Aprile 2015 25 26 L’informatore Aprile 2015 A L ESSA N D R I N O SALUTE e MEDICINA Disturbo da deficit attentivo con iperattività Il disturbo da deficit attentivo con iperattività (Adhd, acronimo per l’inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato, secondo i criteri del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Dsm), da inattenzione e impulsività-iperattività. Un ragazzino con questa sindrome non è semplicemente un Pierino che non sta fermo un istante o che fa impazzire la maestra con la sua incontenibile esuberanza. Quello è un piccoletto che si diverte un mondo, mentre un bambino con l’Adhd soffre. Soffre perché l’iperattività incontrollabile lo isola, perché l’incapacità di mantenere l’attenzione gli preclude la possibilità di giocare con gli altri, di imparare. In Italia si stima che questo disordine dello sviluppo neuropsichico colpisca circa l’1% degli studenti fra i sei e i 18 anni. Se non trattato, l’Adhd può compromettere numerose aree dello sviluppo psichico e sociale del bambino, predisponendolo ad altre patologie psichiatriche e/o disagio sociale nelle successive età della vita come depressione, alcolismo, tossicodipendenza, disturbo antisociale della personalità. LE TIPOLOGIE. I sintomi principali del disturbo da deficit attentivo con iperattività, e cioè inattenzione e impulsività-iperattività, non sono causati da deficit cognitivo (ritardo mentale), ma da difficoltà oggettive nell’autocontrollo e nella capacità di pianificazione. Nello specifico, il Dsm-IV distingue tre forme cliniche di Adhd: - Inattentiva - Iperattiva - Combinata Nel corso dello sviluppo, lo stesso soggetto può evolvere da una categoria all’altra manifestando nelle varie fasi d’età le tre differenti dimensioni psicopatologiche in modo variabile. I SINTOMI. I bambini con Adhd sono costantemente distratti, evitano di svolgere attività che richiedono attenzione per i particolari o capacità organizzative, perdono frequentemente oggetti o si dimenticano di svolgere attività importanti. È presente compromissione dell’attenzione focale e dell’attenzione sostenuta, ovvero della capacità di mantenere l’attenzione attiva nel tempo durante lo svolgimento di attività scolastiche, nei compiti a casa, nel gioco o in semplici attività quotidiane. In genere i bambini con Adhd rispondono senza riflettere, non riescono quasi mai ad aspettare il proprio turno nelle attività quotidiane o nei giochi; spesso si lasciano coinvolgere in attività pericolose senza valutare adeguatamente le conseguenze. L’impulsività è generalmente associata a iperattività: questi bambini vengono descritti «come mossi da un motorino», non riescono a star fermi, se seduti si muovono con le mani o i piedi, hanno frequentemente l’esigenza di alzarsi e muoversi senza uno scopo o un obiettivo preciso. I bambini con Adhd mostrano, soprattutto in assenza di un supervisore adulto, un rapido raggiungimento di un elevato livello di «stanchezza» e di noia che si evidenzia con frequenti spostamenti da un’attività, non completata, a un’altra, perdita di concentrazione e incapacità di portare a termine qualsiasi compito o gioco protratti nel tempo. CAUSE. Esistono fattori genetici alla base del disturbo: numerosi studi hanno dimostrato che i bambini con Adhd presentano significative alterazioni funzionali dei circuiti cerebrali che stanno alla base dell’inibizione e dell’autocontrollo, in particolare nella corteccia prefrontale e nei nuclei o gangli della base. Esistono anche fattori non genetici collegati al disturbo da deficit attentivo con iperattività, quali la nascita prematura, l’uso di alcol e tabacco da parte della madre, l’esposizione a elevate quantità di piombo nella prima infanzia e le lesioni cerebrali, soprattutto quelle che coinvolgono la corteccia prefrontale conseguente a prematurità e sofferenza perinatale. L’ambiente non sembra avere una importanza decisiva nella genesi del disturbo di concentrazione, come per altri disturbi di condotta a base emotivo-educazionale, tuttavia l’esperienza esistenziale del bambino con disturbo di concentrazione, caratterizzato da «insuccessi» e frustrazioni nel campo relazionale, sociale e scolastico, potrà determinare disturbi comportamentali su base psicoemotiva, che spesso accentuano e confondono gli stessi sintomi di iperattività e impulsività con cui il disturbo si presenta. In questo senso, il quadro clinico dell’Adhd si può considerare effetto della confluenza di fattori neurobiologici e psicosociali, mediata da un disturbo dello sviluppo cognitivo ed emotivo che assume un ruolo centrale. DIAGNOSI. Non basta che il bambino sia vivace e agitato. Secondo il Dsm-IV per fare diagnosi di Adhd è necessario che i sintomi chiavi della sindrome (deficit di attenzione, iperattività e impulsività) siano presenti per almeno sei mesi, devono aver fatto la loro comparsa prima dell’età di sette anni e manifestarsi in più di un contesto di vita del bambino: scuola, famiglia, società. La diagnosi di Adhd è in ogni caso essenzialmente clinica e si basa sull’osservazione e sulla raccolta di informazioni fornite da fonti multiple e diversificate quali genitori, insegnanti, educatori. CURE. I bambini affetti da Adhd possono essere sottoposti a terapie farmacologiche o psico-comportamentali, ma la maggioranza dei neuropsichiatri infantili ritiene che l’efficacia maggiore si abbia con una cura che combina i due tipi di trattamenti. • Cure con i farmaci. L’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato due principi attivi per la cura dell’Adhd: metilfenidato (Ritalin) e atomoxetina (Strattera). I farmaci devono rientrare nell’ambito di un programma monitorato dal Registro nazionale Adhd, che vincola la prescrizione dei farmaci alla predisposizione di un piano terapeutico semestrale da parte di uno dei centri regionali di riferimento per garantire l’accuratezza diagnostica ed evitare l’uso improprio dei medicinali. • Terapia psico-comportamentale: include un ciclo di incontri di parent training (svolto in gruppo o singolarmente, in base alle caratteristiche dei genitori) e la consulenza sistematica agli insegnanti. Il parent training è composto da cicli di almeno dieci sedute che includono una serie di informazioni sull’Adhd e altre attività formative relative alla comprensione del problema e l’applicazione di strategie comportamentali. La consulenza sistematica agli insegnanti include quattro incontri in cui osservare e comprendere le caratteristiche del bambino per diventare capaci di modulare le richieste degli insegnanti e ridurre i comportamenti disfunzionali del bambino con Adhd. Antonio Dr. Musso Direttore RSA “Villa San Fortunato “ di Casal Cermelli (AL) Formatore - Esperto nella gestione gruppi I CONSIGLI DELLA NATUROPATA Dove trovo il calcio? Siamo abituati a sentirci dire che per assumere calcio dobbiamo puntare sul latte e i suoi derivati. In realtà il calcio è presente, in quantità variabili, anche nei cibi vegetali; per questo ho preparato la classifica dei 10 alimenti vegani più ricchi di calcio. Ti consiglio di integrarli nella tua alimentazione, in questo modo potrai assumere calcio senza esagerare con i latticini e quindi non rischierai di incorrere nei danni che un eccesso di cibi animali provoca alle nostre ossa. (per approfondire, guarda la mia nota su Facebook: “LATTE VACCINO, SIAMO UOMINI O VITELLI?”) ECCO LA “Top Ten” degli alimenti più ricchi di calcio 100% vegetali: 1. Verdure a foglia verde e crucifere: consumare ogni giorno questi ortaggi ti permette di fare il pieno di fibre, magnesio, clorofilla e calcio! La rucola ne contiene ben 300 mg, il cavolo riccio 139, le cime di rapa 106, il cavolo cappuccio 60 e i broccoli 47. 2. Legumi: sono il cibo di riferimento per le proteine nella dieta vegana; e sono anche un’ottima fonte di calcio, in particolare ceci (142 mg), fagioli cannellini (147 mg), fa- gioli borlotti e occhio nero (127 mg) e lenticchie (56 mg). 3. Arance: anche una buona spremuta d’arancia, oltre a tanta vitamina C, potassio e beta carotene, può fornirci tanto calcio: 40 mg ogni 100 gr. 4. Tofu: è il cosiddetto “formaggio di soia“, si ottiene facendo coagulare il latte di soia con nigari o solfato di calcio; il tofu ottenuto con solfato di calcio è il più ricco di questo minerale, ne contiene infatti ben 350 mg. 5. Noci e frutta secca: soprattutto le mandorle, che 264 mg di calcio oltre a potassio, zinco, fosforo e magnesio e i fichi secchi (162 mg); perfetti come spuntini o snack fuori casa. 6. Amaranto: questo pseudo cereale, originario del centro America, ha un alto contenuto proteico (17%) ad alto valore biologico (contiene una buona quantità dell’amminoacido lisina). Contiene ben 159 mg, è naturalmente privo di glutine, facilmente digeribile. Provalo nelle zuppe, nelle minestre, con i legumi o per riempire le verdure al forno. 7. Erbe e aromi: li usiamo tutti i giorni per rendere più saporita la nostra cucina, senza sospettare che contengono enormi quantità di calcio: la santoreggia ne contiene 2132 mg, la maggiorana 1990 mg, il timo 1890 mg, la salvia 1652 mg, l’origano 1576 mg, la menta 1488 mg, il rosmarino 1280 mg, i semi di finocchio 1196 mg, l’alloro 834 mg, solo per citare i più ricchi e comunemente utilizzati! Un motivo in più per utilizzarli ad ogni pasto, considerando che rendono anche più digeribili e gustosi legumi e cereali, oltre ad avere numerose proprietà salutari. 8. Alghe: le “verdure” del mare sono alimenti preziosissimi, e oltre a iodio, ferro e altri minerali contengono tantissimo calcio: ne sono ricche in particolare le hiziki (1400 mg), la kombu (900 mg) e la wakame (660 mg); usale per cucinare i tuoi legumi o per le zuppe di verdure, limitando però la quantità a pochi grammi al giorno per non assumere troppo iodio, che è controindicato in chi ha problemi di tiroide in IPER funzionamento. 9. Semi di papavero, di sesamo e semi di chia: buonissimi da aggiungere alle insalate o a dei primi piatti a base di verdure, questi piccoli semini sono una miniera di calcio: 1448 mg i semi di papavero, 975 mg quelli di sesamo (provali sotto forma di gomasio o di tahine) e 631 mg i semi di chia; questi ultimi, ancora poco diffusi in Italia, sono anche ricchi di fosforo, omega 3 e omega 6. 10. Melassa scura: è un dolcificante liquido che si ricava dal processo di estrazione dello zucchero dalla canna o dalla barbabietola; in pratica è il prodotto di scarto della produzione dello zucchero bianco: paradossalmente, lo zucchero bianco è totalmente privo di sostanze salutari, invece la melassa (lo scarto!) ne è ricca! La melassa scura si ottiene dalla seconda estrazione, ed è più pregiata e più ricca di sali minerali: ferro, potassio, magnesio e calcio (500 mg); ha un sapore molto intenso e contiene circa il 40% di calorie in meno rispetto allo zucchero. a cura di: Rosanna Pilia Naturopata FNNHP Alessandria L’informatore Aprile 2015 A L ESSA N D R I N O 27 SALUTE e MEDICINA La vitamina D La vitamina D è necessaria sia per assicurare un buon assorbimento di calcio nell’intestino, sia per la corretta mineralizzazione dell’osso. Una carenza di vitamina D, frequente molti anni fa specie nei paesi nordici, che per molti mesi all’anno hanno poco o niente sole, portava a una caratteristica malattia dell’infanzia, il rachitismo. Si tratta di una malattia in cui l’osso, poco mineralizzato, andava incontro a tipiche deformità. Nell’adulto, la carenza di vitamina D determina una malattia simile, chiamata osteomalacia. Si tratta fortunatamente di condizioni oggi molto rare. Un po’ di vitamina D si trova negli alimenti (soprattutto pesci grassi come aringhe, sgombri, salmone, sardine: è soprattutto abbondante nel famoso olio di fegato di merluzzo). In certi paesi viene normalmente aggiunta al latte e agli alimenti per l’infanzia. Ma per la maggior parte essa viene sintetizzata direttamente nella nostra pelle per azione dei raggi ultravioletti B della luce solare (raggi UVB) su una sostanza chiamata 7-deidro-colesterolo. La vitamina D è l’unica vitamina che siamo capaci di produrre in proprio, ma in caso di necessità può essere somministrata come “supplemento”. Alle no- stre latitudini, una persona sana che nella bella stagione passa ogni giorno almeno due ore all’aria aperta, con un po’ di pelle scoperta (viso, mani, braccia, magari le gambe) non dovrebbe preoccuparsi di una carenza di vitamina D. La sua pelle ne produrrà abbastanza da coprire il fabbisogno. Tra l’altro, non è necessario il sole diretto, basta la luce solare (purché si stia all’aperto, perché i raggi UVB non passano attraverso i vetri). La vitamina D prodotta, trasportata dal sangue, si accumula nel tessuto adiposo. Nel periodo estivo, quando in genere si prende un po’ più sole, si produce una maggior quantità di vitamina D, che poi diventa una riserva anche per i mesi invernali. Solo chi vive sempre in casa o chi (come spesso fanno gli anziani) tende a essere sempre molto coperto, farà bene - dopo aver sentito il medico - a prendere qualche supplemento di vitamina D. La vitamina D che produciamo nella pelle (chiamata anche colecalciferolo) o quella che assumiamo con gli alimenti (sostanze analoghe anche se, come struttura chimica, leggermente diverse) è solo la base delle sostanze che effettivamente agiranno nel nostro corpo. A partire da questa base sono infatti prodotti, in due passi successivi, i cosiddetti metaboliti attivi della vitamina D. Questi “metaboliti attivi” della vitamina D circolano con il sangue e facilitano l’assorbimento intestinale del calcio: se manca la vitamina D non si riesce ad assorbirne una quantità sufficiente. Sono anche importanti, per un complicato “gioco di squadra” con il paratormone, nella regolazione della calcemia, e inoltre sono importanti per una corretta mineralizzazione dell’osso. Nell’insufficienza epatica o renale questi passi metabolici possono essere compromessi, ma oggi si può intervenire somministrando direttamente i metaboliti attivi, oggi disponibili come farmaci. A volte, anche negli anziani che necessitano di vitamina D, si preferisce prescrivere i metaboliti attivi. Nota importante: bisogna sempre seguire i consigli del medico perché la vitamina D presa in dose eccessiva si accumula nell’organismo e può fare male. A questo proposito, chi usa abitualmente integratori alimentari e supplementi vitaminici in libera vendita, deve accertarsi di non prendere vitamina D da più fonti diverse contemporaneamente . Molti anziani, e persone che non stanno mai all’aperto nelle ore di luce, come abbiamo gia’ detto , possono avere carenze di vitamina D. La vitamina D non è in genere considerata un “farmaco” perché, in condizioni normali, è normalmente prodotta nel nostro organismo. Tuttavia è spesso prescritta e usata come “supplemento” per le persone che, come molti anziani, possono produrne meno del necessario e quindi essere a rischio di carenza. I derivati attivi della vitamina D (25-OH vitamina D o calcifediolo; 1,25(OH)2 vitamina D o calcitriolo; 1-alfa-OH vitamina D o alfacalcidolo) sono equivalenti ai “metaboliti attivi” della vitamina D prodotti nell’organismo, e sono quindi particolarmente efficaci per migliorare l’assorbimento del calcio nell’intestino nelle condizioni di carenza di vitamina D. In particolare negli anziani, in cui la sintesi o l’attivazione della vitamina D possono essere ridotte, e le carenze sono più frequenti, sono in genere preferibili alla vitamina D nativa. Si tratta di farmaci molto potenti, che devono sempre essere prescritti dal medico, e usati nella dose corretta. Prendere dosi troppo elevate, o per troppo tempo, può essere dannoso. Nella terapia a lungo termine sono necessari regolari controlli su sangue e urine per evitare il rischio di ipercalcemia e ipercalciuria, e può essere richiesto un aggiustamento dei dosaggi. È possibile valutare le nostre “riserve” disponibili misurando il livello di 25-OH vitamina D nel sangue. Se tale livello è inferiore ai 30 ng/ml è indicato un supplemento di vitamina D. Un’esame che potrebbe aiutare a capire lo stato di salute delle ossa e quindi stabilire con una certa precisione un’eventuale osteopenia o osteoprosi e’ la MOC (MINERALOMETRIA OSSEA COMPUTERIZZATA ) eseguibile anche presso la vostra farmacia di fiducia ad un costo di circa 20 30 euro . a cura del Dott. Roberto Mutti Fat Burning Pilates E’ una tecnica benessere che unisce i principi dell’attivazione metabolica, del pilates, del respiro e della bioenergetica ad una puro divertimento fisico mentale ed emozionale. In un periodo in cui la vita ci porta sempre di più a RAGIONARE e USARE la testa per tutto dimenticandoci del ns. corpo, il FBP aiuta ognuno di noi a risentirsi, a ricontattare i propri muscoli, le proprie tensioni e lavorando con estrema attenzione e ascolto sul corpo riusciamo a dimenticare il mondo esterno per un’intera ora. Questo permette di ritrovare la gioia di vivere, di ridere, di urlare, di sudare.. e molto di più. Chi pratica regolarmente Fat Burning Pilates (di cui basta una lezione a settimana per trovarne beneficio) entro pochissime sedute, ritrova la forza fisica, la coordinazione, l’equilibrio, l’attenzione, la serenità, la gioia di fare le proprie cose, il proprio lavoro, il sonno ristoratore, l’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco e di vivere con maggiore serenità. E’ una tecnica di importazione Americana alla quale sono state apportate modifiche per ottimizzarne gli effetti-risultati ed oggi è un marchio registrato di mia proprietà con un sito in strutturazione dove si potranno trovare elencati i principi, gli effetti e grazie alla tecnologia chiunque potrà ovunque sarà nel mondo, scaricarsi su pc tablet o cellulare, le lezioni specifiche… Saranno possibili anche lezioni on line grazie alle web cam… sessioni mirate e modellate sulla persona… La tecnica di ginnastica pura di lavoro muscolare viene fusa con le metodiche orientali di attivazione metabolica, allo sblocco del respiro con la tecnica della gola, ai principi di bioenergetica globale. Gli effetti sono molte- plici e fin dalle prime sessioni ve ne renderete conto… equilibrio, forza, capacità coordinative, elasticità muscolare, snellimento, modellamento, tonificazione, resistenza all’affaticamento muscolare ed intellettuale, mobilità strutturale, ripostura, miglioramento dell’umore, della qualità del sonno, percezione differente e migliore di se stessi, conoscenza dei propri limiti fisici e la consapevolezza che si possono affrontare… è la TECNICA BENESSERE che ti aiuterà non solo a livello fisico ma sulla tua percezione e stima di te stesso o stessa. È una tecnica unisex, per qualsiasi età, sesso e religione… A breve partiranno anche i corsi per diventare istruttore di Fat Burning Pilates che potranno essere proposti non solo nelle palestre e centri fitness ma anche nei centri benessere, centri estetici , centri golf, strutture SPA … Una possibilità di lavoro in più visto che può rientrare nella legge 4 del 14 gennaio 2013. e… ricordate: “L’IMPORTANTE NON E’ CiO’ CHE FAI….MA COME LO FAI!!!!” TI ASPETTO! a cura di: Elisabetta Mulas Consulente bellezza e benessere globale 28 L’informatore Aprile 2015 A L ESSA N D R I N O SALUTE e MEDICINA Disability Manager presso il presidio Riabilitativo Borsalino Ha preso concreto avvio questa mattina l’attività del Disability Manager presso il presidio Riabilitativo Borsalino, concretizzato a seguito della convenzione tra l’Azienda Ospedaliera e il Comune di Alessandria del 26 febbraio 2015, finalizzata all’ottimizzazione delle pratiche burocratiche in tema di autorizzazioni per le persone residenti nel Comune di Alessandria e degenti al Borsalino. L’attività di apertura dell’Ufficio Disability Manager presso il Presidio Borsalino è ogni primo e terzo mercoledì del mese, con orario dalle ore 10:30 alle ore 12:30, e la sede è collocata al piano Terra presso lo studio adiacente a Portineria del Borsalino. Nello specifico, l’attività del Disability Manager fornisce servizi di consulenza e informazioni, dettagliate e specifiche relativi all’atti- vazione di permessi e contributi. 1. Rilascio del contrassegno di parcheggio per persone con disabilità; 2. Tracciatura dello stallo di sosta per assegnazione di nuovo posto (personalizzato o generico); 3. Richiesta di autorizzazioni edilizie per abbattimento delle barriere architettoniche; 4. Richieste di contributo per abbattimento barriere architettoniche in edifici privati ed eventuali adeguamenti strutturali (montascale, bagni, ecc) relativi all’accessibilità; 5. Permessi per attivazione di servizio gratuito trasporto pubblico locale e regionale. 6. Informazioni pratiche e inclusione nella rete sociale che abbraccia tutti i settori di attività per la partecipazione alla vita quotidiana. Apparecchiatura innovativa per il trattamento dei tumori del retto l’ultima donazione della Fondazione Uspidalet ONLUS “Ci sono progetti che immediatamente richiamano la nostra attenzione, come Consiglio, per la loro innovazione e rilevanza verso le persone che potranno beneficiarne, ma che sono difficili da spiegare. Fortunatamente così come apprezzato dal Consiglio, questo progetto ha trovato seguito nella raccolta fondi”. Con queste parole la presidente della Fondazione Uspidalet ONLUS Alla Kouchnerova ha salutato i donatori presenti lunedì 16 marzo alle 18.00 nei locali della Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera in occasione dell’inaugurazione della TEM (Transanal Endoscopic Microsurgery). “Ringrazio davvero di cuore - continua Alla Kouchnerova - chi ha sostenuto l’acquisto di questa importante strumentazione: la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e il suo presidente Pier Angelo Taverna, il Cavaliere del Lavoro Fabrizio Palenzona, l’Associazione Clown Marameo, il sig. Giorgio Michelini di Genova, il sig. Graziano Esposito”. Si tratta di una apparecchiatura tecnologicamente avanzata, utile per il trattamento chirurgico del tumore del retto a ridotta invasività e notevole miglioramento della qualità di vita dei pazienti operati. Il tumore del retto è una patologia che colpisce più gli uomini rispetto alle donne, come indicano i dati del Registro Tumori del Piemonte che stimano una incidenza annua sulla provincia di Alessandria (l’anno di riferimento è il 2012) di 226 casi/anno per gli uomini e di 196 casi/ anno per le donne. L’introduzione della TEM permette alla Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, attualmente sotto la responsabilità del dr. Fabio Priora, di completare una innovativa dotazione tecnologica, avviata con l’introduzione della chirurgia robotica e del robot chirurgico, con il dr. Giuseppe Spinoglio. Dichiara il Direttore Generale Nicola Giorgione: “Grazie alla sinergia con Fondazione Uspidalet ONLUS e ai donatori che hanno creduto nel progetto, la Chirurgia Generale dell’Ospedale di Alessandria consolida il proprio ruolo tra Azienda Ospedaliera Nazionale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo Alessandria i centri in Italia che perseguono progetti innovativi, essendo tra i pochi ad essere dotati di tale strumentazione. Ma soprattutto, l’introduzione della TEM permette completare l’offerta di servizi innovativi per i pazienti del bacino di riferimento, che possono essere trattati come nei migliori centri nazionali, dal punto di vista professionale e tecnologico”. Il dr. Priora illustra le caratteristiche della donazione effettuata dalla Fondazione Uspidalet ONLUS: “Lo sviluppo della TEM ha determinato una ulteriore evoluzione nel trattamento dei tumori del retto, soprattutto allo stadio iniziale, grazie ad un approccio meno invasivo con bassi tassi di recidiva. Fino all’introduzione della TEM, la resezione del retto in combinazione l’asportazione totale del mesoretto rappresenta il trattamento chirurgico di scelta per i tumori del retto, con una percentuale di recidiva del 4% ed una sopravvivenza del 78% a 10 anni in pazienti non metastatici. Tuttavia, in caso di resezioni del retto per tumori molto bassi questi interventi sono spesso associati al confezionamento di una stomia temporanea, fonte di disagio e malessere per i pazienti. Grazie all’introduzione della TEM, i pazienti che abbiano le caratteristiche per poter essere operati con questo tipo di tecnologia, possono avere benefici in termini di minore dolore post-operatorio, minori complicanze e mortalità ridotta e ultimo, ma non meno importante, ricoveri brevi. Soprattutto sono le conseguenze funzionali del paziente a trarne i maggiori benefici”. Via Venezia, 16 - Alessandria Centralino 0131.206111 prenotazioni di visite ed esami da lunedì a venerdì - ore 8.30 / 16.30 - da telefono fisso numero verde 800 017 747 - da cellulare 0131.202220 costi da gestore Informazioni su www.ospedale.al.it Aprile 2015 29 30 L’informatore Aprile 2015 A L ESSA N D R I N O ECOLOGIA POLLICE VERDE LE COLORATE IRIS Il genere Iris raccoglie circa duecento specie di piante della Famiglia delle Iridacee, il cui fiore è comunemente conosciuto anche con il nome di giaggiolo. Il nome del genere deriva dalla parola greca Iris che significa arcobaleno, ed in effetti la gamma di colori di questi elegantissimi fiori è molto ampia, dal bianco latte al blu scurissimo, quasi nero velluto, passando per il giallo, il mattone, il rosa e tantissime sfumature o screziature a contrasto. In effetti però gli ibridatori cercano in continuazione di selezionare la giusta tonalità di rosso fuoco, senza aver ancora raggiunto l’obbiettivo. Il tipico fiore possiede 6 tepali saldati alla base in un breve tubo. I 3 tepali esterni sono ripiegati verso il basso, e sono dotati di una fascia di papille chiare (barba, da cui il nome di Iris barbate); i 3 tepali interni sono ripiegati verso l’alto. Spesso il suo profumo è molto inebriante. Le specie erbacee e perenni sono per lo più rizomatose, ma esistono anche quelle bulbose. La fioritura avviene nel mese di aprile-maggio, ed alcune varietà regalano una seconda fioritura autunnale. Le foglie solitamente radicali sono a forma di sciabola, erette e acuminate, abbastanza rigide e di un bel verde glauco, talvolta variegato in giallo. II classico ‘giglio di Firenze’ è in realtà l’Iris germanica var. florentina (giaggiolo bianco); l’I. germanica (giaggiolo di S. Antonio) di origine europea, ha grossi rizomi ramificati, fusto eretto alto 50-100 cm, che porta fiori di colore viola-intenso poco profumati; l’I. pallida (giaggiolo pallido o giaggiolo odoroso), di origine europea, diffusa nei luoghi aridi e rocciosi, ha un bel colore azzurro-indaco ed un profumo dolce. Tra le specie di iris più rustiche vi è l’I. pseudacorus, specie spontanea e diffusa nei fossi, canali e zone paludose dell’Italia settentrionale, ha un rizoma carnoso e ramificato, da cui si origina un fusto eretto alto 40-100 cm, che porta fiori inodori e riuniti in infiorescenze di un bel giallo luminoso. Sempre tra le acquatiche, va citata l’I. kaempferi (da alcuni autori considerato sinonimo dell’I. laevigata), originaria del Giappone, I cui numerosi ibridi e varietà hanno corolle grandi e appiattite con colori brillanti e variamente sfumate. Un bel colpo d’occhio blu lo dà anche l’I.sibirica. Esistono anche specie e varietà nane alte 20 cm, molto rustiche a fioritura precoce, come l’I. pumilia dai fiori gialli, azzurri e viola-scuro. Tra le varietà bulbose, ricordiamo l’I. xiphium (= I. hispanica) e l’I. xiphioides (= I. angelica). L’I. reticulata è alta meno di 10 cm e fiorisce molto precocemente, già a febbraiomarzo, prima ancora di emettere le foglie. L’uso ornamentale di queste piante molto resistenti le rende adattabili in molti contesti del giardino: bordi misti, roccaglie, aiuole, anche in vaso se la cavano bene. Escludendo le specie acquatiche, Raccolta differenziata con il ‘Rifiutologo’ Non ci sono più scuse per non contribuire alla raccolta differenziata: con l’app del Rifiutologo di Hera (che ha totalizzato ormai quasi 54mila download) si possono leggere i codici a barre di 400 mila prodotti e sapere subito dove buttarli. L’aggiornamento è stato lanciato in questi giorni e prevede anche l’estensione della segnalazione di rifiuti abbandonati a tutti i comuni del territorio gestito da Hera con più di 30mila abitanti (tra cui Rimini, Ravenna, Ferrara e Forlì). Il Rifiutologo, dunque, diventa sempre di più uno strumento da smart city, a disposizione di ben 1,7 milioni di cittadini. Grazie alla nuova versione, il Rifiutologo di Hera diventa la prima app per smartphone e tablet in Italia capace di riconoscere i principali prodotti della grande distribuzione tramite il codice a barre, indicando come differenziarli e in che cassonetto metterli al momento di buttarli. Così non si potrà più sbagliare: scansionando il codice a barre di un cartone di latte o di un vasetto di marmellata con la fotocamera del cellulare, tramite il Rifiutologo l’utente avrà subito, in tempo reale, l’informazione relativa alle modalità di smaltimento in base al comune del territorio gestito da Hera in cui risiede. Un sistema che permette ai servizi ambientali di Hera di intervenire in modo tempestivo per porre rimedio a situazioni particolarmente critiche, puntando a offrire sempre un servizio di qualità a salvaguardia del decoro delle città. Da oggi questa funzione viene estesa a tutti i comuni gestiti dalla multiutility in Emilia Romagna con più di 30mila abitanti. Nel bolognese la novità riguarda quindi anche i comuni di San Lazzaro e Casalecchio di Reno. Una sperimentazione in comuni più piccoli, inoltre, è già in corso nel cesenate per fare in modo che il servizio possa via via estendersi ovunque. A oggi, Hera ha ricevuto quasi 6mila foto dai cittadini: 3.947 a Bologna, 1.402 a Modena, 158 a Imola e 122 a Cesena, dove il servizio è partito a dicembre 2014. le altre Iris vogliono terreno sciolto ed asciutto: evitare quindi i ristagni idrici, che potrebbero causare marciumi ai rizomi. Una leggera concimazione si può effettuare a fine autunno con dello stallatico maturo, e prima della fioritura con un complesso minerale ad alto tenore di Potassio. Anche la cenere della legna del vostro camino può tornare utile come fertilizzante superficiale, senza esagerare. A fioritura ultimata vanno recisi gli steli e dopo 2-3 mesi (quindi a fine luglio) è possibile procedere alla divisione dei rizomi, estraendoli dal terreno, eliminando la parte consumata, e ripiantando subito le parti sezionate, purchè siano provviste di almeno 1-2 germogli. L’anno successivo saranno già pronti per fiorire. La polvere, il decotto e il vino medicato dei rizomi di I. pallida e I. germanica var. florentina, raccolti al secondo o terzo anno di vita, da luglio a settembre, puliti ed essiccati, vantano proprietà diuretiche, emollienti ed espettoranti. Una tisana espettorante si prepara facendo bollire per un paio di minuti 20 g di rizoma in un litro d’acqua; si dolcifica con miele e si beve tiepida. Con 30 g di rizoma, sempre in un litro d’acqua, si ottiene invece una tisana utile per fare gargarismi contro le faringiti, le laringiti e le tonsilliti. La polvere del rizoma è un buon ingrediente nei dentifrici e guarisce l’alitosi. Inoltre l’iris può tornare utile come colorante naturale: in passato gli artisti impregnavano pezze di lino con il succo fresco dei fiori e le asciugavano all’ombra. Bagnando nuovamente e aggiungendo dei pigmenti minerali, si otteneva la tonalità di verde utilizzata dai tintori. Anche i rizomi essiccati si possono infilare con uno spago a mo’ di collana. L’odore iniziale è piuttosto sgradevole, ma con l’essiccazione diventa simile a quello della viola mammola, grazie ad un olio essenziale chiamato “irone”, che si sviluppa e aumenta sempre più con la stagionatura. Ottimo come profumacassetti. Corrado Sacco, Agronomo e Presidente del Garden Club il Sé di AL. Case efficienti grazie a un microrivestimento nanotecnologico Il riscaldamento e il raffrescamento di case poco efficienti provoca un eccesso di emissioni nocive nell’atmosfera. A interrompere questo processo può contribuire SurfaPaint Thermo Dry, un innovativo microrivestimento nanotecnologico certificato che garantisce un risparmio energetico del 30%, e che in abbinamento ad altri prodotti nanotech è in grado di intercettare le particelle trasformando le pareti delle case in strumenti disinquinanti. Come sottolineato recentemente dal dossier Mal’aria di Legambiente, a livello europeo l’Italia vanta il triste primato delle morti premature dovute a inquinamento da ozono con circa 3.400 vittime all’anno. L’ozono viene prodotto da una serie di reazioni chimiche fra sostanze presenti nell’aria, tra cui gli ossidi di azoto (NOx). Queste sostanze sono emesse principalmente da processi di combustione come traffico o produzione di energia e calore, che producono inoltre grandi quantità di anidride carbonica (CO2). A interrompere questa catena può contribuire SurfaPaint Thermo Dry, un microrivestimento nanotecnologico che, in abbinamento ad altre tecnologie come SurfaShield, è in grado di trasformare le pareti delle nostre abitazioni in strumenti disinquinanti. I prodotti interagiscono con gli ossidi di azoto trasformandoli in acido nitrico che, non più in forma gassosa, si deposita sulle mattonelle microrivestite e diventa molto più gestibile. Oltre a essere disinquinanti, le superfici trattate con SurfaPaint Thermo Dry diventano idrorepellenti attraverso nanoparticelle di biossido di silicio che permettono al muro di casa di non bagnarsi più perché l’acqua scivola via. Le superfici diventano anche autopulenti: la parete, attraverso i raggi del sole, disgrega tutte le sostanze organiche e inorganiche che si depositano sopra. Ma soprattutto, grazie alle microsfere di vetro ceramica cava, il microrivestimento dona alla superficie un effetto di isolamento che riflette i raggi infrarossi (calore). Ad attestare l’efficienza di SurfaPaint Thermo Dry, inoltre, la certificazione UNI EN 1934:2000 che attribuisce al prodotto il 30% di risparmio energetico. In questa maniera si ottiene un consistente abbattimento di emissioni di CO2 nell’atmosfera. L’informatore Aprile 2015 A L ESSA N D R I N O 31 INFO BIO Biobatteria che funziona Da Funghi e Scarti Agricoli con la paglia una nuova Bioplastica Biodegradabile Anche la Germania si conferma all’avanguardia nella ricerca sulle rinnovabili, infatti un team di scienziati del Fraunhofer Institute è riuscito a trasformare un impianto di produzione del biogas in una particolare biobatteria. Quest’ultima è in grado di ricaricarsi con paglia, rifiuti forestali e fanghi di depurazione. Ciò significa che questa particolare biobatteria è in grado di sfruttare i rifiuti di cellulosa, deiezioni animali, fanghi industriali, ma contemporaneamente può essere integrata ad impianti eolici o fotovoltaici e produrre quindi energia elettrica, gas purificato oppure olio combustibile. Un enorme passo avanti. Il processo avviene prima, riducendo, in un ambiente sottovuoto, le materie prime in parti piccolissime, poi queste ultime vengono sottoposte ad un processo di surriscaldamento da cui si ottengono biochar e gas volatili. I gas volatili a loro volta sono in parte purificati e stoccati, e in parte condensati in liquido che contiene un mix di acqua e olio di alta qualità. Al termine di questo processo si ottengono prodotti che possono poi essere utilizzati in modi differenti: l’olio può essere trasformato in biocarburante per navi o aerei; i gas indirizzati alla produzione elettrica e termica attraverso un cogeneratore; e il biochar può essere utilizzato come fertilizzante. In pratica oltre al fatto che questa batteria risulta essere così flessibile, poichè accoglie più materie prime e di conseguenza produce prodotti diversificati, ha anche un altro vantaggio di grande importanza: secondo l’analisi finanziaria degli scienziati, anche un impianto di piccole dimesioni, che richiederebbe un piccolo investimento, risulterebbe economicamente vantaggioso. La tecnologia è stata per ora dimostrata in un impianto pilota in grado di elaborare 30 kg di biomassa per ora e con un’efficienza del 75%. Da scarti agricoli e dal Micelyum dei funghi è stata messa a punto una nuova plastica biodegradabile. Lo ha fatto un’azienda di New York, Ecovative. Le fibre che provengono dalle bucce dei semi e dagli stocchi di mais vengono tenute insime dall parte vegetativa del fungo che, in questo caso, serve da collante: si creano così i Mushroom materials che possono così sostituire le schiume usate nel settore edile e in quello degli imballaggi con questo materiale naturale e biodegradabile che oltretutto può anche esser eusato come compost per il giardino. Oltre al settore dell’edilizia anche il campo del design applica con successo l’uso della bioplastica ricavata dai funghi per le proprie creazioni, come ha fatto la designer Danielle Trofè che ha sperimentato le potenzialità del kit “Grow it yourself” anch’esso distribuito dalla Ecovative, realizzando una linea di lampade Mushlume e altri oggetti per la casa. E’ molto interessante anche il meccanismo attraverso cui si ottiene la bioplastica dai funghi, perchè non necessita di energia e tantomeno di emissioni di carbonio. Basta aggiungere dell’acqua alla miscela secca di scarti agricoli e il micelyum cresce e si rigenera, così la miscela ottenuta può essere messa negli stampi e attendere che si solidifichi. Concludendo la designer spiega: “La possibilità di avere un’esperienza hands-on con il Mushroom Material, per farlo crescere, imparare le sue proprietà e sperimentare le sue caratteristiche di vita, non solo ha permesso un’esperienza di prototipazione molto più dinamica ma una maggiore inventiva e sintonia con il materiale che sta alla base del prodotto.” BIO E SOLIDARIETA’ A SOSTEGNO DELL’AGRICOLTURA LOCALE IN ANGOLA Strumenti agricoli per coltivare la terra, cisterne per accumulare acqua per irrigazione, pozzi per uso irriguo, piante da frutto, arnie per le api e progetti di formazione per gli agricoltori: prezioso materiale a supporto dello sviluppo dell’agricoltura locale in Angola, che è diventato realtà grazie al progetto di COSPE (Cooperazione per Sviluppo Paesi Emergenti) sostenuto dalla solidarietà di tutti coloro che hanno scelto il bio di NaturaSì. In quattro anni, grazie al prezioso contributo di tutti i consumatori che hanno scelto di devolvere i punti accumulati dalla spesa bio al “Progetto Angola”, NaturaSì ha destinato 101.724,00 Euro a questo importante progetto di solidarietà. I fondi raccolti servono a dare “gambe”, nel tempo, alle tante attività iniziate negli ultimi anni: dalla produzione di miele alla riforestazione, dalla salvaguardia dell’ambiente alla produzione di specie da frutto locali, come papaja, maracuja e acacia, nelle aree degradate. “Sapere che ci seguite e sostenete così tanto ci fa proseguire nel nostro lavoro con più entusiasmo e convinzione. - scrive dall’Africa Miriam Bacchin, referente sede e coordinatrice progetti Angola per COSPE - E di questo ringraziamo molto tutti i clienti dei negozi che hanno scelto il premio legato alla solidarietà, ma anche i negozianti e tutti i dipendenti dell’azienda che negli anni hanno creduto e credono nei nostri progetti”. Un traguardo importante raggiunto grazie al connubio tra bio e solidarietà e reso possibile da tutti coloro che consapevolmente scelgono il bio per prestare attenzione al proprio benessere, alla tutela dell’ambiente e della biodiversità. a cura di NaturaSì Alessandria Piazza Perosi, 6 - 15100 Alessandria Tel. 0131 288037 - Fax 0131 288037 Segui NaturaSì: facebook.com/naturasi.italia 32 L’informatore Aprile 2015 A L ESSA N D R I N O VIAGGIANDO Lo spettacolo del fiume arcobaleno Vorremmo toccarlo a volte l’arcobaleno, quel magnifico ponte colorato che unisce cielo e terra, ma i suoi vividi colori sono impalpabili. Quelli invece del Caño Cristales, sono più concreti, tanto che viene chiamato “arcobaleno liquido” o “il fiume dei cinque colori”. Uno spettacolo estremamente suggestivo offerto, tra Luglio e Novembre, da questo fiume nel corso dei 100 chilometri che percorre tra Ande, Amazzonia e Orinoco. Giallo, rosso, verde che deliziano i nostri occhi, sono odvuti alla presenza di un’alga particolare, chiamata “macarenia clavigera”. Il Caño Cristales si sviluppa nella provincia di Meta, nel Parco Nazionale Serrania de la Macarena, un vero e proprio patrimonio naturale e della biodiversità per la Colombia. Se durante l’anno è un fiume come tanti altri, tra luglio e novembre, nell’intervallo tra le stagioni umide e quelle secche, cambia completamente veste, a causa dell’abbassamento del livello dell’acqua. L’abbassamente delle acque fa sì che i raggi solari riscaldino il muschio che ricopre le rocce e le altre formazioni di alghe sotto la superficie, accendendone i colori. Ed è così che grazie al calore il fiume si trasforma in un arcobaleno dove il verde del muschio e il blu dell’acqua lasciano spazio al rosso prodotto appunto dall’alga macarenia clavigera che mentre viene trasportata dalle correnti, dà vita a svariati e vividi colori come il giallo, il verde, il rosa e il nero. Il sito è stato riaperto al pubblico nel 2009 dopo essere stato chiuso a causa dei guerriglieri del Farc e per i danneggiamenti causati dal traffico turistico non regolamentato. Viaggiare ti fa più intelligente. Anche senza partire Non è una novità che lasciare il proprio Paese per immergersi in culture diverse potenzi la nostra conoscenza, le nostre abilità e in generale il nostro bagaglio culturale. Quindi la nostra intelligenza. Adesso però diversi studi si stanno concentrando sulla capacità dei viaggi di accrescere la creatività, cioè una parte fondamentale dell’intelligenza, aumentando le sinapsi del nostro cervello. “Le esperienze all’estero migliorano la nostra capacità cognitiva, la profondità del pensiero e la creatività”, ha detto a The Atlantic Adam Galinsky della Columbia Business School, ricercatore esperto dell’argomento. “Quando mi occupavo di management, una quindicina di anni fa, era già un mantra il fatto che gli scambi culturali in azienda, i viaggi e la semplice mescolanza culturale e di genere dei dipendenti aumentino – per esempio – la produttività e il successo dell’azienda”. Studi condotti all’Università della California lo confermano: uscire dal proprio nocciolo ci aiuta a costruire un senso più forte e profondo di noi, a realizzare quali siano i nostri valori e le nostre convinzioni. Oltre che ad accrescere la nostra fiducia nel prossimo e nell’umanità. Ma che tipo di viaggio può cambiarci e renderci migliori? Ovviamente non un soggiorno in spiagge organizzate, ma una vera immersione tra gli abitanti del luogo, e che sia protratta nel tempo, spiegano gli esperti. Questo è vero al punto che – secondo alcune indagini – chi viaggia davvero molto, e dunque verosimilmente ha un rapporto superficiale con i Paesi che visita, non gode di questi vantaggi. Come possiamo conciliare la nostra vita con lunghe e approfondite esperienze all’estero? Oggi che ho una bimba piccola e viaggiare come viaggiavo non mi è più possibile, il mio personale modo di incontrare culture diverse è sfruttare mia figlia. Per fortuna, abitiamo in una grande città, e in un quartiere – la China Town di Milano – ricco in diversità. I bambini, come anche i cani, sono un’ottima scusa per stringere nuove amicizie, farsi invitare a cena da famiglie con tradizioni e culture diverse dalla nostra, e guardare al mondo – e alla nostra identità – con occhi nuovi. Una notte in biblioteca Chi ha visto il film “Una notte al museo” avrà sognato di vivere un’avventura simile, piena di avventure e storia. Lo stesso vale per gli appassionati di libri, che magari hanno, fra i sogni nel cassetto quello di potersi chiudere in biblioteca e passarvi giorni interi, persi fra gli scaffali e i libri. Oggi tutto questo è possibile, basta scegliere la biblioteca giusta. Ecco alcuni esempi che potete sfruttare magari per un weekend culturale. Se avete in programma un tour dell’Inghilterra, nel nord del Galles, a Hawarden, c’è la Gladstone’s library. Nata a fine Ottocento per volere di William Gladstone, primo ministro tra il 1868 e il 1874, che oltre alla biblioteca possiede 26 stanze che un tempo erano riservate agli studiosi e che ora sono aperte a chiunque voglia provare un’esperienza diversa. I clienti possono tranquillamente girare per la grande biblioteca del pian terreno, prendere uno dei 250mila volumi e leggerselo comodamente in camera. A New York invece trovate il Library hotel dove ci si può perdere fra ben 6mila volumi ben sistemati nelle 60 stanze che occupano i dieci piani del palazzo nel centro di Midtown Manhattan. L’organizzazione si basa sul sistema decimale Dewey, sistema di classificazione dei libri, che si basa su dieci categorie principali per localizzare i libri: all’ottavo piano si trova la letteratura, al sesto la tecnologia, al settimo alle arti e così via, mentre tutte le 60 camere dell’hotel sono arredate in modo unico con libri ed opere d’arte che esplorano un particolare tema della categoria a cui appartengono. Invece l’Andaz Prinsengracht ad Amsterdam è un lussuoso albergo che è stato ricavato nella struttura di una vecchia biblioteca pubblica nel quartiere di Jordaan. Dei libri della biblioteca in verità è rimasto ben poco ma però l’albergo ospita una ricca collezione di opere di arte contemporanea tra cui molte istallazioni video cui è dedicato un canale che ognuno può vedere comodamente nella sua camera Anche la Thailandia è all’avanguardia in questo, infatti nell’isola di Koh Samui si trova The Library, un lussuoso resort che i libri oltre ad averli nel nome li ha in una grande stanza comune. Una stanza che assomiglia ad una libreria di un museo di design più che lo spazio comune di un albergo. In effetti è famoso per la sua strepitosa piscina rossa…. ma vuoi mettere leggere un ottimo libro sul bordo di una delle piscine più belle al mondo? Aprile 2015 33 ARTE CULTURA SPETTACOLO Biblioteca civica: ingresso Rassegna danza contemporanea alternativo Sarà riaperto riaperto entro la fine del mese in corso, dopo quasi dieci anni di chiusura, il secondo ingresso situato in via Cairoli della Biblioteca Civica. E con la novità gli utenti potranno usufruire di una scala in condizioni migliori e più sicura rispetto a quella di piazza Cereseto. Sarà sufficiente percorrere il breve atrio, scrigno finora nascosto e particolarmente gradevole. L’iniziativa è stata realizzata per rendere più fruibile un ente che rimane un punto di riferimento importante per gli amanti ovadesi della lettura e solo nel 2014 ha potuto contare su più di 3.500 iscritti attivi tra i 15 e i 65 anni con 283 nuove iscrizioni. Disponibili negli scaffali della biblioteca 35.135 volumi. Nel 2014 si è assistito a un boom dei prestiti passati da 7.809 a 8.944 dopo il lieve calo dei dodici mesi precedenti. Concerto di Primavera Dopo la pausa invernale riprende l’attività dell’Associazione OviglioArte in collaborazione con Artemusica e le Associazioni Aveas e Aprova Onlus per la realizzazione del “concerto di Primavera” con Ilaria Davite ed Ivana Zincone (pianoforte a 4 mani) ed il soprano Milena Zammataro nell’ambito della rassegna alessandrina “I volontari e l’arte” del Teatro Parvum. Il concerto è patrocinato da Comune e Provincia di Alessandria ed avrà luogo do- menica 12 aprile alle ore 21 nella sede del Teatro in via Mazzini, 85. Il programma comprende celebri brani del repertorio a 4 mani di Rachmaninoff e Liszt e del bel canto (arie di Donizetti, Mascagni...). Le artiste oltre a svolgere attività concertistica con successo in tutta Italia affiancano una vivace attività didattica ad Alessandria e provincia. L’ingresso è libero o ad offerta. equiLibri 2015 libri arte cibo musica contami nazioni ...era una notte buia e tempestosa... Associazione liberArti in collaborazione con Alessandria News, Associazione Cultura & Sviluppo, Coop sociale Coompany&, Comunità San Benedetto al porto, Lab121 Libreria Mondadori con il patrocinio dell'Assessorato alle politiche culturali della Città di Alessandria concorso di scrittura per racconti brevi inediti Il tema a cui gli elaborati dovranno ispirarsi è Contaminazioni aperto a tutti i luoghi e il cibo la partecipazione è gratuita. Regolamento, informazioni, consegna racconti : Associazione liberArti c/o Libreria Mondadori Via Trotti, 58 - Alessandria - Tel. 0131 261423 con il patrocinio email: [email protected] Alessandria News c/o Ass. Cultura e Sviluppo Piazza De Andrè, 76 - Alessandria - 0131.226772 email: [email protected] Assessorato alle politiche culturali della Città di Alessandria Venerdì 10 aprile alle ore 21 sul palco del Teatro Municipale di Casale Monferrato Il sacro della primavera, la creazione di Michela Lucenti insieme al Balletto Civile, apre la rassegna dedicata alla danza contemporanea organizzata in collaborazione con la Fondazione Piemonte dal Vivo. Tratto da La sagra della primavera di Igor Stravinskij, lo spettacolo è stato fra i vincitori del Premio Roma Danza 2011. Il sacro della primavera è una scossa di energia, è il ghigno disperato eppure ilare di una ge- nerazione che vuole essere e lo vuole potentemente. La rassegna prosegue giovedì 23 aprile con La Metamorfosi di Kafka rielaborata da Gustavo Ramirez Sansano, coreografo tra i più significativi della scena internazionale. La costruzione coreografica si basa sull’evoluzione di ognuno dei personaggi secondari, della loro metamorfosi, del loro viaggio individuale verso una sorta di “animalità” che li priva delle connotazioni e degli attributi basici della condizione umana. Giovedì 30 aprile va in scena il terzo ed ultimo appuntamento, Sopra di me il diluvio, un assolo feroce, una potente pièce di denuncia destinato alla bravissima Paola Lattanzi con le coreografie di Enzo Cosimi, coreografo tra i più autorevoli del panorama contemporaneo italiano. Tra i suoi lavori anche le coreografie della Cerimonia di apertura dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006. BIGLIETTERIA Presso gli Uffici del Teatro | Piazza Castello, 9 – Casale Monferrato (AL). 34 Aprile 2015 L’informatore A L ESSA N D R I N O ARTE CULTURA SPETTACOLO E!!! IMPERDIBIL ON AIR Scelti per Voi L’informatore A L ESSA N D R I N O Aprile 2015 35 INFO IN BLU I CONSIGLI DEL PARRUCCHIERE NELLO Il massaggio cutaneo Extreme running: fuga per la libertà Il massaggio della cute è particolarmente indicato per accrescere l’attività delle ghiandole sebacee e favorire la circolazione sanguigna a beneficio delle cellule situate nel capello, favorendone, in questo modo, la crescita. Le tecniche di massaggio a livello cutaneo sono due: 1. massaggio di riparazione; 2. massaggio di compressione. Il massaggio di riparazione consiste nell’eseguire un leggero movimento di “frizione” sul cuoio capelluto, con una pressione non troppo forte.; il massaggio deve essere eseguito con i soli polpastrelli del pollice , indice, medio ed anulare molto ravvicinati, e con un movimento di su e giù. Lo scopo di questo massaggio è quello di ripartire la lozione usata su tutte le parti del cuoio capelluto. Il massaggio di compressione produce l’effetto di comprimere e si esegue con tutte e due le mani comprimendo la palle del cuoio capelluto fra le dita e il palmo della mano. Le dita e il palmo dovranno praticare un movimento rotatorio partendo dal basso della nuca fino a terminare sulla sommità del capo. La durata del massaggio dovrà essere di almeno dieci minuti. Questo tipo di massaggio è indicato nei casi di cute disidratata perché facilita una maggiore irrorazione sanguigna a livello cutaneo che accresce e stimola la capacità riproduttiva del capello. Si chiama trail running e può portare la tua passione per la corsa a un altro livello, su sentieri e strade sterrate, lontano dal traffico e dalle città, nei boschi, nella solitudine, dove ci sei solo tu e la terra sotto i piedi... Pensa ai boschi, alla pace, alla solitudine e alla libertà, senza auto, smog, semafori, case e asfalto: sono tutti ottimi motivi per passare al trail running. Ma ce n’è uno in più: correre sui sentieri e nei boschi tonifica molto meglio il fisico di un allenamento su strada. “Il trail running è un esercizio più intenso perché il fondo cambia di continuo, sei costretto ad adattare la tecnica e a usare i muscoli in maniera diversa” dice Ian Torrence, vincitore di oltre 50 maratone di trail. A ogni falcata non solo si bruciano più calorie, addirittura il 12% in più secondo una ricerca scientifica, ma si acquistano più resistenza e forza nelle gambe. Secondo il Journal of Sports Sciences, il rischio di infortuni è più basso perché i piedi poggiano sull’erba o su un fondo più morbido rispetto alla strada. Dulcis in fundo, anche il cronometro sorride: “La corsa su strada diventa più facile quando ci si abitua allo sterrato”. Hai bisogno di un motivo in più per sporcare le scarpe di terra? Una bella corsa nella natura fa bene anche al cervello, ti rende più vivo, ti dà più energia, ti diverte e ti aiuta a smaltire la tensione. 36 L’informatore Aprile 2015 A L ESSA N D R I N O MOTORI L’auto del futuro? Si aggiorna Come sostituire i gommini del tergicristallo come un cellulare Il meccanico? Superato. I preparatori? Preistoria. L’aggiornamento delle vetture moderne avviene online. L’elettronica, del resto, fa ormai da padrone e le vetture del futuro – quasi certamente elettriche, o a idrogeno, e a guida autonoma – avranno bisogno più di programmatori che di riparatori. Tesla è per il mondo automotive ciò che Apple rappresenta per il settore dell’elettronica di consumo: innovazione. Spesso controcorrente, ancor più spesso all’avanguardia. Dopo aver conquistato la California e gli Stati più progrediti del Nord America, la Casa statunitense rompe ulteriormente gli schemi proponendo un aggiornamento software che promette di migliorare l’autonomia della berlina elettrica Model S. Una “rinfrescata” che porterà in dote anche un innalzamento delle prestazioni. Sin qui nulla di eclatante – si fa per dire –, se non fosse che l’upgrade verrà realizzato mediante la connessione WiFi della vettura. Senza nemmeno avvicinarsi a una concessionaria. Una rivoluzione. La Tesla Model S standard è dotata di una batteria da 60 kWh che porta in dote un’autonomia dichiarata di 345 km. Percorrenza che passa a 475 km qualora si opti per le celle da 85 kWh. Ebbene, grazie all’aggiornamento software in predicato d’essere rilasciato, l’autonomia dovrebbe crescere del 15%. Un upgrade che lascia immaginare come nel futuro, piuttosto che acquistare una nuova vettura, divenga possibile aggiornarla di anno in anno. Trasformando l’auto in una sorta di smartphone. “Usa la tua auto come uno smartphone”, del resto, era sino a pochi mesi fa lo slogan portante della pubblicità Ford dedicata al sistema multimediale SYNC con AppLink. Tecnologia che permette di gestire vocalmente, oltre all’impianto audio e ai dispostivi collegati mediante USB o Bluetooth, il navigatore satellitare e il climatizzatore, replicando le app del telefonino sul display di bordo. Il colosso americano ha fatto tesoro del proprio claim, arrivando a stringere un accordo con Microsoft affinché i futuri modelli Made in Detroit vengano connessi a un sistema cloud, così da ricevere costanti aggiornamenti mediante web.Tesla e Ford hanno nel mirino interventi over-the-air dedicati ai sistemi di bordo e alla funzionalità delle vetture. La Casa californiana ha già seguito in passato questa strategia correggendo via software un problema di surriscaldamento degli adattatori domestici e rimuovendo il limitatore di velocità – inizialmente tarato a 209 km/h – dell’ammiraglia P85D, ora in grado di toccare i 250 km/h. Il futuro dell’auto è nel web. Ora più che mai. A patto di non incorrere in attacchi hacker… IL CAMBIO GOMME Arrivata la primavera noi ci prepariamo per la prova costume. Ma è necessario preparare anche la nostra auto per la bella stagione. In questo articolo vi spiegherò quando e come farlo per non rischiare multe o incidenti e quali coperture montare. Secondo il Codice della Strada l’obbligo degli pneumatici invernali o delle catene a bordo è prescritta dal 15 novembre e finisce il 15 aprile. (Ed è possibile smontarle fino al 15 maggio 2015). Sostituire le gomme invernali con quelle estive non è obbligatorio ma comunque vi consiglio di farlo. È possibile circolare tutto l’anno con gomme termiche, ma la legge impone delle limitazioni da prendere in considerazione. Dopo la data del quindici maggio chi dovesse essere trovato a circolare con gomme non idonee può essere punito con una multa. Oltre alla multa ci sarebbe il ritiro della carta di circolazione e l’invio in revisione del veicolo. La multa, però, scatta solo per chi viaggia con pneumatici con codici di velocità inferiori a quelli previsti dal libretto di circolazione. Chi viaggia con pneumatici invernali ma con codici di velocità superiori a quelli previsti nel libretto di circolazione non va incontro a nessun tipo Questo piccolo lavoro può essere eseguito tranquillamente da soli. Per evitare di sporcarsi le mani, consiglio sempre di usare i guanti in lattice. Prima di tutto bisogna controllare le misure delle spazzole, che sono sempre differenti, di conseguenza anche i gommini. In molti supermercati trovate dei gommini, cosiddetti universali che costano molto poco. E’ importante che il gommino sia sempre più lungo di 5 mm rispetto alla guida di supporto della spazzola. Dopo essersi muniti del nuovo elemento, di sanzione (verificate con il vostro gommista di fiducia). Gli Pneumatici 4 stagioni sono molto versatili e possono essere impiegate tutto l’anno, in quanto, al disegno del battistrada tipico delle gomme termiche, viene abbinata una parte di battistrada con caratteristiche tipiche del pneumatico estivo. Sono una valida opzione per affrontare inverni miti e per chi conta di percorrere pochi chilometri all’anno in condizioni meteorologiche miste. Vi consiglio di cambiare i pneumatici invernali perché si usurano con grande velocità se usati fuori stagione (con le temperature superiori 7/8 gradi) questo porta ad un deterioramento delle prestazioni e diverse inefficienze. La mescola con cui sono realizzati gli pneumatici estivi è differente da quella usata per le gomme termiche, resiste alle alte temperature a cui è soggetto l’asfalto stradale durane i periodi più caldi (mediamente supera i 50°C). Se avete già un treno di pneumatici estivi in buone condizioni vi basterà fissare un appuntamento con il vostro gommista di fiducia che (in media) per montarvele vi domanderà dai 30 ai 60 euro (dipende se necessitano di bilanciatura): nel caso in cui abbiate le ruote complete di cerchi per il periodo estivo andrete ovviamente a spendere di meno per il montaggio. Un altro fattore che determina il costo è se deve essere smontato e rimontato lo pneumatico sul cerchio. I cerchi in lega necessitano di maggiore cura ed esperienza per poter essere montati in quanto bisogna fare attenzione (inoltre certe vetture hanno sul cerchio un sensore di pressione dei pneumatici) a non arrecare danno al cerchio. Non dimentichiamo che circolare con gomme in ottimo stato apporta numerosi vantaggi: da un lato migliora le prestazioni su strada, garantendo una buona tenuta ed un alto livello di sicurezza alla guida, dall’altro contribuisce ad ottimizzare il consumo di carburante, permettendo un notevole risparmio dal punto di vista economico. Prima di montare le gomme controlliamo: - Profondità battistrada che non deve scendere al di sotto degli 1,6 millimetri. Il consiglio è di non scendere sotto i 3 mm - Consumo differente (sulla spalla o sul centro del battistrada), - Tagli, abrasioni, rotture sul battistrada o sul fianco, avviamoci a smontare il vecchio, alzando e ruotando di 90° la vecchia spazzola. E’ necessario allargare i dentini metallici, possibilmente con una pinza. Ad un’estremità il gommino ha un gancio metallico, bisogna inserire il pezzo nuovo sulla spazzola partendo dall’estremità opposta, fino ad agganciare la parte metallica nel luogo destinato, e l’operazione è conclusa. Il tutto vale sia per le spazzole anteriori, sia per quelle posteriori, quindi una volta sostituiti tutti i gommini, resta solo provarle, per testare l’esatta esecuzione. - Danni da urti o impatti, specialmente dopo aver guidato su superfici irregolari, - Pietre o altri materiali incastrati nei solchi del battistrada, - Danni ai cerchi (che possono danneggiare anche gli pneumatici), - Pneumatici vecchi, dopo 5 o 6 anni le gomme tendono ad indurirsi andando così a peggiorare la tenuta di strada, in particolare sul bagnato, e ad allungare di molto gli spazi di frenata. - Innanzitutto bisogna dare un’occhiata al libretto della propria vettura per verificare quali sono le misure delle gomme che potete montare. I dati stampigliati sul fianco del copertone devono coincidere con quelli presenti a libretto. Se le vostre coperture non sono in buon stato è meglio procedere ed acquistare pneumatici nuovi. Se la vostra vettura utilizza dimensioni abbastanza comuni non è difficile trovare degli pneumatici estivi in offerta, specie all’inizio della bella stagione. Ultimo consiglio: chiediamo al gommista come conservare i nostri pneumatici e in quale posizione migliore per non trovarle deformate alla prossima stagione. Ci sono gommisti che offrono il servizio di deposito dei vostri pneumatici, è particolarmente utile per chi non ha un garage, ma anche per chi non vuole il pensiero di caricare e scaricare le gomme più volte l’anno, soprattutto se tale operazione è effettuata per più autovetture. a cura di Marky Volf