La vita con uno scopo - V
Scritto da Raffaele Volpe
Un atto deciso. Radicale. Come quando bisogna togliersi un cerotto. Tirarlo tutto in una volta.
Fa meno male. E’ questo il significato dell’immagine: spogliarsi del vecchio uomo. Un atto
radicale. Una volta per tutte. Come togliersi un dente. O una spina ficcata nel piede. La
religione cristiana è una confessione della giovinezza e non della vecchiaia. No, non intendo
dire che sia solo per i giovani e i vecchi siano esclusi, ma che il messaggio cristiano fa giovani
anche i vecchi, perché il Cristianesimo è sinonimo di trasformazione.
Il cambiamento è l’animo stesso del Cristianesimo. Chi teme trasformare è già vecchio e non è
più cristiano. Chi si oppone ai cambiamenti è un eretico. Non è la tradizione la forza del
Cristianesimo, ma la speranza. Non quel che ha già raggiunto, ma quel che è ancora davanti a
sé: questa è l’identità cristiana. Bisognerebbe sottoscrivere, all’inizio del cammino di fede, un
impegno che dicesse: sei pronto a cambiare, a trasformarti, a crescere? Sei pronto alla
rivoluzione continua? Milioni di cristiani invecchiano ma non crescono mai. Restano bloccati in
una perpetua infanzia spirituale. Hanno paura di crescere, di cambiare e si lasciano trascinare
dalla corrente. Pretendono il titolo di cristiani, ma sono vecchi, uomini e donne vecchi, cioè
conformisti. Fanno quel che fanno gli altri. Non sanno essere rivoluzionari. Sono sempre a
rimorchio.
I cristiani che non sanno diventare anche rivoluzionari si attaccano all’uomo vecchio, alle
abitudini, alle tradizioni, al vecchio modo di pensare come se fosse un salvagente. Ma il
vecchio uomo non è un salvagente, è una macina pesante, che ti spinge a fondo. Spogliarsi del
vecchio uomo è un atto radicale. Quando si è pronti allo strappo, bisogna farlo, non
tentennare. Non dire di sì e poi di no. E’ una decisione radicale. Ma anche quest’atto ha
bisogno di tempo. Dopo che si è finalmente decisi a diventare cristiani, ci vuole del tempo;
disimparare è un lento processo. E molti non sanno coniugare insieme l’atto radicale con il
tempo e il lento processo. Molti hanno il coraggio di credere, ma non hanno il coraggio di
crescere. Molti sanno prendere la Bastiglia, ma non sanno andare oltre. E’ questa la
tentazione più grande per un cristiano. Togliersi di dosso il vecchio uomo, con un bel gesto
coraggioso, e poi, pian piano, con il tempo, rimetterselo addosso, con qualche piega in più,
sgualcito, ma sempre e comunque lo stesso vecchio uomo di una volta.
Ci vuole un atto radicale per credere. Ma poi ci vuole tempo per continuare a credere. Bisogna
crescere. Trasformarsi. Cambiare. Avere la pazienza di un lento processo che finirà soltanto
al ritorno di Cristo. Un lento rinnovamento della mente. Non un processo intellettuale. Ma un
lento crescere di tutto me stesso, dalle mie emozioni alla mia ragione, dal mio potere di agire
alla mia capacità di subire. Ci sono due amiche che, in questo lento processo di crescita,
vengono ad aiutarci. Sostengono il nostro cambiamento. Ci soccorrono. La prima amica, la
più importante è la Bibbia. Il più rivoluzionario libro che mai sia stato scritto. Il manuale per
ogni buon rivoluzionario. Il libretto rosso di Dio. Che tristezza sentir dire che i protestanti non
leggono più la Bibbia. Ma come è possibile? E’ come per un pesce essere tolto dall’acqua.
Senza la Bibbia noi non siamo niente, letteralmente niente. E’ la Bibbia la nostra forza. E’ solo
sulla Bibbia che si regge la nostra chiesa. La Bibbia è il libro del cambiamento. Dio cambia
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ripetutamente per catturare l’attenzione del suo amato, noi. Gli uomini e le donne della Bibbia
cambiano continuamente per restare in contatto con Dio.
Senza la Bibbia non siamo in grado di cambiare e perdiamo il contatto con Dio. Pensiamo, ci
illudiamo di essere in contatto con Dio, ma siamo in contatto soltanto con un fantoccio costruito
a nostra immagine e somiglianza. Le grandi rivoluzioni nella storia della chiesa sono avvenute
quando i cristiani hanno preso in mano la Bibbia. La rivoluzione di Lutero è frutto dello studio
della Bibbia. Gli anabattisti hanno letto la Bibbia. I primi battisti, tra un umile lavoro e l’altro,
leggevano la Bibbia. E il mondo è cambiato. La prima amica più importante se vogliamo
crescere è la Bibbia. La seconda amica è la vita. Specialmente la vita con i suoi problemi.
Quando i bambini crescono, e lo fanno spesso attraverso dei salti, stanno male. Sembra che
crescere e star male siano legati indissolubilmente. Se penso alla vita di Gesù, i momenti di
crescita più importanti sono stati quelli drammatici della tentazione nel deserto, del Getsemani,
della croce.
La vita ci cambia, anche contro la nostra volontà. Ci cambiano anche i problemi. Ma un
credente può vivere la propria vita e le proprie difficoltà come un tempo per rinnovare la propria
fiducia in Dio –Signore credo in te anche se non capisco perché soffro-; un tempo per resistere
–Signore dammi la forza per affrontare le mie difficoltà-; un tempo per ringraziare, e questa è la
cosa più difficile da fare –Signore ti ringrazio per la salute e per la malattia-. In questo intreccio
tra fiducia, resistenza e ringraziamento la persona che crede cresce confrontata dalla vita. Nel
Nuovo Testamento per dire tutto questo si usa la parola tentazione. Per noi è un termine quasi
straniero, ma non significa altro che trovarsi in una situazione in cui siamo chiamati a fare delle
decisioni importanti, in cui il senso della nostra vita è messo a repentaglio, in cui possiamo
vincere o essere sconfitti.
Insomma credere è un atto radicale, ma che poi chiede tempo, tanto tempo, tutta una vita.
Bisogna strapparsi da dosso il vecchio uomo, e poi avviare il lento processo di crescita. Ma in
tutto questo non restiamo nudi. Non restiamo da soli. Non siamo costretti ad affrontare una
lotta che è più grande di noi. Tra il grande strappo e il lungo cammino c’è un’altra cosa, la più
importante, che ancora non vi ho detto: il rivestire l’uomo nuovo. Tra lo strappo e la crescita,
c’è il grande dono di Dio. Ci viene donata una nuova immagine, viene compiuta una nuova
creazione. L’uomo nuovo, dice la lettera agli Efesini; e noi possiamo dire senza dubbio che
questo nuovo vestito è Cristo, la vera immagine di Dio. Questa immagine che ci viene donata,
questo vestito che non dobbiamo comprare. Tra lo strappo e la crescita ci sentiamo custoditi
dalla grazia di Cristo. Nello sforzo quotidiano per crescere, per cambiare, sentiamo sopra di
noi, dentro di noi questo passo risolutivo che Dio ha fatto verso di noi in Cristo. Questa
inderogabile, assoluta, immutabile decisione di Dio. L’Iddio che ci chiama al rinnovamento è il
grande rinnovatore. L’Iddio che ci chiede di cambiare è il grande rivoluzionario, ci dona
l’immagine della nuova creazione, il Cristo, la nostra immagine. Nostra non perché l’abbiamo
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vinta, o conquistata, o meritata. Ma perché ci è stata donata. Forza quindi, se abbiamo
compiuto quell’atto radicale di credere, andiamo avanti, cresciamo, cambiamo, trasformiamo la
nostra vita. E non facciamoci prendere dal panico: la nuova immagine, il nuovo vestito, il
nuovo essere, Cristo, ci sostiene in questo meraviglioso cammino. Amen
Raffaele Volpe
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