Parole chiave Parole chiave Parole chiave Parole chiave Parole chiave BERLUSCONI E L'UNITA' CREATIVA E DI BATTAGLIA Martedì – L'incontro di martedì dei Parlamentari di Forza Italia con la guida di Silvio Berlusconi sarà un momento di oasi battagliera nella traversata del deserto. Riforme istituzionali, con i contenuti in primo piano, e la sintesi del Presidente a cui risponderemo con un sì unanime, perché sulle questioni costituzionali non ci si può spaccare come partito, non siamo mica il Pd. Chic e shock – Quelle che gli italiani avvertono come diatribe sul pane degli angeli e cioè della casta politica, sono in realtà importanti: toccano le strutture della democrazia. Ma se non sono legate alla necessità di porre in essere riforme decise dell'economia, della burocrazia e della giustizia, restano schiccherie buone per il vanto da pavone di Renzi. Il quale deve fare i conti con il fatto di essere ancor oggi in minoranza nel suo stesso partito, non solo in Italia dove ha il 40 per cento del 50 per cento, cioè il 20 per cento del consenso reale. Non esistono però solo le riforme chic ma anche quelle shock. Noi dobbiamo con determinazione e 1 pazienza costruire la casa dell'opposizione presente e del governo futuro, non rinunciando mai alle nostre proposte, esse sì rivoluzionarie, che cambierebbero verso all'Italia e all'Europa. Unità – Non ha senso dividersi in Forza Italia. Per ragioni che l'intelligenza dovrebbe rivelare anche a chi legittimamente ha altre opinioni sulle riforme istituzionali. Oggi più che mai è il momento di essere uniti intorno a Berlusconi per unire il centrodestra. Le aperture registratesi in questi giorni, nell'adesione alla petizione dei Fratelli d'Italia, contengono uno spunto di coesione formidabile proprio nel momento in cui siamo chiamati a votare su riforme costituzionali ancora parziali: l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Su cui innestare le due emergenze di cui sopra: giù tasse, e giù immigrazione (anche contro infiltrazioni di terrorismo islamico). ALCUNI DATI DELLA VITA VERA. I NUMERI DELL'ITALIA Intervista? Ma va' – Oggi non c'è stata alcuna intervista sul “Corriere della Sera” a Matteo Renzi sull'Italia. Perché mancava l'Italia. Non c'era. Il dolore della gente: sparito. I dati della vita vera: sepolti. Forse non c'era neanche l'intervistatrice. Qui forniamo elementi utili alla prossima intervista, sperabilmente a un altro premier eletto. L'ECONOMIA REALE DI CUI NESSUNO PARLA E L'AUTUNNO NERO CHE RENZI NASCONDE AGLI ITALIANI Livre de chevet: Riassunto del bilancio dello Stato – Dati Def 2014. Anno di riferimento 2014. Spesa per dipendenti pubblici: 164 miliardi; Consumi intermedi: 129 miliardi; Pensioni: 255 miliardi; Interessi sul debito: 84 miliardi; Spese in conto capitale (investimenti): 27 miliardi. Totale spesa pubblica: 806 miliardi. Era 794 miliardi nel 2011; 801 miliardi nel 2012; 799 miliardi nel 2013. Se la matematica non è un’opinione nel 2014 aumenterà. Dal lato delle entrate. Imposte dirette: 234 miliardi; Imposte indirette: 235 miliardi; Contributi sociali: 218 miliardi. Totale entrate: 759 miliardi. Ne deriva un indebitamento netto (spese superiori a entrate) di 47 miliardi, che equivalgono a 3 punti di Pil. 2 Spending review – Come rilevato dalla Banca d’Italia, i risparmi derivanti dal processo di revisione della spesa contenuti nel Def 2014 (pari a 4,5 miliardi nel 2014; 17 miliardi nel 2015 e 32 miliardi a decorrere dal 2016), non sono sufficienti a coprire gli effetti finanziari del “bonus Irpef”, che reca oneri pari a 6,6 miliardi nel 2014 e a 10 miliardi, se confermato, a decorrere dal 2015. A questi bisogna aggiungere gli oneri derivanti da altri atti normativi che il governo si è impegnato a “coprire” esclusivamente attraverso riduzioni di spesa. Si tratta di 500 milioni per il 2014; 10,4 miliardi per il 2015 e 17,9 miliardi nel 2016. Ne deriva che, per rispettare tutti gli impegni presi, il governo ha bisogno di reperire, attraverso Spending review, risorse per 7,1 miliardi (6,6 da decreto Irpef + 0,5 già impegnati) nel 2014; 20,4 miliardi (10 da decreto Irpef + 10,4 già impegnati) nel 2015; 27,9 miliardi (10 da decreto Irpef + 17,9 già impegnati) nel 2016. Nel Def sono ipotizzati, abbiamo visto, risparmi per 4,5 miliardi nel 2014; 17 miliardi nel 2015 e 32 miliardi a decorrere dal 2016. Resta uno “scoperto” di 2,6 miliardi (7,1 impegnati – 4,5 “disponibili”) nel 2014 e di 3,4 miliardi (20,4 impegnati – 17 “disponibili”). Multitasking – Alias "un ammasso disorganizzato di carta e penne". Butubum-butubum – Le bastonate dall’Europa (non sono arrivate ancora tutte) e le stangate agli italiani. Da quando Renzi si è insediato a Palazzo Chigi abbiamo visto: l’aumento della tassazione sulla casa e sul risparmio; il raddoppio dell’imposta sostitutiva dovuta dalle banche per la rivalutazione delle quote di Bankitalia; il taglio delle detrazioni Irpef per chi ha redditi superiori a 55.000 euro; l’accorpamento da 3 rate a un’unica rata per il versamento dell’imposta sulle rivalutazioni dei beni aziendali per le imprese; l’aumento dall’11% all’11,5% del prelievo sui Fondi pensione; l’aumento del bollo auto e del bollo dovuto sul passaporto; l’ampliamento della platea di aziende cui si applicano aliquote Irap straordinarie (e che quindi non beneficiano dello sbandierato taglio del 10% dell’Irap); l’aumento delle accise su benzina, tabacchi e alcolici per effetto delle clausole di salvaguardia scattate automaticamente in conseguenza del fatto che le coperture (evidentemente non valide) originariamente previste dal governo nei provvedimenti di natura economica non si sono realizzate. Tutto questo per distribuire una mancia elettorale di 80 euro netti al mese a 10 milioni di persone. A scapito degli altri 31,4 milioni di contribuenti italiani. Occupati/disoccupati – Ognuno faccia propri i dati che più convengono. Istat: “A maggio 2014 gli occupati sono 22.360.000, in aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente (+52.000)” – Foresta che cresce. “Ma in diminuzione dello 0,3% su base annua (-61.000)” – Albero che cade. “Il tasso di occupazione, pari 3 al 55,5%, cresce di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente” – Foresta che cresce. “Ma cala di 0,1 punti su base annua” – Albero che cade. “Il numero di disoccupati, pari a 3.222.000, aumenta dello 0,8% rispetto al mese precedente (+26.000)” – Albero che cade. “E del 4,1% su base annua (+127.000)” – Albero che cade. “Il tasso di disoccupazione è pari al 12,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente” – Albero che cade. “E di 0,5 punti su base annua” – Albero che cade. Per la cronaca: il numero di occupati cresce sempre nei mesi estivi per effetto dei lavori stagionali (spiagge/turismo/ecc.). Poi diminuisce in autunno e in inverno. E comparazioni corrette si fanno destagionalizzando i dati, vale a dire prendendo gli stessi mesi o gli stessi trimestri da un anno all’altro. Qualcuno glielo spieghi a Renzi. Debito pubblico – Per la Commissione europea nel 2014 arriverà al 135,2% del Pil. Scusate se è poco. Produzione industriale – Istat: “A maggio 2014 la produzione industriale è diminuita dell'1,2% rispetto ad aprile. E dell’1,8% su base annua”. Crescita – Per il governo nel 2014 sarà dello 0,8%; per la Commissione europea dello 0,6%; per l’Ocse dello 0,5%; per Confindustria dello 0,2%. Se chiudiamo a 0 è grasso che cola. Ma i calcoli del governo andranno tutti rifatti. E saranno dolori (Leggi manovra correttiva). Consumi – Indicatore Confcommercio (Icc): a maggio 2014 si sono ridotti dello 0,7% rispetto ad aprile e dello 0,3% su base annua. “Un dato che evidenzia come le misure di alleggerimento del carico fiscale attuate fino ad oggi appaiano insufficienti a ridare slancio alla domanda delle famiglie che stenta ancora ad avviarsi su un reale sentiero di crescita” (Ufficio Studi Confcommercio). 80 euro – Confermarli per il 2015 costa 10 miliardi di euro. Allargare la platea a partite Iva e pensionati almeno altri 5 miliardi. Ci sono? Binomio flessibilità-riforme – Invertiamo l’ordine. Si facciano le riforme, in tutti i paesi dell’Eurozona. La flessibilità ne sarà la diretta conseguenza. Senza neanche bisogno di chiederla. È nelle cose. Banche – Come deve dirlo Mario Draghi che non basta la politica monetaria della Bce per uscire dalla crisi? Anche i governi devono fare la loro parte. Altrimenti la liquidità immessa nel sistema finanziario non si trasmette all’economia reale. Lo abbiamo visto nel 2012 e nel 2013. Vogliamo continuare così anche nel 2014? 4 I TABU' DI RENZI E DELLA SINISTRA: TASSE E IMMIGRAZIONE La domenica? Pane-bianco – Nell'editoriale del “Corriere della Sera”, Angelo Panebianco fornisce alcuni spunti per una intervista al premier - che sul “Corriere” non ci sarà mai - dove si facciano cioè delle domande invece che atteggiarsi inutilmente a scendiletto, anche perché non serve: com'è noto Renzi non dorme mai, studia ogni notte i conti dello Stato, ma devono avergli dato il libro sbagliato. Ci sono due politiche che non sono state affrontate minimamente. Quella fiscale e quella della immigrazione, per cui, sostiene Panebianco citando l'universo intero degli studiosi, esse devono assolutamente scendere se si vuole ripartire con l'economia.. Per cui, se non si vuol morire, si deve distinguere risolutamente tra profughi in fuga dalla guerra e immigrati in cerca di lavoro. La sinistra italiana non può abbassare le tasse – Perché Renzi non tocca quei tabù? Perché è impossibile che la sinistra italiana possa farlo. C'è una sindrome della sinistra per cui abbassare le tasse appare un regalo ai ricchi, non è cosa di sinistra, salvo tradire la propria essenza. Che ci fanno lì Alfano e Casini? – Noi diciamo, per esperienza: è vero. Forse è il caso che se ne rendano conto anche i sostenitori del governo che vogliono poi partecipare alla coalizione di centrodestra. Se l'emergenza economica tremenda ha bisogno dello shock di una riduzione delle tasse, e la sinistra non può farlo perché non è nel suo libretto di istruzioni, che ci fate lì con la scusa dell'emergenza e della responsabilità? All'inizio del governo Letta di larghe intese si riuscì a eliminare l'Imu sulla prima casa. Poi con le Piccole Intese e il Grande Renzi, le tasse sono cresciute. La sinistra italiana non può ridurre l'immigrazione – La ragione? Manca assolutamente il senso dell'interesse nazionale, c'è una sorta di cosmopolitismo sognante, un francescanesimo svenevole, che impedisce di considerare realisticamente quanti se ne possono accogliere e quanti no, e con quali criteri. 5 Panebianco, fetta 1: TASSE – “È ormai chiaro che con Renzi la pressione fiscale non scenderà: è anzi già aumentata e probabilmente aumenterà ancora. E questo nonostante tante voci autorevoli (si pensi soprattutto a Bankitalia) da tempo indichino nell’eccesso di tassazione la causa principale del declino economico del Paese. Ufficialmente le tasse non possono scendere perché non lo permettono i conti dello Stato. È così solo in parte. Le tasse non possono scendere anche per ragioni ideologiche o culturali.... Nella tradizione della sinistra abbassare le tasse è di destra, abbassare le tasse suona berlusconiano. Abbassare le tasse significa abbassarle a tutti, persino a quei ceti medi indipendenti, imprenditoriali e professionali, che la sinistra vive da sempre come i propri antagonisti sociali principali... Renzi non abbasserà le tasse semplicemente perché il suo mondo non può accettarlo ed egli non sembra intenzionato a sfidarlo su questo punto”. Panebianco, fetta 2: IMMIGRAZIONE – “La sinistra, e Renzi non fa eccezione, non ha mai voluto distinguere in modo netto - e mandando al mondo messaggi inequivocabili su questo punto - fra l’aiuto ai profughi che scappano dalle guerre e l’accoglienza agli immigrati che scappano dalla povertà. Non c’è mai stata, in fondo, troppa differenza fra il messaggio della laicissima sinistra e quello di molti esponenti della Chiesa cattolica. Si pensi a come si è affrettata la sinistra renziana a cancellare il reato di clandestinità. È anche per questo che non è oggi possibile una politica europea dell’immigrazione. Le altre forze politiche europee, sinistre incluse, devono sempre, in questa materia, tenere d’occhio l’interesse nazionale (si ricordi con quanta durezza i socialisti spagnoli, quando erano al potere, respingevano i clandestini). La sinistra italiana, invece, è a-nazionale, portatrice di confuse aspirazioni cosmopolite, a loro volta eredità o cascami di antichi e più strutturati internazionalismi ideologici…Senza contare, dell’immigrazione, un risvolto o un sottoprodotto assai inquietante e rispetto al quale la politica non potrà continuare a lungo a nascondere la testa sotto la sabbia: i califfati attuali e prossimi venturi avvicinano, anno dopo anno, il momento in cui la jihad, la guerra santa islamica, incendierà anche i territori europei, Italia inclusa. Tuttavia, Renzi non può proprio permettersi una politica realistica dell’immigrazione. Come nel caso delle tasse, i tabù culturali della sua parte sono troppo potenti”. 6