LA RESA DEI CONTI ALBERTO CRISTOFARI/A3/CONTRASTO italia { L’azienda di Stato che fa utili al grido: «Credere, obbedire, combattere» Succede a Teramo, dove una direttrice incita i dipendenti col motto mussoliniano. Ma c’è anche il dirigente (piemontese) che evoca la «fucilazione». Ecco la corrispondenza interna che svela il nuovo corso delle Poste: fare cassa a ogni costo. Stile Wall Street [ PAOLO CASICCI ] 26 IL VENERDI DI REPUBBLICA 8 GENNAIO 2010 Raccontano come non passi un giorno senza che l’amministratore delegato di Poste Italiane Massimo Sarmi sia informato sul cellulare del numero di carte telefoniche PosteMobile vendute nelle ultime ventiquattro ore. Il che potrebbe spiegare il tono col quale il 2 novembre un dirigente del Friuli strigliava per iscritto le diciassette filiali (su venti) che nell’area di Gorizia non erano riuscite a piazzare la quota prefissata di R OMA. 8 GENNAIO 2010 IN TANDEM sim: «Non prendiamoci in giro. La scheda va compilata con tutti i dati dei clienti. Non sono ammissibili numeri generici tipo “contattati dieci clienti”. Si resta in attesa, a fine giornata, delle schede di contatto odierne COMPLETE (in maiuscolo nel testo)». La telefonia è l’ultimo business – c’è allo studio un Gratta&vinci «griffato» Poste – in cui s’è lanciato l’ex carrozzone guidato da Sar- In alto, da sinistra, l’amministratore delegato di Poste Massimo Sarmi e Giulio Tremonti, uniti dal progetto Banca del Sud mi, l’uomo spinto da Gianfranco Fini a capo dell’azienda nel 2002, confermato da Prodi nel 2006 e giunto con Berlusconi al terzo mandato, caso unico nelle aziende di Stato. Un’azienda, le Poste, che prima con Corrado Passera, attuale ad di Intesa SanPaolo, e poi proprio con Sarmi – il più pagato dei manager pubblici nel 2008: 1,6 milioni, di cui 886 fissi e 694 come parte variabile – si è via via al- ➜ IL VENERDI DI REPUBBLICA 27 italia LA RESA DEI CONTI I PRIORITARI Per sei mesi, sulle donazioni fatte al partito del premier non è stata pagata la tassa di 1,10 euro. Su quelle agli altri, come è dovuto, sì E INTANTO IL PDL S’È IMBUCATO GRATIS M a siamo alle Poste o al Pdl? Se lo sono chiesto gli addetti agli sportelli di mezza Italia che, da maggio a novembre, hanno incassato circa 1600 versamenti su un conto corrente senza che la cassa chiedesse l’imposta di 1,10 euro dovuta per qualsiasi pagamento tramite bollettino. Una verifica sul conto, numero 10806040, ha rivelato l’intestatario: il Popolo della libertà, presso via Ufficio del Vicario 49, a Roma. Nello stesso periodo, nessun versamento ad altri partiti ha goduto dello «sconto». Secondo indiscrezioni, quello assegnato al Pdl sarebbe lontanata dal suo core business, il recapito, per abbracciare quei settori, soprattutto finanziari, grazie ai quali presenta da tempo bilanci in attivo. Di qui la necessità di spremere i rami produttivi. E i toni, non sempre da azienda premiata da Fortune con un posto nella World Most Admired Companies List, con cui i dirigenti si rivolgono agli addetti. Quello di Gorizia è il caso più soft. Altrove c’è il responsabile che si lamenta con lo specialista vendite perché non è riuscito a piazzare «come era necessario e possibile» almeno una polizza ramo danni o una polizza previdenza valore al giorno. E, in Piemonte, chi evoca i fucili: «Come succedeva nell’esercito austro-ungarico, chi faceva in un modo differente e otteneva risultati, veniva complimentato. Chi non operava nel modo indicato e non otteneva risultati veniva fucilato». Un altro, dell’area Sud, minaccia senza giri di parole che «abbiamo nome, cognome e indirizzo di chi lavora male. Che vo- 28 IL VENERDI DI REPUBBLICA nedetti della Slc Cgil. «L’azienda ha sottoscritto protocolli ineccepibili sulla carta, ma nelle comunicazioni interne prevalgono gli appelli a vendere». Così, Poste è stata coinvolta nell’affaire derivati e in quello delle polizze del Programma dinamico, crollate al 30 per cento del valore. un conto interno a Poste, e per questo esentasse. Interpellato dal Venerdì, l’ufficio stampa dell’azienda attribuisce la serie di episodi a un «mero» e non meglio precisato «errore materiale», accaduto mentre venivano aperti altri conti esentasse, come quello per l’emergenza Abruzzo. «Poste ha subito provveduto alla correzione e sta procedendo al calcolo della somma da recuperare presso il cliente». Non è la prima volta che Berlusconi può sentirsi a casa alle Poste. Nel 2004, Mediolanum, la banca online di cui il premier è socio, stipulò con l’azienda una convenzione per l’uso degli sportelli. La stessa richiesta era stata negata, prima, a Deutsche Bank. Da allora altre banche hanno stretto accordi con Poste. Ma solo dopo Mediolanum. (p.c.) gliamo fare?!?». Abbastanza per far rabbrividire anche il ministro antifannulloni Brunetta. E non è finita: in Sicilia, c’è chi interpreta come «evidente violazione dei doveri generali di correttezza e buona fede» il mancato raggiungimento del budget per poche migliaia di euro. L’episodio più clamoroso arriva però da Teramo, dove la direttrice di filiale Angela Zappacosta, sorella di un ex senatore di An, ha concluso una riunione con il motto «Credere, obbedire, combattere». Viene da chiedersi che cosa accadrà con la nascita della Banca del Sud. Nel progetto di un istituto di credito per lo sviluppo del Mezzogiorno, Giulio Tremonti ha pensato alla rete dei 14 mila sportelli postali, tre volte quelli di Intesa-San Paolo, Nel frattempo, un’indagine di Altroconsumo ha rilevato a settembre ritardi un po’ in tutti i servizi del recapito. Il caso più indicativo è quello delle raccomandate, la forma di spedizione di documenti con valore legale: arriva entro il quinto ELIGIO PAONI/CONTRASTO CONTRASTO PRESIDENTE POSTINO Silvio Berlusconi a una conferenza stampa di Poste italiane 66,4% per collocare sul mercato i titoli emessi dalla Banca. L’incidenza sul bilancio di Poste nel 2008 dei rami finanziario e assicurativo L’idea del ministro dell’Economia ha trovato d’accordo Sarmi (l’azien- 30,8% L’incidenza sul bilancio di Poste nel 2008 del settore tradizionale del recapito 10 mila I portalettere dichiarati in esubero con il nuovo piano di riassetto del recapito Tremonti vuol fare di Poste la rete della futura Banca del Sud. Un’ipotesi che piace a Sarmi e anche alla Cisl da, interpellata, non vuole aggiungere altro al già dichiarato gradimento del progetto). E, soprattutto, chi da sempre esercita su Poste quasi una golden share: la Cisl. Hanno la tessera del sindacato di Raffaele Bonanni 54 mila dipendenti su 150 mila. Ex uomini Cisl sono il presidente Giuseppe Ialongo, in quota all’ala pd dell’ex segretario Cisl Franco Marini, il commissario dell’Ipost (l’Inps dei postini) Rino Tarelli, e il capo del settore Mercato privati Pasquale Marchese, l’uomo che coordina i 14 mila sportelli e 350 dirigenti su 600. E al quale la Cgil ha inviato lettere di protesta contro promozioni e trasferimenti giudicati opachi. Tra la Cisl e Sarmi esiste da tempo un patto tacito: alla prima, la gestione del personale; al secondo, il ramo bancario. Ora, l’ipotesi Banca del Sud cementa il fronte. «In realtà sono anni che 8 GENNAIO 2010 Poste si comporta come una banca, e tra le più aggressive» dice Ugo Arrigo, economista di Milano Bicocca e profondo conoscitore dei bilanci dell’azienda. «Nel 2008, i ricavi dei rami finanziario e assicurativo (in attivo) sono stati il 66,4 per cento, contro il 30,8 del recapito (in perdita)». Con tali risultati, chi non spingerebbe ancora sul pedale della finanza? Un esempio della bancarizzazione spinta di Poste arriva da Lecce. Qui, un documento interno di cui Federconsumatori è entrata in possesso, ha fatto scoprire l’esistenza di un doppio binario nella vendita delle obbligazioni. Nella lettera, il direttore di filiale accusa i dipendenti perché hanno venduto titoli giudicati assai redditivi a chi aveva già un conto con Poste, anziché andare a caccia di nuovi clienti per soffiarli alle banche: «ABBIAMO FATTO UN PESSIMO LAVORO». Osserva il responsabile finanziario di Altroconsumo Ivano Daelli: «Alle Poste come in banca, special- 8 GENNAIO 2010 mente nei piccoli uffici con pochi addetti fac-totum, si può entrare per aprire il classico libretto fruttifero e ritrovarsi in breve con un titolo tossico». L’ultimo caso di esposizione di Poste con le associazioni dei consumatori è quello delle polizze vita dormienti. Una legge retroattiva ha abbassato da dieci a due gli anni dalla morte del titolare entro i quali gli eredi devono riscuotere il premio. Risultato: migliaia di beneficiari, ignorando la legge, hanno visto sfumare l’opportunità di incassare somme per un totale che Altroconsumo ha stimato a luglio in 30 milioni. «La legge è stata voluta dal governo. Ma Poste» spiega Daelli «ha fatto poco per avvisare i clienti». «Quello del codice etico è un problema serio» punta il dito Graziano Be- IL SINDACATO AL COMANDO Sopra, la sede centrale di Poste, all’Eur a Roma. Sotto, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Sono ex cislini parecchi uomini al vertice dell’azienda, a partire dal presidente Giuseppe Ialongo Ma intanto il settore del recapito è in perdita. E nel 2011 partirà in tutta Europa il libero mercato giorno l’83 per cento delle missive, quando l’obiettivo dichiarato dall’azienda è il 99. In compenso, in dieci anni le tariffe sono aumentate il doppio dell’inflazione e il pagamento con bollettino postale del triplo. Eppure, nel settore non mancano innovazioni come la lettera di vettura elettronica, che permette di stampare il bollettino di spedizione sul pc senza doverlo ritirare allo sportello. Ma il servizio è poco reclamizzato. L’ennesima ristrutturazione del recapito prevede l’esubero di diecimila portalettere. Nel 2011 il settore sarà liberalizzato, e Poste verrà esposta all’assalto dei concorrenti europei, meno forti nel ramo finanziario, ma con performance decisamente migliori in quello tradizionale. Finora, l’azienda ha neutralizzato la concorrenza appaltandole alcuni servizi, con l’effetto paradossale che in certe zone è l’olandese Tnt a recapitare la card Bancoposta. Una soluzione potrebbe essere privatizzare il settore, lasciandone il controllo alla holding Poste. Ma chi vorrà smontare il giocattolo, proprio adesso che l’ipotesi Banca del Sud mette tutti d’accordo? Per ora, insomma, è meglio credere e obbedire. Per combattere, c’è tempo. PAOLO CASICCI ✖ IL VENERDI DI REPUBBLICA 29