ASSINDUSTRIA MONZA E BRIANZA Associazione degli Industriali di Monza e Brianza VALUTARE UNA RETE DI FORMAZIONE IN LOMBARDIA 2° RAPPORTO IL CASO A cura di Regione Lombardia UNIONE EUROPEA Fondo Sociale Europeo Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali INDICE VALUTARE UNA RETE DI FORMAZIONE IN LOMBARDIA: IL CASO INFORMO CAPITOLO 1 1.1 Il progetto Informo: finalità e partner pag. 2 CAPITOLO 2 2.1 La valutazione dei programmi di politiche pubbliche: stato dell’arte 2.2 Un caso pratico: le caratteristiche della valutazione del processo di implementazione del Fondo Sociale Europeo 2.3 Conclusioni: la necessità di un modello eclettico di valutazione di programmi di politiche pubbliche pag. 6 pag. 9 pag. 10 CAPITOLO 3 3.1 La valutazione del progetto Informo pag. 12 CAPITOLO 4 Autori Caterina Carroli Luca Quaratino Luigi Serio Chiara Slanzi Valentina Valfrè 4.1 Le principali evidenze emerse • Work-Life Balance: ridefinire la carriera a partire dal tema della conciliazione vita professionale e vita privata. (ISTUD) • Introduzione alla piattaforma .NET (Cefriel) • Il sistema logistico produttivo (CSFU/Probest) • Corso Executive in Gestione strategica degli acquisti (MIP) pag. 13 CAPITOLO 5 5.1 Conclusioni e indicazioni per la programmazione futura pag. 51 ALLEGATI pag. 54 dell'ISTUD - Istituto Studi Direzionali CAPITOLO 1 1.1) IL PROGETTO INFORMO: FINALITÀ E PARTNER 2 Il progetto Informo è nato nel 2002 per iniziativa di sei associazioni aderenti al sistema Confindustria (Assolombarda, Unione degli Industriali della Provincia di Pavia, Unione degli Industriali della Provincia di Lecco, Associazione Industriali di Legnano, Assindustria di Monza e Brianza, UCIMU – Sistemi per produrre), che si sono unite per proporre ai propri associati un catalogo di corsi di formazione gratuiti grazie al finanziamento del Fondo Sociale Europeo, destinati a lavoratori dipendenti, agenti, rappresentanti e lavoratori con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, lavoratori in CIG ordinaria, titolari d’impresa (compresi amministratori e coadiuvanti). La finalità del progetto è quella di sviluppare e rafforzare conoscenze e competenze sempre più indispensabili per la competitività delle imprese lombarde, siano esse grandi, medie o piccole. Nel corso della seconda edizione del progetto Informo, svoltasi nel periodo 2003/2004, i corsi sono stati realizzati presso le sedi degli enti di formazione attuatori (Assoservizi, Cefriel, Consorzio Sistemi Formativi UCIMU, Istud, MIP, Poliedra, Associazione Sistemi Formativi Lecco), o presso le sedi delle Associazioni Industriali. Inoltre, in aggiunta ai corsi presentati nel sito e nel catalogo Informo, è stata offerta alle imprese un’ulteriore opportunità di formazione continua: si è trattato di alcuni interventi formativi mirati allo sviluppo dell’imprenditore e della sua azienda che, sulla base di un progetto di miglioramento operativo definito sulla base di specifiche esigenze, si sono svolti direttamente in impresa. Gli enti promotori del progetto sono: Assolombarda è l’associazione delle imprese industriali e del terziario dell’area milanese. È una delle più antiche organizzazioni imprenditoriali d’Italia e, per dimensioni, la più rappresentativa nel sistema Confindustria. Luogo privilegiato di aggregazione, espressione e tutela degli interessi imprenditoriali, conta circa 5.600 imprese associate. La sua base è costituita da imprese nazionali e internazionali, grandi, medie e piccole, produttrici di beni e servizi in tutti i settori merceologici, per un totale di più di 280.000 addetti sul territorio provinciale e altre centinaia di migliaia nel resto del Paese. Scopo di Assolombarda è lo sviluppo dell’industria e dell’imprenditorialità sul territorio. Essa, quindi, svolge un’azione di tutela e rappresentanza degli interessi delle imprese nei confronti delle Istituzioni, della Pubblica Amministrazione, del mondo politico e sindacale e della società in generale, fornisce ai propri associati un servizio di informazione e assistenza su tutti gli aspetti strategici e gestionali della vita aziendale, e favorisce la collaborazione tra le aziende associate. L’Unione degli Industriali della Provincia di Pavia associa circa 600 imprese prevalentemente di piccole e medie dimensioni, attive nei più diversi settori. Scopo dell’Unione è favorire il progresso dell’industria provinciale, promuovendo il collegamento e la collaborazione tra le imprese associate. L’Unione assiste e tutela gli interessi delle aziende, in tutte le problematiche sindacali, sociali e culturali che direttamente o indirettamente le riguardano. Nel corso degli anni si è intensificata l’attività di consulenza e servizi che mira a supportare l’imprenditore e i suoi diretti collaboratori nella conoscenza e interpretazione delle normative e nel migliorare l’organizzazione aziendale. L’Unione Industriali della Provincia di Lecco aderisce a Confindustria e opera con una struttura di 28 dipendenti per fornire attività di rappresentanza e servizi destinate a tre aree: aziende, territorio-ambiente di riferimento, imprenditore. Associa più di 500 imprese, con oltre 25.000 addetti, che svolgono attività con organizzazione industriale diretta alla produzione di beni e servizi. Rappresenta le aziende con un proprio delegato nei principali Organismi, Enti e Commissioni della Provincia, con potere decisionale e/o consultivo. L'Unione degli Industriali della Provincia di Varese è un'associazione di imprese che fa parte del Sistema Confindustria. All'Unione aderiscono più di 1.400 imprese per oltre 74.000 addetti. Le imprese associate all'Unione sono prevalentemente di piccola dimensione e operano in un distretto multisettoriale con una forte presenza dei settori meccanico, tessile, gomma plastica, chimico farmaceutico. Lo scopo è quello di favorire il progresso dell'industria provinciale promuovendo la collaborazione tra le imprese. Assindustria di Monza e Brianza è la prima organizzazione fra imprenditori industriali sorta in Italia. È un consulente globale per le imprese di Monza e della Brianza e le affianca nella risoluzione di tutte le problematiche di gestione e di programmazione della vita aziendale. Sul territorio è l’interlocutore principale delle organizzazioni sindacali, dell’Azienda sanitaria locale, degli enti di controllo e della Camera di Commercio. Le aziende associate ricevono le informazioni complete sulla legislazione nazionale e comunitaria per le attività produttive e godono dell’assistenza diretta di un team di specialisti, che intervengono ad ogni richiesta. Ai servizi tradizionali si affiancano “sportelli” innovativi e ad alto valore aggiunto, soluzioni tecnologiche per la riduzione delle spese fisse, convenzioni con gli istituti bancari. UCIMU – Sistemi per produrre è l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e prodotti a questi ausiliari. Si propone di tutelare gli interessi della categoria, promuovendo la crescita e la diffusione della cultura imprenditoriale con l’offerta di servizi costantemente aggiornati alle esigenze delle imprese del settore. Alle associate, che coprono circa il 70% del made in Italy settoriale, rende disponibile, anche attraverso la competenza delle società partecipate, un sostegno specialistico per ciascuna delle materie in cui si articola l’attività aziendale. Come rappresentante ufficiale e reale dell’industria italiana del settore, l’associazione si fa ambasciatrice, in ogni parte del mondo, della più avanzata tecnologia made in Italy. La Federazione ANIE, aderente a Confindustria, rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche che operano in Italia. Si tratta di un settore altamente tecnologico e fortemente globalizzato, che investe ingenti risorse in ricerca e sviluppo. Con le 14 Associazioni che la compongono, ANIE riunisce comparti strategici che danno un importante ausilio alla crescita del sistema-Paese e al suo successo sui mercati internazionali. Contribuisce allo sviluppo del mercato delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, operando per assicurare regole trasparenti e favorire la competitività delle Imprese associate con riferimento ai diversi fattori di produzione. Mantiene i rapporti con enti e istituzioni nazionali e comunitarie a salvaguardia degli interessi del settore. Collabora con prestigiosi organismi tecnici italiani e internazionali. 3 L’Associazione Legnanese dell’Industria – A.L.I. aderisce a Confindustria assumendo il ruolo di componente territoriale della maggiore organizzazione rappresentativa delle imprese manifatturiere e dei servizi in Italia. Oggi raggruppa 500 imprese, produttrici di beni e/o servizi, operanti nell’Alto Milanese, con oltre 15.000 addetti. A partire dalla sua nascita nel 1945, l’Associazione si è fatta portavoce degli interessi legati allo sviluppo dell’industria locale e attenta interlocutrice delle istituzioni e delle diverse forze politiche, economiche e sociali. Svolge un’attività di primaria importanza nell’Alto Milanese, anche per l’eccellenza dell’attività d’assistenza, consulenza e formazione, in grado di assicurare una risposta qualificata alle molteplici esigenze aziendali. 4 Federlegno-Arredo è la Federazione Italiana delle Industrie del Legno, del Sughero, del Mobile e dell'Arredamento. Con 2.200 aziende iscritte, è portavoce dell'eccellenza dell'industria italiana del legno e dell'arredamento. All'interno di Federlegno-Arredo operano nove associazioni di settore, ciascuna impegnata nella tutela degli interessi specifici delle imprese aderenti. Federlegno-Arredo opera direttamente tramite la sede centrale di Milano, dove rappresenta unitariamente il settore legno-arredo italiano in tutte le componenti della sua filiera da monte a valle, ovvero dalla materia prima al prodotto finito, presso le istituzioni e gli interlocutori in Italia e all'estero. Gli enti di formazione sono: Assoservizi: è una società per azioni, controllata al 100% da Assolombarda. Opera nei seguenti settori di servizio alle imprese: outsourcing di gestione delle retribuzioni e della contabilità, informazioni commerciali, formazione specialistica, noleggio di sale congressuali, consulenza, check-up e formazione on-site in tema di prevenzione e sicurezza ambientale, vendita di pubblicazioni editoriali, sviluppi di accordi con gestori di telefonia. Il suo bacino di utenza primario è costituito principalmente dalle oltre 5.000 imprese associate ad Assolombarda, ma il campo di azione di Assoservizi si espande su tutto il territorio nazionale, poiché i servizi sono rivolti a qualsiasi tipo di attività senza restrizioni logistiche. Consorzio Cefriel: è un ente no-profit che ha come missione lo sviluppo di attività formative e di ricerca nel settore dell’Information Technology, favorendo la crescita del settore attraverso azioni di Trasferimento Tecnologico nei confronti del territorio. Si tratta di un centro di Ricerca e Formazione nel campo dell’Ingegneria dell’Informazione (Elettronica, Informatica, Telecomunicazioni e Controlli Automatici) sorto all’inizio del 1988 a seguito di una convenzione tra tre poli: Polo scientifico, Politecnico di Milano e Università degli Studi di Milano. Polo Pubblico, Regione Lombardia. Polo Imprenditoriale, Alcatel Italia, Assolombarda, Bull HN Italia, IBM Italia, Pirelli: ITALTEL. Negli anni, a questo primo nucleo di aziende, se ne sono aggiunte altre per arrivare all’attuale assetto del polo imprenditoriale. Consorzio Sistemi Formativi UCIMU: nasce in seno ad UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, Associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, allo scopo di promuovere approcci e modalità efficienti di risposta al fabbisogno di competenze professionali e aggiornamento continuo delle risorse umane delle imprese. Coerentemente con la propria mission, CSFU promuove la valorizzazione delle best practices così come la ricerca, lo sviluppo e la diffusione di metodologie formative innovative, meglio rispondenti sia alla domanda di professionalità aziendale sia ai vincoli presenti, in particolare, nella piccola e media impresa. CSFU promuove, da un lato, lo sviluppo della capacità di risposta ai bisogni dell'impresa attraverso la costituzione di ampie partnership fra gli operatori più qualificati del territorio e, dall'altro, azioni di informazione e sensibilizzazione delle amministrazioni pubbliche per proporre progetti di formazione coerenti con il quadro dei fabbisogni aziendali emergenti. ISTUD: è una Business School indipendente che opera in Europa nel campo della formazione professionale superiore e della ricerca sul management. La sua missione è di consolidare e diffondere nella classe dirigente pubblica e privata una cultura di gestione informata ai valori della responsabilità sociale, della multiculturalità, del rigore professionale e della produzione di valore. Fondato nel 1970 per iniziativa di Assolombarda e di un gruppo di grandi aziende italiane e multinazionali, ha preso come modello le grandi business school internazionali. L’ISTUD mette al servizio di aziende e istituzioni italiane e internazionali la propria trentennale esperienza di centro avanzato di ricerca e di management education, concepito come “istituzione ponte” tra la teoria e la pratica, la conoscenza e l’azione, le istituzioni scientifiche e il mondo del lavoro e delle professioni. MIP: la Business School del Politecnico di Milano, è dal 1979 uno dei più prestigiosi enti di formazione permanente per laureati di tutte le discipline, orientati verso il mondo manageriale e imprenditoriale. Strutturato in forma di Consorzio, vede affiancati al Politecnico di Milano numerose istituzioni nazionali e i principali gruppi industriali pubblici e privati. Il MIP ha l’obiettivo statutario di “…promuovere attività ad alto contenuto qualitativo, di formazione e di ricerca applicata, volte a innovare le metodologie di gestione delle imprese per uno sfruttamento adeguato delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, integrando le capacità conoscitive della componente accademica e le capacità operative delle imprese e delle istituzioni economico-produttive partecipanti…”. Il MIP affianca ad attività come master accreditati, interventi formativi ad hoc, corsi brevi a catalogo e attività di ricerca. Poliedra-Centri di Conoscenza e Formazione del Politecnico di Milano: è il Consorzio del Politecnico di Milano per potenziare le attività di formazione continua e i rapporti con le realtà produttive; in Poliedra, il know-how accademico e del mondo del lavoro si integrano per favorire il processo di life long learning. Le attività principali di Poliedra riguardano la progettazione e la promozione di nuovi programmi formativi basati sulle competenze dei consorziati (Cefriel, Map, Mip, Poli Design), lo sviluppo di metodologie organizzative e gestionali innovative e le azioni di monitoraggio dell’apprendimento. L'Associazione Sistemi Formativi Lecco dell'Unione Industriali della Provincia di Lecco SFL, nasce nel 2002 per volontà dell'Unione Industriali della Provincia di Lecco e di alcune aziende a essa associate. L'Associazione opera principalmente nel territorio lecchese e in base ai fabbisogni formativi e di professionalità espressi dalle aziende associate. Promuove, coordina e gestisce iniziative per l'orientamento, la formazione, l'addestramento, il perfezionamento e la riqualificazione professionale di persone sia già occupate sia in procinto di entrare nel mondo del lavoro o da reinserire nello stesso. ❚ 5 CAPITOLO 2 - PREMESSA 2.1) LA VALUTAZIONE DEI PROGRAMMI DI POLITICHE PUBBLICHE: STATO DELL’ARTE Negli ultimi dieci anni la formazione continua a finanziamento pubblico in Italia, e in particolare in Lombardia, come testimoniato dal numero crescente di partecipanti aderenti all’iniziativa Informo, ha acquisito un importante ruolo all’interno del panorama degli investimenti in capitale umano. Indubbiamente, un ruolo propulsivo fondamentale alla costruzione di un vero e proprio sistema di formazione continua in Italia è stato dato dai Fondi strutturali, in particolare dal Fondo Sociale Europeo e, più di recente, dall’avvio dei Fondi interprofessionali per la formazione continua. 6 L’articolazione e la complessità delle proposte pone nuove sfide sia ai policy makers, incaricati di delineare i termini della programmazione e del disegno delle politiche, sia agli enti attuatori, che devono attrezzarsi per rispondere a bisogni sempre più complessi e circostanziati da parte delle imprese e dei lavoratori coinvolti. Come diverse analisi valutative hanno evidenziato(1), ormai da tempo è stato abbandonato il modello del “corsificio”, erogatore di formazione standardizzata, a favore di un modello integrato con le dinamiche sociali ed economiche del territorio, più attento sia ai fabbisogni della domanda sia all’opportunità di accesso ai benefici della formazione da parte di fasce sempre più ampie di popolazione(2). I sistemi formativi sono oggi al centro di richieste sempre più pressanti per quanto concerne, ad esempio, la diversificazione e la personalizzazione dell’offerta formativa, l’integrazione con le esigenze di professionalizzazione sempre più elevata richiesta dalle trasformazioni tecnologiche, lo sviluppo dell’empowerment dei lavoratori e del life long learning. A queste richieste si accompagnano cambiamenti organizzativi e culturali, sia dei soggetti che programmano sia di quelli che erogano interventi formativi, su alcune aree come la qualità della docenza, l’adeguatezza delle strutture, la costruzione di reti partecipate con il territorio, l’identificazione di nuove figure professionali e l’innovatività delle metodologie didattiche. una lettura della formazione prevalentemente come policy all’interno della quale la qualità è intesa come raggiungimento degli obiettivi attraverso un’analisi in termini di prodotto, processo e contesto. Nella Tabella 1 si propone una sintesi dei diversi approcci alla formazione sviluppati in letteratura, associando a ognuno di essi la definizione di qualità più aderente. Non sfugge, in questo contesto, l’importanza che il monitoraggio e la valutazione assumono, sia a livello macro di valutazione di programma sia a livello micro dei singoli percorsi erogati. Solo l’insieme dei dati raccolti a questi due livelli consente, infatti, un costante aggiornamento dei programmi di politiche pubbliche rispetto ai bisogni e alle reali esigenze dei destinatari a sostegno della competitività del sistema europeo. Tabella 1 – Definizioni di qualità per tipologia di approccio alla formazione Le esperienze in materia di valutazione del Fondo Sociale Europeo in questi ultimi anni hanno richiamato l’accento su due questioni fondamentali: la valutazione della qualità della formazione da un lato, e la valutazione del processo di implementazione dei programmi dall’altro. Non intendiamo qui richiamare per esteso il dibattito intorno alla qualità della formazione, testimoniato dall’ampia letteratura presente in materia, quanto piuttosto soffermarci sugli orientamenti comunitari, per gli inevitabili riflessi che essi hanno sulla programmazione. In ambito comunitario si sta facendo strada (1) Isfol, Formazione e lavoro. Effetti del Fondo Sociale Europeo sull’occupabilità in Italia. Franco Angeli, Milano, 2001 (2) Isfol, Approccio alla valutazione della qualità dei sistemi formativi, vol. 4 Metodologie per la valutazione di programma, 2003 Offre un contributo significativo in questa direzione Seyfred (1998), il quale ritiene che per valutare la qualità della formazione sia necessario considerare insieme gli outcome (intesi come rispondenza agli obiettivi-risultati previsti), i processi (intesi come la modalità con cui gli attori realizzano i macro-obiettivi) e il contesto all’interno del quale prodotti e processi si generano. APPROCCIO ALLA FORMAZIONE DEFINIZIONE DI QUALITÀ Formazione come attività didattica La qualità coincide con l’ottimizzazione del processo insegnamento-apprendimento Formazione come servizio all’utente La qualità è misurata in termini di soddisfazione del Cliente Formazione come servizio di pubblica utilità La qualità è funzione dell’adeguamento a uno standard Formazione come funzione aziendale La qualità è espressa dai concetti legati al TQM Formazione come attività economica La qualità è legata al miglioramento dei risultati e delle performance Formazione come policy La qualità è espressa dal conseguimento degli obiettivi in relazione alle risorse assegnate e al contesto 7 Fonte: nostro adattamento da Isfol, Approccio alla valutazione della qualità dei sistemi formativi, vol. 4 Metodologie per la valutazione di programma, 2003 Questo focus della valutazione sul processo e sul contesto rappresenta l’elemento peculiare dell’impianto valutativo dei programmi di politiche pubbliche quale si è venuto delineando negli ultimi anni ed è alla base dell’approccio proposto dal nucleo di valutazione dell’Isfol per la valutazione del Fondo Sociale Europeo 2000/2006. Coerentemente con questa prospettiva, il processo di valutazione del Fondo Sociale Europeo è considerato come un “sistema aperto”, che ha con il contesto un rapporto di influenza e condizionamento reciproco. Dal punto di vista metodologico, questo significa operare le seguenti scelte: 8 1. L’adozione di un approccio goal-free con la ricostruzione di tutti gli effetti prodotti dal programma o ad esso attribuibili, a partire dai suoi obiettivi iniziali. Questa scelta si basa su una serie di considerazioni specifiche: prima di tutto, la possibilità che il programma produca effetti differenti o non previsti; in secondo luogo, la molteplicità degli attori responsabili dell’implementazione delle politiche rende probabile che gli obiettivi iniziali si modifichino, in un complesso processo di negoziazione e traslazione; infine, il verificarsi di cambiamenti del macro contesto di riferimento, ovviamente non prevedibile in sede di programmazione. 2. L’adozione di una logica multilivello e multifuoco, relativa cioè agli output, agli outcome, all’impatto, ma anche ai processi e ai meccanismi di implementazione. 3. L’adozione di una prospettiva multidisciplinare, che prevede da un lato il supporto di metodi, tecniche e strumenti appartenenti a diversi campi disciplinari e, dall’altro, l’utilizzo coordinato di metodi qualitativi e quantitativi. 4. La valorizzazione del contributo alla valutazione che può derivare dalla ricostruzione rigorosa – declinata il più possibile in termini di misurazione – dei fenomeni rilevanti per la valutazione. 5. La realizzazione della valutazione secondo un approccio di tipo processuale e partecipato, attraverso la condivisione degli strumenti metodologici e delle politiche con i differenti stakeholder. L’elemento di novità di questo approccio consiste nel prevedere la valutazione del processo di implementazione coniugata alla valutazione delle realizzazioni, dei risultati e degli impatti, rendendo possibile, in tal modo, una visione completa del ciclo di vita dei programmi. La valutazione di un programma, infatti, non può rispondere solo alla domanda del “cosa” e “quanto” è stato fatto, ma anche di “come” e soprattutto “perché” si è giunti a determinate realizzazioni. In questo senso, si assiste al superamento definitivo dell’approccio tradizionale alla valutazione di programma goal-oriented, che si fonda sulla verifica del raggiungimento degli obiettivi posti dalla programmazione e assume come riferimento la teoria del “cambiamento programmabile”, fondata sull’assunto che le decisioni possono essere fedelmente tradotte (purché gli attori coinvolti lo vogliano) in comportamenti concreti, e i comportamenti possono riflettere le idee, materializzare desideri e predizioni. L’adozione di una teoria del “cambiamento programmabile” induce il valutatore a misurare l’impatto di un evento rispetto al modello razionale di causalità sequenziale incorporato nella progettazione dell’evento, a verificare se è accaduto quello che ci si proponeva che accadesse, riservando un’attenzione ridotta o nulla alle conseguenze non programmate. Limitare il ruolo della valutazione alla sola verifica delle realizzazioni e al raggiungimento dei risultati non consente al valutatore e ai policy makers di spiegare il cosiddetto implementation gap, ossia quella discrasia che si verifica tra quanto viene deciso e quanto viene attuato. È importante, allora, che la valutazione abbia per oggetto la ricostruzione e, quindi, la valutazione di tutte quelle informazioni che afferiscono alla dimensione processuale dell’attuazione dei programmi e che, offrendo chiavi di lettura dei fenomeni osservati, integrano l’analisi dei risultati tradizionalmente intesa (Schema 1). La consapevolezza dell’imprevedibilità, arbitrarietà, casualità, irrazionalità dei processi di traslazione, induce il valutatore a prestare agli effetti inattesi almeno altrettanta attenzione degli effetti attesi: l’idea è che non si tratti di semplici side-effects, vale a dire di effetti “collaterali” rispetto a qualcosa di “centrale”, ma di effetti altrettanto cruciali del processo di cambiamento. Schema 1 Implementazione Programmazione Risultati e impatti Realizzazione 9 Fonte: Lion C., Martini P., Vergani A., Volpi S., La valutazione del processo di implementazione del FSE: verso l’integrazione tra qualità e quantità, Genova, 2001 2.2) UN CASO PRATICO: LE CARATTERISTICHE DELLA VALUTAZIONE DEL PROCESSO DI IMPLEMENTAZIONE DEL FONDO SOCIALE EUROPEO A partire dagli anni ’90 si sviluppa, in particolare in alcuni Paesi come la Francia, la consapevolezza della necessità di ricostruire i rapporti tra i vari attori presenti nel sistema e i vari fattori che caratterizzano la “messa in opera” di un programma allo scopo di comprendere in maniera più esaustiva l’insieme dei fenomeni che intervengono nelle realizzazioni di un intervento e che ne condizionano i risultati. Questa consapevolezza si è accresciuta negli anni, se si considera che nella programmazione 2000/2006 dei Fondi strutturali la valutazione del processo di implementazione del FSE è una delle tematiche considerate cruciali nell’ambito del rafforzamento delle attività di monitoraggio e valutazione(3) . Secondo le Linee Guida elaborate dalla DG Valutazione della Commissione, la valutazione (3) Si veda in particolare il documento della CE-DGV, Guidelines for systems of monitoring and evaluation of ESF assistance in the period 2000-2006 (1999), che sottolinea l’importanza di fornire informazioni qualitative sulla valutazione delle condizioni di implementazione e sul contesto politico degli interventi del processo di implementazione del FSE ricomprende: • a livello di programma, le informazioni sugli sviluppi socio-economici e sui cambiamenti nelle politiche dello stato membro, l’assistenza al programma, l’avvio delle procedure di implementazione, la qualità del monitoraggio; • a livello di misura, informazioni su come gli obiettivi sono stati raggiunti in termini di strutture e organizzazioni coinvolte, legami con altre misure, scelta del target e degli strumenti in base alla rilevazione dei bisogni, qualità dei servizi offerti, adeguatezza delle risorse mobilitate. Sulla base di queste considerazioni, in Italia, la struttura nazionale di valutazione FSE dell’Isfol ha presentato un modello per la valutazione del processo di implementazione che si basa sulle seguenti caratteristiche: 10 1. centralità della dimensione della implementazione e della valutazione; 2. l’assunzione di un approccio di tipo costruttivista, ovvero un approccio che ha come focus “la logica del programma e la sua performance alla luce del contesto, generalmente ricostruita insieme agli attori rilevanti”(4); 3. il ricorso a metodi di tipo prevalentemente qualitativo, in quanto essi risultano i più indicati nel caso di process evaluation e di implementation evaluation; 4. l’utilizzo di procedimenti di tipo induttivo e di tipo logico per la valutazione; 5. l’attenzione alla dimensione partecipata nel processo di lavoro per l’elaborazione del modello, che ha visto la collaborazione di tutti gli stakeholder a vario titolo e a vario (4) Bezzi C., Il disegno della ricerca valutativa, Angeli, Milano, 2001 livello coinvolti nel processo. Le caratteristiche della valutazione del processo di implementazione a livello di programma hanno, tuttavia, delle ricadute significative anche a livello micro di singola realizzazione. Realizzare la valutazione a questo livello con l’approccio descritto significa, infatti, optare per il superamento della teoria della gerarchia degli obiettivi a favore della valutazione non tanto e non solo della qualità del prodotto (ovvero il corso), quanto piuttosto della qualità del processo, cioè del sistema integrato di attività che vanno dall’analisi dei bisogni alla valutazione dei risultati. 2.3) CONCLUSIONI: LA NECESSITÀ DI UN MODELLO ECLETTICO DI VALUTAZIONE DEI PROGRAMMI DI POLITICHE PUBBLICHE Come è stato analizzato nella prima parte di questa introduzione, il Fondo Sociale Europeo, in ragione della sua natura di politica pubblica portante delle strategie nazionali e comunitarie in materia di sviluppo del capitale umano e dell’occupazione, è interessato da una rigorosa attività di valutazione e di monitoraggio. L’attività valutativa che lo riguarda risulta particolarmente articolata, poiché riguarda una programmazione pubblica complessa e multilivello, all’interno di un contesto caratterizzato da una pluralità di attori e da un’alta esposizione a livello istituzionale (Vergani, 2004). Proprio in virtù di queste caratteristiche, l’approccio valutativo adottato per il FSE è molto elaborato sia dal punto di vista metodologico (mix di metodologie quantitative e qualitative) sia dal punto di vista della dinamica di processo. Sempre più le politiche di valutazione si concentrano sulla valutazione dell’efficacia (ovvero della qualità intesa come conseguimento degli obiettivi in relazione alle risorse assegnate e al contesto) e del processo di implementazione e non hanno come unico oggetto la verifica del conseguimento degli obiettivi-risultati. In coerenza con le peculiarità dell’approccio valutativo che caratterizza il Fondo Sociale Europeo, cui appartiene il progetto Informo, è stato elaborato l’impianto metodologico del presente volume. Infatti, la valutazione dell’impatto della formazione è stata progettata secondo una logica multilivello, che prevede a) questionari di gradimento di fine corso; b) ricostruzione di percorsi formativi particolarmente significativi e rappresentativi, con l’obiettivo di trasmettere la complessità del sistema di relazioni messo in campo da un’azione formativa. In particolare, la logica della “ricostruzione narrata” di un singolo evento formativo intende richiamare l’attenzione sull’importanza della conoscenza locale rispetto a una presunta conoscenza universale (entrare in profondità per comprendere ciò che è successo, per quali ragioni e lungo quali processi è successo e non per verificare la frequenza degli esiti o la misura di un impatto), dove il carattere specifico di ciò che viene valutato non viene neutralizzato, ma invece colto nella sua unicità e ricchezza. Il Fondo Sociale Europeo ha rappresentato in tutti questi anni, e tuttora rappresenta, un fertile terreno di sperimentazione di approcci e metodologie di ricerca valutativa. I risultati delle sperimentazioni svolte finora consentono tuttavia di iniziare a delineare nuovi approcci e strategie di ricerca valutativa in cui, accanto alla definizione quantitativa delle dimensioni e delle caratteristiche principali del fenomeno valutato, si fanno strada con forza alcuni presupposti di matrice qualitativa (Quaratino, 2004): 1. la rivalutazione dell’importanza della conoscenza locale rispetto a una presunta conoscenza universale; 2. l’utilizzo di un atteggiamento induttivo e di metodi essenzialmente qualitativi di ricerca; 3. partendo dalla consapevolezza che la formazione è un intervento culturale su un contesto culturale, l’orientamento a fare della ricerca valutativa una ricerca essenzialmente etnografica attenta a cogliere le dinamiche culturali e processuali nonché i “significati attribuiti” più che i dati strutturali (sapendo che le stesse variabili della ricerca quantitativa sono condizionate spazialmente, temporalmente e culturalmente); 4. la comunicazione dei risultati non tramite “definizioni formali” e “tabelle”, ma attraverso una “descrizione spessa” capace di fornire un “quadro ricco di significato”. ❚ 11 CAPITOLO 3 CAPITOLO 4 3.1) LA VALUTAZIONE DEL PROGETTO INFORMO 12 formativi particolarmente significativi in termini di innovatività dell’impianto e/o rilevanza dell’intervento rispetto ai processi aziendali. Finalità e obiettivi Metodologia e strumenti La finalità del processo di valutazione dell’iniziativa Informo è di verificare l’efficacia della scelta di operare attraverso progetti quadro, sostenuti da una partnership significativa, per realizzare interventi di formazione e assistenza in favore delle imprese e dei lavoratori e costituisce, contemporaneamente, il punto di partenza per la ritaratura e il consolidamento di questa particolare strategia di azione. L’impianto metodologico iniziale prevedeva che il processo di valutazione si concentrasse sulla valutazione dell’impatto presso i beneficiari. Gli obiettivi specifici della valutazione delle attività formative realizzate nel 2003/2004 sono stati i seguenti: • raccogliere informazioni utili al fine di mettere a punto l’iniziativa attraverso eventuali interventi di riprogettazione; • valutare l’impatto dei progetti quadro in termini di benefici prodotti in favore dei destinatari diretti delle iniziative di formazione e assistenza, vale a dire le imprese e i lavoratori; • realizzare un “carotaggio qualitativo” finalizzato a ricostruire l’impatto di alcuni percorsi FASE Valutazione dell’impatto sui beneficiari OBIETTIVO Ricostruire l’impatto della formazione realizzata nell’ambito dell’iniziativa Informo sui beneficiari diretti (imprese e lavoratori) In particolare, sono state indagate tre principali aree di impatto per ciascuna delle quali si sono utilizzati metodi e strumenti specifici: • le caratteristiche principali delle aziende e degli individui coinvolti nei percorsi di formazione; • la customer satisfaction e l’utilità percepita dei partecipanti (questionari di fine corso); • l’impatto della formazione sullo svolgimento delle attività aziendali: come indicato sopra, l’obiettivo è di focalizzare l’analisi su percorsi formativi considerati particolarmente significativi/rappresentativi nell’ambito dell’offerta Informo (ricostruzione di “studi di caso” aventi per oggetto singoli percorsi attraverso interviste sia ad aziende partecipanti sia ad alcuni membri dello staff del percorso, quali: progettisti, docenti, coordinatori ecc.). ❚ STRUMENTI - Questionari di fine corso di customer satisfaction - Ricostruzione di 4 percorsi formativi particolarmente rappresentativi (interviste ad aziende partecipanti, accompagnate da interviste ad alcuni membri dello staff del percorso: docenti, responsabili progetto, ecc.) Gli strumenti di rilevazione utilizzati nelle diverse fasi sono riportati in allegato ATTORI COINVOLTI - Enti di formazione - Imprese - Lavoratori 4.1) LE PRINCIPALI EVIDENZE EMERSE Le caratteristiche delle aziende e dei partecipanti Le aziende Dimensioni dell’azienda Valori percentuali Grande 23% Medio Piccola 77% Tabella 1. Aziende che hanno aderito all’iniziativa Informo Per quanto riguarda la partecipazione all’iniziativa Informo nel periodo 2003/2004, i numeri complessivi del progetto sono i seguenti: Aziende Partecipanti Donne Uomini Percorsi di formazione realizzati 786 3919 1282 2637 366 Procedendo a una valutazione dell’intera iniziativa, si è ritenuto necessario analizzare questi dati generali prendendo in considerazione alcune variabili fondamentali: • la dimensione dell’azienda e il settore in cui svolge la propria attività; • le caratteristiche dei singoli partecipanti ai corsi (età, genere, titolo di studio); e si è cercato di mettere a confronto, laddove possibile, i dati raccolti con quelli relativi alla valutazione dell’anno precedente (2002). I risultati dell’indagine confermano, di fatto, quanto già emerso dalla valutazione della precedente edizione, sia rispetto alle caratteristiche delle aziende che hanno aderito all’iniziativa, sia rispetto a quelle dei partecipanti. Per quanto riguarda la dimensione delle aziende, anche quest’anno si tratta, per la maggior parte, di aziende di piccole o medie dimensioni, anche se cresce il numero di grandi aziende che decidono di avvalersi di corsi finanziati dal Fondo Sociale Europeo e, di conseguenza, erogati “a titolo gratuito” (23% nel 2003/2004 contro il 14% del 2002). Ciò sembra confermare quanto ipotizzato in precedenza rispetto alle motivazioni che spingono le piccole e medie imprese a partecipare a questa iniziativa, legate alla difficoltà di potersi permettere percorsi di formazione a pagamento con enti altamente qualificati. Per quanto riguarda le grandi imprese, invece, se inizialmente il periodo di crisi economica che il mercato sta attraversando ormai da alcuni anni, unito alla necessità di aggiornamento continuo per poter essere competitivi anche rispetto a concorrenti provenienti da paesi stranieri, era sembrato essere alla base del forte interesse dimostrato per l’offerta di corsi presente all’interno di Informo, il numero crescente di aziende che si sono avvicinate a questa iniziativa fa pensare che di fatto queste imprese siano ormai consapevoli dell’importanza della “formazione finanziata” come strumento fondamentale di aggiornamento continuo. Dimensioni dell’azienda Valori percentuali Grande 40% Medio Piccola 60% Tabella 2. Aziende di appartenenza dei partecipanti ai corsi del catalogo Informo 13 Questo dato sembra confermato anche dal numero di partecipanti ai corsi erogati dai diversi enti di formazione: ben il 40% di essi appartengono ad aziende di grandi dimensioni. Anche il dato sui settori rimane pressoché invariato: la distribuzione delle aziende per settore di attività continua a riflettere le caratteristiche della partnership di promozione e attuazione dell’iniziativa. La maggior parte delle aziende sono concentrate nei settori della meccanica (12%), dell’elettromeccanica (13%) e della manifattura (9%). Mentre, però, nel 2002 ben il 25% delle aziende appartenevano al settore della meccanica, è interessante notare DIMENSIONE DELL’AZIENDA come questo dato sia stato praticamente “soppiantato” da quello relativo al numero di aziende appartenenti al settore denominato “Immobiliari, informatica, ricerca”, che se nel 2002 riguardava il 15% delle aziende, nel 2003/2004 tocca ben il 21%, arrivando a superare tutti gli altri settori. Tra le aziende appartenenti a questo settore, per il 32% dei casi si tratta di aziende di grandi dimensioni che operano, soprattutto nel settore informatico. SETTORE DI ATTIVITÀ industrie manufatturiere servizi pubblici, sociali e personali 3% 2% 2% 3% 2% 14 immobiliari, informatica, ricerca altre attività professionali commercio 6% fabbricazione di articoli di gomma e materie plastiche fabbricazione macchine e apparecchi meccanici 7% SETTORE DI APPARTENENZA Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta, stampa ed editoria Industrie manifatturiere Servizi pubblici, sociali e personali Immobiliari, informatica, ricerca altre attività professionali Commercio Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche Fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici Fabbricazione di macchine e apparecchiature elettriche Chimico Industria tessile e dell'abbigliamento Industria alimentare delle bevande e del tabacco Fabbricazione di prodotti in metallo Industria del legno e dei prodotti in legno Intermediazione monetaria e finanziaria Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Altri settori VALORI PERCENTUALI 2% 2% 9% 6% 21% 3% 4% 12% 13% 6% 5% 2% 7% 3% 2% 3% 4% 5% 21% fabbricazione macchine e apparecchiature elettriche chimico industria tessile e dell’abbigliamento 6% fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta, stampa ed editoria fabbricazione di prodotti in metallo 3% 13% 4% industria alimentare delle bevande e del tabacco industria del legno e dei prodotti in legno 12% intermediazione monetaria e finanziaria trasporti, magazzinaggio e comunicazioni altri settori 15 I partecipanti Passando a esaminare le caratteristiche dei singoli partecipanti, va innanzitutto rilevato che viene confermato il dato sull’età media degli iscritti. Come per l’anno precedente, infatti, la maggior parte dei partecipanti è concentrata nella fascia di età che va dai 31 ai 40 anni (41% nel 2002, 46% nel 2003/2004), seguita dalla fascia di età compresa tra i 41 e i 50 anni (25% nel 2002, 23% nel 2003/2004). Da notare l’aumento, seppur lieve (5%), di persone con un’età compresa tra i 31 e i 40 anni; questo potrebbe indicare una tendenza, da parte delle aziende, a investire fortemente sulle risorse più giovani, sia per sopperire alla mancanza di esperienza che, in quanto giovani li caratterizza, sia per trattenere le risorse migliori che, sempre più, preferiscono una valorizzazione che passi attraverso un miglioramento della propria employability. Infine, il dato sul genere conferma l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e la sempre maggior consapevolezza, da parte delle donne, della necessità di partecipare a percorsi di formazione che, migliorando le proprie competenze, possano GENERE (NEL 2002) Femmine Maschi CLASSI DI ETÀ Oltre 60 51-60 41-50 31-40 21-30 Meno di 21 16 29% 71% GENERE (NEL 2003/2004) 1% 9% 23% 46% 21% 0% Femmine Maschi 33% 67% 17 ETÀ DEI PARTECIPANTI 0% 1% aiutarle a rimanere con più facilità e più a lungo sul mercato del lavoro, e ad abbattere il cosiddetto “soffitto di cristallo” raggiungendo posizioni più elevate. Dall’altro lato i dati dimostrano anche la disponibilità sempre maggiore delle aziende a investire sul potenziale femminile. SESSO DEI PARTECIPANTI 9% 21% Femmine 33% oltre 60 23% 51-60 41-50 31-40 21-30 meno di 21 Maschi 67% 46% Il punto di vista delle aziende Questi dati sono ulteriormente confermati se si guarda al titolo di studio dei partecipanti. La maggior parte dei partecipanti è diplomato (46%), mentre il 24% di essi è in possesso di una laurea o di un certificato post laurea. Come per il 2002, il 34% dei laureati sono donne (contro il 27% dell’anno precedente), e ciò dimostra che, se da un lato è vero che le donne sono sempre più scolarizzate, è anche vero che le imprese si dimostrano sempre più disposte a riconoscerne le capacità e a cercare di valorizzarle. Il punto di vista delle aziende è stato ricostruito essenzialmente attraverso modalità di carattere qualitativo: l’analisi di alcuni percorsi formativi indicati dai diversi enti di formazione come particolarmente significativi in termini di innovatività dell’impianto e/o rilevanza dell’intervento rispetto ai processi aziendali. TITOLO DI STUDIO 18 Diploma di maturità o diploma di scuola superiore 46% Diploma universitario, laurea di base o altri titoli equipollenti (compreso ISEF e Conservatorio) e Master post laurea di base Laurea specialistica e specializzazione post laurea 11% 24% Licenza media o superamento del biennio di scuola superiore 13% Altro 6% Il risultato finale è stato la ricostruzione di quattro “studi di caso” aventi per oggetto singoli percorsi e realizzati attraverso interviste sia ad aziende partecipanti sia ad alcuni membri dello staff del percorso – progettisti, docenti, coordinatori ecc. (vedi Allegati 2 e 3). Work-Life Balance: ridefinire la carriera a partire dal tema della conciliazione tra vita professionale e vita privata. (ISTUD) La situazione al momento di partecipare all’iniziativa TITOLO DI STUDIO diploma di maturità o diploma di scuola superiore 6% 13% diploma universitario, laurea (compreso ISEF e conservatorio) e master post laurea di base laurea specialistica e specializzazione post laurea 46% licenza media o superamento del biennio di scuola superiore 24% Tra i corsi presenti nel catalogo Informo, ISTUD ha scelto di approfondire e valutare il percorso formativo sul tema della conciliazione tra vita professionale e vita privata, corso molto innovativo dal punto di vista dell’argomento trattato e che, proprio per questo motivo, ha visto la partecipazione di un numero piuttosto alto di aziende. I partecipanti al corso provenivano tutti da imprese di dimensioni medio-grandi, quasi tutte appartenenti a gruppi multinazionali e operanti in diversi settori, con un numero di dipendenti, in Italia, che varia da un minimo di 300 a un massimo di circa 1500. La scelta di realizzare un corso centrato sul work-life balance è derivata dal fatto che, già qualche anno fa, l’ISTUD aveva lavorato su un progetto di ricerca finanziato dal Fondo Sociale Europeo sul tema del Diversity Management, al termine del quale quella della conciliazione tra vita privata e vita lavorativa era apparsa come una delle tematiche emergenti. L’importanza della valorizzazione delle differenze all’interno delle organizzazioni era un argomento di cui già da tempo si discuteva a livello europeo: i giovani che entravano nel mercato del lavoro si trovavano di fronte a organizzazioni “totalizzanti”, alle quali era necessario sacrificare ogni cosa per poter fare carriera, con conseguente grande difficoltà nel progettare la propria vita al di fuori di esse. Per ovviare a tutto ciò, e per rispondere alle pressioni di una globalizzazione che richiedeva sempre maggiore efficacia ed efficienza, la letteratura raccolta sul Diversity Management parlava di un “nuovo umanesimo”: l’individuo doveva essere al centro e l’organizzazione avrebbe dovuto tenere in considerazione le esigenze delle proprie risorse e cercare di valorizzarle per poter essere sempre più competitiva, anche e soprattutto attraverso strumenti che avrebbero garantito ai dipendenti la possibilità di poter trovare un equilibrio tra il tempo trascorso al lavoro e quello dedicato a se stessi. Tutto ciò poteva essere reso più semplice dalla disponibilità di nuove tecnologie (PC, telefono cellulare, ecc.) grazie alle quali rompere con l’idea della presenza costante sul luogo di lavoro, per creare una nuova flessibilità sia di spazio che di tempo: si prefigurava come uno spostamento da un modello basato sul “face time(5)” a un modello basato sul raggiungimento dei risultati. Di fatto erano state le donne che, per prime, avevano portato avanti il tema della conciliazione tra lavoro e famiglia. Per loro, infatti, la maternità era sempre stata un fattore discriminante e, se volevano fare carriera, dovevano posticiparla a un’età avanzata: prima la carriera, poi la famiglia. Successivamente, con il mutamento dei modelli familiari e con l’entrata massiccia delle donne nel mercato del lavoro, anche gli uomini si rendono altro 11% (5) Per “face time” o “tempo di facciata” ci si riferisce al fatto che spesso, all’interno delle organizzazioni, passare molte ore in ufficio è considerato un indicatore di impegno e produttività 19 20 conto che il problema li riguarda direttamente, sia a causa della mancanza di servizi, sia perché, a loro volta, si scoprono interessati a passare più tempo con la propria famiglia e a dedicare maggiore tempo per sé (per l’attività fisica, per la propria formazione, ecc.). Tutte queste tendenze, già presenti negli altri paesi europei, facevano presupporre che anche in Italia ben presto il tema sarebbe diventato di centrale importanza come paradigma organizzativo: l’idea dell’impiego a vita non valeva più, d’ora in poi il singolo individuo avrebbe progettato il proprio percorso di carriera e cercato di accrescere la propria employability per la sua crescita professionale. Da qui l’idea di progettare un corso che avesse come obiettivo principale quello di far comprendere l’importanza della tematica alla popolazione aziendale, e in particolare agli “uomini del personale”, che si trovano a dover gestire le persone cercando di trovare un equilibrio tra la flessibilità richiesta dall’organizzazione e le esigenze di flessibilità dei singoli individui, e che devono affrontare le difficoltà legate all’attrarre e al trattenere le risorse e, soprattutto, gli alti potenziali, i quali, più degli altri, appaiono particolarmente sensibili all’importanza di poter conciliare vita e lavoro arrivando ad adottare il work-life balance come criterio di scelta per entrare o meno a far parte di un’organizzazione. Data anche la novità della tematica, l’aspettativa delle docenti era soprattutto quella di riuscire a utilizzare quella che può essere definita come una “metodologia attiva”: su un tema del genere non è possibile proporre soluzioni “preconfezionate”, ma occorre sensibilizzare i partecipanti a rendersi conto della sua importanza e delle implicazioni che esso avrà in futuro. L’idea era quella di lavorare per indurre le persone a ragionare partendo da sé, dalla propria esperienza, per vedere, per esempio, cosa c’è di critico nel loro modello di organizzazione e, pensare, di conseguenza, a dei possibili interventi di cambiamento verso un modello più “a misura di individuo”. Aspettative particolari non sembravano averne neppure i partecipanti, soprattutto perché si trattava di un tema molto innovativo sul quale mai erano stati fatti percorsi formativi analoghi. Per qualcuno questo significava anche aspettarsi di trovare nel corso delle vere e proprie “soluzioni” su cosa significa adottare un modello di work-life balance o, più semplicemente, di poter raccogliere degli strumenti operativi per poter tradurre poi in pratica quanto appreso. Per altri, invece, era apparso chiaro sin dall’inizio che si sarebbe trattato soprattutto di uno scambio di esperienze. Per tutti gli intervistati il motivo principale per partecipare al corso è stato sicuramente l’interesse nei confronti della tematica, considerata di grande attualità e di notevole importanza per il futuro delle organizzazioni che chiedono performance sempre più elevate ai propri dipendenti. Alcune delle aziende partecipanti, poi, avevano già iniziato ad adottare al proprio interno programmi di work-life balance. Per esempio, in una di queste aziende, si era da poco iniziata una politica di sensibilizzazione della popolazione femminile sul tema della conciliazione vita-lavoro e di una progettazione che avesse l’obiettivo di incrementare il loro numero all’interno dell’azienda (la presenza femminile è solo del 16%) per seguire le indicazioni della casa madre francese che, in Francia, aveva letteralmente imposto che ci fosse un numero di donne pari al 50% del totale dei dipendenti. Per raggiungere questo obiettivo era già stata fatta una ricerca interna per capire quali fossero le esigenze della popolazione femminile, per cui il corso si inseriva in un più ampio disegno di cambiamento organizzativo e il bisogno principale era quello di vivere un’esperienza dalla quale desumere informazioni utili da applicare poi nella propria realtà aziendale. benefit). Importante, infine, era la possibilità di entrare in contatto con un network di colleghi delle Risorse Umane. Allo stesso modo anche altre aziende si trovavano in una situazione simile. A livello di Corporate si erano già da tempo iniziati ad adottare programmi di work-life balance, mentre in Italia si era ancora indietro e occorreva sviluppare ulteriormente questo ambito anche perché, da alcune indagini interne erano emerse criticità, in particolare il fatto che meno della metà dei dipendenti riuscisse a trovare un equilibrio soddisfacente tra vita e lavoro. Nonostante ciò, i tentativi che fino a quel momento erano stati fatti per implementare politiche di “conciliazione” non avevano avuto particolare successo: inizialmente, quindi, l’interesse maggiore era quello di poter capire quali fossero i servizi più adatti per la propria azienda. Il corso era articolato in 4 incontri della durata di 8 ore ciascuno (dalle 9.00 alle 18.00) presso Assolombarda, con la presenza di due docenti. I temi principali, trattati trasversalmente durante tutti gli incontri, sono stati quelli della Corporate Social Responsability, della qualità della vita nelle organizzazioni, degli strumenti aziendali di conciliazione. In un altro caso ancora, in seguito a una fase di evoluzione all’interno dell’azienda, la sede principale era stata spostata dalla parte opposta della città per cui molte persone, che prima abitavano vicino al luogo di lavoro, si erano trovate a dover affrontare il problema di effettuare lunghi spostamenti per raggiungere l’ufficio, con una notevole riduzione dei tempi da poter dedicare alla propria vita privata. In generale tutti i partecipanti cercavano un confronto con altre realtà aziendali, la possibilità di vedere iniziative simili alle proprie in altre aziende e, nello stesso tempo, di capire se c’erano approcci alternativi e, soprattutto, quali condizioni erano necessarie per poter applicare politiche di work-life balance, sia in termini di programmi di flessibilità dell’orario di lavoro, sia in termini di flessibilità della gestione di alcuni strumenti aziendali (es. la customizzazione di L’intervento Gli obiettivi del corso erano di tre tipi: • presentare informazioni e dati inerenti a politiche relative al work-life balance attraverso la letteratura e le testimonianze; • individuare, anche attraverso le esperienze delle aziende partecipanti, i caratteri essenziali per una politica di gestione delle Risorse Umane a favore dell’equilibrio tra vita professionale e vita privata, evidenziandone i vantaggi e le opportunità per le aziende e sottolineando i possibili limiti organizzativi; • promuovere all’interno della funzione Risorse Umane e di tutto il management aziendale la consapevolezza della strategicità delle politiche di work-life balance per favorire la retention delle risorse. Il percorso formativo era poi strutturato nelle seguenti attività: • presentazione di ricerche e studi nazionali e internazionali inerenti al tema dell’equilibrio tra vita professionale e vita privata per evidenziare quali sono gli elementi più ricorrenti, indicati come essenziali per la promozione di politiche di conciliazione efficaci e coerenti con i diversi contesti organizzativi; 21 • presentazione di testimonianze ed esperienze di successo realizzate all’interno di alcune organizzazioni al fine di raccogliere e condividere suggerimenti e indicazioni per definire e promuovere politiche di work-life balance e individuare quali servizi sono stati e possono essere attivati per rispondere adeguatamente e coerentemente alle esigenze dei singoli individui; • lavori di gruppo e presentazione di casi concreti al fine di comprendere quali vantaggi e benefici possono derivare per l’azienda da politiche di work-life balance. Per inserire efficacemente progetti di work-life balance è, infatti, indispensabile che non solo le Direzioni del Personale, ma tutto il management siano consapevoli del suo valore strategico, finalizzato alla soddisfazione e motivazione del personale; 22 • definizione di strumenti e metodologie per individuare quali sono i bisogni e le aspettative che una politica di work-life balance può soddisfare e capire quali sono le aspettative dei diversi gruppi appartenenti all’organizzazione. Il corso era rivolto, in particolare, a Direttori del Personale, Responsabili Sviluppo Organizzativo, Responsabili Formazione, Responsabili Selezione. Infine, ogni partecipante poteva accedere a uno spazio virtuale appositamente creato, la learning room: una piattaforma internet grazie alla quale i partecipanti, dotati di password, potevano consultare il programma dei singoli incontri, scaricare il materiale messo a disposizione da ISTUD e comunicare sia tra loro che con i docenti. L’obiettivo di questo strumento era quello di costruire una sorta di learning community che potesse, da un lato incrementare la visibilità delle aziende fortemente interessate alla problematica del work-life balance e, dall’altro, di creare un gruppo di “sperimentazione” di nuove modalità “condivise” in tema di “conciliazione”. Risultati di fine intervento La sensazione delle docenti è stata di una “generale soddisfazione” da parte dei partecipanti, in particolare per ciò che riguarda le dimensioni della “riflessione personale” e della “possibilità di fare benchmarking”. Inizialmente, molti pensavano che il problema di come conciliare vita privata e vita lavorativa si risolvesse nell’adozione di servizi, mentre durante il corso si sono resi conto che non esistono soluzioni preconfezionate e che, prima di implementare qualsiasi tipo di servizio e/o strumento di work-life balance, occorreva innanzitutto mettere in discussione l’intero sistema organizzativo. Ciò può essere molto difficile da accettare perché significa un lavoro di sensibilizzazione del management per modificare una cultura aziendale fondamentalmente avversa a questo tipo di politiche. Inoltre, al termine del corso, a tutti è stato chiaro che a monte esiste un problema di analisi dei bisogni: non si possono implementare dei servizi se prima non si conoscono le reali esigenze dei propri dipendenti. Per quanto riguarda l’articolazione del corso e i metodi utilizzati, i partecipanti hanno certamente apprezzato la possibilità di scambiare le proprie esperienze e di ascoltare quelle di testimoni esterni, con l’aiuto di facilitatori (i docenti) che li aiutavano a collegare l’esperienza diretta alla teoria e a tirare le fila di quanto detto (anche se, a volte, si è avuta la sensazione che a fine giornata si faticasse un po’ a giungere a delle conclusioni). Anche se qualcuno ha sottolineato il fatto che ci sia stata un’iniziale titubanza nel raccontare ciò che accadeva nella propria azienda e che nei primi incontri, caratterizzati più dall’ascolto che dal racconto, non fosse stata percepita la necessità di condividere la propria esperienza, a quasi tutti i partecipanti è stato chiaro successivamente che, data soprattutto la novità del tema, si sarebbe trattato di una sperimentazione: non esistevano soluzioni preconfezionate, ma occorreva trovarle insieme grazie allo scambio di esperienze e alla creazione di un network tra i partecipanti. Molto apprezzato il fatto che non si trattasse di una “cosa didattica” basata su incontri frontali con un docente che parla e il partecipante che ascolta in modo passivo, ma che ci sia stata la “possibilità di conoscere e condividere esperienze concrete”, lasciando poi molto spazio alla discussione. Molto utili sono state le esperienze esterne, la cui finalità era più quella di affrontare e approfondire una tematica dall’inizio alla fine (es. l’asilo aziendale) che di ragionare su piccole esperienze individuali. La cosa positiva, secondo alcuni, è stata che anche i testimoni, al termine dell’incontro, finivano col sentirsi parte del gruppo e sembravano molto interessati a capire quale fosse l’esperienza di ciascun partecipante. Lo scambio di esperienze e la possibilità di entrare in contatto con testimoni esterni ha facilitato poi la “creazione del network”, sia all’interno del gruppo di partecipanti, sia tra questi e i testimoni anche se, di fatto, ciò è avvenuto in modo informale (tramite scambio di mail), mentre non è praticamente stata “mai utilizzata la learning room” come strumento di comunicazione. Va detto che tale strumento è stato in generale poco utilizzato: qualcuno si è limitato a scaricare i materiali, altri a controllare l’orario e il programma degli incontri, da altri ancora, infine, non è stata per niente utilizzata. Per qualcuno ciò è semplicemente da attribuire a un mancanza di tempo, altri lo considerano uno strumento un po’ “freddo” e “anonimo”; in generale l’utilizzo della learning room è apparso a molti poco immediato: sarebbe forse stato utile che nel primo incontro si fossero spiegate meglio le potenzialità di questo strumento, magari facendo vedere concretamente come utilizzarlo. Dal punto di vista dei contenuti, coloro che si aspettavano essenzialmente di capire quali fossero i servizi che potevano essere adottati nella propria azienda, si sono presto resi conto che gli elementi da considerare erano molteplici: primi fra tutti la necessità di sensibilizzare il management e di fare un’analisi dei bisogni interni prima di implementare qualsiasi politica di work-life balance. Secondo gli intervistati, durante il percorso c’è stata una “buona mediazione tra la parte teorica (introdotta dai docenti) e le esperienze pratiche (casi e testimonianze)”. Dal punto di vista teorico, tra le tematiche affrontate durante il percorso è stata particolarmente apprezzata l’analisi del bilanciamento a tre vie (lavoro, famiglia, sé): prima, infatti, l’argomento veniva affrontato solo come se si trattasse di bisogni legati a esigenze familiari senza tenere in considerazione l’importanza che per gli individui può avere lo sviluppo del sé. Altro tema che ha colpito i partecipanti è stato quello relativo al cambiamento del ruolo delle Risorse Umane all’interno delle aziende, confermando loro che stiamo andando verso un modello in cui il Responsabile del Personale deve essere sempre più attento alle esigenze delle proprie risorse. Nonostante ciò, per qualcuno quel che è emerso durante il corso è stata soprattutto una tipologia di servizi da adottare in azienda, mentre si sarebbe potuto dire di più rispetto all’aspetto organizzativo, magari approfondendo di più il tema del rapporto tra WLB e cultura. Secondo un intervistato non sono, infatti, emerse idee pratiche di applicazione di comportamenti per migliorare il WLB. 23 Mentre per alcuni è stato soprattutto utile capire come attuare concretamente determinate politiche di work-life balance, per altri la parte più apprezzata è stata soprattutto quella teorica, in particolare i temi generali di apertura degli incontri in cui venivano forniti dati e informazioni che sono serviti ad aprire la mente sui temi affrontati di volta in volta e che sono apparsi utili soprattutto a chi si aspettava di trovare soluzioni pratiche. Molto apprezzata poi è stata “la competenza delle docenti” in materia, soprattutto se si pensa che si tratta di un tema ancora poco esplorato. 24 Apprezzata di meno è stata la difficoltà ad arrivare a costruire un modello, cioè ad avere una traccia più precisa rispetto a quello che andrebbe fatto in azienda in termini di work-life balance, sia nel senso di quelli che dovrebbero essere gli step principali (es. indagine di clima), sia per quanto riguarda la costruzione di uno strumento più articolato (es. un questionario) da applicare una volta rientrati al lavoro. Dal punto di vista più strettamente “operativo”, qualcuno ha trovato “difficoltà a partecipare agli incontri a causa della durata” (8 ore) e avrebbe preferito incontri da 4 ore, dato che in periodi in cui c’è molto lavoro diventa difficile assentarsi dall’ufficio per tutta la giornata. Il fatto che alcuni partecipanti abbiano, alla fine, disertato gli incontri è stato in effetti uno degli elementi meno apprezzati, perché valutato a volte come poca sensibilità al tema piuttosto che come difficoltà oggettiva a partecipare. Per quanto riguarda l’applicabilità di quanto appreso nell’attività lavorativa, quasi tutti hanno “già iniziato a tradurre in pratica gli apprendimenti acquisiti durante il corso”, avendo ben in mente che ciò non significa agire solo in termini di implementazione di servizi, ma implica un’azione a livello di cultura aziendale. Qualcuno ha cominciato proprio dalla sensibilizzazione del management, soprattutto in termini di racconto dell’esperienza fatta durante alcuni meeting aziendali, cercando di comunicare ai colleghi le sensazioni e le idee emerse durante il corso e di renderli consapevoli dell’importanza del tema. Per alcuni questa rappresenta la parte che più rende difficile tradurre in pratica quanto appreso: è necessario che i manager si rendano conto dell’importanza che l’”attenzione alla persona” può avere per l’azienda. Altre iniziative prese da alcune aziende sono state quelle relative alla possibilità di poter usufruire di un orario flessibile o di avere a disposizione, nel periodo estivo, il venerdì pomeriggio in modo da poter allungare il week-end e avere più tempo da passare con la propria famiglia. In termini di strumenti di work-life balance, una delle aziende partecipanti ha deciso di dotare i dipendenti con figli disabili di macchine speciali: iniziativa che è stata molto apprezzata e che ha già avuto un grande ritorno di immagine. Un’altra azienda ha previsto una navetta per le persone che abitano lontano dall’ufficio, mentre una terza ha dato il via al progetto Pink Card, per iniziare a sensibilizzare la popolazione aziendale femminile sul tema della conciliazione, distribuendo la tessera a chi ne avesse fatto richiesta senza che le persone dovessero andare direttamente nella sede della Provincia di Milano per ritirarla. In questa stessa azienda, inoltre, da settembre sarà possibile per le dipendenti poter usufruire di un pap-test gratuito fatto direttamente in azienda. Alcuni partecipanti hanno poi contattato alcuni dei testimoni esterni la cui esperienza li aveva particolarmente colpiti per avere dei consigli su come adottare simili iniziative nella propria azienda. Infine, una delle aziende ha realizzato insieme a ISTUD un progetto di supporto alle politiche di work-life balance e di carriera al femminile. Il progetto, articolato in due giornate della durata di 8 ore ciascuna, partendo dalle considerazioni di contesto, si è proposto di rispondere ad alcune finalità: • fornire e ricevere informazioni per ricostruire la situazione attuale rispetto alla presenza e al ruolo delle donne e degli uomini all’interno dell’organizzazione, comprendendo le difficoltà delle donne a crescere internamente; • rilevare quali sono gli interessi di ciascun membro del gruppo dei partecipanti e definire obiettivi comuni e ruoli; • identificare un possibile metodo di raccolta, analisi ed elaborazione che supporti la definizione di un framework e le priorità di intervento. Durante il corso è stata utilizzata una metodologia che facesse partire i partecipanti dalla propria esperienza vissuta in azienda sui temi relativi alla carriera e al work-life balance. Questa rielaborazione lavorava su due piani paralleli: un primo piano a livello più organizzativo focalizzato verso la costruzione del gruppo di lavoro e il secondo piano più personale relativo all'approfondimento alla carriera e al work-life balance. In particolare, la prima giornata è stata utilizzata per raccogliere e condividere tra i partecipanti il significato del progetto, le proprie aspettative, paure e sono stati presentati alcuni dati statistici relativi ai temi della carriera femminile e della conciliazione tra vita privata e vita professionale. Il secondo giorno ha previsto, invece, la presentazione dei dati relativi alla popolazione del gruppo e la discussione in plenaria delle possibili attività da realizzare per poter rendere il progetto operativo. Il progetto ha avuto un buon riscontro tra i partecipanti tanto che è in fase di progettazione la fase successiva del percorso promosso dall'azienda. Validazione del modello La decisione, da parte di ISTUD, di partecipare anche quest’anno all’iniziativa Informo è stata dettata soprattutto dalla necessità di consolidare l’offerta formativa sui processi di cambiamento delle piccole e medie imprese lombarde. Altro obiettivo, poi, era quello di stabilizzare la partnership con gli altri attori, nel caso non fosse già stata completata sulla base dell’esperienza dell’anno precedente. La valutazione rispetto all’iniziativa Informo è senz’altro positiva: l’offerta formativa è stata ben vista dalla imprese e la partnership con gli altri enti di formazione ha funzionato bene. Inoltre si stanno sviluppando altre attività e iniziative nate a valle della costituzione della partnership. Anche all’interno si è capito meglio, rispetto all’edizione precedente, come far funzionare appieno lo strumento. I punti di forza dell’iniziativa sono stati senz’altro la partnership con gli altri enti di formazione, la vicinanza alle imprese e la flessibilità dello strumento. I punti di debolezza che si possono rilevare, invece, sono la non sempre coerenza tra bisogno delle imprese e timing del progetto e il fatto che lo strumento non sia sempre libero a causa dei vincoli “strutturali” che impone. Inoltre è stato promosso poco, per cui a volte è accaduto che le aziende siano venute a conoscenza dei corsi direttamente da ISTUD, senza di fatto passare per lo strumento Informo (la maggior parte delle aziende intervistate non era al corrente né dell’iniziativa, né tanto meno dell’esistenza di un sito dedicato). Pensando a delle possibili modifiche e/o integrazioni all’iniziativa, forse sarebbe più utile privilegiare i finanziamenti indirizzati all’offerta formativa sull’innovazione, anziché su temi più tradizionali. 25 Introduzione alla piattaforma .NET (Cefriel) La situazione al momento di partecipare all’iniziativa Il corso scelto da Cefriel è denominato “Introduzione alla piattaforma .NET”. L’obiettivo del corso è stato quello di fornire una conoscenza il più possibile approfondita della piattaforma Microsoft .NET, una tecnologia di utilizzo del software abbastanza nuova. Proprio per il carattere di innovatività, Cefriel ha riscontrato molto interesse verso questo corso da parte di aziende della piattaforma .NET che hanno come obiettivo quello di “sviluppare software” al loro interno, per poter poi avviare progetti basati su questa. 26 Si tratta, in origine, di un corso aziendale, anche se, per l’edizione di febbraio, è stato trasformato in un corso interaziendale a cui hanno partecipato le due aziende che sono state intervistate: Lutech e ISET. Lutech spa è una società di ingegneria, servizi informatici e di telecomunicazioni orientata alla progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture a supporto delle strategie di business per operatori nel settore delle telecomunicazioni, banche e società finanziarie, aziende del settore industriale e del commercio, pubbliche amministrazioni e università. In particolare, l’azienda identifica per i Clienti le migliori opportunità tecnologiche con attività di consulenza e ingegneria, supportando l’intero ciclo di vita del progetto: strategia, benchmarking tecnologico, analisi dei processi e dell’organizzazione aziendale; project management, dall’implementazione alla gestione operativa. Inoltre, Lutech progetta e realizza soluzioni per l'informatica e le telecomunicazioni, sviluppando e offrendo ai Clienti l’esperienza maturata nel mondo delle reti, dei sistemi e dello sviluppo software per Internet e per applicazioni gestionali e specialistiche. Infine, l’azienda garantisce la gestione e l’ottimizzazione di infrastrutture informatiche e di telecomunicazione, centralizzate o distribuite, in regime di continuità operativa, grazie a una solida esperienza maturata nell’installazione di infrastrutture complesse a elevato contenuto tecnologico in diversi settori industriali. Lutech nasce nel 1995/1996 come ufficio di un’azienda di una società olandese che si occupa di ICT. Nei primi anni registra una forte crescita dovuta al boom di aziende legate alla net economy. La crescita si stabilizza nel 2000 quando l’azienda si fonde con la Lucchini (che diventa l’azionista di maggioranza) di Brescia e assume il nome di Lutech. Nel 2003 l’azionista di maggioranza cambia nuovamente; stavolta si tratta di Laser Line, leader nel settore degli antifurti, ma la società, continua a occuparsi di consulenza nel settore ICT e telecomunicazioni. L’azienda conta oltre 400 professionisti e associati: in genere si tratta di risorse laureate in materie tecnico-scientifiche (ingegneria, informatica, ecc.). Si tratta perlopiù di dipendenti fissi, anche se per determinati incarichi a volte si avvale anche di liberi professionisti. I dipendenti sono sparsi per tutto il territorio nazionale: gli uffici principali sono a Milano e a Brescia, ce ne sono altri a Roma, Torino, Genova, Bologna e anche nel Sud (a Reggio Calabria e a Gioia del Colle, in provincia di Taranto). Al vertice della società c’è l’Amministratore Delegato (che è anche Presidente) e subito sotto la Direzione Generale da cui dipendono direttamente sia le Business Unit, che presidiano le varie aree del mercato, sia le Direzioni Tecniche, che fanno capo alle diverse aree e, infine, lo Staff. L’azienda si propone di essere interprete delle più avanzate tecnologie informatiche e di telecomunicazione al servizio del Cliente per generare crescita, profitto e valore duraturo. La sua vision è quella di essere un’azienda europea, fondata su persone di qualità con competenze specifiche, partner di società leader nell'innovazione, per la costruzione di valore. Lutech opera in cinque aree di intervento (Reti&Sistemi, Sicurezza, Contact Center&CRM, Internet&Commercio Elettronico, Sistemi Informativi) su tre differenti linee di business (Ingegneria, Soluzioni e Servizi). L’azienda ha un fatturato per il 2002 di circa 70 milioni di Euro e i suoi Clienti sono in genere aziende di dimensioni medio-grandi. La società ISET Informatica spa è stata costituita a Roma nel 1990 come società collegata al Gruppo Bull, da cui è successivamente fuoriuscita a seguito di un accordo aziendale. Con la sua costituzione l'intento è quello di fornire servizi di progettazione e consulenza nel settore dell'informatica rivolti soprattutto a grandi enti e organizzazioni, sia appartenenti al settore pubblico che a quello privato. Nel 1997 l’azienda ha iniziato la procedura di qualificazione con importanti enti italiani, tra i quali citiamo l'ENEL che, per la peculiare tipologia di attività, rappresenta per la ISET un Cliente privilegiato. Il riconoscimento di fornitore qualificato da parte dell'ENEL è stato conseguito con pieno successo a ottobre '97, sia per la progettazione che per la realizzazione di SW su sistemi centrali e sistemi distribuiti. Inoltre ha cominciato a guardare con grande attenzione alle esigenze dei paesi dell'Est Europa, studiando la possibilità di joint-venture con società pubbliche e private e free-stage mirati a preparare personale esperto. Per garantire la fattibilità degli obiettivi sopra definiti, ISET ha predisposto un Piano di Investimenti triennale che, attraverso la partecipazione a gare pubbliche, ha permesso all’azienda di aggiudicarsi prestigiosi Clienti tra i quali ENEL (per lo sviluppo di Sistemi Informativi presso le sedi di Milano e Napoli), Ministero della difesa – Teledife (per la realizzazione della Rete Lan per lo Stato Maggiore della difesa), Sistemi Informativi (per attività di sviluppo software gestionali) e Ministero della difesa – Marina militare – Navarm (per attività di manutenzione hardware e software della Direzione). Inoltre, l’azienda partecipa al Consorzio Tecnologico Calabria TECNESUD, in accordo con il Ministero dell'industria e commercio, per lo sviluppo della regione Calabria. ISET ha sedi a Pregnana Milanese (Mi), Napoli, Bologna e Roma, per un totale di 140 dipendenti e un fatturato di circa 11.500.000 di Euro. 27 Nella sede di Pregnana lavorano 25 persone, i cui obiettivi sono: • sviluppare soluzioni volte a ottimizzare i processi operativi delle aziende che realizzano, manutengono ed evolvono applicativi legacy; • analizzare e realizzare progetti di rehosting; • erogare servizi per la verifica e l’aggiornamento di applicativi soggetti ad adeguamenti normativi, legislativi, evolutivi; • consulenza applicativa e funzionale per la realizzazione e la gestione di sistemi ERP. La mission della sede di Milano si propone di: • rafforzare la presenza sul territorio; • ottimizzare e migliorare il supporto ai Clienti del Nord Italia; • ampliare il portafoglio Clienti; • arricchire l’offerta di ISET come le soluzioni peculiari della filiale Nord Italia. 28 Per quanto riguarda Lutech, essendo una società fornitrice di servizi informatici, necessita di un aggiornamento continuo: anche per questo motivo in Lutech è presente quella che viene denominata Accademia di Formazione che opera in tutti gli ambiti delle attività dell’azienda. Attraverso la sua Accademia, l’azienda pone particolare attenzione alla formazione finalizzata al continuo e sistematico aggiornamento tecnologico e manageriale per lo sviluppo del singolo e dell’impresa. Gli interventi formativi per le proprie risorse e per i Clienti sono organizzati in collaborazione con università e centri di ricerca. Il corso in oggetto si inseriva in un percorso più ampio sulle tecnologie informatiche più utilizzate (sistemi operativi, linguaggi, tecnologie radiomobili, ecc.), inserito a sua volta in un percorso di formazione dedicato alle risorse giovani (massimo 2/3 anni di esperienza, ormai consolidata all’interno dell’azienda, anche per omogeneizzare la preparazione di persone provenienti da diverse lauree). Il corso era ritenuto particolarmente importante perché trattava di una nuova tecnologia Microsoft molto richiesta sul mercato (si tratta di fatto della nuova versione di Java). L’utilizzo di questa piattaforma nello specifico non doveva servire tanto a un’applicazione all’interno di Lutech ma all’utilizzo della stessa presso il Cliente. Per quanto riguarda ISET, al momento di partecipare al corso c’era già un rapporto consolidato con Cefriel, con cui l’azienda aveva già fatto dei corsi di formazione. La motivazione specifica legata a questo particolare corso consisteva nella necessità di trasformare il know-how presente in azienda in modo da passare a utilizzare, come già si era iniziato a fare, tecnologie cosiddette “free”. “Eravamo orientati verso un modo di lavorare diverso e, direi antitetico, rispetto a Microsoft”. In particolare, poi, l’azienda si era trovata a dover lavorare su un particolare progetto (lo sviluppo di un prodotto assicurativo) che necessitava della capacità di saper utilizzare la piattaforma dot.net. Da qui la necessità di sviluppare know-how in questo senso. L’idea di partecipare al corso, dunque, nasce da un’esigenza di business: le persone venivano da un ambiente diverso e avevano bisogno di capire come poter lavorare su questa nuova piattaforma. Il corso fatto con Cefriel doveva essere un corso introduttivo all’utilizzo di questa tecnologia in seguito al quale sarebbe seguito un corso ulteriore, svolto con un ente diverso da Cefriel, per poter approfondire quanto appreso. In generale, all’interno dell’azienda c’è la necessità di un aggiornamento continuo. Quando ISET faceva parte di Bull c’erano dei piani formativi annuali, ciò che oggi l’azienda non riesce più a fare perché ogni 2 mesi ci sarebbe la necessità di cambiare. Per ovviare a questo, viene utilizzato il rapporto diretto che l’azienda ha con Cefriel per valutare di volta in volta qual è l’offerta formativa più adeguata rispetto alla specifica necessità del momento. L’intervento Il corso era articolato in 3 giornate di 8 ore (dalle 9.00 alle 18.00) divise in moduli, durante le quali erano presenti due docenti, che si alternavano a seconda degli argomenti trattati. La prima giornata è stata utilizzata per introdurre l’argomento, in modo da cercare di rendere più omogenea la preparazione dei partecipanti. La seconda giornata si è affrontata la parte più specifica, legata alla programmazione, mentre la terza si è passati a trattare le possibili applicazioni della piattaforma. Per quanto riguarda la metodologia utilizzata, per questo tipo di corso, di solito, si presentano delle slide per illustrare la parte più teorica, seguite da esercitazioni. Per quanto riguarda la parte teorica, si parte da un livello più basso il primo giorno con l’obiettivo di trasferire il linguaggio di base, e si va crescendo di complessità nel corso delle giornate successive. Nelle slide, di solito, sono presenti dei link che permettono di collegarsi direttamente a un’esercitazione pratica, in modo da avere un corrispettivo “immediato” tra teoria e pratica. Di solito le esercitazioni pratiche consistono in un problema da risolvere e il numero di ore a esse dedicate può variare a seconda del grado di preparazione dei candidati (se è più alta il numero di esercitazioni è inferiore). Ogni partecipante è dotato di un PC portatile da utilizzare per le esercitazioni pratiche. La cosa importante è che il corso deve rimanere flessibile per potersi adeguare di volta in volta alla preparazione dei partecipanti. Il taglio che viene dato al corso dipende dal grado di preparazione e di conoscenza dei partecipanti. In genere si parte da un livello medio-alto, per poi eventualmente ritararlo a seconda del livello rilevato da un questionario che viene distribuito prima dell’inizio del corso e che serve ai docenti per capire il livello di conoscenza dei partecipanti. Di solito si preparano delle slide avanzate e delle slide di base, le prime sono utilizzate per chi ha già dimestichezza con gli strumenti o usa già la piattaforma, le altre per chi invece ha un livello di preparazione inferiore. Il corso, poi, viene anche tarato rispetto alle esigenze aziendali e, quindi, all’utilizzo che i partecipanti faranno della piattaforma una volta rientrati al lavoro. Per quanto riguarda la preparazione dei partecipanti di Lutech e ISET, questa era sicuramente molto varia: qualcuno non aveva mai affrontato l’argomento, altri avevano già un’infarinatura generale, altri ancora avevano una preparazione più approfondita. Tra i partecipanti, di solito in aula ci si può trovare di fronte sia chi si occupa di sviluppo della parte informatica, sia chi si occupa dell’implementazione vera e propria: nel caso specifico si trattava soprattutto di programmatori per quanto riguarda Lutech e di tecnici informatici nel caso di ISET. Dato che a volte i partecipanti sono abituati a utilizzare piattaforme diverse (es. Java) e si mostrano restii a utilizzare una piattaforma Microsoft, si cerca, soprattutto nella prima fase del corso, di fare un paragone tra le due tecnologie in modo da mostrare che, una volta conosciute entrambe, i partecipanti possono scegliere quale utilizzare. Pur essendo un corso aziendale, in genere sono i partecipanti ad andare nella sede di Cefriel per seguire i corsi: qui sono disponibili tutti i materiali e la possibilità di utilizzare tutte le strumentazioni necessarie, a partire dalla possibilità di configurare i PC per le esercitazioni pratiche. 29 Risultati di fine intervento L’impressione di Cefriel è che i “partecipanti siano stati molto contenti”: durante il corso c’è stata molta discussione per chiarire eventuali dubbi e senz’altro questo è un elemento positivo. Sicuramente il fatto di avere in aula persone con un livello di preparazione medioalto rende le cose più facili e in genere il grado di soddisfazione è maggiore. Se invece hanno difficoltà a programmare (o se sono abituati a programmare su piattaforme diverse) è più difficile e spesso non riescono a seguire bene, per cui anche il grado di soddisfazione è inferiore. Inoltre anche per i docenti può essere positivo il fatto di avere in aula persone molto reattive perché li aiuta ad avere una visione sul contesto aziendale che altrimenti non potrebbero avere. 30 Le interviste ai partecipanti confermano che “il livello di soddisfazione è alto”. In generale, tutti si sono dichiarati molto soddisfatti, soprattutto per quanto riguarda la “competenza e la chiarezza dei docenti”, grazie ai quali anche per le persone che non avevano mai affrontato l’argomento non è stato difficile seguire il programma. Il fatto che la “preparazione dei partecipanti fosse molto varia è stato però vissuto da alcuni più come una criticità” che come un valore aggiunto. Coloro che non avevano mai lavorato nell’ambito dell’applicazione .NET si aspettavano un corso che “iniziasse da zero” limitandosi a fornire un quadro generale dell’utilizzo della piattaforma; coloro che, invece, avevano più esperienza si sarebbero aspettati di approfondire di più alcuni argomenti. Il problema, secondo alcuni, è derivato dal fatto che sono state unite due aziende diverse, con livelli di preparazione differenti, e questo ha fatto sì che, sebbene i docenti siano stati in grado di mediare, la sensazione generale è stata che, da un lato, per non “annoiare” i più preparati siano stati trascurati alcuni aspetti basilari mentre, dall’altro, i neofiti abbiano fatto spesso fatica a stare al passo con gli altri. Quello che è stato apprezzato di più è senz’altro “l’innovatività degli argomenti trattati e la possibilità di confrontarsi sui due mondi “ (Java e .NET). Al di là dei contenuti trattati, particolarmente apprezzata è stata “la competenza e la chiarezza nell’esposizione dei docenti”. Durante il corso le presentazioni erano ben strutturate e molto chiare e i docenti si sono mostrati sempre disponibili a rispondere a domande di chiarimento e a cercare di adeguarsi al livello di preparazione delle persone. Inoltre è stato apprezzato anche il fatto che ci fossero delle postazioni attrezzate con PC per ciascun partecipante: il fatto di trasferirsi nella sede di Cefriel durante il corso è stato considerato un elemento positivo proprio per la possibilità di avere a disposizione un’aula attrezzata, che invece non sarebbe stata disponibile nelle rispettive sedi. Per quanto riguarda, invece, ciò che è stato “apprezzato di meno”, a volte i partecipanti si sono lamentati perché durante i corsi c’erano “poche esercitazioni pratiche”. Secondo i docenti questo è dovuto al fatto che, specie per le aziende più piccole, i partecipanti non riescono a rimanere al corso per la durata effettiva che dovrebbe avere (ovvero più di 3 giorni), per cui il corso viene riprogettato sulla base delle esigenze delle singole aziende e spesso ciò implica che il numero delle giornate diminuisca e, nel tempo che rimane, non sempre è possibile inserire molte esercitazioni. Inoltre, se il livello medio della classe è più alto il numero delle esercitazioni è inferiore, per cui chi è meno preparato ne risente di più e, infatti, tra gli intervistati erano soprattutto coloro che affrontavano l’argomento per la prima volta a lamentarsi per lo scarso numero di esercitazioni. In generale, più il pubblico è omogeneo e più il corso viene apprezzato. Per quanto riguarda l’applicabilità nell’attività lavorativa, i docenti hanno sottolineato il fatto che è importante che una volta tornati in azienda i partecipanti utilizzino fin da subito quanto appreso durante il corso, per non rischiare che se ne dimentichino. Alla ISET l’applicabilità sull’attività lavorativa è stata immediata. A partire dalla settimana successiva al corso di approfondimento (seguito alle 3 giornate con Cefriel) è stata installata la piattaforma e le persone hanno iniziato subito a lavorarci, ottenendo già risultati positivi. Questa applicabilità immediata è legata anche alla politica dell’azienda che, una volta terminati i corsi, cerca subito di far svolgere un’attività di training on the job in modo da far applicare al più presto quanto appreso. La necessità di far partire un progetto che necessitava l’implementazione della piattaforma non ha potuto che migliorare l’applicabilità e i partecipanti hanno sottolineato il fatto che molte cose sono state di fatto assimilate proprio grazie alla possibilità di applicarle subito una volta tornati al lavoro. Per quanto riguarda Lutech, invece, molti dei partecipanti non hanno avuto modo di applicare subito quanto appreso, essendo occupati su altri progetti, anche se non escludono la possibilità di farlo in futuro. Validazione del modello Secondo Cefriel, la piattaforma Informo è uno strumento indispensabile perché aiuta a razionalizzare tutta l’offerta formativa ed è un riferimento per le aziende che sanno già dove andare a cercare i corsi disponibili sul catalogo. È anche utile perché aiuta ente di formazione e aziende nella fase di iscrizione e pre-iscrizione, visto che viene fatto tutto on-line, con una guida per la compilazione delle domande di iscrizione, che altrimenti dovrebbero essere fatte per iscritto, facilitando e velocizzando l’intero meccanismo. Aiuta anche l’ente nella pianificazione dei diversi corsi, essendo tutte le iscrizioni memorizzate direttamente sulla piattaforma. Il problema è che questo strumento non è ancora pienamente apprezzato dalle aziende Clienti che non lo vedono come un salto di qualità nel servizio e spesso continuano a iscriversi ai corsi contattando direttamente la scuola e, se si trovano a utilizzare la piattaforma Informo, spesso si tratta di un uso “forzato”. Bisognerebbe quindi prima di tutto migliorarne l’utilizzo sensibilizzando le aziende, ma spesso il problema è che all’interno di queste non ci sono persone sufficientemente informatizzate, per cui lo strumento viene visto negativamente. Qui emerge il problema della “doppia popolazione”: in alcune aziende ci sono persone più giovani e più informatizzate che ne apprezzano l’utilizzo, in altre la popolazione ha una conoscenza informatica più bassa e non lo trovano funzionale. Per quanto riguarda la possibilità di utilizzare il sito per consultare l’offerta formativa dei partner del progetto, di fatto questo obiettivo non è stato raggiunto perché, sebbene le aziende che partecipano ai corsi di Cefriel conoscano lo strumento Informo, questa è una conoscenza che si limita al fatto di doverlo utilizzare direttamente per l’iscrizione. Alcune aziende, poi, neppure conoscono l’esistenza del catalogo e del sito e vengono a conoscenza dei corsi direttamente dall’ente di formazione con cui hanno un rapporto consolidato (in questo caso Cefriel). Va detto che questo può essere dovuto al fatto che l’iniziativa non è sufficientemente pubblicizzata, come dichiarano in Cefriel: “noi stessi non siamo molto bravi a 31 pubblicizzare i nostri corsi, che conoscono solo le aziende abituate a lavorare con noi”. Queste considerazioni trovano riscontro nelle interviste alle aziende. Se da una parte c’è chi sottolinea l’estrema facilità e rapidità dello strumento Informo per quanto riguarda le iscrizioni ai corsi, dall’altra c’è chi, invece, ne evidenzia la pesantezza dal punto di vista burocratico: “troppi dati da inserire, sarebbe meglio snellire le procedure”. Entrambe le aziende confermano di aver utilizzato il sito solo per iscriversi ai corsi o per consultare l’offerta formativa di Cefriel e non quella degli altri enti, un po’ per mancanza di tempo, ma soprattutto perché considerano il rapporto con l’ente “esaustivo”. Il sistema logistico produttivo (CSFU/Probest) 32 La situazione al momento di partecipare all'iniziativa L’intervento scelto e realizzato da CSFU, Consorzio di Formazione di UCIMU - Sistemi per produrre - interessa il sistema di relazioni che collega Streparava, azienda di medie dimensioni, all’insieme di piccole aziende satellite che hanno con lei dei rapporti di fornitura. Il percorso nel suo complesso è stato progettato appositamente per rispondere all'esigenza di migliorare l'insieme di relazioni logistico-produttive che collegano tra loro i vari attori all’interno del network. A prendere l’iniziativa è stata Streparava, che si è rivolta all’ente formatore richiedendo un corso aziendale dedicato a tutti i process owners che gestiscono le relazioni con i fornitori. Contemporaneamente, l’impresa ha invitato alcune delle sue aziende fornitrici (tra cui Galba e Alghisi) a realizzare lo stesso corso anche al loro interno ritarandolo, naturalmente, a seconda delle loro specifiche esigenze. All'interno di ogni impresa satellite di Streparava, dunque, è stato realizzato un percorso su misura con l'obiettivo di migliorare l'efficienza della gestione del sistema produttivo-logistico rispetto all'azienda committente, focalizzato ovviamente sui processi critici. In tutti e tre i casi si tratta di piccole e/o medie imprese. Le aziende intervistate: la situazione attuale dell’impresa Streparava spa opera da più di mezzo secolo nell'ambito dei veicoli industriali e commerciali, macchine movimento terra e macchine tessili. La sua evoluzione è caratterizzata dalla progressiva fusione di diverse realtà industriali che hanno portato l'azienda a diventare un'unica grande struttura in grado di assecondare le varie fasi di lavorazione del prodotto. La parte più significativa della produzione e progettazione è concentrata ad Adro (BS), ma la società è presente anche in Spagna con Streparava Iberica S.A., negli USA con Streparava U.S.A. Inc. e in Brasile con Streparava Componentes Automotivos Ltd. La strategia dell'azienda riflette prevalentemente il legame di fornitura che la unisce con Fiat-Iveco. L'organizzazione interna è strutturata per business unit supportate da unità che forniscono servizi di staff, il tutto legato da un corpo centrale. L'azienda valuta di trovarsi in una buona posizione rispetto alla concorrenza considerando il momento di crisi generale che interessa il settore; in particolare un punto critico è da individuarsi nella dipendenza dal gruppo Fiat che inevitabilmente finisce per ripercuotersi sull'andamento di Streparava. La forza dell'impresa invece è da rintracciarsi nella specializzazione che si è tradotta in un ottimo livello di efficienza qualitativa e produttiva; inoltre l'affiancamento del Cliente durante tutto l'intero ciclo di vita del prodotto costituisce un valore aggiunto che si traduce nell'offerta di sistemi e di soluzioni complete. Alghisi è un’azienda a conduzione familiare fondata nel 1972 come ditta individuale per la fornitura del servizio di verniciatura metalli, che ha visto aumentare considerevolmente la propria produzione verso la fine degli anni '80. L'azienda è organizzata per processi, ovvero per cicli di lavorazione diversi a seconda delle esigenze del Cliente. Alghisi basa il proprio vantaggio competitivo sulla qualità delle lavorazioni eseguite, grazie alla quale vanta un elevato grado di fidelizzazione dei suoi Clienti. Galba è un’azienda metalmeccanica a gestione familiare, dall’esperienza trentennale nelle lavorazioni meccaniche di precisione realizzate per conto terzi. I prodotti realizzati in alluminio, ghisa o acciaio sono destinati al settore dei macchinari industriali, navale e tessile; tra i suoi Clienti si annoverano, oltre a Streparava, Volkswagen, Audi e Iveco. Nel corso degli anni l’azienda ha fatto della qualità dei prodotti e della garanzia del servizio la chiave di successo della propria competitività. La sua strategia è incanalata lungo due direttrici: da un lato la fabbricazione di prodotti di nicchia di alta qualità, dall’altro la realizzazione in grosse quantità di pezzi a basso costo secondo un grado elevato di automazione. Attualmente Galba si trova in un momento di crescita, ma la forte concorrenza di prezzo proveniente dai mercati dell’Est sta spingendo l’azienda a focalizzarsi ulteriormente sui prodotti di alta qualità. Come già accennato, la partecipazione al corso da parte di Streparava rispondeva all’esigenza di migliorare l'insieme di relazioni logisticoproduttive che collegano tra di loro i vari attori all’interno dell’impresa. L'idea di estendere questo intervento a tutta la rete di imprese fornitrici scaturiva dalla necessità di migliorare la gestione del processo con i fornitori strategici partendo dai responsabili per gli acquisti interni all'impresa. Da parte loro, sia Galba che Alghisi avevano visto nel corso non solo una possibilità di miglioramento nei processi di gestione della fornitura, ma anche un’occasione per rispondere a esigenze più specifiche, legate al loro contesto aziendale. In particolare, Galba aveva percepito la necessità di far comprendere appieno alle proprie risorse l’ambiente che circonda l’azienda; alla base vi era l’esigenza di sviluppare una mentalità maggiormente orientata al Cliente. Lo scopo era quello di coinvolgere il personale per condividere quelli che sono gli obiettivi dell’azienda e sui quali spesso sembra esserci poca chiarezza. Il tutto da realizzarsi attraverso un processo di comunicazione a cascata che avrebbe sostenuto la motivazione dei dipendenti partendo da una comprensione del mercato e del Cliente. Per Alghisi, invece, la partecipazione all'iniziativa nasceva dall’esigenza di presidiare la qualità per cercare di soddisfare le sempre crescenti esigenze della Clientela, in particolar modo di Streparava. L’obiettivo era quello di procedere a una sorta di mappatura dei processi aziendali per realizzare una documentazione che descrivesse la conformità dei processi rispetto ai diversi indicatori di produzione. L'intervento, in questo senso, avrebbe permesso di codificare le modalità migliori di realizzazione delle lavorazioni, aumentando il grado di conoscenza delle stesse da parte dei dipendenti; il tutto si sarebbe tradotto in una maggiore indipendenza 33 nel lavoro, nonché in un più alto grado di responsabilizzazione delle risorse interne. L’intervento 34 Nel suo complesso l’intervento mirava a sviluppare nelle figure manageriali la capacità di individuare e analizzare i processi aziendali in termini di valore aggiunto; poiché la creazione del valore deriva dall’integrazione interfunzionale è indispensabile che i process owners acquisiscano una visione sistemica dell’organizzazione aziendale che funga appunto da base nella gestione dei processi. Far crescere la cultura sistemica e la capacità di migliorare l’operato dei manager in quanto attori dei processi aziendali è infatti un altro degli obiettivi preposti. Inoltre il corso intendeva sviluppare nei destinatari delle competenze che consentissero di sviluppare un orientamento verso il Cliente in un’organizzazione da sempre centrata sul prodotto. L’intervento formativo effettuato presso Streparava ha avuto una durata totale di 80 ore (10 giornate). Si è svolto presso l’azienda, nella sede di Adro, in provincia di Brescia, e ha coinvolto un totale di 10 partecipanti, tutti dipendenti coinvolti nelle relazioni con i fornitori. Gli obiettivi formativi sono chiaramente in linea con quella che è la filosofia dell’azienda ovvero quella di condividere con i Clienti ogni fase della realizzazione del prodotto sin dalla sua definizione offrendo anche l’opportunità di verifica e validazione. La trattazione dei temi è stata centrata sull'approccio per processi analizzando come si genera il vantaggio competitivo, i temi dell'efficacia/efficienza, il rapporto fornitoreCliente e la valutazione delle criticità nei processi aziendali. I momenti di formazione teorica tradizionale si sono alternati a momenti di lavoro in team dove i partecipanti si concentravano sull'analisi delle problematiche aziendali. Complessivamente il corso è stato valutato adeguato rispetto ai destinatari sia in termini di contenuti che in termini di gestione dei tempi e di modalità utilizzate. L’intervento formativo effettuato presso Galba ha avuto una durata totale di 80 ore (10 giornate). Si è svolto presso l’azienda, nella sede di Cellatica, in provincia di Brescia, e ha coinvolto una serie di dipendenti di diversi livelli. La struttura del corso era basata sulla presentazione di quelle che sono le caratteristiche di un'impresa modello a livello di efficienza e performance; in un secondo momento si è collocato tale modello istituzionale sullo sfondo della situazione locale, nazionale e internazionale attraversata dai cambiamenti turbolenti in atto oggigiorno. Questo ha costituito il punto di partenza per un benchmarking tra quelle che sono le scelte, i processi e i prodotti propri di Galba e le azioni ottimali di un’azienda tipo. I principali temi affrontati hanno riguardato la qualità, la produzione, il servizio e la flessibilità; la formazione ha avuto luogo non solo attraverso la classica lezione frontale ma i concetti sviluppati sono stati applicati concretamente al caso Galba attraverso ampie discussioni tra i partecipanti. Sulla base del confronto in aula è stato realizzato anche una sorta di momento di verifica finale per valutare la fattibilità delle azioni suggerite per il miglioramento nella gestione dei processi. Complessivamente l'intervento è risultato adeguato sia in termini di contenuti che di metodologia e nei tempi. Ciò è stato possibile grazie all'approccio del docente che faceva seguire a ogni nuovo argomento un momento di interazione con l'aula per accertarsi che l'apprendimento fosse avvenuto e che il ritmo di lavoro fosse adeguato ai destinatari. Infine, l’intervento formativo effettuato presso Alghisi ha avuto una durata totale di 64 ore (8 giornate). Si è svolto presso l’azienda, nella sede di Cologne, in provincia di Brescia, e ha coinvolto un totale di 6 partecipanti, tutti dipendenti di diversi livelli, e il titolare. Gli obiettivi dell'intervento erano focalizzati sullo sviluppo, nei dipendenti, di competenze tecniche di controllo attraverso una serie di indicatori e della consapevolezza che il proprio operato si inserisce all’interno della catena fornitore-Cliente. I temi affrontati hanno riguardato prevalentemente la qualità dei prodotti e la loro rintracciabilità; la lezione frontale è stata supportata dalla discussione ed elaborazione di soluzioni concrete per la gestione dei processi aziendali in termini di mappatura dei processi (ad es. ciclo di controllo processo-prodotto, lavorazione di immersione ecc.) Nel complesso il corso è stato valutato adeguato sia rispetto ai destinatari, sia per quanto riguarda tempi, modalità e contenuti. Risultati di fine intervento Secondo l’ente di formazione la soddisfazione dimostrata dalle aziende coinvolte è stata “massima”, tanto da essersi tradotta in una richiesta di replica dell'intervento per sostenere l'apprendimento e i comportamenti aziendali auspicati. Il particolare tipo di percorso realizzato ha trovato un punto di forza nell'ottima integrazione tra i partner, che hanno collaborato senza alcuna competitività tra di loro, e nella presentazione dei risultati da parte delle aziende satellite all'impresa al centro del sistema, ovvero Streparava. Una criticità che è, invece, emersa nel percorso deriva dalla sua complessità e ambiziosità: l'atomizzazione dei corsi, ognuno elaborato sulle specifiche esigenze dell'impresa, hanno reso la sua gestione un po' onerosa. Del resto la modalità stessa del corso aziendale ha richiesto una consulenza specifica su ognuna delle piccole aziende coinvolte. Partendo dal tema chiave del percorso formativo nel suo insieme che è il processo logistico-produttivo, i vari corsi sono stati, poi, costruiti sulle esigenze specifiche delle aziende satellite. L’introduzione dell’approccio per processi rappresenta il focus che accomuna i diversi programmi a livello di contenuto, che è stato sviluppato con gradi diversi di approfondimento e complessità in relazione al contesto. Più specificatamente in tutte le aziende satellite la trattazione è stata incentrata sulla descrizione del sistema azienda e sull’analisi dei processi: il sistema organizzativo e i processi aziendali, la visione sistemica e l’approccio per processi, l’individuazione dei processi aziendali, la valutazione delle criticità e la definizione degli obiettivi. In Streparava, che è il fulcro della rete di relazioni logistiche, il tema del processo è stato discusso più approfonditamente prestando attenzione all’influenza che la gestione del processo ha sull’azienda. Alcuni tra i temi chiave sono stati: le prestazioni aziendali in termini di efficacia-efficienza, il rapporto fornitore-Cliente esterno, l’innovazione. I risultati che il percorso ha prodotto sulla rete si sono concretizzati in termini di efficienza produttiva tramite un miglioramento complessivo nella gestione dei processi logisticoproduttivi e questo è stato confermato non solo 35 da CSFU ma anche da Streparava, nonché Galba e Alghisi. Nel caso di Streparava la formazione ha avuto un impatto positivo su quello che è “l'approccio nella gestione dei problemi e dei rapporti con i fornitori”. L’azienda ha registrato pressoché immediatamente rispetto ai fornitori una diminuzione dei prodotti non conformi e degli scarti, un miglioramento nella puntualità delle consegne e l’introduzione dei sistemi di certificazione della qualità. 36 I risultati nell'attività lavorativa sono chiaramente visibili in termini di rispetto delle tempistiche, efficienza qualitativa e organizzazione; in sostanza si è verificato un chiaro miglioramento nella gestione dei processi, anche se l'applicabilità dei concetti trasferiti nella fase di aula è comunque suscettibile di miglioramento; ad esempio attraverso il ricorso sistematico a casi concreti relativi al settore merceologico di riferimento. L'apprendimento che è avvenuto nei destinatari è chiaramente visibile nel mutamento degli atteggiamenti e dei comportamenti. Rispetto ad altre esperienze formative già effettuate è valutata come la migliore. Complessivamente, dunque, la soddisfazione rispetto all'insieme degli interventi aziendali si è rivelata essere estremamente alta. Anche in Galba la soddisfazione dimostrata dai partecipanti è stata massima e ha superato le aspettative. Notevole valore aggiunto è stato attribuito alla modalità del “coinvolgimento attivo su problematiche vissute quotidianamente”; questo ha consentito di innalzare la motivazione dei destinatari che hanno visto un'applicabilità concreta delle tematiche affrontate in aula. I risultati sull'attività lavorativa sono visibili sin da ora a livello di mutamento degli atteggiamenti nella gestione dei problemi. Vi è, inoltre, una maggiore consapevolezza dell'impatto che ogni singolo processo ha sull'efficienza e sulla qualità del prodotto-servizio. Infine, anche per quanto riguarda Alghisi la soddisfazione complessivamente è buona. Poiché la formazione era basata sulla costruzione di una soluzione ad hoc per l'azienda, non sono emerse criticità nell'applicabilità dei concetti trasferiti in aula. L'intervento ha prodotto degli effetti evidenti nello svolgimento dell'attività lavorativa che sono tutti riconducibili al concetto di efficienza qualitativa. L'unico suggerimento che viene fornito è “l'inserimento di alcuni interventi a ripresa e supporto dei concetti sviluppati per sostenere i cambiamenti intervenuti”. Complessivamente l’intervento ha trovato il suo punto di forza in due elementi fondamentali: “nell’integrazione degli attori del sistema e dei percorsi realizzati e nella customizzazione dei percorsi realizzati nelle singole aziende”. La natura integrativa dell’intervento è da rintracciare a vari livelli. Da un lato il coinvolgimento di tutti gli elementi del network di fornitura in un breve arco di tempo ha facilitato l’introduzione e l’implementazione del cambiamento nei processi logistico-produttivi a cui il management di Streparava mirava e del quale ha potuto immediatamente trarre beneficio. Dall’ altro lato la presenza di una base comune di contenuto centrata sull’approccio organizzativo per processi, affiancata a temi più specifici costruiti sulle esigenze formative di ogni singola azienda, ha massimizzato l’apprendimento, nonché l’efficacia in termini di risultati. Validazione del modello L’adesione da parte di CSFU all’iniziativa Informo nasce dalla volontà di seguire la propria vocazione istituzionale, che è quella di dare una risposta adeguata ed efficace ai bisogni formativi. La rilevanza del progetto e l’ampiezza del bacino di riferimento rappresentano una motivazione a partecipare, nonostante CSFU abbia già un forte legame con i suoi associati, i quali rimangono i Clienti preferenziali dell’ente. Il suo obiettivo principale è certamente quello di soddisfare la propria Clientela con un’offerta formativa adeguata alle esigenze delle imprese che a esso si rivolgono, creando valore aggiunto attraverso il trasferimento di strumenti, concetti e tecniche utili alle aziende. Per quanto riguarda, in particolare, il corso denominato “Il sistema logistico produttivo”, il fine ultimo è stato la soddisfazione delle imprese che hanno deciso di prendervi parte, con la conseguente realizzazione di percorsi di training customizzati sulle loro esigenze. delle aziende che hanno partecipato al corso era a conoscenza dell’iniziativa Informo), l'incisività dello strumento promozionale può essere sicuramente migliorata. Corso Executive in Gestione strategica degli acquisti (MIP) La situazione al momento di partecipare all’iniziativa Il “Corso Executive in Gestione strategica degli acquisti” è stato scelto dal MIP tra i percorsi formativi presenti nel programma PEGASO. Si tratta di un corso interaziendale attraverso il quale l’obiettivo del MIP era quello di organizzare un percorso formativo nuovo per la funzione degli acquisti rivolto alle figure chiave dell’azienda (senior manager o giovani manager con alto potenziale), che fosse in grado di sviluppare nuove competenze e trasferire gli strumenti indispensabili per gestire l'interazione tra la funzione acquisti e le altre funzioni aziendali. Per quanto riguarda l'iniziativa Informo in generale, secondo CSFU, si è verificata una tendenza un po' marcata nel voler customizzare il corso interaziendale, che per sua natura deve essere trasversale nei contenuti; ciò si traduce nell'offerta di un elenco veramente lungo di corsi che rende il catalogo non facilmente consultabile e non aiuta il Cliente nella scelta. Pertanto viene suggerita una maggiore concisione nell'ideazione del catalogo; in un momento successivo, poi, una volta verificate le priorità del Cliente, la proposta può essere ulteriormente “raffinata”. Al corso hanno partecipato 15 manager provenienti da grandi aziende, la maggior parte delle quali facenti parte di gruppi multinazionali, appartenenti ai settori più diversi (commercializzazione di software e hardware, costruzione di sistemi per il riscaldamento/raffreddamento, produzione di sanitari e ceramiche, produzione di attrezzi da cucina, produzione di generatori ad aria compressa, produzione di elettricità…) con un numero di dipendenti che va da un minimo di circa 300 a un massimo di 2500, e con un fatturato che non è mai inferiore ai 70 milioni di Euro. Infine, alla luce anche del fatto che il numero di aziende che hanno preso parte ai corsi è stato alto soprattutto grazie ai legami che gli enti formativi hanno con i bacini di utenza (nessuna Ciò che sembra aver spinto le aziende a partecipare al corso è soprattutto il fatto che sia stato pensato per gli executive e volto 37 a una determinata specializzazione funzionale che è quella del direttore acquisti. Il corso dava, inoltre, la possibilità di avere una visione aziendale più allargata, per meglio comprendere i legami con le altre funzioni aziendali e di avere informazioni utili sui trend che stanno attraversando trasversalmente la funzione acquisti, permettendo di approfondire le conoscenze e verificare gli apprendimenti generati con l'esperienza e operando contemporaneamente un confronto con gli altri settori. L’intervento Il corso è stato progettato con la collaborazione di ADACI (l'Associazione nazionale che riunisce i direttori acquisti), che ha contribuito notevolmente alla riuscita del corso, soprattutto per quanto riguarda la fase di lancio e reclutamento delle aziende. 38 L'obiettivo di fondo del percorso formativo era quello di fornire alle figure professionali che si occupano di acquisti una visione più ampia sul ruolo della propria funzione all'interno dell'impresa, dotandoli di un insieme di conoscenze e di strumenti che li supportassero nella loro attività. Ciò si rende necessario per l'evoluzione che la funzione acquisti sta avendo negli ultimi anni in molte imprese verso un ruolo sempre più strategico, fondamentale per la competitività dell'azienda. Il corso, della durata di 6 mesi con una frequenza di 3 giorni a settimana (giovedì, venerdì, sabato), era articolato in due moduli didattici: uno costituito dalle lezioni in aula (20 giornate per un totale di 160 ore) e l'altro rappresentato dai lavori sul campo (project work). I contenuti delle lezioni in aula possono essere raggruppati in quattro macro-aree: competenze trasversali di general management, competenze trasversali di operations management, competenze di gestione acquisti, competenze relative alle nuove tecnologie ICT a supporto degli acquisti. e alla valutazione estremamente positiva del corso, il MIP è riuscito a configurarsi come riferimento istituzionale all’interno della comunità di professional. L'orientamento generale è stato quello di evitare il più possibile un trasferimento di conoscenze “tecniche”, cercando di sviluppare la capacità di leggere i processi, le strategie e capire la potenzialità delle nuove tecnologie. L'apprendimento da parte dei partecipanti è traducibile soprattutto in termini di consapevolezza della trasversalità della funzione acquisti e dei cambiamenti che l'introduzione delle nuove tecnologie hanno prodotto al suo interno. Al fine di favorire l'apprendimento sia in aula che sul campo, nelle lezioni è stata privilegiata una didattica attiva alternata a momenti di elaborazione personale per facilitare l'apprendimento e stimolare la capacità innovativa e applicativa. In tale ottica è stato dato ampio spazio all'interazione in aula, alla discussione di casi aziendali (incluse alcune best practice) e alle testimonianze. Oltre alle lezioni in aula il corso ha previsto lo svolgimento, da parte dei partecipanti, di un project work nella propria azienda, che fosse coerente con il ruolo attuale o prospettico del partecipante, svolto con il supporto di un tutor e con la garanzia di poter contare su un counselling individuale da parte dei docenti. Risultati di fine intervento Dal punto di vista dell’ente di formazione il grado di soddisfazione rispetto all'esperienza fatta è molto buono ed è sostenuto dall'apprezzamento dei partecipanti: l’alto livello di richieste rispetto alla volontà di continuare l'esperienza hanno fatto in modo che il corso, nonostante sia solo alla sua prima edizione, costituisca già una sorta di best practice. Il corso, inoltre, ha rappresentato “un'ottima opportunità di penetrazione nella business community di riferimento”; grazie alla partnership con ADACI che ha giocato un ruolo considerevole nel reclutamento dei partecipanti Le interviste fatte ai partecipanti hanno confermato l’alto grado di soddisfazione dimostrato. In particolare, sono stati grandemente apprezzati i docenti, per la loro professionalità, preparazione e chiarezza espositiva. Anche il team di lavoro che ha seguito tutto il percorso formativo è stato valutato in modo estremamente positivo in quanto la disponibilità e professionalità dimostrata è stata massima. In special modo l’impostazione del lavoro d’aula secondo una metodologia attiva ha consentito di valorizzare al massimo la diversità dell’audience in termini di settore di provenienza ed esperienza rendendola un elemento decisivo per l’apprendimento; l’interazione avveniva sia tramite il confronto con i colleghi sia attraverso il dialogo con il docente. A questo proposito secondo qualcuno una criticità risiedeva nello spazio eccessivo concesso agli interventi dei partecipanti i quali indubbiamente costituiscono un punto di forza, ma devono essere associati a una capacità del docente di saperli gestire qualora non riscontrino un interesse generale dell’aula. A livello formativo è stata comunemente apprezzata la possibilità di ottenere una sorta di "stato dell'arte" della funzione acquisti sostenuto dalla solidità scientifica degli studi sul campo realizzati dall’Osservatorio del MIP. Soddisfazione è stata espressa anche per la preparazione dei materiali didattici molto chiari e di facile consultazione anche a distanza di tempo su base individuale. A livello complessivo il corso sembra aver contribuito allo sviluppo di una cultura generale di management che consente di comprendere l'interazione con le altre funzioni aziendali, anche se qualcuno lamenta una certa ripetizione di conoscenze che fanno già parte del patrimonio di conoscenze di un senior manager. Inoltre, alcune tematiche come gli economics e i metodi tradizionali di gestione della supply chain per qualcuno dei partecipanti si sarebbero dovute approfondire. Giudicata positivamente anche la gestione del ritmo d'aula; le lezioni non risultavano mai pesanti a eccezione, forse, degli interventi dei fornitori esterni. In generale, il percorso formativo è stato giudicato adeguato al target di riferimento che era medio-alto; secondo i partecipanti la composizione d’aula ha costituito la base per un confronto costruttivo e stimolante. Unico punto di discrepanza forse la conoscenza della lingua inglese che non era omogenea nella classe. Sono, invece, le testimonianze l'aspetto che, all'interno del corso, sembra aver raccolto meno entusiasmo, a volte giudicate “poco adeguate rispetto al profilo dei partecipanti e agli obiettivi del corso”. In particolare la gestione delle testimonianze si rivela critica sotto diversi punti di vista: la scelta del tema, la scelta del relatore e il momento di inserimento nel percorso didattico. Nei casi in cui l’intervento risponda al reale interesse dell’aula, il valore aggiunto della testimonianza è considerato elevatissimo. Alcune volte però si sono rivelate ridondanti oppure non adeguate rispetto ai contenuti. 39 Il suggerimento che proviene dai partecipanti è quello di ridurre il numero di questo genere di interventi ed evitare che siano concentrati in singole sessioni; sarebbe preferibile che seguissero sempre la trattazione in aula del tema in questione in modo che i partecipanti riuscissero a massimizzare a livello di apprendimento l’apporto dell’intervento. 40 Nonostante la frequenza al percorso formativo si sia da poco conclusa, i partecipanti sostengono che sia “già visibile un cambiamento nel modo di svolgere l'attività lavorativa” che si riconduce alla configurazione di un approccio diverso, più consapevole dell'interazione con le altre funzioni aziendali e in un modo più deciso nell’affrontare i vari problemi, dato dalla maggiore sicurezza acquisita a seguito del corso. Maggiore è anche la consapevolezza che la funzione acquisti è in evoluzione e che diventa determinante l’impiego delle nuove tecnologie a sostegno delle attività da essa svolte. La strutturazione e la metodologia del corso con i vari momenti di simulazione di per sé, poi, non fanno che favorire la trasferibilità di quanto appreso nella realtà lavorativa. Se si volesse potenziare ulteriormente tale aspetto si potrebbe inserire un maggior numero di casi focalizzati sugli acquisti ed eliminare qualche testimonianza, cercando il più possibile di mettere in luce la relazione tra quanto avviene nella funzione acquisti e nelle altre funzioni, come ad esempio il bilancio e l'organizzazione. L’unico suggerimento per un potenziale miglioramento è inerente a un maggiore supporto da parte del corpo docente per gli approfondimenti individuali; un esempio potrebbero essere semplicemente le indicazioni bibliografiche al termine del modulo o alcuni siti Internet. Validazione del modello La valutazione rispetto alle altre esperienze formative è decisamente molto alta; il corso è ritenuto il migliore tra l'offerta complessiva del MIP per svariate ragioni: la dinamica relazionale d'aula che si è creata con i docenti e tra i partecipanti, il trasferimento di una visione d'impresa dove le competenze trasversali giocano un ruolo importante, il consolidamento di conoscenze indispensabili come quelle relative al change management, i processi e gli sviluppi tecnologici, l'approfondimento concentrato su tematiche di reale interesse per la funzione come il supply chain management o l'intranet. A un livello complessivo ciò che ha contribuito a generare il maggiore valore aggiunto del corso è stato l'ancoraggio dei temi sviluppati nella formazione a una conoscenza up-to-date del settore data dall'Osservatorio sulle imprese gestito dal MIP. La connessione del percorso formativo a un'area di ricerca trova la sua continuazione in una fase di "ricerca d'aula" tra i professional che genera una sorta di circolo virtuoso consentendo di migliorare continuamente il percorso formativo nei contenuti e nella struttura. L’adesione del MIP all'iniziativa Informo ha consentito di ridurre per le aziende il costo di partecipazione ai diversi corsi che alternativamente sarebbe stato più alto, rendendo così fattibile l’ampliamento del bacino dei potenziali beneficiari. Inoltre la presenza dei vari corsi sul catalogo Informo ha costituito per il MIP un’opportunità consistente in termini di potenziale comunicativo dell’offerta. Il corso Executive in Gestione Strategica degli acquisti rientra come anche altri corsi presenti sul catalogo, all’interno di un più ampio programma formativo denominato PEGASO “Percorsi Executive in Gestione Aziendale e Sviluppo Organizzativo” che avrebbe dovuto acquisire il valore di Master universitario. L’iniziativa Informo assume indubbiamente valore in termini promozionali e di comunicazione. Nonostante ciò al momento il canale preferenziale del MIP di relazione con il mercato è ancora rappresentato dal tessuto aziendale con il quale negli anni ha costruito delle forti relazioni attraverso la propria offerta formativa classica rivolta a senior manager; in questo caso ciò è dimostrato dal fatto che le aziende partecipanti non erano a conoscenza dell’iniziativa Informo. Il punto di vista dei partecipanti La ricostruzione del punto di vista dei partecipanti rispetto agli interventi di formazione dell’iniziativa Informo è stata realizzata attraverso la somministrazione capillare di un questionario semistrutturato volto a rilevarne il livello di gradimento rispetto all’esperienza formativa (vedi Allegato 1). Dal punto di vista metodologico, si è optato per un questionario piuttosto agile e con domande prevalentemente chiuse al fine di garantire una compilazione quanto più possibile completa e un tasso di redemption elevato. La costruzione del questionario è avvenuta attraverso un processo di condivisione che ha coinvolto tutti i partner dell’iniziativa e, in particolare, gli enti di formazione. Qui di seguito sono riportate le principali evidenze emerse, raccolte lungo le principali aree indagate: • la soddisfazione rispetto all’intervento nel suo complesso (raggiungimento degli obiettivi, soddisfazione delle aspettative); • il gradimento rispetto a singoli aspetti del dispositivo pedagogico (contenuti, docenza, metodi, articolazione, ecc.); • l’utilità percepita del corso; • l’applicabilità dei contenuti; • le aree di miglioramento suggerite. Complessivamente i partecipanti esprimono un livello di gradimento e soddisfazione molto elevato per le attività di formazione realizzate nell’ambito del progetto Informo. In primo luogo, analogamente a quanto emerso l’anno precedente, la formazione ha soddisfatto pienamente le aspettative nel 58% dei casi (8% moltissimo e 50% molto); nel 35% le ha soddisfatte abbastanza e solamente in pochissimi casi ha determinato un sentimento di scarsa soddisfazione (3%). L’iniziativa Informo del 2002 aveva registrato livelli di gradimento analoghi: più del 50% dei partecipanti aveva dichiarato di essere stato molto soddisfatto, il 32% di esserlo stato abbastanza, mentre meno del 4% aveva espresso una scarsa soddisfazione per l’esperienza fatta. In secondo luogo, i partecipanti ritengono che gli obiettivi formativi del corso siano stati raggiunti moltissimo (6%) o molto (49%) in oltre la metà dei casi, mentre il 35% dei partecipanti ritiene che il raggiungimento sia stato quantomeno parziale. Anche in questo caso la percentuale di chi esprime un basso raggiungimento degli obiettivi risulta assolutamente marginale (3%), mentre vengono confermati i dati del 2002, quando oltre il 50% delle persone interpellate aveva avuto la sensazione di aver pienamente raggiunto gli obiettivi, circa un terzo dei partecipanti (34%) pensava di averli “abbastanza” raggiunti, meno del 3% dichiarava di averli raggiunti poco o, addirittura, di non averli per niente raggiunti. 41 Nella sua parte centrale il questionario presentava una batteria di domande volte a indagare il livello di gradimento rispetto alle principali variabili del dispositivo didattico. Le tabelle 3-10 riportano analiticamente i risultati emersi rispetto ai singoli item indagati. In generale, tutti gli item oggetto di valutazione all’interno del questionario – in una scala da 1 a 5 – hanno ottenuto un punteggio medio superiore a 3 generando una media complessiva di 3,069, a conferma di un gradimento che è stato tendenzialmente medio-alto sotto tutti i punti di vista considerati. 1. In che misura sono stati raggiunti gli obiettivi del corso Moltissimo 6% Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle 49% 35% 3% 0% 7% Per niente 0% TOTALE RISPOSTE 1406 Poco 3% MISURA DEL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI Moltissimo 6% Nulle 7% Molto 49% 42 Abbastanza 35% 2. Nel complesso, quanto il corso ha soddisfatto le Sue aspettative Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle 8% 50% 35% 3% 1% 3% TOTALE RISPOSTE 1406 43 3. Livello di gradimento rispetto alla docenza SODDISFAZIONE ASPETTATIVE Per niente 1% Poco 3% Anche quest’anno emerge una valutazione estremamente positiva da parte dei partecipanti per quanto riguarda il processo didattico nel suo complesso, con particolare riferimento a docenza, contenuti e metodologie utilizzate. Per queste tre voci, la piena soddisfazione (moltissimo o molto) si attesta intorno al 70% e le indicazioni negative (poco o per nulla) restano marginali non superando il 3%. Viene confermato, in particolare, il dato relativo alla docenza rispetto alla quale la piena soddisfazione raggiunge il 78% (anche se leggermente inferiore al dato del 2002, quando oltre l’82% dei partecipanti si era dichiarato molto soddisfatto dei docenti), e quello relativo al gradimento dei contenuti, apprezzati molto (57%) e moltissimo (14%) nel 71% dei casi (stesso dato dell’anno precedente). In sintesi, l’iniziativa Informo si è distinta per una qualità della didattica sopra la norma. Di un certo interesse è anche la valutazione espressa a proposito delle attività di tutoraggio dei corsi di formazione. I dati riguardano un numero ridotto di casi, dal momento che, come per l’anno precedente, per molte azioni formative il tutoraggio non era previsto. Nei casi in cui tale servizio è stato attivato, è stato decisamente apprezzato come utile supporto allo svolgimento del percorso. I dati di insoddisfazione sono, infatti, anche in questo caso marginali (2%, stessa percentuale del 2002). Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE Risposte nulle 3% Moltissimo 8% Abbastanza 35% 22% 56% 17% 1% 0% 3% 1406 GRADIMENTO DEI DOCENTI Per niente 0% Abbastanza 17% Poco 1% Nulle 3% Moltissimo 22% Molto 50% Molto 57% 6. Livello di soddisfazione per l’attività di tutoraggio (quando prevista) 4. Livello di gradimento rispetto ai contenuti Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE 14% 57% 23% 2% 0% 3% 1406 Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE GRADIMENTO DEI CONTENUTI Poco 2% Per niente Nulle 3% 0% Moltissimo 14% Abbastanza 23% Molto 58% 44 3% 7% 7% 2% 0% 81% 1406 Un elemento di ulteriore conferma del gradimento dell’iniziativa rispetto al 2002 è senz’altro il dato rappresentato dall’alto livello di soddisfazione che i partecipanti hanno espresso a proposito della interazione tra di loro durante la formazione. Per ben il 73% dei rispondenti (nel 2002 avevano dato la stessa risposta il 69% dei partecipanti) si è trattato di un’esperienza positiva (48%) o addirittura molto positiva (25%). 45 5. Livello di gradimento rispetto alle metodologie didattiche 7. Livello di soddisfazione rispetto all’interazione con gli altri partecipanti Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE 15% 52% 28% 2% 1% 2% 1406 GRADIMENTO DELLE METODOLOGIE Per niente Nulle 2% Poco 1% 2% Moltissimo 15% Abbastanza 28% Molto 52% Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE 25% 48% 21% 4% 0% 2% 1406 L’INTERAZIONE TRA I PARTECIPANTI Poco Per niente 0% 4% Nulle 2% Moltissimo 25% Abbastanza 21% Molto 48% 46 Anche la valutazione dei fattori di supporto al processo di formazione – materiali, attrezzature, aule – esprime una generale soddisfazione, anche se con percentuali leggermente più basse e valori medi che si attestano prevalentemente su un livello di gradimento tra “abbastanza” e “molto”. Rispetto all’anno precedente sono però diminuite leggermente le persone che hanno risposto di essere molto soddisfatte rispetto ai materiali didattici distribuiti (20% nel 2003/2004 contro il 28% del 2002), mentre un numero assai maggiore di persone si sono dichiarate molto soddisfatte degli aspetti logistici (88% nel 2003/2004 contro il 54% del 2002). Se nel caso del dato sui materiali didattici, esso può essere almeno in parte attribuito al fatto che alcuni corsi anche quest’anno non prevedevano la fornitura di tali materiali (dato confermato dall’elevata percentuale di risposte nulle 58%), nel caso della domanda relativa agli aspetti logistici si può ipotizzare che, memori dell’esperienza precedente, gli enti di formazione abbiano cercato di migliorare l’aspetto legato alle aule e, in generale, alle attrezzature didattiche, per cercare di andare incontro il più possibile alle esigenze dei partecipanti, soprattutto per quanto riguarda la facilità e la comodità nel raggiungere le sedi prescelte per i diversi corsi. Ciò conferma, comunque, che alcune voci destinate a valutare il dispositivo pedagogico, per le quali l’anno precedente venivano espresse alcune perplessità, continuano anche quest’anno a rappresentare delle “aree di possibile miglioramento”. Tra queste, figura appunto la fornitura di materiali didattici tanto che, tra i suggerimenti espressi dai partecipanti per migliorare i corsi di formazione, spicca appunto la richiesta di ricevere più materiali (dispense, bibliografia, ecc.). 8. Livello di gradimento rispetto ai materiali didattici forniti Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE 3% 17% 18% 4% 1% 58% 1406 10. Livello di soddisfazione rispetto alle informazioni ricevute sul corso prima del suo avvio 11. Livello di gradimento rispetto alla durata Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE 3% 22% 44% 24% 4% 3% 1406 4% 35% 44% 13% 0% 3% 1406 9. Livello di gradimento rispetto alla logistica (aule, attrezzature) Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE 12% 45% 31% 5% 1% 6% 1406 Anche per quanto riguarda la batteria di domande sul processo didattico, va segnalato il dato meno positivo che concerne l’esaustività e l’efficacia delle informazioni ricevute dai partecipanti prima dell’inizio del corso (oltre il 28% dei rispondenti si dichiara poco o per niente soddisfatto, nel 2002 era il 25%). Come già evidenziato l’anno precedente è probabile che qui si configuri una sorta di responsabilità congiunta tra gli enti di formazione e le aziende e ne scaturisca pertanto un’indicazione a continuare a lavorare insieme su questo aspetto al fine di assicurare per le edizioni future un migliore servizio ai destinatari finali della formazione. Un terzo blocco di domande (tabelle 11-12) si focalizzava sull’analisi della variabile tempo, intesa in quanto durata del corso e articolazione del calendario. Complessivamente i rilievi sono abbastanza positivi dal momento che le risposte si concentrano prevalentemente (intorno all’80% dei casi) sulle voci “molto” e “abbastanza”, dato praticamente immutato rispetto al 2002, quando una percentuale analoga di persone si era dichiarata molto (38%) o abbastanza (42%) soddisfatta della durata dei corsi e molto (46%) e abbastanza (33%) soddisfatta dell’articolazione del calendario. La considerazione generale fatta per la precedente edizione dell’iniziativa Informo sembra quindi poter valere anche per quest’ultima: l’ampio numero di corsi presenti all’interno dell’offerta formativa ha probabilmente consentito a ciascuna azienda di scegliere, quasi sempre, il corso più adatto rispetto alle proprie esigenze e disponibilità di tempo. Inoltre, da questo punto di vista, può aver contribuito la consolidata esperienza degli enti di formazione e dei docenti-consulenti da loro utilizzati nel garantire un sufficiente grado di flessibilità, anche alla luce di quanto emerso dalla valutazione del 2002. 12. Livello di gradimento rispetto all’articolazione del calendario (distribuzione dei giorni nel tempo) Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE 9% 42% 38% 8% 1% 3% 1406 Una domanda fondamentale all’interno del questionario era quella che mirava a ricostruire la percezione di applicabilità dei contenuti della formazione nell’ambito dell’attività lavorativa del singolo partecipante. L’esito è decisamente confortante e, come per il 2002, testimonia una sostanziale aderenza dei contenuti della formazione rispetto alle problematiche quotidiane di gestione delle attività aziendali. 47 Un’ultima domanda mirava a rilevare quanto la partecipazione al corso avesse rappresentato per i partecipanti un’occasione per raggiungere alcune finalità di carattere generale ulteriori rispetto agli obiettivi specifici del singolo percorso di formazione: intervenire sull’attività lavorativa, migliorare le proprie competenze professionali, aumentare le occasioni di scambio e di condivisione con i propri colleghi (nel caso di corsi aziendali) o con altre realtà aziendali (nel caso di corsi interaziendali). Nel 49% dei casi il grado di applicabilità è indicato come altissimo (12%, stesso dato del 2002) o alto (37%, contro il 43% del 2002), mentre in un terzo dei casi (33%) l’applicabilità percepita è quantomeno parziale (29% nel 2002). La risposta “poco” è stata data, come nel 2002, dal 13% dei rispondenti: il dato sulla bassa applicabilità dei contenuti può essere attribuito al fatto che molti corsi si erano appena conclusi al momento della compilazione del questionario, con una sostanziale difficoltà nel riuscire a stimare l’applicabilità di contenuti che torneranno utili quantomeno nel medio periodo. In questo caso sembrano emergere tre aree per le quali è stato espresso un livello di utilità maggiore: 16. In quale misura i contenuti trattati possono essere applicati o utilizzati nell’attività lavorativa 48 Moltissimo Molto Abbastanza Poco Per niente Nulle TOTALE RISPOSTE 12% 37% 33% 13% 0% 4% 1406 APPLICABILITÀ DEI CONTENUTI Per niente 0% Poco 13% Abbastanza 33% Nulle 4% Moltissimo 12% Molto 38% • la formazione come occasione di miglioramento e arricchimento delle proprie competenze professionali; • la formazione come occasione per acquisire conoscenze utili a migliorare direttamente la propria attività lavorativa; • la formazione come occasione di autoriflessione individuale. Da un lato, quindi, i partecipanti hanno considerato i corsi a cui hanno preso parte come delle occasioni per poter riflettere sul proprio percorso di carriera e, soprattutto, come strumenti per migliorare la propria employability, oltre che come delle opportunità per acquisire competenze da poter utilizzare in futuro anche ed eventualmente in contesti lavorativi differenti. Dall’altro lato, i corsi di formazione Informo sono stati visti anche come occasioni per poter rivedere criticamente il proprio modo di lavorare migliorando direttamente la propria attività lavorativa, anche alla luce delle conoscenze acquisite; in quest’ottica il dato emerso è in linea con la filosofia dell’iniziativa, pensata al fine di realizzare interventi che siano in grado di rafforzare la competitività delle imprese attraverso la formazione e l’aggiornamento dei singoli dipendenti. Rispetto all’edizione precedente sembra emergere una visione più “individualistica”: accanto alla possibilità di migliorare le proprie conoscenze, infatti, nel 2002 veniva sottolineata l’importanza di partecipare a questi corsi come occasione di confronto e di scambio sia con i propri colleghi che con altre realtà aziendali, aspetto che invece non viene indicato come particolarmente importante per coloro che hanno partecipato all’iniziativa Informo nel periodo 2003/2004. Infine, l’unica domanda aperta del questionario chiedeva ai partecipanti di indicare, con riferimento a eventuali giudizi negativi espressi, di suggerire possibili modifiche volte a migliorare la qualità del processo di realizzazione del corso. In questo caso le risposte sono state analizzate non attraverso l’elaborazione statistica, ma tramite un’analisi del testo finalizzata a individuare le principali regolarità. Il dato più evidente è che alcune criticità emerse dalla valutazione dell’anno precedente sembrano non aver trovato ancora una soluzione adeguata. Continuano, infatti, a emergere quattro indicazioni di fondo utili per migliorare la qualità dei percorsi di formazione Informo, che sono praticamente le stesse indicazioni che i partecipanti dell’edizione precedente avevano contribuito a portare all’attenzione. • La metodologia didattica: viene segnalata la necessità di rendere maggiormente “attivi” i metodi di lavoro, arricchendo ulteriormente le giornate di formazione in termini di casi aziendali reali, testimonianze ed esercitazioni; in particolare, sarebbe molto apprezzato, quando possibile, l’utilizzo di “autocasi” ricavati direttamente dalla 49 CAPITOLO 5 situazione aziendale dei partecipanti e, in generale, sarebbe apprezzato un maggiore orientamento degli argomenti trattati alla specifica realtà aziendale. • Il taglio dei contenuti: emerge la richiesta di ricevere più strumenti pratici a supporto della soluzione dei problemi operativi che si incontrano ogni giorno in azienda. Inoltre i contenuti presentati in aula andrebbero più sistematicamente integrati sia con dispense consegnate ai partecipanti sia con l’indicazione di riferimenti bibliografici utili (libri, riviste, siti, ecc.). 50 • L’articolazione temporale: spesso i partecipanti segnalano una certa difficoltà nel conciliare l’impegno d’aula (4/8 ore consecutive, a volte per più giorni di fila) con l’operatività quotidiana, soprattutto in occasione di periodi particolarmente “caldi”. La proposta è di diluire maggiormente nel tempo l’impegno, evitando percorsi formativi troppo concentrati; a queste condizioni, molti avrebbero addirittura piacere di aumentare il numero di giornate dedicate alla formazione e quindi la possibilità di acquisire contenuti. Molti, comunque, pur auspicando un impegno più diluito nel tempo, suggeriscono di non far passare troppo tempo tra un incontro e l’altro per garantire una maggiore continuità e regolarità al percorso (si tratta soprattutto di persone che hanno partecipato a corsi per i quali era prevista una pausa estiva). • I destinatari: viene segnalata l’importanza di curare maggiormente l’omogeneità dei destinatari della formazione sia in termini di aziende coinvolte (stesso settore, dimensioni analoghe) sia soprattutto in termini di partecipanti coinvolti (livello di competenze, livello di preparazione, ruolo in azienda). Il fatto che queste criticità siano emerse con forza anche in questa edizione suggerisce che, in alcuni casi, gli enti di formazione appaiono agli occhi dei partecipanti ancora lontani dal rispondere ad alcune esigenze specifiche del target di riferimento: ci riferiamo soprattutto ai dati relativi alla metodologia didattica e ai contenuti, che si chiede siano più vicini alla realtà aziendale. Questo è sicuramente possibile per quanto riguarda la possibilità di usare i casi aziendali come strumenti per trasmettere contenuti importanti, di modo che questi non rimangano solo concetti teorici “astratti”. Il dato critico riguarda, invece, il fatto che alcune persone vorrebbero che i contenuti trattati in aula riguardassero direttamente, e se possibile soltanto, la “propria” realtà organizzativa, condizione piuttosto difficile da realizzare nel caso di percorsi interaziendali. Per quanto riguarda invece l’articolazione temporale, alcune “rigidità” imposte dallo strumento del finanziamento pubblico spesso mal si conciliano con le esigenze dei partecipanti: un esempio è dato dalle richieste di corsi più brevi in termini di durata giornaliera (molti preferirebbero 3/4 ore al posto delle 8 ore usuali) e di orari più flessibili. Per quanto riguarda questi aspetti, l’ente di formazione non ha però potere di intervento in quanto andrebbero cambiate le regole stabilite per la formazione finanziata, e spesso ciò è difficile da far comprendere (e soprattutto accettare) ai partecipanti. Infine, rispetto ai contenuti specifici dei singoli corsi sono emerse annotazioni dettagliate, che tuttavia non ha senso analizzare puntualmente in questa sede; l’unica indicazione rilevante, in termini più generali, è relativa alle iniziative di formazione che prevedono un uso consistente delle ICT e rispetto alle quali, come del resto era stato evidenziato anche in precedenza, viene richiesto un miglioramento della situazione logistica e delle attrezzature. ❚ 5.1) CONCLUSIONI E INDICAZIONI PER LA PROGRAMMAZIONE FUTURA Il primo dato che emerge chiaramente dall’analisi dei dati è il numero crescente dei partecipanti aderenti all’iniziativa. Questo dipende ovviamente dalla credibilità delle associazioni che sostengono l’iniziativa e dalla “bontà” degli enti di formazione, ma il dato ci permette anche di affermare che sembra essere finalmente conclusa la fase di incubazione del tema della formazione continua in Lombardia; sembra essersi definitivamente consolidata la sensibilità delle imprese e dei lavoratori al tema dell’apprendimento, dell’aggiornamento e dell’employability e la consapevolezza, sufficientemente diffusa, che il processo di formazione non è discontinuo, a impulso, ma è un processo permanente. Davanti a una stagione di sforzi significativi dal punto di vista della diffusione e degli strumenti finanziari a sostegno del processo della formazione continua - si fa riferimento all’evoluzione del FSE sugli occupati e l’avvio dei Fondi Interprofessionali - si può affermare che la domanda di formazione esiste e meriterà attenzioni ed esigenze sempre più complesse. Le evidenze quantitative empiriche e i confronti con lo scorso anno, i possibili incroci e collegamenti sono ovviamente lasciati al lettore; in questa conclusione si intendono valorizzare alcuni spunti di riflessione che sempre i partecipanti hanno fornito, attraverso una domanda aperta presente sul questionario, spunti dai quali possono essere evidenziati alcuni trend formativi che riteniamo utili come patrimonio conoscitivo per la progettazione di successivi interventi. Il primo dato che emerge chiaramente è il fatto che la stagione dell’aula come luogo di trasferimento della conoscenza è definitivamente tramontata. I partecipanti chiedono sempre più maggiore interazione, confronto reciproco fra pari, cercano sempre meno certezze e sempre più scambi, idee e prospettive di analisi. Questo pone una serie di questioni riguardo alle aree di miglioramento, che possono così sintetizzarsi. Un primo fattore di miglioramento riguarda la contestualizzazione del profilo di azienda partecipante. La formazione continua in Lombardia nasce in ambiente “manifatturiero” e lo sviluppo dei materiali di supporto all’aula si sviluppa e si forma in questo contesto. I partecipanti ultimi delle iniziative Informo rappresentano i nuovi settori e in generale sono la fotografia del processo progressivo di deindustrializzazione della nostra regione. Diventa non più rinviabile non solo un adattamento dei materiali esistenti, ma per larga parte un investimento di “sistema” per adeguare gli strumenti e il set abituale di competenze dei formatori ai nuovi settori, prevalentemente del post-industriale. Accanto alla richiesta consueta (nel senso che è un commento ricorrente nella formazione manageriale) di contenuti a “più alta” rilevanza pratica, i partecipanti chiedono anche una “library” di riferimenti bibliografici utili, di natura più teorica. Ciò implica che l’esperienza di apprendimento non è ritenuta esaurita nel momento di aula, ma esistono momenti di ritorno nel processo di apprendimento che possono e devono essere assistiti attraverso l’utilizzo di formule più flessibili ma che in qualche maniera devono essere istituzionalizzate e codificate. 51 Emerge anche lo spazio per proporre alcune innovazioni didattiche. Seppur non sempre presente, i partecipanti, in questa logica, gradiscono molto la presenza di un tutor, che appare come anello di continuità fra il momento di aula e l’apprendimento continuo. La figura del tutor, nella pratica sempre ritenuta come il primo gradino della carriera didattica, in questa logica assume un suo ruolo preciso nel processo di apprendimento, aprendo la necessità e lo spazio per proseguire nell’investimento in formazione di questa figura professionale. 52 Alcuni riferimenti interessanti emergono, inoltre, dalle richiesta di articolazione temporale. È indubbio che la formazione si situa pienamente nel conflitto fra tensione lavorativa e tensione verso l’apprendimento; da una parte, infatti, l’aspirazione a corsi più brevi, dall’altra parte la volontà di avere spazi dedicati all’approfondimento e al confronto. In questo caso i dati appaiono fortemente “dicotomici” e forniscono un quadro in cui la conciliazione fra queste due tensioni appare molto difficile. Da questo punto di vista, la risposta che sembra emergere è quella del ritorno alla “residenzialità” come fattore critico dell’apprendimento. L’unica maniera per conciliare queste due tensioni, dunque, sembra essere quella di preferirne l’una o l’altra, in parole più semplici, dedicare spazi protetti dal lavoro alla formazione. D’altronde la connettività pervasiva, coniugata con la residenzialità, permette il distacco ma non l’abbandono dal contesto lavorativo. Alcune sperimentazioni, da questo punto di vista, potrebbero essere fatte nelle prossime edizioni per verificare la fondatezza di queste ipotesi. Infine, i destinatari. Essendo l’interazione e il confronto l’anello critico del processo di apprendimento, la selezione e la costruzione delle classi diventa fattore di successo. I partecipanti richiedono simmetria nella costruzione delle classi, questo impone una maggiore flessibilità nei tempi di partenza e nella corretta individuazione dei bisogni del partecipante, esigenze che mal si conciliano con le rigidità di rendicontazione e i parametri di spesa sempre più stringenti, duramente collegati alla pura attività di erogazione. Le azioni future Le considerazioni sopra riportate suggeriscono alcune linee di sviluppo, soprattutto sul fronte del presidio del sistema delle competenze che permettono la manutenzione e l’innovazione nell’offerta formativa proposta, almeno su tre prospettive specifiche. In primo luogo, dal punto di vista della faculty. Negli anni, intorno al sistema formativo promosso da Confindustria, in Lombardia si è sviluppata una vera e propria faculty di formatori dal sistema delle piccole imprese. In questo senso, l’obiettivo è quello di formalizzare approcci, metodi e visioni condivise del sistema delle imprese, in maniera da garantire, pur nella diversità individuale, alcuni fattori distintivi comuni che possono essere ricondotti in tutte le iniziative. Nello stesso tempo appare un passaggio fondamentale per garantire la trasferibilità del know-how, soprattutto nella logica di formare e alimentare con continuità una classe di formatori coerenti - per approccio, competenze e strumenti - con le finalità imposte dalle iniziative formative. Questo con l’obiettivo di allargare la faculty, sia avviando alla professione di formatore nel sistema delle piccole e medie imprese giovani professionisti, sia valorizzando formatori già presenti nel sistema lombardo che possono trovare opportuno e conveniente entrare in una logica di reciproca valorizzazione e scambio, all’interno di un grande “contenitore” formativo. In secondo luogo, ovviamente collegato, è il tema della capitalizzazione della conoscenza. L’ampiezza e la varietà dei materiali prodotti rappresenta un serbatoio fondamentale di know-how, da mettere a disposizione del sistema. Da questo punto di vista, nei prossimi mesi verrà data ampia enfasi al tema della raccolta, razionalizzazione e messa a disposizione del know-how sviluppato, sia in una logica orizzontale, cioè fra i partner formativi della filiera, sia in una logica verticale, cioè integrato a valle con le imprese e a monte con le istituzioni. Questo anche in linea con le richieste degli utenti di affiancare la formazione con una serie di materiali e strumenti bibliografici, così come emerge dal progetto di valutazione presentato in queste pagine. Infine, il tema dello sviluppo prodotto. L’aumento del numero dei partecipanti e le loro continue richieste impongono una riflessione su nuovi prodotti e nuovi processi didattici, tale da consentire la soddisfazione di una Clientela (le imprese) sempre più numerosa e sofisticata. Anche in questo caso l’obiettivo è quello di garantire che il portafoglio prodotti, messo a punto in questi anni monitorando i bisogni e il gradimento delle imprese, sia una entità dinamica e che il processo formativo, anche in questo caso, da una parte valorizzi tutto ciò che emerge dall’interazione delle strutture associative e formative con il sistema delle imprese e dall’altra sia sempre il frutto di un confronto continuo con strutture analoghe che competono a livello internazionale sul tema dei sistemi a sostegno del processo di competitività delle piccole e medie imprese. ❚ 53 ALLEGATI ALLEGATI ALLEGATO 1 3. Come valuta il corso in relazione a (1 = per niente, 2 = poco, 3 = abbastanza, 4 = molto, 5 = moltissimo) QUESTIONARIO DI VALUTAZIONE DEL CORSO Gentile Partecipante, questo questionario ha la funzione di raccogliere informazioni in merito alle Sue valutazioni sul corso concluso e a eventuali ulteriori esigenze di formazione. La sua compilazione accurata contribuirà al miglioramento dei nostri servizi. La ringraziamo per la collaborazione. Corso: Ente: Codice: Data: (da compilarsi a cura dell’ente di formazione) 54 3.1. Durata 1 2 3 4 5 3.2. Articolazione del calendario (distribuzione dei giorni nel tempo) 1 2 3 4 5 4. Quanto ritiene che il corso nel suo complesso sia stato utile rispetto a (1 = per niente, 2 = poco, 3 = abbastanza, 4 = molto, 5 = moltissimo) 4.1. Attività lavorativa 1 2 3 4 5 4.2. Miglioramento delle competenze professionali 1 2 3 4 5 4.3. Processo di socializzazione con i colleghi (in caso di corsi aziendali) 1 2 3 4 5 4.4. Occasioni di confronto con altre realtà (in caso di corsi interaziendali) 1 2 3 4 5 4.5. Orientamento del proprio percorso professionale in azienda 2 3 4 5 1 1. Secondo la sua valutazione, in che misura sono stati raggiunti gli obiettivi del corso? PER NIENTE 1 POCO 2 ABBASTANZA 3 MOLTO 4 MOLTISSIMO 5 2. Utilizzando una scala da 1 a 5 quanto valuta adeguati i seguenti aspetti del corso? (1 = per niente, 2 = poco, 3 = abbastanza, 4 = molto, 5 = moltissimo) 2.1. Le informazioni ricevute sul corso prima del suo avvio 1 2 3 4 5 2.2. L’attività di docenza 1 2 3 4 5 2.3. L’attività di tutoraggio (se prevista) Aspetto non Presente 1 2 3 4 5 2.4. I materiali didattici forniti (se previsti) Aspetto non Presente 1 2 3 4 5 2.5. I contenuti trasmessi 1 2 3 4 5 2.6. Gli aspetti logistici (attrezzature, aule, ….) 1 2 3 4 5 2.7. Le metodologie utilizzate 1 2 3 4 5 2.8. L’interazione con gli altri partecipanti 1 2 3 4 5 5. In quale misura ritiene che i contenuti trattati possano essere applicati o utilizzati nella Sua attività lavorativa? PER NIENTE 1 SOLO IN PARTE 2 ABBASTANZA 3 PER LA MAGGIOR PARTE 4 COMPLETAMENTE 5 6. Con riferimento agli eventuali giudizi negativi espressi, quali modifiche apporterebbe al fine di migliorare la realizzazione del corso? 7. Nel complesso, quanto il corso ha soddisfatto le Sue aspettative? PER NIENTE 1 POCO 2 ABBASTANZA 3 MOLTO 4 MOLTISSIMO 5 55 ALLEGATI ALLEGATI ALLEGATO 2 CHECK LIST DI INTERVISTA (AZIENDA) 1) La situazione attuale dell’impresa 4) Risultati di fine intervento L’azienda • Anagrafica • Caratteristiche • Evoluzione storica • Situazione di mercato • Strategia • Organizzazione • Prodotti • Qual è stato il grado di soddisfazione relativamente all’esperienza fatta? • Cosa è stato apprezzato di più? • Cosa è stato apprezzato di meno? (approfondire con domande su sensazioni, vissuti, percezioni, immagini) 2) La situazione al momento della decisione di partecipare all’iniziativa 56 • Perché l’azienda ha deciso di partecipare a questa iniziativa? • L’azienda: caratteristiche, momento storico specifico, punti di forza e criticità. • Quali erano le aspettative e quali gli obiettivi iniziali? • A quali bisogni, motivazioni, necessità ed obiettivi ha risposto l’intervento? 3) L’intervento Partecipante Ricostruire la memoria/le percezioni che il partecipante ha del corso in termini di: • Obiettivi del corso • Intervento occasionale o inserito in un più ampio disegno di sviluppo organizzativo • Aree tematiche trattate • Articolazione del corso e durata del corso • Momenti aziendali (testimonianze) • Metodologie formative utilizzate (lezione frontale, analisi dei casi, testimonianze, esercitazioni pratiche, role playing, ecc.) • Gestione dei tempi/ritmo (serrato, un po’ lasco, ecc.) • Sono state fatte verifiche? Di che tipo? In quali momenti? • Adeguatezza dei contenuti/durata/metodologia rispetto al profilo dei destinatari • Quali sono stati i risultati finali dell’intervento? (in termini di soddisfazione/gradimento dei partecipanti alla formazione) • Quali sono stati gli apprendimenti? • Quali sono i risultati in termini di cambiamenti nella attività lavorativa quotidiana? (in termini di traduzione in pratica di quanto appreso) • Che cosa ha favorito e che cosa ha ostacolato il processo di traduzione in pratica di quanto appreso? • Sono riscontrabili degli effetti a livello organizzativo? • Che cosa si sarebbe potuto fare, all’inizio/durante/alla fine del percorso formativo, per migliorare l’applicabilità? • Che cosa si dovrà ancora fare a seguito del percorso formativo per favorire il trasferimento dell’attività lavorativa? 5) Validazione del modello • Valutazione complessiva alla luce dei risultati/impatti • Valutazione complessiva alla luce di altre esperienze formative sperimentate negli ultimi anni • Punti di forza e di debolezza dell’iniziativa Informo • Possibili modifiche/integrazioni dell’iniziativa Informo 57 ALLEGATI ALLEGATO 3 CHECK LIST DI INTERVISTA (ENTE) 1) La situazione al momento della decisione di partecipare all’iniziativa • Perché l’azienda ha deciso di partecipare a questa iniziativa? • Quali erano le aspettative e quali gli obiettivi iniziali? 2) L’intervento 58 Referente/docente • Obiettivi • Attori delle diverse fasi del processo formativo • Articolazione • Contenuti • Metodi • Destinatari 3) Risultati di fine intervento • Qual è stato il grado di soddisfazione relativamente all’esperienza fatta? • Cosa è stato apprezzato di più? • Cosa è stato apprezzato di meno? (approfondire con domande su sensazioni, vissuti, percezioni, immagini) • Quali sono stati i risultati finali dell’intervento? (in termini di soddisfazione/gradimento dei partecipanti alla formazione) • Quali sono stati gli apprendimenti? 4) Validazione del modello • Valutazione complessiva alla luce dei risultati/impatti • Valutazione complessiva alla luce di altre esperienze formative sperimentate negli ultimi anni • Punti di forza e di debolezza dell’iniziativa Informo • Possibili modifiche/integrazioni dell’iniziativa Informo I t a c a Comunicazione INDICE I partner del progetto