BENEDIZIONE DI SAN FRANCESCO
Il Signore ti benedica e ti custodisca,
mostri a te il suo volto
e abbia misericordia di te.
Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace.
Il Signore benedica te.
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Parrocchia Maria SS. Di Pompei
Canto:
Ventiquattro piedi siamo
IL TRANSITO DEL PADRE SANTO
CAPITOLO CLXII
ESORTAZIONE E BENEDIZIONE DEI FRATI PRIMA Dl MORIRE
804 214. Alla morte dell'uomo--dice il saggio--sono svelate tutte le sue
opere. È appunto ciò che vediamo gloriosamente compiuto nel Santo.
Percorrendo con animo pronto la via dei comandamenti di Dio, giunse
attraverso i gradi di tutte le virtù alla più alta vetta, e rifinito a regola d'arte, come un oggetto in metallo duttile, sotto il martello di molteplici tribolazioni, raggiunse il limite ultimo di ogni perfezione.
Fu allora soprattutto che brillarono maggiormente le sue mirabili
azioni, e rifulse chiaramente alla luce della verità che tutta la sua vita era
stata divina, quando, dopo aver calpestato le attrattive di questa vita mortale, se ne volò libero al cielo. Infatti, dimostrò di stimare una infamia vivere, secondo il mondo, amò i suoi sino alla fine, accolse la morte cantando.
Quando sentì vicini gli ultimi giorni, nei quali alla luce effimera sarebbe succeduta la luce eterna, mostrò con l'esempio delle sue virtù che
non aveva niente in comune con il mondo. Sfinito da quella malattia così
grave, che mise termine ad ogni sua sofferenza, si fece deporre nudo sulla
terra nuda, per essere preparato in quell'ora estrema, in cui il nemico avrebbe potuto ancora sfogare la sua ira, a lottare nudo con un avversario
nudo.
In realtà aspettava intrepido il trionfo e con le mani unite stringeva
la corona di giustizia. Posto così in terra, e spogliato della veste di sacco,
alzò, come sempre il volto al cielo e, tutto fisso con lo sguardo a quella
gloria, coprì con la mano sinistra la ferita del lato destro, perché non si
vedesse. Poi disse ai frati: "Io ho fatto il mio dovere; quanto spetta a voi,
ve lo insegni Cristo! ".
E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell'altissimo Padre, e in terra sia ricolmo della benedizione
del suo Figlio diletto con il santissimo Spirito Paraclito e con tutte le
potenze dei cieli e con tutti i santi.
E io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che
posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione.
CONCLUSIONE E BENEDIZIONE FINALE
Canto finale: Laudato si, O mi Signore
805 215. A tale vista, i figli proruppero in pianto dirotto e, traendo dal
cuore profondi sospiri, quasi vennero meno sopraffatti dalla commozione.
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E il custode sia fermamente tenuto per obbedienza a custodirlo
severamente, come un uomo in prigione giorno e notte, così che non
possa essergli tolto di mano finché non lo consegni di persona nelle
mani del suo ministro. E il ministro sia fermamente tenuto, per obbedienza, a mandarlo per mezzo di tali frati che lo custodiscano giorno e
notte come un uomo imprigionato, finché non lo presentino davanti al
signore di Ostia, che è signore, protettore e correttore di tutta la fraternità.
Intanto, calmati in qualche modo i singhiozzi, il suo guardiano, che
aveva compreso per divina ispirazione il desiderio del Santo, si alzò in
fretta, prese una tonaca, i calzoni ed il berretto di sacco: "Sappi--disse al
Padre-- che questa tonaca, i calzoni ed il berretto, io te li do in prestito, per
santa obbedienza! E perché ti sia chiaro che non puoi vantare su di essi
nessun diritto, ti tolgo ogni potere di cederli ad altri ".
Il Santo sentì il cuore traboccare di gioia, perché capì di aver tenuto
fede sino alla fine a madonna Povertà. Aveva infatti agito in questo modo
per amore della povertà, così da non avere in punto di morte neppure l'abito proprio, ma uno ricevuto in prestito da altri.
E non dicano i frati: «Questa è un'altra Regola», perché questa è
un ricordo, un'ammonizione, un'esortazione e il mio testamento, che io,
frate Francesco piccolino, faccio a voi, fratelli miei benedetti, affinché
osserviamo più cattolicamente la Regola che abbiamo promesso al Signore.
E il ministro generale e tutti gli altri ministri e custodi siano tenuti, per obbedienza, a non aggiungere e a non togliere niente da queste
parole.
E sempre abbiano con sé questo scritto accanto alla Regola. E in
tutti i capitoli che fanno, quando leggono la Regola, leggano anche
queste parole.
E a tutti i miei frati, chierici e laici, comando fermamente, per
obbedienza, che non inseriscano spiegazioni nella Regola né in queste
parole dicendo: «Così devono essere intese»; ma come il Signore ha
dato a me di dire e di scrivere con semplicità e purezza la Regola e
queste parole, così voi con semplicità e senza commento cercate di
comprenderle, e con santa operazione osservatele sino alla fine.
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Aveva poi l'abitudine di portare in testa un berretto di sacco per coprire le cicatrici riportate nella cura degli occhi, mentre gli sarebbe stato
necessario un copricapo di lana qualsiasi, purché fine e morbidissima.
806 216. Poi il Santo alzò le mani al cielo, glorificando il suo Cristo, perché poteva andare libero a lui senza impaccio di sorta. Ma per dimostrare
che in tutto era perfetto imitatore di Cristo suo Dio, amò sino alla fine i
suoi frati e figli, che aveva amato fin da principio.
Fece chiamare tutti i frati presenti nella casa, e cercando di lenire il
dolore che dimostravano per la sua morte, li esortò con affetto paterno
all'amore di Dio. Si intrattenne a lungo sulla virtù della pazienza e sull'obbligo di osservare la povertà, raccomandando più di ogni altra norma il
santo Vangelo. Poi, mentre tutti i frati gli erano attorno, stese la sua destra
su di essi e la pose sul capo di ciascuno cominciando dal suo vicario:
"Addio--disse--voi tutti figli miei, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre! E poiché si avvicina l'ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso! Io infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia". E benedisse nei
presenti anche tutti i frati, ovunque si trovassero nel mondo, e quanti sarebbero venuti dopo di loro sino alla fine dei secoli.
807 Nessuno si usurpi questa benedizione, che impartì ai presenti per gli
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assenti. Come è stata riportata altrove, ha chiaramente qualche riferimento personale, ma ciò va piuttosto riferito all'ufficio.
CAPITOLO CLXIII
ULTIME AZIONI DEL SANTO E SUA MORTE
Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: «Il Signore ti dia la
pace!».
Si guardino bene i frati di non accettare assolutamente chiese,
povere abitazioni e tutto quanto viene costruito per loro, se non fossero
808 217. Mentre i frati versavano amarissime lacrime e si lamentavano
desolati, si fece portare del pane, lo benedisse, lo spezzò e ne diede da
mangiare un pezzetto a ciascuno. Volle anche il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero il Vangelo secondo Giovanni, dal brano che inizia:
Prima della festa di Pasqua ecc. Si ricordava in quel momento della santissima cena, che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli per l'ultima volta, e fece tutto questo appunto a veneranda memoria di quella cena
e per mostrare quanta tenerezza di amore portasse ai frati.
809 Trascorse i pochi giorni che gli rimasero in un inno di lode, invitando i suoi compagni dilettissimi a lodare con lui Cristo. Egli poi, come gli
fu possibile, proruppe in questo salmo: Con la mia voce ho gridato al
Signore, con la mia voce ho chiesto soccorso al Signore. Invitava pure
tutte le creature alla lode di Dio, e con certi versi, che aveva composto un
tempo, le esortava all'amore divino. Perfino la morte, a tutti terribile e
odiosa, esortava alla lode, e andandole incontro lieto, la invitava ad essere suo ospite: "Ben venga, mia sorella morte!".
810 Si rivolse poi al medico: "Coraggio, frate medico, dimmi pure che
la morte è imminente: per me sarà la porta della vita!" E ai frati: "Quando
mi vedrete ridotto all'estremo, deponetemi nudo sulla terra come mi avete
visto ieri l'altro, e dopo che sarò morto, lasciatemi giacere così per il tempo necessario a percorrere comodamente un miglio".
Giunse infine la sua ora, ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri
di Cristo, se ne volò felicemente a Dio.
UN FRATE VEDE L' ANIMA DEL SANTO NEL SUO TRANSITO
811 217a. Un frate suo discepolo, assai rinomato, vide l'anima del padre
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come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola,
sempre dimorandovi da ospiti come forestieri e pellegrini.
Comando fermamente per obbedienza a tutti i frati che, dovunque
si trovino, non osino chiedere lettera alcuna [di privilegio] nella Curia
romana, né personalmente né per interposta persona, né a favore di
chiesa o di altro luogo, né sotto il pretesto della predicazione, né per la
persecuzione dei loro corpi; ma, dovunque non saranno accolti, fuggano in altra terra a fare penitenza con la benedizione di Dio.
E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e ad altro guardiano che gli sarà piaciuto di assegnarmi. E così
voglio essere prigioniero nelle sue mani, che io non possa andare o fare
oltre l'obbedienza e la volontà sua, perché egli è mio signore.
E sebbene sia semplice e infermo, tuttavia voglio sempre avere
un chierico, che mi reciti l'ufficio, così come è prescritto nella Regola.
E tutti gli altri frati siano tenuti ad obbedire così ai loro guardiani
e a dire l'ufficio secondo la Regola. E se si trovassero dei frati che non
dicessero l'ufficio secondo la Regola, e volessero variarlo in altro modo, o non fossero cattolici, tutti i frati, ovunque sono, siano tenuti per
obbedienza, ovunque trovassero qualcuno di essi, a farlo comparire davanti al custode più vicino al luogo dove l'avranno trovato.
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le parole di lui scritte, dovunque le troverò in luoghi indecenti, voglio
raccoglierle, e prego che siano raccolte e collocate in luogo decoroso.
E tutti i teologi e quelli che amministrano le santissime parole divine, dobbiamo onorarli e venerarli come coloro che ci amministrano lo
spirito e la vita.
E dopo che il Signore mi dette dei fratelli, nessuno mi mostrava
che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. E io la feci scrivere con poche
parole e con semplicità, e il signor papa me la confermò.
E quelli che venivano per intraprendere questa vita, distribuivano
ai poveri tutto quello che potevano avere, ed erano contenti di una sola
tonaca, rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache. E non volevamo avere di più.
Noi chierici dicevamo l'ufficio, conforme agli altri chierici; i laici
santissimo salire direttamente al cielo. Era come una stella, ma con la
grandezza della luna e lo splendore del sole, e sorvolava la distesa delle
acque trasportata in alto da una nuvoletta candida.
812 Si radunò allora una grande quantità di gente, che lodava e glorificava il nome del Signore. Accorse in massa tutta la città di Assisi e si affrettarono pure dalla zona adiacente per vedere le meraviglie, che il Signore aveva manifestato nel suo servo. I figli intanto effondevano in lacrime e sospiri il pio affetto del cuore, addolorati per essere rimasti orfani di
tanto padre.
Ma la singolarità del miracolo mutò il pianto in giubilo e il lutto in
esplosione di gioia. Vedevano distintamente il corpo del beato padre ornato delle stimmate di Cristo e precisamente nel centro delle mani e dei piedi, non i fori dei chiodi, ma i chiodi stessi formati dalla sua carne, anzi
cresciuti con la carne medesima, che mantenevano il colore oscuro proprio del ferro, e il costato destro arrossato di sangue. La sua carne, prima
oscura di natura, risplendendo di un intenso candore, preannunziava il
premio della beata risurrezione. Infine, le sue membra divennero flessibili
e molli, non rigide come avviene nei morti, ma rese simili a quelle di un
fanciullo.
dicevano i Pater noster, e assai volentieri ci fermavamo nelle chiese. Ed
eravamo illetterati e sottomessi a tutti.
E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene
all'onestà. E quelli che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l'esempio e tener lontano l'ozio.
Quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo
alla mensa del Signore, chiedendo l'elemosina di porta in porta.
Canto: Forza venite gente
DEL BEATO «TRANSITO»
DEL
SERAFICO PADRE SAN FRANCESCO
Guida: Siamo radunati, in quest’ora, per ricordare la morte beata di San
Francesco, per celebrare devotamente quell’ora sacra e solenne che viene
detta del “TRANSITO”, vale a dire il passaggio dell’anima benedetta del
Santo Poverello d’Assisi dall’esilio di questa terra alle beatitudini del Cielo. Era la sera del 3 Ottobre 1226.
Cel.: Nel nome della Somma Trinità e della Santa Unità del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti: Amen.
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Cel.: Il Signore sia con voi.
TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO
Tutti: E con il tuo spirito.
Cel.: Il Signore ci conceda un ascolto attento, una meditazione devota
ed un impegno concreto di rinnovamento di vita, alla luce
dell’esempio del nostro Padre San Francesco.
Lettore: Dal discorso di Giovanni Paolo II “La Leggenda Divina di
Francesco e Chiara”
E’ veramente difficile disgiungere questi due nomi, Francesco e Chiara,
questi due fenomeni, Francesco e Chiara, queste due leggende, Francesco e Chiara. C’è fra loro qualcosa di profondo che non può essere capito se non attraverso i criteri della spiritualità Francescana, cristiana,
evangelica, che non può essere capita con i criteri umani. Il binomio
Francesco - Chiara è una realtà che si comprende soltanto attraverso
categorie cristiane, spirituali, celesti; ma è anche una realtà di questa
terra, di questa città, di questa chiesa. Tutto ha avuto corpo qui. Non si
tratta di puro spirito, non erano puri spiriti, erano corpi, erano persone, erano spirito sì, ma nella viva tradizione della chiesa, del Cristianesimo intero. Nell’umanità non resta soltanto la leggenda, resta il modo
in cui Francesco vedeva sua sorella, il modo in cui egli sposò Cristo.
Vedeva se stesso a immagine di lei , sposa di Cristo, sposa mistica con
cui formava la sua santità. Vedeva se stesso come un fratello, un poverello a immagine della santità di questa autentica sposa di Cristo, nella
quale trova l’immagine della perfettissima sposa dello Spirito Santo:
Maria Santissima.
tenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu
cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e
uscii dal secolo.
E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in
tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché
con la tua santa croce hai redento il mondo.
Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti
che vivono secondo la forma della santa Chiesa romana, a motivo del
loro ordine, che se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a
loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e trovassi
dei sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà.
E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei
signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io discerno il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello
Canto: Fratello sole sorella luna
stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo
Cel.: Fratelli e sorelle, in questa sera in cui ci riuniamo per celebra-
mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo, che essi
re il passaggio di San Francesco, ascoltiamo la lettera che abbiamo ricevuto dal nostro frà Elia, compagno di San Francesco:
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Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare peni-
ricevono ed essi soli amministrano agli altri.
E voglio che questi santissimi misteri sopra tutte le altre cose siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi. E i santissimi nomi e
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
Per i capi delle nazioni e dei popoli, perché Dio li conduca per il
cammino della sapienza, pace, giustizia, armonia e bene comune,
preghiamo.

Per tutti gli uomini e le donne, perché rispettino tutte le creature,
preghiamo.

Per tutti i seguaci di san Francesco, perché lo Spirito Santo li aiuti
a vivere con letizia la povertà e l’umiltà evangelica, preghiamo.

Per tutti coloro che servono il popolo di Dio, perché lo Spirito
Santo li aiuti a seguire l’esempio di Francesco, e possano glorificare Dio con le loro parole, la loro vita e le loro azioni, preghiamo.

Per tutti i defunti, specialmente i nostri familiari ed amici, fratelli
e sorelle, perché Sorella Morte possa condurli a Dio, Sommo Bene, preghiamo.
PADRE NOSTRO
Cel.: Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi
miseri di fare del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di
volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo,
possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro
Gesù Cristo, e, con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o
Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e
regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli.
Tutti.: Amen
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FRA’ ELIA:
Prima che io cominci a parlare, un gemito mi sale dal cuore, e bene a ragione. Il mio ruggito è come d’acque dilaganti, perché ciò che temevo mi è accaduto, a me e a voi; e
quello che mi spaventava si è abbattuto su di me e su di voi
[…]. Il Padre e fratello nostro Francesco è tornato al Signore
nella prima ora che precede il 4 di ottobre, di domenica. O
voi, dunque, fratelli carissimi, ai quali perverrà questa lettera, a imitazione del popolo d’Israele nel suo pianto su Mosè
ed Aronne, suoi incliti condottieri, lasciamo libero sfogo alle
lacrime, poiché siamo stati privati del conforto di così grande padre. Colui che era la nostra consolazione se ne è andato
lontano; colui che ci portava tra le sue braccia come agnelli
si è recato in una regione lontana [...]. Siamo rimasti orfani,
senza padre, privati di colui che era la luce dei nostri occhi.
Veramente era vera luce la presenza del fratello e padre nostro Francesco, non solo per noi che gli eravamo compagni
nella medesima professione di vita, ma anche per quelli che
erano lontani [...].
Così infiammato, egli predicava il regno di Dio e convertiva
il cuore dei padri verso i figli e gli stolti alla prudenza dei
giusti, e preparava in tutto il mondo un popolo nuovo per il
Signore. Il suo nome è celebrato fino ai più lontani confini, e
l’universo intero resta pieno di stupore per le sue mirabili
imprese [...].
E se piangete, fratelli miei, su di voi stessi piangete e non su
di lui. Noi infatti, mentre siamo nella pienezza della nostra
vita siamo nella morte, lui invece è passato dalla morte alla
vita [...].
Perciò, fratelli, benedite il Dio del cielo e proclamate la sua
grandezza davanti a tutti, perché ha fatto scendere su di noi
la sua misericordia. Custodite il ricordo del padre e fratello
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nostro Francesco, a lode e gloria di Colui che lo ha reso
grande tra gli uomini e lo ha glorificato tra gli angeli.
coloro che stavano là, tutti i fratelli e le sorelle sparsi per il mondo e tutti coloro che sarebbero venuti nei tempi futuri.
Pregate per lui, conforme come egli medesimo ci ha chiesto
prima di morire, e invocatelo perché Dio renda anche noi
partecipi, con lui, della sua santa grazia. Amen
Ha invitato pure tutte le creature a lodare Dio attraverso il cantico
che egli stesso aveva composto. Ha invitato pure la morte, generalmente
odiata da tutti, a lodare Dio. Andando allegramente incontro alla morte,
l’ha accolta dicendo: “Benvenuta, Sorella Morte!”. Dopo ha detto ai fratelli: “Io ho fatto il mio dovere; quanto a voi, ve lo insegni Cristo!”.
Cel.: Questa sera, miei amici, noi lodiamo e ringraziamo Dio per la vita
di nostro fratello Francesco, ascoltando i ricordi di quattro persone che lo conoscevano molto bene: donna Pica di Assisi, mamma
di Francesco; santa Chiara d’Assisi, seguace e amica amata di
L’ora finale è arrivata. Circondato dai suoi fratelli, Francesco si abbandonò nelle mani del Padre e si addormentò in pace.
Francesco; donna Jacopa Frangipani di Roma, un’altra amica e
ACCENSIONE DELLE CANDELE
benefattrice di Francesco, e frate Leone di Assisi, uno dei primi
compagni di Francesco che ha formato, con lui, la fraternità divenuta un nuovo movimento religioso nella Chiesa.
Canto: E piansero i lupi nel bosco
(Queste parti saranno intervallate da brevi canti).
OFFERTA DELL’INCENSO
Donna Pica
Questa notte nella quale ricordiamo la morte di mio figlio Francesco, voglio ringraziare tutti i convenuti. Mi sarebbe molto piaciuto raccontarvi della sua morte, purtroppo non ero presente. Vi parlerò, dunque, dei suoi primi anni di vita. Mi piace pensare che i valori e le attitudini che ha mostrato da adulto, siano stati quelli che ha appreso da noi,
mentre cresceva in casa nostra. Egli non ha seguito le orme del padre,
nonostante ciò ha risposto ai nostri sacrifici.
Prima che nascesse suo fratello Angelo, dedicavo il mio tempo
unicamente a Francesco. Francesco era il suo sopranome. Era stato, infatti, battezzato col nome di “Giovanni”, come Giovanni Battista perché
come Elisabetta e Zaccaria, anche noi abbiamo atteso molti anni per avere un figlio. Noi abbiamo tentato di dargli il meglio di tutto o almeno
il meglio che potevamo acquistare con i nostri soldi. All’età dovuta,
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ABBRACCIO DI PACE
INTERCESSIONI
Cel.: Ricordando la morte di san Francesco e consapevoli del suo esempio, presentiamo con fiducia la nostra preghiera a Dio, per
l’intercessione di Francesco, Chiara, Luigi di Francia ed Elisabetta di Ungheria, patroni degli ordini francescani. Ad ogni invocazione, rispondiamo:
Signore ascolta la nostra preghiera

Per tutto il popolo di Dio, perché il Vangelo di Gesù Cristo porti
vita in abbondanza, preghiamo.
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E’ quello che parla dell’amore che supera la morte. Mentre frate
Elia leggeva il vangelo, lo spirito di frate Francesco dolcemente ha lasciato il suo corpo. Mi è sembrato che la stanza si riempisse di una luminosità che mai dimenticherò. Che cosa posso dire di più? Dio ci ama.
Canto: Perfetta Letizia (69 )
Frate Leone
Io, frate Leone ero presente alla morte del nostro padre Francesco.
Quando Francesco stava arrivando agli ultimi giorni di vita, la luce
dell’eternità stava sostituendo la luce di questo mondo, che si stava spegnendo in lui. Egli ha dimostrato di non essere attaccato alle cose di
questo mondo. Debilitato per anni di digiuno e per la malattia, ha chiesto di essere posto nudo a terra, per potersi consegnare totalmente a Dio
nel momento finale. Ha aspettato senza paura, per il suo trionfo. Con le
mani unite in preghiera, sembrava ricevere la corona della vittoria. Mentre i fratelli piangevano tristemente, Francesco ha chiesto che gli portassero il libro del vangelo e che leggessero il brano di san Giovanni a partire dal versetto “Prima della festa di Pasqua...”. Francesco voleva ricordare, riverentemente, la sacra cena che Gesù ha condiviso con i suoi discepoli, e mostrare il suo profondo amore per i fratelli che lo seguivano.
Francesco ha vissuto i suoi ultimi giorni in preghiera, invitando i
suoi compagni a lodare Dio con lui. Egli stesso, quando poteva, intonava il salmo: “La mia voce ha gridato al Signore”.
Ha chiamato tutti i fratelli, confortandoli ed esortandoli ad amare
Dio. Dopo, con tutti seduti intorno, ha steso la mano destra e, cominciando da frate Elia, suo vicario, ha posto la mano sopra la testa di ognuno. “Addio”, egli ha detto, “rimanete sempre con Dio! Sto andando
da Lui a cui raccomando ognuno di voi”. Francesco ha benedetto tutti
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l’abbiamo mandato alla catechesi nella nostra parrocchia di San Nicola.
Volevamo che il nostro bambino avesse una solida formazione per il
futuro, così lo abbiamo mandato presso la chiesa di San Giorgio. Francesco non era un genio, ma apprendeva bene matematica e grammatica,
anche se non era molto bravo in latino.
Canto: Il disegno (1 parte)
Francesco ed io abbiamo trascorso molto tempo assieme. Era un
bambino molto sensibile, curioso, allegro, spensierato. Anche se devo
ammettere che lo abbiamo in parte aiutato noi nei suoi problemi adolescenziali - per fortuna nulla di serio - è stato sempre un bambino molto
generoso. Noi abbiamo educato i nostri figli ad essere molto rispettosi
verso la Chiesa e attenti ai poveri. Nella nostra casa o anche nel nostro
negozio di stoffe importate, quando qualcuno veniva a chiedere, noi abbiamo sempre dato quello che potevamo - alimento, roba, o quello che
fosse necessario. Nella sua adolescenza Francesco aveva la tendenza di
arrivare agli estremi. Io mi ricordo di una volta in cui suo padre era assente per un viaggio di affari: mentre preparavo la cena, ho chiesto a
Francesco di andare nella dispensa a prendere un po’ di pane. Quando è
ritornato sorridente, con una pila di pani che quasi gli copriva la faccia.
Gli ho chiesto: “Che cosa vuoi fare con tutto questo pane? Vuoi forse
alimentare un esercito?” Egli rideva, dicendo: “Mamma, non voglio alimentare un esercito! Vado ad alimentare i poveri!”. Quelle parole mi
hanno molto colpito, ho dovuto controllare la mia emozione: gli ho detto: “Bene! Ma non dobbiamo certo sfamare tutti i poveri in un’unica
notte!”.
Mi è sembrato che il tempo sia trascorso troppo in fretta: un giorno io l’ho visto uscire di casa a cavallo, orgoglioso di essere un cavaliere. Prima però, senza che io me ne fossi resa conto, aveva affrontato un
difficile travaglio interiore, in ricerca del significato della sua vita. Una
volta voleva vincere una battaglia per l’indipendenza di Assisi, un’altra
voleva vincere tutto il mondo per Gesù Cristo.
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Canto: Il disegno (2 parte)
Francesco si fa pellegrino. Si considerava “l’araldo del grande re”.
Le persone più comprensive dicevano che egli stava “vivendo un momento particolare”, altri affermavano che aveva oltrepassato tutti i limiti
e che era divenuto fanatico. A questo punto mi sono sentita un poco in
colpa per avergli dato il nome e avergli parlato tante volte di Giovanni
Battista.
I fratelli mi dicono che egli ha rispettato profondamente le mamme. Egli predicava e scriveva che tutti noi, cristiani, dobbiamo essere
“...spose, fratelli, sorelle e mamme di Gesù Cristo”, ricordando che siamo mamme quando portiamo Cristo nel nostro cuore e nel nostro corpo,
attraverso il nostro amore, e quando generiamo Cristo con la nostra condotta. Egli ha detto ai fratelli che volevano vivere negli eremi che si dessero il cambio, essendo mamme gli uni per gli altri, avendo una cura
vicendevole e provvedendo al necessario. Egli pure ricordava ai fratelli
che se “una mamma ama e nutre il suo figlio carnale, tanto più ognuno
deve amare e nutrire il fratello e la sorella spirituale.
Mi piace pensare che mio figlio abbia appreso questo da me e che
si è sentito felice per tutte quelle volte che gli sono stata presente quando più aveva bisogno di me.
Chiara
Il mio nome è Chiara. Significa luce, luminosità. La mia famiglia
è una delle famiglie nobili di Assisi. Io ho conosciuto frate Francesco
quando avevo 16 anni e lui 29.
La nostra famiglia abitava di fianco alla cattedrale, dove frate
Francesco aveva l’abitudine di predicare regolarmente. Per due anni ho
ascoltato le sue prediche sulla sua scelta personale per Gesù Cristo. Egli
mi ha affascinato. Egli sfidava le persone a lasciarsi dietro le trappole di
questo mondo e seguire l’Evangelo in una maniera pura e semplice, come i primi discepoli facevano nella Chiesa primitiva. Io lo conoscevo
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Quando sono arrivata al convento di Santa Maria degli Angeli,
frate Leone mi ha incontrata alla porta, con un’espressione di dolore nel
volto. Ho temuto di essere arrivata troppo tardi, ma subito il suo viso ha
mostrato grande sollievo e felicità, e mi ha detto che, in quel momento,
stava per mandare un messaggero a Roma con una lettera che Francesco aveva dettato. “Dio è tanto buono”, ho pensato, “Dio ci ama”.
Ho sentito battere il mio cuore percependo la comunicazione interiore col mio amico. Allo stesso tempo sono rimasta ansiosa. Sapevo
che la legge della clausura non permetteva che una donna entrasse nella
residenza dei frati e non sapevo se frate Francesco poteva alzarsi per
vedermi. Frate Leone mi ha detto che era estremamente debole. Allora
ho sentito una voce debole, ma molto familiare che mi diceva: «Entra
frate Jacopa!». Oh, amato Francesco! Egli sapeva come comportarsi
con le leggi quando impedivano la fraternità.
Canto: Preghiera semplice
Volevo occuparmi di frate Francesco perché si curasse, ma quando l’ho visto, ho percepito che era troppo tardi. Ero molto triste perché i
fratelli non mi avevano chiamata prima. Dopo ho compreso che tutto
era come doveva essere. La stoffa grigia e le candele erano esattamente
ciò di cui frate Francesco aveva bisogno. Ed egli aveva chiesto i biscottini di mandorla! I fratelli erano contenti dell’incenso che avevo portato, che ha contribuito all’atmosfera che già esisteva: di pace, di preghiera, e solenne abbandono a Dio.
Era il pomeriggio di sabato, 3 ottobre. Frate Francesco sapeva che
la fine si approssimava rapidamente. Ha chiesto a due fratelli di cantare, un’ultima volta, il cantico delle creature. I fratelli piangevano ed io
pure. Allora frate Francesco ha perdonato le colpe ai fratelli e li ha assolti tanto quanto poteva. Egli disse a tutti i presenti di estendere la sua
benedizione a tutti i fratelli e ha chiesto che gli leggessero l’Evangelo
del giovedì santo.
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Siamo rimasti amici a partire da quel momento. Ogni volta che
frate Francesco veniva a Roma, io insistevo perché lui ed i suoi fratelli
rimanessero in casa mia o almeno accettassero il pane che facevo per
loro. Di tanto in tanto accettava qualcuno dei miei biscotti. Io adoravo
vederlo rallegrarsi con un biscottino dolce. I suoi occhi brillavano ed
egli mi accusava di indurlo in tentazione. Oh! Come mi piaceva la sua
compagnia! Mai ho conosciuto qualcuno così semplice, così allegro e
così appassionato per Dio! Tutta la città sembrava illuminarsi al suo arrivo.
solo da lontano. Quanto più lo ascoltavo e sentivo parlare dell’essere
cristiani in quel modo così semplice, tanto più comprendevo che era
questo che io cercavo per la mia vita.
Un giorno io stavo guardando verso la piazza, ricordando il giorno
in cui ho conosciuto “Francesco d’Assisi”, molto prima che fosse tanto
conosciuto...All’improvviso ho avuto una sensazione di panico e dolore. Qualcosa non andava e io ho deciso di fare un viaggio per andarlo a
trovare. Da molto tempo Francesco non veniva a Roma e alcuni dei fratelli avevano detto che non stava molto bene. Il mio cuore che sapeva
bene che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto e avrei ascoltato la
sua voce.
Canto: Vocazione (1 parte)
Canto: San Damiano (2 Parte)
Ho fatto rapidamente i preparativi e sono partita. Molte volte avevo cucito abiti per frate Francesco. Ho preso una stoffa grigia che avevo
ricevuto dai monaci cistercensi. Ho fatto i biscotti di mandorle, sperando che l’aroma dolce potesse essere una consolazione per lui. E, nonostante mi addolorasse molto pensare ciò, ho preso alcune candele, incenso e una stoffa bianca di seta, per coprirlo al momento della morte. Ho
immaginato che non avrebbe reagito a questo “lusso” dopo la morte.
Volevo che il mondo intero lo ricordasse per il suo grande amore verso
Dio e per tutti gli uomini e per questo avevo ricamato sulla stoffa bianca, in oro, la parola AMORE.
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Ma non era certo questo che la mia famiglia sognava per me. I
miei genitori purtroppo avevano deciso di sposarmi con un nobile, ma la
mia dama di compagnia è riuscita a fissarmi un incontro con frate Francesco. Egli mi ha convinto che il mio desiderio di consacrarmi a Dio era
un nobile ideale. Egli ne parlò con il vescovo e insieme abbiamo elaborato un piano segreto.
Nella notte della domenica delle palme frate Francesco, frate Filippo e frate Bernardo mi accompagnarono da casa mia alla chiesetta di
Santa Maria degli Angeli. Là frate Francesco ha accolto la mia promessa di vivere l’Evangelo in maniera semplice, seguendo l’esempio dei
fratelli. Come segno visibile della mia consacrazione, frate Francesco ha
tagliato i miei capelli, alla stessa maniera usata per i religiosi, per i sacerdoti e per i fratelli.
Naturalmente, i fratelli non avevano un luogo adeguato dove io
potessi rimanere, per questo mi hanno portato ad un monastero delle
sorelle benedettine, il monastero di San Paolo. Sapevamo che i miei parenti sarebbero venuti a prendermi, per questo siamo andati al monastero di Sant’Angelo. Qui le sorelle possedevano un privilegio papale chiunque usasse violenza contro di loro era immediatamente scomunicato. Quando i miei familiari sono venuti a prendermi, erano così furiosi
al punto di portarmi a forza per i capelli. Repentinamente, però, hanno
desistito. Non lo so se sia stata la paura della scomunica o se i miei capelli erano troppo corti per afferrarmi! E’ ironico pensare che, tempo
dopo, mia mamma Ortolana, e le mie due sorelle, Agnese e Beatrice, si
riunirono a me nel monastero!
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Sono rimasta nel monastero di Sant’Angelo per breve tempo, fino
a che Francesco mi portò alla cappella di San Damiano - dove aveva
avuto inizio la sua conversione. Subito ci sono state molte donne che
volevano vivere lo stesso stile di vita. Francesco ci disse: “conservate la
semplicità” e noi ci siamo sforzate di mantenerla. E’ così che siamo
nate come Sorelle Povere di San Damiano.
Canto:
Vocazione (2 parte)
Guardavamo frate Francesco come modello per il nostro stile di
vita. Era come una mamma per noi; ci proteggeva e provvedeva tutto
quello di cui avevamo bisogno. Le nostre sorelle rimanevano nel convento e frate Francesco mandava alcuni fratelli per mendicare un po’ di
cibo per noi. Ha nominato anche alcuni fratelli, che dimoravano in piccole celle vicino ai muri del monastero, come nostri cappellani. Lo stile di vita dei fratelli e il nostro avevano molto in comune. Spesso frate
Francesco mi cercava per avere consigli sul miglior cammino per i fratelli; ma anche per guidarci.
Frate Francesco e io avevamo problemi di salute. Indebolito per il
digiuno, egli a volte veniva a San Damiano per recuperarsi, passando
alcuni giorni nella cella vicina al convento. Non credo che venisse per
causa mia o per le sorelle: avevamo infatti con lui una comunicazione
spirituale anche a distanza. Credo che a lui piaceva proprio ritornare al
luogo dove tutto era iniziato per lui, ed ascoltare Cristo parlare di nuovo al suo cuore.
Mi piacerebbe dire qualcosa sulla morte di frate Francesco, ma io
non stavo là. Io ero molto ammalata in quel tempo, così ammalata che
ho pensato che sarei morta prima di lui. Anche così ammalato, frate
Francesco ha avuto la preoccupazione di scrivermi un piccolo messaggio che diceva: “Non essere triste perché non puoi vedermi ora. Io prometto che, prima di morire, tu e le tue sorelle mi vedrete e sarete confortate”. Pochi giorni dopo, a 45 anni, è morto. Mi sono subito turbata
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alla notizia della sua morte, poiché il suo messaggio diceva chiaramente che io lo avrei incontrato e visto un’altra volta. Quando i fratelli portarono il suo corpo dalla Porziuncola per seppellirlo nella città, si fermarono a San Damiano. Noi abbiamo tolto le grate dalla finestra e i
fratelli hanno tenuto il corpo nelle loro braccia per un’ora. Avevamo il
cuore straziato e piangevamo. Non speravo potesse succedere, ma è
successo. Abbiamo visto ancora una volta frate Francesco prima che
fosse seppellito e questo ci ha confortato.
Canto: San Damiano (1 parte)
Donna Jacopa
Sono Donna Jacopa Frangipani di Roma. Mio marito apparteneva
ad un’ antica famiglia nobile di Roma, il cui cognome significa “pani
ripartiti”. Il cognome viene da un fatto accaduto secoli addietro, quando
un antenato di mio marito salvò molta gente di Roma dalla morte per
fame, distribuendo pani.
Ho conosciuto frate Francesco quando è venuto nella nostra città.
Avevo appena 22 anni, mio marito era morto da poco tempo e avevo 2
figli piccoli da crescere. Frate Francesco all’epoca aveva 28 anni e un
piccolo gruppo di fratelli. Erano venuti a Roma per un’udienza con il
Papa. Frate Francesco stava nella piazza, predicando per chi volesse
ascoltarlo. Aveva una voce armoniosa, forte ma senza nessuna aggressività. Trasmetteva il suo serio messaggio in forma molto convincente e
con un’allegria contagiante. Era accogliente e io mi sono trovata a confidargli i miei patimenti di giovane vedova tra i nobili di Roma. Mi ha
ascoltato con grande compassione. Quando ho terminato con la mia storia, egli mi ha detto: «Confida nell’amore di Dio». Solo questo:
«Confida». Ma ciò che io ho ascoltato è stato: «Confidi nella
Provvidenza di Dio, poiché Egli l’ama molto. Dimentichi tutte le sue
paure, perché Dio la ama. Egli ti ama!».
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Parrocchia Maria SS. Di Pompei