Comune di
Fubine
Fubine
2012
CONSIGLIO
REGIONALE
DEL PIEMONTE
Realizzazione :
Litografia Viscardi (AL)
Fotografie:
BARBARA POGGIO
LIMPIDA FONTE Concorso fotografico “Volti e risvolti fubinesi”
FEDERICA CASTELLANA
ALESSANDRO CARLEVARO
Finito di stampare
Giugno 2012
DISTRIBUZIONE GRATUITA
In questa sesta pubblicazione alla scoperta di Fubine, tra monumenti, opere d’arte, personaggi illustri, associazioni, attività, iniziative, proposte di itinerari turistici, emerge ancor
più la volontà di riscoprire le nostre radici.
E’ interessante capire come è cambiato il nostro paese nel giro di più di duemila anni di
storia, quali popoli l’hanno abitato e quali testimonianze sono rimaste della loro permanenza in questi luoghi.
La natura e le colline hanno da sempre affascinato gli uomini che transitavano per queste
zone, ora candidate a patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, e quando i primi abitanti scoprirono la fertilità di queste terre e le bontà dei prodotti coltivati non esitarono a stanziarsi
stabilmente nel territorio di Fubine.
Per questa nuova edizione, realizzata con il supporto di “giovani fubinesi” che aderendo
ad un progetto cofinanziato si prodigano per la collettività e mantengono vivo il tessuto
sociale giovanile, voglio ringraziare vivamente Stefano Ettore.
Per esporvi la storia del nostro paese non c’è modo migliore di farla raccontare dai beni
culturali, dimore e palazzi storici.
Fubine è uno scorcio di Italia e del bel Monferrato con eventi importanti, uomini illustri e
opere d’arte che hanno lasciato un segno ancor oggi tangibile e che vi invitiamo a scoprire.
IL SINDACO
Lino Pettazzi
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Ringraziamenti
La prima parte, che potremmo definire “storico-artistica”, di questo libretto cerca di esporre circa venti
secoli di storia di Fubine e del territorio circostante.
Nello svolgere questo mio compito mi sono avvalso degli ottimi contributi prodotti negli anni da fubinesi
e non solo. Preziosissimi sono stati per me alcuni libri, che per la loro mole e qualità di informazioni, mi
hanno aiutato a dipingere il quadro storico che tra poco andrete a leggere. Queste opere sono: “Guida
di Fubine Monferrato” del prof. Gian Luigi Ferraris, “Monferrato tra Po e Tanaro, Guida storico-artistica
dei suoi comuni” di Aldo di Ricaldone ed edita da Lorenzo Fornaca e naturalmente tutti i lavori di Stefano
Ticineto: “Storia di Fubine nel Medioevo” e “Fubine ed il Monferrato dal 1537 al 1659” (Vol. I e II). In
particolare, ho un debito di gratitudine con Luisa Varaldi Mortara che mi ha aiutato e consigliato saggiamente durante tutta l’opera di stesura e che è stata molto paziente dedicandomi tanto tempo e altrettanta attenzione. Un altro grazie va a Giuliana Garlasco che, nonostante i mille impegni delle sue
mattinate, è riuscita a trovare il tempo per costruire insieme a me questo libretto. Un grazie al Sindaco
e a tutta l’amministrazione comunale che, tramite l’incarico assegnatomi di redigere la prima parte dell’opera, mi ha consentito di poter parlare di una delle mie passioni, la storia, e di svolgere un servizio
alla mia comunità riscoprendo le origini del nostro bel paese. Naturalmente un grazie va anche a tutti i
dipendenti comunali che si sono sempre rivelati disponibili e pronti ad ascoltare ogni mia esigenza. Un
ultimo ma non ultimo grazie va ai fubinesi che in tutti questi secoli hanno abitato il nostro paese e che,
con le loro vite, hanno contribuito a rendere unico e spero interessante questo libretto.
Il curatore della parte storico-artistica
Stefano Ettore
Indice
- L’epoca romana e l’origine del nome ......................................................................... pag. 3
- I nostri simboli .............................................................................................................. “ 4
- Il medioevo e la prima attestazione scritta ............................................................... “ 6
- Un fubinese medievale diretto in America: Michele Balestrero ................................... “ 11
- Il Cinquecento .......................................................................................................... “ 12
- Michele Pavaranza ........................................................................................................ “ 13
- Il Santo Patrono di Fubine: San Cristoforo ................................................................... “ 17
- Il Seicento ............................................................................................................... “ 18
- Le Chiese (Trinità, Disciplinati, Carmine) ...................................................................... “ 20
- Il Settecento e le case signorili ................................................................................... “ 24
- Palazzo Pane ................................................................................................................ “ 25
- Palazzo Maioglio .......................................................................................................... “ 26
- L’Ottocento e i Conti Bricherasio ................................................................................ “ 28
- Palazzo Bricherasio ...................................................................................................... “ 30
- Cappella Bricherasio .................................................................................................... “ 33
- Asilo Bricherasio ......................................................................................................... “ 34
- Fubinesi illustri (nati nell’800) .................................................................................... “ 35
- Il Novecento, l’emigrazione e il Titanic ...................................................................... “ 39
- La Sagra dell’Asparago ................................................................................................. “ 43
- Fubinesi illustri (nati nel ‘900) ................................................................................... “ 45
- Un riassunto della storia per i più piccoli .................................................................... “ 48
- Fubine oggi ............................................................................................................
“ 53
- Associazioni fubinesi ............................................................................................... “ 62
- Manifestazioni ........................................................................................................ “ 63
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L’epoca romana e l’origine del nome
Anticamente il Piemonte era occupato da
tribù gallo-celtiche formatesi dall’unione
dei Galli provenienti dall’attuale Francia e
dai Liguri che si spinsero oltre l’Appennino,
nel basso Piemonte. Le tribù che si stanziarono in provincia di Alessandria, nel Monferrato e lungo la valle del Tanaro erano in
particolare i Bagienni, gli Statielli e gli
Igauni.
A partire dal II secolo a.C. queste popolazioni vennero progressivamente sottomesse dall’avanzata verso nord dell’impero
romano.
Anche l’attuale territorio fubinese era occupato da tribù di Celto-Liguri tuttavia non
sono stati ritrovati segni tangibili della loro
presenza poiché questi popoli vivevano in
accampamenti piuttosto semplici collegati
non da strade ma tramite sentieri di terra
battuta.
E’ solo con l’arrivo dei Romani che compaiono le prime costruzioni stabili e le strade.
Fubine, infatti, sorge ai lati di un’antica via romana non lastricata che da Felizzano, anch’esso un insediamento romano, raggiungeva Altavilla. I Romani lasciarono segni del loro passaggio costruendo un tempio
dedicato alla dea Venere (successivamente intitolato a Diana, dea della caccia, forse per l’abbondanza di
selvaggina che popolava i fitti boschi del nostro territorio) nel luogo in cui oggi sorge la chiesa parrocchiale.
Circa due secoli fa venne scoperta un’antica necropoli con corredo di vasellame ed antiche monete risalenti all’epoca di Augusto (I-II secolo).
Ecco cosa riporta un documento redatto a fine ‘800: “Molti reperti ora … e da una fornace di mattoni
venne scoperta nel 1884 una piccola necropoli di epoca romana dell’area circa di 100 metri quadrati.
Molte ossa umane, cocci di vasettini …, monete romane del I e II secolo. Tre tombe, due di … ed una di
mattoni con dentro resti umani, vasi di terra cotta, lucerne …, armille, monete. Alcuni di detti vasi e parecchie monete conservansi nella biblioteca parrocchiale. Uno di detti vasi portante la parola SURI, sopra
un altro fu … porta invece un timbro colla parola DESTR”.
Purtroppo col tempo si è persa traccia di questi reperti, probabilmente nel periodo intercorrente le due
guerre mondiali.
Il termine “SURI” rimanderebbe ad un’origine etrusca della suddetta necropoli. Questo popolo, infatti,
venerava il Dio Apollo che assumeva diverse identità e, quando lo si declinava nel mondo sotterraneo
dell’Aldilà, prendeva il nome di SURI. Per questo motivo gli Etruschi erano soliti incidere il suo nome sui
corredi o cippi funebri. Probabilmente col tempo questa usanza è stata assorbita dai Romani che qui si
sono stanziati.
Di derivazione romana sembra essere anche il nome del nostro paese, Fubine.
Accantonate alcune vecchie e ipotesi, tra le quali quella che proponeva Fundus Binus come nome originario, quella maggiormente accettata sembra far derivare il nome da Fibulline, ossia fibbie, che venivano
forgiate proprio nell’antico accampamento romano che sorgeva sulle pendici delle nostre colline. Durante
quel periodo, infatti, compito dei fabbri era anche quello di produrre le fibbie che servivano come fermaglio per abiti e tuniche.
Da lì, Fibulline, Fiblinis, Fubine. Questo antico mestiere compare oggi nello stemma del nostro paese che
conserva ancora il disegno di una fibbia.
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I nostri simboli
LO STEMMA: scudo francese (o sannitico) di rosso, alla
grande fibbia d’oro, di forma semiellittica, con la curvatura e con l’ardiglione all’ingiù. Ornamenti esteriori tipici
dei Comuni, con serto formato da un ramo di alloro, simbolo del trionfo e della sapienza, che è annodato con un
ramo di quercia. Simbolo di forza e dignità. Questi elementi naturali si ritrovano anche in alcune formelle del
nostro splendido rosone. La corona muraria o corona di
città, che nell’antichità era attributo della dea Cibele, è
simbolo del valore militare e rappresenta la cinta muraria
e turrita.
IL GONFALONE: drappo di giallo, riccamente ornato
di ricami d’argento e caricato dallo stemma sopra
descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di
metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto giallo con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà
rappresentato lo stemma del comune e sul gambo
inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati di argento.
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Per il nome di Fubine, tuttavia,
potrebbe esserci un’altra possibilità non ancora presa in considerazione ed è da ricollegarsi
all’antico tempio pagano che qui
sorgeva.
Ebbene, la dea della luna Diana,
anche per i romani aveva mantenuto l’attributo di Febe (cioè
luminosa o brillante), per sottolineare il suo legame fraterno con Apollo, dio del sole, detto anche Febo per lo stesso motivo. Stando a guardare nel nome dialettale di Fubine, portatore di antiche conoscenze, la
“U” non compare in nessuno di essi nella prima sillaba, ma abbiamo invece Fibin-i ma anche
Fiben-ni. Potrebbe darsi allora che la prima vocale “I” sia stata male trascritta dai primi documenti e scambiata con la “Y” greca che si legge proprio come una “U” chiusa.
La seconda parte del toponimo, invece, potrebbe derivare dalla lingua celtica e presentarsi
come un termine assimilabile a “banna/bannus/bennicus” che significano “cima, picco” e
sono nomi che si ritrovano in antichi villaggi dei Bagienni.
A conferma di questa ipotesi sembra essere anche l’antica iconografia di San Cristoforo, il
santo patrono di Fubine. Questo santo infatti pare essere la trasposizione cristiana del pagano Apollo/Febo poiché possedeva caratteristiche simili al dio pagano in quanto entrambi
protettori dei viaggi e dalle malattie. La festa del patrono, inoltre, cade il 25 luglio, mese in
cui si tenevano proprio i Ludi Apollinari.
Anche il culto di Diana per sincretismo venne sostituito, nei primi secoli della religione cristiana, con la
devozione a Maria Assunta. Anche qui l’iconografia
viene in nostro aiuto.
Sulle formelle del rosone della chiesa parrocchiale
(databile al XII secolo) vengono rappresentate delle
figure che per i loro particolari potrebbero rappresentare la Diana/Febe/Maria Assunta e
l’Apollo/Febo/San Cristoforo.
Questo potrebbe anche spiegare la doppia intitolazione della nostra chiesa parrocchiale.
Naturalmente questa è solo un’ipotesi e non vuole
sfidare nessuna precedente ricerca e le porte restano aperte ad ulteriori ipotesi ed approfondimenti.
Il Medioevo e la prima attestazione scritta
Dopo la caduta dell’Impero Romano, tutto il Piemonte rimase in balia delle tribù barbariche
che, scese dal nord, si alternarono al potere con un breve inframezzo di dominazione bizantina. E’ in questo periodo che il territorio della regione viene suddiviso in ducati e vengono costruiti monasteri e abbazie. Tuttavia, anche la dominazione Longobarda non era
destinata a durare. Carlo Magno capì l’importanza della regione e sconfisse i Longobardi
nella famosa battaglia della chiusa di San Michele.
In seguito a lotte interne all’Impero Carolingio il territorio piemontese venne suddiviso
in 3 marche che prendevano il nome dai loro
fondatori: la Marca Aleramica, la Marca
Obertenga e la Marca Arduinica.
Quella che interessa a noi è la prima, la
Marca Aleramica, fondata da Aleramo. Dal
matrimonio di quest’ultimo con Adelasia
nacquero tre figli Ottone, Anselmo e Guglielmo. I primi due influenzeranno le vicende del Piemonte poiché per un certo
periodo governeranno in modo congiunto i
domini ereditati ma dopo circa una decina
d’anni il Monferrato divenne un marchesato
con signoria esclusiva dei discendenti di Ottone.
Una leggenda lega il nome del Monferrato al marchese Aleramo. Si narra che l’imperatore
Ottone decise di concedere tante terre ad Aleramo quante egli fosse riuscito a percorrerne
cavalcando senza sosta per tre giorni e tre notti. Non solo l’impresa riuscì ma durante la
cavalcata il destriero di Aleramo perse un ferro e così il futuro marchese utilizzò un mattone
(mun) per ferrare (frà) il cavallo. Da qui il nome dialettale “Munfrà”.
Proprio nel bel mezzo di questo Medioevo compare la prima citazione scritta su Fubine.
E’ un documento del 26 gennaio 1041 con cui l’imperatore Enrico III conferma il possesso
della metà di Fubine “medietatem Fiblinis” col castello e le chiese “cum castro et capellis”
al vescovo conte Pietro II di Asti.
In questo stesso periodo, il preesistente abitato romano viene modificato e fortificato a seguito del fenomeno dell’incastellamento. L’abitato e le costruzioni più importanti vennero
spostate in luoghi elevati più facilmente difendibili in caso di attacco. Il centro storico di
Fubine porta ancor oggi i segni di queste opere.
L’abitato in cima alla collina venne fortificato da mura che al loro interno comprendevano
il castello, la chiesa parrocchiale e abitazioni.
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Queste mura correvano lungo tutto il bordo della collina fino a formare un ellisse.
Vi erano due punti di accesso principali sorvegliati da due porte: uno nei pressi del castello
vicino al bivio per la frazione San Rocco e l’altro vicino alla chiesa del ponte e al “fosso”
Piazza Garibaldi. Per numero di abitanti, estensione, struttura urbanistica ed insediativa
Fubine è a lungo una delle comunità più importanti del Monferrato anche per la sua collocazione di confine ed in particolare il suo ruolo difensivo lungo la linea di insediamenti fortificati che, attraverso Viarigi, arrivava fino a Grana.
In questa foto aerea si nota ancora l’antica conformazione dell’abitato cinto da mura. In
alto si vede Via Pietro Longo che sale dal basso del paese e, arrivando in corrispondenza
del ponte di Piazza Garibaldi, si divide ora in due diramazioni: Via Bertoldi (nella parte destra della foto) che segue la linea del fossato in quella che veniva chiamata “Varcava”, e
Via Bocca (nella parte sinistra della foto) che segue il muraglione dal lato orientale dell’abitato.
Lungo il suo percorso si può notare il barbacane (ossia un terrapieno addossato alle mura)
che fungeva da sostegno alle mura e che in parte è tuttora esistente.
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La costruzione di queste opere difensive è da far risalire ad un arco di anni che va dal 1446
al 1464. In questi anni il centro abito cambia forma e viene potentemente fortificato. Le
mura e lo spalto dovrebbero proprio risalire a quest’epoca anche se col tempo hanno subito
diversi rimaneggiamenti.
Proprio in piazza Garibaldi si conservano ancora i pochi resti di
queste fortificazioni.
Caratteristica è parte
del muraglione di laterizio (in cui si vedono
resti di decorazioni)
che racchiudeva il centro abitato e dell’adiacente ponte che,
sovrastando il fossato,
consentiva l’accesso al
centro abitato.
Nel dialetto locale si conserva ancora questa caratteristica poiché la zona di
Piazza Garibaldi viene chiamata “Al fos”, ossia “area
dentro il fossato”.
Il ponte anticamente era costruito in legno e si pensa
che, in caso di invasioni, venisse o sollevato e spostato
o addirittura distrutto e ricostruito per bloccare l’accesso al centro abitato.
Venne trasformato in ponte
di muratura nel 1622.
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In quello stesso periodo sorsero anche costruzioni fortificate di vedetta alle estremità del
paese.
Una di queste, definita “Castrum
burgari”, era situata al confine con
Vignale e Altavilla in quella che
oggi è la frazione Borghi. Questa
fortezza rappresentava uno dei
cosiddetti “burgi speculatorum”
per le vedette.
Essendo posizionata in un punto
elevato che garantiva ampia visibilità consentiva di avvistare in
tempo il pericolo e quindi di correre al riparo. Col tempo, l’antica
fortificazione divenne dapprima
convento ed oggi ristrutturata
come residenza privata.
Nonostante la totale opera di restauro il fabbricato conserva ancora alcuni elementi delle
preesistenti costruzioni.
Tra le peculiarità è sicuramente da notare l’architrave di pietra con iscrizioni in latino.
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Dal Medioevo ogni angolo della Provincia di Alessandria è segnato da tracce di un passaggio costante
e lento di genti, di mercanti e di pellegrini che lungo la Via Francigena si trovavano a toccare questi
luoghi. I pellegrini hanno lasciato segni di importanti tradizioni religiose di una spiritualità radicata
da secoli:luoghi ricchi di suggestione, di grande pregio artistico ma anche attestazioni della cultura
popolare, che ora sono state recuperate sull’itinerario turistico-culturale denominato “Le Vie del
Sacro” a cui appartiene Fubine e che riunisce l’eccellenze dei beni architettonici, paesaggistici, storici
ed artistici locali.
Sempre al Medioevo risale la
prima chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro, che si trovava extra-muros, di cui oggi
non rimane quasi nulla tranne
l’antico fonte battesimale trasferito all’interno dell’attuale
chiesa parrocchiale.
L’antica chiesa sorgeva sull’omonimo colle di San Pietro,
in località Campus Serrae,
oggi Conserra, nei cui pressi
sorgeva un’altra pieve romanica di cui oggi si conserva
l’antica abside.
Edificata verso il 1300, fu ampliata nel 1519 con il materiale di recupero risultante
dalla crollata chiesa parrocchiale di San Pietro.
Con le macerie venne creata questa Chiesetta di Nostra Signora delle Grazie.
Venne in seguito restaurata nel 1833, utilizzando un’alternanza di tufo e cotto, creando una particolare dicromia.
La parte anteriore venne creata demolendo il vecchio portico
antistante (foto in basso) e creando questo nuovo portico in
forma gotica sotto disegno dell’Arciprete Don Giov. Battista
Accornero.
Nel 1926 fu costruita la nicchia di San Giuseppe per suggerimento dell’Ingegner
Crescentino Caselli.
Nel 1928 fu installata la campana e l’anno
seguente fu fatta apporre la balaustra.
Nel 1934-35 fu fatto il piazzale della chiesa e venne ampliato quello sottostante.
Dal 1935 si tiene la festa di San Giuseppe che nacque prima come semplice devozione popolare con vendita dei tradizionali “pum e peier smujà” e in seguito
si trasformò in solennità religiosa che prosegue ai giorni nostri.
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Un fubinese medievale diretto in America:
Michele Balestrero
Michele Balestrero, a cui è intitolata una via del centro storico di Fubine, è stato per anni al centro
del dibattito storico. I documenti attestano che si imbarcò con Colombo sulla Santa Maria durante
il viaggio verso le americhe e che divenne Alcade dell'Isola di Conception (ossia un Governatore dipendente dalla Regina di Spagna). I testi, però, non riportano che fosse originario di Fubine oppure
indicano come spagnola la sua nazionalità. Tuttavia, oggi, gli storici sono propensi a ritenere che
l’attribuzione della nazionalità spagnola fosse abbastanza comune ai naviganti che all’epoca erano
al servizio della corona di spagna. Lo stesso Colombo, che pare accertato discendere dalla famiglia
Colombo di Cuccaro, veniva indicato come spagnolo sui documenti dell’epoca.
Anche per questo motivo ormai si è ritenuto che Michele Balestrero fosse originario di Fubine come
hanno sempre sostenuto i suoi discendenti.
Come riporta Carlo Tibaldeschi (Università di Pavia), parlando a proposito della famiglia Tibaldeschi,
sugli “Atti del II Congresso Internazionale Colombiano”: “Tibaldeschi. Ramo monferrino della nota
famiglia romana stabilitosi a Casale intorno al 1451 nella persona di Pietro di Tibaldo e di Orsina
Orsini di Mugnano. Uno dei figli di Pietro, Bernardino, fu nel 1474 il primo vescovo di Casale. Divisa
in più rami, la famiglia è tuttora rappresentata dalla linea stabilitasi ad Alessandria all’inizio del XVII
secolo. Ripetuti matrimoni legarono i Tibaldeschi alla famiglia Colombo, ed il ramo di Fubine originò
da Lancillotto, figlio di Pietro, che aveva sposato Caterina di Ubertino Colombo di Cuccaro: da qui la
denominazione “de Thebaldeschis sive de Columbis” col quale erano noti lui stesso e la sua discendenza. Il testimone Giovan Pietro sostiene, tra l’altro, l’origine fubinese di Michele Balestrero, fedelissimo del Navigatore, come membro di una famiglia ivi radicata da secoli. La linea di Giovan Pietro
si estinse con i figli del figlio Ettore”
Anche nel volume “Della patria di Cristoforo Colombo” (Gian Francesco Galleani Napione, 1808) si
parla di Michele Balestrero: “Osservasi poscia che altri parenti di lui (qui l’autore si riferisce a Colombo, ndr), e persone native di Lombardia vengono additate come compagni delle sue memorabili
navigazioni. Nel Sommario si nomina specialmente Secondo Cornacchia del luogo di Vignale, e nella
storia di D. Ferdinando Michele Balestrero del luogo di Fubine, il qual ultimo non fece mai più ritorno
in Monferrato. Questo Michele Balestrero è da D. Ferdinando qualificato Alcayde, ossia Governatore
dell’isola della Concezione; ma nel Sommario si specifica la patria di lui, Fubine, attestandosi tal
cosa da più testimonj; e si aggiunge, che sebbene l’Oviedo abbia lasciato scritto che Michele Balestrero fosse Catalano, non se ne dovea far meraviglia; perciocché allo stesso modo che sbagliò egli
rispetto alla patria di Cristoforo Colombo che disse essere Cogoreo, prese anche errore per ciò che
appartiene alla patria di Michele Balestrero; dappoichè più testimonj affermavano con giuramento
che era questi partito da Fubine per navigar col Colombo, lasciando in quel luogo altri parenti suoi
dello stesso cognome de’ Balestreri, e dappoichè i testimonj allegati aveano udito affermarsi tal
cosa prima che l’Oviedo scrivesse la sua storia pubblicata nell’anno 1547, dovendosi far troppo maggior caso di testimonj che lo affermavano di proposito e con giuramento, di quello che far si debba
di uno scrittore che ne tocca incidentemente”.
Un’altra fonte è “Della origine e della patria di Cristoforo Colombo” (Don Giambattista Spotorno,
1819). Spotorno scriveva: “Egli è certo che tre Monferrini navigarono con Cristoforo all’America. I
nomi loro sono Giannatonio Colombo, Michele Balestero, o Balestrero, di Fubine, e Secondo Cornacchia di Vignale”.
A questo punto credo che si possa ragionevolmente considerare che Michele Balestrero fosse il
primo fubinese ad arrivare in America.
11
Il ‘500 e il ‘600: secoli movimentati
Il Cinquecento
Da secoli il territorio di Fubine faceva parte del Marchesato del Monferrato. Quest’ultimo dal 1536
era in mano ai Gonzaga e nel 1575 l’imperatore Massimiliano II elevò il Marchesato a Ducato.
Nel 1504 Fubine viene confermato feudo dei Mazzè. Questo però non significa pace e tranquillità
per il popolo fubinese, anzi. Comincia, infatti, un triste periodo in cui si avranno uccissioni, devastazioni e sventure che culmineranno in due grandi saccheggi che si susseguiranno nel giro di 100 anni,
prima ad opera dei Lanzichenecchi e poi degli Spagnoli. Tutto ciò accadde poiché Fubine era situato
sul confine tra il Marchesato del Monferrato e il Ducato di Milano e costituiva parte del tragitto obbligato per gli eserciti che si muovevano da Alessandria a Casale.
Ecco come Donato Testa, nella sua Storia del Monferrato, riporta l’assedio del 1527:
“Negli anni seguenti (al 1525) le angherie delle soldataglie spagnole sul suolo monferrino non si
contano più. Su ordine di Antonio de Leyva, rappresentante di Carlo V, scesero fra noi duemile (?)
Lanzichenecchi tedeschi comandati dal terribile conte o Barone Lodròn. Come altri suoi pari (…) il
Lodron, una volta accampatosi, cominciò a tiranneggiare gli abitanti con la richiesta di esosi balzelli,
alloggi, viveri e foraggi. La storia di Fubine ricorda un tristissimo fatto avvenuto nel 1527. Il Lodròn,
giunto sotto il paese, intimò che fossero preparati alloggio e vitto per la truppa, ma i fubinesi per
tutta risposta spararono contro i suoi soldati alcune archibugiate. Non fu difficile agli Spagnoli occupare il borgo, salire su fino al castello, incendiare, devastare e saccheggiare. Le vittime si contarono
a centinaia: una relazione manoscritta del secolo scorso, custodita presso quell’archivio comunale,
riporta addirittura seicento morti! Inoltre dice che il comandante spagnolo non se ne andò prima
che gli avessero pagati 8600 scudi. Il terrore di quel giorno fu così grande che per secoli a Fubine il
nome di Baròn Ludròn restò come sinonimo di spavento e di finimondo”.
Alla fine del XVI secolo Fubine conosce un intenso, seppur breve, momento di prosperità economica e di
aumento della popolazione che arriva a contare 2000 abitanti. Probabilmente si deve questa espansione,
ancora una volta, alla sua posizione
geografica che fungeva da punto di
collegamento tra il Basso e l’Alto
Monferrato sulla Strasa Franca attraverso il cuneo alessandrino, appartenente al Ducato di Milano tracciato
già documentato in epoca medievale, costituendo di fatto una bretella
di congiunzione tra i due percorsifrancigeni storici e che nel seicento
diventò tatro di frequenti contrasti e
rappresaglie.
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Nella figura si nota bene come Fubine (a inizio ‘500) si trovasse
proprio in corrispondenza del confine tra il Marchesato del Monferrato in mano ai Paleologi (di color marrone) e il Ducato di Milano in mano ai Visconti prima e agli spagnoli poi (di color verde)
Michele Pavaranza
Nel 1590 accadde un episodio emblematico in cui si evidenziano le volontà autonomistiche del popolo di Fubine.
Il 1° Dicembre di quell’anno il Duca Vincenzo I, promise alla
comunità di Fubine di non infeudare più il paese. Quel documento “Dei gratia Dux Mantuae et Montisferrati” recitava: “poiché i Fubinesi si sono presentati disposti a versare
la somma di millecinquecento scudi d’oro, in considerazione
della loro devozione e del loro ossequio nei miei confronti,
ho deciso di acconsentire alle loro richieste con questo decreto secondo la volontà ed il potere assoluto con cui adempio alle mie funzioni pubbliche in tutto il Ducato, con tutti i
crismi formali, in nome mio e dei miei eredi e successori prometto alla comunità e agli uomini di Fubine, con la lealtà
propria del Principe, che in avvenire non concederò mai ad
alcuno il luogo, il castello e la giurisdizione di Fubine”. In
quella circostanza rappresentò i fubinesi, operando in loro
nome, Michele Pavaranza, al quale Fubine ha dedicato una
via centrale del paese. Quel Michele, si legge nel documento: “mi ha versato ora cinquecento scudi d’oro e ha promesso di versare altri cinquecento a maggio e i restanti a
saldo formanti la somma pattuita nel prossimo mese di agosto”.
Duca Vincenzo I di Gonzaga
Della figura di Pavaranza si è detto molto. Qualcuo sostiene che fu Podestà di Fubine ma altri ritengono che non fosse altro che un privato ricco cittadino che anticipò la somma di 1500 scudi, che attualmente corrisponderebbero a circa 1 milione e 500 mila euro. In cambio di quel gesto il comune
vendette al suddetto Pavaranza beni
pubblici tra cui boschi e terreni per
coprire quella somma con la promessa di ricomparglieli in qualsiasi
momento alla stessa cifra senza interessi.
Purtroppo, però, la promessa fatta
dal Duca Vincenzo I e la relativa libertà, verrà mantenuta per soli 70
anni circa dal 1590 al 1658.
Uno scorcio della centralissima Via
Michele Pavaranza e sulla sinistra
l’ingresso di casa Maioglio
13
Nonostante le angherie di questo secolo, importanti opere prendono forma sul territorio fubinese,
prima fra tutte la Chiesa Parrocchiale consacrata a Santa Maria Assunta nel 1519.
Abbandonata l’antica parrocchia di San Pietr,o
che sorgeva sul colle omonimo in località Campus Serrae, la sede della chiesa parrocchiale
venne trasferita all’interno delle mura per motivi
di sicurezza sul luogo dove sorge l’attuale complesso.
Costruito sui resti dell’antico tempio romano, il
corpo principale venne eretto nel XIII secolo
come testimoniato da pilastri cilindrici originari
e capitelli in pietra probabilmente murati nelle
successive trasformazioni.
La facciata, di impronta romanica, si presenta
come tripartita da lesene, terminanti sulla sommità con cuspidi di pietra. Alle estremità laterali
dell’edificio si può notare l’ampliamento delle
navate apportato a fine ‘800 durante l’opera di
generale “ristorazione”.
In basso a sinistra si vede il piccolo protiro che
un tempo consentiva l’accesso al corridoio laterale della chiesa.
Il campanile venne eretto sopra la balaustra di
sinistra nel 1402 rimase intatto sino al 1858 quando, ormai pericolante, venne abbattuto e sostituito
dall’odierno in stile gotico progettato dall’architetto Marchini di Torino.
Quest’anno ricorre il cinquecentenario 1512-2012 dell’ultimazione della primitiva fabbrica romanica,
di cui resta solo la parte centrale della
facciata con il rosone che, sormontante il portale di accesso centrale, è
formato da 8 fasce di formelle in cotto
di pregevole lavorazione raffiguranti
fregi di flora e figure con sacra simbologia di natura allegorica. Rappresenta
l’esempio più figurativo tra tutti i rosoni delle Cattedrali del Piemonte.
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In questa foto d’epoca bene si nota l’antica torre
campanaria quattrocentesca costituita da una
base quadrata in stile romanico con le due aperture in corrispondenza delle campane.
In basso a sinistra si vede la “cariangia”, stradina
panoramica che scende fino a valle costeggiando
il fianco della collina degradante sul sottostante
terrapieno, il medievale barbacane, parte del sistema difensivo del muraglione sul lato settentrionale.
L’attuale campanile in una foto dei giorni
nostri.
Alto ben 56 metri è diventato uno dei simboli del paese data la sua posizione di
spicco che lo fa vedere in lontananza per
parecchi chilometri.
Il campanile presenta quattro contrafforti
a pianta ottagonale ai quattro angoli che,
partendo dalla base, arrivano sino al cornicione e si innalzano oltre di esso con quattro gugliotti che racchiudono l’alta guglia
centrale, da cui si erge la croce terminale
che fa superare alla struttura i 60 metri di
altezza. Le pareti presentano due ordini di
bifore, il più alto dei quali racchiude al suo
interno le campane, intervallati dai quattro
rosoni che ospitano l’orologio.
Delle persiane in legno chiudono le bifore
più basse. La sua particolarità è anche di ricordare il campanile di Giotto a Firenze.
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Di particolare interesse è anche l’interno della chiesa.
Tra il 1490 e il 1512 furono costruiti il coro e le volte con l’impianto degli altari.
In fondo, nella nicchia sovrastante il coro, si nota la statua in marmo bianco
di Carrara che raffigura la Vergine Immacolata. A destra, si può notare il pulpito ligneo ottocentesco addossato al pilastro della navata centrale.
A sinistra, il coro ligneo datato 1711 e subito sotto una veduta dell’organo Mentasti costituito da 2000 canne. A sinistra,
una delle tavole della Via Crucis, “Gesù
condannato a morte”, dipinte da Paolo
Gaidano e fortunosamente acquistate
dall’arciprete dell’epoca. Sotto, l’antico
fonte battesimale ricavato da un unico
blocco di pietra proveniente dall’antica
Parrocchia di San Pietro.
Il Santo patrono di Fubine: San Cristoforo
“MAGNO FUBINAE GAUDENT HONORE SANCTO CHRISTOFORO PROTECTORE” (“Fubine gode di un
grande onore essendone San Cristoforo il protettore”) è il motto creato verso il 1925 dall’allora Arciprete Don Emilio Buzio, il quale dedicò proprio a San Cristoforo molti articoli del bollettino parrocchiale dell’epoca.
All’interno della Chiesa Parrocchiale è conservato l’Altare di San Cristoforo con alle sue spalle questo dipinto.
E’ una pala di Giovanni Stura del 1897 dedicata al
Santo Patrono. Sullo sfondo l’artista, di probabili origini monferrine, volle imprimere una lontana immagine del borgo di Fubine con al centro lo svettante il
campanile neogotico.
In basso a destra è riportato il simbolo di Fubine (la
fibbia) disegnato in blu.
L’altare e la balaustra in marmo bianco sono un disegno dell’Ing. Crescentino Caselli.
Questa cappella venne decorata con angioletti su
rame dal pittore casalese Costantino Sereno.
Un’ulteriore raffigurazione del Santo di grandi dimensioni era presente nella Chiesa Parrocchiale ancora a
inizio ottocento “dipinto grottescamente, secondo il
costume, nella faccia o meglio nel fianco meridionale
esteriore”. Questo ritratto probabilmente andò perso
tra il 1858 e il 1862 durante la radicale opera di restaurazione della chiesa.
Cristoforo, uomo di statura gigantesca di stirpe Cananea si convertì al Cristianesimo e per esercizio
di carità si diede a trasportare da una riva all’altra di un fiume i passeggeri, sorretto da un lungo bastone.
Un giorno trasportò un bambino che diveniva sempre più pesante: era Cristo, il correttore del
mondo.
Fu martire (spellato vivo) in Licia sotto Decio imperatore romano (249-251 d.C.).
Nel Medioevo fu invocato dai pellegrini come protettore nei loro viaggi e contro la peste e fino all’ottocento si credeva che bastasse guardare la sua immagine una volta al giorno per essere protetti
contro la morte improvvisa.
San Cristoforo è il protettore degli automobilisti nominato da Papa Pio XII nel 1954 e la sua festa si
celebra il 25 Luglio. Nel 1969, tuttavia, il Santo venne cancellato dal Martirologio per opera di Papa
Paolo VI forse per la mancanza di dati che documentassero la sua effettiva esistenza in vita. Nonostante quest’opera di cancellazione, però, la devozione verso questo martire rimane e lo si sta prendendo in considerazione per la sua candidatura a Santo Patrono del Web, in quelli che possono
intendersi come viaggi “virtuali”.
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Il Seicento
Dal 1600 comincia una nuova fase di recessione e di calamità poiché il
paese si trova nel mezzo delle “Guerre di Monferrato” a cui deve far fronte
anche economicamente con una pesante tassazione.
Nel 1627 alla morte di Vincenzo II Gonzaga si aprì la guerra di successione
di Mantova e del Monferrato (i Gonzaga, infatti, erano anche i signori di
Mantova).
Alla fine della guerra prevalse il ramo dei Gonzaga-Nevers.
Tutti questi fattori, uniti ad una terribile epidemia di peste e alla carenza
di cibo, ridussero il numero di abitanti a sole 700 unità.
Il culmine della barbarie arrivò il 22 giugno 1628 e sfociò in un saccheggio
che non terminò prima del 26 dello stesso mese.
Si narra che un contingente spagnolo, diretto a Casale da Nizza Monferrato,
si fermò nei pressi di Fubine per accamparsi e nel frattempo tentò di rubare
Stemma dei Gonzaga-Nevers
del fieno.
A quel punto i fubinesi attaccarono i soldati spagnoli causando la terribile
rappresaglia di questi ultimi sul territorio fubinese. Dopo questo evento,
che portò morte e distruzione nel territorio, i Sindaci di Fubine presentarono una supplica a Don Gonsalvo de Cordova affichè il paese fosse risparmiato da ulteriori devastazioni.
A questo fine venne redatto un salvacondotto datato dal campo di Casale l’11 luglio 1628 che così
recitava:
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“Gonzalo Fernandez de Cordova del Consiglio di Stato di Sua Maestà,
suo Governatore dello Stato di Milano a Capitano Generale in Italia.
Essendo entrato l’esercito del Re nostro signore nel Monferrato
a prendere possesso del medesimo in nome di Sua Maestà Cesarea e
risultando conveniente al servizio delle entrambe Maestà
che gli abitanti di questo Stato siano trattati con tutta soddisfazione
e buona comprensione
abbiamo provveduto per il (loro) bene di concedere,
come in virtù della presente concediamo libera salvaguardia
al paese di Fubine, alle sue case e possessioni,
perciò ordiniamo a tutti i Comandanti,
Ufficiali e soldati tanto di fanteria che di cavalleria
e a qualsivoglia persona di questo esercito, che nelle loro case,
cascine, granai, stalle e altre qualsiasi proprietà
a loro appartenenti non subiscano estorsioni, vessazioni,
né molestie e nemmeno prendano né acconsentano
d’impadronirsi contro la volontà loro di qualsiasi cosa,
anzi vengano trattati con tutto rispetto e comprensione,
in caso contrario provvederemo che saranno castigati con tutto rigore.
(Dato) nel campo presso Casale l’11 luglio 1628.
– Sigillo – Gonzalo Fernandez de Cordova.
Per ordine di Sua Eccellenza, Juan Ruiz de Rida.
Sua Eccellenza concede salvaguardia alle abitazioni
e ai beni del paese di Fubine”
Il 12 Agosto 1658, appena sessantotto anni dopo la promessa del Duca
Vincenzo I di non infeudare più Fubine, il paese si trova in mano ad un
nuovo feudatario.
Questa volta si tratta del Conte Vincenzo Natta a cui fu concesso il feudo
di Fubine dal Duca Carlo II di Gonzaga-Nevers, contravvenendo al precedente patto stipulato con i fubinesi.
Come si può immaginare il popolo del paese monferrino non fu affatto
felice di veder calpestati i suoi diritti.
Avere nuovamente un feudatario insediato nel paese significava obbedire a tutta una serie di ricatti e soprusi.
Tutte le proteste dei fubinesi non furono accolte così, nel 1677, il popolo
organizzò una sommossa che causò l’uccisione di alcuni sbirri del feudatario.
Un documento ci racconta questa vicenda: “alla quale infeudazione per
altro si opposero gli abitanti con tutti i mezzi che erano in loro, e non fu
che Virginio figliuolo di quel conte, che dopo aver sostenuto una lunga Carlo II di Gonzaga-Nevers
lite, e rinunziato a varii diritti feudali, potè mettersi in possesso del che infeudò nuovamente
luogo, cui non tardò a rafforzare di valide mura e di un’elevata torre, di Fubine contravvenendo al
patto di fine ‘500
cui più non rimangono alcune vestigie. Se non che i fubinesi non potendo avvezzarsi a comportare il dominio del Natta, si fecero padroni
del castello, ed il feudatario di ciò incollerito e bramoso di vendicarsene, tentò di sorprenderli per
mezzo de’ suoi bravi, mentre i terrazzani erano occupatissimi intorno alle messi; ma avvedutisi questi
del tentativo dell’odiato signore, si fecero addosso ai satelliti di lui, i quali cercarono indarno di salvare la vita, andando a celarsi nelle tombe di una chiesa; perocchè furono tutti colà dentro uccisi
dagli irritati fubinesi” (Goffredo Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli
Stati di S. M. il Re di Sardegna, 1840).
Con questa azione i fubinesi furono dichiarati ribelli ed il paese fu occupato dalle forze militari del
ducato.
I giovani che avevano preso parte alla rivolta si rifugiarono nei dintorni, abbandonando il paese, e
furono dichiarati “contumaci”.
Nel 1690 i fubinesi riconobbero l’autorità del feudatario e furono perdonati per la loro ribellione di
13 anni prima.
Subito, dal momento del suo insediamento, il Conte Vincenzo Natta di Baldesco cominciò una completa opera di restauro della precedente fortezza militare che si trovava in cima al colle di Fubine,
ormai demolito ed in stato di abbandono come cava di materiale da costruzione.
Come recita un documento d’epoca, nel 1664, egli fece costruere et da fondamenta erigere un gran
palazzo ch’ha forma di castello, con molte stanze nobili et civili distinte dal rustico et capaci di alloggiare persone d’eminenti qualità.
Il Conte Natta, nonostante l’ingiusta opera di infeudamento di Fubine, non era affatto un personaggio
di poco conto. Fu, infatti, addetto all’ambasciata di Parigi. Si laureò in legge e nel 1634 fu nominato
Podestà di Mantova. Nel 1646 fu senatore a Casale e
nel 1654 a Mantova. Nei successivi nove anni ricoprirà
diverse importanti cariche fino a diventare nel 1663
Presidente del Senato di Casale. Il 24 Gennaio 1654
ebbe il titolo di Conte di Baldesco.
Nonostante le sue nobili cariche ed i tumulti con il popolo di Fubine, quando morì il 31 gennaio 1677, egli
volle essere sepolto nella Chiesa Parrocchiale di Fubine
dove ancora oggi è conservata la lapide (foto a lato).
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Nel Seicento acquistano importanza crescente altre tre chiese di Fubine: la Chiesa della Trinità, la
Chiesa del Ponte o dei Battuti e la Chiesa della Madonna Carmine.
La Chiesa della Trinita’
Gravemente danneggiata dal terremoto del 2000 richiede oggi una
grande e costosa opera di restauro
Ecco come la descriveva Don Emilio Buzio ne Il Fubinese, n.3,
Marzo 1946:
“La SS. Trinità sorge al posto di altra storica chiesetta, quella di
S.Caterina posta a guardia di quel lato della fortezza presso l’antico
fossato ora coperto. Anche questa è chiesa storica perché ricorda
antichi avvenimenti civili e religiosi. Si può dire di essa che tre secoli
la guardano: il Seicento diede la chiesa, il Settecento la sacrestia,
gioiello d’arte barocca, l’Ottocento il campanile. Ha anch’essa quadri artistici specialmente quello dell’abside restaurato a cura del
compianto Ing. Prof. Comm. Crescentino Caselli, Presidente dell’Accademia Albertina e un vero valore nell’arte architettonica (… si
tratta della pale di scuola moncalvesca ora conservata nella Chiesa
Parrocchiale, ndr). Egli diceva: ‘E’ costoso conservare il tempio: ma
esso merita che si faccia qualunque sacrificio: è un gioiello e un
grande monumento storico’”.
La Chiesa dei Battuti o Disciplinati: l’Immacolata
“L’Immacolata sul Ponte sorse nel 1600 al
posto di altra chiesetta messa a guardia della
fortezza di Fubine. E’ perciò una chiesa storica per la storia civile di Fubine. Per la storia
religiosa notiamo che essa per l’affermazione
dei Padri nella credenza della Concezione Immacolata di Maria, verità che fu definita solo
due secoli dopo dall’immortale Pio IX, ogni
fubinese deve essere orgoglioso di quella
chiesa. Come San Sebastiano ha un altare antichissimo di marmi policromi che è giudicato
una grande opera d’arte, così l’Immacolata
ha nel suo altare un esemplare dell’arte antichissima del simil marmo, arte che si sviluppò sul finire del 1600 e della quale
rimangono pochi modelli in Casale e altrove
custoditi con grande cura.
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Usata come distaccamento della chiesa parrocchiale quando
in essa venivano ammassati in beni per sottrarli dai saccheggi,
è diventata cinema/teatro a metà ‘900 ed ora è protagonista
di un’importante opera di restauro organizzata dal comune
Ha una meravigliosa balaustra di marmi policromi in stile barocco, già appartenente alla chiesa parrocchiale che è giudicata di alto valore artistico (gli elementi decorativi all’interno della chiesa furono
smantellati negli anni ’60, a seguito della sconsacrazione che lasciò spazio al cinema parrocchiale,
ndr). Lasciar deperire tale chiesa sarebbe grave delitto contro la religione, l’arte, la storia. E’ Succursale della Parrocchia e quando si facevano lavori furieri in quest’ultima, le funzioni parrocchiali si
facevano all’Immacolata come si fa anche oggi per esempio nei funerali impediti nella Parrocchiale
da SS. Quarantore o altro motivo. Possiede come le altre chiese quadri di valore e grazioni reliquiari
con Reliquie che la rendono sempre più venerabile al popolo” (Don Emilio Buzio, Il Fubinese, n.3,
Marzo 1946).
L’Immacolata in una cartolina d’epoca
La Chiesa del Carmine
“Il Carmine è la chiesa del voto fatto dai nostri
Padri. Sorse quando cessò la peste di manzoniana memoria. Fu officiata dai Padri Carmelitani che abitavano l’Antico Convento
attiguo. Ha quadri di valore e un’antichissima
statua dorata della Madonna che si porta
ogni anno in devota, solenne processione in
ringraziamento della cessazione del contagio
ed a propiziazione per altre grazie e favori”
(Don Emilio Buzio, Il Fubinese, n.3, Marzo
1946).
“Veduta parziale di Fubine desunta da un disegno schematico del paese eseguito alla fine del XVII
secolo. E’ chiaramente visibile l’arco (nel Medioevo con porta) che dava l’accesso al nucleo centrale
del paese, nella zona del castello, di cui appare il palazzo costruito dal Natta ed alcune rovine dell’antico maniero medievale (Stefano Ticineto, Fubine e il Monferrato negli anni del predominio spagnolo e Gianluigi Ferraris,Guida di Fubine Monferrato).
Nella pagina accanto: “Veduta della zona del ‘Ponte’ con l’arco, situato all’estremità del ponte, che
dava l’accesso al centro fortificato del paese. Anche se non vi erano più le porte, gli archi erano i
punti obbligati per l’accesso al nucleo centrale del paese per cui, nei vari documenti del XVI e del
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XVII secolo, si legge che ‘si mettevano le guardie alle porte’ per motivi di sanità o di ordine pubblico.
Si noti che era ancora presente (e vi rimarrà sino al 1870 circa) l’acqua nell’attuale piazza sottostante
alla chiesa del ‘Ponte’, ancora oggi denominata ‘al Foss’. Tale ‘foss’ era il residuo dell’antico fossato
medievale che, con o senza acqua (a seconda della stagione), costeggiava il muraglione che guarda
la Valle d’Ambrino. Esso fu interrato nella seconda metà del ‘500 e fu adibito ad orti (ancora oggi in
parte esistenti) e poi in parte edificato, formando l’attuale ‘Varcava’, nome probabilmente derivato
da ‘Valle Cava’ o ‘Valcava’, come cavità interrata sotto le ‘muraglie’” (Stefano Ticineto, ivi).
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Il Settecento e le case signorili
Agli inizi del 1700 il Monferrato è teatro della tragica Guerra
di successione spagnola che devasta l’intero territorio.
Il 3 giugno 1708 la dieta di Ratisbona dichiara il Duca Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers traditore dell’impero per aver
accolto i francesi nel Mantovano.
Il 5 Luglio Ferdinando muore a Padova per le conseguenze di
una caduta da cavallo.
Il 7 Luglio l’Imperatore Giuseppe I accorda l’investitura del Ducato di Monferrato a Vittorio Amedeo II di Savoia.
La concessione è confermata nel 1713 dal Trattato di Utrecht.
Da questa data la storia del Monferrato, e quindi di Fubine, si
fonde con quella del Piemonte.
Con questo Trattato arriva un periodo relativamente tranquillo
per Fubine.
I due secoli precedenti, infatti, avevano visto il nostro territorio
come teatro di scontri e saccheggi che portarono distruzione
e povertà.
Territorio del Piemonte durante la Guerra
di successione spagnola. In giallo il Ducato
di Savoia, in blu i territori francesi e in
arancione il Ducato del Monferrato.
Quando, dopo lunghi periodi di guerre, la pace torna a regnare si sviluppano i commerci e l’economia
prospera.
Emblematica è l’ordinanza del conte Vincenzo Carlo Pensa dalla quale risulta chiara l’importanza
che ricopriva il mercato fubinese che doveva tenersi “di Venerdì, salvo fosse festivo in onore di Dio,
in qual caso alla forma delle regie costituzioni si transferisse al giorno immediatamente non festivo”.
Attorno al 1780, la comunità disponeva di un catasto, di un libro dei trasporti e di una “vacchetta
contenente li rispettivi estimi dei terreni” (senza misura né mappa). Il catasto appariva allora «scritto
in buona parte di carattere antico e quasi gotico, molto difficile a leggersi, in parte con lettere e scrittura corrente, in parte logoro, con diverse parole abrase e consonte per la sua antichità». Il carico
fiscale ricadente sulla comunità si ripartiva sui terreni «ad estimo». Quanto ai criteri che ispiravano
l’estimo dei terreni, gli amministratori della comunità dichiaravano: «l’estimo è antico e desunto da
detto catasto e vacchetta, quale è distribuito in quattro circoli, e le pezze boschive sono considerate
un quinto circolo indistintamente. In detti riparti ed estimi non sono comprese le case del recinto,
ma bensì diverse case, abitazioni e sedimi situati fuori di detto recinto e tutte le cassine di questo
finaggio sono catastate» (Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte, Archivi Guarini, Comune di Fubine, Marco Battistoni, 2002).
In questo periodo di floridità economica vengono costruite alcune delle più belle residenze fubinesi:
Palazzo Pane e Palazzo Maioglio.
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Palazzo Pane
Il prospetto principale dell’edificio si affaccia
sulla piazza del Comune (Piazza Colombo) ed
è raggiungibile dal dedalo di vicoli che costituiscono il cuore del centro storico fubinese,
sulla somma della collina. Si presenta come
una struttura cubica in paramano di mattoni
a vista con cortile interno, il quale è sorretto
dalle arcate visibili dal lato dello spalto che
furono progettate successivamente dall’ingegnere e compaesano Crescentino Caselli nel
1879.
A destra, lo spalto che corre sotto le arcate di sostegno
del palazzo
Di pregevole fattura sono gli affreschi che adornano i
soffitti delle alte sale signorili.
Palazzo Maioglio
Questo palazzo si trova adiacenti il Parco del Castello e si affaccia, con il suo cortile interno, sulla regione Valle.
Risalente al 1702, pare che nelle fondamenta dell’edificio ci siano resti di architetture di epoca romana.
In questa foto del centro di Fubine si può notare sulla destra il giardino di Palazzo Maioglio con le
sue piante e subito a sinistra di esso si possono notare le tre serie di arcate del museo Pietro Robotti.
Illustre membro della famiglia Maioglio fu Sebastiano che, emigrato a New York, nei primi del ‘900
fondò il rinomato Ristorante Barbetta divenuto in poco tempo uno dei più considerati locali della
Grande Mela.
Venne fondato nel 1906 ed è il più antico ristorante italiano di New York ancora di proprietà della
stessa famiglia e anche per questo merita una breve digressione anacronistica.
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Caratteristico, oltre alla cucina tipica piemontese, è l’arredamento che conta pregevoli pezzi
di inizio ‘700.
Foto d’epoca tratta da un film del 1942 in cui si legge distintamente l’insegna del ristorante dei Maioglio
Oggi la gestione è portata avanti dalla encomiabile figlia Laura, qui ritratta a fianco del
marito, premio Nobel per la medicina Gunter
Blobel, e dei loro ospiti i coniugi Clinton.
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L ’Ottocento e i Conti Bricherasio
Nel 1815, con la Restaurazione, le vecchie dinastie spazzate via dalle truppe francesi vennero rimesse sul trono.
Fubine, quindi, tornò in mano ai Savoia senza tuttavia cancellare le tracce dell’occupazione Napoleonica.
Ancora oggi, infatti, esistono, conservate negli archivi comunali, le mappe napoleoniche fatte disegnare dall’esercito francese.
Sono ancora in buono stato e ci illustrano come si presentava il territorio fubinese, urbano e non, nei primi decenni
dell’ottocento.
Sono suddivisi in “Fogli” ognuno dei quali ritrae una determinata parte del paese in scala 1:2500.
L’impero di Napoleone al momento della
massima espansione 1811. In marrone i territori francesi, in nocciola i paesi vassalli e
in beige i paesi alleati
A sinistra, scritta interna dei mappali napoleonici.
A destra, foglio delle mappe rappresentante il centro del paese.
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In quegli anni la situazione a Fubine non rimase completamente immutata poiché il castello e i territori passarono di mano. In questo secolo infatti si insediarono nella dimora fubinese (ex castello)
i conti Cacherano di Bricherasio discendenti del vittorioso generale della battaglia dell’Assietta.
Questo castello ospitò illustri personaggi della storia italiana del XIX secolo, grazie all’influenza del conte
Emanuele Cacherano di Bricherasio
co-fondatore della FIAT e dell’ACI.
Grande appassionato di meccanica
si tramanda che il conte facesse i
primi esperimenti con rudimentali
automobili all’interno del giardino
del castello. Purtroppo la sua gloria
venne bruscamente interrotta a soli
35 anni di età, quando la morte lo
colse in circostanze misteriose.
Lorenzo Delleani (pittore e amico intimo dei conti Bricherasio),“I
fondatori della FIAT”
In questo dipinto Emanuele Cacherano di Bricherasio è raffigurato
al centro con la giacca bianca. Copia di questo quadro è conservata
in uno dei saloni del Castello qui a Fubine.
L’unico conoscitore delle reale fine
del conte si crede essere il capitano Federico Caprilli che però
morirà tre anni dopo anch’esso in
circostanze misteriose.
Egli lascerà il compito ai suoi eredi
di bruciare il baule contenente la
corrispondenza e volle essere sepolto accanto all’amico Emanuele
nella cappella della famiglia Bricherasio poco distante dal castello.
A lato, monumento funebre del
conte Emanuele ad opera dell’amico e scultore Leonardo Bistolfi.
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Palazzo Bricherasio: Il Castello
Nella seconda metà del XVII secolo il castello venne trasformato da fortezza medievale a residenza
nobiliare per opera del conte Vincenzo Natta di Baldesco. L’edificio passò in eredità a Cristina, figlia
del marchese Luigi Natta d’Alfiano, e poi al marito di quest’ultima conte Corrado Magnocavallo di
Varengo che nel 1822 vendette il castello al conte felice Cacherano di Bricherasio.
Il conte ed i suoi eredi continuarono l’opera di modifica del castello creando uno splendido Giardino
all’inglese in luogo del preesistente bosco e gli interni dell’edificio vennero dotati di importanti arredi.
Disegno ottocentesco del paese
Dipinto di Carlo Garlasco, 1816
In questi due opere, probabilmente quasi contemporanee, ben si nota l’impianto del castello prima
che passasse in mano ai Bricherasio nel 1822. La parte sinistra era già stata trasformata in residenza
e non conserva quasi più nulla dell’antica fortezza. Nella parte destra invece si vede il Giardino pensile con il muraglione di sostegno e sulla sommità i resti di un antica torre difensiva che venne abbattuta negli anni ’20 di quel secolo durante i restauri operati dai conti Bricherasio. Pare che i mattoni
ricavati dalla demolizione della torre furono venduti ai popolani e servirono per costruire le case
sul crinale orientale sottostante il castello. Questa zona, infatti, conserva ancora oggi il nome di “Torrione”.
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Così si presentava il Castello negli anni successivi al 1950, dopo la morte della Contessa Sofia, l’ultima
discendente di casa Bricherasio che non lascerà eredi. La residenza e altri beni mobili ed immobili
furono donati alla Provincia Religiosa di Don Luigi Orione, che vi realizzò per qualche decennio un
collegio con scuola per adolescenti.
All’interno di questi Saloni riccamente adornati si creò un
vero e proprio Circolo di intellettuali ed artisti noto come
il “Cenacolo di Sofia di Bricherasio”
Tra gli illustri ospiti ricordiamo Federico Caprilli (soprannominato il Cavaliere Volante), Leonardo Bistolfi e Lorenzo Delleani (maestro di pittura della contessa).
L’ultimo restauro del Castello risale agli anni ’90 quando, dopo anni di inutilizzo, venne realizzata
una Casa di Riposo per anziani intitolata alla benefattrice Sofia di Bricherasio. Accoglie anziani autosufficienti e parzialmente autosufficienti gestita dall’Opera Don Orione. Ospita 51 posti letto con
cucina interna, animazione e ampio giardino. C’è inoltre la possibilità di ricoveri temporanei di sollievo. Per info: Tel 0131 798411 Fax 0131 778139.
e-mail: [email protected]. sito internet www.donorionefubine.it
Ecco come si presenta oggi il Castello. In alto a sinistra il Giardino pensile con addossata verso oriente
l’ala di nuova creazione. Sulla destra la parte abitativa con anteposto il cortile interno al quale si accede attraversando un portone d’epoca che ha secoli di storia, adornato dallo stemma del casato
dei Bricherasio.
Questa è la facciata in cui si può intravedere il portone di accesso in basso a sinistra e in basso a destra si vede l’arco in mattoni che sovrasta un portone in noce trasferito qui dall’entrata di Via Lagrange del Palazzo Bricherasio di Torino. La facciata conserva ancora due torrette difensive addossate
alla struttura e alcune feritoie che attraversano il muro.
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La Cappella Bricherasio
Il Castello non è l’unica traccia del passaggio dei Bricherasio sul territorio di Fubine.
In località Garlaschi, infatti, sorge la cappella funeraria dei Conti Bricherasio che è situata nella zona
detta “dei cappuccini”.
La zona è così chiamata poiché nel 1611 venne eretto il
Convento dei Cappuccini che nel 1814 fu abbandonato per
l’Editto Napoleonico di soppressione degli ordini religiosi.
Un epigrafe che esisteva ancora nel 1877 così recitava: “Nel
pontificato di Paolo V, essendo Imperatore Rodolfo
d’Asburgo e Vincenzo Gonzaga secondo Duca di Monferrato, Francesco Beccio vescovo di Acqui e il padre Fr. Zaccaria Amanarola della Provincia di Genova, il primo benedisse,
il secondo pose la prima pietra di questa sacra casa dei frati
Cappuccini in onore di S. Francesco, il 10 aprile 1611”.
Fatta erigere dal Cavaliere Luigi di Bricherasio, ospita
le spoglie di lui, della sua consorte e dei due figli
Emanuele e Sofia.
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L ’ Asilo Bricherasio
L’Asilo risale ai primi del Novecento e
venne inizialmente progettato con impianto in stile liberty come residenza
estiva del Conte ed adornato con essenze ad alto fusto di gusto eclettico
come Palme, Bossi e Conifere.
Per un certo periodo funzionò come
Asilo poi trasformato in Casa di Riposo
dall’Opera Don Orione. Dopo anni di
inattività ed una sapiente opera di ristrutturazione organizzata dell’amministrazione comunale, l’edificio è tornato
ad ospitare i locali della scuola materna
di Fubine.
Scuola dell’Infanzia
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Sezione Primavera
Fubinesi illustri (nati nell’800)
Giuseppe Bertoldi
Nato a Fubine nel 1821, era figlio del medico condotto del paese. Studiò e
si laureò in lettere a Torino dove conobbe la vita politico-culturale che all’epoca animava la capitale sabauda.
A soli 22 anni era già attivo nel campo del giornalismo e pubblicò un libro
di versi giovanili. Due di questi componimenti (L’Inno al Re e Lo Statuto) furono musicati da compositori dell’epoca ed eseguiti in teatri.
A seguito di una breve parentesi di insegnamento universitario, ricoprì vari
ruoli in campo amministrativo prima nel Regno di Sardegna e poi nello Stato
Italiano post unitario.
Tuttavia, la sua produzione poetica continuò fino al 1898 quando pubblicò
la raccolta “Prima e dopo dello Statuto”.
Morì a Roma nel 1904 e venne elogiato per la sua produzione da molti intellettuali dell’epoca tra cui Niccolò Tommaseo e Giosuè Carducci.
L’ Inno al Re
Questo componimento venne musicato da Luigi Felice Rossi ed era conosciuto anche con il titolo
“La Coccarda”.
Ciò si deve al primo verso dell’opera che recita: “Con l’azzurra coccarda sul petto”.
Quando lo spartito venne diffuso nei circoli e nei caffè culturali regalò al suo compositore una notevole fama e si dice che venne apprezzato, oltre che dalla corte, anche dal Re Carlo Alberto in persona.
Uno dei fazzoletti recante la poesia del Bertoldi oggi conservato
presso la sala consiliare del comune di Fubine. Questi fazzoletti si
diffusero molto tra Piemonte e Liguria tra il 1847 e il 1848.
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Crescentino Caselli
Nato a Fubine nel 1849, conseguì il diploma presso l’Istituto Tecnico di Alessandria. Successivamente si trasferì a Torino per frequentare i corsi della facoltà di matematica ed i corsi liberi della
scuola di ornato e di figura dell’Accademia delle Belle Arti.
In seguitò studiò ingegneria al Castello del Valentino presso la
Scuola di Applicazione per Ingegneri. Divenuto allievo prediletto
di Alessandro Antonelli, conseguì nel 1875 la Laurea in Ingegneria.
Divenne subito assistente alla cattedra di Architettura della Scuola
di Ingegneria a Roma, accogliendo l’invito del matematico Luigi
Cremona.
Dopo vari viaggi in Europa e dopo essere diventato professore incaricato di ingegneria fu nominato, nel 1881, ordinario di architettura
presso l’Accademia torinese di Belle Arti.
Contemporaneamente si dedicò all’attività di
progettista a partire dal 1882 con il progetto per
l’Istituto di Riposo per la Vecchiaia di Corso
Unione Sovietica a Torino che attualmente è la
sede della Facoltà di Economia dell’Università
degli Studi di Torino.
Lavorò in molte località italiane e del Piemonte,
nonché nella sua stessa Fubine, ricevendo molti
riconoscimenti.
Crescentino Caselli, Palazzo Civico, Cagliari
Morirà nel 1932 a Bagni San Giuliano, in Toscana.
Leandro Caselli
Nato a Fubine nel 1854, fratello minore del più noto Crescentino.
Come il fratello studiò alla Scuola di Applicazione degli Ingegneri
di Torino presso cui si laureò nel 1877.
Anch’egli frequentò lo Studio di Antonelli e tra il 1877 e il 1878
fu Assistente del professor Enrico Gui al corso di Architettura Civile di Roma.
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Dal 1881 al 1884 fu Direttore Tecnico degli Opifici Biellesi di
Quintino Sella e nel 1884 diventò ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico Municipale di Carrara presso cui rimase fino al 1892.
Dopo aver terminato l’incarico si stabilì a Messina in cui ricoprì
ruoli simili fino al 1906, anno della sua morte.
Teresio Bocca
Nato a Fubine nel 1825 da una famiglia borghese di possidenti con
proprietà anche a Torino.
Nella stessa città frequentò la Regia Accademia Militare dal 1848 come
sottotenente di fanteria. Sarà luogotenente durante la Prima Guerra
di Indipendenza.
Verrà promosso Capitano d’ordinanza nei Granatieri di Sardegna nel
1853.
Prese parte alla Seconda Guerra di Indipendenza come Capitano di
Stato Maggiore nel 1859 facendosi notare per il suo valore nelle battaglie di Palestro, Magenta e
San Martino. Partecipò anche alla Terza Guerra di Indipendenza col rango di Colonnello e successivamente divenne Tenente Generale.
Fu nominato Senatore del Regno, sotto il governo Crispi, dal Re Umberto I di Savoia.
Dopo un anno si ritirò a vita privata fino al 1897 quando la morte lo colse.
Nel 1935 Fubine gli ha intitolata una delle vie del centro del paese.
Ernesto Rossi
Nato nel 1898 a Valmacca (AL). Conseguì il diploma di Maestro
elementare e per 20 anni insegnò a Fubine.
A Fubine conobbe Luisa Savio, anch’essa Insegnante, che sposò
con la quale ebbe una
figlia, Maria Pia.
Si trasferì a Torino nel 1938, per agevolare gli studi della figlia,
dove continuò ad insegnare fino al 1963 quando si ritirò per limiti di età. Vinse numerosi premi e riconoscimenti sia per la sua
carriera scolastica sia per i suoi componimenti.
Morì a Torino nel 1972 dopo essere stato investito da un’auto.
Anche se non originario di Fubine merita un posto d’onore accanto ai fubinesi doc poiché scrisse quello che è diventato una
sorta di Inno del nostro paese: La Canson d’ Fibin-i.
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La canson d’Fibin-i
Quand che a sejra a dré ‘l culin-i
u su u sta pèr tramuntà,
tic cui ch’j’an lasà Fibin-i
i suspiru ‘d riturnà.
L’ è ‘n pais che dlonch al pias,
bel con l’agil campanin:
l’alegrija la va al pas
dla so gran bundansa ‘d vin!
Fibin-i, o Fibin-i,
pais dal bel Munfrà,
an titti ‘l to cantin-i
j’è ‘l butti da stupà!
Brava gent dal cÔr tant bon,
animaja ‘d bei pensé,
ma s’ la ‘s rama ‘nt ‘na quistion
j’è pi nin ‘ch’ la tira ‘ndré…
L’è u difet dla nostra rasa,
rasa pira ‘d Piemuntejs:
ant l’unur j’è nin ch’ la pasa:
guai s’i tuccu ‘n Fibinejs!
Dai Garlasch a la Stasion,
da ‘n Valcava a San Bastian,
che armunija ‘d prupursion!
che delissiji ‘t curu adnan!
Gira ‘l mond con al so blèssi,
serca pira sensa fin:
‘t truvarrà tanti richèssi
Ma ‘d Fibin-i i n’è ‘mmà jin!
Fibin-i, o Fibin-i,
pais dal bel Munfrà,
an titti ‘l to cantin-i
j’è ‘l butti da stupà!
Quando alla sera dietro le colline / il sole sta per tramontare / tutti quelli che han lasciato Fubine / sospirano di ritornarvi. /
E’ un paese che subito piace, / bello con l’agile campanile: / l’allegria va al passo / con la sua grande abbondanza di vino! //
Fubine, o Fubine / paese del bel Monferrato, / in tutte le tue cantine / ci sono bottiglie da stappare! // Brava gente dal cuore
tanto buono, / animata da bei pensieri, / ma se si attacca a una questione / non c’è più chi la tiri indietro… // E’ il difetto
della nostra razza, / pura razza di Piemontesi: / nell’onore nessuno la passa, / guai se toccano un Fubinese! // Dai Garlaschi
alla Stazione, / da Valcava a San Sebastiano, / che armonia di proporzioni, / che delizie ti corron davanti! / Gira il mondo con
le sue bellezze, / cerca pure senza fine: / vi troverai tante ricchezze, / ma di Fubine ce n’è solo uno!
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Il Novecento, l’emigrazione e il Titanic
Tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento molti fubinesi abbandonarono le loro case per partire in cerca di fortuna diretti in America o in Inghilterra.
Dai dati in nostro possesso risulta che dal 1904
al 1913 lasciarono Fubine ben 1337 abitanti e la
cifra record per un solo anno viene raggiunta nel
1921 con 546 partenze. Sembra che questo
esodo degli anni ’20 sia in parte dovuto alla crisi
del settore vinicolo colpito dalla micidiale invasione filosserica.
Il grafico a sinistra evidenzia chiaramente il forte
calo di popolazione avvenuto tra il 1921 e il 1931
sicuramente dovuto in parte all’emigrazione.
Variazione della popolazione di Fubine negli anni
Il numero di questi emigranti fu tale che sia a Londra che a New York si costituirono due “Fubinese
Society” per ritrovarsi in compagnia e parlare un po’ nell’amato dialetto quasi a creare un “distaccamento” della terra d’origine. La maggior parte dei fubinesi emigrati trovò lavoro all’interno di alberghi, ristoranti e navi di linea cominciando, dapprima, con i lavori più umili e talvolta, in seguito a
duro lavoro, riuscì a diventare titolare.
Banchetto della Società Fubinese a Londra (1930 ca.). Il primo a sinistra in piedi, con i baffi, Luigi
Vergano, cuoco e co-proprietario del ristorante ‘Chez Quaglino’ di Londra.
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Qui a lato è rappresentata la sede della Fubinese Society di New
York. L’edificio, che si trovava al 409 West 44th Street, venne acquistato dalla Società nel 1925 e vi rimase fino agli anni ’60.
Questa “Società” nacque nel 1919 in qualità di società di mutuo soccorso per far dare un aiuto contro le difficoltà che emergevano dall’abitare in un ambiente nuovo e caotico come quello di New York.
Ogni membro pagava una quota mensile di 12 dollari ed in cambio
aveva assistenza in caso di malattia e beneficiava di un rimborso per
il funerale in caso di decesso di un parente.
La Società Fubinese fungeva anche da Agenzia per il lavoro poiché
ad essa si rivolgevano i fubinesi in cerca di una occupazione.
Non mancavano, però, le occasioni per divertirsi.
All’interno della sede, infatti, c’era un’ampia sala da ballo da utilizzarsi anche come Sala Convegni in caso di necessità. Vi era, inoltre,
una Biblioteca e il lounge.
Altro luogo di svago era la Sala da biliardo che al suo interno contava
più di un tavolo da gioco.
Negli anni di massima espansione la Fubinese Society arrivò a contare più di 300 membri. Purtroppo oggi non esiste più poiché i membri originari si sono ridotti ad una decina mentre i figli ed i nipoti di
questi si sono trasferiti in altre città o addirittura in altri Stati perdendo del tutto il legame con il loro paese di origine.
Tra tutti gli emigranti, due divennero tristemente famosi per il crudele destino che li accolse.
Si trattava di due fratelli che finirono con l’imbarcarsi sul Titanic, il Transatlantico che doveva raggiungere New York ma che naufragò nella notte
tra il 14 e 15 aprile 1912 a causa di una fatidica collisione con un Iceberg.
I nostri due fubinesi entrarono così sventuratamente a far parte degli
800 uomini dell’equipaggio della nave quasi totalmente spazzato via
dall’oceano.
Si tratta di Alberto e Sebastiano Peracchio che nacquero in un’abitazione
dell’attuale Via Bertoldi al tempo chiamata Via Valcava.
Come ci ricorda il nostro compaesano Angelo Balestrero: “Casa Peracchio si trovava in centro nei pressi dello spalto; la famiglia era ricordata
con il soprannome di quelli di Valentino, in dialetto Valentin”.
Stabilitisi in Inghilterra, si imbarcarono come assistenti camerieri del ristorante “A’ la carte” gestito da Gaspare Pietro Antonio Luigi Gatti (perirà
anche lui durante il naufragio) in sostituzione di un altro fubinese ammalato. Nel ristorante gestito da Gatti, caviale e fois gras, innaffiati da
vini e champagne, erano serviti nel grande Salone in stile Luigi XVI.
Sembra che Gatti scegliesse personalmente i suoi aiutanti i quali erano
per la maggior parte italiani.
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Anche per i fubinesi che rimanevano in patria i momenti ludici e di
svago non mancavano.
Per tutto il Novecento e fino ai
giorni nostri (tranne qualche breve
interruzione), in occasione delle
festività del Santo Patrono si organizzava una merenda (sinoira)
nella valle Bruna.
Questa scampagnata o pic-nic
non veniva fatta un giorno
qualunque; era, infatti, organizzata il mercoledì che chiudeva la festa patronale di San
Cristoforo che veniva celebrata l’ultima domenica di Luglio. Il luogo di ritrovo passò
nel secondo dopoguerra, per
il ritorno “a casa” per “ferie”
di moltissimi fubinesi emigrati
negli USA, nei prati della Valle
delle Ghiande, ossia la mitica
“Valagiant”.
Alcune foto d’epoca che mostrano le famiglie fubinesi in
momenti di svago in Valagiant.
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Ogni anno, nel mese di Luglio, Fubine si anima a festa e questa tradizione continua ininterrottamente
da tutto il Novecento.
Tra le tipiche feste del nostro paese che risalgono a vecchia data si possono certamente citare la
“Festa della Leva”, la “Festa patronale di San Cristoforo” e la “Fiera del Bestiame”. Sono tutte antiche tradizioni che continuano sino ai giorni nostri.
Una tipica serata sul ballo “a palchetto” durante la festa patronale di fine Luglio negli
anni ’70.
Foto di gruppo durante una
Festa della Leva (anni ’40).
Quest’ultima si svolge ancora
oggi nei mesi di Giugno o Luglio e vi partecipano tutti i ragazzi Fubinesi (e dei dintorni)
che festeggiano i loro 18
anni.
La “Fiera del Bestiame”, che da qualche anno viene riproposta in Val Casale, si tiene solitamente il
penultimo giorno della Festa Patronale di San Cristoforo (tipicamente il martedì successivo all’ ultima
domenica di luglio ).
Questa festa ha vecchie origini e fungeva da polo espositivo per gli allevatori fubinesi e per quelli
dei paesi limitrofi. Fubine, infatti, ancora e sempre si trovava lungo la congiungente Alto-Basso Monferrato e che fungeva da snodo commerciale tra le città Lombarde e quelle Genovesi.
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Un’altra festa tipicamente fubinese è la Sagra dell’Asparago. Nata nel 1974, dall’abbondanza dell’ortaggio che aveva trovato il massimo fulgore della sua produzione, di anno in anno la sagra viene
riproposta dall’Associazione Pro Loco Fubinese ed ha già raggiunto la trentottesima edizione. A completare la kermesse gastronomica con vendita diretta del prodotto da parte dei produttori agricoli
e servizio ristorazione incentrato sull’ortaggio tipico di Fubine, oltre ad intrattenimenti per tutta la
famiglia.
Un prodotto tutto fubinese: l’asparago
La produzione agricola del paese vanta una particolarità che èimpossibile ignorare: la coltivazione
dell'Asparago. Anticamente molto sviluppata fra le colline fubinesi, negli anni recenti ha avuto un
nuovo incremento dal "Progetto Asparagi” presentato nel 2005, dall'allora sindaco Giovan Battista
Baucia, in collaborazione con Michele Baudino, responsabile dei progetti sviluppati dall’Istituto Creso
di Borgo San Dalmazzo, Davide Sandalo, assessore all'Agricoltura della Provincia di Alessandria e
Oliviero Berola dell'assessorato all'Agricoltura della Regione Piemonte. L’Asparago (Asparagus Officinalis) e una pianta dioica (maschiofemmina, il maschio è più produttivo, ma più piccolo), costituita
da una parte ipogea, (zampa) a vita poliennale e da una parte aerea annuale i cui germogli (turrioni)
rappresentano la parte commestibile della pianta. Ha bisogno di terreni sabbiosi, sciolti, ricchi di
sostanza organica, freschi ma ben drenati; per una buona emissione dei turrioni il terreno non deve
raggiungere i minimi termici dei 12° e non deve superare i 35°. La preparazione del terreno prevede
un'aratura profonda con ripuntatura e a seguire la fresatura e l'erpicatura. I solchi che
accoglieranno le zampe dovranno essere
profondi un metro e venti, un metro e quaranta e dovranno avere una profondità di
25/30 centimetri. L'impianto di asparagiaia
con le zampe è da costituirsi fra febbraio e
aprile, mentre per il trapianto delle piantine
si procede a partire da giugno a inizio luglio.
La produzione annuale è variabile: i dati piemontesi parlano di 27/30 quintali per ettaro, ma con una buona gestione della
raccolta che prevede la sospensione del taglio quando i turrioni iniziano ad essere
ormai piccoli, si possono raggiungere anche
90 - 100 quintali per ettaro. Nella nostra
zona viene coltivato l'asparago verde: la varietà Marte, definito il più bell'ibrido italiano, di color
verde intenso che mantiene le brattee molto chiuse, è lungo oltre 25 centimetri. Interessante anche
la varietà Eros, altro ibrido italiano di color più violaceo e con turrioni poco fibrosi.
E’ dei nostri giorni l’ approvazione del Regolamento Comunale per la valorizzazione delle attività
agro-alimentari tradizionali, con contestuale istituzione della Denominazione Comunale ed attribuzione della De. Co. al primo prodotto in assoluto: ” L’ Asparago di Fubine”.
Nel periodo della produzione è possibile trovare l’ ortaggio locale direttamente dalle aziende agricole:
Margaria Gian Luca
- Tel . 0131 / 77 83 68 aperto tutti i giorni,festivi compresi
Riva Angelo
- Tel. 0131/ 77 85 27
Montiglio Francesco
- Tel. 0131/ 77 85 25
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Nei primi del Novecento Fubine poteva contare su un collegamento con le città limitrofe grazie al
Tranvais
Stazione di Fubine del tramvai, 1914 (sullo sfondo si vede il campanile della scomparsa chiesa di San Sebastiano)
“Tranvai deriva dalla parola inglese tramway, tradotta nell’italiana tranvia. Il tranvai metteva in comunicazione Alessandria con Altavilla Monferrato, passando da Quargnento e Fubine. Ad Altavilla
c’era la linea che portava ad Asti e a Casale Monferrato. La linea tranviaria Alessandria-Fubine-Altavilla iniziò a funzionare nel 1883. La vita di questa ferrovia durò qualche anno, finendo nel 1935,
soppiantata dalla corriera, con l’avvento dell’uso dei motori a scoppio per servizio pubblico. Il sistema
di locomozione a vapore e il gran numero di fermate che effettuava, determinava la lentezza di marcia del tranvai. A ciò si aggiunga che un regolamento provinciale stabiliva che la sua velocità non
dovesse superare i 18km orari! Per farsi un’idea del tempo di percorrenza del tratto nostro, il trenino
partiva da Altavilla alle ore 5.25 arrivava a Fubine alle 5.44 e terminava la sua corsa ad Alessandria
alle 6.58, salvo ritardi (orario del 1932, anno X dell’era fascista). Compiva cinque corse al giorno, di
andata e ritorno” (Mario Barbero, Faruaij: Briciole. Briciole di saggezza, briciole di ricordi e di autoironia, 2009).
La chiesa di San Sebastiano che si intravede sullo sfondo della foto soprastante
oggi non esiste più. Venne abbattuta subito dopo la Seconda Guerra Mondiale
poiché pericolante.
“S. Sebastiano è la sola (delle chiese di Fubine) che fu col crisma consacrata dal
Vescovo; le altre furono solo benedette. Fu per due secoli circa sede della Parrocchia prima di S. Pietro sul colle omonimo e prima dell’attuale. Fu data in uso alla
Confraternita di S. Sebastiano e perciò con questo nome oggi si chiama; ma il suo
vero nome è chiesa dei Santi XII Apostoli. E’ ora cadente e il Vescovo con suo decreto ne approvò l’abbattimento e la vendita a condizione che non sorga al suo
posto un edifizio di profani divertimenti e che con la somma ricavata si restaurino
altre chiese o si facciano altre opere di bene. Caro S. Sebastiano! Colla disposizione
del Vescovo tu non morrai, ma rivivrai in altre opere sacre che testimonieranno
ancora la fede dei padri che ti eressero e quella dei figli che ti videro scomparire
con dolore” (Don Emilio Buzio, Il Fubinese, n.3, marzo 1946).
Nella foto accanto, la statua originaria di San Sebastiano nella cappella devozionale (privata) eretta nel sito omonimo.
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Fubinesi illustri (nati nel ‘900)
Pietro Robotti
Nato a Fubine nel 1900, emigrò a New York all’età di 21 anni.
Riuscì presto ad affermarsi nel campo della
ristorazione e divenne
proprietario
dello
“Chateau Richelieu”,
uno dei migliori locali
della città frequentato dall’elite newyorkese.
Gestì il ristorante in
prima persona fino al 1984 quando decise di ritirarsi a
vita privata per occuparsi esclusivamente alle attività filantropiche che aveva intrapreso per tutta la vita insieme alla moglie Francis.
Non si dimenticò mai del suo paese natio e finanziò importanti interventi a favore della comunità di Fubine.
A lui si deve il restauro della Chiesa Parrocchiale e la costruzione dell’edificio scolastico di Via Pavaranza che gli
fu intitolato nel 1961/1962 di cui quest’anno ricorre il
cinquantenario di funzionamento. Oggi l’edifico ospita
la Biblioteca Civica (con all’interno l’Archivio Storico), le Scuole elementari e medie inferiori, la palestra ed il refettorio.
Per queste sue opere benefiche venne insignito del titolo di Commendatore e della Medaglia d’Oro
della Pubblica Istruzione. Prima di morire (1988) lasciò alla comunità fubinese immobili da cui vennero ricavati spazi pubblici tra cui la piazza dedicata a lui ed alla sua consorte. Esiste a tutt’oggi
una Fondazione intitolata a Pietro Robotti e presieduta sapientemente dal prof. Gian Luigi Ferraris
che, oltre alla cura del Museo Robotti, promuove e finanzia iniziative sul territorio di enti ed associazioni fubinesi e non.
Scuole Robotti di Fubine
Luigi Longo
Nato a Fubine nel 1900, studiò al Politecnico di Torino.
Da ragazzo entrò nell’organizzazione giovanile del Partito Socialista Italiano
(PSI) e si posizionò su idee marxiste. In questo periodo conobbe Antonio
Gramsci e Palmiro Togliatti.
Nel 1921 passò dal PSI a quello che fu il futuro Partito Comunista Italiano
(PCI). Con l’ascesa del regime fascista Luigi emigrò in Francia e diventò un
alto dirigente del PCI.
Nel 1922 si recò a Mosca per il Congresso dell’Internazionale e conobbe Lenin.
Nel 1933 diventò membro della Commissione Politica del Komintern.
L’8 Dicembre 1936 diventò Commissario Politico della XII Brigata Internazionale, con la quale partecipò alla difesa di Madrid.
Dal 1939 al 1941, a seguito di un arresto, fu detenuto in un campo di concentramento al Vernet.
Nel 1941 venne confinato a Ventotene.
Nel 1943, dopo essere stato liberato a seguito dell’armistizio, entrò a far parte del Comando Generale
delle Brigate Garibaldi. Secondo il partigiano Urbano Lazzaro detto Bill sarebbe stato proprio Luigi
Longo, celandosi sotto la falsa identità di Valerio, a dare il colpo di grazia a Benito Mussolini dopo la
sua fucilazione.
Dopo la guerra fece parte della Consulta Nazionale e nel 1946 dell’Assemblea Costituente. Fu eletto
e rieletto alla Camera dei Deputati nelle file del PCI. Nel 1964, in seguito alla morte di Palmiro Togliatti, diventò Segretario del PCI (carica che conservò fino al 1972). Da quell’anno fino alla morte,
che lo colse nel 1980, venne nominato Presidente Onorario del PCI. E’ qui sepolto nel Cimitero Comunale.
Luigi Longo (a sinistra) insieme Palmiro Togliatti
durante l’VIII Congresso del PCI (1956)
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Ed ora un riassunto della storia per i più piccoli
Romani e Celti
Nel 62 a.C. Giulio Cesare e' partito da Roma per andare a conquistare
la Francia, che allora era chiamata GALLIA. Ci ha messo 4 anni, e per
arrivarci e' passato con il suo esercito anche dalle parti di FUBINE,
dove aveva addirittura dovuto costruirsi la STRADA, perche' i signori
GALLO-CELTI-BAGIENNI, che i ROMANI avevano gia' sottomesso da
una trentina di anni e che abitavano sulle COLLINE del MONFERRATO,
ai loro tempi avevano tracciato solo dei sentieri, ma le vere strade,
non le avevano mai viste.
Qui le colline gli sono piaciute subito, soprattutto per le VITI che e'
vero erano gia'coltivate, ma che i Romani hanno migliorato e quindi
per l'ottimo VINO che hanno iniziato a produrre, non appena son riusciti a metter su' il loro accampamento costruendo le prime casupole sulla spianata proprio in cima
alla salita principale, intorno ad un piccolo TEMPIO, che avevano innalzato nel luogo dove ora c'e'
la CHIESA PARROCCHIALE su' in PIAZZA.
Questo tempio i romani inizialmente l'avevano dedicato alla DEA VENERE, dato che GIULIO e' il diretto discendente di ENEA, il figlio di Venere, ma poi dopo di lui qualche suo ex soldato CACCIATORE
ha pensato bene di cambiare idea e di dedicarlo a DIANA per ingraziarsela vista la tanta SELVAGGINA
di questi luoghi o forse anche per i tanti BOSCHI di cui le colline di Fubine sono sempre state ricche
e da dove si osserva benissimo anche la LUNA.
Una volta che e' tornato dalla GALLIA, ha deciso di donare queste COLLINE ai suoi LEGIONARI, come
paga per il loro servizio nel suo esercito e loro sono stati subito entusiasti di fermarsi a vivere in
questo luogo, che pero' non aveva un NOME.
Percio' si e' cominciato a pensare ad un bel nome.
Cosi' un giorno e' accaduto che un FABBRO mentre stava forgiando nella sua bottega una delle tante
piccole FIBBIE che gli venivano chieste un po' da tutti, dato che lo sapete bene che allora non esistevano ne' le cerniere ne' i bottoni per chiudere le tuniche e le fibbie andavano forte, insomma
questo fabbro ha iniziato a urlare nella loro lingua il LATINO: " Per oggi basta FIBULINE ... FIBULINE
... FIBULINE !!!!! " e da allora il nostro piccolo borgo ha iniziato ad essere chiamato proprio cosi' FIBLINE, FIBINE, FIBINNI e poi " FUBINE " ....
In questi luoghi però abitava anche un personaggio
molto conosciuto e ricercato a quei tempi per la sua saggezza, il DRUIDO dei BAGIENNI, una specie di sacerdote
appartenente ad una delle tribu' del grande e forte popolo dei GALLO-CELTI che abitavano sulle COLLINE del
MONFERRATO.
Loro erano arrivati qui da circa 500 anni e si erano fermati volentieri per l'ARIA buona e la ricchezza di
ACQUA, ALBERI e di VITIGNI che vi avevano trovato: allora in ogni collina c'era lo zampillo di una SORGENTE
che i CELTI chiamavamo VAR e questa parola e' rimasta
nel dialetto fubinese per denominare molte zone del
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suo territorio: VARMON - VARCANAVA' – VARCUNTRA' – VARCAVA ecc ...
Poi con i ROMANI e' vero purtroppo hanno perso la liberta', ma almeno hanno potuto imparare a
scrivere e poi si sono anche imparentati tra loro e per festeggiare i matrimoni misti piu' tante altre
feste insieme, hanno avviato qui a FUBINE la tradizione della festa di CARNEVALE a FEBBRAIO, degli
ASPARAGI a MAGGIO, di SAN CRISTOFORO ( che per loro era il dio LUGH ) alla fine di LUGLIO e della
strenna del GIORNO DEI SANTI e dei MORTI, che oggi tutti chiamate HALLOWEEN.
Rebaldus e Adelaide
E’ da poco passato l'anno 1000 e vi presento un GASTALDO dell'Imperatore, cioe' il fedele esattore
di Fubine, si chiama REBALDUS e' un esponente di una famiglia signorile dominante a Fubine e nell'anno 1064 e' stato chiamato dalla potentissima ed abilissima MARCHESA ADELAIDE, la cui nobile
famiglia Arduinica discendeva da Arduino il Glabro fondatore dell’omonima Marca Arduinica di Torino, che di lui si fida ciecamente, come testimone in uno degli ATTI delle sue DONAZIONI alle varie
Abazie che doveva mantenere.
Il caso ha voluto che questo documento sia diventato uno degli SCRITTI piu' ANTICHI fin'ora conosciuti in cui vi e' menzione di un luogo di nome FIBLINE, cioe' naturalmente della nostra bella FUBINE.
MADAMA ADELAIDE, tutti dalle nostre parti la chiamano MARCHESA delle
ALPI COZIE, poichè sta sempre nei suoi Palazzi a Torino o in Val di Susa e
nel MONFERRATO non l'ha vista mai nessuno. Nelle sue mani sono passati
tantissimi possedimenti che comprendevano quasi tutto il Piemonte e la
Liguria, da Torino fino al mare, e lei possedeva anche tutte le STRADE di
accesso ai Passi Alpini da e per la FRANCIA, cioe' in pratica era la proprietaria di quella che al tempo era l'autostada piu' trafficata da MERCANTI e
PELLEGRINI, cioe' la VIA FRANCIGENA della VAL di SUSA che con tutte le
sue ramificazioni attraversava il Piemonte e Fubine si trovava proprio su
uno di questi tracciati secondari per proseguire fino in Toscana e a Roma.
Allora era accaduto che a partire dall'anno 992, quando l'Imperatore aveva concesso ai CASANIERI
ASTIGIANI di commerciare liberamente le loro merci in tutto il territorio dell'Impero, a questi MERCANTI-BANCHIERI si era aperto un mercato enorme e oltre tutto erano anche dispensati dal pagamento delle dogane e dei pedaggi, cioe' in parole povere delle TASSE!
Tra le famiglie di questi Signori a Fubine furono FEUDATARI ad esempio i GUTTUARI, i VALPERGA
fino ai NATTA, ma ancora oggi si trovano tracce del passaggio dei PELLETTA, MONTAFIA, DEREGIBUS,
ZOIA e qui vicino ad ALTAVILLA dei MAZZETTI.
L ‘ Uspidal
I MONACI-CAVALIERI della SACRA RELIGIONE dei GEROSOLIMITANI di MALTA, cioe' in pratica degli
affiliati ai piu' noti CAVALIERI TEMPLARI sono in Piemonte, fin dal 12o secolo al tempo delle CROCIATE a cui avevano partecipato con onore per difendere il SANTO SEPOLCRO di Gerusalemme.
Hanno avuto molte e illustri SEDI, che loro chiamavamo COMMENDE come a MONCALIERI, ASTI,
CASALE e da queste parti a MONTEMAGNO, ALTAVILLA, FUBINE e FELIZZANO per arrivare poi sino
a Genova.
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IL loro compito era quello del controllo e custodia dei territori
oltre all'accompagnamento dei PELLEGRINI che, diretti alle 3
sedi principali della cristianità ROMA, SANTIAGO di COMPOSTELA e GERUSALEMME, percorrevano spesso strade in continuo pericolo della vita e dei furti oltreché in pessime condizioni
di transito.
Le COMMENDE di questi CAVALIERI costituivano appunto il
luogo di ospitalità per questi PELLEGRINI, e per questo motivo
furono chiamate anche OSPITALI e poi OSPEDALI.
In questa zona di FUBINE ne avevano costruito uno con annessa una CHIESA che avevano dedicato appunto a SAN GIOVANNI di GERUSALEMME che ancora oggi e' ricordato nella
memoria popolare come l'USPIDAL.
Per ordine del PAPA poi tutti i MONACI-CAVALIERI si dispersero
gia' all'inizio del 1300.
La Confraternita
I rappresentanti della CONFRATERNITA dei DISCIPLINANTI della CONCEZIONE di Fubine erano comuni
paesani e venivano chiamanti anche BATTUTI per la
loro regola di autopunirsi per i loro peccatucci .....
Hanno fatto parte di una delle 8 CONFRATERNITE laiche che esistevano a Fubine nel 1600 quella della
CONCEZIONE: era una delle principali perche' aveva
la sua sede nella CHIESA del Ponte che e' stata la
SUCCURSALE della PARROCCHIA nei periodi in cui
essa fu completamente chiusa nel 1600 al tempo
della PESTE.
Questa CHIESA, a partire dal 1600, nel corso dei secoli ha visto modificare il suo nome per almeno 3
volte: da semplice ORATORIO della CONCEZIONE dei
BATTUTI nel '600, a CHIESA dell'IMMACOLATA nell'
'800 a CHIESA del PONTE da quando e' stata sconsacrata intorno al 1970 per diventare una SALA CINEMATOGRAFICA.
La CONFRATERNITA l'aveva costruita un pezzo per
volta usando con tutta probabilita' i MATTONI delle
rovine dell'antico CASTELLO MEDIEVALE, da principio
realizzando un PICCOLO ORATORIO o CHIESETTA
quasi a guardia di questo PONTE che nel MEDIOEVO
era LEVATOIO , al quale nel '700 ha aggiunto la SACRESTIA che si vede passando sullo SPALTO insieme al CAMPANILE.
Ora questa CHIESA sta per essere restaurata e speriamo di rivederla presto " in ottima salute " dopo
un bel trattamento anti-eta'.
50
Michele Balistrero
MESSER MICHELE BALESTRERO, il navigatore compagno
di viaggio di CRISTOFORO COLOMBO nella SCOPERTA dell'AMERICA del 1492.
E' un personaggio storico: della sua vita ha scritto FERNANDO, FIGLIO dello stesso COLOMBO, nelle sue MEMORIE e del fatto che fu nominato ALCADE dell'ISOLA di
CONCEPTION, cioe' un GOVERNATORE dipendente dalla
REGINA ISABELLA di SPAGNA.
L'unica cosa che FERNANDO si e' dimenticato di scrivere
e' che lui era un FUBINESE DOC, cosa che i tanti BALESTRERO di Fubine possono testimoniare col CUORE, ma
purtroppo nei documenti storici che li riguardano mancano i riferimenti al suo personaggio.
Ma il caso ha voluto che a qualche fubinese durante il
1800, il dubbio sia venuto, per cui, pur nell'incertezza, MICHELE e' stato riabilitato con l'intitolazione
a SUO NOME di una via del CENTRO STORICO e per non fare torti, al suo AMMIRAGLIO CRISTOFORO
COLOMBO, e' stata intitolata addirittura questa PIAZZA che e' la PRINCIPALE.
Michele Pavaranza
IL SIGNOR MICHELE PAVARANZA, un altro personaggio storico molto importante, ma vero SINDACO
di Fubine o PODESTA' non e' mai stato: quello e' solo un titolo che gli e' stato attribuito a posteriori
per errore e dicerie.
I fatti principali della sua AVVENTURA si sono svolti dal 1585 al 1591, quando i CONSIGLIERI COMUNALI FUBINESI insieme ad altre persone NOTABILI del paese come lui, sono riusciti a convincerlo a
fare l'OPERAZIONE FINANZIARIA piu' PAZZA della sua vita.
Tutti volevano riscattare il FEUDO di Fubine per riappropriarsi della liberta', non essere piu' infeudati
e rimanere sotto il governo diretto e la protezione di VINCENZO I GONZAGA, l'allora DUCA di MONFERRATO.
Lo hanno convinto a pagare di tasca sua i 1500 SCUDI D’ORO del SOLE che corrispondono a circa 1
milione e 500 mila degli attuali Euro, ed in cambio di questa bella somma hanno deciso, con il nullaosta del DUCA, di vendergli alcune proprieta' del Comune come BOSCHI, vari TERRENI e i DIRITTI
sulla CACCIA.
Si sono poi subito impegnati in un PATTO di RETRO-VENDITA, per cui la Comunita' si impegnava
verso di lui a ricomprare nel futuro, in qualsiasi momento e allo stesso prezzo senza interessi, tutti
questi beni.
Il PAVARANZA ha ACCETTATO volentieri per il bene del paese, ma era stato duro a quei tempi anche
per lui trovare tutto quel denaro! Tanto che ha dovuto pagare in 3 rate di 500 SCUDI alla volta, e
alla fine addirittura con dei SACCHI di GRANO!!!
51
DOTT. ROBERTO ALLARIO
ODONTOIATRA
IMPLANTOLOGIA ORALE
Corso Aldo Porro 17
15043 Fubine (AL)
[email protected]
SERVIZI E ONORANZE FUNEBRI
FUBINE
0131.778286
VALENZA
0131.942337
Cell. 335.6770664 · 335.7625264
Fubine oggi:
una societa’ in continua evoluzione
L'economia di Fubine è stata da sempre prevalentemente agricola, tranne alcune botteghe artigiane
di cui oggi si conserva la memoria. Fino agli anni '50 del Novecento il settore primario della nostra
comunità si presentava ancora poco meccanizzato ed impiegava molti uomini e animali. “A partire
dal 1951 sono incominciati ad arrivare i primi trattori che si sono manifestati subito utili, pratici,
vantaggiosi, specialmente in un periodo in cui si cominciava a sentire penuria di mano d’opera. La
loro diffusione è stata rapidissima e, a distanza di 20 anni si può affermare che il trattore, in campo
agricolo, ha sostituito i buoi e i cavalli per il 90 per cento. […] Notevolmente diminuito, se si fa un
confronto con anni addietro, è il patrimonio zootecnico, […] una riduzione del 50% rispetto a 10
anni fa. Motivo: sostituzione dei bovini con i trattori, scarsità di personale da adibire ai lavori della
stalla.” (Annuario Fubine 1971, Gian Luigi Ferraris, Giuseppe Occhipinti,). L'avvento delle macchine,
quindi, se da una parte ha reso l'agricoltura meno faticosa e più produttiva, dall’altra ha ridotto notevolmente gli uomini e le bestie impiegate in questo settore. Sempre negli anni ’70 hanno cominciato ad insediarsi nel territorio fubinese le prime industrie che a poco a poco hanno creato una
zona dedicata al settore secondario situata tra Fubine e Felizzano. Con il proliferare di queste aziende
si è venuto a creare anche un discreto numero di servizi all'interno del paese, anche per soddisfare
le richieste del turismo emergente. Il nostro paese, infatti, è diventato un importante centro per il
turismo culturale, storico, artistico e gastronomico. A causa di ciò sono nate strutture ricettive che
per accogliere al meglio i visitatori che qui giungono attratti dalle nostre bellezze.
Oltre a queste strutture private, nel tempo sono nate diverse associazioni che, tra i vari scopi, presentano quelli di ampliare l’offerta turistica fubinese tramite la creazione di eventi di varia natura
che spaziano dal gastronomico allo sportivo per arrivare al campo storico/artistico.
FUBINE COMUNE FIORITO 2010 – 2011 - 2012
Golf Club Margara
Nel secolo scorso Margara è stata una tenuta di caccia dei Savoia: si dice che Vittorio Emanuele li
usufruisse dell'attuale villa, allora casa di caccia, come luogo di incontri con la "Bela Rosin" (Rosa
Vercellana, poi divenuta sua moglie morganatica).
Successivamente diventò una grande azienda agricola con importanti estensioni coltivate a grano
ed altrettante adibite a pascolo.
Dopo la fine dell'ultima guerra, la tenuta è stata acquistata dalla famiglia Lolli Ghetti (un importante
armatore ligure che, nel 1970, ha aggiunto alla residenza uno stupendo campo da golf, divenuto
oggi un importante impianto sportivo a livello internazionale.
Negli anni i servizi sono stati ampliati e migliorati ed offrono oggi comodità per ogni esigenza. Dalle
originarie nove buche riservate al divertimento di pochi amici, si giunse, alle diciotto del 1972 ed
alle attuali trentasei, con conseguente affiliazione alla Federazione Nazionale. Con grande rispetto
dell'originaria configurazione ambientale, oggi il parco è costituito da meravigliosi green con piscina,
campo da tennis, club house e foresteria, per gli appassionati di questo splendido sport. Nella struttura sono possibili anche attività per bambini e ragazzi. Il paesaggio circostante è molto bello e suggestivo, e merita senz'altro una gita nelle ore libere da impegni golfistici.
La Club House, una suggestiva tenuta di campagna tipicamente piemontese rappresenta il cuore
del Circolo. Pensata per accogliere i soci ed i loro ospiti, racchiude gli ambienti comuni (bar, ristorante, sale e Foresteria), la segreteria ed il Pro Shop.
La Foresteria, a due passi dalla Club House, associa al comfort il gusto per la semplicità, tipica di una
casa di campagna. Sono disponibili camere confortevoli e suite in grado di ospitare comodamente
anche le famiglie, in un ambiente naturale e silenzioso. La reception della foresteria accoglierà le richieste di prenotazione con una semplice telefonata.
54
Golf Club Margara - Via Tenuta Margara 7 – 15043 Fubine (AL)
Tel. +39 0131 778 555 - Fax +39 0131 778 772
[email protected]
www.golfmargara.it
55
Cascina Meraviglia - Via per Cuccaro, 19
Tel. +39 0131 798311 – Fax 0131 798399 - www.enosis.it [email protected]
Enosis è il nome che Donato Lanati ha dato al suo Centro di consulenza e ricerca enologica, fondato
nel 1990 a Cuccaro Monferrato e di recente trasferito nella nuova, avveniristica sede di Fubine.
Dalla sommità di un colle dell'amato Monferrato, dalla finestra dell'antica Cascina Meraviglia, appartenuta un tempo ai Conti Cacherano di Bricherasio, Donato Lanati non si limita a osservare l'evoluzione del mondo vinicolo con il suo sguardo penetrante e divertito al tempo stesso. Anzi, grazie al
più avanzato laboratorio d'Europa, scende in campo ogni giorno insieme ad aziende, produttori,
distributori, università ed enti per comprendere e far comprendere tutto ciò che è racchiuso in un
acino d'uva.
Attraverso la ricerca pura e applicata si conducono indagini mirate a evidenziare le caratteristiche
di tipicità e territorialità delle uve e su di esse si progettano e si sperimentano passaggi di vinificazione innovativi.
Enosis persegue un obiettivo molto chiaro: garantire al consumatore sicurezza alimentare e vini in
cui sia facilmente percepibile il legame tra varietà di uva e territorio di origine. La qualità di un vino
è fatta di sottili sfumature che vanno identificate per essere conservate, protette e valorizzate.
Fiore all'occhiello di Enosis è infatti il vigneto sperimentale di 2,5 ettari per lo studio sul campo di
ben 37 varietà autoctone italiane. ll vino è materia viva, che sprigiona profumi, colori e sapori. Gli
stessi che l'uva ha estratto dalla terra nella quale è stata coltivata.
La difesa di queste sue qualità è uno dei compiti principali di Enosis, che offre alle aziende vitivinicole
una consulenza qualificata nel preservare e valorizzare i vitigni autoctoni.
Con la stessa cura dedicata alla coltivazione dei vitigni, Enosis si dedica alla formazione dei futuri
esperti di vino.
La struttura offre i suoi spazi come sede distaccata dell'ultimo anno della Laurea Specialistica in Enologia della Facoltà di Agraria dell'Università di Torino. Per questo Enosis è sede di lezioni universitarie
e luogo privilegiato per convegni, seminari e attività di formazione rivolte ai professionisti del
vino. Tutta l'attività di consulenza punta infatti a far crescere una enologia fiera dei propri prodotti
originali, derivati da vitigni autoctoni, distinguibili sui mercati perché frutto esclusivo di un particolare territorio. E punta nel contempo a trasferire a chi degusterà questi vini tutti gli strumenti culturali
necessari per riconoscerne la qualità. Enosis attua per conto di enti pubblici, aziende private e società di distribuzione continue verifiche della tracciabilità e della trasparenza dei vini in commercio.
Solo la serietà dei produttori può conservare il valore del vino e consolidare il legame con un consumatore sempre più attento ed esigente; solo con onestà e trasparenza si permetterà di rafforzare
quella posizione di prestigio che spetta di diritto ai vini italiani.
56
AZIENDA AGRICOLA
Via Bozzola, 5 - Quargnento (AL)
Tel. +39 0131 21.92.52
Fax +39 0131 21.92.66
[email protected]
www.collemanora.it
SPACCIO
Corso Aldo Porro n.13 - Fubine
Tel. +39 0131 32 00 02
Colle Manora è situata in cima ad una collina nel dolce paesaggio monferrino, al centro di un
anfiteatro circondato a nord e ad est da boschi d’acacia, querce e ciliegi selvatici.La proprietà, a
cavallo tra il comune di Quargnento e Fubine Monferrato, è di circa 75 ettari, di cui 20 coltivati
a vigneto.
In questa oasi del Monferrato accanto ai tradizionali vigneti di Barbera abbiamo voluto introdurre altre varietà nobili quali Sauvignon, Chardonnay, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Merlot
ed innovativi come l’Albarossa, per aggiungere complessità ad alcuni vini, ben consapevoli del
forte carattere del territorio.
La Barbera degli Antichi Poderi del Piemonte
Alla fine dell'ottocento una nobile famiglia piemontese scelse la zona di Fubine Monferrato
per costruire a propria residenza di campagna
e coltivare uve pregiate.
Le ragioni che avevano fatto scegliere Fubine erano il suo microclima particolarmente favorevole
alla coltivazione dell'ulivo e della vite, il terreno argilloso ricco di falde di acqua potabile in grado
di apportare alle viti preziosi sali minerali e il terreno collinoso in gran parte esposto a sud-ovest.
Reperti ritrovati nei campi dimostrano che già 2000 anni fa i romani dell'antica città di Fibula
(che significa fibbia) coltivavano in questi campi uva da vino.
Oggi i maestri vignaioli di Villa Remotti, molto più attenti e sensibili alla qualità che alla quantità,
curano le vigne con sistemi moderni e antichi allo stesso tempo sfruttando al meglio le caratteristiche del terreno e dell'esposizione al sole. Le viti sono sostenute da pali in castagno e cisacun
filare è dotato alle sue estremità di colorati roseti posti a guardia contro l'attacco di parassiti.
Villa Remotti
Strada privata Remotti, 15043 Fubine Monferrato (Al)
Cell 348 - 22 88 395 - 335 6560624
[email protected] - [email protected]
sito internet www.villaremotti.it
Lo sappiamo che la vita non sempre va come l’avevi immaginata. Per questo
ascoltiamo con attenzione ogni tua esigenza. Perché tu possa contare su di
noi in qualunque sfida o opportunità che incontrerai sulla tua strada. Ed è
così che noi siamo: una banca concreta, sempre vicino a te.
Lo sappiamo che la vita non sempre va come l’avevi immaginata. Per questo
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S O C C O R S O ST R A DA L E
S E RVI Z I O N O LE G G I O
C O N O S E N ZA C O N D U C E NTE
R I PARA Z I O N E VE I C O LI
S O L U Z I O N I G I A R D I N AG G I O
FUBINE (AL) - VIA BORGHI, 151
TEL. 0131.791393 • FAX 0131.778196
CELL. 338.9009759 • 330.460140
e-mail: [email protected]
La Fattoria della Capra Regina
Allevamento di capre da latte, esclusivamente di razza Roccaverano e indenni dalla
Caev e dalla brucellosi.
Produzione di formaggi e di latticini.
Cascina Maimona - Fubine
codice allevamento 076AL055
Tel. 0131 771072
www.capraregina.it
Ospitalità
Ristoranti
AI DUE OLMI
Via Pietro Longo n. 14 - Tel. 0131/77 81 38 – Coperti 90 - Prezzo €. 25,00/30,00 Piatto tipico Agnolotti –Specialità: Fritto misto alla piemontese
IL BIANCOSPINO
Regione Fugazza n.8 - Tel. 0131.778779 Cell. 340.1638181 Chiusura Lunedì – Coperti 40– Prezzo
€. 25,00/30,00 Piatto tipico Agnolotti e Brasato di Fassone
www.ristoranteilbiancospino.it
CIRCOLO DELL'AMICIZIA CASA DEL POPOLO
Via M. Balestrero n. 16 Tel . 320 / 11 06 506 - CHIUSO MARTEDI’
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GRUPPO CINOFILO ALESSANDRINO
Delegazione ENCI - Cascina Nuova, 12 strada per Felizzano Tel. 0131/ 77.28.37 Fax 0131/77.22.75
e-mail gruppocinofi[email protected] – Somministrazione,in occasione di eventi, riservata ai soci del
circolo cinofilo
GOLF CLUB MARGARA- CLUB HOUSE
Tenuta Margara 7 Tel. 0131/ 77 85 55 [email protected] www.golfmargara.it –
Somministrazione riservata ai soci del circolo
Bar
Bar di sotto
Corso Aldo Porro, 22
15043 Fubine (AL)
Tel/Fax 0131 798972
mail: [email protected]
Bar
Tavola calda
Sala fumatori
Dehor
Sky - Snai
Superenalotto
Biliardi
Articoli Regalo
Bar MAGALI
di Bonifaci Paola, Piazza Matteotti n.7 Tel. 346/32 044 36 Caffe’ Gelateria - Chiusura LUNEDI’
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Piazza Matteotti. 2 Tabaccheria - Edicola - Tavola Fredda - Gelateria - Chiusura MERCOLEDI’
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stagione: tel. 0131771082
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Affittacamere
IMMOBILIARE MARAL “LE LANTERNE”
Via Roma n. 33 tel. 0131778347 / 3337829077 5 camere - Garage e ampio parcheggio
61
Associazioni
Recapiti
Presidente
Denominazione
A.N.P.I. Sez. FUBINE
VARRONE Denise
sito: www.anpi.it
ASSOCIAZIONE COMMERCIANTI
BONIFACI Paola
346/3204436
A.V.I.S.
Vice presidente
DAGNA Franco
0131 / 79.86.11
BANDA MUSICALE FUBINESE
SPANO Vittorio
sito: www.bandamusicale.it
mail: [email protected]
0131778160 - 014163598
COMPAGNIA TEATRALE FUBINESE
BOSIA Massimo
sito: www.massimobrusasco.it
mail: [email protected]
C.R.I
FERRANDO
GRUPPO VOLONTARI
Alessandra
sito: www.crifubine.it
mail: [email protected]
333/ 86.93.485
FONDAZIONE FRANCESCA E PIETRO
ROBOTTI
CENTRO STUDI MONFERRINI
Prof. FERRARIS Gian Luigi
mail: [email protected]
GRUPPO ALPINI
CARNEVALE Cesare Mario
333/ 48.81.745 – 0131/ 77.84.01
I SUNADUR DAL RAVI
ROLLINO Renzo
0131 / 77.81.16
L'ABBRACCIO
Associazione di volontariato ONLUS
Dr. DI MENZA Giuseppe
338/78.77.644
LIMPIDA FONTE
La Voce di Noi Ragazzi
SAVE
333/ 40.67.400
ORATORIO PARROCCHIALE
Parroco Don Macaire
sito: www.parrocchiadifubine.it
e mail: [email protected]
0131778117 - 3343851794
PRO LOCO FUBINESE
MADONNA Raffaele
340/ 73.43.733
Mail: [email protected]
SPORTING FUBINE
DEMICHELI Matteo
339/4842602
mail: [email protected]
0131/ 22.56.65 – 347/13.72.148
Silvia
Limpida fonte è la redazione giovanile di Fubine che realizza il giornale che racconta
gli avvenimenti di oggi e la storia di ieri, con uno sguardo verso il futuro.
La stampa e la diffusione della rivista “Limpida fonte” ha una cadenza stagionale,
è distribuita presso i punti commerciali fubinesi e si avvale del patrocinio del Comune che si assume
i costi della stampa.
La redazione è aperta a chiunque senta il desiderio di parteciparvi attivamente:
incontro aperto a tutti ogni ultimo sabato pomeriggio del mese in redazione presso la biblioteca comunale - via Pavaranza 18 – info: 3334067400
[email protected]
Calendario Manifestazioni
FEBBRAIO
GARA PODISTICA - Gara competitiva di livello provinciale che si
svolge sul nostro territorio collinare, organizzata dal Comune di Fubine.
FEBBRAIO
CARNEVALE sfilata di carri allegorici – Falò e lettura della Busiunà
MARZO
GOLOSARIA - Rassegna di cultura e gusto del Club di Papillon tra i
Castelli del Monferrato.
MAGGIO
SAGRA DEGLI ASPARAGI - Manifestazione incentrata sull’ ortaggio
tipico di Fubine, organizzata dalla Pro Loco Fubinese – Campi Cerrina
GIUGNO-LUGLIO
4° Concorso “Fubine In Fiore”
24 GIUGNO
Cerimonia di gemellaggio con il villaggio di Sokponta’ – Comune di
Glazoue’
6-7 LUGLIO
Festa Progetto Giovani - Campi Cerrina
12-15 LUGLIO
Festa della LEGA NORD - Campi Cerrina
20 LUGLIO
Festa della Leva 1994 - Campi Cerrina
20,00: Apericena con DJ SET
21,00: S L spazio libero
23,00: DJ SET
21 LUGLIO
20,00: Apericena con DJ SET
21,00: BRASIL BAHIA SHOW
23,00: DJ SET
26 LUGLIO - 1 AGOSTO
FESTA PATRONALE e premiazione del Concorso “Fubine in Fiore”
– Campi Cerrina
29 LUGLIO
8^ FIERA DEL BESTIAME - Regione Valcasale
10-19 AGOSTO
Festa dell’ Unità - Campi Cerrina
13 AGOSTO
Fuochi d’artificio
1 SETTEMBRE
Mostra Fotografica “ LAVORO FEMMINILE NEL MONDO”
8 SETTEMBRE
Musica ant’al foss – Festa dell’ Abbraccio onlus
9 SETTEMBRE
Concerti di musica classica ECHOS
15 SETTEMBRE
3^ Edizione de il Grillo Cantante - ore 21,00 presso la CASA DEL POPOLO su iniziativa dell'Oratorio Parrocchiale. Sul palcoscenico oltre
15 bambini/ragazze che interpretano canzoni inedite e non. La manifestazione è condotta da Elisabetta Viviani, con sorprese e giochi.
SETTEMBRE
Biciclettata non agonistica proposta dallo Sporting Fubine
DA OTTOBRE A MARZO 2013 FUBINE RIDENS – presso il Salone della Casa del Popolo – Rassegna
di teatro brillante – Programma completo sul sito www.massimobrusasco.it
21 OTTOBRE
CIOCCOLATO IN MONFERRATO Occasione per le attività locali per
far conoscere i prodotti del nostro territorio.
8 DICEMBRE
8° MERCATINO DI NATALE organizzato dalla Pro Loco Fubinese in
collaborazione con le Associazioni fubinesi
24 DICEMBRE
Scambio di Auguri della Messa di Natale e Vin Brulè con il Gruppo
Alpini di Fubine
PRESEPE VIVENTE
2ª EDIZIONE DEL CONCORSO FOTOGRAFICO organizzato da LIMPIDA FONTE
100° anniversario TITANIC
In occasione del centenario dalla tragedia del Titanic il Comune organizza un Convegno in data ancora da definire
63
ll dipartimento fotografia dell’Associazione San Giacomo, in collaborazione con i Comuni e
le Proloco di Cuccaro e Lu, il Comune di Fubine e dell’associazione Limpida fonte, hanno organizzato la seconda edizione del concorso fotografico SCATTA IN COLLINA PHOTO MARATHON, il 29 aprile 2012
La mostra, composta da 600 fotografie, sarà visitabile
presso il salone del Castello “Sofia di Bricherasio” nei
giorni 23, 24, 30 giugno e 1° luglio dalle 17 alle 19.
Calendario attività maggio - dicembre 2012
c/o Centro Cinofilo “La Tollara”
MAGGIO
1 12
13
26
26
27
27
EXPO INTERNAZIONALE PRESSO “LA CITTADELLA” DI ALESSANDRIA
RADUNO COLLIES
PROVE IN TANA PER BASSOTTI E TERRIERS
PROVA DI AGILITY
PROVE CLASSICHE PER RAZZE DA FERMA SU QUAGLIE
PROVA DI AGILITY
PROVE CLASSICHE PER RAZZE DA FERMA SU QUAGLIE
SETTEMBRE
16
22
26
PROVE IN TANA PER BASSOTTI E TERRIERS
PROVA DI AGILITY
PROVA DI AGILITY
OTTOBRE
6
7
7
PROVA SU SELVAGGINA NATURALE PER RAZZE DA FERMA
PROVA SU SELVAGGINA NATURALE PER RAZZE DA FERMA
PROVE IN TANA PER BASSOTTI E TERRIERS
NOVEMBRE
10
11
11
16
17
18
30
PROVA SU SELVAGGINA NATURALE PER RAZZE DA FERMA
PROVA SU SELVAGGINA NATURALE PER RAZZE DA FERMA
PROVA IN TANA PER BASSOTTI E TERRIERS
PROVA SU STARNE PER RAZZE DA FERMA
PROVA SU STARNE PER RAZZE DA FERMA
PROVA SU STARNE PER RAZZE DA FERMA
PROVA SU STARNE PER RAZZE DA FERMA
DICEMBRE
1
2
PROVA SU STARNE PER RAZZE DA FERMA
PROVA SU STARNE PER RAZZE DA FERMA
Attività dell’Oratorio
LUGLIO:
SETTEMBRE:
ESTATE RAGAZZI
APERTURA ORATORIO (TUTTE LE DOMENICHE, con attività ludiche e artistiche)
SCUOLA DI CANTO per ragazzie PREPARAZIONE DEI CANTI PER LE VARIE
RICORRENZE
Inizio catechismo dalla 2ª primaria alla scuola secondaria di primo grado
SPORT IN ORATORIO CON LA SQUADRA DI PALLAVOLO - allenamenti e partite
DICEMBRE:
Presepe vivente
GIUGNO:
FESTA DI CHIUSURA ORATORIO
TUTTO L’ANNO: CANTO CON IL CORO DELLA PARROCCHIA - INCONTRI BIBLICI CON GLI
ADULTI
65
66
Progetto Giovani Comune
mune Fubine e Sporting Fubine
o:
presentano:
presentan
I
FUBINE
Due giornate di sportinmusica
*VENERDI’ 6 LUGLIO
_h.21.30:
Gruppi musicali e dj
djset!
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Panin
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*SABAT
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_h.10.30:
Tornei calcio a 5, pallavolo,
calcio balilla e ping pong
A pranzo
_ h.20.30:
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Premiazione vincitori!
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ogetto
approvato dalla
Prov. di
Alessandria
Alessan
dria
Politiche
Ass. alle Polit
iche
Giovanili,
Giovanil
i, con la
partecipazione
partecipazio
ne
finanziaria
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ella
Reg.
R
eg. Piemonte”
Piemonte”
67
68
8ª FIERA DEL BESTIAME
Comune di
Fubine
DOMENICA 29 LUGLIO 2012
Meeting della Razza Piemontese
Località Valcasale
Ore 10
Gara di Valutazione dei soggetti presentati con commento dei Tecnici Anaborapi sulle modalità di
presentazione e sul valore tecnico
Premiazione dei vincitori della gara e degli allevatori.
LA FATTORIA DELLA
CAPRA REGINA
CIRCOLO IPPICO IL DUENDE
Quargnento
Esposizione di
“animali della fattoria”
Esibizione di cavalli di razza
andalusa e lusitana
“Battesimo della sella” per baby cavalieri
GRUPPO CINOFILO ALESSANDRINO
Esibizione di Agility e Obedience
Dimostrazione di LAVORO SU BESTIAME
PET THERAPY
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L'histoire, l'art et les traditions
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Fubine, village du Bas Monferrat dans la province
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contreforts des collines du Monferrat, qui donnent sur la plaine du Tanaro , sa population actuelle est d'enI< $1700
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Au cours
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ces derniers trente ans
Fubine a connu une énorme
transformation.
En agriculture
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d'un centre
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de haut niveau
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deHgolf prestigieux. Dans la zone# industrielle d'importants établissements qui ont appelé à Fubine des Entrepises à expansion internationale, ont surgi.
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History, art and traditions
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1 X (of the MonferFubine,
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in Basso Monferrato, 17 Km
on the lower levels
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%is situated
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J about 1700 and it
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population
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reached
its highest number (almost
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Roman origins, Fubine rose on the high ground (you can still find the historical centre of the town along its
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crest even now), situated alongside an unpaved Roman road, which passed along the valley bottom and crossed
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2 thirty
( years, Fubine has gone
&
( a huge& transformation.
K ( - In agriculture,
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& important farms
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area, with great
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an academic
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tigious golf club. The
association to promote tourist and cultural activities, this business dynamism is also
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backed up by a very lively Fubine social network.
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The parish church of Fubine is dedicated to Santa Maria Assunta. Its delightful façade is embellished by a
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splendid terracotta rosette above an elegant archway, which is one of the most valued examples of fifteenth
century
in Piedmont.
The neo-gothic style Bricherasio
was
The crypt
K ( architecture
&
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&
T built in 1839.
4
houses
the
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T funeral
# lapidary of Count Emanuele Cacherano of Bricherasio, who died under mysterious circumstances in 1904, and is the exceptionally fine artistic work of Leonardo Bistolfi (Art-Nouveau genre).
% )
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What
to taste
K Ktradition of Fubine
&
&
& & flavoursome,
(
# reflecting the regional tradition
(
& of
The &wine and& food
is particularly
fully
Piedmont.
where the Tdining
& These are the
K hillsTof wine,
/
& table also offers lots
& of treats:( Piedmontstyle mixed
K
fried foods, bagna cauda, asparagusbased dishes including risotto and frittatas, boiled meats, game, Piedmont ravioli, polenta and hare, cheeses.
Fubine
Numeri utili
Come arrivare
EMERGENZA SANITARIA 118
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e Torino uscendo al casello di Felizzano dall’autostrada A21
da e per Torino - seguire le indicazioni.
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CRI Fubine 333.8693485
Come muoversi
CARABINIERI 0131.778124
PROTEZIONE CIVILE
(con Felizzano) 0131.791677
VIGILI DEL FUOCO 115
GUARDIA MEDICA
(Felizzano) 0131.791616
TRENITALIA: 0131 - 28 11 38
ARFEA 0131 445433
CARIDI SALVATORE, Via Borghi, 151
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