hurtado: 1996). La divergencia que existe entre los
sistemas jurídicos, incluso entre los de países que comparten cultura e historia, impide una simple transposición de
elementos lingüísticos de un ordenamiento jurídico a otro, incrementando la complejidad de la actividad del traductor
jurídico.
La mayor parte de las reflexiones que se hacen sobre la traducción jurídica, desde el campo del derecho, parten del principio
que «el traductor no debe interpretar el texto», aunque pensamos que esta formulación es demasiado general porque el
traductor, en alguna medida, siempre necesita comprender e interpretar el texto jurídico para poder traducirlo (Monzó y
Borja: 2005). Otra cuestión crucial que abordamos es la “medición” de los conocimientos jurídicos que el mediador
lingüístico debe poseer y su formación universitaria (González y Wagenaar. 2003).
Daniela Natale
Ha conseguito il Dottorato in Letterature Comparate presso l’Università Roma Tre.
È professore a contratto di Lingua Spagnola presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Sannio e la Facoltà di
Economia della Seconda Università di Napoli. Si occupa di comparatistica nonché di linguaggi specialistici. I suoi interessi,
nel campo della linguistica, sono rivolti alla fraseologia, alla traduzione, e a questioni pragmatiche in ottica contrastiva
spagnolo-italiano. Ha partecipato a numerosi congressi nazionali e internazionali. Ha tradotto in italiano La Chivata, il primo
romanzo scritto in castigliano da Teresa Pàmies.
[email protected]
Venerdì 12 febbraio
9:00-10:30 SESSIONE 10. Aula Abside
POLITICHE LINGUISTICHE E COMUNICAZIONE
Presiede Mathilde Anquetil (Università di Macerata)
Jeoffrey Gaspard
9:00-10:00
“La promotion de l’anglais dans une économie de la connaissance:
sur le discours promotionnel des universités”
Depuis maintenant deux décennies, une nouvelle conception de l’enseignement supérieur redéfinit le rôle et les missions de
nos universités sur le Continent, modifidant en conséquent leur administration journalière aussi bien que leurs activités
traditionnelles d’enseignement, de recherche et de service à la communauté. Plus spécifiquement, avec pour toile de fond le
processus de Bologne et la stratégie de Lisbonne, ces institutions sont en effet priées par le politique de « s’adapter » aux nouvelles
« exigences » d’une « économie de la connaissance » mondialisée en « s’ouvrant » à toute une série de parties prenantes de
plus en plus « diversifiés », que celles-ci fassent partie du secteur public ou du secteur privé. Il s’agit alors de promouvoir
« l’excellence » de nos institutions sur les plans régional, national et international, pour attirer les « meilleurs » contrats de
recherche, scientifiques et étudiants. Si ces impératifs demeurent parfois contestés au sein des campus universitaires et ne
sont pas systématiquement implémentés, de nombreux indices trahissent bel et bien des bouleversements impliqués par ces
nouvelles visions contemporaines de l’enseignement supérieur en Europe. Dans le cadre de cette communication, nous
attirerons l’attention sur deux de ces indices en particulier : le discours promotionnel des universités et l’offre de
« formations » en anglais. Ces deux aspects seront traités conjointement puisqu’ils se trouvent noués autour d’enjeux
communs. Dans un environnement devenu fortement concurrentiel, les pratiques de communication, inédites et calquées
sur celles pratiquées en entreprise, occupent une place de plus en plus prépondérante au sein des universités: il s’agit de se
rendre visible au sein d’un « marché » de l’enseignement et de la recherche naissant. Le site web d’université, en tant
que vitrine institutionnelle pour tout « public cible » désirant obtenir des informations relatives à l’institution, constitue dès
lors un instrument relationnel et promotionnel incontournable. Par ailleurs, dans le but d’attirer des publics étudiants
internationaux mais également de répondre aux demandes « d’ouverture » et de « flexibilité » vers un monde professionnel
globalisé (et donc anglicisé ?), les universités francophones construisent et promeuvent désormais une batterie de formations
dispensées en anglais. À notre avis, le croisement du discours promotionnel avec une politique linguistique anglophile
constitue un cas d’étude idéal si l’on désire exemplifier l’impact (perçu ?) de la mondialisation sur un de nos types de
discours en société.
Bibliographie sélective
Andersen, H. L. (2009). Le nouveau discours universitaire: textes de présentation, marketing
et recrutement - vers
un discours d’entreprise. In J.-M. Defays & A. Englebert (Eds.), Principes et typologie des discours universitaires (Vol. 1, pp. 139150). Paris: L’Harmattan.
Barats, C. (2009). Textes numériques ou sur le numérique: rhétorique de l’internationalisation
et « attractivité » des
universités parisiennes. In Acteurs et contextes des discours universitaires (Vol. 2, pp. 209-223). Paris: L’Harmattan.
Bruno, I., Clément, P., & Laval, C. (2010). La grande mutation: néolibéralisme et éducation en Europe. Paris: Editions Syllepse.
Caiazzo, L. (2010). The promotional English of university websites. In R. Cagliero & J. Jenkins (Éd.), Discourses,
Communities, and Global Englishes (pp. 43-60). Bern; New York : Peter Lang.
Commission européenne (2003). Le rôle des universités dans l’Europe de la Connaissance. Bruxelles: Commission européenne.
Cussó, R. (2008). Quand la Commission européenne promeut la société de la connaissance. Mots. Les langages du politique, n°
88, 39–52.
Dardot, P., & Laval, C. (2010). La nouvelle raison du monde: essai sur la société néolibérale. Paris: La Découverte.
Gaspard, J. (2013a). L’européanisation de l’Enseignement supérieur en Europe: une analyse
du
discours
promotionnel en ligne des universités. Education comparée, n° 8, 127-147.
Gaspard, J. (2013b). Le discours promotionnel des universités: homogénéité dans la compétitivité? Mots. Les langages du
politique, n° 102, 53-66.
Gaspard, J. (2014). Les hypertextes de présentation d’universités: du texte descriptif au discours idéologique.
Communication & Organisation, n° 44, 189-202.
Gazzola, M. (2012). The linguistic implications of academic performance indicators: general trends and case study.
International Journal of the Sociology of Language, n° 216, 131-156.
Granget, L. (2009). Les universités en quête de prestige dans le grand jeu de la concurrence: le rôle de la communication
marketing et l’impact des palmarès. Communication et organisation, n° 35, 149–157.
Jeoffrey Gaspard, maître et docteur en information et communication (2015), est actuellement assistant au Département
des sciences de l’information et de la communication de l’Université libre de Bruxelles. Sa thèse a porté son sur une
sémiotique du discours promotionnel en ligne des universités francophones en Europe. Se spécialisant dans l’analyse et la
théorie du discours, ses recherches portent à présent sur l’application de la sémiotique de Charles S. Peirce à l’observation
de phénomènes discursifs rassemblés en corpus. Ses principales publications sont « Discourse Analysis with Peirce ? Making
sense of discursive regularities : the case of online university prospectuses », publiée par la revue Semiotica (n° 207, p. 551–
565) en 2015, « Les textes en ligne de présentation d’universités : du texte descriptif au discours idéologique », publiée dans
la revue Communication & Organisation (n° 44, p. 189-202) en 2014, « Le discours promotionnel des
universités européennes : homogénéité dans la compétitivité ? », publiée dans la revue Mots. Les langage du politique (n°
102, p. 53-66) en 2013 et « L’européanisation de l’Enseignement supérieur en Europe : une analyse du discours
promotionnel en ligne des universités », publiée dans la revue Education comparée (n° 8, p. 127-147) en 2013.
[email protected]
Carmen Saggiomo
“La politica linguistica in Burkina Faso
durante la colonizzazione e la post-colonizzazione”
La ricerca si propone di illustrare la politica linguistica condotta dalla Francia in Burkina Faso durante il periodo della
colonizzazione e le modalità con cui questo Paese, divenuto Repubblica indipendente il 5 agosto 1960, ha impostato una sua
politica linguistica, all’esito della quale viene costituzionalmente riconosciuto il francese come lingua ufficiale. Un tale
succedersi di eventi solleva specifici interrogativi, che vanno opportunamente tematizzati. Ciò che, a un certo punto, viene
in gioco è un problema di egemonia culturale e linguistica, sul quale diverse sono le opinioni possibili. Lo studio prende in
esame i molteplici campi in cui la politica linguistica, durante la colonizzazione e la post-colonizzazione, si svolge: istruzione,
amministrazione pubblica, sistema giudiziario.
Carmen Saggiomo è ricercatore confermato di Lingua e Traduzione Francese presso il Dipartimento di Scienze Politiche
“Jean Monnet” della Seconda Università degli Studi di Napoli, dove insegna Lingua e Cultura Francese e Istituzioni politiche
dei Paesi di Lingua Francese. La sua ricerca riguarda principalmente la traduzione letteraria e saggistica, gli studi
terminologici e lessicografici del diritto e della politica. Si occupa di teoria e critica della traduzione; ha fondato i Quaderni di
cultura francese, francofona e magrebina. È autrice di un volume di didattica Les mots du droit et de la politique. Fra i suoi saggi si
ricordano La libertà di scrivere, la responsabilità di tradurre (Milano 2012); «L’État c’est moi». Un viaggio linguistico fra testi e dizionari
(Napoli 2013); La réécriture des Nourritures terrestres au fil de leurs traductions italiennes (Lyon 2013); Il peuple nella lessicografia
francese (Napoli 2014); Lexicographie politique et lisibilité des dictionnaires (Paris 2015). Ha tradotto, fra gli altri, Victor Segalen,
Saggio sull’esotismo e Pensieri pagani; André Gide, Il trattato del Narciso.
[email protected]
Cristina Schiavone
“La communication politique au Sénégal entre langue officielle et langues nationales”
À travers l’analyse d’un corpus composé de slogans et discours tirés surtout des dernières campagnes électorales (20002016), caractérisés souvent par le jeu de l’alternance codique (inter phrastique et intra phrastique) entre la langue française et
les langues nationales, on illustrera les particularités des pratiques langagières des politiciens sénégalais qui opèrent dans un
contexte de plurilectalisme et de diglossie exogène très dynamique.
Il apparaît à l'analyse que le recours à certaines langues ou variétés n’est pas du tout fortuit : c'est un moyen de représenter et
de symboliser des identités sociales et culturelles multiples. Ce code switching particulier offre des ressources pragmatiques
essentielles, utiles à la construction des stratégies persuasives spécifiques du discours politique sénégalais contemporain.
Cristina Schiavone est chercheure en Langue et traduction française au Département “Studi Umanistici. Lingue, Mediazione,
Storia, Lettere e Filosofia” de l'Université de Macerata. Elle enseigne dans le cursus Discipline della Mediazione linguistica. Ses
domaines de recherche concernent la variation sociolinguistique africaine: contact et interférence,
plurilinguisme/pluriculturalisme, politiques linguistiques, francophonies, traduction, altérité et identité. Elle a publié entre
autres : Les francophonies et francographies africaines face à la référence culturelle française, in « REPÈRES-DORIF », 2 (2012), pp. 1-12,
http://www.dorif.it/ezine/show_issue.php?iss_id=3; et Dinamiche e diritti linguistici in Senegal, in Agresti G., D’Angelo M.P. (a
cura di), « Rovesciare Babele. Ecologia de economia delle lingue regionali e minoritarie/ Babel renversée. Écologie et
économie des langues régionales et minoritaires »”, Atti delle Terze Giornate dei Diritti Linguistici, Teramo-Faeto (Italie),
20-23 mai 2009, Roma, Aracne, 2010, pp. 207-224. ISBN 978-88-548.
[email protected]
Venerdì 12 febbraio
9:00-10.30 SESSIONE 11. Aula E
LINGUISTICA E RETORICA POLITICA
Presiede Maria Amalia Barchiesi (Università di Macerata)
Paola Gorla (Università L’Orientale di Napoli)
“Spettacolarizzazione della morte e fissazione del mito:
la retorica di Fidel Castro e la morte di Guevara”
La ricostruzione ed evocazione degli avvenimenti che vanno dal giorno 8 al 18 ottobre 1967 correlati con la morte di Che
Guevara furono l’esempio di una nuova modalità nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa. In termini debordiani,
si può parlare di un perfetto evento di ‘spettacolarizzazione dell’informazione’, che vede l’interazione di tre elementi: quello
iconografico (rappresentato dalle fotografie-prova dell’avvenuta morte); quello reale (l’occultamento del cadavere), e quello
narrativo (il discorso funebre pronunciato da Fidel Castro).
La magistrale capacità oratoria di Fidel Castro nel farsi carico di essere la voce narrante di uno dei primi eventi
massmediologicamente globalizzati si avvale, in particolare, di tre dispositivi della retorica classica: la praesentia, la figura
logica dell’entimema e la metonimia. Gli eventi reali e comunicativi che si susseguono dall’8 al 18 ottobre narrano la morte
di un uomo, e fissano la nascita di un mito.
Paola Gorla è Professore Associato di Lingua e Linguistica spagnola (L-­‐‑LIN/07) presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Università degli Studi di Napoli L'ʹOrientale.
Coordinatore del dottorato in Culture dei paesi iberici e iberoamericani c/o Università degli Studi di Napoli l’Orientale.
[email protected]
Fernando Martínez de Carnero Calzada
“Discorso egemonico e propaganda politica. Le forme comunicative di Podemos in Spagna”
Il recente rinnovamento della politica spagnola, sotto il determinante impulso di Podemos e delle precedenti rivolte
popolari conosciute come degli indignati (Movimento 15M), ha generato una parallela comparsa di nuove strategie
comunicative. L'approccio neogramsciano che ispira le basi teoriche applicate nel processo permette l'analisi comparativa
attendendo alle relazioni fra politica ed ideologia nella costruzione del discorso politico attuale.
Fernando Martínez de Carnero Calzada è professore associato di Lingua Spagnola presso la Sapienza Università di
Roma. Ha condotto ricerche sulla teoria letteraria e linguistica. È autore di edizioni critiche e di studi, libri, articoli e saggi su
temi di teoria letteraria, magia e letteratura, linguistica, generi letterari e poesia contemporanea. Si occupa dello sviluppo di
risorse informatiche applicate alla linguistica all’interno di progetti europei e nazionali.
[email protected]
Mariadomenica Lo Nostro (Università di Salerno)
“Le parole silenziose”
La presa di parola nei dibattiti politici, gli accavallamenti e le perturbazioni dei dialoghi sono quasi sempre preceduti da dei
gesti emblematici o argomentativi. La nostra riflessione mira a valutare se individuare il “gesto/parola” (non universale
come può sembrare) possa offrire l’occasione, al locutore capace di riconoscere queste parole silenziose, di conquistare un
vantaggio di quei secondi di tempo necessari per padroneggiare il contraddittorio.
In effetti, il dibattito politico ha subito una notevole trasformazione negli anni. L’aplomb e le citazioni auliche hanno
lasciato il posto alle liti spesso animate e ai dialoghi molto frammentati e volutamente dispersivi. E’ sempre più difficile
prendere la parola per chi educatamente attende che gli venga data; al contrario si rischia di rendere più tesa l’atmosfera se si
interviene d’istinto. La difficoltà aumenta esponenzialmente quando per l’utilizzo di più lingue si moltiplica l’“effetto
barriera”.
Nel quadro dell’analisi del discorso politico nazionale e ancor più internazionale, la semiotica e la linguistica concorrono a
fornire degli strumenti d’interpretazione e strategie utili a una comunicazione funzionale. La nostra riflessione mira quindi a
presentare una batteria di esempi che permetta di sperimentare se, affinando la sensibilità al riconoscimento di queste
“parole silenziose”, ci si possa appropriare autonomamente e armoniosamente di quelle capacità che sono in grado di
facilitare il diritto di parola nella propria e nell’altrui lingua.
Bibliografia
Francesca Cabasino, (2006), Les discours de la presse. Pratiques d’analyse textuelle, Roma, La Goliardrica.
Francesca Cabasino (2008) Poly-logiques. Méthodologie de l’interaction pluri-locuteurs dans l’espace télévisuel, Roma, La Goliardica.
Geneviève Calbris, Jacques Montredon, (2001) Clé pour l’oral, Paris, Hachette.
Mariadomenica Lo Nostro (2005) A scuola di gestualità, Bari, Edizioni dal Sud.
Sophie Moirand, (2007), Les discours de la presse quotidienne observer, alayser, comprendre, Paris, Puf.
Igniacio Ramonet, (2002), Il mondo che non vogliamo, Paris, Galilée.
Antony Robbins (1986) Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, Bologna, Tascabili Bompiani.
Mariadomenica Lo Nostro
Ricercatrice di Lingua e Letteratura francese presso l’Università di Salerno, afferente ai corsi di Scienze politiche e Relazioni
internazionali e vincitrice dell’Abilitazione Nazionale (prima tornata).
Esperta di lessicografia (macrostruttura e apparato paratestuale, forma e contenuto) e comunicazione verbale e non verbale,
le sue ricerche vertono sui problemi legati alla didattica e all’apprendimento della lingua e del lessico finalizzati a “uso, scelta
e potere della parola”. Ha preso parte alle due precedenti edizioni dei convegni “Lingue, Linguaggi e Politica”, con le
comunicazioni: «Insegnamento linguistico nei corsi di laurea di scienze politiche (unisa), un esempio di attività pratica per lo
sviluppo dell’espressione linguistica (francese)» (Roma) e «L’apprendimento e l’affinamento della lingua straniera quale
strumento per la mediazione dei conflitti».
Autore di La dictionnairique bilingue. Analyses et suggestions (2012 Hermann) è specialista di dizionari bilingui francesi-italiani
(cartacei ed elettronici). Nell’ambito del progetto NDGB (Nouveau Dictionnaire Générale Bilingue) è redattrice e
responsabile dell’apparato paratestuale e iconografico. [email protected]
Mariarosaria Colucciello (Università di Salerno)
“Metafora e politica. Il discorso di José Mujica all’ONU”
Con il presente lavoro intendiamo dar conto di un argomento che collega due campi di studio separati, ovvero quello del
linguaggio figurato e della problematica della metafora ad esso associata, e il discorso politico.
Nonostante siano diversi, questi due campi si intrecciano costantemente, dato che le metafore vengono regolarmente
adoperate nei discorsi politici.
In occasione del III Convegno Internazionale “Lingue, Linguaggi e Politica” il nostro intento è quello di presentare gli
aspetti metaforici di un famoso discorso dell’ex Presidente dell’Uruguay, José Mujica, tenuto all’ONU nel 2013.
La presenza dell’ex tupamaro a quell’importante riunione non solo mise al centro dell’attenzione mondiale il piccolo Stato di
cui era presidente, ma rivelò anche la forza innovatrice del suo pensiero semplice e impetuoso allo stesso tempo, capace di
far fermare per più di qualche istante i grandi della terra su riflessioni precedentemente disattese.
L’uso di numerose metafore ha contribuito a rendere facilmente comprensibile il suo pensiero, vivacizzando un argomento
molto dibattuto –il mondo socio-politico ed economico nell’epoca della globalizzazione– e rendendolo più attraente e allo
stesso tempo comprensibile all’ascoltatore.
Quindi, nonostante l’analisi delle metafore utilizzate nei discorsi politici sia un argomento molto dibattuto ed esista varia
bibliografia sul tema, il nostro obiettivo è limitare il campo di studio a un discorso specifico e di un personaggio su cui in
Italia non è stato scritto molto ma che ha cambiato la vita dei suoi compatrioti.
Mariarosaria Colucciello (Benevento, 1981) ha conseguito il Dottorato in ‘Teoria e Storia delle Istituzioni Politiche
Italiane e Comparate’ presso l’Università di Salerno. Attualmente è assegnista di ricerca e professore a contratto di Lingua,
Cultura e istituzioni dei Paesi di Lingua Spagnola presso l’Università di Salerno. Inoltre, collabora come cultrice con le
cattedre della stessa materia dell’Università Roma 3, Dipartimento di Scienze Politiche, oltre che con la cattedra di Storia
dell’America Latina dell’Università di Salerno. I suoi primi interessi scientifici si sono rivolti agli aspetti storico-politici della
teologia della liberazione latinoamericana, la cui analisi ha portato alla pubblicazione di molti articoli e della
monografia Libertà come speranza. Utopia e prassi politica in America latina: Gustavo Gutiérrez, Le Càriti Editore, Firenze, 2011, pp.
303. Il suo attuale campo di lavoro è la paremiologia nei suoi aspetti contrastivi italo-ispani e nelle sue derivazioni latine, che
ha portato alla partecipazione a molte conferenze nazionali e internazionali, alla pubblicazioni di svariati articoli e della
monografia Asno, mujer y nuez... Origen y uso de la paremia en la lengua española, Planeta, Bogotá, 2014, pp. 459.
[email protected] [email protected]
Franco Quinziano
“Estrategias discursivas, política binaria y antinomias:
el discurso político en la Argentina de los Kirchner”
El trabajo se propone abordar la configuración de antinomias y construcciones binarias en el discurso político argentino de
estos últimos años, centrándose principalmente en las estrategias discursivas desplegadas por el modelo populista del gobierno
de los Kirchner a través los nuevos canales que exhibe la globalización de la comunicación política. Para ello se hará hincapié
en el proceso que ha ido configurando un nuevo léxico político en la Argentina odierna, implementado, sobre todo a partir
de inicios de 2008, desde los vértices del poder. La construcción del nuevo discurso y de una nueva simbología de
referencia –motorizados a través de los nuevos procesos de globalización que exhibe la comunicación política- nos habla de
estrategias de apropiación y de resemantización de conceptos, palabras, categorías y símbolos que instituyen nuevas
antinomias y construcciones binarias, orientadas a promover la legitimación política y la cohesión de su base de adherentes,
al tiempo que se hallan encaminadas a ampliar las cotas de consenso en el imaginario colectivo de determinados sectores de
la sociedad.
Franco Quinziano
Dottore in Lettere Moderne (Università degli studi di Milano; Milan, Italy), 1994; con voti 110/110.
Licenciado
en
Filosofía
y
Letras
(Universidad
de
Buenos
Aires-UBA;
Argentina)
–
BA
Ha un'ampia esperienza docente e di ricerca nel campo dell'Ispanistica, sia in Italia sia all'estero.ttualmente partecipa al
Progetto di ricerca scientifica "Recepción e interpretación del Quijote (1605-1830).Traducciones, ediciones, opiniones";
FFI2014 -56414 (Plan Nacional I + ID), Ministerio de Educación y Ciencia de España, Madrid, Spagna, (2015-2017).
Universidad de Oviedo, Spagna. È membro anche, dal 2004, del Progetto di ricerca 'Grupo de investigación HUM 744.
Literatura Italiana/Literatura Española", Universidad de Sevilla-Junta de Andalucía, Sevilla, Spagna.
Venerdì 12 febbraio
11:00-13:00, SESSIONE 12. Aula Barnave
COMUNICARE LE POLITICHE LINGUISTICHE :
esempi di raccordo tra dispositivi istituzionali e
strategie di diffusione sul terreno.
Per questa tavola rotonda – che si situa in continuità con la comunicazione di Joeffrey Gaspard (sessione 10) sui discorsi
promozionali on line delle università europee: « La promotion de l’anglais dans une économie de la connaissance: politique
linguistique et discours promotionnel universitaire » –, i partecipanti sono stati invitati a mettere a confronto vari esempi di
politiche linguistiche per la diffusione delle lingue, partendo da come vengono comunicate:
-­‐ sui siti web di promozione istituzionale (siti di agenzie, siti universitari, siti di centri culturali o di associazioni, siti di
rappresentazione diplomatica …), analizzando le rappresentazioni collegate alle lingue che si intendono
promuovere presso il pubblico, in particolare quello italiano.
-­‐ nei dispositivi di comunicazione collegati alle azioni intraprese sul territorio, attraverso progetti regionali, POF nelle
scuole, interventi e dispositivi didattici, azioni diffuse sul territorio anche a mezzo stampa, applicazione e
contestualizzazione di testi ufficiali o in senso inverso promozione di plurilinguismi presenti ma istituzionalmente
poco riconosciuti …
La tavolo rotonda riunisce persone che hanno già frequentato e/o elaborato dispositivi di comunicazione nell’ambito del
proprio impegno di terreno per scambiare riflessioni sulla base di una breve esposizione/illustrazione di caso (10 - 15 mn)
seguita da dibattito.
Comunicare può avere varie finalità: rendere conto ai soggetti promotori delle azioni intraprese, cercare l’adesione per
un’offerta formativa, diffondere un’azione come modello per ampliarne l’impatto locale, assicurare una sua prosecuzione o
diffusione in altri luoghi, ecc. I documenti includono fotografie, video, immagini, suoni, testimonianze, buone pratiche con
intenti di inclusione.
Ma questa “vetrina” nella comunicazione, sempre più convincente grazie agli effetti multimediali, non occulta a volte le
tensioni vissute sul terreno dai soggetti coinvolti? In alcuni casi queste tensioni appaiono in negativo: nell’assenza di alcune
informazioni, nella forte valorizzazione di elementi positivi ma spesso in assenza di bilanci più complessivi, nell’uso di parole
portatrici di rappresentazioni che sarebbero da interrogare; barriere e ostacoli scoperti nell’azione sono raramente riportati.
Come promuovere, innovare, fare e comunicare la ricerca-azione senza inciampare nella diffusione di ideologie linguistiche?
Danielle Lévy
“Enseigner les politiques linguistiques à l'université,
entre didactique des langues et didactique interdisciplinaire”
Maddalena De Carlo
“Il plurilinguismo fra discorsi politici, ricerche didattiche e inserimento nei dispositivi educativi curriculari:
l'esempio della didattica dell'intercomprensione”
Edith Cognigni
“Dis-continuità discorsive e politiche linguistiche educative per l’italiano ‘L2’ nei documenti ministeriali:
quale rappresentazione dell’alterità e del plurilinguismo”
Giovanni Agresti
“Basta caricature. Comunicare la vita vera delle comunità linguistiche minoritarie”
Stefania Cavagnoli
“La comunicazione trilingue come ulteriore possibilità di cittadinanza”
Mathilde Anquetil
“La promotion des langues-cultures sur les sites des agences culturelles étrangères en Italie”
Danielle Lévy, professoressa ordinaria di Francese nel dipartimento SPOCRI di Macerata fino al 2014, ha creato e diretto il
curriculum
dottorale
“Politica,
educazione,
formazione
linguistico-culturali”.
Membro di varie società di studi italiane e internazionali, ha fondato in Italia l’associazione DoriF-Università e in Francia
TRANSIT lingua (travaux en réseau, approches nouvelles de situations interculturelles) per il collegamento tra ricerca
linguistica, istituzioni e società civile http://www.transitlingua.org/ ( visibile a partire dal 20 febbraio 2016)
[email protected]
Maddalena De Carlo è professoressa associata in Didattica delle lingue moderne presso il Dipartimento di Lettere e
Filosofia dell’Università di Cassino. Ha partecipato come coordinatrice a numerosi progetti europei per la ricerca e la
didattica nel campo dell’intercomprensione tra lingue romanze, tra il quali MIRIADI : https://www.miriadi.net/
mde
Edith Cognigni è ricercatrice in Didattica delle lingue moderne presso il Dip. di Studi Umanistici dell’Università di
Macerata, dove insegna Didattica delle lingue straniere. I suoi studi vertono principalmente su plurilinguismo e didattica
dell’italiano L2 in contesto migratorio. Attualmente è membro del Consiglio direttivo del Corso di perfezionamento
ministeriale sulla metodologia CLIL per la regione Marche e dirige il Master Italint (Didattica dell’Italiano L2/LS in
prospettiva interculturale). http://studiumanistici.unimc.it/it/didattica/post-lauream/master/italint2014-2015
Giovanni Agresti è ricercatore in Lingua francese presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Teramo. È
responsabile per l'Italia del progetto LEM (Langues d'Europe et de la Méditerranée), ideato e diretto da Henri Giordan. Ha
creato e dirige il Centro studi Sociolingua per la promozione della diversità linguistica, ha ideato nel 2007 la conferenza
internazionale permanente "Giornate dei Diritti Linguistici", che è sfociata nel 2015 nel Primo Congresso mondiale dei
diritti linguistici. Responsabile dei «Parchi EtnoLinguistici d'Italia®», www.parchietnolinguistici.it, progetto di sviluppo
locale legato alla valorizzazione delle isole alloglotte d'Italia, e della Carovana della memoria e della diversità linguistica.
Stefania Cavagnoli è professoressa associata di Linguistica applicata presso l’Università di Roma-Tor Vergata, dipartimento
di Lettere e Filosofia. Ha coordinato l’area scientifica Lingua e diritto (ora Comunicazione specialistica e plurilinguismo)
dell’Accademia Europea di Bolzano. Per alcuni anni è stata membro della commissione per l’esame di bilinguismo della
provincia autonoma di Bolzano. E’ consulente scientifica per molte scuole della provincia autonoma di Bolzano che attuano
percorsi plurilingui. I suoi studi vertono su due grandi tematiche, quella della comunicazione specialistica e della relativa
didattica, e quella dell’educazione plurilingue.
Mathilde Anquetil è ricercatrice di Lingua Francese presso il Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e
delle relazioni Internazionali dell’Università di Macerata. Specialista in didattica della lingua francese, i suoi studi vertono su :
l’educazione plurilingue, la comunicazione interculturale, le politiche linguistiche, l’analisi dei discorsi politici e
l’intercomprensione tra lingue romanze.
Venerdì 12 febbraio
11:00 - 13:00 SESSIONE 13. Aula Abside
COMUNICAZIONE POLITICA NELL’AMBITO DELLA GERMANISTICA
Presiede Antonella Nardi (Università di Macerata)
Iris Jammernegg
“Denkfiguren im politischen Erzählen deutschsprachiger EU-Diskursbeiträger”
In diesem Beitrag soll untersucht werden, welche Argumentationsmuster bzw. Denkfiguren sich zu welchen FramingZwecken und auf welche Weise mit bestimmten Erzählformen in den politischen Diskursen unterschiedlicher Akteure
verbinden, die sowohl dem politischen Zentrum als auch der politischen Peripherie angehören. Im Speziellen wird dazu die
auf größtmögliche Breitenwirkung ausgerichtete Online-Kommunikation eines für beide Kategorien in Deutschland und
Österreich repräsentativen Samples analysiert, die sich derzeit an den korrelierenden Diskurssträngen um Flüchtlingsströme
und Zukunft der EU beteiligt. Der Fokus liegt dabei auf den (text-)linguistischen Gestaltungsmitteln, mit denen
Begrifflichkeiten, Interpretationsrahmen und Agenda Setting der Rezeption politischer Sachverhalte geprägt sowie gesteuert
werden.
Literatur:
Girnth, Heiko - Spieß, Constanze (Hgg.) (2006), Strategien politischer Kommunikation. Pragmatische Analysen, Berlin: Erich
Schmidt Verlag.
Hofmann, Wilhelm/ Renner, Judith/ Teich, Katja (2014), Narrative Formen der Politik, Wiesbaden: VS Verlag für
Sozialwissenschaften.
Stöckl, Hartmut/ Klug, Nina-Maria (2014), Sprache im multimodalen Kontext, in: Felder, Ekkehard/ Gardt, Andreas
(Hgg.), Handbuch Sprache und Wissen (HB Sprachwissen 1). Boston/Berlin: de Gruyter, 242-264.
Ziem, Alexander (2009), Frames im Einsatz. Aspekte anaphorischer, tropischer und multimodaler Bedeutungskonstitution
im politischen Kontext, in: Felder, Ekkehard/ Müller, Marcus (Hgg.), Wissen durch Sprache, Berlin/New York: De Gryuter, S.
207-244.
Iris Jammernegg è ricercatrice confermata di Lingua tedesca presso i Corsi di Laurea in Relazioni Pubbliche e Mediazione
culturale dell’Università di Udine. Coordina inoltre l’area di lingua tedesca del Corso di Laurea magistrale in Traduzione e
mediazione culturale. All’interno del proprio ateneo collabora alle attività didattico-scientifiche incentrate sulla formazione
abilitante degli insegnanti di lingua tedesca di scuola media inferiore e superiore ed è esaminatrice accreditata per la
certificazione internazionale di lingua tedesca ÖSD.
I suoi interessi si focalizzano, in un’ottica interculturale attenta al confronto sia delle varietà pluricentriche del tedesco che
delle realtà germanofona e italiana, sugli aspetti linguistico-testuali della comunicazione aziendale e politica, volti al transfer
del sapere e alla costruzione di competenze, e sulla didattica dell’apprendimento linguistico sia guidato sia autonomo, in
modalità frontale ma anche blended. [email protected]
Marina Marzia Brambilla / Valentina Crestani
“La normativa dell'edilizia sostenibile tra localizzazione e globalizzazione: Germania e Italia a confronto”
Con edilizia sostenibile (nachhaltiges Bauen) si intende una progettazione e una realizzazione degli edifici in grado di limitare gli
impatti negativi sull’ambiente. I principi di questo modo di costruire risalgono agli anni ’70 del secolo scorso, quando in
Germania inizia a diffondersi la Baubiologie ‘bioarchitettura’. Questa è intesa come analisi sistematica e frutto di ricerche
quantitative sugli inquinanti e sul rifornimento energetico. Si sviluppano veri e propri paradigmi culturali e politici, atti a
diffondere la cultura della sostenibilità in ambito edilizio a due livelli:
- divulgativo, appropriandosi di un tipo di comunicazione extrasettoriale (fra esperti e profani e fra profani stessi);
- specialistico, creando una comunicazione intrasettoriale (dunque fra esperti di settore quali ingegneri, architetti ecc.) e
intersettoriale (ad esempio fra esperti del settore edilizio e del settore legislativo).
La nostra analisi si colloca nell’ambito della comunicazione intersettoriale e focalizza la legislazione che regolamenta la
costruzione di nuovi edifici e il risanamento di quelli già esistenti. Essa si rivolge altresì alla comunicazione extrasettoriale ed
intrasettoriale, andando ad analizzare l’impatto sociale della normativa e il discorso linguistico-semiotico che si sviluppa
intorno ad essa. La dialettica che si sviluppa in questi contesti si muove fra la regionalità delle norme (si tratta di una
legislazione valida a livello locale) e la internazionalizzazione delle stesse (si tratta di norme valide a livello europeo). In
entrambi i casi, è evidente una politica globale che mette in primo piano gli interessi di tutte i popoli e ambienti. Sulla base di
un corpus di testi normativi tedeschi e italiani reperibile online, ci proponiamo di rispondere alle seguenti domande:
- Quali differenze culturali e linguistiche emergono fra la normativa tedesca e quella italiana?
- Quale ruolo linguistico assumono le direttive europee, redatte principalmente in inglese, nelle normative nazionali e
regionali di Germania e Italia?
In seguito, utilizzando un corpus relativo a forum specialistici online tedeschi e italiani, intendiamo valutare il grado di
presenza di aspetti normativi nei thread e fornire una risposta al quesito: Gli utenti sono maggiormente interessati a
discutere di aspetti legislativi o di processi e materiali per ottenere un edificio sostenibile?
Marina Marzia Brambilla
È professore associato confermato di Lingua Tedesca all’Università degli Studi di Milano. Nel 2015 consegue l’abilitazione
scientifica nazionale come professore ordinario. Le sue pubblicazioni si rivolgono principalmente ai linguaggi specialistici,
alla linguistica pragmatica conversazionale e alla traduttologia:
- Überlegungen zu den Patentschriften als Fachtextsorte in Deutschland und in Österreich, in Diatopische Variation in der
deutschen Rechtssprache, a cura di Brambilla, Marina Marzia/Gerdes, Joachim/Messina, Chiara, Frank & Timme, Berlino 2013,
pp. 153-168.
- Entwicklung der Lesekompetenz im DaF am Beispiel der Rechtssprache, in Deutsch global – wozu heute Deutsch lernen?, „DaF
Werkstatt“ 17-18, Bibliotheca Aretina, 2012, pp. 81-92.
- Il discorso politico nei paesi di lingua tedesca. Metodi e modelli di analisi linguistica, Aracne, Roma, 2007.
Ha partecipato a numerosi convegni nazionali e internazionali.
Valentina Crestani
È dottore di ricerca in Lingue e Letterature Moderne (Germanistica). Dal 2010 è docente a contratto di “Lingua Tedesca”
all’Università di Torino, dal 2011 all’Università degli Studi di Milano e dal 2013 all’Università della Valle d’Aosta. Le sue
pubblicazioni si incentrano su:
- linguaggi specialistici:
Außer Geltung setzen, Verhandlungen führen: Funktionsverbgefüge im deutschen und österreichischen Strafgesetzbuch, in Diatopische
Variation in der deutschen Rechtssprache, a cura di Brambilla, Marina Marzia/Gerdes, Joachim/Messina, Chiara, Frank & Timme,
Berlino 2013, pp.169-197.
Wortbildung und Wirtschaftssprachen. Vergleich deutscher und italienischer Texte, Peter Lang, Bern 2010.
–
sintassi delle preposizioni e delle particelle intonative:
L’Abtönungspartikel ja nelle traduzioni italiane di Effi Briest, in Riscritture e ritraduzioni. Intersezioni tra linguistica e letteratura tedesca, a
cura di Costa, Marcella/Ulrich, Silvia, Edizioni Dell’Orso, Alessandria 2015, pp. 131-142.
Um, ohne, (an)statt und außer: Ein kontrastiver Vergleich mit italienischen Infinitiveinleitern, in «Deutsch als Fremdsprache», 3
(2014), pp. 160-172.
–
traduzione audiovisiva:
Quaderno di Lingua Tedesca. Audiovisuelle Übersetzung aus dem Deutschen ins Italienische dargestellt am Beispiel von Spielfilmen, Celid,
Torino, 2012.
[email protected]
Gabriella Carobbio
“Parenthesen im deutschen politischen Diskurs (Le costruzioni incidentali nel linguaggio politico tedesco orale)”
In der vorliegenden Studie wird das syntaktische Phänomen der Parenthesen im deutschen politischen Diskurs erörtert. Die
deutsche Syntax, die sich ja durch die Diskontinuität der Verbalgruppe auszeichnet, weist in der mündlichen
Sprachverwendung bestimmte Abweichungen vom Standard (z.B. Reduktionsformen, Versetzungen und Anakoluthen) auf,
durch die der Sprecher seine Rede auf seine eigenen bzw. beim Ansprechpartner unmittelbar entstandene
Kommunikationsbedürfnisse zuschneiden kann (Schwitalla 1997, Fiehler 2009). Vor allem Parenthesen, die mehr oder
weniger bewusst in den Diskurs eingeschoben werden, stellen ein wirksames Instrument zur Fokussierung bestimmter
Elemente im Diskurs dar (Bassarak 1985, Brandt 1994, Pittner 1995, Hoffmann 1998, Von Kügelgen 2003, Stoltenburg
2003). Im Rahmen der politischen-institutionellen Kommunikation lässt sich das Phänomen der Digression als besonders
relevant nachweisen (Brambilla 2007), wovon die Parenthese eine mögliche Realisierung auf syntaktischer Ebene darstellt.
Die linguistische Analyse einzelner Reden aus dem Deutschen Bundestag soll der Frage nachgehen, welche Rolle
Parenthesen bei politischen Reden im institutionellen Kontext spielen. Die Ergebnisse werden mit schon vorliegenden
Studien zum politischen Diskurs (Straßner 1987, Girnth/Spieß 2006, Schröter/Carius 2009) sowie zur mündlichen
Wissenschaftskommunikation (Carobbio 2015) im Zusammenhang gebracht.
(versione italiana)
Le costruzioni incidentali nel linguaggio politico tedesco orale
Il presente studio prende in esame il fenomeno degli incisi (o costruzioni incidentali/parentetiche, in tedesco: Einschübe o
Parenthesen) nel linguaggio politico tedesco orale. Nella sintassi tedesca, che già si caratterizza per la discontinuità del gruppo
verbale, risultano particolarmente rilevanti forme di riduzione, dislocazioni e anacoluti (Schwitalla 1997, Fiehler 2009), con i
quali il parlante adatta in maniera estemporanea il proprio discorso alle proprie esigenze comunicative e/o a quelle del suo
interlocutore. In particolare l’uso più o meno consapevole delle costruzioni incidentali si rivela essere un efficace strumento
con il quale il parlante può operare mirate focalizzazioni sul suo discorso (Bassarak 1985, Brandt 1994, Pittner 1995,
Hoffmann 1998, Von Kügelgen 2003, Stoltenburg 2003). Nell’ambito della comunicazione politico-istituzionale sembra che
il fenomeno della digressione – di cui l’inciso costituisce un possibile risvolto a livello sintattico – sia particolarmente
rilevante (Brambilla 2007). L’analisi linguistica del ruolo svolto dagli incisi nei discorsi politici tenutisi in contesti istituzionali,
in particolare del Deutscher Bundestag, potrà essere messa in relazione a studi già esistenti relativi al linguaggio politico
(Straßner 1987, Girnth/Spieß 2006, Schröter/Carius 2009), nonché a studi condotti sul linguaggio accademico-scientifico
orale (Carobbio 2015).
Literatur
Bassarak, Armin (1985): Zu den Beziehungen zwischen Parenthesen und ihren Trägersätzen. In: Zeitschrift für Phonetik,
Sprachwissenschaft und Kommunikation 38, 368–375.
Brambilla, Marina (2007): Die politische Rede auf halbem Wege zwischen geschriebener und gesprochener Sprache, in
Thüne, Eva-Maria, Ortu, Franca (ed.) Gesprochene Sprache - Partikeln, Band 1. Frankfurt u.a.: Peter Lang, 57-68
Brandt, Margareta (1994): Subordination und Parenthese als Mittel der Informationsstrukturierung in Texten. In: Sprache &
Pragmatik 32. Arbeitsberichte Lund: Universität Lund, 1–37
Carobbio, Gabriella (2015): Autokommentierendes Handeln in wissenschaftlichen Vorträgen. Heidelberg: Synchron
Fiehler, Reinhard (2009): Gesprochenes Deutsch. In: Duden. Die Grammatik. Mannheim: Brockhaus, 1175-1256
Girnth, Heiko / Spieß, Constanze (2006) (ed.): Strategien politischer Kommunikation. Pragmatische Analysen. Berlin: Erich
Schmidt Verlag
Hoffmann, Ludger (1998): Parenthesen. In: Linguistische Berichte 175, 299-328
Pittner, Karin (1995): Zur Syntax von Parenthesen. In: Linguistische Berichte 156, 85-108
Schröter, Melani / Carius, Björn (2009): Vom politischen Gebrauch der Sprache. Wort, Text, Diskurs. Eine Einführung.
Frankfurt u.a.: Peter Lang
Schwitalla, Johannes (1997): Gesprochenes Deutsch. Eine Einführung. Berlin: Erich Schmidt Verlag
Stoltenburg, Benjamin (2003): Parenthesen im gesprochenen Deutsch. In: InLiSt No. 34 Interaction and Linguistic
Structures, 1-40 (http://kops.uni-konstanz.de/bitstream/handle/123456789/3762/Inlist34.pdf?sequence=1&isAllowed=y)
Straßner, Erich (1987): Ideologie – Sprache – Politik. Grundfragen ihres Zusammenhangs. Tübingen: Niemeyer
Von Kügelgen, Rainer (2003): Parenthesen – handlungstheoretisch betrachtet. In: Hoffman, L. (ed.) Funktionale Syntax.
Berlin / New York: de Gruyter, 208–230
Gabriella Carobbio è laureata in Lingue Straniere per la Comunicazione internazionale presso l’Università degli Studi di
Bergamo (2006) e Dottore di ricerca in Letterature comparate e Studi Linguistici presso l’Università degli Studi di Trento
(2010), con una tesi in Linguistica tedesca di recente pubblicazione (Autokommentierendes Handeln in wissenschaftlichen Vorträgen,
2015, Heidelberg, Synchron). Dal 2006 collabora a vario titolo con il Dipartimento di Lingue, letterature straniere e
comunicazione dell’Università degli Studi di Bergamo nonché con il Centro Competenza Lingue dello stesso Ateneo quale
docente a contratto di insegnamenti di Lingua tedesca, esercitazioni/addestramenti linguistici, tutorato, selezione e
formazione Erasmus, didattica in corsi TFA. Negli anni accademici da A.A. 2010-2011 a A.A. 2012-2013 ha lavorato come
docente a contratto di insegnamenti di Lingua tedesca anche presso l’Università degli Studi di Trento. Nel triennio 20082011 è stata collaboratrice scientifica dell’Università di Hamburg nell’ambito del progetto di ricerca internazionale “euroWiss
– Linguistische Profilierung einer europäischen Wissenschaftsbildung”. È cultore della materia per Lingua tedesca presso il
Dipartimento di Lingue, letterature straniere e comunicazione dell’Università degli Studi di Bergamo; membro aggregato del
CERLIS – Centro di Ricerca sui Linguaggi Specialistici; socio dell’AIG – Associazione Italiana di Germanistica.
[email protected]
Isabella Ferron
“La politica non pop di Angela Merkel”
Il titolo riprende il titolo di un saggio del germanista Claudio Magris, in cui loda la sobrietà e l'operosità della cancelliera
tedesca, lungi da essere un modello populisti. La comunicazione di Angela Merkel è razionale, analitica, concisa e
rappresenta una novità nel sistema politico tedesco, costituito in modo da favorire i partiti e non singoli individui. Nel corso
della sua permanenza alla guida del paese tedesco Merkel ha sviluppato un proprio codice linguistico, considerato a volte,
troppo sobrio e incapace di infervorare i propri elettori. Analizzare i suoi discorsi politici da un punto di vista linguistico,
semiotico e pragmatico permette di capire l'uso che essa fa della lingua tedesca, il tipo di vocabolario e di registro scelto.
Recentemente, dinnanzi all'ingente tragedia dei profughi, è stato affermato che anche Merkel ha avuto una svolta populista
nel suo fare politica (cfr. episodio della ragazza siriana in lacrime) e quindi anche nel modo di esprimersi.
Il mio contributo si prefigge di analizzare l'evoluzione del linguaggio politico di Angela Merkel nelle varie fasi della
presidenza alla cancelleria tedesca.
Isabella Ferron
Ho studiato lingue e letterature straniere (tedesco e inglese, vecchio ordinamento) presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.
Sempre nello stesso ateneo ho conseguito la laurea specialistica in Lingue e Scienze del Linguaggio (classe 44/S Linguistica).
Mi sono addottorata a Monaco di Baviera e grazie a diverse borse di studio ho avuto la possibilità di svolgere periodi di
ricerca all'estero (Berlino,Londra, Monaco, Marbach etc.). Sono attualmente docente a contratto di lingua tedesca presso
l'Università degli Studi di padova, presso il Dipartimento di Studi Linguistici, il Dipartimento di beni Culturali e la Scuola di
Giursprundenza. Sono esperta del primo Ottocento per quello che riguarda non solo la letteratura, ma anche il rapporto di
questa con la filosofia e le scienze (i fratelli Humboldt, F. Schiller, Kant). Attualmente mi sto occupando della letteratura del
primo Novecento (Rudolf Borchardt)e dello sviluppo del discorso sui diritti umani in ambito letterario-filosofico (a partire
dalla Rivoluzione Francese) nei paesi di lingua tedesca. Recapito mail: [email protected]
Elisabetta Longhi
“Globalizzazione sì o no: un elegante battibecco politico”
Il contributo verte su una breve intervista concessa da Angela Merkel nella primavera 2015 sul tema della globalizzazione,
nei suoi diversi risvolti economici, sociali e culturali. Ci si concentrerà in particolar modo sulle strategie retoriche con cui la
cancelliera ribatte alle velate obiezioni dell’intervistatrice, cercando di ammantare la vera e propria argomentazione con toni
concilianti che lasciano trapelare solo in un secondo momento posizioni anche molto distanti da quelle dei critici della
globalizzazione. La varietà e collocazione delle avversative usate sarà un utile strumento di indagine in tal senso, unitamente
alla ripresa e graduale modifica dei luoghi comuni accampati dagli avversari per esprimere il loro dissenso. Dal punto di vista
lessicale, ci si avvarrà della disamina delle parole chiave, soprattutto di quelle utilizzate per supportare i propri argomenti e
costruire slogan ad hoc come “Globalisierung fair und gerecht gestalten”, in cui gli avverbi ruotano attorno agli ideali
unanimemente condivisi di giustizia ed equità. Si studierà anche come il ricorso a simili valori, tanto astratti quanto generici,
si accompagni sapientemente a lessemi ben più concreti e specialistici, adottati per esemplificare quanto detto con casi
specifici attinti dal campo scientifico e tecnologico. Si vedrà infine la reazione suscitata dalle parole della Merkel negli utenti
di YouTube, attraverso l’analisi dei commenti lasciati da questi in calce all’intervista ivi pubblicata. Interessante sarà notare
come tali commenti si soffermino di preferenza proprio sulle astrazioni retoriche, con lo scopo di contestarle per mezzo di
altrettante astrazioni, e lascino invece privi di menzione i casi concreti addotti dalla cancelliera a supporto delle proprie tesi.
Elisabetta Longhi è professore a contratto di Lingua e traduzione tedesca presso le Università di Parma e Macerata e ha
collaborato con l’ateneo di Bologna coordinando le attività di e-learning e testing del CLA di Forlì. I suoi molteplici interessi
spaziano dalla letteratura alla comunicazione e traduzione specialistica, in particolare in campo medico ed economico. In
ambito letterario ha pubblicato saggi su Balzac, Baudelaire, Walter Benjamin, Franz Werfel e Linda Stift, ma si è dedicata
soprattutto al periodo barocco, addottorandosi in Letterature Straniere Moderne presso l’Università di Pisa con una tesi
sull’omiletica di Abraham a Sancta Clara, di cui ha anche tradotto in versi gli incipit rimati del Centifolium Stultorum. La
passione per la traduzione le è valsa il premio letterario “Merano Europa” (2009) per la traduzione dal tedesco all’italiano
della lirica Hocheppan di Siegfried W. de Rachewiltz. È autrice di numerose altre traduzioni settoriali e non, fra le quali va
ricordata la pubblicazione in italiano dei saggi del critico viennese Joseph Peter Strelka raccolti nel volume Il Novecento fra
letteratura e politica. Itinerari internazionali.
[email protected], [email protected]
Venerdì 12 febbraio
11:00-13:00 SESSIONE 14. Aula E
COMUNICAZIONE POLITICA E SFIDE GLOBALI
Presiede: Armando Francesconi (Università di Macerata)
Paola Viviani
“La comunicazione politica nel mondo arabo: alcuni esempi”
Negli ultimi decenni, si sono moltiplicati gli studi sulla lingua e la comunicazione del e nel mondo arabo in vari settori.
Sovente, la riflessione si è concentrata sulla lingua e la comunicazione in ambito politico e, accanto a ciò, sulla
comunicazione “digitale” che, soprattutto dal 2010, ossia dall’inizio delle rivolte della cosiddetta “Primavera Araba”, si è
rivelata un privilegiato mezzo di protesta nei confronti del potere. Tuttavia, com’è ovvio, ogni tipo di media è anche
utilizzato dall’“alto”, in primo luogo per creare consenso o misurare il consenso di cui si gode.
Il presente contributo intende analizzare alcuni esempi del discorso politico di un Capo di Stato arabo tra i più discussi, il
siriano Bashshàr al-Asad. Nella fattispecie, si prenderanno in esame alcune interviste da lui rilasciate all’indomani
dell’attentato del 13 novembre 2015 a Parigi per enucleare alcune strategie comunicative.
Paola Viviani è Professore Associato di Lingua e Letteratura Araba presso il Dipartimento di Scienze Politiche “Jean
Monnet” della Seconda Università di Napoli.
Le sue ricerche si sono concentrate su alcune figure centrali del mondo arabo in campo giornalistico, letterario e sociopolitico, dalla seconda metà del XIX secolo a oggi.
Ha tradotto racconti e romanzi dall’arabo di autori di Paesi quali Marocco, Egitto, Palestina, Yemen ed Emirati Arabi Uniti.
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Anida Sokol
“La politica linguistica della Jugoslavia socialista tra unità e separatismo”
La questione linguistica nell’area ex jugoslava riflette la complessa questione nazionale slavo-meridionale ed è sempre stata
al centro di scontro politico. Durante i diversi momenti storici, gli aspetti linguistici sono spesso serviti a consolidare
obiettivi politici, rappresentando sia uno strumento fondamentale per l’unificazione delle nazionalità slave del sud, sia un
riflesso dell’affermazione delle identità nazionali specifiche delle diverse componenti jugoslave.
Durante la seconda Jugoslavia, quella socialista, in linea con la politica di bratstvo i jedinstvo (“fratellanza e unità”) del regime
titoista, due centri culturali e linguistici, Zagabria e Belgrado, hanno lavorato di comune accordo alla codificazione del
serbo-croato. L’esistenza di un’unica lingua venne riaffermata dall’Accordo di Novi Sad (Novosadski dogovor) del 1954, che
riconosceva pari dignità agli alfabeti latino e cirillico e alle pronunce ekavski e ijekavski. L’accordo stabiliva l’obbligo di usare
entrambi i nomi nazionali (srpski-hrvatski) per la denominazione dell’idioma comune. Qualsiasi espressione di nazionalismo
linguistico veniva soppressa, ma tensioni sarebbero presto emerse con la “Dichiarazione sul nome e la posizione della
lingua letteraria croata” (Deklaracija o nazivu i položaju hrvatskoga književnog jezika) del 1967, prodromo della “primavera
croata” del 1971, che chiedeva, a nome delle più importanti istituzioni culturali e linguistiche croate, la distinzione a livello
costituzionale della lingua croata da quella serba (quindi non più srpski-hrvatski ma srpski e hrvatski) e il suo uso nel sistema
educativo e nei media.
Lo scopo del paper è indagare – attraverso i proclami delle organizzazioni politiche e culturali jugoslave, le disposizioni
costituzionali, le opere e i saggi dei più importanti linguisti della regione – la politica linguistica dello Stato socialista federale
jugoslavo così come le reazioni e le polemiche tra linguisti serbi e croati, in un periodo che vede per la prima volta una
nuova ascesa di nazionalismo e crescente instabilità tra le nazionalità slave del sud.
Anida Sokol è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Documentarie, linguistiche-filologiche e geografiche
della Facoltà di Lettere e Filosofia di Sapienza Università di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia
dell’Europa presso lo stesso Ateneo (Facoltà di Scienze Politiche) quale borsista del programma Basileus con una
dissertazione relativa all’uso delle politiche linguistiche come strumento di Nation-building in Bosnia-Erzegovina. Si interessa
di nazionalismo e memoria storica nell’area ex jugoslava e ha partecipato a numerose conferenze internazionali tra cui: Rome
Conference Nations and Empires from the 18th to the 20th century (giugno 2013) con la presentazione “Austro-Hungarian Language
Policy in Bosnia and Herzegovina”; e Strategies of Nation-building in South Eastern Europe, Rijeka (maggio 2014), con la
presentazione “War Monuments: Instruments of Nation-building in Bosnia and Herzegovina”.
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Renata Morresi
“ ‘Innocenza’, ‘confusione’, ‘sovversione’:
la censura dei libri per ragazzi in una prospettiva comparata tra Italia e Stati Uniti”
Nel 2012 lo stato dell'Arizona ha approvato, con la House Bill 2281, la rimozione dai programmi scolastici di una serie di
testi considerati sediziosi e promotori di risentimento sociale. Di fatto la legge ha cancellato i programmi di MexicanAmerican Studies dai distretti scolastici di un'area degli Stati Uniti che è, oltre che storica destinazione di migrazioni da oltre
il confine col Messico, terra segnata, sin dalla sua nascita amministrativa, dalla compresenza e dal meticciato. È interessante
notare che i libri oggetto dell'attenzione del legislatore – libri che richiamano alla costruzione composita e interculturale
della cittadinanza statunitense – siano per lo più indirizzati ad un pubblico di giovani lettori. Tra i libri più osteggiati nelle
biblioteche e nelle scuole USA figurano altri testi di letteratura per ragazzi, come l'albo illustrato per l'infanzia Tango Makes
Three (ispirato alla vicenda reale della 'adozione' di un uovo da parte di una coppia di pinguini maschi). Anche in Italia si è
assistito al diffondersi di interrogazioni parlamentari, delibere comunali, manifestazioni di piazza e altre modalità di
opposizione anche informale (gruppi whatsapp, gruppi facebook, volantinaggio, stand-in, ecc.) da parte dei partiti
conservatori, dei movimenti pro-vita e dei cosiddetti “no gender”, che hanno prodotto censure e diffide nel nome della
difesa della “famiglia italiana” e dell'“innocenza” dei bambini. Questo intervento vuole esaminare le parole d'ordine che
alimentano tale paura della “confusione”, morale e sociale, e della perdita di una presunta condizione naturale, e come
anche in Italia essa proceda da una visione della cittadinanza basata sulla famiglia eterosessuale tradizionale ed etnicamente
omogenea non lontana dalla prospettiva che muove le azioni censorie negli USA.
Renata Morresi si occupa di letteratura anglo-americana transnazionale, traduzione, studi di genere e critica culturale. La
sua prima monografia critica è Nancy Cunard: America, modernismo, negritudine (Quattroventi 2007). Dell’autrice e attivista
inglese Morresi si è occupata anche in “Black Man and White Ladyship (1931): a manifesto”, in Recharting the Black Atlantic:
Modern Cultures, Local Communities, Global Connections, a cura di Annalisa Oboe e Anna Sacchi (New York: Routledge, 2008).
Dalle molteplici esperienze di insegnamento discende il suo interesse per la letteratura per l’infanzia. La più recente
pubblicazione in merito è “Borders, pachangas and Chicano children's picture books”, ora in Space and place in children's
literature, a cura di Maria Sachiko Cecire et alii (Ashgate, 2015). Ha vinto il premio MiBAC 2014 del Ministero dei Beni
Culturali per il lavoro di traduzione di poeti americani moderni e postmoderni. È abilitata come professore di seconda
fascia nell’area 10/L1, settore scientifico Lingue e letterature anglo-americane. Attualmente insegna nella scuola secondaria
e collabora con l’università di Macerata.
Magdalena Jiménez Naharro
“Alla ricerca del dialogo. Un percorso didattico tra oralità e scrittura nella comunicazione politica del mondo
globale”
A partir de una reflexión sobre el importante papel de la motivación en el campo del aprendizaje de segundas lenguas surge
la necesidad de plantear a los aprendices actividades que se acerquen a sus estudios de forma que se active un léxico
pertinente y se traten temas que los involucren. En concreto, este trabajo es una propuesta didáctica dirigida a estudiantes
que ya posean el nivel B1 y tiene como hilo conductor la búsqueda del diálogo a varios niveles y el desarrollo de la
competencia textual en un contexto académico (CALP). Se pretende abordar temas como los derechos humanos, los flujos
migratorios, la interculturalidad, la globalización, el contexto socioeconómico y político, la comunicación no verbal, el
diálogo interreligioso, la cultura de la paz y el papel del arte en la promoción del diálogo. Desde un punto de vita
metodológico, el trabajo es una propuesta empírica en la óptica de la investigación-acción a fin de tratar temas de gran
interés a nivel social, estimular el papel activo de los aprendices y mejorar la producción escrita en un registro formal.
Bibliografía
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Magdalena Jiménez Naharro
Nata in Spagna, si laurea in Filología Románica nel 1987 all’Università di Siviglia. Nel 1991 si laurea in Lingue e Letterature
Straniere (110/110) presso l’Istituto pareggiato di Magistero “Maria S.S. Assunta” di Roma. Nel 1997 si laurea in Psicologia
presso l’Università “La Sapienza” (110/110). Nel 1999 frequenta il corso Tecnologie per l’insegnamento all’ Università Roma Tre.
Nel 2008 si specializza in Psicologia Clinica (70/70) presso la IIª Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica
dell’Università “La Sapienza”. Nell’a.a. 2012-2013 realizza il Master di Didattica dello Spagnolo come L2 (60 c.f.)
all’Università Pablo de Olavide (9/10). E’ iscritta al IIº anno del Dottorato di ricerca in “Historia y Estudios Humanísticos:
Europa, América, Arte y Lenguas” nella suddetta università e lavora ad un progetto di ricerca sullo sviluppo della sintassi
complessa e la competenza testuale dello spagnolo L2 a livello accademico. Si è sempre interessata all’apprendimento
plurilinguistico e conosce le seguente lingue: italiano (C2), francese (C2), inglese (C2) e tedesco (B1).
Ha lavorato in Italia come insegnante di spagnolo in scuole private e all’università ed ha inoltre svolto attività di traduzione.
Dal 1990 al 2004 lavora come lettrice di lingua spagnola all’Università della Tuscia e a partire dal 2004 fino ad oggi presso il
CLA dell’Università Roma Tre. Nell’a.a. 2013-2014 svolge l’incarico di didattica integrativa in “Fraseologia e Paremiologia
settoriale” nell’insegnamento di Lingua, Cultura e istituzioni dei Paesi di lingua spagnola alla Facoltà di Scienze Politiche
dell’Università Roma Tre.
Ha partecipato a numerosi corsi e congressi inerenti la didattica delle lingue straniere e si è interessata al discorso sulla
metodologia e la didattica dello spagnolo come L2, all’utilizzo delle nuove tecnologie, ai problemi di interferenza tra lingue
affini, alla didattica della fraseologia, all’insegnamento della scrittura e agli aspetti psicologici dell’apprendimento linguistico.
In tal senso, ha svolto attività di ricerca sul bilinguismo, gli aspetti psicologici e tecnici del processo di scrittura e
l’interpretazione psicoanalitica dell’opera d’arte. E’ Autrice dei seguenti lavori:
1) Jiménez Naharro, M. – Chirinos Bravo, K. (eds.), La cultura del dialogo come percorso verso la pace. Speciale José Antonio Abreu,
Aracne, Roma, (in corso di stampa).
2) Jiménez Naharro, M., «Verso un approccio didattico integrato. La ripercussione delle arti nell'apprendimento delle
seconde lingue», in: M. Jiménez Naharro - K. Chirinos Bravo (eds.), op. cit.
3) Jiménez Naharro, M., «Introduzione”, in M. Jiménez Naharro - K. Chirinos Bravo (eds.), op. cit.
4) Jiménez Naharro, M., «Creatividad y realidad. La evolución de la imagen de la mujer en el cine español. Una propuesta de
trabajo con los estudiantes de Ciencias Políticas», Actas del Convegno Internazionale Lingua, linguaggi e politica, Università
degli studi di Padua, Padua, 27-29/11/2014 (consegnato per la valutazione).
5) Jiménez Naharro, M., «La scrittura nella morsa tra costruzione e demolizione dell’identità nell’opera di Jorge Semprún»,
Actas de la Vª Jornada Siciliana de Estudios Hispánicos del Mediterráneo Construcción, reconstrucción, desconstrucción, Roma,
Enna, Palermo, Paternò, 15-19/12/2014 (in corso di stampa).
6) Messina Fajardo, L.- Jiménez Naharro, M.- Colucciello, M., «Los estereotipos de género a través de la fraseología
española», Actas del XXº Congreso de la Asociación Alemana de Hispanistas, Heidelberg, 18- 22/3/2015 (consegnato per
la valutazione).
7) Jiménez Naharro, M., «El desarrollo de la sintaxis compleja en las producciones académicas de estudiantes de español.
Un estudio de casos», Actas del Congreso Internacional de Literatura, Lengua y Traducción LiLETRAD, Sevilla, 78/7/2015 (in corso di stampa).
8) Jiménez Naharro M., «La scrittura nella morsa tra costruzione e demolizione dell’identità nell’opera di Jorge Semprún» ,
in: V Giornata Siciliana di Studi Ispanici del Mediterraneo: Costruzione, Ricostruzione e Decostruzione, Aracne Editrice, in
corso di stampa.
9) Jiménez Naharro M. (2014), El pensamiento de George Steiner sobre las lenguas y el lenguaje (lavoro finale di master in “Didattica
dello Spagnolo come L2”, rivista virtuale redELE.
Disponibile on line: http://www.mecd.gob.es/redele/Biblioteca-Virtual.html
10) Jiménez Naharro M., «Verso un approccio didattico integrato. La ripercussione delle arti nell'apprendimento delle
seconde lingue», in: IV Giornata Siciliana di Studi Ispanici del Mediterraneo: La cultura del dialogo come percorso verso la
pace, Aracne Editrice, in corso di stampa.
11) Jiménez Naharro M. et alt., «Il contributo del CLA dell’Università Roma Tre alla formazione degli studenti di
spagnolo», Atti del convegno Lo studio delle lingue straniere nelle Facoltà / Corsi di studio / Dipartimenti di scienze
politiche, Aracne Editrice, in corso di stampa.
12) Jiménez Naharro M. et alt. (2012), Gramática española, nivel I (fascicolo grammaticale di livello A2 pubblicato on line
nella piattaforma Moodle), CLA Università Roma Tre, Roma.
13) Jiménez Naharro M. et alt. (2011), Gramática española, módulos 4 y 5 (fascicolo grammaticale di livello A2 pubblicato
on line nella piattaforma Moodle), CLA Università Roma Tre, Roma.
14) Jiménez Naharro M. (2004), «The process of writing», Psychomedia. Disponibile on line:
http://www.psychomedia.it/pm/culture/liter/jimenez.htm
15) Jiménez Naharro M. et alt. (2004), «Galdós e Buñuel: (psico)analisi della traduzione», Psychomedia. Disponibile on line:
http://www.psychomedia.it/pm/culture/liter/jimenez-martini.htm
16) Jiménez Naharro M. (1998), «Note sul bilinguismo e problemi con esso correlati», in: Atti del XVII° Convegno AISPI
Lo spagnolo d’oggi: forme della comunicazione, Bulzoni, Roma, vol. II, pp. 11-22.
17) Jiménez Naharro M. (1994), «I personaggi squilibrati nell’opera di Galdós», Neurologia Psichiatria Scienze Umane, n. 4,
pp. 705-722.
18) Jiménez Naharro M. et alt. (1994), «Il viandante malinconico nel cinema contemporaneo», in: C. Maggini, C. Marchesi,
P. Salvatore (eds.): Malinconia e depressione, ETS, Pisa.
19) Jiménez Naharro M. et alt. (1990), «Schizoidi e schizotimici nella letteratura mitteleuropea di inizio secolo», in: C.
Maggini (ed.): Personalità e psicopatologia, ETS, Pisa.
Ed inoltre ha effettuato le seguenti traduzioni:
1) Nicolò A. M., El trabajo clínico con los adolescentes difíciles. ¿De qué manera ha cambiado la técnica?, relazione presentata al convegno
Modelos de abordaje de la conflictiva adolescente, Hospital Infantil Universitario Niño Jesús, Madrid, 8-9 de abril de 2011.
2) Morosini I, Il concetto di “legame” (I parte), Interazioni, 2011/33, pp. 137-141.
3) Tavazza G. (a cura di), La vita onirica della coppia e della famiglia. Intervista di S. Kleiman, Interazioni, 2006/26, pp. 58-63.
4) Sommantico M., Saraò G. (a cura di), Complesso fraterno o complesso edipico. Intervista di L. Kancyper, Interazioni, 2006/25. pp.
96-101.
5) Martini G., Después de “De l’interpretation”. La “involuntaria”contribución de Ricoeur al psicoanálisis, Agora, 2006, vol. 25, n. 2,
2006, pp. 61-74.
6) Jervolino D., Para una lectura unitaria de Paul Ricoeur, in: Villaverde M. A., Baliñas Fernández C., Henriques F., Ríos Vicente
J. (a cura di): Hermenéutica y responsabilidad, homenaje a Paul Ricoeur, Universidad de Santiago de Compostela, Santiago de
Compostela, 2005, pp. 295-307.
7) Jervolino D., La unidad de la obra de Ricoeur: l’homme capable, Revista de filosofía, n. 14, Chile, 2005, pp. 243-260.
8) Jervolino D., Marxismo, violencia y no violencia, Filosofazer, n. 27, Brasile, 2005, pp. 85-91.
Soifer R., Manuale di psichiatria infantile, Borla, Roma, 1992.
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