Associazione “Arte e Cultura Schivenoglia” Mantova Breve sunto storico Tradizione vuole che la città sia stata fondata dagli Etruschi nel VI° secolo a.C. e che il suo nome derivi dalla divinità infernale chiamata Mantus. Dell'età romana si hanno varie documentazioni letterarie e quelle delle Centuriazioni (Anche le terre di Virgilio furono assegnate a coloni romani - 41a.C-). Nonostante non fosse nella direttrice delle vie di comunicazione dell'epoca (la via Postumia la più vicina) era una vera e propria città. Proprio nel marzo 2007 è stato riportato alla luce, un mosaico di epoca romana in Piazza Sordello, dopo quello scoperto in via Accademia negli anni scorsi ripropone nuove ipotesi sull'estensione e importanza della Mantova romana. Rarissimi cenni si hanno sulla città fino al X secolo. Venne conquistata da Alarico re dei Visigoti (401); probabilmente assoggettata da: Attila (452), Teodorico re degli Ostrogoti (489) e conquistata da Agilulfo re dei Longobardi (603). Storia certa è che già intorno all'anno 1000, durante la dominazione dei Canossa, vi fosse un nucleo abitativo principale localizzato nell'attuale Piazza Sordello. Le opere idrauliche dell'architetto Alberto Pitentino nel 1198, modificarono il percorso del Mincio relegando le acque, prima libere, in quattro laghi intorno la città. Ciò permise nuovi insediamenti abitativi. Durante il periodo Comunale furono ulteriormente allargati i confini della città, sorsero chiese e palazzi, l'abitato si estese. Risalgono a questo periodo, il Palazzo del Podestà (1227) in Piazza Broletto, il Palazzo della Ragione (1250) e l'ampliamento della chiesa del Gradaro (1256). Disgregatosi il governo Comunale, assunse il potere la Famiglia Bonacolsi (1272). Fecero costruire il Palazzo dei Capitani sul lato destro del Duomo, la Domus Magna,una serie di edifici merlati con la celebre Torre, successivamente chiamata della "Gabbia", che caratterizzano oggi Piazza Sordello nel lato sinistro; la chiesa di S. Francesco (1303-4), (ricostruita dopo i gravi danni subiti da un bombardamento nel 1945). Nell'agosto del 1328 con l'aiuto del Signore di Verona Cangrande della Scala, Luigi Gonzaga prese il potere. Famiglia di origini contadine legò indissolubilmente la sua storia a quella della città. Da Capitani del Popolo divennero Marchesi (1433) ed infine elevati a rango di Duchi nel 1530 dall'Imperatore Carlo V . Nei tre secoli seguenti (1328-1628), Mantova assunse sempre maggiore importanza quale corte europea, con una continua ascesa nei valori artistici, culturali, di fede e militari. Lavorarono per i Gonzaga artisti quali Pisanello, Mantegna, Perugino, Correggio, Leon Battista Alberti, Luca Fancelli, Giulio Romano, G.B.Bertani, Viani, Rubens, Fetti. Moltissime le opere dei grandi artisti rinascimentali entrate nelle collezioni dei Duchi. La città fu abbellita con la costruzione di nuove Chiese (S. Andrea - S. Sebastiano - S. Barbara - S. Orsola - S. Maurizio), palazzi (Il CastelloDomus Nova - torre dell'Orologio), la stessa reggia seguiva l'espandersi dell'importanza della famiglia Gonzaga con la costruzione di nuovi ambienti e dimore fuori città ( Palazzo Te-1525-35, la " Palazzina di Caccia 1592-95 " -" Villa della Favorita" 1616-24). Le famiglie nobili contribuirono allo sviluppo della città costruendo o ammodernando i palazzi. Nel domini che comprendevano all'incirca la Provincia attuale oltre a Casale Monferrato, sorsero a seconda dell'importanza strategica castelli, borghi e ville. L'inizio della decadenza della famiglia iniziò quando il Duca Vincenzo II°, per i numerosi debiti accumulati iniziò la "svendita" della celebre raccolta di quadri creata dai suoi predecessori. Fu così che "I Trionfi di Cesare" del Mantegna, "La Deposizione" del Tiziano ed altri capolavori finirono nelle corti europee o dispersi irrimediabilmente. Alla sua morte, per mancanza di eredi diretti, il ducato toccò a Carlo Rethel Gonzaga Nevers, principe francese appartenente al ramo cadetto della famiglia. Questa investitura, uno straniero, per di più Francese, alla guida di uno Stato piccolo ma, strategicamente importantissimo (Casale M.), provocò la bramosia e l'ira degli Spagnoli. A porre fine alla disfida tra Francia e Spagna intervenne l'Imperatore. Le truppe imperiali, i famigerati lanzichenecchi, descritti ampiamente dal Manzoni, dopo aver devastato il Milanese e un lungo assedio, il 18 luglio 1630 entrarono in città. Saccheggi e devastazione si abbatterono sulla reggia e i palazzi, non risparmiando ne le chiese ne i conventi. Gli imperiali si ritirarono nel 1631 con un bottino immenso, lasciando solo morte e distruzione. Si calcola che tra la peste e le uccisioni circa 130.000 abitanti del Ducato morirono in questo periodo, riducendo la popolazione a 43.000 unità. Negli anni successivi vi fu, in contrapposizione al declino dei regnanti, l'accrescimento del prestigio di alcune famiglie nobili, sorsero cosi i palazzi: Valenti (1640); Sordi (1660); Canossa (1669). L'opera di disgregazione del patrimonio artistico fu proseguita dai successivi duchi fino al 1707, anno in cui l'ultimo duca, Ferdinando Carlo, fuggi da Mantova a Venezia, portandosi dietro gli ultimi tesori della famiglia. Con l'accusa di "fellonia" che lo dichiarò decaduto, il Ducato passò all'Austria. La stabilità del nuovo corso riabilitò, in parte, la città. Fu definitivamente risolto il problema della cupola (attuale) di S.Andrea con l'intervento di Filippo Juvara (1733-1765). Fu costruita la nuova (attuale) facciata del Duomo (1775) in sostituzione di quella gotica. Sorsero nuovi palazzi: Palazzo Cavriani (1756), Palazzo degli Studi (1763), Palazzo Bianchi (1756-86) oggi Palazzo Vescovile, il teatro Scientifico (1767-69), palazzo dell'Accademia (1773-75), ristrutturato e in parte ricostruito Palazzo D'arco (1783). Furono tolte le vecchie denominazioni a quartieri medioevali, creando la toponomastica attuale. In questo periodo (1770) L'Imperatore Giuseppe II° con l'intenzione di "purificare" la Chiesa aveva iniziato una politica di appropriazione dei beni ecclesiastici abolendo chiese e conventi. Tale politica fu accentuata con l'arrivo delle truppe napoleoniche (1797) e ciò portò nuovi saccheggi, "emigrarono" in Francia numerosi oggetti preziosi e dipinti tra cui "La Madonna della Vittoria " del Mantegna. Gran parte dei capolavori conservati nelle Chiese dell'epoca furono razziati. Di questo periodo l'interramento della zona paludosa e del porto dell'Ancona, con la creazione dell'attuale Piazza Virgiliana. Nel 1810 fu fucilato nei pressi di Porta Giulia del Borgo di Porto (oggi Cittadella), Andreas Hofer che aveva guidato l'insurrezione del Tirolo contro Napoleone. Il successivo ritorno della dominazione austriaca (1815) portò un periodo di sanguinosa repressione determinata dalle idee di riunificazione risorgimentali. Durante le guerre d'indipendenza la città fu fortificata diventando un pilastro del famoso "Quadrilatero". Rei di aver cospirato contro l'Austria caddero dal 1851 al 1855 i Martiri di Belfiore (dalla località ove per gran parte di loro fu eseguita la sentenza di morte). Unica costruzione degna di menzione di questo periodo, il " Teatro Sociale" (1818-1822). Mantova fu annessa al Regno d'Italia nel 1866 dopo la III° Guerra d'Indipendenza. In seguito all'istituzione della provincia di Mantova, nel 1868, il comune di Mantova con 28.197 abitanti, fu incluso nel distretto I di Mantova e veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. I Gonzaga Ad montem duc nos. D'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile di nero dal volo abbassato; sul tutto, inquartato: nel primo e nel quarto di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso; nel secondo e nel terzo fasciato d'oro e di nero. Stato Mantova Monferrato Casata di derivazione: Corradi da Gonzaga Titoli Marchese di Mantova Duca di Mantova Marchese di Monferrato Duca di Monferrato Duca di Nevers Duca di Rethel Principe d'Arches Duca di Mayenne Fondatore Ludovico I (Luigi) Gonzaga Ultimo sovrano Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers Data di fondazione 1328 Data di estinzione ramo diretto 1627 Rami cadetti Gonzaga di Sabbioneta e Bozzolo (estinto) Gonzaga di Novellara e Bagnolo (estinto) Gonzaga di Luzzara (estinto) Gonzaga di Castel Goffredo, Castiglione e Solferino (estinto) Gonzaga di Guastalla (estinto) Gonzaga di Palazzolo (estinto) Gonzaga di Vescovato (esistente) I Gonzaga sono stati una delle più note famiglie principesche d'Europa, protagonisti della storia italiana ed europea dal XIV al XVIII secolo. Governarono Mantova, dapprima come signori, a partire dal 1328, poi come marchesi e duchi sino al 1707. Governarono inoltre il marchesato e poi ducato del Monferrato; rami cadetti governarono in Italia: il Ducato di Guastalla, il Ducato di Sabbioneta, i marchesati di Vescovato, Luzzara, Palazzolo e Castel Goffredo, Castiglione e Solferino, i principati di Bozzolo e Castiglione, la contea di Novellara; all'estero un ramo cadetto governò: i ducati francesi di Nevers, Rethel, Mayenne e il principato di Arches. Mantennero un ruolo di primo piano nel contesto politico italiano ed europeo grazie ai loro ambasciatori e a un'abile politica matrimoniale, che aveva portato a rinsaldare i rapporti con l'Impero, la Spagna, la Francia e con le dinastie sovrane e le famiglie nobili più in vista del tempo. Aumentarono ancora il proprio prestigio legandosi in matrimonio nel XVII secolo con la più importante famiglia reale europea, gli Asburgo, quando Eleonora Gonzaga divenne la prima imperatrice della casata, sposandosi nel 1622 con Ferdinando II. Eleonora Gonzaga-Nevers divenne a sua volta imperatrice sposandosi con Ferdinando III. Maria Luisa di Gonzaga-Nevers elevò ancora il prestigio della casata, quando divenne per ben due volte regina di Polonia, sposandosi con Ladislao IV e Giovanni II. La famiglia diede inoltre i natali a un santo, a quattordici cardinali e a tredici vescovi della Chiesa cattolica. La loro grande fama è anche legata al fatto di aver promosso, per diverse generazioni, la vita artistica e culturale al più alto livello. La collezione artistica dei Gonzaga (detta la "Celeste Galeria") era celeberrima, comprendeva infatti opere degli artisti più rinomati del Rinascimento e dell'Età Barocca e venne venduta in buona parte al re d'Inghilterra Carlo I quando i sovrani di Mantova si trovarono in difficoltà economiche. I Gonzaga, oltre alle arti visive, sostennero anche molte grandi opere letterarie e di musica. Storia Le origini del nome Potrebbe derivare dal nome latino di un personaggio romano di nome Verecundus, con l'aggiunta del suffisso – aca, ossia verecundus-aca, a cui fu troncata la parte iniziale, divenendo cundus-aca, da cui Gonzaga. Secondo lo storico dei Gonzaga Gaspare Scioppio, "gunzo" è voce germanica corrispondente a "verde e ameno”. Grandi casate italiane nel 1499 La corte di Ludovico III (Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, Mantova, 1465-1474) Originari di Gonzaga da cui presero il nome, i Corradi da Gonzaga furono uomini di fiducia di parte guelfa dei monaci dell'Abbazia di San Benedetto in Polirone. Si inurbarono alla fine del XII secolo a Mantova, accrescendo le loro estese proprietà terriere e la loro fortuna, in occasione della vittoria degli amici Bonacolsi sui Casalodi, avversari dei Gonzaga. Il 16 agosto 1328 Luigi Gonzaga rovesciò la signoria bonacolsiana con l'aiuto delle truppe scaligere e si impose come capitano del popolo, venendo riconosciuto vicario imperiale da Ludovico il Bavaro. Si succedettero nella gestione della signoria Guido (1360-1369), Ludovico II (1369-1382), mentre Feltrino, signore di Reggio escluso dal padre sulla signoria di Mantova, dava origine al ramo cadetto dei Gonzaga di Novellara e Bagnolo. Con Francesco (1382-1407), i Gonzaga si staccarono dalla supremazia viscontea per appoggiarsi alla Repubblica di Venezia, che riusciva a contenere l'espansione milanese. Nel 1433 Gianfrancesco (1407-1433) riuscì ad ottenere, sborsando la cifra di 12.000 fiorini, direttamente dalla mani dall'imperatore Sigismondo a Mantova il titolo di marchese. Nacque il Marchesato di Mantova e lo stemma della famiglia si arricchì della croce in rosso, simbolo della città, accantonata dalle quattro aquile imperiali. Mantova divenne un importante centro d'arte (Mantegna fu artista di corte) durante il governo di Ludovico III (14441478), grande mecenate e saggio amministratore, fermo nel contenere le ambizioni dei varî rami della famiglia. Prese avvio con Ludovico l'accorta politica matrimoniale dei Gonzaga, che portò nel tempo ad apparentarsi con le più importanti casate d'Europa e d'Italia. Il matrimonio venne celebrato con Barbara di Brandeburgo degli Hohenzollern, imparentati con la Casa d'Asburgo. A seguito della divisione dei beni alla morte di Ludovico III nacquero i rami cadetti dei Gonzaga di Sabbioneta e Bozzolo e di Castiglione, il più longevo della casata, ora estinto. Il marchese Federico governò lo stato per un breve periodo (1478-1484) e dal terzogenito Giovanni trasse origine il ramo secondario dei Gonzaga di Vescovato, l'unico ancora oggi esistente. I Gonzaga aumentarono il loro prestigio con Francesco II (1484-1519) e con la moglie Isabella d'Este, una delle donne più importanti del Rinascimento, che governò lo stato dopo la morte del marito. Con il quarto marchese si originò anche il ramo cadetto dei Gonzaga di Guastalla. Il successore Federico II (1519-1530) ottenne a Mantova nel 1530 dalle mani dell'imperatore Carlo V il titolo di duca. Iniziò così il Ducato di Mantova. Il matrimonio con Margherita Paleologa permise ai mantovani di acquisire il Marchesato di Monferrato, cui aspirava anche la dinastia dei Savoia, ma finì col gravare rovinosamente sulla politica e sulle finanze dello stato gonzaghesco. Dal terzogenito di Federico II, Ludovico Gonzaga-Nevers, trasse origine il ramo collaterale dei Gonzaga-Nevers, destinato a governare per circa ottant'anni. Alla morte di Federico II l'acclamato duca Francesco III (1540-1550) aveva solo sette anni e il ducato venne retto dai suoi due zii, il cardinale Ercole e Ferrante I. Francesco III morì in un incidente a soli diciassette anni e gli successe il fratello Guglielmo (1550-1587): lo stato raggiunse la sua più grande ricchezza. Il ducato passò nelle mani del quarto duca Vincenzo (1587-1612), promotore delle arti ma intemperante e libertino, che nel 1608 sposò il primogenito Francesco, poi duca Francesco IV (1612), a Margherita di Savoia, figlia di Carlo Emanuele I di Savoia, con lo scopo di risolvere la questione del Monferrato, passato ducato dal 1573, ma dalla loro unione rimase l'unica figlia Maria. La successione toccò perciò ai fratelli, il cardinale Ferdinando (1612-1626) e quindi il cardinale Vincenzo II (16261627). Entrambi ottennero la dispensa dei voti e si sposarono, ma dai loro matrimoni non ebbero eredi. Con la morte di Vincenzo nel 1627 si estinse, dopo molto splendore, il ramo diretto dei Gonzaga di Mantova. Il problema della successione, vista l'importanza strategica dello stato gonzaghesco, scatenò una guerra, che vide contrapporsi Francia e Asburgo e durò dal 1628 al 1631. Prevalse la Francia e Carlo di Nevers, con l'appoggio di Luigi XIII di Francia, divenne l'ottavo duca di Mantova (1627-1637). A Carlo I, per la morte prematura nel 1631 del figlio Carlo, successe il nipote Carlo II (1637-1665), e quindi Ferdinando Carlo (1665-1708), decimo e ultimo duca, con il quale anche la dinastia dei Gonzaga-Nevers si spense. Nel 1708 il territorio del Monferrato venne annesso al Ducato di Savoia e la signoria di Mantova, dopo quattrocento anni, passò sotto la dominazione austriaca. Origini della famiglia Le origini della famiglia Gonzaga risalgono al XII secolo quando Filippo Corradi fu investito delle terre di Gonzaga (da cui prese il nome la famiglia), feudo appartenuto ai conti Casalodi, dall'abate dell'abbazia benedettina di Polirone a San Benedetto Po. Con il nome di “Corradi da Gonzaga” si stabilirono a Mantova alla fine del XII secolo, dove occuparono cariche politiche e religiose. Da Guido Corradi da Gonzaga (XIII secolo-1318), che combatté contro il re Manfredi di Sicilia e dai suoi cinque figli (Luigi primo capitano del popolo, Gentile, Gualtiero, Abramino e Petronio) ebbero origine i signori di Mantova. Dal 30 aprile 1335 la famiglia utilizzò solo l'appellativo "Gonzaga". Sull'origine della famiglia, nel 1392 Francesco I Gonzaga, quarto capitano del popolo di Mantova, scriveva: « Dal villaggio di Gonzaga, in diocesi di Reggio, derivano il nome. » Gonzaga di Mantova (linea principale) I Corradi da Gonzaga conquistarono il potere a Mantova con Luigi, destituendo il 16 agosto 1328 Rinaldo Bonacolsi, detto "il Passerino".Il colpo di stato che portò alla morte dell'ultimo dei Bonacolsi fu possibile per l'alleanza con Cangrande I di Verona. Profittando quindi dell'illusione di quest'ultimo di poter includere Mantova nei propri dominî una volta sconfitti i Bonacolsi, e contando sull'appoggio del popolo mantovano, ebbe inizio un dominio plurisecolare dei Gonzaga sulla città di Mantova, che terminò solo nel 1707. Capitani del Popolo Stemma originario dei Gonzaga fasciato d'oro e di nero , dal 1328 al 1389 Ludovico (Luigi), primo capitano del popolo La dominazione su Mantova ebbe inizio con la figura politica del capitano del popolo, istituita essenzialmente per bilanciare il potere e l'autorità delle famiglie nobili. Il primo capitano ad essere eletto, dopo la presa al potere, fu Luigi Gonzaga, il 25 agosto 1328. La rivolta, caldamente appoggiata dal popolo e con l'appoggio di Cangrande I della Scala, ebbe successo grazie alla completa convinzione dei Bonacolsi, amici dei Gonzaga e padroni della città, che fossero loro fedeli. Francesco I, commissionando la costruzione del castello di San Giorgio nel 1395, creò le basi per l'edificazione delle futura reggia gonzaghesca. Dopo aver aumentato il loro patrimonio fondiario e monetario, il loro dominio proseguì ininterrottamente sino al settembre 1433 con l'elevazione del feudo a marchesato. Marchesi di Mantova Le grandi armi nello stemma della famiglia Gonzaga a partire dal XV secolo Gianfrancesco, primo marchese Il marchesato iniziò nel 1433 con la consegna a Mantova delle insegne marchionali da parte dell'imperatore Sigismondo a Gianfrancesco Gonzaga, che comprò il titolo per 120.000 fiorini d'oro. Risalgono al marchesato i rapporti amichevoli con gli Este e i signori di Milano. Grazie a Ludovico III la città si distinse nel campo dell'arte: l'intervento di artisti come Andrea Mantegna lascerà un segno indelebile nella storia di Mantova. Grazie ai Gonzaga nacque in questo periodo la Scuola di Mantova, destinata a diventare una delle principali scuole della pittura rinascimentale italiana. Con Isabella d'Este, una delle donne più importanti del Rinascimento, che nel 1490 sposò Francesco II, la città conobbe un periodo di grande rilevanza artistica. Con Federico II venne edificato Palazzo Te e così terminò, con la sua nomina ducale nel 1530, questo periodo particolarmente prolifico a livello artistico della storia di Mantova. Duchi di Mantova Stemma dei Gonzaga dal 1575 Federico II, primo duca Carlo I di Gonzaga-Nevers Casa dei Gonzaga Nel 1627 il ramo mantovano dei Gonzaga si estinse e il titolo ducale passò al ramo francese dei Gonzaga-Nevers, che ebbe origine da Ludovico Gonzaga-Nevers. Casa dei Gonzaga-Nevers Il Ducato di Mantova ebbe inizio nel 1530 con Federico II, che ottiene il titolo da Carlo V sovrano del Sacro Romano Impero. Il duca di Mantova fu anche marchese del Monferrato (1536-1574) e poi duca del Monferrato (1574-1708). Sotto la signoria di Guglielmo Gonzaga Mantova divenne una delle corti più splendide e prestigiose d'Europa e la casata dei Gonzaga ricchissima: fu politico accorto e scaltro, capace di rimanere indipendente rispetto ai potentati del tempo (Papato, Impero, potenze quali Spagna e Francia). Con l'intemperante Vincenzo, amante del gioco e dei vizi, iniziò il lento ma inesorabile declino della famiglia. Alla morte di Vincenzo II, nel 1627, si estinse il ramo diretto dei Gonzaga di Mantova e ciò portò alla Guerra di successione di Mantova e del Monferrato: Carlo I dovette subire il sacco di Mantova da parte dei mercenari lanzichenecchi, che misero a ferro e fuoco la città portando anche la peste. Carlo II, per ripianare le finanze di famiglia, proseguì la vendita della famosa collezione di opere d'arte iniziata dal suo predecessore. Con il decimo ed ultimo duca Ferdinando Carlo, poco incline al governo del suo stato, nel 1707 si chiusero quasi quattro secoli di dinastia gonzaghesca e con questi anche la condizione statuale dei ducati di Mantova e Monferrato. Marchesi, poi Duchi di Monferrato Il Marchesato del Monferrato fu un antico stato italiano preunitario, situato nel Piemonte, governato dagli Aleramici dal 967 al 1305 e dalla famiglia dei Paleologi dal 1306 al 1533. Alla morte senza eredi di Giovanni Giorgio del Monferrato nel 1533, si accese la disputa sulla successione tra il duca di Mantova Federico II Gonzaga e Carlo III di Savoia, duca di Savoia. L'imperatore Carlo V affidò il feudo imperiale a Federico II, marito di Margherita Paleologa, in virtù della discendenza dei Paleologi. Nel 1575 l'imperatore Massimiliano II elevò il marchesato a ducato. Nel 1627 il ramo mantovano dei Gonzaga si estinse e il titolo ducale passò al ramo francese dei Gonzaga-Nevers. Il loro dominio, pur tra diversi conflitti, durò fino al 1708. Gonzaga-Nevers La linea trasse origine da Ludovico Gonzaga, terzogenito di Federico II che, sposando nel 1565 Enrichetta di Nevers, divenne duca di Nevers e Rethel. Alla morte nel 1627 del cugino Vincenzo II Gonzaga, ultimo discendente della linea diretta dei Gonzaga, Carlo I, a seguito della Guerra di successione di Mantova e del Monferrato, subentrò come erede nella potestà del Ducato di Mantova. Con i Gonzaga-Nevers proseguì il declino della secolare dinastia, iniziato con Vincenzo I. I primi presagi furono dati dalle continue invasioni da parte dei lanzichenecchi che, con il sacco di Mantova del 1629, ridussero la città, fino allora considerata imprendibile, in miseria. Proseguirono inoltre con il duca Carlo I le vendite della collezione d'arte di famiglia, la famosa Celeste Galeria. Con la cacciata dell'ultimo duca Ferdinando Carlo di GonzagaNevers, accusato di fellonia per aver concesso l'ingresso alle truppe galloispane nella città virgiliana, nel 1708 il territorio del Monferrato venne annesso al Ducato di Savoia e Mantova passò sotto la dominazione austriaca. Lo stemma Blasonatura araldica dei Gonzaga successiva al 1530 La dinastia dei Gonzaga, durante la loro lunga storia, mutò lo stemma diverse volte. Con la presa del potere nel 1328, Ludovico I innalzò un semplice stemma a fasce orizzontali nere ed oro. Con la nascita del marchesato, dal 1433 compaiono per la prima volta nello stemma le aquile imperiali a "volo abbassato" e la croce rossa, simbolo dal XII secolo del comune di Mantova, mentre lo scudo originario rimase al centro di dimensione più piccola. Dal 1575 vennero incluse le insegne delle famiglie nobili con le quali si imparentarono. Le zecche dei Gonzaga Ducatone di Vincenzo I Gonzaga, 1595 Anche i Gonzaga, al pari di tutte le più importanti dinastie europee, ebbero il privilegio di battere moneta. Dopo la cacciata dei Bonacolsi i primi signori di Mantova a battere moneta furono Luigi Gonzaga e il figlio Guido (1328-1369). Ludovico III Gonzaga nel 1444 vide invece per primo il proprio ritratto coniato su una moneta e, seguendo il prestigio e l'importanza delle casate più importanti, iniziò la coniazione di monete auree. Nella prima metà del Cinquecento iniziò ad operare anche la Zecca di Casale Monferrato, in occasione del matrimonio di Federico II Gonzaga con Margherita Paleologa (1531). Con la decadenza della dinastia nel 1626, regnante Vincenzo II e la perdita di potere politico, anche la Zecca di Mantova entrò in declino. L'ultimo esponente a battere moneta fu il decimo e ultimo duca Ferdinando Carlo Nevers, cacciato per fellonia da Mantova nel 1708. La cucina dei Gonzaga I Gonzaga sono anche ricordati per l'arte della cucina, definita da molti “di principi e di popolo”, perché hanno saputo coniugare piatti tipicamente popolari (esempio, la polenta fritta spolverata di zucchero) con piatti decisamente più elaborati, vanto dei numerosissimi cuochi che si sono alternati alla loro corte. Essi hanno saputo lasciare un'impronta nella gastronomia italiana, data dai prodotti ricavati dalla fertilità della loro terra (grano e riso soprattutto) e dall'importanza delle loro corti. Bartolomeo Sacchi detto il Platina, che operò come precettore dei figli del marchese Ludovico III, lasciò un'impronta nella cucina della corte mantovana: pubblicò a Venezia nel 1474 il trattato di gastronomia De honesta voluptate et valetudine che ben presto si diffuse presso tutte le corti d'Europa e dove si insegnava l'uso delle risorse del territorio a seconda delle stagioni. Con l'arrivo di Isabella d'Este nel 1490 la cucina mantovana venne influenzata da quella emiliana: la marchesa si avvalse infatti della consulenza di Cristoforo di Messisbugo, cuoco dei signori di Ferrara, che pare avesse creato appositamente per lei la “torta delle rose”. La corte dei Gonzaga è ricordata sia per i fastosi banchetti, che per la ricchezza della tavola e per gli elaborati piatti preparati da schiere di esperti cuochi, che lavoravano giornate intere per preparare i sontuosi piatti voluti dai signori di Mantova. Ricchissimo fu il banchetto che Isabella e il fratello Alfonso, duca di Ferrara, fecero allestire dal Messisbugo in occasione dell'arrivo a Mantova nel 1530 dell'imperatore Carlo V e del suo seguito, al quale parteciparono circa settecento invitati e del quale si parlò per anni in tutte le corti d'Europa. Tra la ricca varietà locale merita un posto di riguardo un importante piatto della cucina mantovana, i tortelli di zucca, molto diffuso sulle tavole locali alla vigilia di Natale: esso compare in una ricetta del 1584 del coppiere di Lucrezia d'Este. Con Vincenzo I il fasto della tavola raggiunse splendori mai visti prima per presentazione ed elaborazione dei cibi. Per i banchetti del duca si allevavano anche nel Mincio diversi tipi di pesci d'acqua dolce, tra cui il luccio, il preferito dal principe. Nel 1662 Bartolomeo Stefani, in servizio come capocuoco presso il ducato di Mantova, pubblicò in città il volume di cucina L'Arte di Ben Cucinare, dedicato a Ottavio Gonzaga principe di Vescovato. È stato il primo a offrire una sezione dedicata al vitto ordinario ("cibo ordinario"). Il libro descrive uno dei tre banchetti offerti dal duca Carlo per la regina Cristina di Svezia alla vigilia di Natale del 1655, con il dettaglio delle impostazioni di cibo e tavola per ogni ospite, tra cui un coltello, forchetta, cucchiaio, bicchiere, un piatto (al posto delle ciotole più usati) e un tovagliolo. Pare che il cuoco, in onore della regina, avesse creato appositamente la torta di tagliatelle, presente ancora oggi nelle pasticcerie della città. Il fasto della cucina gonzaghesca seguì di pari passo il declino della famiglia. Le ragioni del successo dei Gonzaga I motivi che portarono la famiglia Gonzaga a primeggiare per 400 anni si possono riassumere in alcuni fattori chiave. La ricchezza I Corradi-Gonzaga, al momento del loro insediamento nella città di Mantova, potevano contare su di un ingente patrimonio. Disponevano infatti di circa 25.000 biolche di terra, la maggior parte coltivata a grano e, agl'inizi del Cinquecento, le loro terre erano circa un decimo di tutto il ducato mantovano. Grazie ai Gonzaga, Mantova divenne una città ricchissima, assai popolosa e all'avanguardia nelle arti e nella cultura rinascimentale, al pari di Venezia, Firenze e Roma. I commerci con Venezia Le ingenti coltivazioni di grano prodotte nelle campagne gonzaghesche permettevano alla famiglia Gonzaga scambi commerciali con l'altrettanto ricca Repubblica di Venezia dei dogi, il cui ricavato veniva reinvestito nella città lagunare. Abili politici La politica dei Gonzaga fu una tenace e accorta difesa di un continuo equilibrio tra le potenze confinanti: Repubblica di Venezia, Milano, Ferrara e i possedimenti pontifici. Contarono sulla presenza di ambasciatori presso tutte le corti d'Europa. Le politiche matrimoniali Grazie alla ricchezza familiare ma anche un'intelligente politica matrimoniale, i Gonzaga riuscirono a rinsaldare i rapporti con l'Impero (Hohenzollern), la Spagna (D'Avalos), il Mezzogiorno d'Italia (Carafa, Caracciolo, Pignatelli) e con le famiglie più in vista del tempo (Borromeo, Gambara, Malaspina, Este, Bentivoglio, Malatesta, Ordelaffi, Orsini, Colonna, Medici, da Montefeltro, Paleologo). I signori di Mantova furono alla guida di un complesso di piccoli Stati regionali che si estendevano dal Nord Italia alla Francia, al meridione d'Italia. Le parentele imperiali Le accorte politiche matrimoniali dei Gonzaga permisero di stringere parentele anche con la casa imperiale. -Gianfrancesco Gonzaga aumentò il prestigio della casata volendo come sposa nel 1433 per il primogenito Ludovico la nobile tedesca Barbara di Brandeburgo, nipote dell'imperatore Sigismondo. -Francesco III Gonzaga sposò nel 1549 la nipote di Carlo V, Caterina d'Austria, figlia dell'imperatore Ferdinando I e Guglielmo Gonzaga nel 1561 prese in sposa un'altra figlia dell'imperatore, Eleonora. -Anna Caterina Gonzaga, nel 1582, andò in sposa a Ferdinando II d'Austria, secondo figlio maschio di Ferdinando I. -Eleonora Gonzaga divenne imperatrice del Sacro Romano Impero sposando nel 1622 Ferdinando II e sua nipote Isabella Clara d'Austria si unì in matrimonio nel 1649 con Carlo II di Gonzaga-Nevers. -Le parentele imperiali terminarono con il matrimonio celebrato nel 1651 tra Ferdinando III ed Eleonora GonzagaNevers, che divenne la seconda imperatrice della casata dei Gonzaga. Grandi mecenati Giulio Romano, Sala dei Giganti, Mantova, Palazzo Te I Gonzaga furono dei mecenati illuminati che riuscirono ad attirare in varie epoche presso la loro corte alcuni tra i più grandi artisti italiani ed europei. Con Ludovico III, Andrea Mantegna fu nominato pittore di corte e Leon Battista Alberti iniziò l'edificazione della Basilica di Sant'Andrea. Con Isabella d'Este, marchesa consorte di Francesco II, nel 1490, fece di Mantova uno dei più grandi centri del collezionismo d'arte. Con Federico II, Giulio Romano costruì Palazzo Te. Vincenzo I fu uno dei più importanti collezionisti del tempo e Rubens accettò l'incarico di pittore di corte, conservando tale carica fino alla fine del suo soggiorno italiano. Ferdinando accolse alla sua corte il pittore fiammingo Van Dyck, Domenico Fetti, Carlo Saraceni e Francesco Albani, che decorò per il duca Villa Favorita. Cardinali e vescovi La dinastia poté contare anche sulla influenza nel casato di 14 cardinali e di 13 vescovi, cinque dei quali nella sola diocesi di Mantova. Già nel 1418 Gianfrancesco Gonzaga ospitò a Mantova per alcuni mesi papa Martino V e Ludovico nel 1459 ospitò per otto mesi papa Pio II in occasione del concilio, che pose Mantova al centro dell'Europa. Il cardinale Ercole Gonzaga, nel conclave del 25 dicembre 1559, per solo cinque voti non divenne papa. Le condotte militari Le fortune della famiglia furono legate anche alle condotte militari, inaugurate con Gianfrancesco Gonzaga, primo marchese di Mantova, nel 1410. Militando come capitano prima sotto le bandiere di Venezia e poi di Milano, egli ampliò i confini dello stato gonzaghesco con i territori che ricevette in cambio dei propri servizi militari. La sopravvivenza del piccolo stato si legava fortemente alla sua capacità di offrire forze e competenze militari alle potenze maggiori in cambio di protezione. Gli Ebrei La comunità ebraica di Mantova sorse intorno all'anno 1145. I Gonzaga incoraggiarono l'immigrazione ebraica in tutto il loro stato, finalizzata anche ad ottenere immediati interessi economici dai banchieri ebrei esercitanti, tramite i banchi feneratizi, il prestito di denaro ad interesse. Ebbero notevoli aiuti nei momenti di crisi ricevendo cospicui prestiti che spesso non venivano restituiti. Feudo imperiale La definitiva consacrazione gonzaghesca, feudo del Sacro Romano Impero dal Medioevo, si ebbe al tempo del ducato, quando il grande imperatore Carlo V concesse il titolo di duca a Federico II Gonzaga nel 1530. Decadenza dei Gonzaga Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, ultimo duca di Mantova (Frans Geffels) Con Vincenzo I iniziò il declino della famiglia Gonzaga. Il quarto duca di Mantova, a differenza del padre Guglielmo, volle creare una corte sfarzosa e andò incontro a spese ingenti per le imprese militari contro i turchi e per la realizzazione della cittadella fortificata di Casale, ducato controllato dalla famiglia mantovana. Vincenzo si vide costretto ad aumentare le imposte a carico dei sudditi e a cedere molte terre creando dei feudi a favore di molte famiglie. Le rendite della famiglia diminuirono sensibilmente con Ferdinando Gonzaga, VI duca di Mantova, tanto che, per ripianare parte dei debiti che la famiglia aveva contratto, iniziò la vendita della famosa collezione di opere d'arte accumulata dai Gonzaga nel tempo. La situazione si aggravò ulteriormente con Vincenzo II Gonzaga, ultimo erede maschio del ramo principale di Mantova. Costui proseguì la vendita della collezione d'arte, la Celeste Galleria, al re d'Inghilterra Carlo I. Al fine di assicurare la discendenza alla dinastia, morto Vincenzo II senza eredi, venne scelto Carlo I di GonzagaNevers, nonostante il parere contrario dell'imperatore, che scatenò la Guerra di successione di Mantova e del Monferrato. L'avvento del ramo collaterale della famiglia nel 1627 resterà nella storia come il più brutto periodo della storia di Mantova. La città nel 1629 venne assediata e saccheggiata da un esercito di lanzichenecchi, che diffusero anche la peste. Carlo I fu costretto ad abbandonare Mantova e rientrò solo nel 1631, chiedendo l'aiuto della Repubblica di Venezia per i beni di prima necessità. Con l'avvento di Carlo II di Gonzaga-Nevers, inizialmente sotto la reggenza della madre Maria Gonzaga, il destino dei Gonzaga era oramai segnato. L'ultimo duca, Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, succeduto nel 1665 nella guida di Mantova, ma poco incline a curare gli affari di Stato, fu accusato di fellonia e riparò a Padova dove morì nel 1708. Venne dichiarato decaduto dall'imperatore ed ebbe inizio la dominazione austriaca, terminando di fatto la dominazione gonzaghesca durata ininterrottamente per 400 anni. Il Palazzo Ducale di Mantova Palazzo del Capitano Ubicazione Stato Italia Regione Lombardia Località Mantova Indirizzo Piazza Sordello 40 Informazioni Costruzione XIII-XVIII secolo Realizzazione Appaltatore Bonacolsi Proprietario Ministero per i Beni e le Attività Culturali Proprietario storico Bonacolsi, Gonzaga Domenico Morone, La Cacciata dei Bonacolsi (Mantova, Museo di Palazzo Ducale) Piazza Castello e il campanile di Santa Barbara nel Palazzo Ducale Il Palazzo Ducale di Mantova, noto anche come reggia dei Gonzaga, è uno dei principali edifici storici cittadini. Dal 1308 è stata la residenza ufficiale dei signori di Mantova, i Bonacolsi, e quindi la residenza principale dei Gonzaga, signori, marchesi ed infine duchi della città virgiliana. Ospitava il Gonzaga dominante del tempo, sua moglie, il figlio legittimo primogenito e gli altri figli legittimi sino alla maggiore età nonché gli ospiti importanti. Assunse la denominazione di Palazzo Reale durante la dominazione austriaca a partire dall'epoca di Maria Teresa d'Austria regnante. Cenni storici Ambienti distinti e separati tra loro furono costruiti in epoche diverse a partire dal XIII secolo, inizialmente per opera della famiglia Bonacolsi successivamente su impulso dei Gonzaga. Fu il duca Guglielmo ad incaricare il prefetto delle Fabbriche Giovan Battista Bertani perché collegasse i vari edifici in forma organica così da creare, a partire dal 1556, un unico grandioso complesso monumentale e architettonico, uno dei più vasti d'Europa (34.000 m² circa), che si estendeva tra la riva del lago Inferiore e Piazza Sordello, l'antica Piazza di San Pietro. Morto Bertani nel 1576, l'opera fu proseguita da Bernardino Facciotto che completò l'integrazione di giardini, piazze, loggiati, gallerie, esedre e cortili, fissando definitivamente l'aspetto della residenza ducale. L'interno del palazzo è quasi spoglio poiché, in seguito a ristrettezze finanziarie i Gonzaga, iniziando dal duca Ferdinando, alienarono opere d'arte (soprattutto a Carlo I d'Inghilterra) e arredi, mentre di quanto rimase, una parte fu successivamente sottratta in epoca napoleonica. Il complesso Corte Vecchia La Magna Domus Stemma dei Bonacolsi o dei Gonzaga su una colonna di Palazzo Ducale Il palazzo del Capitano che si affaccia su piazza Sordello, è l'edificio più antico del palazzo Ducale voluto da Guido Bonacolsi sul finire del Duecento. Inizialmente costruito su due piani e separato dalla Magna Domus da un vicolo, nei primi anni del Trecento fu rialzato di un piano ed unito alla stessa Magna Domus dalla monumentale facciata con portico, sostanzialmente rimasta tale fino ad oggi. Il secondo piano aggiunto è costituito da un unico enorme salone (m 67x15) detto Dell'Armeria, appellato anche come Salone della Dieta, in quanto ospitò la Dieta di Mantova del 1459. Tale insigne ambiente è ora abbandonato e bisognoso di restauro. La Magna Domus (appartenuta anch'essa a Guido Bonacolsi) e il palazzo del Capitano costituiranno il nucleo originario che dette forma alla Corte Vecchia. A metà del XIV secolo in alcune delle sale, Pisanello mise mano a un maestoso ciclo di affreschi di soggetto cavalleresco arturiano, avente per soggetto la battaglia di Louverzep, che aveva lo scopo di glorificare il casato del committente Gianfrancesco Gonzaga, non casualmente lui stesso raffigurato nel dipinto. Si deve al sovrintendente Giovanni Paccagnini la clamorosa scoperta e il conseguente restauro della grande opera del Pisanello, avvenuti nel corso degli anni sessanta-settanta. Le sale del Pisanello accolgono frammenti degli affreschi e le relative sinopie preparatorie. Appartamento di Isabella d'Este in Corte Vecchia Corte Vecchia riacquistò un suo nuovo prestigio quando nel 1519 Isabella d'Este lasciò la dimora nel Castello e si trasferì al piano terreno di questo antico settore della reggia gonzaghesca, nell'appartamento detto vedovile. L'appartamento di Isabella era costituito da due ali ora divise dall'ingresso al Cortile d'Onore. Nell'ala della Grotta, più privata, con la principessa si trasferirono gli arredi lignei e le collezioni d'arte dei due celebri studioli, la grotta e lo studiolo. Quest'ultimo conteneva dipinti, conservati al Museo del Louvre, provenienti dallo Studiolo di Castello commissionati tra il 1496 e il 1506 al Mantegna (Parnaso e Trionfo della Virtù), a Lorenzo Costa il Vecchio (Isabella d'Este nel regno di Armonia e Regno di Como) e al Perugino (Lotta tra Amore e Castità) ai quali si aggiunsero opere del Correggio (Allegoria del vizio e Allegoria della virtù). Altro celebre ambiente di questa ala è la "Camera Granda" o "Scalcheria" affrescata nel 1522 dal mantovano Lorenzo Leonbruno. L'appartamento comprendeva altre sale nell'ala detta di "Santa Croce" dal nome di un'antica chiesa di epoca matildica sui resti della quale furono ricavati ambienti di rappresentanza come la Sala delle Imprese Isabelliane, la Sala Imperiale o Sala del Camino, la Sala delle Calendule, la Sala delle Targhe e la Sala delle Imprese. Santa Croce vecchia era una piccola chiesa, come usava nel periodo storico a cavallo dell'anno mille. La sua esistenza è testimoniata da un documento del 10 maggio 1083 sottoscritto da Matilde di Canossa. Attigua ai primi edifici del futuro palazzo Ducale, probabilmente fu la chiesa palatina dei Bonacolsi e dei Gonzaga, ma la ben nota passione edificatoria di quest'ultima famiglia, portò alla demolizione dell'antico edificio. Debitamente autorizzato da papa Martino V, a procedere all'abbattimento della vecchia chiesa matildica, intorno all'anno 1421, fu Gianfrancesco Gonzaga che per compensazione, vicino al luogo originario, edificò una cappella di stile tardo gotico con stessa intitolazione, attualmente non più luogo di culto, comunque, ancorché ampiamente rimaneggiata, individuabile dal piccolo cortile d'accesso all'appartamento vedovile di Isabella d'Este. Successivamente Guglielmo Gonzaga (1550-1587), trasformerà gli ambienti di Corte Vecchia creando il Refettorio affacciato sul Giardino Pensile e la Galleria degli Specchi destinata alla musica. Appartamento degli Arazzi In epoca asburgica il Refettorio fu oggetto di una ristrutturazione che portò alla creazione della Sala dei Fiumi dove, dipinti sulle pareti con sembianze di giganti, sono rappresentati i fiumi del territorio mantovano. Contemporaneamente fu realizzato l'Appartamento degli Arazzi composto da quattro sale. Sulle pareti di tre di queste sono stesi nove arazzi tessuti a mano nelle Fiandre su cartoni con disegno preparatorio di Raffaello, gli stessi utilizzati per i noti arazzi raffaelleschi conservati in Vaticano. Furono acquistati a Bruxelles dal cardinale Ercole Gonzaga nella prima metà del Cinquecento per arredare l'ambiente allora chiamato "Appartamento Verde". Gli arazzi fiamminghi dopo aver addobbato anche la Basilica Palatina di Santa Barbara e finiti dimenticati nei magazzini del Palazzo Ducale, furono restaurati del 1799 e collocati nell'appartamento per loro adattato. Un'ulteriore ristrutturazione di epoca napoleonica riguardò anche la Sala dello Zodiaco che comunque conservò il soffitto affrescato da Lorenzo Costa il Giovane nel 1579. La sala fu anche detta di Napoleone I, in quanto fu la stanza da letto del Bonaparte. Domus Nova È l'architetto toscano Luca Fancelli a realizzare la Domus Nova (1480-84) che subirà, più di un secolo dopo su impulso del duca Vincenzo I, interventi architettonici che trasformeranno l'edificio fancelliano. Il progetto di quest'intervento dal quale se ne ricavò l'attuale Appartamento Ducale, si deve al pittore e architetto cremonese Antonio Maria Viani, dal 1595 al servizio dei Gonzaga. Trinità adorata dalla famiglia Gonzaga, Sala degli Arceri, Vincenzo e Gugliemo Gonzaga Nella maestosa Sala degli Arcieri sono attualmente esposti dipinti provenienti da chiese e monasteri soppressi. La tela più famosa qui esposta rappresenta La Trinità adorata dalla famiglia Gonzaga opera di Pietro Paolo Rubens realizzata per la chiesa della Santissima Trinità nel 1605. A Mantova del trittico originario resta soltanto la tela centrale parzialmente mutilata, essendo il resto del quadro originario sparso per l'Europa, la Trasfigurazione di Cristo è ora a Nancy, mentre il Battesimo di Cristo è ad Anversa. La tela mantovana riproduce in primo piano il duca Vincenzo con la moglie Eleonora de' Medici, più arretrati il padre Guglielmo con la moglie Eleonora d'Austria. Le Catacombe in Corte Il duca Ferdinando Gonzaga, secondogenito di Vincenzo, che fu cardinale prima di succedere al fratello Francesco III, incaricò Antonio Maria Viani della costruzione della Scala Santa in "scala", ubicata sotto il suo appartamento nella Domus Nova. Questi ambienti riproducono in scala ridotta l'originale Scala Santa di Roma a San Giovanni in Laterano. La particolare miniaturizzazione degli ambienti ha indotto per secoli a pensare che questi locali fossero destinati a ospitare i mitici nani gonzaghesi, raffigurati anche nella Camera degli Sposi. Fino al 1979 questo “alloggio” era appunto denominato "appartamento dei nani", quando lo studioso Renato Berzaghi smascherò l'abbaglio storico e dimostrò le corrispondenze fra la riproduzione gonzaghesca e l'originale romano, confermate da documenti d'archivio che le collegavano ad una zona precedentemente non con certezza identificata: le Catacombe in Corte. Corte Nuova Sala di Manto La sala di Manto è all'interno della Corte Nuova. Originariamente costituiva l'ingresso dell'appartamento di Troia che deve il suo nome agli affreschi della sala principale dovuti all'opera, tra 1538 e 1539, di collaboratori di Giulio Romano che ebbe l'incarico da Federico II Gonzaga di ristrutturare numerosi ambienti del Palazzo Ducale. L'aspetto attuale della Sala di Manto è dovuto all'intervento di Guglielmo che dispose la creazione dell'appartamento Grande di Castello. Gli affreschi della sala raccontano la storia della fondazione della città preceduta dall'arrivo in Italia di Manto, leggendaria figlia dell'indovino Tiresia. Viene quindi raffigurata la nascita della città dovuta al figlio Ocno e altre opere urbanistiche intraprese dai Gonzaga. Basilica Palatina di Santa Barbara La Basilica della corte gonzaghesca fu costruita tra il 1562 e il 1572 su decisione del duca Guglielmo Gonzaga, che ne affidò il progetto all'architetto ducale Giovan Battista Bertani. Fu ideata come sede delle fastose cerimonie liturgiche di palazzo accompagnate da musiche sacre e per questo dotata di un prezioso organo Antegnati. La chiesa è stata recentemente oggetto di un'importante scoperta: il ritrovamento dei resti di quattro duchi e altri componenti della famiglia ducale, tra questi Guglielmo che Santa Barbara fece edificare e che trasformò anche in pantheon della famiglia Gonzaga. Castello di San Giorgio Fu costruito a partire dal 1395 e concluso nel 1406 su committenza di Francesco I Gonzaga e su progetto di Bartolino da Novara. Andrea Mantegna, chiamato a Mantova nel 1460 dal marchese Ludovico e vissuto nella città virgiliana fino alla morte, avvenuta nel 1506 realizzò all'interno del Castello di San Giorgio la sua opera più celebre e più geniale, la Camera Picta o Camera degli Sposi. I giardini e i cortili Cortile della Cavallerizza Giardino dei Semplici Il Cortile della Cavallerizza chiamato anche prato della Mostra, fu realizzato dall'architetto Giovan Battista Bertani, che nel 1556 uniformò le costruzioni che lo racchiusero al manierismo di Giulio Romano che caratterizza la preesistente palazzina detta "La Rustica" che vi si affaccia. Era il luogo dove erano mostrati i cavalli gonzagheschi pronti per la vendita, cavalli che erano considerati dai Gonzaga, insieme ai cani e ai falchi, gli animali più fedeli all'uomo. Il cortile è caratterizzato dal basamento in un bugnato rustico tipico di Giulio Romano e dal soprastante ordine costituito da semicolonne tortili. Il Giardino dei Semplici detto anche Giardino del Padiglione conserva la disposizione delle piante originale. Sorse nel 1603 per iniziativa di Zenobio Bocchi. Per l'igiene dei componenti della signoria questo giardino aveva particolare importanza. Pare, infatti, che durante l'inverno non si lavassero mai, ma profumassero i vestiti con i fiori e le rare essenza di questo giardino. Il Giardino Pensile nel refettorio, costruzione tardo-cinquecentesca realizzata dall'architetto mantovano Pompeo Pedemonte su richiesta del duca Guglielmo Gonzaga, è posto a 12 m d'altezza. Nel Settecento, in epoca di dominio austriaco, vi fu edificato una Caffehaus su progetto di Antonio Galli da Bibbiena. Il Giardino Segreto, parte integrante dell'Appartamento di Isabella d'Este in Corte Vecchia, fu concluso nel 1522 dall'architetto mantovano Gian Battista Covo. Cortile delle Otto Facce detto anche Cortile degli Orsi. Cortile del Frambus. Cortile d'Onore detto anche Giardino Ducale. Cortile di Santa Croce. Cortile dei Cani. Opere Primo Rinascimento Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, Mantova, 1464-1475 Camera degli Sposi, 1464-75, affresco, Andrea Mantegna San Paolo, statua, Andrea Mantegna Busto di Faustina Maggiore, scultura, Andrea Mantegna Busto del Marchese Francesco II Gonzaga , 1498 ca., terracotta, Antoniazzo Romano Arazzi degli Atti degli Apostoli, nove arazzi ricavati dal disegno di Raffaello su cartoni Cacciata dei Bonacolsi, 1494, olio su tela, Domenico Morone Compianto su Cristo morto, 1533, Lorenzo Leonbruno Manierismo Vulcano forgia l'armatura di Achille, affresco, Giulio Romano La costruzione del cavallo di legno di Troia, affresco, Giulio Romano Segni dello Zodiaco, affresco, Lorenzo Costa il Giovane Il Martirio di San Giovanni Evangelista, olio su tela, Girolamo Mazzola Bedoli Barocco Famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità, 1604-05, olio su tela, 381x477 cm, Pieter Paul Rubens L'arcangelo Michele sconfigge il diavolo, olio su tela, Antonio Maria Viani Annunciazione, Lucrina Fetti Ritratto di Margherita Gonzaga, Lucrina Fetti Ritratto di Margherita Gonzaga, figura intera, Lucrina Fetti Ritratto dell'imperatrice Eleonora Gonzaga, 1622, olio su tela, Lucrina Fetti Ritratto di Caterina De' Medici Gonzaga, 1626, Lucrina Fetti Ritratto di Eleonora II, 1651, Lucrina Fetti Moltiplicazione dei pani e dei pesci, 1616-18, olio su tela, 356x853 cm, Domenico Fetti Presentazione della Vergine al tempio, 1615-16, olio su tela, 215x148 cm, Domenico Fetti Margherita Gonzaga riceve il modello della Chiesa di S.Orsola dall'architetto Antonio Maria Viani, olio su tela, 250x274 cm, Domenico Fetti Undici apostoli e il Cristo benedicente, 1616-18, serie di 12 dipinti, olio su tela, 215x148 cm, Domenico Fetti Santi martiri, serie di 6 dipinti, olio su lavagna, 70x54 cm, Domenico Fetti Sala dei Fiumi, 1773, affreschi, Giorgio Anselmi Duomo Castello di San Giorgio Palazzo Ducale: Palazzo Ducale: Campanile della Basilica palatina di Santa Barbara Sant’Andrea Sala di Troia Camera degli Sposi Palazzo Ducale: Scala Santa Palazzo Te Indirizzo viale Te, 13 - 46100 Mantova, Italia Palazzo Te: la serliana della Loggia d'onore; sullo sfondo l'emiciclo dell'esedra Costruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, è l'opera più celebre dell'architetto italiano Giulio Romano. Il complesso è oggi sede del museo civico e, dal 1990, del Centro internazionale d'arte e di cultura di palazzo Te che organizza mostre d'arte antica e moderna e d'architettura. Il nome Verso la metà del XV secolo Mantova era divisa dal canale “Rio” in due grandi isole circondate dai laghi; una terza piccola isola, chiamata sin dal Medioevo Tejeto e abbreviata in Te, venne scelta per l’edificazione del palazzo Te. È possibile che il nome del palazzo derivi dal termine tilietum (località di tigli), dal latino atteggia (capanna) o dal termine gallico teza (tettoia) in memoria delle antiche e modeste abitazioni che erano state costruite nella zona. La “filosofia” della villa Ritratto di Federico II (Tiziano) « un poco di luogo da potervi andare e ridurvisi tal volta a desinare, o a cena per ispasso » (Giorgio Vasari) La zona risultava paludosa e lacustre, ma i Gonzaga la fecero bonificare e Francesco II, padre di Federico II, la scelse come luogo di addestramento dei suoi pregiatissimi e amatissimi cavalli. Morto il padre e divenuto signore di Mantova, Federico, decise di trasformare l'isoletta nel luogo dello svago e del riposo, e dei fastosi ricevimenti con gli ospiti più illustri, ove poter “sottrarsi” ai doveri istituzionali assieme alla sua amante Isabella Boschetti. Abituato com'era stato sin da bambino all'agio e alla raffinatezza delle ville romane, trovò ottimo realizzatore della sua idea di “isola felice” l’architetto pittore Giulio Romano ed alcuni suoi collaboratori tra cui Raffaellino del Colle con cui aveva lavorato a Roma al seguito di Raffaello. Da canto suo, Giulio Romano, trovò in Mantova e nel suo committente l’occasione migliore per dare sfogo al suo genio e alla sua fantasia, riadattando le scuderie già esistenti e inglobandole nella costruzione, alternando gli elementi architettonici a quelli naturali che la zona offriva, decorando sublimemente stanze e facciate. La simbologia Giove seduce Olimpiade I simboli e gli stemmi riempiono di significati più o meno celati e spesso politici, le pareti del palazzo e del suo voluttuoso proprietario. Il Monte Olimpo, ad esempio, circondato da un labirinto e che sorge dalle acque è un simbolo che spesso si ritrova, viene ripreso in elementi architettonici costitutivi del palazzo come le due ampie peschiere che attraverso un ponte portano al giardino, o come il labirinto in bosso (ormai scomparso) del giardino stesso. Altro simbolo interessante è la salamandra, che Federico elegge come personale, assieme al quale spesso viene utilizzato il motto: quod huic deest me torquet (ciò che manca a costui mi tormenta); il ramarro infatti era ritenuto l’unico animale insensibile agli stimoli dell’amore, ed era impiegato come contrapposizione concettuale al duca e alla sua natura sensuale e galante, che invece dai vizi dell’amore era tormentato. La struttura architettonica La loggia d'onore, vista dall'esedra L'emiciclo dell'esedra Il palazzo è un edificio a pianta quadrata con al centro un grande cortile quadrato anch'esso, un tempo decorato con un labirinto, con quattro entrate sui quattro lati. L'entrata principale verso la città è una loggia, la cosiddetta Loggia Grande, all'esterno composta da tre grandi arcate su colonne binate a comporre una successione di serliane. Sul lato ovest l'apertura è un vestibolo quadrato, con quattro colonne che lo dividono in tre navate. La volta della navata centrale è a botte e le due laterali mostrano un soffitto piano (alla maniera dell'atrium descritto da Vitruvio e che tanto ebbe successo nei palazzi italiani del Cinquecento). Facciata interna vista dal cortile Facciata di palazzo Te Il palazzo ha proporzioni insolite: si presenta come un largo e basso blocco, a un piano solo, la cui altezza è circa un quarto della larghezza. Tutta la superficie esterna è trattata a bugnato (comprese le cornici delle finestre e delle porte) e presenta un ordine gigante di paraste lisce doriche. Gli intercolumni variano secondo un ritmo complesso. Il cortile segue anch'esso un ordine dorico su colonne di marmo lasciate quasi grezze sormontate da una possente trabeazione dorica che presenta su ogni intercolumnio sui lati est e ovest, un triglifo che sembra scivolare verso il basso al centro di ogni intercolumnio, come fosse un concio in chiave d'arco; su questi due lati anche gli intercolumni, come all'esterno, non sono tutti uguali. Questi dettagli spiazzano l'osservatore e danno una sensazione di non finito all'insieme. Pare che il palazzo fosse, in origine, dipinto anche in esterno, ma i colori sono scomparsi mentre rimangono gli affreschi interni eseguiti dallo stesso Giulio Romano e da molti collaboratori. Oltre agli affreschi le pareti erano arricchite da tendaggi e applicazioni di cuoio dorate e argentate, le porte di legni intarsiati e bronzi e i caminetti costituiti di nobili marmi. Vedute di Mantova Antica Locanda ai Garibaldini Vicolo San Longino 7 MANTOVA MENU Primi Maccheroncini con lo stracotto d’asino Risotto alla mantovana Secondi Parmigiana di zucca Arrosto in crema di latte e patate al forno Dolce Zuppa del Duca Salame di cioccolata per i bimbi Acqua, vino in caraffa e caffè Associazione “Arte e Cultura Schivenoglia” 15 dicembre 2013