LA RESA DEI CONTI
ALBERTO
CRISTOFARI/A3/CONTRASTO
italia
{
L’azienda di Stato che fa utili al grido:
«Credere, obbedire, combattere»
Succede a Teramo, dove una direttrice incita i dipendenti col motto mussoliniano.
Ma c’è anche il dirigente (piemontese) che evoca la «fucilazione». Ecco la corrispondenza
interna che svela il nuovo corso delle Poste: fare cassa a ogni costo. Stile Wall Street
[ PAOLO CASICCI ]
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IL VENERDI DI REPUBBLICA
8 GENNAIO 2010
Raccontano come
non passi un giorno senza che l’amministratore
delegato di Poste Italiane Massimo Sarmi sia informato sul cellulare del numero di carte telefoniche PosteMobile vendute nelle ultime ventiquattro ore. Il che potrebbe spiegare il tono col quale il
2 novembre un dirigente del Friuli strigliava per iscritto le diciassette filiali (su venti) che nell’area
di Gorizia non erano riuscite a
piazzare la quota prefissata di
R
OMA.
8 GENNAIO 2010
IN TANDEM
sim: «Non prendiamoci
in giro. La scheda va compilata con tutti i dati dei
clienti. Non sono ammissibili numeri generici tipo “contattati dieci clienti”. Si resta in attesa, a fine giornata, delle schede di contatto odierne COMPLETE (in maiuscolo nel testo)».
La telefonia è l’ultimo business
– c’è allo studio un Gratta&vinci
«griffato» Poste – in cui s’è lanciato l’ex carrozzone guidato da Sar-
In alto,
da sinistra,
l’amministratore
delegato di Poste
Massimo Sarmi
e Giulio
Tremonti, uniti
dal progetto
Banca del Sud
mi, l’uomo spinto da
Gianfranco Fini a capo
dell’azienda nel 2002,
confermato da Prodi nel
2006 e giunto con Berlusconi al terzo mandato,
caso unico nelle aziende
di Stato. Un’azienda, le Poste, che
prima con Corrado Passera, attuale ad di Intesa SanPaolo, e poi
proprio con Sarmi – il più pagato
dei manager pubblici nel 2008: 1,6
milioni, di cui 886 fissi e 694 come
parte variabile – si è via via al- ➜
IL VENERDI DI REPUBBLICA
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italia
LA RESA DEI CONTI
I PRIORITARI Per sei mesi, sulle donazioni fatte al partito del premier
non è stata pagata la tassa di 1,10 euro. Su quelle agli altri, come è dovuto, sì
E INTANTO IL PDL S’È IMBUCATO GRATIS
M
a siamo alle Poste o al Pdl?
Se lo sono chiesto gli addetti
agli sportelli di mezza Italia che,
da maggio a novembre, hanno incassato
circa 1600 versamenti su un conto
corrente senza che la cassa chiedesse
l’imposta di 1,10 euro dovuta per
qualsiasi pagamento tramite bollettino.
Una verifica sul conto,
numero 10806040, ha
rivelato l’intestatario:
il Popolo della libertà,
presso via Ufficio
del Vicario 49, a Roma.
Nello stesso periodo,
nessun versamento
ad altri partiti ha goduto
dello «sconto». Secondo
indiscrezioni, quello
assegnato al Pdl sarebbe
lontanata dal suo core business, il
recapito, per abbracciare quei settori, soprattutto finanziari, grazie ai
quali presenta da tempo bilanci in
attivo. Di qui la necessità di spremere i rami produttivi. E i toni, non
sempre da azienda premiata da Fortune con un posto nella World Most
Admired Companies List, con cui i dirigenti si rivolgono agli addetti.
Quello di Gorizia è il caso più soft.
Altrove c’è il responsabile che si lamenta con lo specialista vendite perché non è riuscito a piazzare «come
era necessario e possibile» almeno
una polizza ramo danni o una polizza previdenza valore al giorno. E, in
Piemonte, chi evoca i fucili: «Come
succedeva nell’esercito austro-ungarico, chi faceva in un modo differente e otteneva risultati, veniva
complimentato. Chi non operava nel
modo indicato e non otteneva risultati veniva fucilato». Un altro, dell’area Sud, minaccia senza giri di parole che «abbiamo nome, cognome e
indirizzo di chi lavora male. Che vo-
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IL VENERDI DI REPUBBLICA
nedetti della Slc Cgil. «L’azienda ha
sottoscritto protocolli ineccepibili
sulla carta, ma nelle comunicazioni
interne prevalgono gli appelli a vendere». Così, Poste è stata coinvolta
nell’affaire derivati e in quello delle
polizze del Programma dinamico,
crollate al 30 per cento del valore.
un conto interno a Poste, e per questo
esentasse. Interpellato dal Venerdì,
l’ufficio stampa dell’azienda attribuisce
la serie di episodi a un «mero» e non
meglio precisato «errore materiale»,
accaduto mentre venivano aperti altri
conti esentasse, come quello
per l’emergenza Abruzzo. «Poste
ha subito provveduto alla correzione
e sta procedendo al calcolo della somma
da recuperare presso il cliente».
Non è la prima volta che Berlusconi
può sentirsi a casa alle Poste. Nel 2004,
Mediolanum, la banca online di cui
il premier è socio, stipulò con l’azienda
una convenzione per l’uso degli sportelli.
La stessa richiesta era stata negata,
prima, a Deutsche Bank. Da allora altre
banche hanno stretto accordi con Poste.
Ma solo dopo Mediolanum. (p.c.)
gliamo fare?!?». Abbastanza per far
rabbrividire anche il ministro antifannulloni Brunetta. E non è finita:
in Sicilia, c’è chi interpreta come
«evidente violazione dei doveri generali di correttezza e buona fede» il
mancato raggiungimento del budget per poche migliaia di euro. L’episodio più clamoroso arriva però da
Teramo, dove la direttrice di filiale
Angela Zappacosta, sorella di un ex
senatore di An, ha concluso una riunione con il motto «Credere, obbedire, combattere».
Viene da chiedersi che cosa accadrà con la nascita della Banca del
Sud. Nel progetto di un istituto di
credito per lo sviluppo del Mezzogiorno, Giulio Tremonti ha pensato
alla rete dei 14 mila sportelli postali,
tre volte quelli di Intesa-San Paolo,
Nel frattempo, un’indagine di Altroconsumo ha rilevato a settembre ritardi un po’ in tutti i servizi del
recapito. Il caso più indicativo è
quello delle raccomandate, la forma di spedizione di documenti con
valore legale: arriva entro il quinto
ELIGIO PAONI/CONTRASTO
CONTRASTO
PRESIDENTE
POSTINO
Silvio
Berlusconi
a una
conferenza
stampa
di Poste
italiane
66,4%
per collocare sul mercato i titoli
emessi dalla Banca.
L’incidenza
sul bilancio
di Poste nel 2008
dei rami
finanziario
e assicurativo
L’idea del ministro dell’Economia
ha trovato d’accordo Sarmi (l’azien-
30,8%
L’incidenza
sul bilancio
di Poste nel 2008
del settore
tradizionale
del recapito
10 mila
I portalettere
dichiarati in esubero
con il nuovo
piano di riassetto
del recapito
Tremonti vuol fare di Poste la rete
della futura Banca del Sud. Un’ipotesi
che piace a Sarmi e anche alla Cisl
da, interpellata, non vuole aggiungere altro al già dichiarato gradimento
del progetto). E, soprattutto, chi da
sempre esercita su Poste quasi una
golden share: la Cisl. Hanno la tessera del sindacato di Raffaele Bonanni
54 mila dipendenti su 150 mila. Ex
uomini Cisl sono il presidente Giuseppe Ialongo, in quota all’ala pd dell’ex segretario Cisl Franco Marini, il
commissario dell’Ipost (l’Inps dei
postini) Rino Tarelli, e il capo del
settore Mercato privati Pasquale
Marchese, l’uomo che coordina i 14
mila sportelli e 350 dirigenti su 600.
E al quale la Cgil ha inviato lettere di
protesta contro promozioni e trasferimenti giudicati opachi. Tra la Cisl
e Sarmi esiste da tempo un patto tacito: alla prima, la gestione del personale; al secondo, il ramo bancario.
Ora, l’ipotesi Banca del Sud cementa il fronte. «In realtà sono anni che
8 GENNAIO 2010
Poste si comporta come una banca,
e tra le più aggressive» dice Ugo Arrigo, economista di Milano Bicocca e
profondo conoscitore dei bilanci dell’azienda. «Nel 2008, i ricavi dei rami finanziario e assicurativo (in attivo) sono stati il 66,4 per cento, contro il 30,8 del recapito (in perdita)».
Con tali risultati, chi non spingerebbe ancora sul pedale della finanza?
Un esempio della bancarizzazione spinta di Poste arriva da Lecce.
Qui, un documento interno di cui Federconsumatori è entrata in possesso, ha fatto scoprire l’esistenza di un
doppio binario nella vendita delle
obbligazioni. Nella lettera, il direttore di filiale accusa i dipendenti perché hanno venduto titoli giudicati
assai redditivi a chi aveva già un
conto con Poste, anziché andare a
caccia di nuovi clienti per soffiarli alle banche: «ABBIAMO FATTO UN
PESSIMO LAVORO».
Osserva il responsabile finanziario di Altroconsumo Ivano Daelli:
«Alle Poste come in banca, special-
8 GENNAIO 2010
mente nei piccoli uffici con pochi addetti fac-totum, si può entrare per
aprire il classico libretto fruttifero e
ritrovarsi in breve con un titolo tossico». L’ultimo caso di esposizione di
Poste con le associazioni dei consumatori è quello delle polizze vita
dormienti. Una legge retroattiva ha
abbassato da dieci a due gli anni dalla morte del titolare entro i quali gli
eredi devono riscuotere il premio.
Risultato: migliaia di beneficiari,
ignorando la legge, hanno visto sfumare l’opportunità di incassare
somme per un totale che Altroconsumo ha stimato a luglio in 30 milioni. «La legge è stata voluta dal governo. Ma Poste» spiega Daelli «ha fatto poco per avvisare i clienti».
«Quello del codice etico è un problema serio» punta il dito Graziano Be-
IL SINDACATO
AL COMANDO
Sopra,
la sede centrale
di Poste,
all’Eur a Roma.
Sotto,
il segretario
della Cisl
Raffaele
Bonanni.
Sono ex cislini
parecchi uomini
al vertice
dell’azienda,
a partire
dal presidente
Giuseppe Ialongo
Ma intanto il settore del recapito
è in perdita. E nel 2011 partirà
in tutta Europa il libero mercato
giorno l’83 per cento delle missive,
quando l’obiettivo dichiarato dall’azienda è il 99. In compenso, in
dieci anni le tariffe sono aumentate il doppio dell’inflazione e il pagamento con bollettino postale del
triplo. Eppure, nel settore non
mancano innovazioni come la lettera di vettura elettronica, che permette di stampare il bollettino di
spedizione sul pc senza doverlo ritirare allo sportello. Ma il servizio è
poco reclamizzato.
L’ennesima ristrutturazione del
recapito prevede l’esubero di diecimila portalettere. Nel 2011 il settore
sarà liberalizzato, e Poste verrà
esposta all’assalto dei concorrenti
europei, meno forti nel ramo finanziario, ma con performance decisamente migliori in quello tradizionale. Finora, l’azienda ha neutralizzato la concorrenza appaltandole alcuni servizi, con l’effetto paradossale che in certe zone è l’olandese Tnt
a recapitare la card Bancoposta.
Una soluzione potrebbe essere privatizzare il settore, lasciandone il
controllo alla holding Poste. Ma chi
vorrà smontare il giocattolo, proprio adesso che l’ipotesi Banca del
Sud mette tutti d’accordo? Per ora,
insomma, è meglio credere e obbedire. Per combattere, c’è tempo.
PAOLO CASICCI ✖
IL VENERDI DI REPUBBLICA
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