Le fasi del ciclo di policy Fase 1 - Agenda setting 1. La fase in cui viene individuato un problema e si riconosce a livello istituzionale la necessità di risolverlo 2. 2 tipi di agenda: Agenda sistemica e agenda istituzionale 3. Agenda sistemica (o pubblica)= tutti i problemi che vengono ritenuti degni di attenzione pubblica da parte della comunità politica 4. Agenda istituzionale: i problemi per cui lo Stato riconosce la necessità d’intervenire Formazione dell’agenda istituzionale Secondo Cobb, Ross e Ross esistono tre modelli di agenda setting: 1. Outside initiation model. Caratteristico delle società pluraliste. Il problema emerge all’interno di gruppi non governativi per divenire parte dell’agenda sistemica e passare poi a quella istituzionale 2. Mobilization model. Caratteristico dei regimi totalitari. I decision maker tentano di far espandere il problema dall’agenda istituzionale in cui già lo hanno posto all’agenda sistemica 3. Inside initiation. Riconducibile ai regimi corporativi. Gruppi influenti e legati ai decision maker fanno inserire il problema direttamente nell’agenda istituzionale Proposta Continuità territoriale Riconversione e bonifica siti industriali o militari Riconversione lavoratori fuoriusciti da comparto industriale Potenziamento settore agricolo o industriale Miglioramento infrastrutture e sistema trasporti Entrata in agenda Infrastrutture per sostenere lo sviluppo/riconversione economica Fase 2 - Formulazione della policy Consiste nell’individuazione delle azioni atte a risolvere il problema e ritenute possibili o meno. Opzioni limitate da 3 tipi di vincoli: 1. Sostanziali 2. Procedurali 3. Istituzionali Fase 3 - Decisione 4 principali modelli decisionali 1. 2. 3. 4. Razionalità assoluta Cognitivo Incrementale Garbage can (cestino dei rifiuti) Il modello razional-sinottico (detto anche razionale sinottico o della razionalità assoluta) Assunti: Unicità del decisore; Preferenze ordinate; Perfetta separazione tra mezzi e fini; Perfetta conoscenza di tutte le possibili soluzioni alternative; Capacità di valutare simultaneamente tutte le conseguenze; Possibilità di calcolare tutti i costi (non necessariamente economici) legati alla scelta di ogni singola opzione. Come si decide: La decisione consiste nell’adottare i mezzi che ci consentono di raggiungere i fini prefissati nel miglior modo possibile; ricerca della soluzione OTTIMALE. Decisione come calcolo. Alcuni esempi: Scienza economica; Ambito giuridico; Alcuni settori dell’analisi delle politiche pubbliche (Decision Analysis; PPBS…) Il modello cognitivo (o della razionalità limitata) di H. Simon Premessa: Le facoltà cognitive dell’essere umano sono limitate: chi decide, quindi, non è in grado di conoscere tutte le soluzioni possibili di un problema e di vagliarne simultaneamente costi e benefici. (Critica agli assunti del modello razional-sinottico) Come si decide: Chi decide svolgerà una ricerca sequenziale delle possibili soluzioni alternative del problema che deve risolvere, e sceglierà la prima che reputa SODDISFACENTE per il conseguimento dei propri obiettivi. Gli stessi fini possono essere ridimensionati alla luce dei mezzi di cui si dispone (es. procedure già collaudate, routines…). Continui aggiustamenti tra mezzi e fini, anche in seguito ad eventuali fallimenti; l’errore diventa fonte di apprendimento per decisioni successive. I problemi non sono “dati” ma sono definiti dagli attori in gioco (visione costruttivista dei problemi). Il modello incrementale di Ch. Lindblom Premessa: Le decisioni sono sempre l’esito di processi collettivi; ad es. nei sistemi democratici e pluralisti le scelte pubbliche sono prodotte da attori non solo singolarmente “limitati”, ma anche frammentati e portatori di interessi diversi. In tali situazioni i decisori aspirano ad ottenere di volta in volta ciò che è possibile, piuttosto che perseguire quello che è astrattamente desiderabile. Come si decide: Le decisioni sono il frutto di mutui accordi tra attori partigiani; non è possibile definire a priori i fini, ma si tende piuttosto a definirli e adattarli a seconda dei mezzi disponibili (non c’è quindi separazione). L’obiettivo non è raggiungere una meta prefissata, ma piuttosto discostarsi dallo status quo, procedendo tramite comparazioni limitate e successive. Le decisioni hanno quindi natura incrementale. Questo metodo minimizza il rischio di errori, o comunque consente di porvi rimedio. Il modello “cestino dei rifiuti” di March e Olsen Premessa: Nell’ambito dei processi decisionali reali, non solo gli attori sono miopi e frammentati, ma si muovono anche in un contesto caratterizzato da una forte ambiguità: non c’è solo incertezza in merito alle soluzioni, ma anche le domande sono formulate in modo chiaro e impreciso. Le preferenze degli attori non sono date, ma prendono forma soltanto durante la loro interazione. I problemi non si presentano uno per volta, ma premono congiuntamente sulla stessa occasione di scelta. Talvolta le soluzioni possono addirittura preesistere ai problemi. Infine, la partecipazione degli attori è fluida e incostante. Come si decide: “Ogni occasione di scelta appare come un bidone della spazzatura in cui i partecipanti buttano alla rinfusa vari tipi di problemi e soluzioni, man mano che vengono generati. La scelta finale dipende quindi dall’incontro tra quattro variabili: i partecipanti, i problemi, le soluzioni e le occasioni di scelta. (…) Il criterio decisionale che emerge da questo modello è il caso (…). È il tempo a svolgere un ruolo fondamentale: la coincidenza temporale è il criterio fondamentale che regola le scelte”. Una visione d’insieme dei 4 modelli Modelli decisionali Decisore Condizioni cognitive Attività di ricerca Modalità della soluzione della scelta Criterio decisionale Razionale comprensivo Unitario Certezza Analisi completa e sinottica Calcolo Ottimizzazione Cognitivo Unitario Incertezza Ricerca sequenziale Confronto rispetto ai livelli di aspettativa Soddisfazione Incrementale Frammentato Parzialità (attori partigiani) Comparazioni limitate e successive Mutuo aggiustamento partigiano Accordo Bidone della spazzatura variabile Nessuna Incontro tra problemi e soluzioni Caso Ambiguità Fase 4 - Messa in opera Il processo con cui un programma o una politica vengono attuati. Varie situazioni o circostanze possono influenzare l’attuazione della politica, in particolare la natura dei problemi che la policy vuole risolvere ed il contesto in cui la policy viene attuata Aspetti nella natura dei problemi che influenzano la messa in opera della politica Difficoltà tecnica dell’attuazione Diversità e molteplicità delle cause del problema Dimensione del gruppo destinatario della politica Misura del cambiamento di comportamento che la politica implica per il gruppo destinatario Elementi del contesto in cui la politica deve essere attuata che ne influenzano la messa in opera Trasformazioni sociali possono influenzare l’interpretazione del problema ed il modo in cui il programma verrà attuato (es. pensioni) Trasformazioni economiche influenza entità di molti problemi Nuova tecnologia può indurre a cambiamenti nella policy Trasformazioni politiche (es. cambio di governo) Altre variabili importanti Organizzazione dell’apparato amministrativo Disponibilità di risorse economiche (del governo e di eventuali gruppi ostili alla politica) Supporto pubblico alla politica Fase 5 - Valutazione Il processo che cerca di esaminare le politiche pubbliche in azione, i mezzi impiegati ed il servizio fornito