LA VITA PRENATALE Nella vita prenatale tutto passa attraverso la madre: voci, suoni, rumori, piacere, dolore, stimoli che provengono dall’esterno. Già nel grembo materno il bambino ha molte competenze: si muove, si porta le mani alla bocca, si succhia il dito, riconosce la voce materna già dalla 25° settimana di vita gestazionale, riconosce gli stimoli piacevoli da quelli spiacevoli e dà reazioni diverse, si mette in relazione con l’eventuale fratello gemello, quindi interagisce. 1 Con il lavoro che voi genitori potete fare per sostenere lo sviluppo del linguaggio del vostro bambino, lo aiuterete a capire e a farsi capire dagli altri, ad aumentare le proprie conoscenze e ad avere successo a scuola. Ma, nonostante le vostre attenzioni, sollecitazioni e il vostro amore, a volte, il linguaggio del bambino può non svilupparsi armoniosamente. Se il vostro bambino a 24 mesi : • produce poche parole, meno di 50, • impara poche parole nuove al mese, • non combina due parole in un’unica frase (es: auto papà), • produce parole composte da scarsa variabilità consonantica, • non comprende il significato dei discorsi, • ha un vocabolario limitato, • non sa costruire frasi semplici, • pronuncia le parole in modo incomprensibile potete chiedere il parere di un logopedista, cioè una persona specializzata nei disturbi della comunicazione e del linguaggio. 22 CHE COSA PUO’ SUCCEDERE DURANTE LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO? • • 21 Può, a volte, mostrare delle incertezze nell’iniziare a parlare, soffermandosi sulle sillabe iniziali o prolungando altri suoni: questo può succedere perché c’è una discrepanza tra velocità di pensiero e di linguaggio. Non agitatevi, lasciategli il tempo di organizzare il suo pensiero e di trovare le parole per esprimerlo, senza dargli fretta e/o facendolo ripetere. Mostrate interesse per quello che dice e non per come lo dice. Fino ai tre anni è accettabile che un bambino ripeta parte o tutta la frase prodotta dall’adulto (es: la mamma gli dice “rispondimi” e il bambino ripete “rispondimi”). Questa ripetizione serve al bambino per assicurarsi di aver capito bene, per rinforzare la sua produzione e per imitare il linguaggio adulto, sicuramente corretto. E’ fondamentale che l’adulto non dia spazio al perpetuarsi di questa modalità, non vietandola al bambino, ma modificando egli stesso il tipo di approccio. LA NASCITA Il bambino nasce già con un bagaglio di competenze, vista la sua esperienza prenatale che perfeziona durante il suo sviluppo, ma è comunque necessario un ambiente stimolante che gli permetta di sviluppare le sue capacità comunicativo linguistiche. L’attrazione che il neonato dimostra per il volto umano, in particolare per il viso della madre, favorisce l’attenzione alla comunicazione e al linguaggio. Il pianto è la prima forma chiaramente manifesta di comunicazione. Inizialmente la mamma non sa interpretare il pianto del suo bambino e gli dà pertanto le risposte più svariate: il ciuccio, il latte, il prenderlo in braccio, il consolarlo con la voce. Col passare del tempo e con l’ampliarsi della reciproca conoscenza, la madre imparerà ad identificare il pianto e a dare risposte adeguate. Questo è l’inizio di una forma di comunicazione tra due persone, in cui alternativamente si assume il ruolo di comunicatore e ascoltatore. Il tono della voce è l’aspetto che il bambino riconosce fin da subito: la voce carezzevole e dolce lo rassicura e lo tranquillizza; il bambino inizialmente non capisce il contenuto di ciò che la madre gli dice, ma capisce il tono della sua voce. 2 0-4 MESI Il bambino non comunica per ora in maniera intenzionale, ma i genitori danno una risposta ai suoi bisogni tale da rendere significativa la sua comunicazione. COMPRENSIONE VERBALE Sa riconoscere la voce e il modo di parlare della madre, può rilevare modificazioni dell’intonazione. COMUNICAZIONE NON VERBALE Inizia a comunicare attraverso pianto, sorriso, sospiri, sbadigli, tante espressioni del viso e movimenti della bocca. COMUNICAZIONE VERBALE Il bambino ora può produrre vocalizzi di benessere con movimenti articolatori limitati: si tratta per lo più di suoni vocalici. 3 20 dimostrazione che i bambini imparano a parlare non per imitazione ma perché analizzano il linguaggio e individuano delle regole generali che poi applicano anche laddove la lingua presenta delle irregolarità. COME AIUTARE IL BAMBINO? • • • • • • • • 19 Guardatelo sempre in viso e tenetevelo vicino: passano molte comunicazioni attraverso lo sguardo e il contenimento anche fisico. Parlategli con calma e con calore. Chiamatelo per nome, impara presto a riconoscerlo. Ridete con lui, fategli sorrisi e smorfie. Date un nome alle cose e alle persone. Spiegategli i rumori che sente. Cantategli canzoncine, filastrocche, ninne nanna. Dategli sempre lo spazio di silenzio per rispondere, se vuole, fin dai suoi primi giorni di vita. 4 4-8 MESI L’ interesse del bambino inizia ad ampliarsi anche verso gli oggetti, guarda alternativamente la madre e l’oggetto. Dopo i sei mesi lo scambio diventa a tre col realizzarsi di momenti di attenzione condivisa con la madre sugli oggetti. COMPRENSIONE VERBALE Sa riconoscere il suo nome e rileva le modificazioni di intonazione della voce. Incomincia a capire il significato di alcune parole che fanno parte della sua esperienza. COMUNICAZIONE NON VERBALE Il bambino si dimostra interessato all’altro e cerca di attirarne l’attenzione con sguardo, sorriso, movimenti del capo dimostrando ora intenzionalità comunicativa. COMUNICAZIONE VERBALE Compaiono risate, sbuffi, gridolini. Il bambino produce sillabe ripetute in sequenza (es. pa..pa..pa) : è la fase del babbling usato con intonazioni diverse. 5 COME AIUTARE IL BAMBINO? • • • • • Fornite al bambini ripetuti esempi di frasi corrette, in particolare quelle che sbaglia, senza chiedergli di ripeterle, per sviluppare la grammatica e la pronuncia. Descrivete eventi e immagini introducendo “perché, ma, poi” per dargli un modello di discorso organizzato e complesso. Interpretate e parlate dei suoi sentimenti, dei suoi stati d’animo, della sua esperienza passata e futura tenendo conto del suo punto di vista e del suo interesse. Giocate insieme a lui facendo “ giochi di drammatizzazione” che riproducono le esperienze di vita. Discutete insieme le storie che più gli piacciono, comprate insieme i libri degli argomenti che preferisce. 18 17 24-36 MESI COME AIUTARE IL BAMBINO? Il bambino comprende i discorsi dell’adulto che sono al suo livello. Si esprime con un’ampia ricchezza lessicale, usa le prime forme grammaticali che caratterizzano la sua lingua, produce frasi in cui c’è accordo tra soggetto e verbo. Le regole della grammatica cominciano a consolidarsi. Riesce a produrre quasi tutti i suoni consonantici della sua lingua e la pronuncia delle parole. E’ facilmente comprensibile agli estranei. COMPRENSIONE VERBALE Il bambino è in grado di rispondere alle domande “chi?,cosa?, dove?, quando?”. Comprende “ dentro, sopra, sotto” e la differenza tra singolare e plurale. Comprende il significato di semplici storie narrate con il supporto di figure. COMUNICAZIONE VERBALE – LINGUAGGIO Usa il linguaggio per esprimere sentimenti, per fare proposte e rispondere a ciò che gli viene chiesto aggiungendo anche altre informazioni. Inizia a mettere in relazione due eventi che esprimono le prime forme di un discorso organizzato. Il bambino produce frasi complesse, comincia ad usare “ dopo, allora., invece, perché”. Sa usare singolare /plurale e femminile/maschile dei nomi, alcuni articoli e i pronomi personali “ io,tu”. Il 90% di ciò che il bambino dice è comprensibile alle persone non familiari, nonostante non sempre sia corretto : a volte dice “ aprito, vieno, piangio”. Non sono errori, bensì la Il contatto visivo sta alla base della comunicazione: osservate se il bambino cerca di entrare in contatto con voi. • Richiamate la sua attenzione sui versi degli animali, sui rumori degli oggetti indicando e imitando mentre li denominate. • Mostrategli libretti con semplici figure di cui ripetere il nome. • Raccontategli piccole storie variando l’intonazione e la mimica facciale. • Verificate che il bambino senta bene. osservando le sue reazioni ai rumori e al linguaggio. • Usate un linguaggio corretto, senza diminutivi né vezzeggiativi. • Usate frasi brevi. • Usate sempre un tono di voce in sintonia con contenuto, mimica facciale e gestualità. 6 8-12 MESI Il bambino esprime le sue intenzioni comunicative in modi sempre più finalizzati per richiedere il suo giocattolo preferito, la presenza dell’adulto. Inizialmente i suoni che produce sono semplici (vocali) poi, verso la fine del primo anno di vita, diventano sempre più complessi fino ad assomigliare a quelli della propria lingua. COMPRENSIONE VERBALE Il bambino inizia a comprendere alcune parole che sente: i suoni degli animali, i nomi delle persone e delle cose. Capisce semplici comandi (es. batti le mani) e un numero sempre maggiore di parole della sua lingua madre. COMUNICAZIONE NON VERBALE Il bambino risponde al proprio nome. Vocalizza per richiamare l’attenzione dell’adulto. Guarda in faccia chi gli parla, gioisce quando gli parlate. Indica ciò che desidera, fa ciao, apre le braccia, fa no con la testa. COMUNICAZIONE VERBALE Il bambino produce sequenze di suoni: vocali oppure sillabe composte da una consonante e una vocale ripetute (es. papapa) che nei mesi successivi diventano sempre più presenti e diverse (es. pataga) fino ad arrivare alla prima parola con significato. 7 • • • Date sempre risposte e fate proposte in positivo, mostrando al bambino di aver capito e ripetete la frase detta da lui, ma corretta: serve come rinforzo, gratificazione ed esempio . Non utilizzate l’anticipazione, cioè non precedete mai le sue richieste. Non insistete affinché mostri ciò che sa dire o che ripeta ciò che non ha detto correttamente. 16 discorsi unendo più frasi semplici . Circa il 50% delle parole che produce sono comprese da persone non familiari. COME AIUTARE IL BAMBINO? • • • • • • • • 15 Garantite al bambino il suo ruolo nello scambio comunicativo: ascoltatelo, rispondetegli con parole semplici e cogliete le sue risposte. Comunicate con il bambino in modo da fargli capire che desiderate scambiare con lui idee e sentimenti sul mondo che lo circonda e su ciò che accade intorno a lui. Dimostrategli di comprendere i suoi messaggi attribuendo loro un significato. Usate i suoni onomatopeici, come il verso degli animali, che hanno le caratteristiche proprie del babbling, per provocare scambi verbali. Ripetete al bambino parole semplici di due sillabe (es. nanna, palla, tata) che ricorrono più frequentemente nella vita quotidiana: è il modo più naturale per stimolare il bambino a produrre suoni linguistici differenti e discriminarli. Parlate al bambino mentre lo lavate e lo cambiate: ditegli il nome delle parti del corpo, cantategli delle canzoncine e filastrocche. Commentate le immagini di un libro molto semplice che lo interessano mantenendo vivo il contatto dello sguardo nello scambio comunicativo, per consentirgli di “ sentire e vedere parlare”. Organizzate semplici sequenze di gioco come il “cuccù-settete” in cui il linguaggio struttura e 8 COME AIUTARE IL BAMBINO? • • • • • • • • • 9 Parlate al bambino con intonazione, mimica facciale e contenuto in sintonia tra loro (es: se vogliamo che il bambino non tocchi un oggetto gli dobbiamo dire con tono fermo e faccia seria “ non toccare” oppure semplicemente “no”). Parlate correttamente al bambino senza utilizzare diminutivi e vezzeggiativi, con frasi sintatticamente e morfologicamente corrette con velocità inferiore a quella che si usa fra adulti. Denominate sempre ciò che indica il bambino. Commentate le sue azioni di gioco per mantenere il contatto comunicativo e per consentirgli di ascoltare il linguaggio. Impartite ordini semplici e valutate l’esecuzione. Giocate con il bambino offrendogli esempi di “ gioco del far finta” (es: dar da mangiare all’orsetto ) e di “ gioco simbolico” (es: una pentola diventa un cappello). Create un’alternanza nel dialogo, fate delle pause e non usate frasi troppo lunghe : aspettate una risposta dal bambino e incoraggiatelo a continuare il dialogo. Descrivete semplici sequenze di storie raffigurate in un libretto lasciandogli il tempo di intervenire secondo il suo modo di esprimersi. Fate domande che suggeriscono una scelta tra ciò che il bambino conosce (es: “ vuoi il latte o la banana?”). 14 18-24 MESI Il bambino riesce a dialogare più frequentemente usando il linguaggio. Si esprime con molte parole ed ogni giorno ne impara delle nuove. Verso i 24 mesi le frasi sono composte da due o tre parole in successione; comincia ad apprendere le grammatica della propria lingua. Esprime attenzione ed interesse al linguaggio quando l’adulto gli commenta la storia di un libretto o gli racconta un fatto. COMPRENSIONE VERBALE Il bambino comprende i significati di nomi, azioni e aggettivi. Comprende domande introdotte da “dove?” “chi?”. Comprende semplici istruzioni (es: dammi la palla, prendi le scarpe) e indica alcune parti del corpo su richiesta. Verso i 24 mesi comprende il significato di semplici discorsi che riguardano fatti accaduti o che devono ancora accadere. Comprende richieste che prevedono due azioni ( es: prendi la palla e mettila nella scatola). COMUNICAZIONE NON VERBALE Il bambino esprime disapprovazione (es: percuote, spinge). Dà un giocattolo meccanico all’adulto affinché lo metta in azione. Fa “ciao” con la mano quando se ne va. COMUNICAZIONE VERBALE Verso i 24 mesi il bambino usa il linguaggio verbale per commentare ciò che vede, ciò che accade attorno a lui, per fare richieste e domande e per rispondere. Si esprime con un numero elevato di parole differenti. Dice il proprio nome e usa il pronome “me”, dice “voglio”. Tenta di fare piccoli 13 sostiene l’attenzione e l’azione. Nascondete un giocattolo sotto un panno, una scatola e ogni volta che lo fate riapparire associate all’espressione del viso una parola: il bambino cercherà di imitare il gioco. 10 12-18 MESI La forma comunicativa prevalente è ancora il gesto, tuttavia al gesto cominciano ad associarsi espressioni linguistiche. E’ in grado di orientarsi verso gli oggetti indicati dall’adulto se rientrano nel suo campo visivo. COMPRENSIONE VERBALE Comprende semplici frasi ( es. non toccare, vuoi bere?). capisce il “no”. Comprende il significato delle parole che appartengono alla sua esperienza quotidiana. La comprensione di parole mostra un incremento regolare rispetto alla produzione, che risente fortemente della variabilità individuale. COMUNICAZIONE NON VERBALE Il bambino mostra e dà all’adulto ciò che ha in mano. Combina vocalizzi e azioni per far conoscere all’altro ciò che vuole (es. tenta di aprire la porta perché vuole uscire). COMuNICAZIONE VERBALE Il bambino imita i suoni dell’adulto mentre gioca con lui. Usa le parole che ha imparato a produrre e il suo vocabolario incrementa velocemente: usa parole che riguardano cibi, bevande, animali, parti del corpo, giocattoli. Una categoria molto rappresentata è quella dei nomi comuni e propri dei familiari. 11 COME AIUTARE IL BAMBINO? • • • • • • Condividete i suoi interessi. Ripetete ciò che dice per fargli capire che il “messaggio è stato ricevuto” e ampliatelo. Parlategli con un ritmo lento per facilitargli l’ascolto e l’attenzione a ciò che gli dite usando un linguaggio adeguato al suo livello di comprensione. Attirate l’attenzione, l ’interesse e l’imitazione di vostro figlio giocando in modo animato “ con effetti speciali”, usate diverse espressioni facciali. Denominate le immagini dei libri che lo interessano segnandole col dito. Sostenete la sua comunicazione gratificandolo: deve sentirsi ascoltato e capito. 12 COMUNICO E PARLO A cura delle logopediste L.Facco e L.Perini U.O. Età Evolutiva e Disabilità Punto Salute Nord Documento – approvato – adottato Assemblea operatori 12.06.13 Responsabile U.O.S. Età Gen. 01.AC.1.7 Evolutiva/Disabilità REV. nr. 0 Assemblea operatori del 12.06.13 P:\handicapevolutivadoc\[3] PUBBLICISTICA\comunico e parlo.doc