Mantova
I Gonzaga
I Gonzaga sono stati protagonisti della storia
italiana ed europea dal XIV al XVIII secolo.
Governarono Mantova, dapprima come Signori, a
partire dal 1328, poi come marchesi e duchi sino al
1707. Governarono inoltre numerosi altri ducati, come
quello di Sabbioneta.
COME ACCREBBERO LA LORO FAMA
Aumentarono ancora il proprio prestigio legandosi in matrimonio
nel XVII secolo con la più importante famiglia reale europea, gli
Asburgo, quando Eleonora Gonzaga divenne la prima
imperatrice della casata, sposandosi nel 1622 con Ferdinando
II.
La loro grande fama è anche legata al fatto di aver promosso, per
diverse generazioni, la vita artistica e culturale al più alto livello.
Essi erano, infatti, mecenati e, come tali, ospitavano alla loro
corte numerosi artisti, i quali, in compenso, li arricchivano con
opere magnifiche.
I Gonzaga aumentarono il loro prestigio anche grazie a Francesco II
e alla moglie Isabella d'Este, una delle donne più importanti del
Rinascimento, che governò lo stato dopo la morte del marito.
.
MANTOVA E POLITICHE
MATRIMONIALI
Il successore di Federico II ottenne a Mantova nel 1530 dalle mani
dell'imperatore Carlo V il titolo di duca. Iniziò così il Ducato di
Mantova.
Mantova divenne un importante centro d'arte durante il governo
di Ludovico III, grande mecenate e saggio amministratore. Egli
diede avvio all’accorta politica matrimoniale dei Gonzaga, che
portò nel tempo ad apparentarsi con le più importanti casate
d'Europa e d'Italia.
LA DINASTIA DEI GONZAGA
Alla morte di Federico II l'acclamato duca Francesco III aveva solo
sette anni e il ducato venne retto dai suoi due zii. Francesco III
morì in un incidente a soli diciassette anni e salì al potere il
fratello Guglielmo: lo stato raggiunse la sua più grande
ricchezza.
Negli anni successivi il ducato di Mantova passò sotto il controllo
di numerosissimi eredi finché la successione toccò ai fratelli, il
cardinale Ferdinando e il cardinale Vincenzo II. Entrambi si
sposarono, ma dai loro matrimoni non ebbero eredi. Con la
morte Vincenzo nel 1627 si estinse, dopo molto splendore, il
ramo diretto dei Gonzaga di Mantova.
LA FINE DEI GONZAGA
Il problema della successione
scatenò una guerra, che vide
contrapporsi Francia e
Asburgo e durò dal 1628 al
1631. Prevalse la Francia e
Carlo di Nevers, divenne
l'ottavo duca di Mantova.
A egli successe il nipote Carlo II
e, in seguito, Ferdinando
Carlo, decimo e ultimo duca,
con il quale anche la dinastia
dei Gonzaga-Nevers si
spense.
Il palazzo è formato da 500 sale e ha
un’area complessiva di 34000 m quadrati.
In oltre, al suo interno ci sono 7 cortili e 8
giardini di cui uno pensile.
I Gonzaga uscivano
raramente dal palazzo
poiché le stanze erano
unite da corridoi e gallerie
e nella struttura del
palazzo vi era anche una
chiesa( basilica di S.
Barbara).
Siamo entrati nel
palazzo attraverso lo
“scalone delle
duchesse”. Esso non era
l’entrata principale e i
suoi gradini erano bassi
per permettere ai nobili
di entrare a cavallo.
Ogni nobile
appartenente alla
famiglia Gonzaga
possedeva un
appartamento
personale. Costui lo
poteva adornare con
opere d’arte
commissionate agli
artisti che più gli
interessavano.
La basilica di sant’Andrea
La basilica di sant’Andrea, opera di Leon Battista
Alberti, è la chiesa più grande di Mantova e tra
i più importanti monumenti del Rinascimento
italiano. Essa sorge su un antico edificio
religioso preromanico, costruito in occasione
del ritrovamento della reliquia nel l’804. Con il
secondo rinvenimento della reliquia nel 1049, il
monastero benedettino fu ricostruito. Gli unici
resti di quell’epoca attualmente visibili sono il
campanile gotico e un lato del chiostro. La
chiesa venne infine ristrutturata
definitivamente a partire dal 1472, su progetto
di Leon Battista Alberti, commissionato dal
signore di Mantova, Ludovico III Gonzaga (e dal
figlio Francesco, cardinale), che voleva farne un
simbolo del proprio potere sulla città e del
prestigio della casata.
I lavori, gli architetti
•
Lo scopo della nuova costruzione era accogliere i pellegrini che
giungevano durante la festa dell‘Ascensione per venerare una fiala
contenente quello che si ritiene il sangue di Cristo, portato a
Mantova, secondo la tradizione, dal centurione Longino. La reliquia,
molto venerata a partire dal Medioevo ,ma soprattutto nel XV sec. ,
e portata in processione per le vie della città il Venerdì Santo, è oggi
conservata proprio nei Sacri Vasi custoditi all'interno dell'altare
situato nella cripta della basilica.
•
I lavori iniziarono intorno al 1460, fino alla morte di Alberti. La
costruzione proseguì a fasi alterne e rimase a lungo incompiuta . Il
tecnico incaricato di seguire i lavori durante la prima fase
costruttiva fu Luca Fancelli che disponeva di un modello ligneo
fornito da Alberti .
•
I lavori furono interrotti intorno al 1494 e ripresero solo nel 1530.
La cupola fu aggiunta nel 1732 da Filippo Juvarra, che si ispirò a
quella borrominiana della basilica di sant’Andrea delle fratte.
•
L'imponente campanile gotico ospita 5 campane ottocentesche,
delle quali la maggiore pesa 2555 kg
La struttura
• La facciata segue lo schema
dell’arco trionfale romano a un
solo fornice, ispirato all'arco di
Traiano ad Ancona,
sovrapposto al tema del
tempio classico che forma una
sorta di avancorpo avanzato.
• L’arco centrale è inquadrato
da paraste e lesene
corinzie che lanciano nel
Rinascimento la moda definita
dell’ordine gigante. La facciata
è inscrivibile in un quadrato e
tutte le misure della navata, sia
in pianta che in alzato, si
conformano ad un preciso
La pianta
•
L'interno è a croce latina, con navata
unica coperta a botte con lacunari, e
con cappelle laterali a base
rettangolare.Tre cappelle più piccole,
ricavate nel setto murario dei
pilastri, si alternano a quelle
maggiori e la loro alternanza venne
definita dall'Alberti come tipologia di
"chiesa a pilastri". L'impianto ad aula
della chiesa fu dovuto
probabilmente all'esigenza di un
spazio ampio in cui la massa dei
fedeli e dei pellegrini potessero
assistere all'ostensione
dell'importante reliquia.
L’interno
•
l prospetto interno della navata è dunque scandito da due ordini di cui quello minore sostiene gli archi posti all’ingresso delle cappelle laterali Questo
motivo è chiamato travata ritmica, Alberti è il primo ad utilizzarlo e in seguito diventerà un elemento linguistico molto diffuso con gli
architetti manieristi.
•
La crociera tra navata e transetto è coperta da una cupola, su pilastri raccordati con quattro pennacchi, che si è dubitato facesse parte del progetto
albertiano. Tuttavia i pilastri della crociera risultano eretti durante la prima fase costruttiva quattrocentesca.
•
Dietro l’altare si trova una profonda abside che chiude lo spazio della navata.
•
Alla fine del XVI secolo fu realizzata una cripta con un colonnato ottagonale, destinata ad accogliere la reliquia del "Preziosissimo sangue", posta in un
altare al centro, e le sepolture dei Gonzaga, che non vennero realizzate.
Elementi di interesse
•
Nel presbiterio è collocato l'organo a canne, costruito nel 1850 dalla Fabbrica Nazionale Privilegiata d'Organi
Fratelli Serassi, di Bergamo.
•
Numerosi i modelli antichi cui si ispirò Leon Battista Alberti, grandissimo studiose dell’arte classica:
il Pantheon per il rapporto tra pronao ed il resto dell'edificio; la basilica di Massenzio per la grande volta
della navata e quelle del transetto e degli atri d'ingresso; gli archi di trionfo. Tuttavia le fonti antiche non
furono mai oggetto di semplice imitazione ma utilizzate in modo autonomo.
•
Di grande pregio alcune tele all’interno della basilica, come la Sacra Famiglia e Famiglia del Battista di
Andrea Mantegna sull’altare della prima cappella a sinistra, che ospita proprio la tomba del grande pittore,
che dipinse i membri della famiglia Gonzaga.
ROTONDA DI SAN
LORENZO

Edificata nel 1083 per volere di
Matilde di Canossa
 Situata in Piazza delle Erbe, è
150 cm più bassa di essa
LA CHIESA CHIUSA AL CULTO

La Rotonda nel 1579 fu chiusa
al culto per ordine di
Guglielmo Gonzaga
IL RESTAURO E LA RIAPERTURA
 Essa fu utilizzata , prima come
magazzino e poi come cortile
circolare
 Nel 1911 fu fatta restaurare
per volere dei cittadini di
Mantova e riaperta al culto
A OPERA DI
ANDREA M. E
RAISA
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