News > Italia > Economia - Venerdì 21 Marzo 2014, 16:09
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Obiettivo riqualificazione edilizia
Erika Becchi
Pannelli fotovoltaici, impianti eolici, strutture tecnologicamente all’avanguardia con un impatto
sempre minore sull’ambiente. Si parla di risparmio energetico da anni e il comparto dell’edilizia
sembra muoversi ormai quasi esclusivamente in questa direzione, nell’ottica di arrivare al 2021
con la maggior parte degli edifici sul territorio nazionale a basso consumo energetico. In realtà,
però, la strada da percorrere sembra essere ancora molta. A rivelarlo è il rapporto annuale
pubblicato recentemente da Legambiente sul patrimonio edilizio italiano, che rileva
ancora forti problematiche che ostacolano lo sviluppo di un’edilizia completamente
green.
Il Rapporto di Legambiente è il risultato di una ricerca condotta su oltre 500 edifici dislocati
in 47 città italiane. Un team di esperti ha fotografato, mediante apparecchiature termografiche,
la situazione termica di edifici residenziali, scuole e uffici costruiti nel dopoguerra e più recenti,
ma sono stati prese in considerazione anche le prestazioni di edifici certificati di Classe A ed
altri costruiti dopo il 2000, in seguito all’adozione delle direttive europee in materia di risparmio
energetico e isolamento. Dalla ricerca sono emersi alcuni problemi in questi edifici, con una
distribuzione delle temperature superficiale estremamente eterogenee. Queste
problematiche di elementi disperdenti si ripartiscono in maniera trasversale in tutta la
penisola, da Milano a Palermo, passando per Torino, Roma e Bari e altre città, spesso
riguardando anche edifici che passano come “biocase” o come edifici a basso consumo
energetico.
Non si tratta di una truffa, quanto piuttosto di problematiche tecniche e normative che non
consentono all’edilizia green di svilupparsi come dovrebbe. Ristrutturare o costruire un
edificio in Classe A non è solo una questione di etichetta, ma rappresenta anche e soprattutto la
possibilità di vivere meglio risparmiando molti soldi. Le termografie di edifici ben progettati,
costruiti e certificati, come il quartiere Casanova a Bolzano o alcuni immobili nuovi o ristrutturati
a Bari, Firenze, Udine o Perugia, mostrano un comportamento omogeneo delle facciate e
l’assenza di ponti termici significativi. In questi edifici si è deciso di sfruttare al meglio
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Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale reperibile al link http://www.lindro.it/economia/2014-03-21/123809-obiettivo-riqualificazione-edilizia
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l’esposizione dell’edificio e l’uso di specifici materiali per le diverse facciate al fine di
sfruttare la radiazione solare, minimizzando i consumi energetici per il condizionamento
invernale con un risparmio fino a 2 mila euro ogni anno.
Le problematiche rilevate da Legambiente sono riscontrabili anche in edifici progettati da
architetti di fama internazionale e costruiti negli ultimi dieci anni. «Nelle termografie realizzate su
edifici costruiti a Milano, Roma e Alessandria da Fukas, Krier e Portoghesi» si legge nel
rapporto «le analisi a infrarossi hanno dato risultati simili a quelli di altri edifici recenti di
firme meno prestigiose, dimostrando difetti nelle superfici perimetrali ed elementi
disperdenti nelle strutture portanti». Come spiega Edoardo Zanchini, vice presidente di
Legambiente, “in tutti e tre gli edifici famosi analizzati, l’impronta architettonica che si voleva
proporre è chiara e riconoscibile, mentre manca l’attenzione all’efficienza energetica. È
indispensabile che tutti, dalle archistar ai tecnici e a chi costruisce, contribuiscano a rendere più
bella ed efficiente l’edilizia italiana”.
Ad ostacolare lo sviluppo dell’edilizia green non sono solo problemi tecnici, ma anche
normativi. Il Rapporto di Legambiente ha infatti preso in analisi anche la situazione e i
problemi della normativa sulla certificazione energetica, sia a livello nazionale che a
livello regionale, nel quale si riscontra un articolato e inadeguato quadro di regole, in
particolare per controlli e sanzioni, ma anche le buone pratiche attuate da alcuni Comuni. Il
percorso verso l’efficientamento energetico è stato già avviato e dal 1 gennaio 2021 tutti i
nuovi edifici, sia pubblici che privati, dovranno essere a energia “quasi zero”. Entro il 30
aprile 2014, inoltre, il Governo italiano dovrà inviare a Bruxelles una strategia a lungo termine
per mobilitare investimenti nella ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e
commerciali, sia pubblici che privati. L’incertezza normativa, però, continua a rappresentare un
ostacolo. Come spiega Zanchini, “nonostante la nuova programmazione europea 2014-2020
preveda consistenti risorse per l’efficienza energetica, che possono diventare un volano per
riqualificare il patrimonio edilizio e le città, e non esista oggi alcuna ragione economica o tecnica
che possa impedire che tutti i nuovi edifici siano progettati e costruiti per essere in Classe A,
continuiamo ad assistere a rinvii e ritardi nell’applicazione delle direttive e ad azioni di
vero e proprio sabotaggio da parte delle solite lobby non interessate a salvaguardare gli
interessi delle famiglie, dell’ambiente e delle imprese che puntano sulla green
economy”.
Secondo l’ingegnere Andrea Bernardi, consulente energetico specializzato in termotecnica, il
problema in questo percorso di efficientamento energetico è dovuto anche ad altro. Secondo
l’esperto, infatti, “serve ancora molta formazione per gli operatori del settore perché
riscontriamo spesso grossi errori nell’installazione o nella scelta dei prodotti. In questo
periodo, invece, non possiamo permetterci errori e per spingere positivamente queste nuove
tecnologie servono scelte accurate e precise così da poter diffondere il più possibile i vantaggi
che questa scelta offre, sia in termini economici che in termini di sostenibilità ambientale”.
Un ruolo fondamentale in questo scenario è svolto dalle nuove professionalità creatisi negli
ultimi decenni, come il progettista termotecnico, il quale, secondo Bernardi, “gioca un ruolo
determinante nella progettazione degli edifici. Fino a qualche anno fa questa figura veniva
interpellata quando il progetto architettonico era concluso e depositato, mentre ora, per
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integrare perfettamente impianti, isolamenti e richieste dei clienti, dobbiamo intervenire in tutte
le fasi della progettazione architettonica. Spesso i clienti ci consultano per avere consigli e per
essere rassicurati sulle nuove tecnologie utilizzate per la costruzione degli impianti in edifici a
basso consumo, pretendendo spesso risposte certe e veloci per riuscire a fare investimenti con
ritorni economici reali e interessanti”.
La riqualificazione edilizia, infatti, può trasformarsi per le famiglie non solo in un
consistente risparmio in termini di bollette, ma anche in un proficuo investimento per il
futuro. Ma questo percorso non fa bene solo alle tasche degli italiani, quanto piuttosto
all’intera economia. Secondo Bernardi, infatti, “la riqualificazione edilizia può rappresentare un
interessante traino per l’economia e per la ripresa dell’occupazione a livello nazionale”. Stessa
opinione espressa nel Rapporto Enea sull’efficienza energetica, in cui si legge che «la
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio può contribuire in misura determinante al
risparmio conseguibile a livello dell’intera economia nazionale». Nello stesso rapporto viene
spiegato come il settore delle costruzioni abbia beneficiato, in questi anni di crisi, dell’apporto
positivo del comparto della manutenzione edilizia, unico contributo che ha ridotto la
pesantissima caduta del settore a partire dal 2008. Infatti, gli investimenti nel settore sono
riconducibili per due terzi a interventi di recupero sul patrimonio esistente. «Nel 2012» si
legge nel rapporto «sono state complessivamente presentate 571.200 domande per la
detrazione delle spese di riqualificazione edilizia, di cui 265.000 relative all’efficientamento
energetico. Gli investimenti attivati che hanno usufruito della detrazione sono stimati, per il
2012, in circa 14 miliardi, di cui circa 3 miliardi ascrivibili agli interventi di riqualificazione
energetica. A tali investimenti corrispondono circa 207.000 occupati diretti e 311.000
complessivi; di questi, la quota parte della riqualificazione energetica ammonta a 44.000 diretti e
67.000 complessivi».
Un settore importante quello della riqualificazione edilizia, per il quale vale la pena darsi da fare.
Nelle conclusioni del Rapporto di Legambiente sono presenti alcune proposte che riguardano
la risoluzione dei problemi tecnici e normativi che ostacolano il percorso dell’efficientamento
energetico. Come spiega Zanchini, “affinché si avvii una stagione di cambiamento e di
innovazione profonda delle città italiane per migliorarne la qualità e la vivibilità, occorre
percorrere strade diverse in parallelo, introducendo regole omogenee in tutta Italia per le
prestazioni in edilizia e controlli indipendenti su tutti gli edifici con sanzioni vere per chi
non rispetta le regole. Altrettanto indispensabile è dare certezza rispetto alla sicurezza
antisismica degli edifici, stabilendo l’obbligo di dotarsi di un libretto antisismico per tutti gli
edifici esistenti”. Secondo Zanchini, inoltre, è necessario incentivare la costruzioni di
progetti buoni in materia di risparmio energetico. “Per migliorare le prestazioni
energetiche” spiega il vice presidente di Legambiente “è necessario stabilire, per i nuovi
edifici e per le ristrutturazioni edilizie oltre una certa dimensione, lo standard minimo
obbligatorio di Classe A su tutto il territorio nazionale. Va premiato, nelle ristrutturazioni
edilizie, il miglioramento della classe energetica di appartenenza, e per facilitare questo
processo occorre rendere permanenti le detrazioni fiscali per gli interventi di
riqualificazione energetica offrendo un orizzonte temporale serio e allargando gli
incentivi ali interventi di consolidamento antisismico degli edifici”.
Il settore della riqualificazione edilizia può rappresentare un importante tassello dell’economia
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italiana e, in quanto tale, dovrebbe essere adeguatamente sostenuto. Secondo Zanchini,
“occorre introdurre un fondo nazionale di finanziamento e di garanzia per gli interventi di
riqualificazione energetica di edifici pubblici e privati, come prevede la stessa direttiva
2012/27, per realizzare misure di miglioramento dell’efficienza e di sicurezza antisismica”.
Il vantaggio economico, in ogni caso, dovrebbe essere diretto soprattutto alle famiglie.
Per questo secondo Zanchini “è necessario introdurre nuovi strumenti per gli interventi di
retrofit energetico degli edifici condominiali. In Italia è difficilissimo realizzare interventi di
riqualificazione energetica complessiva di edifici condominiali, a causa di un quadro di regole e
di incentivi inefficace. Occorre creare le condizioni tecniche ed economiche per rendere
vantaggiosi interventi che possono consentire di migliorare le prestazioni delle abitazioni
e di garantire risparmi energetici quantificabili e verificabili per le famiglie, oltre che di
consolidamento antisismico”. Liberare il percorso dell’efficientamento energetico dagli
ostacoli tecnici e normativi, quindi, potrebbe rappresentare un valido passo per la ripresa
economica del Paese e per il recupero del potere d’acquisto delle famiglie.
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