CDS 396/1-2
DIGITAL LIVE RECORDING
GAETANO DONIZETTI
(Bergamo, 1797 - Bergamo, 1848)
LA ZINGARA
Opera semiseria in two acts
Libretto by Andrea Leone Tottola
(Score revision by Anders Wiklund)
Argilla (mezzo)
Manuela Custer
Papaccione (baritone)
Domenico Colaianni
Ines (soprano)
Rosita Ramini
Fernando (tenor)
Massimiliano Barbolini
Don Sebastiano Alvarez (baritone)
Pietro Terranova
Duca D’Alziras (tenor)
Cataldo Gallone
Amelia (soprano)
Sara Allegretta
Ghita (soprano)
Roberta Zaccaria
Manuelitta (soprano)
Giulia Petruzzi
Antonio Alvarez (baritone)
Sguiglio (baritone)
Giacomo Rocchetti
Massimiliano Chiarolla
Don Ranuccio Zappador (baritone)
Filippo Morace
BRATISLAVA CHAMBER CHOIR
Chorus master: Pavol Procházka
ORCHESTRA INTERNAZIONALE D’ITALIA
Conductor: Arnold Bosman
CD 1
1
Prelude
73'11"
01'56"
ACT ONE
2
Dell'ospite illustre (Chorus)
3
Al piacer, che spira intorno (Ranuccio)
4
Il Duca di Alziras (Antonio and Amelia)
5
Mi è dato alfine (Ranuccio)
6
Donzelle! A penetrar (Argilla)
7
Orsù Argilla (Argilla)
8
Quid est homo sine femina? (Papaccione)
9
E via Papaccione (Argilla)
10 Se il cielo permetterà (Sebastiano)
11 Se un lampo passegger (Sebastiano)
12 Perché non basto a frangervi (Sebastiano)
13 Gli astri di Venere (Argilla)
14 Coraggio Don Fernando! (Argilla)
15 Costei mi sorprende! (Fernando)
16 Donna, dilegua i miei dubbi (Fernando)
17 Ecco un pugnal… su… celalo… (Ranuccio)
18 Ah vile! Ah iniquo Antonio (Ranuccio)
19 Ah, mostro! (Argilla)
20 Ah! Come sul mattin (Ines)
21 Ma zitto! (Amelia)
22 Feste, gioje, delizie, piaceri (Chorus)
23 Basta, o amici; ah troppo cari (Duca)
24 Papaccione Cincorenza (Papaccione)
25 Se un cor magnanimo (Argilla)
26 La nostra gioia accresca (Duca)
02'14"
05'28"
02'38"
00'45"
04'54"
00'23"
06'45"
04'52"
02'45"
03'02"
05'10"
01'50"
02'28"
02'48"
01'58"
03'28"
02'23"
01'46"
02'38"
02'57"
01'07"
02'21"
01'58"
02'10"
02'15"
CD 2
ACT TWO
1
Addò mmalora la trovo? (Sguiglio)
2
Lascia, che io taccia (Fernando)
3
Un mentitor mi credi? (Fernando)
4
Se è ver, che in Ciel si formano (Fernando, Ines)
5
Fernando? (Argilla)
6
Scendi, scendi Papaccion (Chorus)
7
Che brutte vuce (Papaccione)
8
Mo! Aspetta, e bì che pressa! (Papaccione)
9
Non c'è tempo da perdere (Argilla)
10 Oh colpo! Io fui tradito! (Ranuccio)
11 Mi straziano il petto (Ranuccio)
12 Disgraziato! Come hai potuto? (Ranuccio)
13 Miralo: è il tuo germano (Sebastiano)
14 E' tenero il pianto (Fernando, Sebastiano, Duca)
15 Ma dimmi… e da qual mano (Duca)
16 Eccellenza, vengo a conoscere (Ranuccio)
17 Tu l'autor de' miei giorni? (Argilla)
18 E fia ver? Di sì gran dono (Argilla)
19 Sì! Mi stringi o padre al seno (Argilla)
20 Ah! Dopo il fiero nembo (Argilla)
47'56"
00'56"
00'37"
04'28"
04'31"
02'12"
00'26"
00'22"
05'23"
02'15"
03'26"
01'51"
01'27"
04'00"
02'05"
03'19"
02'05"
00'29"
02'07"
01'44"
04'01"
opo il successo de Il Fortunato Inganno
(1823), la partitura giovanile di Donizetti
messa in scena a Martina Franca nel 1998 e
coronata dall’assegnazione del Premio Abbiati,
abbiamo voluto continuare la nostra riscoperta del
primo Donizetti con La Zingara, composta un anno
prima anch’essa a Napoli. L’importanza di quest’opera nel percorso stilistico del compositore di Bergamo
è ampiamente illustrata nelle note di presentazione.
Le rappresentazioni del luglio 2001 ci hanno rivelato,
ancor più della semplice lettura della partitura, l’originalità di questo libretto e la sovrapposizione di generi
musicali presenti in Napoli, una capitale dai teatri lirici
freneticamente attivi dove diverse culture ed estetiche
contrastanti si incontravano continuamente.
La Zingara è innanzitutto un personaggio straordinario, senza dubbio il primo, nella carriera di Donizetti, a
lasciar intravedere le future grandi eroine della maturità. E’ buffo e serio ad un tempo, con quel pizzico di
follia che sarà in seguito frequente in molte composizioni donizettiane.
Il libretto, che segue le regole della commedia napoletana, ha l’originalità di mettere in scena personaggi
che si esprimono in dialetto assieme ad altri dal profilo aristocratico, la cui aulicità ricorda i grandi classici,
specialmente Gluck e Beethoven. Il ricco cast vocale
richiesto da La Zingara (1 mezzosoprano, 4 soprani,
2 tenori e 6 baritoni), con parti per la maggior parte
dei solisti che sono di una difficoltà oggi quasi insormontabile anche per i grandi allestimenti internazionali, testimonia la straordinaria fioritura della scuola
del belcanto in quel periodo.
La decadenza di Napoli e del suo Conservatorio, che
comincia a manifestarsi già verso il 1820, obbligherà
Donizetti a mostrarsi in seguito più saggio e ad adattare meglio le sue intenzioni a prototipi vocali più circoscritti, come nel buffissimo Elisir d’amore o ne La
Figlia del reggimento.
Questa registrazione, presa dal vivo, conserva intatta
la vitalità straripante della messa in scena dal ritmo
indiavolato di Marco Gandini, assistente privilegiato di
Franco Zeffirelli, pur rivelando qualche volta le piccole incertezze di un cast di giovani solisti che in alcuni
casi non avevano mai vissuto una simile esperienza.
Dal 1994 il Festival di Martina Franca non fa che confermare la sua volontà di riscoprire opere dimenticate
affidandone l’esecuzione a dei giovani che potrebbero diventare le stelle di domani.
D
Sergio Segalini
Direttore Artistico del Festival di Martina Franca
4
fter the success of Donizetti’s Il Fortunato
Inganno (1823), staged in Martina Franca in
1998 and crowned by the Premio Abbiati
award, we have continued our rediscovery of the early
stages of this composer’s career with La Zingara, written one year earlier also in Naples. The importance of
this opera in the development of the composer’s style
is amply explained in the liner notes.
The performances of July 2001 have revealed, much
more than a simple reading of the score, this libretto’s
originality and the mixture of music styles present in
Naples, a capital with frenetically active lyrical theatres where different cultures and contrasting aesthetics continually met.
The character of the Gypsy is quite extraordinary and
the first to give us a hint of the great heroines to come
in Donizetti’s maturity. It is buffo and serio at the
same time, with that touch of folly that will be frequent
in many of Donizetti’s later compositions.
The libretto follows the rules of Neapolitan comedy
and has the peculiarity of putting together characters
that express themselves in dialect with others by the
more aristocratic profile, whose stateliness calls to
mind the great classics, especially Gluck and
Beethoven. The rich vocal cast of La Zingara (1
mezzo, 4 sopranos, 2 tenors and 6 baritones), with
some solo parts that today would be considered of
almost unsurmountable difficulty even for more experienced singers, witnesses to the extraordinary flourishing of belcanto in those years.
However the decadence of Naples and of its
Conservatory, which began around 1820, would force
Donizetti to take a wiser attitude and look for more
circumscribed vocal prototypes for his later operas,
like the very funny Elisir d’amore or La Figlia del reggimento.
The present live recording preserves all the overflowing vitality of the mise-en-scène of Marci Gandini (a
privileged collaborator of Franco Zeffirelli), by the
frenzied rhythm, although it sometimes also reveals
the few slight uncertainties of a cast of young soloists
who, in some cases, had never lived a similar experience before.
Since 1994 the Festival of Martina Franca has constantly reasserted its desire to rediscover forgotten
masterpieces and to entrust their interpretation to
young performers, who might well be tomorrow’s
stars.
A
Sergio Segalini
Artistic Director of the Festival of Martina Franca
5
ach dem Erfolg von Il Fortunato Inganno
(1823), dem in Martina Franca 1998 aufgeführten und mit dem Premio Abbiati ausgezeichneten Jugendwerk Donizettis, wollten wir unsere
Wiederentdeckung der ersten Werke des
Komponisten mit La Zingara fortsetzen, einer ein Jahr
zuvor ebenfalls in Neapel geschriebenen Oper. Deren
Bedeutung in der stilistischen Entwicklung Donizettis
wird in den Anmerkungen in diesem Beiheft ausführlich dargelegt.
Die Aufführungen im Juli 2001 zeigten uns - mehr
noch als die einfache Lesung der Partitur - die
Originalität dieses Librettos und die Mischung der in
Neapel vertretenen Musikgenres. In dieser Stadt standen einander überaus geschäftige Opernhäuser
gegenüber, in denen verschiedene Kulturen und
widersprüchliche ästhetische Auffassungen ständig
aufeinandertrafen.
Die Titelrolle ist vor allem einmal eine außerordentliche
Figur, in Donizettis Laufbahn zweifellos die erste, an der
die künftigen großen Heroinen seiner reifen Jahre
schon zu ahnen sind. Sie ist gleichzeitig lustig und
ernst und besitzt jenen Hauch Verrücktheit, der in vielen
Kompositionen Donizettis später häufig auftreten sollte.
Das Libretto folgt den Regeln der neapolitanischen
Komödie und bringt originellerweise Personen auf die
Bühne, die Dialekt sprechen und auf andere adeliger
Herkunft treffen, deren aulicità an die großen klassischen Komponisten, speziell Gluck und Beethoven,
erinnert. Die von La Zingara benötigte umfangreiche
Besetzung (1 Mezzo, 4 Soprane, 2 Tenöre, 6
Baritone), deren Rollen zum Großteil für die Solisten
heute (auch für die großen, gut bestückten internationalen Häuser) fast nicht zu bewältigende
Schwierigkeiten bereithalten, bezeugt die außerordentliche Blütezeit der damaligen Belcantoschule.
Der Verfall Neapels und seines Konservatoriums, der
sich bereits gegen 1820 anzukündigen beginnt, sollte
Donizetti dazu zwingen, sich später als schlauer zu
erweisen und seine Absichten auf genauer umschriebene Stimmfächer zu beschränken, wie im als buffissimo empfundenen Liebestrank oder in der
Regimentstochter.
Diese Liveaufnahme behält die überbordende Vitalität
der Regie von Marco Gandini (Franco Zefirellis liebstem Regieassistenten) bei, obwohl manchchmal die
kleinen Unsicherheiten einer aus jungen Sängern, die
in einigen Fällen erstmals eine derartige Erfahrung
machten, bestehenden Besetzung zu hören sind.
Seit 1994 bekräftigt das Festival von Martina Franca
seinen Willen nach Neuentdeckung vergessener
Opern, deren Wiedergabe jungen Sängern anvertraut
wird, die zu den Stars von morgen werden könnten.
N
Sergio Segalini
Künstlerischer Leiter des Festivals von Martina Franca
6
près le succès de Il fortunato inganno (1823),
partition de jeunesse de Donizetti à l’affiche
du Festival de Martina Franca en 1998,
succès couronné par le prix Abbiati, nous avons
voulu poursuivre notre redécouverte avec La Zingara,
créée un an plus tôt, également à Naples. Le texte
de présentation de cet enregistrement rappelle l’importance de l’ouvrage dans l’évolution stylistique du
compositeur de Bergame.
Les soirées de juillet 2001 nous ont révélé, encore
plus que la simple lecture de la partition, l’originalité
du livret et le mélange des genres musicaux, dans
une capitale où des cultures différentes et des esthétiques opposées s’affrontaient en permanence dans
des théâtres lyriques à l’activité débordante.
La Zingara est d’abord un personnage extraordinaire,
le premier sans doute, dans la carrière de Donizetti, à
annoncer les futures grandes héroïnes de la maturité.
Elle est buffa et seria à la fois avec ce grain de folie
qui hantera tant de compositions du musicien.
Le livret, qui obéit aux règles de la comédie napolitaine, a l’originalité de confronter des personnages s’exprimant en dialecte avec des figures aristocratiques
dont l’aulicità rappelle les grands classiques, Gluck et
Beethoven essentiellement. L’importante distribution
exigée par la Zingara (1 mezzo, 4 soprani, 2 ténors et
6 barytons) témoigne de l’extraordinaire floraison de
l’école du bel canto, la plupart des solistes affrontant
des airs d’une difficulté souvent insurmontable de
nos jours, même pour les grandes et fortunées
scènes internationales.
La décadence de Naples et de son Conservatoire,
qui annonce déjà en ces années 1820, obligera
Donizetti à se montrer plus sage par la suite et, surtout, à mieux cibler son propos, comme dans le buffissimo Elisir d’amore ou La Fille du régiment, aux
prototypes vocaux bien plus faciles à cerner.
Cet enregistrement, capté sur le vif, préserve la vita-
lité débordante de la mise en scène de Marco
Gandini, assistant privilégié de Franco Zeffirelli, au
rythme endiablé, et accuse par moments les incertitudes d’un plateau de jeunes solistes qui, pour certains, n’avaient jamais connu d’expérience similaire.
Depuis 1994, le Festival de Martina Franca ne fait que
confirmer sa volonté de redécouvrir des opéras
oubliés, en les confiant à des jeunes qui pourraient
devenir les stars de demain.
A
Sergio Segalini
Directeur Artistique du Festival de Martina Franca
7
Manuela Custer (Argilla), Domenico Colaianni (Papaccione)
ricca di temi e intrighi da essere, come qui, sunteggiata nella sua molteplicità da un modello originale
(La petite bohémienne, mélodrame in 3 atti in prosa
di Louis Charles Caigniez, rappresentato a Parigi,
1816). Tottola traduce in napoletanità quando il
discorso è affidato ai due buffi e, dalle tante peripezie, fissa gli episodi destinati alla musica (12 numeri)
e li spinge verso una identificazione operistica, seria
o giocosa. Coglie il personaggio e ruolo calamitante
della zingara, Argilla: figuretta dominatrice, brillante e
scaltra, s’aggira in un castello in festa per l’annunciato arrivo del Viceré e col pretesto di predire i destini
scopre i segreti di tutti e li dipana. Unisce la coppia di
giovani innamorati in difficoltà, sventa il delitto ordito
dal signore del castello contro il Viceré e smaschera il
sicario, scopre nel sotterraneo un nobile prigioniero e
per liberarlo abbindola il carceriere inscenando una
discesa agli inferi nella cisterna alla ricerca di un tesoro. Alla fine la generosa risolutrice della pièce à sauvetage scopre di essere la figlia, perduta bambina,
del nobile prigioniero. Donizetti la investe di un soffio
nuovo e ne fa un’incantevole e misteriosa creatura,
viva nella magica penombra di sorriso e di predizione
vagabonda, lo sguardo allungato all’indietro verso le
zingare di Paisiello (del 1789 I zingari in fiera, su
libretto di F. Cerlone) e aperto in avanti allo spirito dei
tempi che stimola a cercare l’elemento spagnolo e
zingaresco, dalle ballate del Berchet o del Carrer, al
romanzo di Manzoni, a Verdi.
Il personaggio della zingara diventa anche musicalmente l’elemento legante e unificante di una struttura
a numeri musicali separati dai dialoghi in prosa.
Fa il suo ingresso dopo il Coro e scena d’introduzione (n. 1): preparativi di festa al castello, messaggio
garbato dall’ospite atteso che suscita reazioni enigmatiche, e una bella fanciulla infelice (soprano). Urge
aiuto. Si presenta la Zingara (mezzosoprano) con la
Seduzione e mistero della zingarella di Donizetti
a Zingara (Napoli, 12 maggio 1822) è il primo
incontro operistico di Gaetano Donizetti con la
città e teatralità napoletana. Giovane (ventiquattro anni), gioioso della carriera da poco intrapresa e caricato dal successo appena ottenuto a Roma
(Zoraide, gennaio 1822), fedele alla qualità di scrittura
del suo maestro Mayr e al prestigio che gliene deriva,
Donizetti si tuffa nel tessuto teatrale napoletano con
la destrezza istintiva di chi salta su un cavallo in
corsa. E subito fa centro (52 rappresentazioni da
maggio a ottobre 1822), innesca quel processo di
identificazione con la città che lega il compositore
bergamasco a Napoli fino al 1838.
L’opera è scritta per il Teatro Nuovo sopra Toledo,
destinato prevalentemente al repertorio buffo, prosa
compresa. Vi si parlava napoletano quando s’aprì,
nel 1724; lo si parla ancora al tempo di Donizetti,
confinato nelle parti dove la napoletanità schietta è
carattere del personaggio affidato al buffo napoletano: numeri musicali e dialoghi in prosa. Quando
Donizetti arriva, la tradizione del buffo napoletano è
legata alla famiglia dei Casaccia, attivi dal 1749 e arrivati in quegli anni alla terza e quarta generazione,
con Carlo che nella Zingara interpreta Papaccione,
custode delle prigioni che si lascia burlare, e suo
figlio Raffaele, da poco avviato a piccole parti, che
interpreta il servo Sguiglio. Il contatto coi cantanti
buffi è il primo filo diretto tra Donizetti e la napoletanità: s’affida alla loro complicità col pubblico, entra
nel loro guizzo inventivo e mimico,
nell’immediatezza del linguaggio rapido e salace.
Il libretto di Andrea Leone Tottola risponde al gusto
dell’opera a peripezia, diventata così smisuratamente
L
9
Cavatina ammaliatrice (“Donzelle! a penetrar / l’arcan
del vostro cor”) (n. 2). Canta il Duetto col buffo
Papaccione (n.3) adescando il babbeo con femminilità sorridente che precorre lo scintillio del duetto tra
Dulcamara e Adina nell’Elisir d’Amore, ed anticipa un
tema del duetto tra Dulcamara e Nemorino (stretta).
Assiste non vista all’Aria con le catene (n. 4) del prigioniero Sebastiano (basso), scena tipica del teatro
barocco rinnovata con dolente e appassionata cantabilità. Innamorati, prigionieri e macchinazioni di
potenti portano le forme dell’opera seria; alla zingara
la funzione di collegarle al semiserio. Si accosta a
Fernando (tenore) dopo la sua Cavatina (n. 5) e avvia
un terzettino con lui e il servo Sguiglio. Assiste, non
vista, ai propositi di congiura di Don Ranuccio
Zappador (basso) contro il Duca d’Alziras, l’ospite
atteso: aria “Ecco un pugnal, su celalo” (n. 6).
Concerta il Finale (n. 7) del primo atto, dove i personaggi, a coppie, snodano un Sestetto incantato (gli
innamorati), parodiato (nel controcanto di corteggiamento di servo e nutrice), saltellante di furtivi preparativi di incantesimo (Argilla a Papaccione). E quando
l’inganno sta per essere scoperto dalla nutrice infuriata, arriva il corteo del Duca e la zingarella si ricicla a
tutto splendore con una lunga frase e riverenza: “Se
un cor magnanimo tu chiudi in petto / (…) / La gioia,
il giubilo ti siede a lato…”.
L’atto secondo si apre con un duetto di contrasto e
amore fra gli innamorati (n. 8). Sopraggiunge la zingara per il Coro ed Aria di Papaccione che scende
nella cisterna (n. 9): la scena di discesa agl’Inferi e
Coro di Spiriti, cara all’opera barocca e parodiata nell’opera buffa, prende il suo spazio su un rapido spunto del Caigniez, occasione alle scene di paura del
buffo e al Coro sotterraneo, in parodia dantesca. Il
Settimino (n. 10) sorprende i personaggi in situazione
di sospesa incertezza, dopo il delitto sventato, il pri-
gioniero misteriosamente scomparso, il cattivo confuso; Donizetti dimentica la fragilità dell’opera buffa e
tocca in profondo, con mano lieve e sapiente, con
andamento di grande intensità nella melodia che si fa
strada. Fu il pezzo più ammirato e si racconta che
Bellini, allora allievo del Collegio di San Sebastiano lo
studiava e suonava ogni giorno. La struttura musicale
prosegue con l’Aria drammatica di Ines (non numerata), la fanciulla innamorata che il padre contrasta;
quindi col Terzetto “Miralo, è il tuo germano” (n. 11),
dove il generoso Fernando viene riconosciuto salvatore e le trame di Zappador sono scoperte. E’ il
momento della resa dei conti, in prosa. La zingarella,
che tutto ha condotto a buon fine, si affaccia per l’applauso. Ritrova il padre nel nobile prigioniero che ha
salvato e chiude l’opera da dominatrice, con recitativo d’affetti e un Rondò brillante (n. 12) che dispensa
a tutti felicità.
Franca Cella
10
and intrigues that these were often - like in this case summarised from the original model (for this opera La
petite bohémienne, a three-act mélodrame in prose
by Louis Charles Caigniez staged in Paris in 1816).
Tottola entrusted the comic parts to the salacity of the
Neapolitan dialect and chose 12 out of the many
vicissitudes as music numbers, giving them an operatic identity, either serious or comic. He grasped the
importance and pivoting role of the title character, the
gypsy girl Argilla: a dominant figure, brilliant and cunning, she roams around a castle where everyone is
preparing for the visit of the Viceroy and, on the pretext of foreseeing the people’s future, unveils their
secrets and solves their problems. Thus she unites
the contrasted lovers; foils the plot of the castle’s
master against the Viceroy and unmasks the wouldbe killer; discovers a noble prisoner kept in the
castle’s dungeons and to free him tricks the warder,
sending him on a treasure hunt to the “infernals”. In
the end this generous solver of the pièce à sauvetage
has her reward when she finds out that her lost father,
from whom she had been kidnapped as a child, is
none other than the noble prisoner she has saved.
The composer revived this character and transformed
it into a charming and mysterious Donizettian creature, who comes to life with her magic winking and
wanderer’s predictions; he moulded it casting a
glance back on Paisiello’s gypsies (I zingari in fiera,
1789, on a libretto by F. Cerlone) but also forward,
anticipating the Spanish and gypsy element that will
be found in Berchet’s and Carrer’s ballads,
Manzoni’s novels, and Verdi. Argilla, moreover, is the
musically unifying element in a structure that consists
of numbers separated by dialogues.
The gypsy makes her entrance after the introductory
chorus and scene (No.1), which present the preparations for the feast in honour of the coming guest; his
Donizetti’s charming and mysterious gypsy
a Zingara (The Gypsy, Naples, 12th May 1822)
was Gaetano Donizetti’s first encounter with
Naples and its theatrical tradition. Young
(twenty-four years old), enthusiastic about his newly
launched career, charged by his recent Roman success (Zoraide, January 1822), and true to Mayr’s
quality writing and to the prestige that derived from it,
Donizetti adapted to Naples’s theatre with the inborn
skill of an acrobat and immediately met with success
(52 performances from May to October 1822), beginning that process of empathy with Naples that would
tie him to that city until 1838.
La Zingara was written for the Teatro Nuovo sopra
Toledo, which staged mainly comic works – both lyrical and in prose. When it opened, in 1724, it was a
dialectal theatre; at Donizetti’s time, the Neapolitan
dialect was confined to certain parts - music numbers
and dialogues - entrusted to the buffo napoletano.
The tradition of this comic role was carried on by the
Casaccia family, active since 1749 and then at the
third and fourth generations, with Carlo (in La Zingara
Papaccione, the prison warder who is made a fool of
by the gypsy) and his son Raffaele, who had just
begun acting small parts (here that of the servant
Sguiglio). The contact with these comic singers was
Donizetti’s first and most direct way of absorbing the
spirit of Naples: he trusted in their involvement with
the audience and adapted to their creative and mimic
exuberance, to their quips.
The libretto by Andrea Leone Tottola conforms to the
genre called “opera a peripezia”, which is to say an
opera full of turns of events; this genre had reached
such proportions, such complexity of different themes
L
11
courteous message, provoking enigmatic reactions;
and the beautiful love-sick girl (Ines, soprano) who is
to marry someone she doesn’t love. Help is urgently
needed. Enter Argilla (mezzo), who introduces herself with a bewitching cavatina (“Donzelle! a penetrar
/ l’arcan del vostro cor”) (No. 2). She sings a duet
with the buffo Papaccione (No.3), seducing the simpleton with winking female arts that anticipate the
sparkling duet between Dulcamara and Adina in Elisir
d’Amore and a theme of the duet between Dulcamara
and Nemorino (stretta); witnesses, undetected, the
“Aria delle catene” (No.4) of the prisoner Sebastiano
(bass), a scene typical of Baroque theatre, here
enhanced with doleful and passionate lyricism.
Lovers, prisoner and potentates’ intrigues carry the
imprint of serious opera. The gypsy has a trait-d’union function with the serio-comic parts. She shows
up before Fernando (tenor) after his Cavatina (No.5)
and sings a Trio with him and his servant Sguiglio;
she overhears the scheming of Don Ranuccio
Zappador (bass) against the awaited guest, the Duke
of Alziras (Aria: “Ecco un pugnal, su celalo”, No. 6);
she concerts the First-Act Finale (No.7), where the
characters sing a Sextet, in pairs, that turns from
charming (the lovers), to parodistic (the courting of
servant and nurse in countermelody), to sparkling
(Argilla’s furtive preparations of charms, and
Papaccione); and when her guile is about to be discovered by Ines’s angry nurse, the Duke and his retinue arrive and the gypsy rises wonderfully to the
occasion with her long and courteous “Se un cor
magnanimo tu chiudi in petto / (…) / La gioia, il giubilo ti siede a lato…”.
Act Two opens with a Duet of conflict and love
between the two lovers (No.8). Enter the gypsy, for
the Chorus and Aria of Papaccione who lowers himself into the cistern (No.9): this descent to the infer-
nals and chorus of spirits, dear to Baroque opera and
parodied by opera buffa, originated from a brief cue
of Caigniez and was developed into the buffo’s terror
scenes and the underground chorus, in a sort of parody of Dante. The Septet (No.10) finds the characters in a situation of uncertainty: the crime has been
foiled, the prisoner has disappeared and evil Don
Ranuccio is confused; for a moment Donizetti sets
the wit aside and digs deep into the feelings, with a
wise and light hand, using an intensely lyrical
melody. This was the most admired passage of all,
and it is said that Bellini, who was then a pupil at the
Collegio di San Sebastiano, studied and played it
every day. The opera continues with the dramatic
Aria of Ines (no number) - the love-sick girl contrasted
by her father; then with the Trio “Miralo, è il tuo germano” (No. 11), where the generous Fernando is
recognised as the Duke’s saviour and Don
Ranuccio’s plot is revealed. This is the moment of
truth, in prose. The gypsy, who has seen to the
happy conclusion of all plights, is ready for applause.
But a last surprise is in store: she is recognised as
the daughter of the noble prisoner she has freed and
ends the opera as the central character she is, with a
recitativo d’affetti and a Rondò brillante (No.12) that
delivers happiness to everyone.
Franca Cella
(Translated by Daniela Pilarz)
12
Massimiliano Barbolini (Fernando), Rosita Ramini (Ines)
traute sich ihrer augenzwinkernden Komplizität mit
dem Publikum an, machte sich das Aufzüngeln ihrer
Einfälle und Mimik in der Unmittelbarkeit der raschen,
bissigen Ausdrucksweise zu eigen.
Andrea Leone Tottolas Libretto entsprach dem
Geschmack für die Oper voller Wechselfälle des
Schicksals, die an Themen und Intrigen so maßlos
geworden war, daß sie - wie hier - in ihrer Vielfalt
nach einer Originalvorlage zusammengefaßt wurde
(La petite bohémienne, dreiaktiges Melodram von
Louis Charles Caigniez, Paris, 1816). Wenn es um die
zwei Buffos geht, versieht Tottola den Text mit neapolitanischen Farben. Den vielen Wechselfällen entnimmt er die für die Musik bestimmten Episoden (12
Nummern) und verleiht ihnen eine jeweils ernste oder
heitere opernmäßige Identifizierung. Er erfaßt die
Figur und magnetische Rolle der Zigeunerin Argilla.
Dieses beherrschende, brillante und schlaue
Figürchen treibt sich in einem Schloß herum, das sich
festlich auf die angekündigte Ankunft des Vizekönigs
vorbereitet; unter dem Vorwand der Wahrsagerei entdeckt sie die Geheimnisse aller und entwirrt sie. Sie
vereint das in Schwierigkeiten befindliche junge
Liebespaar, vereitelt das vom Schloßherrn gegen den
Vizekönig angezettelte Verbrechen und entlarvt den
gedungenen Mörder; sie entdeckt im unterirdischen
Gewölbe einen adeligen Gefangenen, und um ihn zu
befreien, haut sie den Kerkermeister übers Ohr,
indem sie einen Abstieg in die Unterwelt (nämlich in
die Zisterne) auf der Suche nach einem Schatz vortäuscht. Am Schluß entdeckt die großzügige
Auflöserin der pièce à sauvetage, daß sie die als Kind
verlorengegangene Tochter des adeligen Gefangenen ist. Donizetti verleiht ihr einen neuartigen Atem
und macht ein zauberhaftes, geheimnisvolles
Geschöpf in seinem eigenen Stil aus ihr. Sie lebt im
magischen Halbschatten zwischen Lächeln und
Verlockung und Geheimnis von Donizettis
Zigeunermädchen
a Zingara (Neapel, 12. Mai 1822) ist die erste
Oper, die Gaetano Donizetti für diese Stadt und
ihre Bühne schrieb. Jung (vierundzwanzig
Jahre), voller Freude über die seit kurzem begonnene
Laufbahn und durch den soeben in Rom (Zoraide,
Januar 1822) erzielten Erfolg beschwingt, der
Schreibqualtät seines Lehrers Mayr und dem daraus
folgenden Ansehen treu, stürzt sich Donizetti mit der
instinktiven Geschicklichkeit eines Menschen, der auf
ein galoppierendes Pferd aufspringt, in das neapolitanische Musikleben. Er trifft sofort ins Schwarze (52
Vorstellungen zwischen Mai und Oktober 1922) und
beginnt den Identifikationsprozeß mit der Stadt, der
den Komponisten aus Bergamo bis 1838 an Neapel
binden sollte.
Die Oper wurde für das vorwiegend dem
Bufforepertoire (einschließlich Sprechtheater) gewidmete Teatro Nuovo sopra Toledo geschrieben. Als
das Haus 1724 eröffnet wurde, wurde dort neapolitanisch gesprochen. Zu Donizettis Zeiten war der
Dialekt auf die Partien beschränkt, deren ausgeprägt
neapolitanischer Charakter zu der Figur des neapolitanischen Buffos gehörte, ob Musiknummern oder
gesprochene Dialoge. Beim Eintreffen Donizettis war
die Tradition des neapolitanischen Buffos in Händen
der seit 1749 tätigen Familie Casaccia, die bereits in
der dritten und vierten Generation spielte. In der
Zingara war Carlo Casaccia Papaccione, der
Gefängniswärter, der sich hinters Licht führen läßt,
und sein seit kurzem in Kleinrollen auftretender Sohn
Raffaele der Diener Sguiglio. Der Kontakt mit den
Buffosängern war der erste direkte Draht Donizettis
zum typisch neapolitanischen Charakter, und er ver-
L
14
Zigeunerwahrsagerei, mit dem Blick nach rückwärts
auf Paisiellos Zigeunerinnen (I zingari in fiera auf ein
Libretto von F. Cerlone ist von 1789) und nach vorne
für den Zeitgeist offen, der die Suche nach dem spanischen, zigeunerhaften Element anregt: von den
Balladen Berchets und Carrers über Manzonis
Roman bis zu Verdi.
Die Figur der Zigeunerin wird auch musikalisch zum
Bindeglied einer Struktur mit durch gesprochene
Dialoge getrennten Musiknummern.
Sie hat ihren Auftritt nach dem einleitenden Chor und
Szene (Nr. 1): Festliche Vorbereitungen auf dem
Schloß, liebenswürdige Botschaft des erwarteten
Gastes, die geheimnisvolle Reaktionen bewirkt, und
ein schönes, unglückliches Mädchen (Sopran). Hilfe
tut not. Die Zigeunerin (Mezzosopran) präsentiert sich
mit der bezaubernden Kavatine “Donzelle! a penetrar
/ l’arcan del vostro cor” (Nr. 2). Sie singt das Duett
mit dem Buffo Pappaccione (Nr. 3), wobei sie den
Tölpel mit einer lächelnden Weiblichkeit lockt, die
bereits auf das funkelnde Duett Dulcamara-Adina im
Liebestrank verweist und auch ein Thema des Duetts
Dulcamara-Nemorino (Stretta) aus der selben Oper
enthält. Ungesehen hört sie die Arie (Nr. 4) des in
Ketten liegenden Gefangenen Sebastiano (Baß), eine
für das Barocktheater typische Szene, die hier mit
schmerzlicher, leidenschaftlicher Kantabilität erneuert
wird. Die Formen der opera seria gehören den
Verliebten, Gefangenen und Ränkespielen der
Mächtigen, während es Aufgabe der Zigeunerin ist,
sie mit dem Genre der semiseria zu verbinden. Sie
nähert sich Fernando (Tenor) nach dessen Kavatine
(Nr. 5) und singt mit ihm und dem Diener Sguiglio ein
kleines Terzett. Ungesehen hört sie die verschwörerischen Pläne von Don Ranuccio Zappador (Baß)
gegen den Herzog von Alziras, den erwarteten Gast:
Arie “Ecco un pugnal, su celalo” (Nr. 6). Der erste Akt
endet mit einem Ensemble (Nr. 7) in Form eines
Sextetts, in dem sich die Personen der Handlung
paarweise wie verzaubert (die Verliebten), parodiert
(im hofierenden Gegensang von Diener und Amme)
und sprühend in ihren heimlichen Vorbereitungen für
Zauberkunststücke (Argilla zu Papaccione) ausdrücken. Als die List von der erzürnten Amme gerade
entdeckt wird, trifft der Herzog mit seinem Gefolge
ein, und das Zigeunermädchen weiß dem Anlaß mit
einer langen Phrase und Reverenz zu entsprechen:
“Se un cor magnanimo tu chiudi in petto / (...) / La
gioia, il giubilo ti siede a lato...”.
Der zweite Akt beginnt mit einem Streit- und
Versöhnungsduett der Verliebten (Nr. 8). Die
Zigeunerin erscheint für Chor und Arie des
Papaccione, der in die Zisterne hinabsteigt (Nr. 9).
Die Szene des Abstiegs in die Unterwelt und Chors
der Geister war der Barockoper lieb und wurde in der
Buffooper parodiert; hier entspringt sie einer kurzen
Anregung bei Caigniez, die Gelegenheit für die
Angstausbrüche des Buffos und einen unterirdischen
Chor gibt, der Dante parodiert. Das Septett (Nr. 10)
überrascht die Figuren nach dem vereitelten
Verbrechen, dem heimlich verschwundenen
Gefangenen und dem verwirrten Schurken in einer
Situation der Unsicherheit. Donizetti vergißt hier die
Zerbrechlichkeit der Buffooper und geht mit leichter,
kluger Hand und einer sich intensiv den Weg bahnenden Melodie in die Tiefe. Dieses war das meistbewunderte Stück; es wird erzählt, daß Bellini, der damals
Schüler des Collegio San Sebastiano war, es täglich
studierte und spielte. Der musikalische Aufbau setzt
sich mit der dramatischen (unnumerierten) Arie der
Ines, des verliebten Mädchens, das den Vater gegen
sich hat, fort. Es folgt das Terzett “Miralo, è il tuo germano” (Nr. 11), in dem der großherzige Fernando als
Retter erkannt und die Ränke Zappadors entdeckt
15
werden. Der Augenblick der (gesprochenen)
Abrechnung ist gekommen. Die kleine Zigeunerin, die
alles zu einem guten Ende gebracht hat, nimmt den
Applaus entgegen. In dem adeligen Gefangenen, den
sie gerettet hat, findet sie den Vater wieder und
beherrscht den Schluß der Oper mit einem recitativo
d’affetti und brillanten Rondo (Nr. 12), das allen Glück
und Freude spendet.
Franca Cella
(Übersetzung: Eva Pleus)
16
Le livret d’Andrea Leone Tottola répond au style de
l’opéra à péripéties, d’une richesse démesurée en
matière de thèmes et d’intrigues et, comme ici,
résumé dans sa multiplicité par un modèle original
(La petite bohémienne, mélodrame en 3 actes en
prose de Louis Charles Caigniez, représenté à Paris
en 1816). Tottola traduit en caractère napolitain
quand le discours est confié aux deux bouffes et
choisit les épisodes destinés à la musique (12 numéros) parmi les nombreuses péripéties, les poussant
vers une identification lyrique, seria ou giocosa. Il
croque le personnage et le rôle entraînant de la
Bohémienne Argilla : figure dominatrice, brillante et
habile, elle rôde dans un château en fête pour la prochaine visite du Vice-roi et, sous prétexte de prédire
l’avenir, dévoile les secrets de chacun et les
débrouille. Elle unit le couple d’amoureux en difficulté, évente l’assassinat du Vice-roi ourdi par le seigneur des lieux et démasque le sicaire, découvre
dans les souterrains un noble prisonnier et, pour le
délivrer, embobine le geôlier en organisant une descente aux enfers dans la citerne à la recherche d’un
trésor. A la fin, la généreuse bienfaitrice de la “pièce à
sauvetage ” découvre qu’elle est la fille du noble prisonnier. Donizetti lui donne une ampleur nouvelle, faisant d’elle une charmante et mystérieuse créature
donizettienne vivant dans une pénombre magique
faite de sourire et de prédiction vagabonde, le regard
tourné à la fois vers les Bohémiennes de Paisiello (I
zingari in fiera, 1789, sur un livret de F. Cerlone) et
vers l’esprit des temps qui incite à faire appel à l’élément espagnol et bohémien, des ballades de Berchet
ou de Carrer au roman de Manzoni, ou encore à
Verdi.
Le personnage de la Bohémienne devient aussi, au
plan musical, l’élément liant et unificateur d’une structure dans laquelle les numéros musicaux sont entre-
Séduction et mystère de la Bohémienne de
Donizetti
a Zingara (Naples, 12 mai 1822) est le premier
rendez-vous lyrique de Gaetano Donizetti avec
la ville et le théâtre napolitain. Jeune (vingtquatre ans), heureux d’avoir entrepris cette carrière et
encore empreint du succès obtenu à Rome avec
Zoraide, en janvier 1822, fidèle à l’écriture de qualité
de son maître Mayr et au prestige qui en découle,
Donizetti se jette dans le monde théâtral napolitain
avec la dextérité instinctive de ceux qui sautent sur
un cheval lancé au galop. Et il fait mouche immédiatement, avec 52 représentations entre mai et octobre
1822, amorçant ainsi le processus d’identification
avec la ville qui unira le compositeur à Naples jusqu’en 1838.
L’œuvre est écrite pour le Teatro Nuovo sopra Toledo,
voué en grande partie au répertoire bouffe, y compris
en prose. On y parle en dialecte napolitain dès son
inauguration en 1724 ; on le parle encore au temps
de Donizetti, dans les parties où le caractère purement napolitain est l’apanage du bouffe napolitain :
numéros musicaux entrecoupés de récitatifs. Quand
Donizetti arrive, la tradition du bouffe napolitain est
liée à la famille Casaccia, implantée depuis 1749 et
parvenue aux troisième et quatrième générations
avec Carlo, interprète dans La Zingara de
Papaccione, le geôlier qui se laisse berner, et son fils
Raffaele, lancé depuis peu dans de petits rôles, qui
interprète le serviteur Sguiglio. Le contact avec les
chanteurs bouffes est le premier lien entre Donizetti
et le caractère napolitain : il s’en remet à leur complicité avec le public, entre dans leur créativité et leurs
mimiques pétillantes comme dans la spontanéité de
leur langage vif et salace.
L
18
Le deuxième acte débute par un duo de contraste et
d’amour entre les deux amoureux (n° 8). Survient la
Bohémienne pour le Chœur et l’Aria de Papaccione
qui amorce sa descente dans la citerne (n° 9) : la
scène de la Descente aux Enfers avec Chœur
d’Esprits, si chère à l’opéra baroque et parodiée dans
l’opera buffa, se développe sur une idée de Caigniez
qui donne lieu aux scènes de peur du bouffe et au
Chœur souterrain, dans une parodie dantesque. Le
Septuor (n° 10) surprend les personnages dans une
situation d’incertitude en suspens, après l’assassinat
éventé, le prisonnier mystérieusement disparu, le
méchant embarrassé ; Donizetti oublie la fragilité de
l’opera buffa et touche en profondeur, d’une main à
la fois légère et savante, avec un rythme intense dans
la mélodie qui s’annonce. Ce passage fut le plus
admiré et l’on raconte que Bellini, alors élève du
Collège de San Sebastiano, l’étudiait et le jouait
chaque jour. La structure musicale continue avec
l’Aria dramatique d’Ines (sans numéro), la jeune fille
dont le père contrarie les amours, puis avec le
Terzetto “Miralo, è il tuo germano” (n° 11), où le généreux Fernando est enfin reconnu comme un sauveur
et le complot de Zappador éventé. C’est le moment
des règlements de compte, en prose. La
Bohémienne, qui a mené à bien toutes ces affaires,
apparaît pour les applaudissements. Elle découvre
que le noble prisonnier qu’elle a libéré est en fait son
père et conclut l’opéra en dominatrice, avec un récitatif d’affetti et un brillant Rondò (n° 12) qui dispense du
bonheur à tous.
coupés de récitatifs.
Elle fait son apparition après le Chœur et la scène
d’introduction (n° 1) : préparatifs de fête au château,
message courtois de l’hôte attendu qui suscite des
réactions énigmatiques, et apparition d’une belle
jeune fille malheureuse (soprano). Un besoin d’aide
se fait cruellement sentir. Arrivée de la Bohémienne
(mezzo-soprano) avec la Cavatine enjôleuse
(“Donzelle ! a penetrar / l’arcan del vostro cor”) (n° 2).
Elle chante le Duo avec le bouffe Papaccione (n° 3)
en appâtant le benêt avec une féminité souriante qui
devance le pétillant Duo entre Dulcamara et Adina
dans l’Elixir d’amour, et anticipe un thème du Duo
entre Dulcamara et Nemorino (stretta). Elle assiste
sans être vue à l’Aria avec les chaînes (n° 4) du prisonnier Sebastiano (basse), scène typique du théâtre
baroque renouvelée avec une cantabilité douloureuse et passionnée. Amoureux, prisonniers et machinations des puissants apportent les formes de l’opera
seria ; à la Bohémienne de les relier au genre semiserio. Elle s’approche de Fernando (ténor) après sa
Cavatine (n° 5) et entame un terzetto avec lui et le
serviteur Sguiglio. Elle assiste, sans être vue, aux projets de complot de Don Ranuccio Zappador (basse)
contre le Duc d’Alziras, l’hôte attendu : aria “Ecco un
pugnal, su celalo” (n° 6). Elle concerte le Finale (n° 7)
du premier acte dans lequel les personnages, par
couples, égrènent un sextuor enchanté (les amoureux), parodié (le contre-chant de la cour entre le serviteur et la nourrice), bondissant de furtifs préparatifs
de charme (Argilla à Papaccione). Et quand la duperie est sur le point d’être dévoilée par la nourrice en
colère, voilà que se présente le cortège du Duc et la
Bohémienne se reconvertit admirablement par une
longue phrase et une profonde révérence : “Se un
cor magnanimo tu chiudi in petto / (…) / La gioia, il
giubilo ti siede a lato…”.
Franca Cella
(Traduit par Cécile Viars)
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ferito dal re. Argilla, nascosta, sente tutto e decide di
sventare il piano.
Fernando ed Ines, coll’aiuto della zingara, finalmente
possono riabbracciarsi; ma Amelia li sorprende e trascina via la povera Ines. Il primo atto si conclude con
l’arrivo del Duca d’Alziras.
TRAMA
ATTO PRIMO
L’azione si svolge in Spagna nel castello di Don
Ranuccio Zappador, dove c’è gran trambusto per la
prossima visita del Duca d’Alziras, ministro del re.
Don Ranuccio informa sua figlia Ines di aver scelto
per lei lo sposo, Antonio Alvarez, ma ella confida alla
nutrice Amelia di essere innamorata di un giovane di
nome Fernando, che ha incontrato durante un soggiorno in montagna. Amelia la mette in guardia contro una tale passione, che non si addice ad una
ragazza del suo rango e che scatenerà le ire del
padre. Giunge al castello la zingara Argilla, con altre
zingare al seguito. Scaltramente adesca il buffo
Papaccione, servo di Don Ranuccio e scopre che è il
guardiano della prigione, in cui è custodito un misterioso prigioniero. Papaccione viene richiamato dal
padrone e Argilla ne approfitta per cercare di scoprirne di più: avvicinatasi alla prigione raccoglie un
biglietto di richiesta d’aiuto scritto proprio dal malcapitato prigioniero, a cui promette salvezza. Con la
scusa di aver saputo dagli astri che nel castello si
custodisce un tesoro, Argilla si fa condurre da
Papaccione al cospetto del prigioniero e scopre così
che si tratta di Don Sebastiano Alvarez, zio di
Antonio. Nel frattempo giunge al castello anche
Fernando, con il suo servo Sguiglio. Argilla, che ha
sentito Ines sospirare per lui, decide di aiutare il giovane ad incontrare l’amata.
Don Ranuccio, intanto, rivela ad Antonio le sue trame:
ha imprigionato suo zio Sebastiano e si è impossessato dei suoi beni perché il giovane possa, sposando
Ines, entrarne a sua volta in possesso; in cambio
però lui dovrà uccidere il Duca d’Alziras, del quale
Don Ranuccio vuole vendicarsi per essergli stato pre-
ATTO SECONDO
E’ quasi notte e Fernando cerca Argilla perché lo aiuti
ad introdursi nuovamente nel castello; in quel mentre
arriva Ines e i due giovani possono nuovamente riabbracciarsi. Ines è convinta che Fernando nasconda
un segreto poiché non le rivela la sua identità, ma il
giovane la rassicura che a tempo debito le svelerà
ogni cosa. I due si lasciano ed Argilla racconta a
Fernando il piano malvagio di Don Ranuccio:
Fernando dovrà fermare Antonio e sventare l’assassinio del Duca. Poi la scaltra zingara si appresta a liberare Don Sebastiano: racconta a Papaccione che gli
astri le hanno rivelato dove si trova il tesoro e che
Plutone lo ha prescelto per impossessarsene. Si fa
consegnare le chiavi della prigione (perché Plutone
non vuole altri metalli nella cava del tesoro) e lo fa
scendere in una cisterna, dove Sguiglio e altri zingari
sono pronti ad accoglierlo a legnate. Mentre tutto
questo avviene, indisturbata, libera Don Sebastiano.
Don Ranuccio ed Antonio si accingono a dare inizio
al loro losco progetto: Antonio penetra nelle stanze
del Duca ma trova Fernando che lo ferma; allora
scappa, inseguito da Fernando e dal Duca stesso.
Don Ranuccio si mostra attonito alla notizia di un traditore nel suo castello, ma ecco comparire il liberato
Don Sebastiano, che si fa riconoscere dal Duca di
Alziras. Quest’ultimo gli rivela che una sola persona
potrebbe volergli tanto male da tentare di ucciderlo:
suo fratello, che tanti anni addietro egli ha scacciato
credendolo ingiustamente un traditore e verso il
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quale ora prova rimorso. Don Sebastiano, sentendo
ciò, gli presenta il suo salvatore, Fernando, che è proprio suo fratello! Ecco svelato perché Fernando manteneva segreta la sua identità. I due fratelli si riappacificano e la verità viene a galla: Argilla racconta che
Don Ranuccio voleva assassinare il Duca per mano
di Antonio; questi viene riconosciuto da Don
Sebastiano come suo nipote. Il Duca e Don
Sebastiano vorrebbero condannare Don Ranuccio,
ma dato che è il padre di Ines, la giovane amata da
Fernando, gli concedono di vivere segregato nel suo
castello. Tutto sembra ormai felicemente concluso,
quando Argilla rivela agli astanti di essere di nobile
nascita: rapita da bambina ella è alla ricerca della sua
famiglia, di cui conserva solo un ciondolo che aveva
al collo al momento del rapimento. Attonito, Don
Sebastiano riconosce quell’oggetto: Argilla è sua
figlia ed ora finalmente i due si possono riabbracciare.
SYNOPSIS
ACT ONE
The action takes pace in Spain, in the castle of Don
Ranuccio Zappador. While everybody is busy
preparing for the visit of the Viceroy, the Duke of
Alziras, the castle’s master informs his daughter Ines
that he has chosen a husband for her in the person of
Antonio Alvarez. Ines, however, confides to her nurse
Amelia that she is in love with Fernando, a young
man met during her stay in the mountains. Amelia
warns her: he does not suit a girl of her status and
she will provoke her father’s wrath.
The gypsy girl Argilla, in the meanwhile, has arrived
at the castle with her retinue of friends. With cunning
arts she seduces the gullible Papaccione, Don
Ranuccio’s servant, and discovers that he is the
warder of the castle’s dungeons, where a mysterious
prisoner is kept. When Papaccione is summoned by
his master, Argilla is left alone and tries to find out
more about it: she wanders to the prison’s wall and,
having found a message dropped by the wretched
captive, in which he pleads for help, she promises to
come to his rescue. Pretending the stars have
revealed to her that a treasure is hidden in the castle,
Argilla beguiles Papaccione into taking her to the
prisoner and learns that he is Don Sebastiano
Alvarez, Antonio’s uncle.
In the meantime also Fernando and his servant
Sguiglio have arrived in sight of the castle. Argilla,
who has overheard Ines’s sighs of love, decides to
help them steal inside so that the couple can meet.
Don Ranuccio, meanwhile, informs Antonio of his
wicked plan: he has imprisoned his uncle Sebastiano
and taken hold of his fortune so that, marrying Ines,
Antonio may in turn come into its possession; in
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exchange, however, the young man must kill the
Duke of Alziras and thus avenge Don Ranuccio, for
for the Duke was elected by the king to the position of
Viceroy in his place. Argilla, undetected, overhears
him and decides to foil the plot.
Fernando and Ines, with the gypsy’s help, can finally
see each other again; but Amelia catches them and
drags Ines away. The act ends with the arrival of the
Duke of Alziras.
fronted by the freed Don Sebastiano, who makes
himself known and is recognised by the Duke of
Alziras. This reveals that only one person would have
reason to kill him: his brother, whom he unjustly
drove away many years before believing him a traitor,
for which he now feels remorseful. Hearing this Don
Sebastiano introduces the Duke’s saviour: it is his
brother Fernando! This explains why Fernando kept
his identity secret. The two brothers make peace and
the truth begins to emerge: Argilla reveals Don
Ranuccio’s assassination plot and Antonio is recognised as Don Sebastiano’s nephew. The Duke and
Don Sebastiano would want Don Ranuccio convicted,
but since he is the father of Ines, Fernando’s beloved,
they accept that he may spend the rest of his life segregated inside his castle. All seems to have come to
a happy conclusion, but a last surprise is in store:
Argilla reveals that she is of noble birth. Kidnapped
as a child, she is looking for her family; she has a
pendant, which she was wearing at the moment of
her abduction. Astonished, Don Sebastiano recognises it: the gypsy is her lost daughter and the two
are finally reunited.
ACT TWO
Night is falling and Fernando is looking for Argilla
because he wants her help again to get inside the
castle; unexpectedly, Ines shows up and the two
lovers can spend some more time together. Ines
doubts Fernando’s sincerity because he does not
want to reveal his identity, but the young man reassures her that at the right time he will tell her everything. The lovers part and Argilla informs Fernando
about Don Ranuccio’s evil plot: the youth must stop
Antonio and thwart the Duke’s assassination. Then
the clever gypsy prepares to carry out her own plan
to free Don Sebastiano: she tells Papaccione that the
stars have revealed where the treasure is hidden and
that Pluto has indicated him as the chosen one who
is to retrieve it. She tricks him into giving her the dungeons’ key (because Pluto wants no other metal into
the treasure’s chamber) and makes him lower himself
into a cistern, where Sguiglio and other gypsies lie in
waiting armed with sticks. Then, undisturbed, she
frees Don Sebastiano.
While this is going on Don Ranuccio and Antonio set
out on their sinister project: Antonio introduces himself into the Duke’s apartments but finds Fernando,
who stops him; he flees, pursued by Fernando and
the Duke himself. At the news that there is a traitor in
his castle Don Ranuccio fakes surprise, but is con22
Antonios Onkel Sebastiano eingekerkert und sich
dessen Güter bemächtigt, damit der junge Mann
durch die Heirat mit Ines seinerseits in deren Besitz
gelange. Im Gegenzug muß dieser aber den Herzog
von Alziras töten, an dem sich Don Ranuccio rächen
will, weil er ihm vom König vorgezogen wurde. Argilla
hört im Verborgenen alles und beschließt, den Plan
zu vereiteln. Fernando und Ines können einander mit
ihrer Hilfe endlich wieder in die Arme sinken, doch
werden sie von Amelia überrascht, die die arme Ines
wegzerrt.
Der erste Akt endet mit dem Eintreffen des Herzogs
von Alziras.
DIE HANDLUNG
ERSTER AKT
Die Handlung spielt in Spanien im Schloß von Don
Ranuccio Zappador, wo wegen des kommenden
Besuchs des Herzogs von Alziras, einem Minister des
Königs, ein großes Durcheinander herrscht. Don
Ranuccio teilt seiner Tochter Ines mit, daß er für sie
Antonio Alvarez als Gemahl ausgesucht hat. Ines vertraut ihrer Amme Amelia aber an, daß sie einen
Jüngling namens Fernando liebt, den sie bei einem
Aufenthalt in den Bergen kennengelernt hat. Amelia
warnt sie vor einer solchen Leidenschaft, die sich für
ein Mädchen ihres Ranges nicht ziemt und den Zorn
ihres Vaters hervorrufen wird.
Die Zigeunerin Argilla kommt, mit weiteren
Zigeunerinnen im Gefolge, ins Schloß. Sie lockt auf
schlaue Weise den komischen Papaccione, Diener
von Don Ranuccio, an und entdeckt, daß er der
Aufseher des Kerkers ist, in dem ein geheimnisvoller
Gefangener verwahrt wird. Papaccione wird von seinem Herrn gerufen, was Argilla nutzt, um mehr herauszubekommen. Nachdem sie sich dem Kerker
genähert hat, findet sie eine von dem unglückseligen
Gefangenen geschriebene Botschaft mit der Bitte um
Hilfe und verspricht, ihn zu retten. Unter dem
Vorwand, sie habe in den Sternen gelesen, daß sich
im Schloß ein Schatz befindet, läßt sich Argilla von
Papaccione zu dem Gefangenen bringen und entdeckt auf diese Weise, daß e s sich um Don
Sebastiano Alvarez, den Onkel Antonios, handelt.
Inzwischen kommt auch Fernando mit seinem Diener
Sguiglio zum Schloß. Argilla, die hörte, wie Ines nach
ihm schmachtete, beschließt, dem Jüngling zu helfen, damit er die Geliebte sehen kann. Inzwischen
entdeckt Don Ranuccio Antonio seine Intrigen: Er hat
ZWEITER AKT
Es ist fast Nacht. Fernando sucht nach Argilla, damit
sie ihm hilft, neuerlich in das Schloß hineinzukommen. Da kommt Ines, und die jungen Leute können
einander wieder in die Arme fallen. Ines ist davon
überzeugt, daß ihr Fernando etwas verbirgt, weil er
ihr seine Identität verheimlicht, aber der Jüngling
beruhigt sie, daß er ihr zur richtigen Zeit alles entdecken wird. Als Ines geht, erzählt Argilla Fernando
den bösen Plan von Don Ranuccio; Fernando soll
Antonio zurückhalten und die Ermordung des
Herzogs vereiteln. Dann macht sich die schlaue
Zigeunerin zur Befreiung Don Sebastianos bereit. Sie
erzählt Papaccione, daß ihr die Sterne gezeigt hätten,
wo sich der Schatz befindet und er von Pluto dazu
auserwählt wurde, in seinen Besitz zu gelangen. Sie
läßt sich die Schlüssel zum Kerker aushändigen (weil
Pluto in der Schatzhöhle kein anderes Metall
wünscht) und läßt ihn in eine Zisterne hinabsteigen,
in der sich Sguiglio und andere Zigeuner befinden,
die darauf warten, ihn mit Hieben zu empfangen.
Während dieser Ereignisse befreit sie ungestört Don
Sebastiano.
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Don Ranuccio und Antonio schicken sich an, ihren
finsteren Plan auszuführen. Antonio dringt in die
Gemächer des Herzogs ein, stößt aber auf Fernando,
der ihm in den Arm fällt. Er flüchtet, von Fernando
und dem Herzog selbst verfolgt. Don Ranuccio zeigt
sich auf die Nachricht von einem in seinem Schloß
befindlichen Verräter hin entsetzt, doch nun erscheint
der befreite Don Sebastiano, der sich dem Herzog
von Alziras zu erkennen gibt. Dieser entdeckt ihm,
daß ihn nur ein Mensch so hassen kann, um ihn
ermorden zu wollen, nämlich sein Bruder, den er vor
vielen Jahren fortgejagt hat, weil er ihn ungerechterweise für einen Verräter hielt, weshalb er jetzt unter
Gewissensbissen leidet. Als Don Sebastiano dies
hört, stellt er ihm Fernando, seinen Retter, vor - und
der ist sein Bruder! Nun wird klar, warum Fernando
seine Identität geheimhielt. Die Brüder schließen
Frieden, und die Wahrheit kommt ans Licht, denn
Argilla erzählt, daß Don Ranuccio den Herzog von
Antonio, in welchem Don Sebastiano seinen Neffen
erkennt, töten lassen wollte. Der Herzog und Don
Sebastiano würden Don Rannucio gerne verurteilen,
aber weil er der Vater der von Fernando geliebten
Ines ist, wird ihm zugestanden, abgeschieden in seinem Schloß zu leben.
Alles scheint bereits ein glückliches Ende gefunden
zu haben; da entdeckt Argilla den Anwesenden, daß
sie von adeliger Geburt ist. Als Kind geraubt, ist sie
auf der Suche nach ihrer Familie, von der sie nur ein
Kettchen bewahrt, das sie um den Hals trug, als sie
geraubt wurde. Don Sebastiano erkennt dieses fassungslos: Argilla ist seine Tochter, und die beiden
sehen einander endlich wieder.
TRAME
ACTE I
La scène se déroule en Espagne, dans le palais de
Don Ranuccio Zappador, où règne une grande animation en raison de la prochaine visite du Duc
d’Alziras, ministre du roi. Don Ranuccio informe sa
fille Ines qu’il lui a choisi comme époux Antonio
Alvarez, mais elle confie à sa nourrice Amelia qu’elle
est éprise du jeune Fernando, qu’elle a connu lors
d’un séjour à la montagne. Amelia la met en garde
contre une telle passion, qui ne sied pas à une jeune
fille de son rang et qui suscitera la colère de son
père. Surviennent au château Argilla et d’autres
jeunes filles, toutes Bohémiennes. Avec adresse, elle
séduit le bouffe Papaccione, serviteur de Don
Ranuccio, et découvre qu’il est le geôlier de la prison
dans laquelle est enfermé un mystérieux prisonnier.
Papaccione est appelé par son maître et Argilla en
profite pour tenter de percer le mystère : s’étant
approchée de la geôle, elle ramasse un billet dans
lequel le prisonnier demande de l’aide ; elle lui promet alors de le délivrer. Ayant fait croire à Papaccione
qu’elle a appris par les astres l’existence d’un trésor
au château, Argilla se fait conduire auprès du prisonnier et découvre qu’il s’agit de Don Sebastiano
Alvarez, oncle d’Antonio. Pendant ce temps, Fernand
arrive lui aussi au château avec son serviteur
Sguiglio. Argilla, qui a entendu Inès soupirer après
lui, décide d’aider le jeune homme à rencontrer sa
bien-aimée.
Don Ranuccio révèle son plan à Antonio : il a emprisonné son oncle Sebastiano et confisqué ses biens
pour que le jeune homme puisse, en épousant Ines,
s’en emparer à son tour ; en échange, il devra tuer le
Duc d’Alziras duquel Don Ranuccio veut se venger
24
pour avoir été préféré par le roi. Dans sa cachette,
Argilla entend tout et décide d’éventer le complot.
Fernando et Ines, aidé de la Bohémienne, peuvent
enfin se retrouver mais Amelia les surprend et entraîne la pauvre Ines. Le premier acte se termine par l’arrivée du Duc d’Alziras.
mais du remords. En entendant ces mots, Don
Sebastiano lui présente son sauveur, en qui le Duc
reconnaît son frère ! voilà la raison pour laquelle
Fernando cachait sa véritable identité. Les deux
frères s’embrassent et la vérité se fait jour : Argilla
raconte que Don Ranuccio voulait faire assassiner le
Duc par Antonio, mais Don Sebastiano reconnaît en
lui son neveu. Le Duc et Don Sebastiano voudraient
condamner Don Ranuccio, mais s’agissant du père
d’Ines, la bien-aimée de Fernando, ils lui accordent
de vivre reclus dans son château. C’est alors
qu’Argilla révèle à l’assemblée qu’elle est de haute
naissance : ayant été enlevée quand elle était enfant,
elle est à la recherche de sa famille, dont elle conserve seulement un bijou qu’elle portait au cou lors de
son enlèvement. Don Sebastiano reconnaît l’objet
avec stupeur et déclare qu’Argilla est sa propre fille.
Tous deux tombent dans les bras l’un de l’autre.
ACTE II
Il fait presque nuit et Fernando cherche Argilla pour
qu’elle l’aide à s’introduire de nouveau dans le château ; survient Ines et les deux jeunes gens s’embrassent. Ines est convaincue que Fernando cache un
secret parce qu’il ne lui révèle pas son identité, mais
le jeune homme la rassure et lui affirme qu’elle saura
tout en temps voulu. Tous deux se quittent et Argilla
révèle à Fernando le complot de Don Ranuccio :
Fernando doit retenir Antonio et empêcher l’assassinat du Duc. Puis l’habile Bohémienne s’apprête à
libérer Don Sebastiano : elle raconte à Papaccione
que les astres lui ont révélé la cachette du trésor et
que Pluton l’a choisi pour s’en emparer. Le serviteur
lui confie les clés de la prison (car Pluton ne veut pas
d’autres métaux dans la pièce du trésor) et elle le fait
descendre dans une citerne où Sguiglio et d’autres
Bohémiens l’accueillent à coups de bâton. Pendant
ce temps, Argilla libère Don Sebastiano.
Don Ranuccio et Antonio s’apprêtent à exécuter leur
plan : Antonio pénètre dans les appartements du
Duc, mais y ayant trouvé Fernando qui l’attend, s’enfuit tandis que Fernando et le Duc tentent de le rattraper. Don Ranuccio se montre stupéfait à l’annonce
qu’un traître se trouve dans son château, mais c’est
alors que survient Don Sebastiano, que le Duc reconnaît. Celui-ci lui apprend qu’une seule personne
pourrait lui en vouloir assez pour tenter de le tuer :
son frère, qu’il avait chassé autrefois, le prenant injustement pour un traître et envers qui il éprouve désor25
Gaetano Donizetti
LA ZINGARA
Libretto by Andrea Leone Tottola
Translated by Daniela Pilarz (©2002)
Gaetano Donizetti
LIBRETTO
1
- Preludio
1
- Prelude
ATTO PRIMO
ACT ONE
Scena Prima
Interno di antico castello. La sua gran porta è in
mezzo. Da un lato magnifica scala, che conduce
ad appartamenti superiori, e dall’altro avanzi di una
Gotica architettura, nella base della quale è una
bassa porta di ferro, che dà ingressoad un sotterraneo. I domestici di Ranuccio si affrettano ad ornare
le mura del castello di fiori e di altri oggetti di festa;
indi Ranuccio, ed Ines, infine Amelia, ed Antonio.
Scene I
The interior of an old castle. In the middle is the
main entrance; on one side, a magnificent stairway
leading to the upper apartments; on the other the
remains of some Gothic structure, at the bottom of
which a low iron gate gives admission to a dungeon. Ranuccio’s servants, busy decorating the
castle’s walls with flowers and other ornaments;
then Ranuccio, and Ines; finally Amelia, and
Antonio.
2 Coro - Dell’ospite illustre
L’arrivo si onori.
Più in là quei festoni…
Più in ordine quei fiori…
(Dirigendo il lavoro e sollecitando gli altri domestici
alla esecuzione)
Trionfi fastosa
Nel centro la rosa;
Le cifre a due lati…
Che flemma! Oh scempiati!
Ben presto il lavoro
Si dè terminar.
In giorno sì lieto
Ogni alma giuliva
Far deve gli evviva
All’etra echeggiar!
3 Ranuccio - (Ad Ines) Al piacer, che spira intorno,
Deh risponda il tuo contento:
Ah! per te più bel momento
Forse appresta il dio d’amor.
Ines - Sarò lieta, se a te piace,
2 Chorus - We must honour the arrival
of our illustrious guest.
Move those festoons further over…
Arrange those flowers in a better way…
(Directing the work and urging the other servants to
execute his orders)
Place that splendid rose
in the middle;
the monograms on both sides…
What sluggishness! Oh, what fools!
The preparations
must soon be finished.
And on such a joyful day
every merry soul
must make their cheers
resound!
3 Ranuccio - (To Ines) Let your happiness
add to the merry-making that is in the air:
ah! Love may be preparing for you
the sweetest of moments.
Ines - I’ll be happy, if this pleases you,
27
Ma di amor non favellarmi:
Io serbar vo’ quella pace,
Che gustai tranquilla ognor.
Ranuccio - Paga appien ti bramo, o figlia.
Ines - (Ma non già col mio tesoro!)
Ranuccio - Il tuo ben se ti consiglia,
Non opporti al genitor.
Ines - Ad amar chi mi consiglia
Guerra impone a questo cor.
Ranuccio - Ad ubbidirmi
La figlia apprenda;
A miei voleri
Pronta si arrenda,
O attenda il fulmine
Del mio furor.
Ines - Come all’istante
Ti sei cangiato!
Deh calma l’ira
O padre amato,
Ines non merita
Tanto rigor.
4 Antonio/ Amelia (Dalla porta di prospetto con Amelia)
Il Duca di Alziras
spedito ha un espresso.
E come ha promesso,
con nobil corteggio
quest’oggi egli stesso
il nostro castello
verrà ad onorar.
Ranuccio - Che venga, l’attendo
con sommo piacere.
(Mie furie! V’intendo,
nel sen voi fremete?
Sì, paghe sarete,
quell’empio cadrà).
Ines - (Quest’alma dolente,
but do not speak to me of love:
I want to retain the peace
that I have enjoyed so far.
Ranuccio - I desire your happiness, my daughter.
Ines - (But not with the man I love!)
Ranuccio - Your father advises you for own good,
you should not go against him.
Ines - He that advises me to love
declares war to my heart.
Ranuccio - My daughter
must learn to obey me;
she must surrender promptly
to my will,
or else be ready
for my wrath.
Ines - How, in an instant,
you have changed!
Ah, calm your anger,
beloved father,
Ines does not deserve
such rigour.
4 Antonio/ Amelia (From the front door with Amelia)
The Duke of Alziras
has sent a message.
And as he promised,
today he will arrive
with his noble retinue
and honour us
with a visit to our castle.
Ranuccio - Let him come, I await him
with great pleasure.
(Fury, I can feel you
quiver in my breast!
Yes you shall be appeased,
that evil man shall fall).
Ines - (This sorrowful soul,
28
confused, bewildered,
feels no more joy,
knows no more peace).
Amelia/ Antonio/ Chorus - What a feast! What fun!
What fine merry-making!
Amid toasts and laughter
we’ll have a sparkling time.
5 Ranuccio - Finally I shall meet again the Duke
of Alziras. Let us then give him a grand welcome,
such as is proper for a man of his renown.
Antonio - All will meet your rightful expectations.
Amelia - Ines, what is troubling you?
Ines - Oh, Amelia, my father wants my unhappiness…
Amelia - Come, my child, is it because of Antonio?
Ines - What do you know about this?
Amelia - He urged me to dispose you in favour of
that young man.
Ines - You’re wasting your time. Don’t you know
that my heart is already bestowed?
Amelia - Ah, stop thinking of that stranger! Woe
would betide you and me if your father came to
know about him!
Ines - First of all he’s no stranger, he is Fernando.
Amelia - Fernando!
Ines - Yes. Why, isn’t that enough?
Amelia - No, it isn’t: we need to examine his status,
his birth, his social condition… and above all his
virutes.
Ines - These things are not written in the code of
Love.
Amelia - Oh dear!
What an expert my young lady has become!
Ines - Amelia!
(She leaves).
confusa, smarrita,
più gioia non sente,
più pace non ha).
Amelia/ Antonio/ Coro - Che feste! Che spasso!
Che bell’allegria!
Fra i brindisi, e ’l chiasso
brillar si dovrà.
5 Ranuccio - Mi è dato alfine riabbracciare
il Duca di Alziras. Sia dunque accolto con tutti gli
onori del caso.
Antonio - Tutto risponderà alle vostre premure.
Amelia - Ines? Che avete?
Ines - Oh Amelia, il padre vuol rendermi infelice…
Amelia - Oh su bambina, sarà forse... Antonio?
Ines - Ma che sai tu di ciò?
Amelia - Mi ha egli premurato a disporvi a
vantaggio di quel giovane.
Ines - Vi perdi il tempo. Ignori tu, che il mio cuore
sia di già prevenuto?
Amelia - Ah, non penserete forse a quello sconosciuto! guai a voi, ed a me, se vostro padre lo
venisse a sapere!
Ines - Prima cosa non è uno sconosciuto,è Fernando.
Amelia - Fernando!
Ines - Sì, perchè, non basta?
Amelia - No non basta: conviene conoscere il suo
stato, i suoi natali, la sua condizione… e soprattutto
le sue virtù.
Ines - Queste cose non appartengono al codice
dell’ Amore.
Amelia - Oh! oh!
Come si è fatta esperta la mia bella signorina!
Ines - Oh, Amelia!
(Via).
29
Scena II
Dalla porta in fondo Argilla, indi Ghita, Manuelitta, ed
altri Zingari.
Scene II
Argilla, then Ghita, Manuelitta and other gypsies,
from the door in the back .
6 Argilla - Donzelle! A penetrar
l’arcan del vostro cor;
zerbini! A disvelar
se fido è il vostro amor;
quel fervido desir,
che sospirar vi fa,
oh vedove! A scovrir
con tutta libertà;
la zingara famosa,
Argilla l’indovina:
la donna portentosa
per voi venuta è qua.
Discende in ogni cor
lo sguardo mio sicuro;
e il velo del futuro,
ombre per me non ha.
Mariti!… Avvicinatevi,
è il labbro mio discreto;
sol vi dirò in segreto
la vostra infedeltà.
Mogli! Non dubitate,
son femina di mondo;
saprò d’oblio profondo
coprir la verità.
Su presto miei signori,
se il ver saper volete,
che piovano monete,
ma d’oro, e in quantità.
7 Orsù Argilla, via per il palazzo, dove sono tutti
in moto per l’arrivo del Duca di Alziras.
Ecco Papaccione. La sua amicizia potrebbe giovarmi non poco. Sia sorpresa la sua credulità col brillante spaccio de’ miei già meditati indovini.
6 Argilla - Maidens! I’ll unravel
the secrets of your hearts;
young men! I’ll tell you
whether your love is faithful;
widows! I offer you
the freedom to discover
that ardent desire
that makes you sigh;
here is the famous gypsy,
Argilla, the fortune teller:
this prodigious woman
is here for you.
My searching eye
looks deep in every heart;
and the future
holds no mysteries for me.
Husbands!… Approach,
my lips are discreet;
your betrayals will be a secret
between you and me.
Wives! Have no doubts,
I know the ways of the world;
I will cover up the truth
and let it fall into oblivion.
Come, quick, ladies and gentlemen,
if you want to know the truth,
shower me with coins,
but gold ones, and lots of them.
7 Come on, Argilla, into the palace, where everyone busy preparing for the arrival of the Duke. Here
comes Papaccione. His friendship could be of great
use to me. Let’s surprise his credulity with the brilliant pretence of my already-planned divining.
30
Scena III
Papaccione dagli appartamenti, ed Argilla in
ascolto.
Scene III
Papaccione, from the apartments, and Argilla,
eavesdropping.
8 Papaccione - “Quid est homo sine femina?”
No scolaro maliziuso
a lo masto addimmaunò.
E raspannose il caruso
così il masto se spiegò.
“Est carofanum sfronnato,
Maccabeum sine connimmo,
vuzzariellum senza rimmo,
quod non sapit cammenà.”
Lo sacc’io, che da qualch’anno
faccio passo a la donnetta,
non c’è cosa, che m’alletta,
sempre friddo pe me fa.
Argilla - (Oh briccone! Un poco aspetta,
che a scaldarti io sono qua).
(Presentandosi) Mio grazioso grassottello!
Porgi un poco a me la mano,
volgi l’occhio ladroncello,
ch’io ti voglio indovinar.
Papaccione (Oh che carne for’assisa!
Che boccon del sommo Giove!
Nuce vecchie, e nuce nove
me potria mo affè scontà).
Argilla - E così del tuo pianeta
il destin saper non vuoi?
Papaccione - Sto bedenno sta cometa,
che m’ha fatto sorzetà.
Argilla - Tu dei stato da ragazzo
sempre intento al ceto basso:
di cervel leggiero, e pazzo,
niente studio, sempre spasso:
e una certa Tommasina
ti fe’ un giorno sospirar.
8 Papaccione - “What’s a man without a woman?
Was the malicious question
of a pupil to his teacher.
And, scratching his bald head,
the teacher answered:
“He is an overblown flower,
macaroni without sauce,
a boat without oars,
he cannot stand on his own legs.
I, for one, know it well, because for years
I’ve run after women,
nothing attracts me more,
yet I’m always given the cold shoulder.
Argilla - (Ah, rascal! Wait a minute
and I’ll warm you up).
(Coming forth) My charming dumpling!
Show me your hand,
let me look into your mischievous eyes,
I wish to predict your future.
Papaccione - (Ah, what a succulent piece of meat!
A morsel fit for the great Jove!
She may indeed tell me something
about my past and future).
Argilla - So, don’t you want to know
the horoscope of your planet?
Papaccione - This comet I’m looking at
has revived me.
Argilla - When you were a lad
you hanged around with low-class people;
a jester and a madcap,
you never studied, always loafed around:
and a certain Tommasina
once made you sigh.
31
Papaccione - (Chesta affé ca nce annevina!
Col tentillo stà a parlà).
Argilla - Quella tua cambiamonete
ti fe’ un giorno un brutto trucco,
e tu gonzo, e mammalucco
ti facesti corbellar.
Papaccione - Lassa stà le cose antiche,
si se Zingara addavero,
quel ch’io tengo nel penziero,
tu m’aje indovinà.
Argilla - Io l’ho bello e indovinato:
sei di me già innamorato,
e vorresti sul momento
la mia mano palpizzar.
Papaccione - Figlia mia, sì no portento!
Viene a tata, fatte ccà.
Argilla - (Nella rete è già il merlotto,
tutto arride al mio disegno,
superar saprò l’impegno
son gran donna in verità!)
Papaccione - (No sta Zingara, pé bacco,
non bà appriesso alle galline,
ma dell’uomene a dozzine
esterminio sape fa).
9 Argilla - Dico, hai finito o no di stringermi la
mano?
Papaccione - E che pressa che tiene? Nuje stammo ancora a l’introduzione, e tu già vuò arrivà a lo
finale?
Argilla - Vogliamo fare all’amore?
Papaccione - Volimmo fa l’ammore? Io già sto penzanno a la notriccia del primo, seconno, terzo,
quarto, e quinto rapollo!
Argilla - Piano, le zingare sono difficili ad innamorarsi, siamo esseri erranti: eppure io sento per te una
vera inclinazione amorosa. Splende un astro sulla
tua fronte, che fa impazzire tutte le donne!
Papaccione - (Has she ever hit the nail on the head!
She must be in contact with the devil).
Argilla - That lady swindler of yours
once set up a nasty trap for you,
and you, simpleton,
fell right into it.
Papaccione - Leave the past alone,
if you’re really a gypsy
you must tell me
what’s in my mind right now.
Argilla - That’s easily said:
you’ve fallen in love with me
and would like here and now
to hold my hand.
Papaccione - My girl, you’re a wonder!
Come to your daddy, come close.
Argilla - (This fool is already in the net,
everything is going in the right direction,
I’ll be up to my task,
I’m such a great woman!)
Papaccione - (This gypsy, by Jove,
doesn’t play around with jackasses
but knows how to play havoc
with men’s hearts).
9 Argilla - Say, haven’t you held my hand long
enough?
Papaccione - What’s your hurry? We are just at the
introduction and you already want to get to the
finale!
Argilla - Shall we flirt?
Papaccione - Flirt? I’m already thinking of the wet
nurse for our first, second, third, fourth and fifth
baby!
Argilla - Easy! Gypsies rarely fall in love, we are
wandering beings: yet I feel for you a real attraction.
A star shines on your brow, which makes women
go head over heels in love with you!
32
Papaccione - Ma quale astro e astro! L’ast’astro
mio, sta ecclissato. Quanno correvano chelle cose
rosse, e tonne, che se chiammano doppie, l’astro
mio veramente luceva, comm’a no sole, e sa
comme correvano le femmene a ricerverne i benigni influssi? E a forza d’influssi, e di continui flussi,
e riflussi, so restato senza lustro, e senza felusse.
Argilla - Ma qui sei ora bene impiegato?
Papaccione - Vuò pazzià! Poco ce vò, e metto carrozza: io ccà aggio fatto ascenzi rapidissimi. Da mercante dè baccalà, ch’era a Napole, per non dare molestia
ai miei puntualissimi debitori, penzaje de mutà aria. E
così m’arremediaje scorte de sto don Ciuccio.
Argilla - Don Rannuccio.
Papaccione - No, no: Don Ciuccio, anzi ciuccissimo:
ca mmece de farme suo maggiordomo, me tene ccà
alla custodia de ste fraveche vecchie, addò sta stipato
no povero viecchio, e consegnato a me vita pè bita.
Argilla - E chi è costui?
Papaccione - E chi lo po appurà? Nce sarria pena
de lo cuorio, si ce l’addimmanasse: lo poverommo
me fa tanta compassione, quanno se magna chillo
piezzo de pane niro, e pesante quanto a na savorra, e se veve chell’acqua, addò li vierme se spassano a ballà no valzon.
Argilla - (Ne devo conoscere l’intrigo) Quando è così,
ascoltami attento, io vengo a renderti doppiamente felice; sappi che le stelle mi hanno svelato che in questo
castello si nasconde un immenso tesoro, del quale è a
te destinato l’acquisto.
Papaccione - No tesoro! O grande eroina di tutto il
ceto zingaresco! No tesoro! Tu dice addavero?
E addò stà?
Argilla - Questo mi resta ancora a scovrire.
Lascia che consulti nuovamente le stelle.
Papaccione - Oh mmalora! Me faje venì a mente
no suonno, che aggio fatto stanotte!
Papaccione - What star! My star is eclipsed. When
those shiny and round things that go by the name
of doubloons filled my pockets, my star shone like
a sun and plenty of women ran to get its benign
influence! But by dispensing influence left and right
my sun was left without its shine, and I without my
money.
Argilla - And now, have you got a good job here?
Papaccione - You bet! I am nearly a big shot: I’ve
gone ahead by leaps and bounds. In Naples I used
to sell dried cod, but then, not wanting to bother my
very punctual debtors, I decided to clear out. And so
I landed a job in the guard of this Master Jackass.
Argilla - Don Ranuccio.
Papaccione - I mean Jackass, that dimwit: instead
of making me his valet, he’s posted me to this
decrepit clink in which he keeps an old wretch, and
I am to be his warder for life.
Argilla - And who is he?
Papaccione - Who knows? I’d be skinned alive if I
tried to find out: the poor fellow arouses my pity
when he bites into his piece of black bread, as stale
and hard as a piece of wood, and drinks his water,
in which worms are having a great time dancing a
waltz.
Argilla - (I must find out about this mystery) Now listen
to me carefully, I will make you doubly happy;
I must tell you that the stars have revealed to me
that a huge treasure is hidden in this castle, to
which you alone are entitled.
Papaccione - A treasure! O greatest heroine of all
the gypsy ranks! A treasure! Are you sure?
And where is it?
Argilla - This is something I must still find out.
Let me consult the stars once more.
Papaccione - Goodness gracious! You have
reminded me of a dream I had last night!
33
Argilla - Raccontalo pure: gli alti destini si palesano
talvolta ne’ sogni.
Papaccione - Siente, m’aggio sonnato, ca io teneva n’appuntamento, pè ghì a parlà a lo patre de na
certa commara mia, che a Napole me stira la biancaria. So ghiuto, e aggio trovata la porta de lo
vascio spaparanzata.
Argilla - Di un basso?
Papaccione - Sì… pecchè io so curto de gamme, e
me pesa de saglì gradiate. Ma comme io aveva da
farle no discurzo a luongo, me so nfeccato… e che
metamorforsion! Che aggio visto! Lo vascio se
n’era fojuto, e mmece c’era no cammarone, che
non feneva maje; e llà dinto chello, che non bolive
non ce trovave… frutte de dispenza, bottigliaria,
robbe de zuccaro jettate pe terra… nzomma pareva
la casa de la grassa, e de l’abbonnanza.
Argilla - Vedi? E’ il deposito del tesoro!
Papaccione - Me so botato attuorno, e n’aggio visto
nisciuno, eh! La vista de tanta belle cose cellecava il
mio desiderio… aggio pensato de farme na provistella
pè na quarantina d’anne. Ah! no l’avesse maje fatto!
Da do mmalora so asciute tanta voce annascoste!…
lassa! mariuolo! ferma! assassino! non te movere!
Mazzate, chianette, cauce, schiaffone… Pim! Pum!
Pam! E m’hanno fatto comme Santo Lazzaro primma
e San Sebastiano co’ frecce dopo.
Argilla - Lo sapevo: gli invisibili custodi!
Papaccione - Tutto nziemo è comparsa na bella
Foretana tutta chiena d’oro, e lazzette, e m’ha ditto
“Papaccione prendi tutto chello che vuoi”. E così io
aggio fatto na provvistella de cose belle, e me na so
tornato a la casa carreco, e co na sporta chiena de
robba la chiù squisita.
Argilla - Quella donna... sono io!
Papaccione - Sei tu la bella Foretana!
Viene ‘cca allora!
Argilla - Tell me about it: dreams sometimes reveal
a person’s destiny.
Papaccione - Listen, I dreamed that I had an
appointment, I was to go and speak to the father of
a certain lady who pressed my laundry in Naples.
I went then, and found the door to the basement
wide open.
Argilla - A basement?
Papaccione - Yes… my legs are short and I have a
hard time with stairs. But since I had to give him a
long speech, I went down and … what a metamorphosis! Oh wonder! The basement was no longer a
basement, it was a huge room of which I couldn’t
see the end; and inside it was all that one could
dream of… piles of pantry goods, bottles, sugar
candies covering the whole floor… in short, it
looked like the land of plenty.
Argilla - You see? That’s the treasure’s chamber.
Papaccione - I turned around and saw nobody.
Well! The sight of so many good things made my
mouth water… I thought I’d put together a nice little
supply for some forty years. Ah! Would that I had
never done that! From heaven-knows-where came
mysterious voices! … let go! rascal! stop! murderer!
Smack! All of a sudden came blows, clouts, kicks,
slaps… and then I was like Saint Lazarus and Saint
Sebastian with all the arrows.
Argilla - Of course: the invisible guardians!
Papaccione - Suddenly a beautiful girl appeared,
all covered in gold and lace, and she told me
“Papaccione, help yourself to all that you wish”.
And so so I made myself a nice supply and went
back home loaded up like a pack-horse, with a bag
full of the most delicious things.
Argilla - That woman... is me!
Papaccione - So you are the beautiful girl!
Come here, come close!
34
Scena IV
Antonio, e detti.
Scene IV
Antonio, and the above.
Antonio - Papaccione, chiede di te Don Rannuccio.
Papaccione - (Fuss’acciso tu, e isso!)
Antonio - Ti vuole all’istante, presto!
Papaccione - Mo bengo.
Argilla - (Ti attenderò, va pure).
(Papaccione parte con Antonio)
Saprò col pretesto di rintracciare il tesoro, discendere con Papaccione in quel sotterraneo, e scovrire
chi sia quell’infelice, ch’è là sepolto…
Antonio - Papaccione, Don Ranuccio is asking of you.
Papaccione - (Curse you and him!)
Antonio - He wants you immediately, come now!
Papaccione - I’m coming.
Argilla - (I’ll wait for you, go).
(Papaccione leaves with Antonio)
With the excuse of looking for the treasure I will
introduce myself in that dungeon with Papaccione
and find out who is the wretch that is buried there...
Scena V
Luogo sotterraneo, ove è in prigione Sebastiano
Alvarez. Sebastiano, animato dalle parole di Argilla,
che poc’anzi ha sentito, vien fuori piuttosto lieto e
dice
Scene V
Underground dungeon, where Sebastiano Alvarez is
kept prisoner. Sebastiano, revived by the words that
Argilla has just spoken, appears and says
10 Sebastiano - Se il Cielo permetterà che questa
supplica sia raccolta da un amico della giustizia,
imploro costui a muoversi a compassione di un
vecchio afflitto e senza speranza!
Breve istante di pace!
A che lusinghi lo straziato mio cor?
V’ha sulla terra
chi geme ancora al pianto mio?
Chi sente ancora di me pietà? Donna celeste!
Sei tu che favellasti? Ah sì… prosiegui,
se già la pena mia rendi men grave,
a scendermi nel cor voce soave!
11 Se un lampo passegger
diè calma al mio martir,
da me più non fuggir
dolce speranza!
Ma che spero! Qual vana
10 Sebastiano - If Heaven will grant that my plea
is heard by a law-abiding person, I beseech him to
be moved to pity of this afflicted and unhappy old
wretch!
Brief moment of peace!
Why do you beguile my tortured heart?
Is there still on earth
someone who feels sorrow for my tears?
Who takes pity on me? Celestial woman!
Was it you who just spoke? Ah, yes… gentle voice,
if you can make my suffering less painful,
keep sinking into my heart!
11 Sweet hope,
which, for a fleeting moment
assuage my suffering,
leave me no more!
Alas, I hope in vain! What vain illusion
35
illusion mi alletta i sensi? È morte,
che sol mi attende… è morte,
che squallida e feroce
minaccia i giorni miei.
Figlia… nipote…
agi… grandezze… ah tutto
il destin mi rapì! Solo mi resta
di un crudele avvenir l’idea funesta!
12 Perché non basto a frangervi
o barbare catene?
Perché la mia canizie,
sa tollerarvi ancor?
Tiranno inesorabile!
Tu godi alle mie pene?
Ma trema! A prò de’ miseri
v’è un Dio vendicator.
Oimè! Già oppressa è l’anima,
già langue il mio vigor!…
Tu Cielo a queste lagrime,
figlie del mio dolore,
disarma il tuo rigore,
abbi pietà di me!
Ottenga il tuo favore
chi sol confida in te!
flatters my senses? Only death
awaits me…
dreary, merciless death,
which threatens my days.
Daughter… nephew…
comforts… rank… alas,
fate robbed me of them all! All that is left to me
is the bleak prospect of a fatal destiny!
12 Why can’t I break you,
cruel fetters?
Why, old as I am,
I still endure you?
Relentless tyrant!
You, who take pleasure in my pain,
must tremble! The wrath of God
avenges those who suffer.
Alas! My soul grows heavy,
my strength is failing!…
Heaven, before these tears,
the daughters of my sorrow,
moderate your rigour,
have mercy on me!
May he that trusts in you alone
be granted your favour!
Scena VI
Papaccione, Argilla, e detto.
Scene VI
Papaccione, Argilla, and the above.
13 Argilla - Gli astri di Venere e Mercurio mi
dicono che sotto queste volte sotterranee siano
celate le ricchezze a te destinate, ed io, premurosa
della tua sorte, ho voluto seguirti, per assicurarmene da me stessa.
Papaccione - Tu addò te mpizze? Dì la verità,
mmece de lo tesoro, avisse golio de farme passà
no guajo? Si Don Zappatore appura, ca ccà bascio
13 Argilla - The stars of Venus and Mercury have
given me certain hints pointing to the fact that the
riches destined to you are hidden in one of these
underground rooms and, having your fate at heart,
I have decided to go with you to make sure.
Papaccione - What are you up to? Tell me the
truth, could it be that there’s no treasure and you
want to get me into trouble? If Don Zappatore finds
36
out that a gypsy’s been down here, tomorrow he’ll
make mince meat of me.
Argilla - Nitwit! You have Argilla at your side! Don’t
you know that Fortune favours the brave?
Who’s that?
Papaccione - The prisoner! I told you!
Argilla - Is he asleep?
Papaccione - Either he is asleep or the poor thing
is absorbed in his troubles.
Argilla - Do you see that beam of light flashing
across his brow?
Papaccione - What beam? Those are spider’s
webs hanging from the ceiling. Argilla, for you anything is something! Be careful, for he hasn’t had a
morsel of meat in a long time...
Argilla - (She approaches Sebastiano).
(Don Sebastiano...)
Sebastiano - (Ah! Who is calling me?
How do you know my name?)
Papaccione - Damn gypsy!
Argilla - (I am the one who heard your plea … I will
free you from your prison...)
Sebastiano - (Oh unique woman! Ah! Thanks be to
God, who has sent you!)
Papaccione - Hey there! Hurry up... I’m hungry!
Argilla - (Cheer up, Don Sebastiano! Tonight I will
come down and break your fetters, trust me).
Papaccione - The gypsy must’ve come to terms
with Mercury.
Argilla - Let’s go, Papaccione.
Papaccione - Let’s go!
Have you found anything out?
Argilla - Everything… let’s go, I tell you.
Papaccione - And my treasure... where is it?
Argilla - Come with me and you’ll know everything.
Get a move on!
Papaccione - Let’s go then, my beauty, I’m sure you
can wriggle out of this muddy situation like an eel.
è trasuta na zingara, dimano sta capo mia porposa
se la cucina ammollicata a lo furno.
Argilla - Imbecille! Sei al fianco di Argilla! Non sai,
che la fortuna è amica degli audaci?
Chi è costui?
Papaccione - Lo prigioniero! Che t’aggio ditto!
Argilla - Dorme?
Papaccione - O dorme, o lo poverommo starà
penzanno a li guaje suoje.
Argilla - Vedi quella striscia di luce, che gli brilla
sulla fronte?
Papaccione - Qua striscia? Chelle so felinie, che
scenneno dalla soffitta.
Argì, tu piglie ogni zaro de no cantaro l’uno!
Vi ca chillo non magna carne da no secolo...
Argilla - (Si avvicina a Sebastiano).
(Don Sebastiano...)
Sebastiano - (Ah! Chi mi chiama?
Come sapete il mio nome?)
Papaccione - Oh! Mmalora nzordiscela!
Argilla - (Sono colei che ha raccolto la vostra supplica… basterò a trarvi da questa prigione…)
Sebastiano - (Oh donna incomparabile! Sono
grato al Cielo che vi ha mandata!)
Papaccione - E bide de te spiccià... ho fame!
Argilla - (Coraggio, Don Sebastiano! Questa notte
verrò a sciogliere le vostre catene, fidate in me).
Papaccione - La zingara s’è posta d’accordo
cò Mercurio.
Argilla - Andiamo Papaccione.
Papaccione - Andiamo!
Aje appurato niente?
Argilla - Tutto… andiamo ti dico.
Papaccione - E lo tesoro mio... addo stà?
Argilla - Vieni con me, e saprai tutto.
Muoviti!
Papaccione - E ghiammo bella mia,
tu aje da essere l’anguilla de sto pantano.
37
Scena VII
Amena campagna; veduta dell’esterno del castello
di Zappador. Dalla campagna Fernando e Sguiglio
in abiti succinti, poi Argilla.
Scene VII
Pleasant countryside; view of the outside of
Zappador’s castle. Fernando and Sguiglio, dressed
in simple clothes, from the country; then Argilla.
14 Argilla - (Presentandosi)
Coraggio Don Fernando!
Amor vi guida in porto…
vada la tema in bando,
è il Ciel per voi seren.
Fernando - Che ascolto! E voi chi siete?
Sguiglio - (Simmo scopierte a ramma!)
Fernando - Il nome mio sapete?
Sguiglio - (Auzammo mo la gamma,
si no so guai, messè!)
Argilla - Son la consolatrice
de’ cori innamorati:
son l’araba fenice
né casi disperati:
risorge a nuova vita
ogni amator per me.
Sguiglio - ‘Npara quanno è chesso
pe mme no caso brutto;
nel mio vorzillo asciutto
la mbrumma fa cadè.
Fernando - Deh taci!
Argilla - E’ un vile Sguiglio
tempo a pensar non è.
Sguiglio - Porzì sa il nome mio?
Fernando - Oh Ciel! Che mai degg’io,
donna, pensar di te?
Argilla - Un essere pietoso,
un genio in me tu miri,
che a crudi tuoi martiri
qui venne a dar mercé.
Coraggio!
15 Fernando - (Costei mi sorprende!
14 Argilla - (Coming forward)
Take heart, Don Fernando!
Love will carry you through…
do not worry,
the heavens are in your favour.
Fernando - What do I hear! Who are you?
Sguiglio - (We have already been discovered!)
Fernando - How do you know my name?
Sguiglio - (Let’s take to our heels,
or we’ll be in trouble, master!)
Argilla - I am the comforter
of hearts in love:
I am the Arabian bird
of desperate situations:
every lover through me
resurrects to new life.
Sguiglio - I tell you,
this is a nasty situation:
let a coin drop
in my empty purse.
Fernando - Be quiet!
Argilla - Sguiglio is a coward,
there is no time to waste.
Sguiglio - Does she know also my name?
Fernando - Heavens!
What shall I make of you, woman?
Argilla - You have in front of you
a merciful being, a fairy
who has come to rescue you
from your cruel suffering.
Cheer up!
15 Fernando - (She startles me!
38
Confuso mi rende!…
Fidarmi non deggio, se dubito è peggio…
Nel fiero conflitto di speme e timore
Il povero core la calma perdè!)
Sguiglio - (Ca chesta è ghianara la cosa è già chiara…
Ma tene na vocca che l’arma te ncrocca…
Chill’uocchio mmalora! Il core affattora…
Ca Sguiglio è sguigliato, cchiù dubbio non nc’è!)
Argilla - (L’amico è smarrito, Il servo è stordito.
Sta l’un sospettoso, è l’altro dubbioso.
Grazioso è l’istante - mi alletta mi piace,
il povero amante è fuori di sé!)
(Essi non sanno che ho sentito il loro discorso,
che all’alba facevano seduti nel vicin prato).
16 Fernando - Donna, dilegua i miei dubbi,
e dimmi chi sei…
Argilla - Argilla, la celebre zingara.
Sguiglio - Ah! Vuje site la siè Petronilla?
Fernando - Ed il vostro sapere è tale…
Argilla - Che niente a me resta celato. E...
Voi siete un giovane innamorato, che qui venite sotto
mentite spoglie ad avere notizie della bella Ines.
Sguiglio - Statte zitto! Non saje ca cierte berità non
sempe se ponno dicere?
Fernando - Bene, se tutto ti è noto, dimmi un po’,
cosa sta facendo la mia cara Ines?
Argilla - Non pensa che a voi;
Fernando - Oh me felice!
Sguiglio - E... chella cammarera arraggiosa sta
ancora co essa?
Fernando - Potrò dunque rivederla?
Argilla - Certo, anzi questo potrebbe essere il
momento opportuno: son tutti fuori ad accogliere il
Duca di Alziras.
Fernando - (Mio fratello in questo palazzo!)
Argilla - Entrate: vado a chiamare la vostra Ines,
così potrete parlare con lei a vostro piacere.
She muddles me!…
I should not trust her, but to doubt her is even worse…
in this fierce conflict between hope and fear
my poor heart has lost its peace!)
Sguiglio - (That she is a trickster is a sure thing…
But with her words she clutches your soul…
Her eyes, my goodness! Bewitch your heart…
Sguiglio you’ve been grazed, that’s for sure!)
Argilla - (The master is confused, the servant befuddled.
The one is suspicious, the other in doubt.
It’s such a good moment - it’s tempting, I like it,
the poor man in love is beside himself!)
(They ignore that I overheard their conversation,
at dawn in the nearby meadow).
16 Fernando - Dispel my doubts, woman,
and tell me who you are...
Argilla - I am Argilla, the famous gypsy.
Sguiglio - Ah! It is you the lady Intrigante!
Fernando - And your knowledge is such that…
Argilla - That nothing can be kept from me. And...
you are a young man in love, who has come here in
disguise to have news of the fair Ines.
Sguiglio - Hush! Don’t you know that some truths
cannot be told?
Fernando - Well, if you know everything, tell me:
what is my beloved Ines doing?
Argilla - She thinks only of you;
Fernando - Oh, happy is me!
Sguiglio - Tell me one thing…
is her rabid maidservant still with her?
Fernando - Will I then be able to see her?
Argilla - Of course; and this might actually be the
best moment: everyone is out, busy welcoming the
Duke of Alziras.
Fernando - (My brother in this place!)
Argilla - Go inside: I will fetch your Ines so you can
speak to her.
39
Sguiglio - Ebbiva la gallotta mpastata!
Fernando - Shhhh!
Argilla - Attenti: ci sono Antonio e Ranuccio!
Nascondetevi da quella parte, presto!
(Si nascondono dietro a dei cespugli e non appena
Don Ranuccio e Antonio sono usciti si introducono
nel castello).
Sguiglio - Hurrah for our sly fox!
Fernando - Hush!
Argilla - Watch out! Here come Antonio and Don
Ranuccio! Hide over there, quick!
(They hide behind a bush and, as soon as Don
Ranuccio and Antonio come out, quickly slip inside
the castle).
Scena VIII
Don Ranucccio, ed Antonio dal castello, Argilla in
ascolto.
Scene VII
Don Ranuccio and Antonio, coming from the castle,
and Argilla eavesdropping.
Ranuccio - Sai benissimo, che per farti possessore
dell’immensa fortuna di Don Sebastiano, tuo zio, io
lo feci dai miei fidi sorprendere di notte e trasportare in questo palazzo, dov’è sepolto da anni.
E... dimmi ora: cosa chiesi in cambio della mano di
mia figlia?
Antonio - La mia cieca obbedienza.
Ranuccio - Bravo Antonio! Ascolta dunque.
Doveva il Re scegliere fra suoi distinti sudditi il più
meritevole per innalzarlo alla luminosa carica di
Ministro. Ma l’invidia e le trame dei miei nemici furono tali che la scelta cadde sul Duca di Alziras.
Giurai però a miglior tempo vendetta, ed eccone
finalmente giunto il momento.
Antonio - Come?
Ranuccio - Avvicinandosi a queste contrade, egli
ha deciso di trattenersi per qualche giorno nel mio
palazzo. Alla tua mano è riserbato di compiere la
mia vendetta.
(Ranuccio guarda intorno, brandisce cauto un
pugnale, indi con espressione marcata dice ad Antonio)
17 Ecco un pugnal… su… celalo…
giunge l’amico istante,
vicina è già la vittima
Ranuccio - You know that to make you come into possession of the immense fortune of Don Sebastiano, your
uncle, I had my followers lay an ambush for him and
had him moved at night to this castle, where he has
remained imprisoned in the dungeon. Tell me now:
what have I asked in return for my daughter’s hand?
Antonio - My blind obedience.
Ranuccio - Good, Antonio! Listen, then. The king
was to chose the most deserving of his eminent
subjects and raise him to the shining rank of
Minister. But the envy and the plots of my enemies
resulted in having him prefer the Duke of Alziras. I
swore, however, that when the right time came I would
take my revenge, and luckily that moment has arrived.
Antonio - How?
Ranuccio - The Duke is coming to this part of the
county and has decided to stay a few days in my
castle. Your hand will be entrusted with the task of
carrying out my revenge.
(Ranuccio looks around himself, stealthily seizes a
dagger, and then tells Antonio gravely:)
17 Ranuccio - Here is a dagger… hide it…
the favourable moment is coming,
the victim is already near,
40
serbata al mio furor.
Allor che del silenzio
spande la notte il velo,
scagliati a lui, sorprendilo
nel primo suo sopor.
Aprigli il petto, ed avido
cerca quell’empio cor…
a brano a bran poi strappalo,
o mio vendicator!
Ad animarti il braccio
avrai l’averno istesso,
che alimentò represso
l’antico mio livor.
(Antonio resta dubbioso)
Ma tu vacilli! Ah debole!
Palpiti dubbio ancor?
E ben quel ferro rendimi…
rinunzia alla tua sorte…
d’Ines mai più consorte…
di me… va! non sei degno…
Non manca al mio disegno
più ardito esecutor.
(Si sentono voci di pastori da lontano).
Voci - Il Duca! Evviva! Evviva!
Ranuccio - Quai voci?
Voci - Oh qual favore!
Di così grande onore
esulti ogni pastor.
18 Ranuccio - Ah vile! Ah iniquo Antonio!
Antonio – (risoluto) Vile non son… mi avrai
Fido a’ tuoi cenni.
Ranuccio – (con tutta l’espressione del piacere)
Abbracciami!
Sarai felice appieno:
tutte le sue delizie
già ti prepara amor.
Piacer della vendetta!
ready for my wrath.
When night will veil
everything with silence,
you must pounce upon him,
surprise him in his sleep.
Rip his breast open,
look for that wicked heart…
and tear it out,
my avenger!
Hell itself
will spur you on,
the same hell that has kept
my repressed hatred alive.
(Antonio looks uncertain)
You are wavering! Ah, weak man!
Are you still torn by doubt?
Well then, return that dagger…
give up your fortune…
you will never marry Ines…
go! You are not worthy of me…
I’ll find a bolder executor
for my plan.
(Shepherds’ voices echo from far)
Voices - The Duke! Hurrah! Hurrah!
Ranuccio - What are these voices?
Voices - What a privilege!
Every shepherd must rejoice
in such a great honour.
18 Ranuccio - Ah coward Antonio! Wicked man!
Antonio – (With determination) I am no coward…
I’ll do what you want.
Ranuccio – (With delight)
Embrace me!
Your happiness will be complete:
love is already preparing for you
all of its delights.
Pleasure of revenge!
41
Tu scendi già in quest’alma!
Raggio d’amica calma
Spero del tuo favor.
(abbraccia Antonio e parte con lui
verso il villaggio)
19 Argilla – Ah, mostro! Ma il destino mi ha qui
mandato a render vani i tuoi infami disegni.
(Entra nel castello).
I can already taste you!
Ray of friendly peace,
I trust in your help.
(He embraces Antonio and leaves with him
towards the village).
19 Argilla – Ah, monster! But fate has lead me to
this place so that I can thwart your wicked plot.
(She goes inside the castle).
Scena IX
Interno del castello come prima.
Ines ed Amelia: poi Fernando e Sguiglio in osservazione; indi Argilla, infine Papaccione.
Scene IX
Interior of the castle as before.
Ines and Amelia: then Fernando and Sguiglio on the
lookout; then Argilla, finally Papaccione.
Argilla - (Presentandosi a Ines ed Amelia).
Salute e prosperità a questa coppia gentile!
Sono Argilla, il più grande oracolo del secolo!
Amelia – Che pazzie, indovinare l’avvenire!
Sguiglio – (Ah, cano! Non te movere: aspettammo
la zingara, si nò facimmo asso e asso).
Argilla - (Ad Amelia) Venite, venite qua... ho necessità di osservare la vostra fisionomia, non già la
mano. Quell’occhio mi dice... che avete un core
sensibilissimo, ma che siete stata mal corrisposta
dai vostri amanti. Attendetemi un momento.
(Nel punto che Argilla lascia Amelia, si presenta a
costei Sguiglio, e procura trattenerla colle spalle ai
due amanti. Argilla attraversa sollecitamente la
scena, e trattiene Papaccione nascondendo colla
sua persona i due amanti, che sono in fondo).
Sguiglio - Scusasse, siete voi a donna
Ammennelia?
Amelia - Amelia, vorrai dire.
Sguiglio - Gnorzì, chesta è essa.
Amelia - E tu chi sei?
Argilla – (Introducing herself to Ines and Amelia)
Health and prosperity to this gentle pair!
I am Argilla, the greatest fortune teller of the century!
Amelia – What stupidity, to foretell the future!
Sguiglio – (Ah, don’t budge! Let’s wait for the
gypsy lady, or we’ll get into scrapes).
Argilla - (To Amelia) Come, sit here... I need to look
at your face, not your hand. Your eyes tell me that
you possess a very sensitive heart, but that your
suitors have not returned your love.
Wait for me, I’ll be back shortly.
(As soon as Argilla leaves, Sguiglio appears before
Amelia and makes sure that she keeps her back to
the two lovers. Argilla rushes across the stage and
withholds Papaccione, hiding with her body the two
lovers, who are in the back).
Sguiglio - I beg your pardon, are you the lady
Ammennelia?
Amelia - You mean to say Amelia.
Sguiglio - Yes, her.
Amelia - Who are you?
42
Sguiglio - Il primo paggio de lo Duca Zisso…
Amelia - Zisso!
Sguiglio - Sì, del Duca d’Alziras.
M’hanno ditto ca vuje site la factota de casa.
Amelia - Ebbene?
Sguiglio - Tenisse vo pe’ caso... na cammeretta,no
lettino, na stanzuella... no buco?
Amelia - Che so io di alloggi?
Sguiglio - Mo! E sta mala grazia comme c’entra?
Me parite na Luna nquintadecima, e non bolite fa
no poco de luce a no poverommo che bedenno i
vostri arraggiati riflessi s’ha ntiso tutte nzieme pè
buje ah!
Amelia - Mancava quest’altro matto a darmi molestia!
20 Ines - (Ah! Come sul mattin
a primi rai del Sol
spiegando l’usignol
con flebili concenti
va l’innocente ardor,
ora che a te vicin
mi veggo, o caro ben,
tutte narrarti appien
vorrei con brevi accenti
le pene del mio cor.
Ma così bei contenti
non mi concede Amor).
Fernando - (Pace non so trovar,
cara, lontan da te.
Tutto è languore in me,
splendor non han le stelle,
natura è a me d’orror.
Ma il crudo mio penar
già cangiasti in piacer,
ora che il nume arcier
dalle tue luci belle
nuovo mi dà vigor.
Ahi! In quelle tue fiammelle
Sguiglio - The valet of Duke Zisso…
Amelia - Zisso!
Sguiglio - Yes, of the Duke of Alziras. I have been
told that you are the factotum of the house.
Amelia - And so?
Sguiglio - Would you, by any chance, have accomodation... a room, a bed... a hole?
Amelia - What do I know about accomodation?
Sguiglio - Goodness! Why all this rudeness?
A full moon like you who doesn’t want to shed a little light for this poor man who, seeing your
reflections, has become enraptured only to get ah!
his heart scratched!
Amelia - Another bothersome fool is all I need!
20 Ines - (Ah! Just like in the morning,
at the first rays of dawn,
the nightingale
with soft chirps displays
its innocent happiness,
now that I am near you,
my beloved,
I wish I could explain to you,
with simple words,
all the sufferings of my heart.
But Love does not grant me
such happiness).
Fernando - (My dear one,
far from you I have no peace.
Everything seems dreary,
stars do not shine,
nature looks grim.
But my cruel suffering
has turned into pleasure,
now that Love
gives me new vigour
through your fair eyes.
Ah! I long to lose myself forever
43
struggermi io bramo ognor!)
Argilla - Quando il gufo a mezza notte
canterà colla civetta,
io sollecita, e soletta
la tua porta busserò.
Ticche, tocche, ticche, to…
Zitto, e pian mi seguirai,
e in quel pozzo scenderai,
che indicarti io ben saprò.
I custodi del tesoro,
Belzebucco, ed Astarotte,
pria di venderti quell’oro,
ti daran delle gran botte,
Papaccion, niente paura!
Brutti mostri appariranno,
Sfingi, scimie, ombre, giganti,
De’ gran turchi con turbanti…
Papaccion, niente paura!
Col coraggio e la bravura
sol puoi ricco diventar.
Papaccione - Quanno sento il gran duetto
tra lo gufo, e la cevetta,
il me metto a la veletta
e il rilorgio sentarò…
Nti, nti, nti, nti, nti, nti, nto.
Comm’a ladro de campagna,
che dà ncuollo a li viannante,
assacheo chella coccagna,
piglio argiento, oro, e brillante,
zingaré, n’aggio paura:
pe Astarotte, e Barnabucco
stanno ccà le spalle meje.
Non so tanto mammalucco,
signornò, n’aggio paura,
lo coraggio, e la bravura
schitto ricco m’ha da fa.
Sguiglio - E botame nfaccia
in those tongues of flame!)
Argilla - At midnight,
when the owl and little owl sing,
I will come all alone
to knock on your door.
Knock, knock…
Quiet, softly, you must follow me,
and lower yourself into the cistern
that I will show you.
The treasure’s guardians,
Beelzebub and Astarotte,
before letting you take the gold away,
will give you a good thrashing;
but have no fear, Papaccione!
Horrible monsters will appear,
sphinxes, monkeys, ghosts and giants,
huge Turks wearing turbans…
but have no fear, Papaccione!
Only by showing courage and cleverness
will you become rich.
Papaccione - When I hear the nice duet
of the owl and little owl,
I must stand ready
and listen for the clock…
Tick-tock, tick-tock, tick-tock.
Like a country thief
who pounces on people,
I will fall upon that treat
and grab the silver, gold and jewels,
gypsy mine, have no fear:
for Astarotte and Beelzebub
I have shoulders that are wide enough.
I am no nitwit,
no sir, I have no fear,
only courage and cleverness
can make me rich.
Sguiglio - And turn those eyes
44
chill’uocchie siè Amè!
Ca voglio sta caccia
stirpamme pe me.
Amelia - Più smorfie non farmi,
Sei matto? Va là!
Un nano di amarmi
ardir non avrà.
Sguiglio - Diceva zi Ciommo,
lo dotto, e saputo,
a parme dell’ommo
mesura maje fu.
Si provi non poco
chi è sto nennillo,
ca so peccerillo
te faccio scordà.
Amelia - Io mai con ragazzi
il tempo ho perduto;
mi è sempre piaciuto
più l’uomo di età.
Te’l dissi, e ridico,
per me tu non fai,
va trovati amica
qualche altra beltà.
21 Ma zitto!
(Il vicino suono di pastorali istrumenti che annunzia
l’arrivo del Duca, frastorna gli amanti).
Argilla - (Il Duca arriva!)
Fernando - (Oimè! Giunge il germano!)
Sguiglio - Ma sienteme… va chiano…
(Trattenendo sempre Amelia).
Papaccione - Restato s’è accrossi.
(Esce per dove è entrato).
Amelia - Andiamo, signorina…
(Si sviluppa da Sguiglio,
e sorprende i due amanti).
Che vedo! Ah! Malandrina!
Ah zingara briccona!
to me, lady Amelia!
I want this hunt
to be only mine.
Amelia - Stop pulling faces at me,
are you crazy? Go away!
A midget cannot aspire
to my love.
Sguiglio - My uncle Ciommo,
a wise and knowledgeable man,
used to say that one does not measure
manhood by inches.
If you spend some time
with this little boy,
I’ll make you forget
about my size.
Amelia - I have never wasted my time
with boys;
I’ve always been attracted
by men of a certain age.
I’ve told you once and tell you again,
you are not for me,
go find yourself
some other beauty.
21 But hush!
(The sound of shepherds’ instruments, announcing
the arrival of the Duke, distracts the two lovers).
Argilla - (The Duke is arriving!)
Fernando - (Alas! My brother is here!)
Sguiglio - Listen to me… wait…
(Still withholding Amelia).
Papaccione - We’re understood.
(He leaves by the same way he entered).
Amelia - Let us go, mistress…
(She frees herself from Sguiglio
and catches the two lovers).
What is this! Ah! Rascal!
Ah, wicked gypsy!
45
Così mi si canzona?
E tu giovane ardito
se qui più inoltri il piede,
vedrai cosa succede,
qual danno ti avverrà.
Ines/ Fernando - D’un core innamorato,
Amelia mia pietà!
Sguiglio - Finiscela sta joja,
non bì ca so picciune?
Me pare affè na groja,
n’arma de baccalà!
Amelia - Mi soffoga la rabbia,
mi salta il malo umore,
partite, allontanatevi,
o adesso io do in furore,
e invero la commedia
tragica finirà.
Ines/ Fernando - Se il fato inesorabile
si oppone al nostro amore,
mia bella fiamma, ah! serbami
il tuo costante ardore,
la morte sol dividere
il nostro cor potrà.
Argilla - (Fidate nella zingara,
fidate nel mio core,
non mancheranno astuzie
all’alto mio valore,
sì, questo ingegno fervido
vittoria canterà).
Sguiglio - (A Fernando)
(E priesto mo finiscela!
E scumpela, signore!
Vi ca si vene frateto,
ccà nasce lo rommore,
na chioppeta de scoppole
la sento mo assommà!)
(Amelia prende per mano Ines, e la conduce seco;
Is this the way you trick me?
And you, bold young man,
don’t you dare set foot in here again,
or you’ll be in trouble,
and you’ll pay the consequences.
Ines/ Fernando - Amelia, have mercy
on this heart in love!
Sguiglio - Give them a break,
don’t you see that they are turtledoves?
You ugly face,
cold-blooded soul!
Amelia - I’m choking with anger
I’m getting into a bad mood,
leave, go away,
or I shall lose my temper,
and then this comedy
will have a tragic finale.
Ines/ Fernando - If a cruel fate
opposes our love,
my fair idol, ah! bear me
your unflinching passion;
death alone
shall divide us.
Argilla - (Trust this gypsy,
trust my heart,
I have great talent,
I know plenty of tricks,
yes, my fervid imagination
will make us victorious).
Sguiglio - (To Fernando)
(Enough now!
Bring it to an end, master!
If your brother comes
he’ll kick up a row,
he’ll give us a hail of blows,
I can feel it coming!)
(Amelia takes Ines by the hand and leads her away;
46
Fernando e Sguiglio si allontanano, ed Argilla va a
raccogliere i suoi seguaci).
Fernando and Sguiglio leave, and Argilla goes to
gather her followers).
Scena Ultima
I domestici di Don Ranuccio precedono festivi il
Duca di Alziras, al di cui fianco è Don Ranuccio, e
Don Antonio. Segue il corteggio del duca. Poi
Papaccione alla testa di altri Domestici, infine Argilla
con Ghita, Manuelitta ed altri zingari.
Final Scene
The servants of Don Ranuccio precede in festive
mood the Duke of Alziras, at whose side are Don
Ranuccio and Don Antonio. The duke’s retinue follows. Then Papaccione at the head of other servants,
finally Argilla with Ghita, Manuelitta and other gypsies.
22 Coro - Feste, gioje, delizie, piaceri,
cacce, pranzi, spumante, bicchieri…
Serva tutto a mostrar qual contento
in noi desti sì lieto momento,
come ogni alma festiva, baccante
sia superba di tanto favor!
23 Duca - Basta, o amici; ah troppo cari
sono a me quei dolci accenti!
Quai soavi, e bei momenti
fa gustarmi il vostro amor!
Se mi accoglie in queste mura
amistà leale, e pura,
sarò lieto in fra i piaceri
che mi appresta il suo candor.
Ranuccio - Sì, ti accoglie in queste mura
di amistade il bel candor.
Coro - Amistà leale, e pura!
Sei la gioja di ogni cor.
24 Papaccione - (Con caricatura)
Papaccione Cincorenza,
che i doveri non attrassa,
al magnifico Eccellenza
or s’inchina, e ’l capo abbassa,
e ad un uom si diffamato
va il suo maggio a presentà.
A te in faccia il sole è un zero,
22 Chorus - Merry-making, joy, delight, pleasure,
hunts, banquets, glasses of sparkling wine …
Let everything show what happiness
this joyous moment gives us,
what pride so much honour
arises in our merry souls!
23 Duke - Enough, friends; ah,
your kind words are very appreciated!
What blissful moments
your affection gives me!
If true friendship
welcomes me within these walls
I will be happy to enjoy the pleasures
that it prepares to offer me.
Ranuccio - Yes, it is with sincere friendship
that we welcome you to this castle.
Chorus - Loyal and sincere friendship!
You are the joy of every heart.
24 Papaccione - (with exaggeration)
Papaccione the Rascal,
who never dodges his duties,
bows his head
to his magnificent Excellency,
and comes to pay his homage
to such a defamed man.
Before you the sun is a zero,
47
è la luna una ciantella;
sei dell’Orbico Emisfero
la lucerna, no, anzi la stella:
è il tuo core un mappamondo,
la tua bocca un campo Eliso,
sei bislungo, anzi rotondo,
sei più bel del grande Acciso;
che… cioè… ma mi confondo…
di più dir non son capace…
al silenzio mio loquace
supplirà la tua bontà.
Coro - Ah! Ah! Ah!
Duca - Grazioso invero!
Antonio - Compatite, è tutto zelo.
Papaccione - (Del sublime mio pensiero
stanno il merto ad ammirà!)
25 Argilla - Se un cor magnanimo
tu chiudi in petto,
dell’umil zingara soffri l’aspetto,
che lieti auguri t’offre o signor.
La gioja, il giubilo ti sieda allato,
gli astri benefici, oltre l’usato,
per te scintillino di alto splendor.
Ghita/ Manuelitta - Gli astri benefici, ecc.
Duca - Gli auguri accetto donna gentile,
e ti prometto il mio favor.
Papaccione - (Ma vi sta zingara come se nficca!
Che mutria celebre! Che franco umor!)
Ranuccio - Là sulle stanze andiamo,
siegui i miei passi, amico.
Duca - Guidami a tuo piacere:
son tuo seguace ognor.
26 La nostra gioia accresca
la rimembranza amica
dell’amicizia antica,
che strinse il nostro cor.
Ranuccio - (Oh trista rimembranza!
and the moon a ring-shaped cake;
of the earthly hemisphere
you’re the lantern, or better, the star:
your heart is a globe,
your mouth the Elysian fields,
with your oblong, or rather, roundish shape
you’re handsomer than an ugly man;
and… what I mean is… I’m all confused…
I cannot find the words…
your goodness will make up for
my eloquent silence.
Chorus - Ha! Ha! Ha!
Duke - Nice indeed!
Antonio - Forgive him, he’s full of zeal.
Papaccione - (They all stand in admiration
before my sublime mind!)
25 Argilla - If a generous heart
beats in your breast ,
bear the presence of this gypsy,
who wishes you the best of happiness, my lord.
May joy and bliss sit at your side,
may the beneficial stars shine on you
brighter than ever.
Ghita/ Manuelitta - May the beneficial stars, etc.
Duke - I accept your wishes kind woman,
and I promise you my favour.
Papaccione - (Goodness this gypsy how sneaky she is!
What a woman! How outspoken!)
Ranuccio - Let’s go to your apartments,
follow me, my friend.
Duke - Lead the way:
I will follow you.
26 My happiness is increased
by the fond memory
of our long-standing friendship,
which still binds our hearts.
Ranuccio - (Oh woeful memory!
48
I torti miei rammento,
e frenar posso a stento
l’ascoso mio furor).
Argilla - (L’alma perversa, e ria
medita un tradimento;
la vigilanza mia
farà svanirlo or or).
Antonio - (Sì trista rimembranza
i torti suoi rammenta,
mentre amistade ostenta
più pasce il suo livor).
Papaccione - (Me pareno mille anne,
che notte va scuranno,
che doppie, attà d’aguanno!)
Saraggio un gran signor).
Ghita/ Manuelitta/ Coro - Per voi risplenda il sole
sgombro da nembo, o velo
benigni influssi il Cielo
a voi conceda amor.
Di dolci flauti al suono,
nel brio di sì bel giorno
gioja respiri intorno,
lungi tristezza, orror.
Andiamo, andiamo.
Tutto il corteggio si avvia agli appartamenti.
Si cala il sipario.
It brings to mind the wrongs I suffered
and I can hardly curb
my hidden fury).
Argilla - (His evil, wicked soul
plans a betrayal;
but my vigilance
will thwart it).
Antonio - (The woeful memory
reminds him of the wrongs he suffered,
he shows friendship,
but nourishes hatred).
Papaccione - (It seems to me that it will be ages
before night falls,
what a good haul this year!
I will be a lord).
Ghita/ Manuelitta/ Chorus - May the sun
shine on you, dispelling any clouds,
may the heavens grant you
their love and favours.
At the sound of the sweet bagpipes,
amidst the delights of such a joyful day,
may happiness spread around
and sadness and woe be far away.
Let’s go, let’s go.
They all leave towards the apartments.
The curtain falls.
49
ATTO SECONDO
ACT TWO
Scena Prima
Parte remota del castello; un muro attraversa la
scena; in mezzo, cancello; a sinistra una porta
ferrata; altra porta a dritta, che per una scala segreta
conduce all’appartamento destinato al Duca di
Alziras; in fondo una vecchia cisterna. È vicina la
notte.
S’introducono dal cancello Fernando e Sguiglio.
Scene I
A remote wing of the castle; a wall stands across
the scene; in the middle, a gate; on the left, an iron
door; on the right, another door behind which a
secret stairway leads to the apartments of the Duke
of Alziras; in the back, an old cistern. Night is
falling.
Fernando and Sguiglio, from the gate.
1 Sguiglio - Addò mmalora la trovo? Chella
squaglia comme a Sautanasso; ma ‘ndo s’è nficcata?
Fernando - Sguiglio, che succede?
Sguiglio - Signò, la zingara, essa proprio mperzona m’ha ditto, ca l’aspettate ccà, ca v’ha da parlà
de cose toste, e pesante. Io l’aje ditto, zingarè,
Dillo a me, ca io, e lo patrone simmo una cosa,
m’ha sonato no scozzetto accosì secante, che m’ha
fatto vedè la luna dinto a lo puzzo.
Fernando - Lascia fare alla sorte. Vanne.
(Esce per lo cancello).
1 Sguiglio - Where the hell will I find her? She
vanishes like a ghost; where on earth is she?
Fernando - Sguiglio, what’s happening?
Sguiglio - Master, the gypsy, she herself, in person,
told me that you must wait for her here, for she has to
speak to you about some important business. I said:
gypsy, you can tell me, for my master and I are like
one; but she lead me such a merry dance that I ended
up believing that the moon is made of green cheese.
Fernando - Leave it to fate. Go.
(He leaves by the gate).
Scena II
Fernando, indi Ines.
Scene II
Fernando, then Ines.
Ines - Eccolo!
Amelia dice di non fidarmi di te.
Fernando - Ah! Maledetta!
Qando saprà chi è Fernando…
Ines - E allora dillo, dimmi: chi sei?
2 Fernando - Lascia, che io taccia,
e miglior tempo attendi.
Ines - Va ingrato! Va! Temi di me? Non sai,
Che arcani Amor non ha?
Fernando - Legge crudele
Ines - There he is!
Amelia tells me that I should not trust you.
Fernando - Ah! Unfair woman!
When she will know who Fernando is…
Ines - Speak, then, tell me who you are!
2 Fernando - Allow me to keep silent,
and wait for better times.
Ines - Leave, ungrateful man! Go! Don’t you trust
me? Don’t you know that Love has no secrets?
Fernando - A cruel circumstance
50
Il mio silenzio impone.
Ines - Ah! No, crudele
E mi lusinga il tuo fallace inganno.
Fernando - (Hai più angosce per me
fato tiranno?)
3 Un mentitor mi credi?
Puoi dubitar di me?
Aprimi il core, e vedi
Se pura è la mia fè.
Ines - Pensa, che i giorni miei
Serbai finor per te:
Che di dolor morrei
Priva di tua mercè.
Fernando - Un dubbio tal mi offende…
Ines - Narra le tue vicende.
Fernando - Per or nol posso… in breve
Tutto saprai: tel giura
Il labbro mio…
Ines - Sicura
Dunque sarò? Ah, temo
Essere da te tradita.
Fernando - Qual tema? Ah no… mia vita!
Mirar quei vaghi rai,
Ed esser mancatore
Possibile non è.
Ines - Perdona, io ti oltraggiai,
Ma colpa fu di Amore,
Che dubitar mi fè.
4 Fernando/ Ines - Se è ver, che in Ciel si formano
I tuoi legami, o Imene,
Eterne, indissolubili
Tu rendi le catene,
Che i nostri cori avvinsero,
Che strinse il Nume arcier!
Ines - Addio!
Fernando - Va pur, mia vita…
Ti affida, e non temer.
forces me to keep quiet.
Ines - Ah! No, you cruel man,
you just flatter me with deceptive lies.
Fernando - (Have you any more tortures in store for
me, dreadful fate?)
3 Do you think me a liar?
Can you doubt me?
Tear my heart open, and see
if my faith is pure.
Ines - Know that I’ve spent all my days
thinking of you:
That I would die of grief
without your love.
Fernando - Your doubts offend me…
Ines - Tell me your story.
Fernando - Not just yet… soon
you’ll know everything:
I swear…
Ines - Can I then
rest assured? Ah, I fear
that you’ll betray me.
Fernando - Betray you? Ah never… my life!
To look into your eyes
and lie to you
is impossible.
Ines - Forgive me, I’ve offended you,
but it was Love’s fault,
he made me waver.
4 Fernando/ Ines - If it is true that your bonds,
Hymen, are knotted in heaven,
do make these ties,
with which Cupid
entwined our hearts,
eternal, indissoluble!
Ines - Farewell!
Fernando - Go, my beloved…
have trust, have no fear.
51
Affetti! Ah! Voi, che ognore
Quest’anima straziate,
L’istante non turbate
Di un rapido piacer!
Ines - Affetti! Ah! Voi, che ognore
Quest’anima straziate,
L’istante non turbate
Di un rapido piacer!
Sicura dunque sarò.
(Via Ines).
Emotions! ah! you
that tear this soul apart,
do not cloud this instant
of swift pleasure!
Ines - Emotions! ah! you
that are tearing this soul apart,
do not cloud this instant
of swift pleasure!
Then I shall be trustful.
(Ines leaves).
Scena III
Fernando, indi Argilla dal cancello.
Scene III
Fernando, then Argilla from the gate.
5 Argilla - Fernando?
Fernando - Argilla, che hai da dirmi?
Argilla - Ascoltate: qui si ordisce un tradimento,
forse un assassinio … il perfido Ranuccio ha scambiato la mano di sua figlia con la vita del Duca.
Fernando - Spiegati!
Argilla - Vi prescelgo a sorprendere l’aggressore:
Don Antonio, che compirà il misfatto questa notte
stessa. Avete delle armi?
Fernando - Questa.
(Mostrando un pugnale)
Argilla - Presto, nascondetevi,
e siate pronto ad accorrere alla mia voce.
5 Argilla - Fernando?
Fernando - Argilla, what is it you must tell me?
Argilla - Listen:a betrayal has been planned, perhaps a murder … the wicked Ranuccio has traded
the hand of his daughter with the life of the Duke.
Fernando - Explain yourself better.
Argilla - I choose you as the man who will catch the
assassin: Don Antonio, who will commit the crime this
very night. Have you any arms?
Fernando - This one.
(Showing her a dagger)
Argilla - Hide yourself then,
and stand ready to run when I call you.
Scena IV
Argilla, indi dal cancello Sguiglio, e zingari seguaci
di Argilla, con torce smorzate, un lanternino,
e catene.
Scene IV
Argilla, then from the gate Sguiglio, and Argilla’s
gypsies carrying shaded torches, a small lantern
and chains.
Argilla - Venite amici.
Sguiglio - Aje trovato lo patrone mio?
Argilla - Come, friends.
Sguiglio - Have you found my master?
52
Argilla - Sì.
Sguiglio - L’aje parlato?
Argilla - Già.
Sguiglio - E mo addò stà?
Argilla - In un sito sicuramente.
Sguiglio - M’aje levata la curiosità!
L’aje ditto, ca m’aje trattenuto cottico,
pe t’ajutà a la mbroglia?
Argilla - Non ti preoccupare, lo avvertirò di tutto fra
poco: intanto prepariamoci a scendere.
Si dia adesso il segno al credulo Papaccione.
(Batte la porta ferrata) Papaccione! Papaccione!
Argilla - Yes.
Sguiglio - Have you talked to him?
Argilla - Certainly.
Sguiglio - And where is he now?
Argilla - Somewhere.
Sguiglio - You’ve really satisfied my curiosity!
Have you told him that you asked me to stay and
help you out with this swindle of yours?
Argilla - Don’t worry, soon I will tell him everything:
meanwhile get ready to lower yourselves. And now
let’s give that dupe of Papaccione the sign.
(She knocks on the iron door) Hey, Papaccione!
Scena V
Papaccione prima dentro, poi fuori dalla porta
ferrata, e detta.
Scene V
Papaccione, first inside and then outside the iron
door, and the above.
Papaccione - Ma si non sento primma cantà lo
gufo, e la cevetta, comme vuò che te apro?
Argilla - (Oh maledetto! Al riparo).
Allora, apri. Quante civette vuoi sentire?
Papaccione - Ne? E tu che sì cevettola?
Argilla - Non sai che zingara e civetta sono la stessa cosa? Fuori, avanti, fuori!
Papaccione - Mo… quanto nzerro sta porta,
e so cottico.
(Chiude la porta, e mette le chiavi alla cintura).
Argilla - (Quelle chiavi saranno presto in mano mia).
Papaccione - Argì… aggio portato porzì sto sacco
pe me ne carrià quante chiù ne pozzo de zecchine.
Argilla - Benissimo: andiamo.
Papaccione - Dico io…
è proprio necessario che devo scennere llà bascio?
Argilla - Da solo.
Papaccione - Ma pecchè non scenimmo nziemo?
Argilla - Papaccione! Ti ho spiegato che quelle ric-
Papaccione - If the owl and the little owl have not
sung, how do you expect me to open the door?
Argilla - (Damn him! I must make something up).
Open up. How many little owls must you hear?
Papaccione - What? Are you a little owl?
Argilla - Don’t you know that little owl and gypsy
mean the same? Out, come on!
Papaccione - Here… let me lock this door,
and I’ll be with you.
(He locks the door and attaches the keys to his belt).
Argilla - (Those keys will soon be in my possession).
Papaccione - Argilla… I’ve brought this bag, so that
I can carry away with me as many sequins as I can.
Argilla - Excellent: let’s go.
Papaccione - Tell me…
is it really necessary for me to go down there?
Argilla - Alone.
Papaccione - Why don’t we go down together?
Argilla - Papaccione! I’ve already explained that
53
chezze son destinate a te solo.
Papaccione - Aspè… sapisse almenno comme
stanno d’umore chille duje signore, Giuditta e
Loferne... Sodoma e Gomorra, comme se chiammano?
Argilla - Sì, Giuditta e Loferne... Sodoma e
Gomorra... Astarotte, e Belzebucco! Li ho pacificati
co’ miei scongiuri: (si affaccia alla cisterna) Oh! Voi,
custodi di questa cisterna, fate sentire al buon
Papaccione gli ordini dei numi Infernali!
(Si vede dal fondo della cisterna una vampa, indi si
sente il seguente coro sotterraneo)
6 Coro - Scendi, scendi Papaccion,
Tanto caro al dio Pluton!
Di monete un milion
Generoso ei t’offre in don:
Scendi, scendi Papaccion,
Tanto caro al dio Pluton!
7 Papaccione - (Che brutte vuce llà bascio!)
Argilla - Bada però di non portare indosso alcun
metallo.
Papaccione - E quale metallo?
Argilla - Per non rovinare la tua sorte! Qualsiasi
tipo di metallo… anelli, orecchini, cinture, spade,
armi, coltelli... chiavi!
Papaccione - Tengo chelle della porta,
e de le catene de lo prigioniero.
Argilla - Benissimo, lasciale a me: vai, vai, sù, vai...
8 Papaccione - Mo! Aspetta, e bì che pressa!
Scenno, gnorsì, bel bello!
Ma all’infernal drapello,
Primma che me presento,
Vorria no complimento
Cottico combinà.
Argilla - Poltrone! Ogni momento
Caro ti costerà.
Papaccione - Si vada quanno è chesto…
only you are entitled to the treasure.
Papaccione - Wait…if at least I knew in what mood
those two ladies are... what are they called, Giuditta
and Loferne, Sodom and Gomorrah?
Argilla - Giuditta and Loferne, Sodom and
Gomorrah! It’s Astarotte and Beelzebub! I soothed
them with my charms: (leaning over the cistern)
Hey! You who guard the immense riches hidden in
this cistern, let our good Papaccione hear the
orders of the Infernal gods!
(A burst of flame rises from the bottom of the
cistern, then the following chorus is heard)
6 Chorus - Come down, Papaccione,
Pluto’s darling!
The god generously offers you
millions of gold coins:
Come down, Papaccione,
Pluto’s darling!
7 Papaccione - (Alas! What ugly voices!)
Argilla - I warn you, though, don’t carry with you
any metal
Papaccione - What metal?
Argilla - It would bring you bad luck! I mean any
kind of metal… rings, ear-rings, belt buckles,
swords, daggers, knives... keys!
Papaccione - I’ve got the keys of the door
and of the prisoner’s chains.
Argilla - Leave them with me: off you go now…
8 Papaccione - Now! Wait, what hurry!
I’ll go down, all right, here I go!
But before I show up
in front of the infernal pair,
I must think of
something flattering to say to them.
Argilla - Lazybones! You’ll pay dearly
for every moment you waste.
Papaccione - If that’s so I must go…
54
Gnernò! Non è paura…
Ma è un venticello infesto,
Na meza tramontana,
Che addosso na terzana
M’ha fatto mo scetà.
Addio: di doppie o cara
Portà te voglio un carro…
Ma dimme, no catarro
Ce potarria piglià?
Argilla - Orsù men vo… tu resta…
Papaccione - Ah no mio ben, ti arresta!
Mo scenno… eccome ccà!
(Un’altra vampa dalla cisterna).
Misericordia! Ajemmè! Dimme
Sta fiamma de che sa?
Argilla - Sdegnato si è Plutone,
Il devi ora placar.
Papaccione - Gnernò… lui m’è patrone…
Mo veo de lo placà…
Per quei magnifici
Raggi frontiferi,
Che di Proserpina
Fur doni egregi,
Plutone! Ah, placati
Per carità!
Coro - No no!
Papaccione - Se di olocausti
Hai desiderio,
Offro sta zingara,
Sto bello intingolo
Alla tua cognita
Golosità.
Coro come sopra - Là fra tartarei
Chiostri, terribili
Discese rapida
Tua voce flebile:
Pluto dimentica
It’s not that I’m afraid… not at all!
It’s that a nasty breeze,
some kind of north wind,
has made me catch
the tertian fever.
Farewell: darling, I’ll bring you
a cartload of coins …
but, tell me, is there any risk
that I’ll get a lung congestion?
Argilla – All right, I’ll go… you stay…
Papaccione - Ah, no, my darling, wait!
I’m going down… here I go!
(Another burst of flame from the cistern).
My goodness! Poor me!
What’s this flame all about?
Argilla - Pluto’s got angry,
now you must sooth him.
Papaccione - Alas… he is my master…
I’ll try to assuage him…
For those magnificent
frontal rays,
which were Proserpina’s
distinguished gifts,
Pluto! Ah, relax,
for goodness sake!
Chorus - No, no!
Papaccione - If you’re in the mood
for a little sacrifice,
let me offer
your knowledgeable palate
this gypsy,
this tasty morsel.
Chorus as above - All through the ghastly,
infernal cloisters
your begging voice
has spread and bounced:
Pluto’s forgotten
55
Antiche ingiurie,
E la sua grazia
Ti sa tornar.
Ma ogni altro indugio
Lo fa sdegnar.
Argilla - Orsù risolviti.
Papaccione - N’aggio timore…
N’eroe divento… animo, e core!
(Ma vi ste gamme comme so toste,
Che sempre arreto vonno cessà!)
Sguiglio - (Dalla cisterna) Scendi.
Papaccione - Chi parla?
Argilla - È un diavoletto.
Sguiglio - Scendi…
Papaccione - Mo vengo…
Sguiglio - Presto.
Papaccione - Mo vengo,
Eccomi cca…
Ma vi sto spireto comm’è afflittivo!
Ma vi che susta me stace a dda!
Dà cca lo parpeto m’arresta, e azzoppa,
Llà co le ddoppie vorria fa toppa,
E in così barbaro conflitto isterico
Chi me consiglia che aggio da fa?
Addio… mia bella!… Si torno vivo
Maje cchiù co spirete voglio trattà!
(Scende nella cisterna e poco dopo si ode il rumore
di Papaccione che viene fatto ruzzolare giù per le
scale).
Argilla - Pietoso Cielo! Deh tu guida i miei passi.
(Apre la porta ferrata ed entra sollecitamente).
Papaccione - (Dal fondo della cisterna)
Ajuto Argilla, ca ccà m’hanno stutata la lanterna!
Sguiglio - (Con voce finta)
Rompiti il collo! All’inferno!
Papaccione - Misericordia!
Ca chiste me carreano a casa cauda!
your past offences
and once again
grants you his favour.
But any further delay
will provoke his wrath.
Argilla - Go then, once and for all.
Papaccione - I’m terrified…
Courage… I’ll become a hero!
(Goodness, what stubborn legs I have,
they want to walk only backwards!)
Sguiglio - (From the cistern) Come down.
Papaccione - Who’s speaking?
Argilla - It’s a little devil.
Sguiglio - Come down…
Papaccione - I’m coming…
Sguiglio - Hurry up.
Papaccione - I’m coming,
here I am…
What a nuisance this spirit is!
What pressure he puts on me!
On the one hand fear stops me and lames me,
on the other I want to make a dive for the money:
and in such a painful, hysterical struggle
who will advise me what to do?
Farewell… my beauty! If I come back alive
I’ll never have anything to do with spirits any more!
(He lowers himself into the cistern and soon a great
noise is heard, as the gypsy’s followers trip
Papaccione and make him roll down the stairs).
Argilla - Merciful heaven! Do guide my steps.
(She unlocks the iron door and hurries in).
Papaccione - (From the bottom of the cistern)
Help, Argilla, they put out my lantern!
Sguiglio - (Disguising his voice)
Break your neck! Go to hell!
Papaccione - Goodness gracious!
They are going to throw me right into the cauldron!
56
Sguiglio - Ascimmo priesto, primma che chillo non
se sose da lo smallazzo, che l’avimmo fatto pigliare.
(Uscendo con gli zingari dalla cisterna).
Sguiglio - Out, quick, before he recovers from the
tumble we made him take.
(He emerges from the cistern with the gypsies).
Scena VI
Argilla conduce fuora Don Sebastiano, indi
Papaccione dalla cisterna, poi Ranuccio, ed
Antonio, Fernando in osservazione.
Scene VI
Argilla leading Sebastiano out, then Papaccione
from the cistern, then Ranuccio, and Antonio,
Fernando on the lookout.
9 Argilla - Non c’è tempo da perdere!
(A zingari nascosti, che corrono
alla voce di Argilla).
Sguiglio - Zingaré: pronto e servito! L’amico sta llà
bascio… io me ne torno da lo patrone mio.
Argilla - No… vai da Ines e dille di stare in guardia:
temo che il padre la voglia fare sposare ad Antonio
questa notte.
Sguiglio - Nzomma tu aje pigliato a forza de mira
a sto povero cuorio mio?
Papaccione - M’hai fatto chesto
Zingara mmalorata!
(Papaccione arrampicandosi, e tremando giunge
sopra della cisterna).
Mo moro! Chi m’ajuta a bottà le gamme? Addò sta
chella gatta morta, chella mpesa, che m’ha fatto
avè sto bello complimento? (Si avvicina alla porta, e
si sorprende nel ritrovarla aperta). Oh! Maro me! La
porta è aperta? Ah quacch’auto guajo chiù gruosso
me sta stipato! Mannaggia lo tesoro, e quanno
maje ce n’è stata parola! (Entra nella porta).
(Arriva Don Ranuccio, ed Antonio avvolto in un tabarro).
Ranuccio - Antonio, vieni!
Il Duca dorme e nulla si frapporrà ai nostri piani.
Vai! (Apre la porta indicata).
Argilla - (Andate Don Fernando… prevenite il traditore!)
(Sulle punte de’ piedi Fernando attraversa la scena,
9 Argilla - There is no time to waste!
(To some hidden gypsies, who come out
at Argilla’s voice).
Sguiglio - Gypsy, you’re served! Your friend is
down there… I’m going back to my master.
Argilla - Wait… you must go to Ines and tell her to
be on her guard: I fear that tonight her father will
force her to marry Antonio.
Sguiglio - You have really decided to abuse this
poor heart of mine, haven’t you?
Papaccione - Damn gypsy,
you played a nasty trick on me!
(Papaccione, shaking, climbs up and emerges from
the cistern).
I’m dying! Someone help me throw my legs
out! Where is that lady scoundrel who played me
such a dirty trick? (He goes to the door and, to his
surprise, finds it open). Oh! Poor me! The door is
open! Alas, some even bigger trouble awaits me!
Damn the treasure and the moment I was told
about it! (He goes through the door).
(Enter Don Ranuccio and Antonio, wrapped in a cloak).
Ranuccio - Come, Antonio.
The Duke is asleep and nothing will hinder our
plan. Go! (He opens the door)
Argilla - (Go Don Fernando... stop the traitor!)
(Fernando tiptoes across the stage and goes
57
e s’introduce nella porta suddetta).
through the door).
Scena VII
Ranuccio, Antonio esce frettoloso, ed inseguito da
Fernando, indi dalla porta istessa il Duca di Alziras
senza manto e con ferro impugnato, poi Papaccione
dalla sua porta. Amelia che trascina Sguiglio, infine
Argilla, che conduce Don Sebastiano.
Scene VII
Ranuccio, Antonio running out, chased by
Fernando, then from the same door the Duke of
Alziras warting a cloak and brandishing his sword,
then Papaccione from his door. Amelia dragging
Sguiglio, and finally Argilla, leading Don Sebastiano.
Ranuccio - (al Duca) Che succede?
Duca - Un grido … veggo il braccio... un uomo che
io non ravviso lo arresta, lo insegue… chiamo i
miei servi, ma è già sparito …
Papaccione - (Ah! La zingara me l’ha fatta!
Lo prigioniero se n’è fojuto!)
Argilla - Don Sebastiano!
Ranuccio - (Alvarez!)
Papaccione - (È tornato! Oh che galantommo!)
10 Ranuccio - (Oh colpo! Io fui tradito!)
Duca - Ah… parmi…
(stentando a riconoscerlo)
Sebastiano - Non sai tu ravvisarmi?
Duca - Alvarez! Non m’inganno.
Oh qual ti miro!
Ranuccio - (Oh, colpo! Ahimè!)
Papaccione - (Ajemmè!)
Ranuccio - (Oh come a danni miei
Par che congiuri il fato!
Lena e vigor perdei…
Coraggio io più non ho!)
Duca/ Amelia - (Oh quante un solo istante
Strane vicende aduna
Incerto/a, e palpitante
Che immaginar non so!)
Argilla/ Sebastiano (In quel pallor d’indegno
Ranuccio - (To the Duke) What’s happening?
Duke - A shout woke me up… I saw an arm raised
against me... a man stopped him, chased after him...
I called for my servants, but he had disappeared…
Papaccione - (Ah! The gypsy has tricked me!
The old man has escaped!)
Argilla - Don Sebastiano!
Ranuccio - (Alvarez!)
Papaccione - (He’s come back! What a gentleman!)
10 Ranuccio - (Alas! I’ve been betrayed!)
Duke - Ah… you look like…
(finding it hard to recognise him)
Sebastiano - Don’t you recognise me?
Duke - Alvarez! I am not mistaken.
Oh, what a surprise!
Ranuccio - (Ah, what a blow! Woe is me!)
Papaccione - (Poor me!)
Ranuccio - (Ah! Fate
seems to work against me!
I’ve lost all my strength…
I have no more courage!)
Duke/ Amelia - (How many strange events
are happening in a single moment,
I feel hesitant and fearful,
I could have never imagined this!)
Argilla/ Sebastiano (That unworthy man’s pallor
58
Palesa il fier conflitto,
Che il grave suo delitto
Nel sen già gli destò!)
Papaccione - (Oh! Carne prelibbate!
Ciacelle sbenturate!
De vuje mo Don Ranuccio
Ne fa no fricandò!)
Sguiglio - (Ebbiva la siè Argilla!
Se mpizza comme anguilla!
Vedimmo sta faccenna
Comme se sbroglia mo!)
Duca - (A Sebastiano)
Ma come qui sei?
Sebastiano - Tel dica costui…
(indicando Papaccione)
Duca - Tu dunque…
Argilla - Colui
Parlare non può.
Per ora il silenzio
Succeda al rumore:
Che tutto, signore,
Svelarti saprò.
11 Ranuccio - (Mi straziano il petto
Furore, e dispetto!
Da palpiti oppressa
Confusa, avvilita
Quest’alma smarrita
Consiglio non ha!)
Argilla/ Sebastiano - (Gli straziano il petto
Timore, e dispetto:
Da palpiti oppressa
Confusa, avvilita,
Quest’alma smarrita
Consiglio non ha!)
Gli altri - (Mi desta ogni oggetto
Un forte sospetto!
Da palpiti oppressa,
reveals the fierce conflict
that his serious crime
has aroused in his breast!)
Papaccione - (Oh! Delicious chops!
unfortunate meatballs!
Now Don Ranuccio
will cook you over a low flame!)
Sguiglio - (Hurrah for the lady Argilla!
She’s as sly as a fox!
Let’s see now
how this skein unravels!)
Duke - (To Sebastiano)
How do you happen to be here?
Sebastiano - This man will tell you.
(pointing to Papaccione)
Duke - Then it was you…
Argilla - He
cannot speak.
Let silence
follow the uproar:
I will tell you
everything.
11 Ranuccio - (Fury and vexation
are tearing my heart!
Oppressed by anguish,
confused, discouraged,
this soul is at a loss,
knows not what to do!)
Argilla/ Sebastiano - (Fear and vexation
are tearing his heart
Oppressed by anguish,
confused, discouraged,
this soul is at a loss,
knows not what to do!)
The others - (All this arouses
in me a strong suspicion!
Oppressed by anguish,
59
Dubbiosa, avvilita,
Quest’alma smarrita
Consiglio non ha!)
(Viano per diverse parti).
confused, discouraged,
this soul is at a loss,
knows not what to do!)
(They all leave in different directions).
Scena VIII
Sala di armi nel castello. Ines, poi Ranuccio, e
Papaccione.
Scene VIII
The castle’s armoury. Ines, then Ranuccio, and
Papaccione.
12 Ranuccio - Disgraziato! Come hai potuto...
Papaccione - Signò! Stammoce cojeto co le
mmane, e parlammo da galantuommene!
Ranuccio - Aprir la porta! Maledetto!
Papaccione - Io aprir la porta? Ma prima d’aprì na
porta, io ce penso diece mila bote!
Ranuccio - E le chiavi?
Papaccione - E le chiavi... a zingara se le pigliaje.
Ranuccio - E perché gliele hai date?
Papaccione - E pecchè, pecchè ... se le pigliaje!
Ranuccio - No… tu ti sei messo d’accordo col
prigioniero!
Papaccione - Io, co lo prigioniero! Ma se quello è
andato a farse na passatiella pe lo fatto sojo!
Ranuccio - Ah perfido!
(Volendo snudare il ferro contro Papaccione: Ines si
fa avanti, e lo trattiene).
Ines - Fermatevi…
Papaccione - Sarva! Sarva! (Via).
Ines - Ma cosa ti fece quel povero Papaccione?
Ranuccio - In quanto a te: preparati a partire per
Toledo, dove affari importantissimi mi reclamano e
là tu porgerai la mano ad Antonio Alvarez.
Ines - Antonio non sarà mai mio consorte.
Ranuccio - Come osi rispondermi con tanta sfrontatezza?
Ines - Il mio cuore è già promesso a Fernando.
12 Ranuccio - Rascal! How could you...
Papaccione - Master! Let’s keep our hands to
ourselves and behave like true gentlemen.
Ranuccio - Unlock the prison! Damn you!
Papaccione - I, unlock the prison! If I think twice
before I even open a door!
Ranuccio - But the keys...?
Papaccione - The keys... the gypsy took them.
Ranuccio - Why did you give them to her?
Papaccione - I didn’t… she just took them!
Ranuccio - I don’t believe you: you must have been
in league with the prisoner!
Papaccione - In league! If he went for a stroll he
did it of his own free will!
Ranuccio - Ah, rogue!
(He makes as if to draw his sword: Ines comes forward and stops him).
Ines - Wait…
Papaccione - I’m saved! (He leaves).
Ines - What has poor Papaccione done to you?
Ranuccio - As for you, prepare to leave for
Toledo… a very important business calls me there
and you will marry Antonio Alvarez.
Ines - Antonio will never be my husband.
Ranuccio - How dare you answer back in such
shameful fashion?
Ines - I am engaged to Fernando.
60
Ranuccio - A Fernando? E chi è questo Fernando?
Ines - Un giovane degno dei miei affetti.
Ranuccio - Sciagurata, meriti soltanto l’ira di un
padre tradito. Farai quello che ormai è già deciso!
Ranuccio - To Fernando? Who is this Fernando?
Ines - A young man worthy of my love.
Ranuccio - Wicked woman, all you deserve is
your father’s wrath. You’ll do as I tell you.
Scena IX
Duca di Alziras, Don Sebastiano.
Scene IX
The Duke of Alziras, Don Sebastiano.
Duca - Mille dubbi agitano la mia mente! Uno solo,
che io resi infelice, avrebbe giustamente potuto vibrarmi il fulmine della sua vendetta: mi si fece credere
che il mio sventurato fratello insidiasse i miei giorni.
Ora che i suoi calunniatori mi hanno svelato la sua
innocenza, non so dove rintracciarlo...
Sebastiano - Duca, non ravvisasti il giovane che
arrestò la mano del tuo assassino?
Duca - Oh quanto amerei conoscerlo!
Duke - A thousand doubts toss in my mind! Only one
person, whom I wronged, could have rightly vented his
wrath against me: I was made to believe that my poor
brother plotted against me. Now that his slanderers
have revealed his innocence, I don’t know where to
find him...
Sebastiano - Have you not recognised the young
man who stopped the hand of your assailant?
Duke - Oh, how I would like to know who he is!
Scena X
Sebastiano, Fernando ed il duca di Alziras.
Scene X
Sebastiano, Fernando and the Duke of Alziras.
13 Sebastiano - Miralo: è il tuo germano,
E’ quel Fernando istesso,
Che tu volesti oppresso,
Che i giorni tuoi salvò.
Duca - (Ah! Qual sorpresa è questa!
Mirarlo, oh Dio! Non oso!
Ei tanto generoso
Le offese mio scordò?)
Fernando - Mai questo cor restio
Fu di natura al grido
E sparse ognor di obblio
Gli oltraggi che provò.
Duca - I torti miei ravviso,
Son di perdono indegno…
13 Sebastiano – Look at him: it is your brother,
it is that same Fernando
oppressed by you
who’s saved your life.
Duke – (Ah! What a surprise!
Heavens, I dare not meet his eyes!
Could he so generously
forgive my crime?)
Fernando - My heart was never reluctant
to heed nature’s voice
and has always covered in oblivion
the affronts it suffered.
Duke - I recognise my wrongdoing,
I am unworthy of your forgiveness…
61
Fernando - Sia questo amplesso un segno
Che mi sei caro ancor.
Sebastiano - Sia quest’amplesso un segno
Che gli sei caro ancor,
Del suo sincero amor.
14 Sebastiano, Duca e Fernando E’ tenero il pianto,
Che il ciglio m’inonda!
Natura ne ha il vanto,
Nol preme il dolor.
Ma dopo il conflitto
Di fiera procella
Oh! Quanto è mai bella
La pace del cor!
15 Duca - Ma dimmi… e da qual mano
L’insidia a me fu tesa?
Fernando - Lo ignoro…
Sebastiano - Ah! Sì,
Io non m’inganno
Fosti dal rio tiranno,
Dal mio persecutor.
Duca - Che? Da Ranuccio? Oh, quale
Idea mi sorge in mente!
Ed invido, e fremente
Seppe dolersi un dì,
Che il mio sovran clemente
Nel primo onor di corte
A lui mi preferì.
Sebastiano - Perciò di trarti a morte
Trama fatal ti ordì.
Duca - Se laccio tal mi tende,
Paventi ormai l’indegno:
Il fulmin del mio sdegno
Sul capo suo cadrà.
Sebastiano - Ah, sì… quell’alma perfida
Sempre alla strage è intenta:
Ravvisa in me una vittima
Fernando - Let this embrace be a sign
of how much I still care for you.
Sebastiano - Let his embrace be a sign
of his affection,
of his sincere love.
14 Sebastiano, Duke and Fernando Tender tears
wet my eyes!
They are nature’s victory,
not a sign of sorrow.
And after the turmoil
of a fierce storm,
oh, how much nicer
is the peace of one’s heart!
15 Duke - But tell me… whose was the hand
that set the trap for me?
Fernando - I ignore that…
Sebastiano - Ah! Yes,
I am not mistaken,
it was that wicked tyrant
of my persecutor.
Duke - What? Ranuccio? Oh,
what suspicion arises in my mind!
In the past he had reason
to be envious and angry, disappointed
that my generous king
had chosen me
for a high position at court.
Sebastiano - And so he schemed
a wicked plan to have you killed.
Duke - If he laid such a snare for me,
the unworthy man must tremble:
the wrath of my fury
will fall upon him.
Sebastiano - Ah, yes… that wicked soul
is always plotting scourge:
I myself am a victim
62
Della sua crudeltà.
Fernando - (Perché del mio tesoro
Quel mostro è genitore?
E fra dovere, e amore
Che far mi converrà?)
Duca, Sebastiano e Fernando –
Sian grazie al ciel pietoso,
Che nel fatal perielio
Rivolse amico il ciglio,
Ebbe di noi pietà.
of his cruelty.
Fernando - (Why has my beloved
such a monster for a father?
Between duty and love,
what shall I do?)
Duke, Sebastiano and Fernando Thanks be to the merciful heaven,
which in the moment of fatal danger
looked kindly upon us,
had mercy on us.
Scena ultima
Tutti gli attori, come saranno indicati.
Final Scene
All the characters, as they are indicated.
16 Ranuccio - Eccellenza vengo a conoscere lo
stato della vostra salute.
Duca - (Ironico) Ve ne sono grato, e spero fra poco
di darvi quella risposta che meritate.
Ranuccio - (Ah son perduto!)
Ines - Oh, Fernando! Il padre vuol farmi sposare
Antonio.
Ranuccio - Ah, questo sarebbe il famoso Fernando?
Duca - Sì, mio fratello… riconoscetelo pure.
Fernando - E questa, o germano,
è la mia sospirata fiamma!…
Argilla - Eccellenza! Abbiamo trovato Antonio
Alvarez, nel vicino villaggio… Sì, vostro nipote, il
ministro della vendetta di Ranuccio, che la notte scorsa avrebbe assassinato il Duca.
Duca - Che sento!
Sguiglio - (Oh! Guaje!)
Papaccione - Altro che imbrogli da zingara!
Duca - (A Ranuccio) Iniquo! Sulla tua fronte è già scolpito il marchio d’infamia: renderai conto dei tuoi misfatti.
Papaccione - Comme vonno paré belle dinto a
doje gajole le cape de Maledonato, e Malatesta?
16 Ranuccio - Your Excellency, I’ve come to
enquire about the state of your health
Duke - (Ironically) I appreciate your solicitude, and
hope to give you soon the answer you deserve.
Ranuccio - (Alas! I am lost!)
Ines - Oh, my Fernando! My father wants me to
marry Antonio.
Ranuccio - So this would be the famous Fernando?
Duke - Yes, and he’s my brother.
Fernando - And this, brother,
is my fair betrothed!…
Argilla - Your Excellency! We have found Antonio
Alvarez in the nearby village... Yes, your nephew,
the minister of Ranuccio’s revenge, who, last night
tried to kill the Duke.
Duke - What do I hear!
Sguiglio - (Oh! What a mix-up!)
Papaccione - This is even better than the gypsy’s tricks!
Duke - (To Ranuccio) Rogue! You are branded with
infamy and you will have to answer for your crimes.
Papaccione - Won’t they look nice, the faces of
Baddie and Foulplay, behind bars?
63
Ranuccio - (Inginocchiandosi)
Eccellenza, mi prostro supplice e pentito…
Sebastiano - Alzati sciagurato! Duca, se la sola ingiuria da me sofferta arma il braccio della tua giustizia, io
di fronte a voi e al cospetto di tutti gli offro il mio
perdono…
Duca - Sia confinato per sempre in questo castello,
ove troverà supplizio ne’ suoi rimorsi.
(Portano via Ranuccio)
Sebastiano - Vieni fra le mie braccia, essere benefico e mia salvatrice! Tu farai le veci di quella figlia che
perdei e che non posso cancellare dal mio cuore.
Argilla - Vi sono grata e vi farò onore, perchè io
stessa sono di una illustre famiglia: quella zingara
che rispettai qual madre, mi confidò di avermi rapita bambina...
Sebastiano - Qual somiglianza!..
Argilla - Conservo ancora questa gemma, che mi
pendeva al collo quel giorno, quando fui tolta alle
cure della mia poco accorta balia.
Sebastiano - Cielo! Ecco le cifre del mio nome!
Lascia ch’io baci la mia figlia smarrita!
Sguiglio - E zingarè! Bì si pozzo trovà purìo
non patre cavaliero!
17 Argilla - Tu l’autor de’ miei giorni?
Io la tua figlia?
Ah padre! Ah! Cari miei! Di tanta sorte
Palpito incerta ancora!
Amica alfin per me sorse l’aurora?
18 E fia ver? Di sì gran dono
Fausto il Ciel mi ricolmò?
Or comprendo i dolci moti,
Quei soavi affetti ignoti,
Che natura in me destò!
19 Sì! Mi stringi o padre al seno,
E il tuo cor sia lieto appieno
Se fin’ora sospirò.
Ranuccio - (Kneeling down)
Excellency, I kneel before you, pleading and regretful…
Sebastiano - Get up, wicked man! Duke, if it is only
the offence I suffered to arm the hand of your justice,
before you and everybody here I grant him my
forgiveness…
Duke - Let him then be forever confined to this
castle, remorse will be his punishment.
(Ranuccio is carried away)
Sebastiano - Come into my arms, kind being and
my saviour! You will be the daughter I lost and
whom I cannot forget.
Argilla - I am grateful and I will do you honour,
because I was born of an illustrious family: the gypsy
I called mother told me that I was abducted as a
child...
Sebastiano - What a resemblance!..
Argilla - I still have this precious pendant, which I
was wearing that day, when I was taken away from
my careless nursemaid.
Sebastiano - Heaven! Those are the initials of my
name! Let me kiss my lost daughter!
Sguiglio - Goodness gracious, gypsy,
can’t you find a noble father for me too?
17 Argilla - You, the author of my days?
I, your daughter?
Ah father! Ah! My dear ones! Such good fortune
makes my heart throb!
Has a friendly dawn finally risen for me?
18 Can it be true? Has merciful Heaven
granted me such a great gift?
Now I understand the tender impulses,
the mysterious, gentle affection
that nature had arisen in me!
19 Ah! Father, embrace me,
and let your heart, which to this day
has suffered, rejoice!
64
Sebastiano - Sì ti stringo, o figlia al seno,
E il mio cor sia lieto appieno
Se fin’ora sospirò.
Coro - Stringi pur la figlia al seno
E il tuo cor sia lieto appieno
Se fin’ora sospirò.
Sguiglio - (Al Duca) Orsù fra li contiente,
Fra abballe, e fra festine,
Vedimmo un po’ li diente,
Signò, d’esercità.
Papaccione - (Ad Argilla)
Contesa, mo si fatta
Pe me non sì cchiù cosa…
Co Ghitta, chè porposa,
Mo veo de m’acconcià.
Argilla - Padre…
Sebastiano - Figlia…
Argilla - L’eccesso del contento
Mi toglie… oh Dio! l’accento!
Piacere incomprensibile
L’alma beando va!
Oh! gioia inesprimibile!
Oh mia felicità!
20 Ah! Dopo il fiero nembo,
Che ha l’anima agitata,
Oh! quanto sei più grata,
Dolce serenità!
Sebastiano - Ah! Dopo il fiero nembo,
Che ha l’anima agitata,
Oh! quanto sei più grata,
Dolce serenità!
Gli altri - Ah! Dopo il fiero nembo,
Che ha l’anima agitata,
Oh! quanto sei più grata,
Dolce serenità!
Coro - Godiam di sì bel giorno
La bella ilarità!
Sebastiano - Daughter, I embrace you,
and my heart, which to this day
has suffered, will now rejoice!
Chorus - Embrace your daughter,
and let your heart, which to this day
has suffered, rejoice!
Sguiglio - (To the Duke) Let’s now be happy,
and while we dance and toast
let’s make sure, gentlemen,
that we also exercise our teeth a little.
Papaccione - (To Argilla)
Now that you’re a noblewoman
you’re no longer for me…
Ghitta will do,
she’s nice and round.
Argilla - Father…
Sebastiano - Daughter…
Argilla - My happiness is so great
that words… oh God! fail me!
Unfathomable pleasure
fills my soul!
Oh! Inexpressible joy!
Oh happiness!
20 After the dark clouds
that loomed over me,
oh! how much more welcome you are,
sweet serenity!
Sebastiano - Ah! After the dark clouds
that loomed over me,
oh! how much more welcome you are,
sweet serenity!
The others - Ah! After the dark clouds
that loomed over our souls,
oh! how much more welcome you are,
sweet serenity!
Chorus - In this fine day let us enjoy
our carefree cheerfulness!
65
Orchestra Internazionale d’Italia
First Violins: Alessandro Cervo*, Alessio Andreozzi, Anna Julia Badia, Jozek Cardas, Domenico Castro,
Dmitri Chichlov, Daniel Manasi, Ariel Sarduy, Sara Scalabrelli, Daniela Stancu
Second Violins: John Maida*, Carlo Coppola, Viviana Di Carli, Rita Iacobelli, Georgica Lecteroglu,
Flavio Maddonni, Katrzyna Osinska, Silvana Pomarico
Violas: Giorgio Gerin*, Stefania Di Biase, Fanny Forcucci, Alberto Pollesel, Marius Suarasan
Cellos: Alexandra Gutu*, Andrea Crisante, Giuseppe Grassi, Vanessa Petrò, Rasvan Suma
Double bass: Fabio Serafini*, Luigi Lamberti, Alberto Lo Gatto
Flutes: Federica Bacchi*, Alessandro Muolo
Oboes: Alessandro Staiano*, Peter Fazekas
Clarinets: Massimo Mazzone*, Paolo Turino
Bassoons: Massimo Data*, Deborah Luciani
Horns: Gianni D’Aprile*, Giovanni Pompeo
Trumpets: Marco Nesi*, Ray Novak
Trombones: John Eherbeek*, Yossi Itskovich, Marcello Dabanda
Conductor: Arnold Bosman
* solos
Coro da Camera di Bratislava
Sopranos: Helga Bachová, Helena Hanzelova, Milada Macháková, Katarina Majerníková, Henrieta Palkovicova,
Alena Pradlovska, Jarmila Pufflerova, Katarina Serešová
Altos: Gizela Burska, Eva Katrenchinová, Margot Kobzova, Anna Kováchová, Zuzana Limpárová,
Eva Matiasovska, Elena Matusova, Lucia Molnarova
Tenors: Pavol Dvoran, Juraj Durco, Valter Mikus, Juraj Nociar, Jan Prazienka, Lubos Straka, Ladislav Velky,
Stanislav Vozaf, Frantisek Urcikan
Baritones/Basses: Peter Hlbocký, Leo Krupa, Ivan Kudlik, Ladislav Méry, Milan Mikulasovych,
Maros Mosny, Jan Procházka, Pavol Šuška, Matúš Trávnichek, Peter Trnka
67
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