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L’informatore
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SALUTE e MEDICINA
Disturbo da deficit attentivo con iperattività
Il disturbo da deficit attentivo con
iperattività (Adhd,
acronimo per l’inglese
Attention
Deficit
Hyperactivity Disorder) è
un disordine dello
sviluppo neuropsichico del bambino
e dell’adolescente, caratterizzato,
secondo i criteri
del Diagnostic and
Statistical Manual
of Mental Disorders
(Dsm), da inattenzione e impulsività-iperattività. Un ragazzino con questa sindrome non è semplicemente un Pierino che non sta fermo un istante
o che fa impazzire la maestra con la sua incontenibile esuberanza. Quello è un piccoletto che si diverte un mondo, mentre
un bambino con l’Adhd soffre. Soffre perché l’iperattività incontrollabile lo isola, perché l’incapacità di mantenere l’attenzione
gli preclude la possibilità di giocare con gli altri, di imparare.
In Italia si stima che questo disordine dello sviluppo neuropsichico colpisca circa l’1% degli studenti fra i sei e i 18
anni. Se non trattato, l’Adhd può compromettere numerose
aree dello sviluppo psichico e sociale del bambino, predisponendolo ad altre patologie psichiatriche e/o disagio sociale nelle successive età della vita come depressione, alcolismo, tossicodipendenza, disturbo antisociale della personalità.
LE TIPOLOGIE. I sintomi principali del disturbo da deficit attentivo con iperattività, e cioè inattenzione e impulsività-iperattività, non sono causati da deficit cognitivo (ritardo mentale), ma da difficoltà oggettive nell’autocontrollo e nella capacità
di pianificazione. Nello specifico, il Dsm-IV distingue tre forme
cliniche di Adhd:
- Inattentiva
- Iperattiva
- Combinata
Nel corso dello sviluppo, lo stesso soggetto può evolvere da
una categoria all’altra manifestando nelle varie fasi d’età le
tre differenti dimensioni psicopatologiche in modo variabile.
I SINTOMI. I bambini con Adhd sono costantemente distratti, evitano di svolgere attività che richiedono attenzione per i
particolari o capacità organizzative, perdono frequentemente
oggetti o si dimenticano di svolgere attività importanti. È presente compromissione dell’attenzione focale e dell’attenzione
sostenuta, ovvero della capacità di mantenere l’attenzione attiva nel tempo durante lo svolgimento di attività scolastiche,
nei compiti a casa, nel gioco o in semplici attività quotidiane.
In genere i bambini con Adhd rispondono senza riflettere,
non riescono quasi mai ad aspettare il proprio turno nelle
attività quotidiane o nei giochi; spesso si lasciano coinvolgere in attività pericolose senza valutare adeguatamente le
conseguenze. L’impulsività è generalmente associata a iperattività: questi bambini vengono descritti «come mossi da
un motorino», non riescono a star fermi, se seduti si muovono con le mani o i piedi, hanno frequentemente l’esigenza
di alzarsi e muoversi senza uno scopo o un obiettivo preciso.
I bambini con Adhd mostrano, soprattutto in assenza di un
supervisore adulto, un rapido raggiungimento di un elevato livello di «stanchezza» e di noia che si evidenzia con frequenti
spostamenti da un’attività, non completata, a un’altra, perdita
di concentrazione e incapacità di portare a termine qualsiasi
compito o gioco protratti nel tempo.
CAUSE. Esistono fattori genetici alla base del disturbo: numerosi studi hanno dimostrato che i bambini con Adhd presentano significative alterazioni funzionali dei circuiti cerebrali
che stanno alla base dell’inibizione e dell’autocontrollo, in particolare nella corteccia prefrontale e nei nuclei o gangli della
base. Esistono anche fattori non genetici collegati al disturbo
da deficit attentivo con iperattività, quali la nascita prematura, l’uso di alcol e tabacco da parte della madre, l’esposizione
a elevate quantità di piombo nella prima infanzia e le lesioni
cerebrali, soprattutto quelle che coinvolgono la corteccia prefrontale conseguente a prematurità e sofferenza perinatale.
L’ambiente non sembra avere una importanza decisiva nella
genesi del disturbo di concentrazione, come per altri disturbi
di condotta a base emotivo-educazionale, tuttavia l’esperienza esistenziale del bambino con disturbo di concentrazione,
caratterizzato da «insuccessi» e frustrazioni nel campo relazionale, sociale e scolastico, potrà determinare disturbi comportamentali su base psicoemotiva, che spesso accentuano e
confondono gli stessi sintomi di iperattività e impulsività con
cui il disturbo si presenta. In questo senso, il quadro clinico
dell’Adhd si può considerare effetto della confluenza di fattori neurobiologici e psicosociali, mediata da un disturbo dello
sviluppo cognitivo ed emotivo che assume un ruolo centrale.
DIAGNOSI. Non basta che il bambino sia vivace e agitato.
Secondo il Dsm-IV per fare diagnosi di Adhd è necessario che i
sintomi chiavi della sindrome (deficit di attenzione, iperattività
e impulsività) siano presenti per almeno sei mesi, devono aver
fatto la loro comparsa prima dell’età di sette anni e manifestarsi in più di un contesto di vita del bambino: scuola, famiglia,
società. La diagnosi di Adhd è in ogni caso essenzialmente clinica e si basa sull’osservazione e sulla raccolta di informazioni
fornite da fonti multiple e diversificate quali genitori, insegnanti, educatori.
CURE. I bambini affetti da Adhd possono essere sottoposti a
terapie farmacologiche o psico-comportamentali, ma la maggioranza dei neuropsichiatri infantili ritiene che l’efficacia maggiore si abbia con una cura che combina i due tipi di trattamenti.
• Cure con i farmaci. L’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato due principi attivi per la cura dell’Adhd: metilfenidato (Ritalin) e atomoxetina (Strattera). I farmaci devono rientrare nell’ambito di un programma monitorato dal Registro
nazionale Adhd, che vincola la prescrizione dei farmaci alla
predisposizione di un piano terapeutico semestrale da parte
di uno dei centri regionali di riferimento per garantire l’accuratezza diagnostica ed evitare l’uso improprio dei medicinali.
• Terapia psico-comportamentale: include un ciclo di incontri di parent training (svolto in gruppo o singolarmente, in
base alle caratteristiche dei genitori) e la consulenza sistematica agli insegnanti. Il parent training è composto da cicli di
almeno dieci sedute che includono una serie di informazioni
sull’Adhd e altre attività formative relative alla comprensione
del problema e l’applicazione di strategie comportamentali. La
consulenza sistematica agli insegnanti include quattro incontri
in cui osservare e comprendere le caratteristiche del bambino
per diventare capaci di modulare le richieste degli insegnanti
e ridurre i comportamenti disfunzionali del bambino con Adhd.
Antonio Dr. Musso
Direttore RSA “Villa San Fortunato “ di Casal Cermelli (AL)
Formatore - Esperto nella gestione gruppi
I CONSIGLI DELLA NATUROPATA
Dove trovo il calcio?
Siamo abituati a sentirci dire che per assumere calcio dobbiamo puntare sul latte e i suoi derivati.
In realtà il calcio è presente, in quantità variabili, anche nei
cibi vegetali; per questo ho preparato la classifica dei 10
alimenti vegani più ricchi di calcio. Ti consiglio di integrarli
nella tua alimentazione, in questo modo potrai assumere
calcio senza esagerare con i latticini e quindi non rischierai
di incorrere nei danni che un eccesso di cibi animali provoca
alle nostre ossa. (per approfondire, guarda la mia nota su
Facebook: “LATTE VACCINO, SIAMO UOMINI O VITELLI?”)
ECCO LA “Top Ten” degli alimenti più ricchi di calcio
100% vegetali:
1. Verdure a foglia verde e crucifere: consumare ogni
giorno questi ortaggi ti permette di fare il pieno di fibre,
magnesio, clorofilla e calcio! La rucola ne contiene ben 300
mg, il cavolo riccio 139, le cime di rapa 106, il cavolo
cappuccio 60 e i broccoli 47.
2. Legumi: sono il cibo di riferimento per le proteine nella dieta vegana; e sono anche un’ottima fonte di calcio, in
particolare ceci (142 mg), fagioli cannellini (147 mg), fa-
gioli borlotti e occhio
nero (127 mg) e lenticchie (56 mg).
3. Arance: anche una
buona spremuta d’arancia, oltre a tanta vitamina C, potassio e beta carotene, può
fornirci tanto calcio: 40 mg ogni 100 gr.
4. Tofu: è il cosiddetto “formaggio di soia“, si ottiene facendo coagulare il latte di soia con nigari o solfato di calcio;
il tofu ottenuto con solfato di calcio è il più ricco di questo
minerale, ne contiene infatti ben 350 mg.
5. Noci e frutta secca: soprattutto le mandorle, che 264
mg di calcio oltre a potassio, zinco, fosforo e magnesio
e i fichi secchi (162 mg); perfetti come spuntini o snack
fuori casa.
6. Amaranto: questo pseudo cereale, originario del centro
America, ha un alto contenuto proteico (17%) ad alto valore biologico (contiene una buona quantità dell’amminoacido
lisina). Contiene ben 159 mg, è naturalmente privo di glutine, facilmente digeribile. Provalo nelle zuppe, nelle minestre, con i legumi o per riempire le verdure al forno.
7. Erbe e aromi: li usiamo tutti i giorni per rendere più
saporita la nostra cucina, senza sospettare che contengono
enormi quantità di calcio: la santoreggia ne contiene 2132
mg, la maggiorana 1990 mg, il timo 1890 mg, la salvia
1652 mg, l’origano 1576 mg, la menta 1488 mg, il rosmarino 1280 mg, i semi di finocchio 1196 mg, l’alloro
834 mg, solo per citare i più ricchi e comunemente utilizzati!
Un motivo in più per utilizzarli ad ogni pasto, considerando
che rendono anche più digeribili e gustosi legumi e cereali,
oltre ad avere numerose proprietà salutari.
8. Alghe: le “verdure” del mare sono alimenti preziosissimi,
e oltre a iodio, ferro e altri minerali contengono tantissimo
calcio: ne sono ricche in particolare le hiziki (1400 mg), la
kombu (900 mg) e la wakame (660 mg); usale per cucinare i tuoi legumi o per le zuppe di verdure, limitando però
la quantità a pochi grammi al giorno per non assumere troppo iodio, che è controindicato in chi ha problemi di tiroide in
IPER funzionamento.
9. Semi di papavero, di sesamo e semi di chia: buonissimi da aggiungere alle insalate o a dei primi piatti a base
di verdure, questi piccoli semini sono una miniera di calcio:
1448 mg i semi di papavero, 975 mg quelli di sesamo (provali sotto forma di gomasio o di tahine) e 631 mg i semi di
chia; questi ultimi, ancora poco diffusi in Italia, sono anche
ricchi di fosforo, omega 3 e omega 6.
10. Melassa scura: è un dolcificante liquido che si ricava
dal processo di estrazione dello zucchero dalla canna o dalla
barbabietola; in pratica è il prodotto di scarto della produzione dello zucchero bianco: paradossalmente, lo zucchero bianco è totalmente privo di sostanze salutari, invece la
melassa (lo scarto!) ne è ricca! La melassa scura si ottiene
dalla seconda estrazione, ed è più pregiata e più ricca di sali
minerali: ferro, potassio, magnesio e calcio (500 mg); ha
un sapore molto intenso e contiene circa il 40% di calorie in
meno rispetto allo zucchero.
a cura di:
Rosanna Pilia
Naturopata FNNHP Alessandria
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La vitamina D
La vitamina D è necessaria sia per assicurare un buon assorbimento di calcio
nell’intestino, sia per la corretta mineralizzazione dell’osso.
Una carenza di vitamina D, frequente molti anni fa specie nei paesi nordici, che per
molti mesi all’anno hanno poco o niente sole,
portava a una caratteristica malattia dell’infanzia, il rachitismo. Si tratta di una malattia in cui l’osso, poco mineralizzato, andava
incontro a tipiche deformità. Nell’adulto, la
carenza di vitamina D determina una malattia simile, chiamata osteomalacia. Si tratta
fortunatamente di condizioni oggi molto rare.
Un po’ di vitamina D si trova negli alimenti (soprattutto pesci grassi come aringhe,
sgombri, salmone, sardine: è soprattutto abbondante nel famoso olio di fegato di
merluzzo). In certi paesi viene normalmente aggiunta al latte e agli alimenti per l’infanzia. Ma per la maggior parte essa viene
sintetizzata direttamente nella nostra pelle
per azione dei raggi ultravioletti B della luce
solare (raggi UVB) su una sostanza chiamata
7-deidro-colesterolo. La vitamina D è l’unica vitamina che siamo capaci di produrre in
proprio, ma in caso di necessità può essere
somministrata come “supplemento”. Alle no-
stre latitudini, una persona sana che nella
bella stagione passa ogni giorno almeno due ore all’aria aperta, con un po’ di
pelle scoperta (viso, mani, braccia, magari
le gambe) non dovrebbe preoccuparsi di
una carenza di vitamina D. La sua pelle ne
produrrà abbastanza da coprire il fabbisogno.
Tra l’altro, non è necessario il sole diretto,
basta la luce solare (purché si stia all’aperto,
perché i raggi UVB non passano attraverso
i vetri). La vitamina D prodotta, trasportata
dal sangue, si accumula nel tessuto adiposo.
Nel periodo estivo, quando in genere si prende un po’ più sole, si produce una maggior
quantità di vitamina D, che poi diventa una
riserva anche per i mesi invernali. Solo chi
vive sempre in casa o chi (come spesso
fanno gli anziani) tende a essere sempre
molto coperto, farà bene - dopo aver
sentito il medico - a prendere qualche
supplemento di vitamina D. La vitamina
D che produciamo nella pelle (chiamata anche colecalciferolo) o quella che assumiamo
con gli alimenti (sostanze analoghe anche
se, come struttura chimica, leggermente diverse) è solo la base delle sostanze che effettivamente agiranno nel nostro corpo. A
partire da questa base sono infatti prodotti,
in due passi successivi, i cosiddetti metaboliti
attivi della vitamina D. Questi “metaboliti attivi” della vitamina D circolano con il sangue
e facilitano l’assorbimento intestinale del calcio: se manca la vitamina D non si riesce ad
assorbirne una quantità sufficiente. Sono anche importanti, per un complicato “gioco di
squadra” con il paratormone, nella regolazione della calcemia, e inoltre sono importanti
per una corretta mineralizzazione dell’osso.
Nell’insufficienza epatica o renale questi passi metabolici possono essere compromessi,
ma oggi si può intervenire somministrando
direttamente i metaboliti attivi, oggi disponibili come farmaci. A volte, anche negli anziani
che necessitano di vitamina D, si preferisce
prescrivere i metaboliti attivi. Nota importante: bisogna sempre seguire i consigli
del medico perché la vitamina D presa in
dose eccessiva si accumula nell’organismo e
può fare male. A questo proposito, chi usa
abitualmente integratori alimentari e supplementi vitaminici in libera vendita, deve accertarsi di non prendere vitamina D da più fonti
diverse contemporaneamente . Molti anziani,
e persone che non stanno mai all’aperto nelle
ore di luce, come abbiamo gia’ detto , possono avere carenze di vitamina D. La vitamina
D non è in genere considerata un “farmaco”
perché, in condizioni normali, è normalmente prodotta nel nostro organismo. Tuttavia è
spesso prescritta e usata come “supplemento” per le persone che, come molti anziani,
possono produrne meno del necessario e
quindi essere a rischio di carenza. I derivati
attivi della vitamina D (25-OH vitamina D o
calcifediolo; 1,25(OH)2 vitamina D o calcitriolo; 1-alfa-OH vitamina D o alfacalcidolo)
sono equivalenti ai “metaboliti attivi” della
vitamina D prodotti nell’organismo, e sono
quindi particolarmente efficaci per migliorare l’assorbimento del calcio nell’intestino
nelle condizioni di carenza di vitamina D. In
particolare negli anziani, in cui la sintesi o
l’attivazione della vitamina D possono essere ridotte, e le carenze sono più frequenti,
sono in genere preferibili alla vitamina D nativa. Si tratta di farmaci molto potenti, che
devono sempre essere prescritti dal medico,
e usati nella dose corretta. Prendere dosi
troppo elevate, o per troppo tempo, può essere dannoso. Nella terapia a lungo termine
sono necessari regolari controlli su sangue e
urine per evitare il rischio di ipercalcemia e
ipercalciuria, e può essere richiesto un aggiustamento dei dosaggi. È possibile valutare le
nostre “riserve” disponibili misurando il livello di 25-OH vitamina D nel sangue. Se tale
livello è inferiore ai 30 ng/ml è indicato un
supplemento di vitamina D. Un’esame che
potrebbe aiutare a capire lo stato di salute delle ossa e quindi stabilire con una
certa precisione un’eventuale osteopenia o osteoprosi e’ la MOC (MINERALOMETRIA OSSEA COMPUTERIZZATA ) eseguibile
anche presso la vostra farmacia di fiducia ad
un costo di circa 20 30 euro .
a cura del Dott. Roberto Mutti
Fat Burning Pilates
E’ una tecnica benessere che unisce i principi dell’attivazione metabolica, del pilates, del respiro e della bioenergetica ad una puro divertimento fisico mentale ed emozionale. In un periodo in cui la vita ci porta sempre di più
a RAGIONARE e USARE la testa per tutto dimenticandoci
del ns. corpo, il FBP aiuta ognuno di noi a risentirsi, a ricontattare i propri muscoli, le proprie tensioni e lavorando
con estrema attenzione e ascolto sul corpo riusciamo a
dimenticare il mondo esterno per un’intera ora.
Questo permette di ritrovare la gioia di vivere, di ridere, di
urlare, di sudare.. e molto di più.
Chi pratica regolarmente Fat Burning Pilates (di cui basta
una lezione a settimana per
trovarne beneficio) entro pochissime sedute, ritrova la forza fisica, la coordinazione, l’equilibrio, l’attenzione, la serenità, la gioia di fare le proprie cose, il proprio lavoro, il
sonno ristoratore, l’entusiasmo e la voglia di mettersi in
gioco e di vivere con maggiore serenità.
E’ una tecnica di importazione Americana alla quale sono state apportate modifiche per
ottimizzarne gli effetti-risultati ed oggi è un marchio registrato di mia proprietà con un
sito in strutturazione dove si potranno trovare elencati i principi, gli effetti e grazie alla
tecnologia chiunque potrà ovunque sarà nel mondo, scaricarsi su pc tablet o cellulare,
le lezioni specifiche… Saranno possibili anche
lezioni on line grazie
alle web cam… sessioni
mirate e modellate sulla
persona…
La tecnica di ginnastica
pura di lavoro muscolare viene fusa con le metodiche orientali di attivazione metabolica, allo
sblocco del respiro con
la tecnica della gola, ai
principi di bioenergetica
globale.
Gli effetti sono molte-
plici e fin dalle prime
sessioni ve ne renderete conto… equilibrio, forza, capacità
coordinative, elasticità muscolare, snellimento,
modellamento, tonificazione,
resistenza all’affaticamento muscolare
ed intellettuale, mobilità strutturale, ripostura,
miglioramento
dell’umore,
della qualità del sonno, percezione differente e migliore di se stessi, conoscenza dei
propri limiti fisici e la consapevolezza che si possono
affrontare… è la TECNICA BENESSERE che ti aiuterà
non solo a livello fisico ma sulla tua percezione e
stima di te stesso o stessa.
È una tecnica unisex, per qualsiasi età, sesso e religione…
A breve partiranno anche i corsi per diventare istruttore di Fat Burning Pilates che potranno essere proposti non solo nelle palestre e centri fitness ma anche nei centri benessere, centri estetici , centri golf,
strutture SPA …
Una possibilità di lavoro in più visto che può rientrare nella legge 4 del 14 gennaio 2013. e… ricordate:
“L’IMPORTANTE NON E’ CiO’ CHE FAI….MA
COME LO FAI!!!!”
TI ASPETTO!
a cura di:
Elisabetta Mulas
Consulente bellezza e
benessere globale
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Disability Manager presso il presidio Riabilitativo
Borsalino
Ha preso concreto avvio questa mattina l’attività
del Disability Manager presso il presidio Riabilitativo Borsalino, concretizzato a seguito della
convenzione tra l’Azienda Ospedaliera e il Comune di Alessandria del 26 febbraio 2015, finalizzata all’ottimizzazione delle pratiche burocratiche
in tema di autorizzazioni per le persone residenti
nel Comune di Alessandria e degenti al Borsalino.
L’attività di apertura dell’Ufficio Disability Manager presso il Presidio Borsalino è ogni primo e
terzo mercoledì del mese, con orario dalle ore
10:30 alle ore 12:30, e la sede è collocata al piano Terra presso lo studio adiacente a Portineria
del Borsalino.
Nello specifico, l’attività del Disability Manager
fornisce servizi di consulenza e informazioni, dettagliate e specifiche relativi all’atti-
vazione di permessi e contributi.
1. Rilascio del contrassegno di parcheggio per
persone con disabilità;
2. Tracciatura dello stallo di sosta per assegnazione di nuovo posto (personalizzato o generico);
3. Richiesta di autorizzazioni edilizie per abbattimento delle barriere architettoniche;
4. Richieste di contributo per abbattimento barriere architettoniche in edifici privati ed
eventuali adeguamenti strutturali (montascale,
bagni, ecc) relativi all’accessibilità;
5. Permessi per attivazione di servizio gratuito
trasporto pubblico locale e regionale.
6. Informazioni pratiche e inclusione nella rete
sociale che abbraccia tutti i settori di attività
per la partecipazione alla vita quotidiana.
Apparecchiatura innovativa per il trattamento
dei tumori del retto l’ultima donazione della
Fondazione Uspidalet ONLUS
“Ci sono progetti che immediatamente richiamano la nostra attenzione, come Consiglio, per la loro
innovazione e rilevanza verso le
persone che potranno beneficiarne, ma che sono difficili da spiegare. Fortunatamente così come
apprezzato dal Consiglio, questo
progetto ha trovato seguito nella
raccolta fondi”.
Con queste parole la presidente della Fondazione Uspidalet ONLUS Alla
Kouchnerova ha salutato i donatori
presenti lunedì 16 marzo alle 18.00
nei locali
della Chirurgia Generale
dell’Azienda Ospedaliera in occasione
dell’inaugurazione della TEM (Transanal Endoscopic Microsurgery).
“Ringrazio davvero di cuore - continua Alla Kouchnerova - chi ha sostenuto l’acquisto di questa importante
strumentazione: la Fondazione Cassa
di Risparmio di Alessandria e il suo
presidente Pier Angelo Taverna, il Cavaliere del Lavoro Fabrizio Palenzona,
l’Associazione Clown Marameo, il sig.
Giorgio Michelini di Genova, il sig. Graziano Esposito”.
Si tratta di una apparecchiatura tecnologicamente avanzata, utile per il trattamento chirurgico del tumore del
retto a ridotta invasività e notevole miglioramento della
qualità di vita dei pazienti operati.
Il tumore del retto è una patologia che colpisce più gli
uomini rispetto alle donne, come indicano i dati del Registro Tumori del Piemonte che stimano una incidenza
annua sulla provincia di Alessandria (l’anno di riferimento
è il 2012) di 226 casi/anno per gli uomini e di 196 casi/
anno per le donne.
L’introduzione della TEM permette alla Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, attualmente
sotto la responsabilità del dr. Fabio Priora, di completare
una innovativa dotazione tecnologica, avviata con l’introduzione della chirurgia robotica e del robot chirurgico,
con il dr. Giuseppe Spinoglio.
Dichiara il Direttore Generale Nicola Giorgione: “Grazie
alla sinergia con Fondazione Uspidalet ONLUS e ai donatori che hanno creduto nel progetto, la Chirurgia Generale
dell’Ospedale di Alessandria consolida il proprio ruolo tra
Azienda Ospedaliera Nazionale
SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo
Alessandria
i centri in Italia che perseguono progetti
innovativi, essendo tra i pochi ad essere
dotati di tale strumentazione. Ma soprattutto, l’introduzione della TEM permette
completare l’offerta di servizi innovativi
per i pazienti del bacino di riferimento,
che possono essere trattati come nei migliori centri nazionali, dal punto di vista
professionale e tecnologico”.
Il dr. Priora illustra le caratteristiche della donazione effettuata dalla Fondazione
Uspidalet ONLUS: “Lo sviluppo della TEM
ha determinato una ulteriore evoluzione
nel trattamento dei tumori del retto, soprattutto allo stadio iniziale, grazie ad un
approccio meno invasivo con bassi tassi
di recidiva.
Fino all’introduzione della TEM, la resezione del retto in combinazione l’asportazione totale del mesoretto rappresenta
il trattamento chirurgico di scelta per i
tumori del retto, con una percentuale di
recidiva del 4% ed una sopravvivenza
del 78% a 10 anni in pazienti non metastatici.
Tuttavia, in caso di resezioni del retto
per tumori molto bassi questi interventi
sono spesso associati al confezionamento di una stomia
temporanea, fonte di disagio e malessere per i pazienti.
Grazie all’introduzione della TEM, i pazienti che abbiano
le caratteristiche per poter essere operati con questo tipo
di tecnologia, possono avere benefici in termini di minore
dolore post-operatorio, minori complicanze e mortalità
ridotta e ultimo, ma non meno importante, ricoveri brevi.
Soprattutto sono le conseguenze funzionali del paziente
a trarne i maggiori benefici”.
Via Venezia, 16 - Alessandria
Centralino 0131.206111
prenotazioni di visite ed esami
da lunedì a venerdì - ore 8.30 / 16.30
- da telefono fisso numero verde 800 017 747
- da cellulare 0131.202220 costi da gestore
Informazioni su www.ospedale.al.it
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ECOLOGIA
POLLICE VERDE
LE COLORATE IRIS
Il genere Iris raccoglie circa duecento specie di piante della Famiglia delle Iridacee, il cui fiore è comunemente conosciuto anche con
il nome di giaggiolo.
Il nome del genere deriva dalla parola greca Iris che significa arcobaleno, ed in effetti la gamma di colori di questi elegantissimi fiori è
molto ampia, dal bianco latte al blu scurissimo, quasi nero velluto,
passando per il giallo, il mattone, il rosa e tantissime sfumature o
screziature a contrasto. In effetti però gli ibridatori cercano in continuazione di selezionare la giusta tonalità di rosso fuoco, senza aver
ancora raggiunto l’obbiettivo. Il tipico fiore possiede 6 tepali saldati
alla base in un breve tubo. I 3 tepali esterni sono ripiegati verso il
basso, e sono dotati di una fascia di papille chiare (barba, da cui il nome di Iris barbate); i 3
tepali interni sono ripiegati verso l’alto. Spesso il suo profumo è molto inebriante. Le specie
erbacee e perenni sono per lo più rizomatose, ma esistono anche quelle bulbose. La fioritura
avviene nel mese di aprile-maggio, ed alcune varietà regalano una seconda fioritura autunnale.
Le foglie solitamente radicali sono a forma di sciabola, erette e acuminate, abbastanza rigide
e di un bel verde glauco, talvolta variegato in giallo. II classico ‘giglio di Firenze’ è in realtà
l’Iris germanica var. florentina (giaggiolo bianco); l’I. germanica (giaggiolo di S. Antonio)
di origine europea, ha grossi rizomi ramificati, fusto eretto alto 50-100 cm, che porta fiori di
colore viola-intenso poco profumati; l’I. pallida (giaggiolo pallido o giaggiolo odoroso), di
origine europea, diffusa nei luoghi aridi e rocciosi, ha un bel colore azzurro-indaco ed un profumo dolce. Tra le specie di iris più rustiche vi è l’I. pseudacorus, specie spontanea e diffusa nei
fossi, canali e zone paludose dell’Italia settentrionale, ha un rizoma carnoso e ramificato, da cui
si origina un fusto eretto alto 40-100 cm, che porta fiori inodori e riuniti in infiorescenze di un
bel giallo luminoso. Sempre tra le acquatiche, va citata l’I. kaempferi (da alcuni autori considerato sinonimo dell’I. laevigata), originaria del
Giappone, I cui numerosi ibridi e varietà hanno
corolle grandi e appiattite con colori brillanti e
variamente sfumate. Un bel colpo d’occhio blu lo
dà anche l’I.sibirica. Esistono anche specie e varietà nane alte 20 cm, molto rustiche a fioritura
precoce, come l’I. pumilia dai fiori gialli, azzurri
e viola-scuro. Tra le varietà bulbose, ricordiamo
l’I. xiphium (= I. hispanica) e l’I. xiphioides (=
I. angelica). L’I. reticulata è alta meno di 10 cm
e fiorisce molto precocemente, già a febbraiomarzo, prima ancora di emettere le foglie. L’uso
ornamentale di queste piante molto resistenti
le rende adattabili in molti contesti del giardino:
bordi misti, roccaglie, aiuole, anche in vaso se la
cavano bene. Escludendo le specie acquatiche,
Raccolta differenziata
con il ‘Rifiutologo’
Non ci sono più scuse per
non contribuire alla raccolta differenziata: con l’app
del Rifiutologo di Hera (che
ha totalizzato ormai quasi
54mila download) si possono leggere i codici a barre di
400 mila prodotti e sapere
subito dove buttarli. L’aggiornamento è stato lanciato in questi giorni e prevede
anche l’estensione della segnalazione di rifiuti abbandonati a tutti i comuni del
territorio gestito da Hera con
più di 30mila abitanti (tra cui
Rimini, Ravenna, Ferrara e
Forlì). Il Rifiutologo, dunque,
diventa sempre di più uno
strumento da smart city, a
disposizione di ben 1,7 milioni di cittadini. Grazie alla
nuova versione, il Rifiutologo di Hera diventa la prima app per smartphone
e tablet in Italia capace
di riconoscere i principali prodotti della grande
distribuzione tramite il
codice a barre, indicando
come differenziarli e in
che cassonetto metterli al
momento di buttarli. Così
non si potrà più sbagliare:
scansionando il codice a barre di un cartone di latte o di
un vasetto di marmellata con
la fotocamera del cellulare,
tramite il Rifiutologo l’utente
avrà subito, in tempo reale,
l’informazione relativa alle
modalità di smaltimento in
base al comune del territorio
gestito da Hera in cui risiede. Un sistema che permette
ai servizi ambientali di Hera
di intervenire in modo tempestivo per porre rimedio a
situazioni
particolarmente
critiche, puntando a offrire
sempre un servizio di qualità a salvaguardia del decoro
delle città. Da oggi questa
funzione viene estesa a tutti
i comuni gestiti dalla multiutility in Emilia Romagna con
più di 30mila abitanti. Nel
bolognese la novità riguarda quindi anche i comuni di
San Lazzaro e Casalecchio di
Reno. Una sperimentazione
in comuni più piccoli, inoltre,
è già in corso nel cesenate
per fare in modo che il servizio possa via via estendersi ovunque. A oggi, Hera ha
ricevuto quasi 6mila foto dai
cittadini: 3.947 a Bologna,
1.402 a Modena, 158 a Imola e 122 a Cesena, dove il
servizio è partito a dicembre
2014.
le altre Iris vogliono terreno sciolto ed asciutto: evitare quindi i ristagni idrici, che potrebbero
causare marciumi ai rizomi. Una leggera concimazione si può effettuare a fine autunno con
dello stallatico maturo, e prima della fioritura con un complesso minerale ad alto tenore di
Potassio. Anche la cenere della legna del vostro camino può tornare utile come fertilizzante
superficiale, senza esagerare. A fioritura ultimata vanno recisi gli steli e dopo 2-3 mesi (quindi
a fine luglio) è possibile procedere alla divisione dei rizomi, estraendoli dal terreno, eliminando
la parte consumata, e ripiantando subito le parti sezionate, purchè siano provviste di almeno
1-2 germogli. L’anno successivo saranno già pronti per fiorire. La polvere, il decotto e il vino
medicato dei rizomi di I. pallida e I. germanica var. florentina, raccolti al secondo o terzo anno
di vita, da luglio a settembre, puliti ed essiccati, vantano proprietà diuretiche, emollienti ed
espettoranti. Una tisana espettorante si prepara facendo bollire per un paio di minuti 20
g di rizoma in un litro d’acqua; si dolcifica con miele e si beve tiepida. Con 30 g di rizoma,
sempre in un litro d’acqua, si ottiene invece una tisana utile per fare gargarismi contro le
faringiti, le laringiti e le tonsilliti. La polvere del rizoma è un buon ingrediente nei dentifrici e
guarisce l’alitosi. Inoltre l’iris può tornare utile
come colorante naturale: in passato gli artisti
impregnavano pezze di lino con il succo fresco
dei fiori e le asciugavano all’ombra. Bagnando nuovamente e aggiungendo dei pigmenti
minerali, si otteneva la tonalità di verde utilizzata dai tintori. Anche i rizomi essiccati si
possono infilare con uno spago a mo’ di collana. L’odore iniziale è piuttosto sgradevole, ma
con l’essiccazione diventa simile a quello della
viola mammola, grazie ad un olio essenziale
chiamato “irone”, che si sviluppa e aumenta
sempre più con la stagionatura. Ottimo come
profumacassetti.
Corrado Sacco,
Agronomo e Presidente del
Garden Club il Sé di AL.
Case efficienti grazie a un
microrivestimento
nanotecnologico
Il riscaldamento e il raffrescamento di case
poco efficienti provoca un eccesso di emissioni nocive nell’atmosfera. A interrompere
questo processo può contribuire SurfaPaint
Thermo Dry, un innovativo microrivestimento nanotecnologico certificato che garantisce un risparmio energetico del 30%,
e che in abbinamento ad altri prodotti nanotech è in grado di intercettare le particelle trasformando le pareti delle case in
strumenti disinquinanti. Come sottolineato
recentemente dal dossier Mal’aria di Legambiente, a livello europeo l’Italia vanta il
triste primato delle morti premature dovute
a inquinamento da ozono con circa 3.400
vittime all’anno. L’ozono viene prodotto da
una serie di reazioni chimiche fra sostanze
presenti nell’aria, tra cui gli ossidi di azoto
(NOx). Queste sostanze sono emesse principalmente da processi di combustione come
traffico o produzione di energia e calore, che
producono inoltre grandi quantità di anidride carbonica (CO2). A interrompere questa
catena può contribuire SurfaPaint Thermo
Dry, un microrivestimento nanotecnologico che, in abbinamento ad altre tecnologie
come SurfaShield, è in grado di trasformare le pareti delle nostre abitazioni
in strumenti disinquinanti. I prodotti
interagiscono con gli ossidi di azoto trasformandoli in acido nitrico che, non più in
forma gassosa, si deposita sulle mattonelle
microrivestite e diventa molto più gestibile. Oltre a essere disinquinanti, le superfici
trattate con SurfaPaint Thermo Dry diventano idrorepellenti attraverso nanoparticelle
di biossido di silicio che permettono al muro
di casa di non bagnarsi più perché l’acqua
scivola via. Le superfici diventano anche autopulenti: la parete, attraverso i raggi del
sole, disgrega tutte le sostanze organiche e
inorganiche che si depositano sopra. Ma soprattutto, grazie alle microsfere di vetro ceramica cava, il microrivestimento dona alla
superficie un effetto di isolamento che riflette i raggi infrarossi (calore). Ad attestare
l’efficienza di SurfaPaint Thermo Dry, inoltre, la certificazione UNI EN 1934:2000 che
attribuisce al prodotto il 30% di risparmio
energetico. In questa maniera si ottiene
un consistente abbattimento di emissioni di
CO2 nell’atmosfera.
L’informatore
Aprile 2015
A L ESSA N D R I N O
31
INFO BIO
Biobatteria che funziona Da Funghi e Scarti Agricoli
con la paglia
una nuova Bioplastica
Biodegradabile
Anche la Germania si conferma all’avanguardia nella ricerca sulle rinnovabili, infatti un team di scienziati del Fraunhofer
Institute è riuscito a trasformare un
impianto di produzione del biogas in
una particolare biobatteria. Quest’ultima è in grado di ricaricarsi con paglia,
rifiuti forestali e fanghi di depurazione.
Ciò significa che questa particolare biobatteria è in grado di sfruttare i rifiuti di
cellulosa, deiezioni animali, fanghi industriali, ma contemporaneamente può
essere integrata ad impianti eolici o fotovoltaici e produrre quindi energia elettrica, gas purificato oppure olio combustibile. Un enorme passo avanti.
Il processo avviene prima, riducendo, in
un ambiente sottovuoto, le materie prime in parti piccolissime, poi queste ultime vengono sottoposte ad un processo
di surriscaldamento da cui si ottengono
biochar e gas volatili. I gas volatili a loro
volta sono in parte purificati e stoccati, e
in parte condensati in liquido che contiene
un mix di acqua e olio di alta qualità.
Al termine di questo processo si ottengono prodotti che possono poi essere utilizzati in modi differenti: l’olio può essere trasformato in biocarburante per navi
o aerei; i gas indirizzati alla produzione
elettrica e termica attraverso un cogeneratore; e il biochar può essere utilizzato
come fertilizzante.
In pratica oltre al fatto che questa batteria
risulta essere così flessibile, poichè accoglie più materie prime e di conseguenza
produce prodotti diversificati, ha anche un
altro vantaggio di grande importanza: secondo l’analisi finanziaria degli scienziati,
anche un impianto di piccole dimesioni,
che richiederebbe un piccolo investimento, risulterebbe economicamente vantaggioso. La tecnologia è stata per ora
dimostrata in un impianto pilota in
grado di elaborare 30 kg di biomassa
per ora e con un’efficienza del 75%.
Da scarti agricoli e dal Micelyum dei funghi è stata
messa a punto una nuova
plastica biodegradabile. Lo
ha fatto un’azienda di New
York, Ecovative. Le fibre che
provengono dalle bucce dei
semi e dagli stocchi di mais
vengono tenute insime dall
parte vegetativa del fungo
che, in questo caso, serve
da collante: si creano così
i Mushroom materials
che possono così sostituire le schiume usate nel settore edile e in
quello degli imballaggi
con questo materiale naturale e biodegradabile
che oltretutto può anche
esser eusato come compost per il giardino. Oltre
al settore dell’edilizia anche
il campo del design applica con successo l’uso della
bioplastica ricavata dai funghi per le proprie creazioni,
come ha fatto la designer
Danielle Trofè che ha sperimentato le potenzialità
del kit “Grow it yourself”
anch’esso distribuito dalla
Ecovative, realizzando una
linea di lampade Mushlume
e altri oggetti per la casa. E’
molto interessante anche il
meccanismo attraverso cui
si ottiene la bioplastica dai
funghi, perchè non necessita di energia e tantomeno di
emissioni di carbonio. Basta
aggiungere dell’acqua alla
miscela secca di scarti agricoli e il micelyum cresce e
si rigenera, così la miscela
ottenuta può essere messa
negli stampi e attendere che
si solidifichi. Concludendo la
designer spiega: “La possibilità di avere un’esperienza
hands-on con il Mushroom
Material, per farlo crescere,
imparare le sue proprietà e
sperimentare le sue caratteristiche di vita, non solo
ha permesso un’esperienza
di prototipazione molto più
dinamica ma una maggiore
inventiva e sintonia con il
materiale che sta alla base
del prodotto.”
BIO E SOLIDARIETA’ A SOSTEGNO DELL’AGRICOLTURA
LOCALE IN ANGOLA
Strumenti agricoli per coltivare la terra, cisterne per accumulare acqua per irrigazione, pozzi per uso irriguo, piante da frutto, arnie per le api e progetti di formazione per
gli agricoltori: prezioso materiale a supporto dello sviluppo
dell’agricoltura locale in Angola, che è diventato realtà grazie al progetto di COSPE (Cooperazione per Sviluppo Paesi Emergenti) sostenuto dalla solidarietà di tutti coloro che
hanno scelto il bio di NaturaSì. In quattro anni, grazie al
prezioso contributo di tutti i consumatori che hanno scelto
di devolvere i punti accumulati dalla spesa bio al “Progetto
Angola”, NaturaSì ha destinato 101.724,00 Euro a questo
importante progetto di solidarietà. I fondi raccolti servono
a dare “gambe”, nel tempo, alle tante attività iniziate negli
ultimi anni: dalla produzione di miele alla riforestazione,
dalla salvaguardia dell’ambiente alla produzione di specie
da frutto locali, come papaja, maracuja e acacia, nelle aree
degradate. “Sapere che ci seguite e sostenete così tanto ci
fa proseguire nel nostro lavoro con più entusiasmo e convinzione. - scrive dall’Africa Miriam Bacchin, referente sede
e coordinatrice progetti Angola per COSPE - E di questo
ringraziamo molto tutti i clienti dei negozi che hanno scelto
il premio legato alla solidarietà, ma anche i negozianti e
tutti i dipendenti dell’azienda che negli anni hanno creduto
e credono nei nostri progetti”. Un traguardo importante
raggiunto grazie al connubio tra bio e solidarietà e
reso possibile da tutti coloro che consapevolmente scelgono
il bio per prestare attenzione al proprio benessere, alla tutela dell’ambiente e della biodiversità.
a cura di NaturaSì Alessandria
Piazza Perosi, 6 - 15100 Alessandria Tel. 0131
288037 - Fax 0131 288037
Segui NaturaSì: facebook.com/naturasi.italia
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L’informatore
Aprile 2015
A L ESSA N D R I N O
VIAGGIANDO
Lo spettacolo del fiume arcobaleno
Vorremmo toccarlo a volte l’arcobaleno, quel magnifico ponte
colorato che unisce cielo e terra, ma i suoi vividi colori sono
impalpabili. Quelli invece del
Caño Cristales, sono più concreti, tanto che viene chiamato
“arcobaleno liquido” o “il fiume
dei cinque colori”. Uno spettacolo estremamente suggestivo
offerto, tra Luglio e Novembre,
da questo fiume nel corso dei
100 chilometri che percorre tra
Ande, Amazzonia e Orinoco.
Giallo, rosso, verde che deliziano i nostri occhi, sono odvuti
alla presenza di un’alga particolare, chiamata “macarenia
clavigera”.
Il Caño Cristales si sviluppa
nella provincia di Meta, nel
Parco Nazionale Serrania de la
Macarena, un vero e proprio
patrimonio naturale e della biodiversità per la Colombia. Se durante l’anno
è un fiume come tanti
altri, tra luglio e novembre, nell’intervallo tra le
stagioni umide e quelle
secche, cambia completamente veste, a causa
dell’abbassamento del
livello dell’acqua. L’abbassamente delle acque
fa sì che i raggi solari riscaldino il muschio che
ricopre le rocce e le altre formazioni di alghe
sotto la superficie, accendendone i colori.
Ed è così che grazie al
calore il fiume si trasforma in un arcobaleno dove il verde del
muschio e il blu dell’acqua lasciano spazio al
rosso prodotto appunto
dall’alga macarenia clavigera che mentre viene trasportata dalle correnti, dà vita a svariati e vividi colori come il giallo, il verde, il rosa e
il nero. Il sito è stato riaperto al pubblico nel 2009 dopo essere stato chiuso a causa dei guerriglieri del Farc e per i
danneggiamenti causati dal traffico turistico non regolamentato.
Viaggiare ti fa più
intelligente.
Anche senza partire
Non è una novità che lasciare il proprio Paese per immergersi in culture diverse potenzi la nostra conoscenza, le nostre
abilità e in generale il nostro bagaglio culturale. Quindi la
nostra intelligenza. Adesso però diversi studi si stanno concentrando sulla capacità dei viaggi di accrescere la creatività,
cioè una parte fondamentale dell’intelligenza, aumentando le
sinapsi del nostro cervello. “Le esperienze all’estero migliorano la nostra capacità cognitiva, la profondità del pensiero e la
creatività”, ha detto a The Atlantic Adam Galinsky della Columbia Business School, ricercatore esperto dell’argomento.
“Quando mi occupavo di management, una quindicina di anni
fa, era già un mantra il fatto che gli scambi culturali in azienda, i viaggi e la semplice mescolanza culturale e di genere
dei dipendenti aumentino – per esempio – la produttività e
il successo dell’azienda”. Studi condotti all’Università della
California lo confermano: uscire dal proprio nocciolo ci aiuta
a costruire un senso più forte e profondo di noi, a realizzare
quali siano i nostri valori e le nostre convinzioni. Oltre che ad
accrescere la nostra fiducia nel prossimo e nell’umanità. Ma
che tipo di viaggio può cambiarci e renderci migliori?
Ovviamente non un soggiorno in spiagge organizzate, ma
una vera immersione tra gli abitanti del luogo, e che sia protratta nel tempo, spiegano gli esperti. Questo è vero al punto
che – secondo alcune indagini – chi viaggia davvero molto,
e dunque verosimilmente ha un rapporto superficiale con i
Paesi che visita, non gode di questi vantaggi. Come possiamo
conciliare la nostra vita con lunghe e approfondite esperienze
all’estero? Oggi che ho una bimba piccola e viaggiare come
viaggiavo non mi è più possibile, il mio personale modo di
incontrare culture diverse è sfruttare mia figlia. Per fortuna,
abitiamo in una grande città, e in un quartiere – la China
Town di Milano – ricco in diversità. I bambini, come anche i
cani, sono un’ottima scusa per stringere nuove amicizie, farsi
invitare a cena da famiglie con tradizioni e culture diverse
dalla nostra, e guardare al mondo – e alla nostra identità –
con occhi nuovi.
Una notte in biblioteca
Chi ha visto il film “Una notte al museo” avrà sognato di
vivere un’avventura simile, piena di avventure e storia.
Lo stesso vale per gli appassionati di libri, che magari
hanno, fra i sogni nel cassetto quello di potersi chiudere
in biblioteca e passarvi giorni interi, persi fra gli scaffali
e i libri. Oggi tutto questo è possibile, basta scegliere la
biblioteca giusta. Ecco alcuni esempi che potete sfruttare
magari per un weekend culturale.
Se avete in programma un tour dell’Inghilterra, nel nord
del Galles, a Hawarden, c’è la Gladstone’s library. Nata
a fine Ottocento per volere di William Gladstone, primo
ministro tra il 1868 e il 1874, che oltre alla biblioteca
possiede 26 stanze che un tempo erano riservate agli
studiosi e che ora sono aperte a chiunque voglia provare
un’esperienza diversa. I clienti possono tranquillamente
girare per la grande biblioteca del pian terreno, prendere uno dei 250mila volumi e leggerselo comodamente in
camera.
A New York invece trovate il Library hotel dove ci si
può perdere fra ben 6mila volumi ben sistemati nelle 60
stanze che occupano i dieci piani del palazzo nel centro di
Midtown Manhattan. L’organizzazione si basa sul sistema
decimale Dewey, sistema di classificazione dei libri, che
si basa su dieci categorie principali per localizzare i libri:
all’ottavo piano si trova la letteratura, al sesto la tecnologia, al settimo alle arti e così via, mentre tutte le 60
camere dell’hotel sono arredate in modo unico con libri
ed opere d’arte che esplorano un particolare tema della
categoria a cui appartengono.
Invece l’Andaz Prinsengracht ad Amsterdam è un
lussuoso albergo che è stato ricavato nella struttura di una vecchia biblioteca pubblica nel quartiere
di Jordaan. Dei libri della biblioteca in verità è rimasto
ben poco ma però l’albergo ospita una ricca collezione
di opere di arte contemporanea tra cui molte istallazioni
video cui è dedicato un canale che ognuno può vedere
comodamente nella sua camera
Anche la Thailandia è all’avanguardia in questo,
infatti nell’isola di Koh Samui si trova The Library, un
lussuoso resort che i libri oltre ad averli nel nome li ha in
una grande stanza comune. Una stanza che assomiglia
ad una libreria di un museo di design più che lo spazio
comune di un albergo. In effetti è famoso per la sua strepitosa piscina rossa…. ma vuoi mettere leggere un ottimo
libro sul bordo di una delle piscine più belle al mondo?
Aprile 2015
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ARTE CULTURA SPETTACOLO
Biblioteca civica: ingresso Rassegna danza
contemporanea
alternativo
Sarà riaperto riaperto entro la fine del
mese in corso, dopo quasi dieci anni di
chiusura, il secondo ingresso situato in
via Cairoli della Biblioteca Civica. E con
la novità gli utenti potranno usufruire di
una scala in condizioni migliori e più sicura rispetto a quella di piazza Cereseto.
Sarà sufficiente percorrere il breve atrio,
scrigno finora nascosto e particolarmente
gradevole. L’iniziativa è stata realizzata
per rendere più fruibile un ente che rimane un punto di riferimento importante per
gli amanti ovadesi della lettura e solo nel
2014 ha potuto contare su più di 3.500
iscritti attivi tra i 15 e i 65 anni con 283
nuove iscrizioni. Disponibili negli scaffali
della biblioteca 35.135 volumi. Nel 2014
si è assistito a un boom dei prestiti passati da 7.809 a 8.944 dopo il lieve calo
dei dodici mesi precedenti.
Concerto di Primavera
Dopo la pausa invernale riprende l’attività
dell’Associazione OviglioArte in collaborazione con Artemusica e le Associazioni
Aveas e Aprova Onlus per la realizzazione
del “concerto di Primavera” con Ilaria
Davite ed Ivana Zincone (pianoforte a
4 mani) ed il soprano Milena Zammataro
nell’ambito della rassegna alessandrina “I
volontari e l’arte” del Teatro Parvum.
Il concerto è patrocinato da Comune e
Provincia di Alessandria ed avrà luogo do-
menica 12 aprile alle ore 21 nella sede del
Teatro in via Mazzini, 85.
Il programma comprende celebri brani
del repertorio a 4 mani di Rachmaninoff e Liszt e del bel canto (arie di
Donizetti, Mascagni...).
Le artiste oltre a svolgere attività concertistica con successo in tutta Italia affiancano una vivace attività didattica ad Alessandria e provincia.
L’ingresso è libero o ad offerta.
equiLibri
2015 libri arte cibo musica
contami nazioni
...era una notte
buia e
tempestosa...
Associazione liberArti
in collaborazione con
Alessandria News,
Associazione Cultura & Sviluppo,
Coop sociale Coompany&,
Comunità San Benedetto al porto,
Lab121
Libreria Mondadori
con il patrocinio
dell'Assessorato alle
politiche culturali
della Città
di Alessandria
concorso di scrittura
per racconti brevi inediti
Il tema a cui gli elaborati dovranno ispirarsi è
Contaminazioni
aperto a tutti
i luoghi e il cibo
la partecipazione è gratuita.
Regolamento, informazioni, consegna racconti :
Associazione liberArti c/o Libreria Mondadori
Via Trotti, 58 - Alessandria - Tel. 0131 261423
con il patrocinio
email: [email protected]
Alessandria News c/o Ass. Cultura e Sviluppo
Piazza De Andrè, 76 - Alessandria - 0131.226772
email: [email protected]
Assessorato
alle politiche culturali
della Città di Alessandria
Venerdì 10 aprile alle ore
21 sul palco del Teatro Municipale di Casale Monferrato Il sacro della primavera, la creazione di Michela
Lucenti insieme al Balletto
Civile, apre la rassegna
dedicata alla danza contemporanea organizzata in
collaborazione con la Fondazione Piemonte dal Vivo.
Tratto da La sagra della primavera di Igor Stravinskij,
lo spettacolo è stato fra i
vincitori del Premio Roma
Danza 2011. Il sacro della
primavera è una scossa di
energia, è il ghigno disperato eppure ilare di una ge-
nerazione che vuole essere
e lo vuole potentemente.
La rassegna prosegue
giovedì 23 aprile con La
Metamorfosi di Kafka rielaborata da Gustavo Ramirez
Sansano, coreografo tra i
più significativi della scena
internazionale. La costruzione coreografica si basa
sull’evoluzione di ognuno
dei personaggi secondari, della loro metamorfosi,
del loro viaggio individuale verso una sorta di “animalità” che li priva delle
connotazioni e degli attributi basici della condizione
umana. Giovedì 30 aprile
va in scena il terzo ed ultimo appuntamento, Sopra
di me il diluvio, un assolo
feroce, una potente pièce
di denuncia destinato alla
bravissima Paola Lattanzi
con le coreografie di Enzo
Cosimi, coreografo tra i più
autorevoli del panorama
contemporaneo italiano.
Tra i suoi lavori anche le
coreografie della Cerimonia
di apertura dei XX Giochi
Olimpici Invernali di Torino
2006.
BIGLIETTERIA
Presso gli Uffici del Teatro |
Piazza Castello, 9 – Casale
Monferrato (AL).
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Aprile 2015
L’informatore
A L ESSA N D R I N O
ARTE CULTURA SPETTACOLO
E!!!
IMPERDIBIL
ON AIR Scelti per Voi
L’informatore
A L ESSA N D R I N O
Aprile 2015
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INFO IN BLU
I CONSIGLI DEL PARRUCCHIERE NELLO
Il massaggio
cutaneo
Extreme running: fuga per
la libertà
Il massaggio della cute è particolarmente indicato per accrescere
l’attività delle ghiandole sebacee e
favorire la circolazione sanguigna a
beneficio delle cellule situate nel capello, favorendone, in questo modo,
la crescita.
Le tecniche di massaggio a livello
cutaneo sono due:
1. massaggio di riparazione;
2. massaggio di compressione.
Il massaggio di riparazione consiste
nell’eseguire un leggero movimento
di “frizione” sul cuoio capelluto, con
una pressione non troppo forte.; il
massaggio deve essere eseguito con
i soli polpastrelli del pollice , indice,
medio ed anulare molto ravvicinati,
e con un movimento di su e giù.
Lo scopo di questo massaggio è quello di ripartire la lozione usata su
tutte le parti del cuoio capelluto.
Il massaggio di compressione produce l’effetto di comprimere e si esegue con tutte e due le mani comprimendo la palle del cuoio capelluto
fra le dita e il palmo della mano. Le dita e il palmo dovranno praticare
un movimento rotatorio partendo dal basso della nuca fino a terminare
sulla sommità del capo. La durata del massaggio dovrà essere di almeno dieci minuti. Questo tipo di massaggio è indicato nei casi di cute
disidratata perché facilita una maggiore irrorazione sanguigna a livello
cutaneo che accresce e stimola la capacità riproduttiva del capello.
Si chiama trail running e può portare la
tua passione per la corsa a un altro livello,
su sentieri e strade sterrate, lontano dal
traffico e dalle città, nei boschi, nella solitudine, dove ci sei solo tu e la terra sotto
i piedi...
Pensa ai boschi, alla pace, alla solitudine
e alla libertà, senza auto, smog, semafori,
case e asfalto: sono tutti ottimi motivi per
passare al trail running.
Ma ce n’è uno in più: correre sui sentieri
e nei boschi tonifica molto meglio il fisico di un allenamento su strada. “Il trail
running è un esercizio più intenso perché
il fondo cambia di continuo, sei costretto
ad adattare la tecnica e a usare i muscoli in maniera diversa” dice Ian Torrence,
vincitore di oltre 50 maratone di trail. A
ogni falcata non solo si bruciano più calorie, addirittura il 12% in più secondo una
ricerca scientifica, ma si acquistano più
resistenza e forza nelle gambe.
Secondo il Journal of Sports Sciences, il rischio di infortuni è più basso perché i piedi
poggiano sull’erba o su un fondo più morbido rispetto alla strada. Dulcis in fundo,
anche il cronometro sorride: “La corsa
su strada diventa più facile quando ci
si abitua allo sterrato”. Hai bisogno di
un motivo in più per sporcare le scarpe
di terra? Una bella corsa nella natura
fa bene anche al cervello, ti rende più
vivo, ti dà più energia, ti diverte e ti
aiuta a smaltire la tensione.
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L’informatore
Aprile 2015
A L ESSA N D R I N O
MOTORI
L’auto del futuro? Si aggiorna Come sostituire i gommini
del tergicristallo
come un cellulare
Il meccanico? Superato. I preparatori? Preistoria.
L’aggiornamento
delle vetture moderne avviene online. L’elettronica,
del resto, fa ormai
da padrone e le
vetture del futuro
– quasi certamente elettriche, o a
idrogeno, e a guida autonoma – avranno
bisogno più di programmatori che di riparatori. Tesla è per il mondo automotive
ciò che Apple rappresenta per il settore
dell’elettronica di consumo: innovazione.
Spesso controcorrente, ancor più spesso
all’avanguardia. Dopo aver conquistato la
California e gli Stati più progrediti del Nord
America, la Casa statunitense rompe ulteriormente gli schemi proponendo un aggiornamento software che promette di migliorare l’autonomia della berlina elettrica
Model S. Una “rinfrescata” che porterà in
dote anche un innalzamento delle prestazioni. Sin qui nulla di eclatante – si fa per
dire –, se non fosse che l’upgrade verrà realizzato mediante la connessione WiFi della
vettura. Senza nemmeno avvicinarsi a una
concessionaria. Una rivoluzione. La Tesla
Model S standard è dotata di una batteria
da 60 kWh che porta in dote un’autonomia
dichiarata di 345 km. Percorrenza che passa a 475 km qualora si opti per le celle da
85 kWh. Ebbene, grazie all’aggiornamento
software in predicato d’essere rilasciato,
l’autonomia dovrebbe crescere del 15%. Un
upgrade che lascia
immaginare come
nel futuro, piuttosto che acquistare
una nuova vettura, divenga possibile aggiornarla di
anno in anno. Trasformando l’auto
in una sorta di
smartphone. “Usa
la tua auto come
uno smartphone”, del resto, era sino a pochi mesi fa lo slogan portante della pubblicità Ford dedicata al sistema multimediale
SYNC con AppLink. Tecnologia che permette di gestire vocalmente, oltre all’impianto audio e ai dispostivi collegati mediante
USB o Bluetooth, il navigatore satellitare e
il climatizzatore, replicando le app del telefonino sul display di bordo. Il colosso americano ha fatto tesoro del proprio claim,
arrivando a stringere un accordo con Microsoft affinché i futuri modelli Made in Detroit
vengano connessi a un sistema cloud, così
da ricevere costanti aggiornamenti mediante web.Tesla e Ford hanno nel mirino
interventi over-the-air dedicati ai sistemi di
bordo e alla funzionalità delle vetture. La
Casa californiana ha già seguito in passato
questa strategia correggendo via software un problema di surriscaldamento degli
adattatori domestici e rimuovendo il limitatore di velocità – inizialmente tarato a 209
km/h – dell’ammiraglia P85D, ora in grado
di toccare i 250 km/h. Il futuro dell’auto è
nel web. Ora più che mai. A patto di non
incorrere in attacchi hacker…
IL CAMBIO GOMME
Arrivata la primavera noi ci prepariamo per la prova costume. Ma è necessario preparare anche la nostra auto per la
bella stagione. In questo articolo vi spiegherò quando e
come farlo per non rischiare multe o incidenti e quali coperture montare. Secondo il Codice della Strada l’obbligo
degli pneumatici invernali o delle catene a bordo è prescritta dal 15 novembre e finisce il 15 aprile. (Ed è possibile
smontarle fino al 15 maggio 2015). Sostituire le gomme
invernali con quelle estive non è obbligatorio ma comunque
vi consiglio di farlo. È possibile circolare tutto l’anno con
gomme termiche, ma la legge impone delle limitazioni
da prendere in considerazione. Dopo la data del quindici
maggio chi dovesse essere trovato a circolare con gomme
non idonee può essere punito con una multa. Oltre alla multa
ci sarebbe il ritiro della carta di circolazione e l’invio in revisione del veicolo. La multa, però, scatta solo per chi viaggia
con pneumatici con codici di velocità inferiori a quelli previsti dal libretto di circolazione. Chi viaggia con pneumatici
invernali ma con codici di velocità superiori a quelli previsti
nel libretto di circolazione non va incontro a nessun tipo
Questo piccolo lavoro può essere eseguito tranquillamente da soli.
Per evitare di sporcarsi le mani, consiglio
sempre di usare i guanti in lattice. Prima
di tutto bisogna controllare le misure delle
spazzole, che sono sempre differenti, di
conseguenza anche i gommini. In molti
supermercati trovate dei gommini, cosiddetti universali che costano molto poco.
E’ importante che il gommino sia sempre
più lungo di 5 mm rispetto alla guida di
supporto della spazzola.
Dopo essersi muniti del nuovo elemento,
di sanzione (verificate con il vostro gommista di fiducia).
Gli Pneumatici 4 stagioni sono molto versatili e possono
essere impiegate tutto l’anno, in quanto, al disegno del battistrada tipico delle gomme termiche, viene abbinata una
parte di battistrada con caratteristiche tipiche del pneumatico estivo. Sono una valida opzione per affrontare inverni
miti e per chi conta di percorrere pochi chilometri all’anno
in condizioni meteorologiche miste. Vi consiglio di cambiare
i pneumatici invernali perché si usurano con grande velocità
se usati fuori stagione (con le temperature superiori 7/8
gradi) questo porta ad un deterioramento delle prestazioni
e diverse inefficienze. La mescola con cui sono realizzati gli
pneumatici estivi è differente da quella usata per le gomme termiche, resiste alle alte temperature a cui è soggetto
l’asfalto stradale durane i periodi più caldi (mediamente supera i 50°C). Se avete già un treno di pneumatici estivi in
buone condizioni vi basterà fissare un appuntamento con il
vostro gommista di fiducia che (in media) per montarvele
vi domanderà dai 30 ai 60 euro (dipende se necessitano di
bilanciatura): nel caso in cui abbiate le ruote complete di
cerchi per il periodo estivo andrete ovviamente a spendere
di meno per il montaggio. Un altro fattore che determina il
costo è se deve essere smontato e rimontato lo pneumatico
sul cerchio. I cerchi in lega necessitano di maggiore cura
ed esperienza per poter essere montati in quanto bisogna
fare attenzione (inoltre certe vetture hanno sul cerchio un
sensore di pressione dei pneumatici) a non arrecare danno
al cerchio. Non dimentichiamo che circolare con gomme in ottimo stato apporta numerosi vantaggi: da un
lato migliora le prestazioni su strada, garantendo una buona
tenuta ed un alto livello di sicurezza alla guida, dall’altro
contribuisce ad ottimizzare il consumo di carburante, permettendo un notevole risparmio dal punto di vista economico. Prima di montare le gomme controlliamo:
- Profondità battistrada che non deve scendere al di sotto
degli 1,6 millimetri. Il consiglio è di non scendere sotto
i 3 mm
- Consumo differente (sulla spalla o sul centro del battistrada),
- Tagli, abrasioni, rotture sul battistrada o sul fianco,
avviamoci a smontare il vecchio, alzando
e ruotando di 90° la vecchia spazzola. E’
necessario allargare i dentini metallici,
possibilmente con una pinza. Ad un’estremità il gommino ha un gancio metallico,
bisogna inserire il pezzo nuovo sulla spazzola partendo dall’estremità opposta, fino
ad agganciare la parte metallica nel luogo
destinato, e l’operazione è conclusa.
Il tutto vale sia per le spazzole anteriori,
sia per quelle posteriori, quindi una volta
sostituiti tutti i gommini, resta solo provarle, per testare l’esatta esecuzione.
- Danni da urti o impatti, specialmente dopo aver guidato
su superfici irregolari,
- Pietre o altri materiali incastrati nei solchi del battistrada,
- Danni ai cerchi (che possono danneggiare anche gli pneumatici),
- Pneumatici vecchi, dopo 5 o 6 anni le gomme tendono
ad indurirsi andando così a peggiorare la tenuta di strada,
in particolare sul bagnato, e ad allungare di molto gli spazi
di frenata.
- Innanzitutto bisogna dare un’occhiata al libretto della
propria vettura per verificare quali sono le misure delle
gomme che potete montare. I dati stampigliati sul fianco del
copertone devono coincidere con quelli presenti a libretto.
Se le vostre coperture non sono in buon stato è meglio procedere ed acquistare pneumatici nuovi. Se la vostra vettura
utilizza dimensioni abbastanza comuni non è difficile trovare degli pneumatici estivi in offerta, specie all’inizio della bella stagione. Ultimo consiglio: chiediamo al
gommista come conservare i nostri pneumatici e in quale
posizione migliore per non trovarle deformate alla prossima
stagione. Ci sono gommisti che offrono il servizio di deposito dei vostri pneumatici, è particolarmente utile per chi
non ha un garage, ma anche per chi non vuole il pensiero di
caricare e scaricare le gomme più volte l’anno, soprattutto
se tale operazione è effettuata per più autovetture.
a cura di Marky Volf
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Aprile 2015 - Radio BBSI