Il fatto
il Giornale
쏋
Venerdì 6 giugno 2008
Slovenia, la centrale riparte
«Quell’allarme? Un errore»
FALSO ALLARME
La centrale
slovena di Krsko.
Nel riquadro
rosso, il punto in
cui si è verificato
l’incidente
Fausto Biloslavo
da Krsko (Slovenia)
쎲 Sul pannello con decine di allarmi si accende una
luce gialla a intermittenza e
scatta uno stridulo segnale,
simile a una fastidiosa sveglia. I livelli dell’acqua di raffreddamento del reattore
nucleare di Krsko cominciano a sobbalzare. Il liquido infestato da particelle radioattive fuoriesce, 2,4 metri cubi all’ora, per colpa di una
valvola difettosa. Con due
anni di addestramento alle
spalle e nervi d’acciaio gli
operatori dell’impianto sloveno affrontano l’emergenza e cominciano a spegnere
la centrale nucleare. È andata proprio così mercoledì pomeriggio verso le 16 a Krsko, 130 chilometri in linea
d’aria da Trieste. Ieri i responsabili della centrale
hanno fatto entrare i giornalisti e simulato quello che
era veramente accaduto.
«Un problema minimo con
nessuna fuoriuscita di radiazioni nell’ambiente. Più che
dell’inconveniente sono stupito della reazione internazionale, perché siamo addestrati ad affrontare ben di
peggio», spiega Franc Pribozic nella sala controllo virtuale della centrale nucleare. Sulla riva della Sava non
si è materializzato lo spettro
di Chernobyl, ma quello di
un allarme gonfiato oltre misura. Si è trattato di una perdita, all’interno dell’impian-
Sicuro, potente e pronto in 4 anni
Il reattore del futuro è già realtà
L’ingegner Spezia: «Avrà standard altissimi
e resisterà ad attacchi aerei e terremoti»
ralizzata: il primario è a contatto diretto con il nocciolo, quello secondario invece raffredda le turbine.
Quelli di terza generazione appartengono alla stessa «famiglia» di
quello sloveno ma hanno reattori di
tipo N4 e Konvoi, più sicuri e più
potenti (1.600 Mwe), grazie agli stu-
di di ricerca e sviluppo industriale
condotti negli anni Novanta dal Cea
(Commissariat a l’Energie Atomique) francese e dal centro di ricerca tedesco di Karlsruhe. Senza contare che, come spiega l’ingegner
Ugo Spezia, segretario generale dell’Associazione italia nucleare, «i
nuovi impianti Epr hanno numerosi
vantaggi: riduzione tra il 10 e il 20%
dei costi di generazione dell’energia elettrica rispetto agli attuali impianti; una potenza di 1.600 MWe
(quasi il triplo di quella di Krsko,
ndr); un’efficienza complessiva pari al 36-37%, la più elevata fra i reattori ad acqua presenti sul mercato». E soprattutto «un periodo di costruzione di 48 mesi dalla prima gettata di calcestruzzo - sottolinea Spezia - e una vita operativa di progetto
di 60 anni».
Dopo l’incidente situazione tornata
alla normalità. Il responsabile:
«Problema minimo». L’Agenzia
atomica: il rischio è di grado zero
to nucleare, di 10-15 metri
cubi d’acqua radioattiva.
Poi filtrata in appositi serbatoi per renderla innocua. Se
di incidente si può parlare
raggiunge a malapena il livello uno di emergenza, rispetto al quarto che prevede lo sgombero della popolazione circostante. «Si è guastata una valvola, che domani sarà già riparata (oggi
per chi legge ndr). In circa
quattro ore, seguendo alla
lettera le procedure e senza
alcun panico abbiamo spento l’impianto», spiega all’ingresso della centrale Stane
Rozman. Gessato impeccabile e occhi di ghiaccio è il
boss della società che gestisce la vecchia centrale di Krsko ereditata dalla Jugoslavia. «Penso che la Commissione europea abbia comunicato in maniera impropria l’accaduto innalzando
la tensione e l’attenzione
dei media» denuncia Rozman. Gli sloveni avevano informato Bruxelles. Mercoledì pomeriggio il sistema di
emergenza europeo, fondato dopo la tragedia di Chernobyl del 1986, annunciava
la mobilitazione generale.
In tarda serata aveva fatto
Ma l’aspetto dei costi è secondario rispetto a quello della sicurezza,
soprattutto dopo l’incidente di Chernobyl (centrale di prima generazione). I nuovi impianti garantiscono
infatti «zero conseguenze all’esterno dell’impianto - dice Spezia - anche in caso di fusione completa del
reattore. Già oggi c’è meno di una
possibilità su dieci milioni di fusione del nocciolo, con perdita della
funzione di contenimento della radioattività, per reattore e per anno». E se il pericolo venisse dall’esterno? le centrali hanno anche
«una elevatissima resistenza a fattori di rischio come l’impatto di aerei o eventuali terremoti».
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L’ALA RADICALE RINVIGORITA DALL’INCIDENTE
Ma la Sinistra cerca di cavalcare la paura
Rifondazione: «Via alla lotta ambientalista». Anche Di Pietro
attacca: «È una tecnologia rischiosa, noi siamo per le rinnovabili»
da Roma
쎲 L’incidente in Slovenia è «chiuso», assicura il governo. Ma l’allarme radioattività, pur
rientrato nel giro di 24 ore, ha ridato fuoco alle
polveri della polemica antinucleare.
È soprattutto la sinistra a cavalcarlo, mentre
il Pd usa toni assai più prudenti e soft. Anche se
il ministro ombra per l’Ambiente, Ermete Realacci, chiede al governo Berlusconi di «ripensarci» perché la scelta nucleare «non funziona ed
è sbagliata», come dimostrerebbe il fatto che
«gli Stati Uniti l’hanno ormai abbandonata e la
costruzione degli Epr in Francia sta rallentan-
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do molto».
La perdita di liquido dalla centrale di Krsko, a
un centinaio di chilometri dal confine italiano e
da Trieste, ridà fiato ai verdi, piombati dopo la
sconfitta elettorale in un totale silenzio, e al resto della Sinistra arcobaleno. Che ora, grazie
all’atomo, mette in cantiere «un nuovo ciclo di
lotte ambientaliste», come annuncia l’esponente di Rifondazione Alfio Nicotra, perché «la sinistra deve scuotersi dalla batosta elettorale e ricominciare ad animare l’opposizione alle scelte
sbagliate che Berlusconi e Marcegaglia vogliono imporre al paese». Il primo appuntamento è
per il 7 giugno a Milano, alla marcia nazionale
per il clima, che servirà a proclamare che «la
proposta di Scajola di riesumare il nucleare è
semplicemente inaccettabile». Alfiero Grandi,
ex sottosegretario di Sinistra democratica, promette un nuovo referendum antinucleare mentre dal Pdci la ex capogruppo Emanuela Palermi denuncia gli «interessi miliardari» che stanno dietro il nucleare. «Per questo - spiega - il
governo Berlusconi non si ferma neanche di
fronte all’incidente avvenuto in Slovenia».
Al fronte No Nuke, annusando un terreno non
troppo presidiato dal Pd, si aggrega entusiasticamente anche Antonio Di Pietro. Che, dimentico degli scontri avuti con Pecoraro Scanio quando entrambi erano al governo (lo accusò di «demagogia» e «preconcetti ideologici» per la sua
contrarietà al nucleare), oggi proclama: «Il nucleare di terza generazione non è sicuro, e noi
siamo contrari: meglio il solare, l’eolico e le altre energie alternative»
marcia indietro specificando che l’allarme era rientrato. A Trieste, però, c’era già
chi consigliava alle mamme
con bambini piccoli di tappare le finestre e non farli uscire di casa. In realtà la perdita radioattiva c’è stata, ma
non è mai filtrata all’esterno mettendo in pericolo le
25mila anime di Krsko. All’interno, però, non ci hanno fatto entrare perché si
sta lavorando per riattivare
a pieno ritmo la centrale
martedì prossimo. «Non abbiamo mai avuto un incubo
Chernobyl. La centrale di Krsko ha un livello tecnologico, di personale e di addestramento nettamente superiore», sottolinea la portavoce Ida Novak Jerele. Anche
se giornalisti siamo guardati a vista da una guardia armata. Il passaggio da una sezione all’altra della centrale
avviene grazie a un tesserino di controllo biometrico.
Per timore di attentati o infiltrazioni, prima di entrare
devi mettere la mano destra
su una macchinetta che ti
scheda. Come quelle utilizzate negli aeroporti americani per intercettare eventuali terroristi di Al Qaida.
Nulla è lasciato al caso, ma
gli abitanti di Krsko sono abituati al fatalismo. «Nonostante l’annuncio in tv non
abbiamo avuto paura. D’altro canto se scoppia una catastrofe nucleare ci sarebbe
ben poco da fare per scamparla», fa notare Bozena,
una mora cameriera di un
bar del centro. Ogni anno la
popolazione di Ksrko riceve
un libretto aggiornato sulle
procedure in caso di incidente nucleare, che sarebbe annunciato con l’ululato a intermittenza delle sirene. «Sì
me l’hanno dato, ma non ricordo dove l’ho messo. Comunque avevamo più paura della vecchia fabbrica di
cloro», ammette la gioviale
Vladka Kezman Strojin. Il
suo negozio, dove vende stoffe, lo ha chiamato Atom. Gli
abitanti convivono con la
centrale nucleare, che ha
portato lavoro. «Il problema
Gli abitanti:
«Ci spaventava
di più la vecchia
fabbrica di cloro»
di mercoledì non lo abbiamo classificato come un pericolo per la popolazione»
spiega Branco Petan, consigliere del sindaco per la protezione civile. L’Agenzia atomica internazionale (Aiea)
ha bollato la fuoriuscita di liquido di raffreddamento di
Krsko «a livello di rischio zero» di una scala fino a otto.
In autunno, però, come ogni
cinque anni si svolgerà la
grande esercitazione di evacuazione della cittadina slovena. Secondo un piano che
prevede di spostare 25mila
persone fino a 100 chilometri di distanza.
L’EQUIVOCO
In mezza Europa
è allarme rosso
ma per l’Austria
è un’esercitazione
Lubiana. L’autorità atomica slovena ha ammesso di
avere fatto un errore nel dare l’allarme all’Ue sull’incidente avvenuto alla centralenuclearediKrsko. L’autorità lo ha «classificato troppo presto come molto pericoloso» e lo ha subito notificato come tale al sistema
di allarme europeo Ecurie,
ha spiegato il direttore dell’ufficioslovenoperlaprotezione atomica, Marjan Tkavc.LanotiziadiffusainEuropa ha sollevato la paura di
fughe di radioattività, che
invece non ci sono state.
Solo l’Austria è stata esclusa dall’allarme per via di un
documento equivoco in cui
siparlavadiun’«esercitazione». L’Ente sloveno per la
sicurezza nucleare ha ammesso che nel sistema di
allerta sul guasto «è avvenuto un errore» e che la Slovenia «ha informato in modo non corretto» le autorità
austriache. «In un primo
momento è stato usato il
modulo per le esercitazioni, ma dopo pochi minuti
l’errore è stato corretto» ha
spiegatoildirettore dell’Ente Andrej Stritar. Il ministro
austriacoperl’ambienteJosef Proll ha annunciato che
chiederà spiegazioni su come sia stato possibile «che
le autorità di Vienna abbiano ricevuto da Lubiana un
avvertimento che indicava
che si trattasse di un esercitazione, mentre nello
stesso momento tramite il
sistema europeo stato dato un allarme vero a livello
europeo. Questa circostanza deve essere chiarita immediatamente e vogliamo
sapere come è potuto accadere questa notifica contraddittoria». E ha aggiunto: «Non vi è certezza assolutaquandositrattadienergia nucleare». L’errore con
l’Austria è dovuto a un formulario, usato solitamente
per gli allarmi, in cui però
compariva la dicitura «esercitazione».
Le difficoltà incontrate dalle autorità slovene nell’informare l’Europa si spiegano, secondo il direttore dell’ufficioslovenoperlaprotezioneatomica,conlasingolarità del problema insorto
allacentrale: «Erainassolutolaprima voltachevenivamo informati dalla centrale
di un guasto al sistema primario di raffreddamento
del reattore». Ciò è inusuale anche a livello internazionale per questo la preoccupazione iniziale era giustificata: quando era chiaro
che tutto era sotto controllo, ha precisato, l’Ecurie è
stato «informato a voce del
revocato allarme».
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