Il Sole 24Ore - Edilizia e Territorio
mercoledì 5 marzo 2014
5 marzo 2014
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Edifici poco efficienti: Legambiente
Fuksas, Krier e Portoghesi
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di Alessia Tripodi
Troppi edifici energivori, caos normativo, nessun controllo sulle certificazioni, obiettivi Ue non centrati. Solo Trento,
Bolzano, Piemonte e Lombardia superano il test dell'efficienza, mentre nel resto d'Italia le performance del
patrimonio edilizio - anche quello firmato da architetti di fama internazionale - sono ben distanti dagli standard di
risparmio energetico. Standard che, se rispettati, potrebbero produrre tagliare le bollette delle famiglie di quasi
1.000 euro l'anno. E' l'allarmante quadro descritto da Legambiente, che con l'indagine «Tutti in classe A» presentata oggi a Roma dal vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, insieme con Ermete Relacci,
presidente della commissione Ambiente della Camera e Leopoldo Freyrie, presidente Consiglio nazionale architetti
- ha scattato immagini termografiche a oltre 500 edifici in 47 città italiane, scoprendo difetti e dispersioni anche in
opere realizzate da architetti di fama: tra i bocciati risultano infatti edifici costruiti a Milano, Roma e Alessandria da
Fuksas, Krier e Portoghesi.
Da nord a sud l'indagine di Legambiente ha messo sotto esame edifici residenziali, scuole e uffici costruiti nel
dopoguerra e altri più recenti, verificando le prestazioni di quelli già in possesso della certificazione in classe A e di
quelli ristrutturati, oltre che di alcune strutture edificate dopo il 2000, vale a dire dopo l'adozione delle direttive Ue in
materia di efficienza. Scoprendo che a Milano, Torino, alla periferia di Bari, nel progetto C.A.S.E. a L'Aquila, nel
quartiere Parco Leonardo a Roma esistono «evidenti» problemi di elementi disperdenti, con distribuzione delle
temperature superficiali estremamente eterogenee anche «per edifici che si promuovono come biocase o a basso
consumo energetico». Gli stessi problemi che si ritrovano nelle opere firmate dalle archistar, dove l'analisi a
infrarossi svela «difetti nelle superfici perimetrali ed elementi disperdenti nelle strutture portanti».
Tra le best practice in classe A, invece, l'indagine segnala il quartiere Casanova a Bolzano, immobili nuovi o
ristrutturati a Firenze, Udine e Perugia, dove c'è assenza di ponti termici significativi, le facciate hanno un
«comportamento omogeneo» e l'attenzione all'esposizione degli edifici aiuta a minimizzare i consumi energetici
generando un risparmio per gli abitanti fino a 2mila euro l'anno.
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«Questi dati dimostrano che é possibile rilanciare l'edilizia nel segno della qualità, basta investire in efficienza
energetica, senza dubbio il terreno più efficace per ottenere benefici sia per
l'ambiente, sia per le tasche degli italiani, che per il lavoro» ha commentato il presidente della Commissione
Ambiente Realacci, ricordando che «in vista degli obiettivi del cosiddetto 'pacchetto clima-energia 20/20/20' l'Italia
deve presentare entro aprile all'Ue un piano di azione nazionale per l'efficienza energetica degli edifici esistenti, ma
ancora non conosciamo lo stato dell'arte del piano e se esso sia aderente con le normative comunitarie. Proprio per
questo - ha aggiunto - ho presentato un'interrogazione chiedendo al governo cosa intenda fare per favorire politiche
ambientali coerenti con gli impegni internazionali e se intenda chiarire i contenuti del piano di azione per
l'efficienza».
L'Italia dovrà correre presto ai ripari, dunque, anche perchè questi nuovi adempimenti si aggiungono a quelli già
previsti dalla direttiva 2002/91 (tra cui la certificazione obbligatoria per edifici nuovi e in caso di compravendita) e
che, secondo i dati, risultano disattesi in gran parte del territorio. «In 13 regioni italiane - ha sottolineato il
vicepresidente Zanchini - non esiste alcun tipo di controllo e così si calpestano i diritti dei cittadini che dovrebbero
essere correttamente informati sulle prestazioni energetiche e sulla sicurezza delle loro abitazioni».
Per vincere la sfida europea e adeguare il quadro normativo, secondo gli ambientalisti, c'è bisogno di «un sistema
di regole omogenee con sanzioni certe» e di strumenti come « il libretto antisismico obbligatorio per tutti gli edifici
esistenti», oltre a bonus fiscali del 50-65% permanenti ed estesi anche al consolidamento antisismico e a iter più
semplici per gli interventi di retrofit energetico. Non ultimo, poi, il nodo risorse: Legambiente chiede l'istituzione di un
fondo nazionale di finanziamento e garanzia per gli interventi di riqualificazione energetica e antisismica di edifici
pubblici e condomini privati «come previsto dalla direttiva 2012/27
5 marzo 2014
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