Cernobyl 1986 - 2006 Il costo umano di una catastrofe nucleare Cernobyl – la centrale Il 26 Aprile del 1986, l’unità n. 4 della centrale nucleare di Cernobyl in Ucraina, a causa di un esperimento fallito, gli operatori persero il controllo del reattore : si formò una bolla di idrogeno nell’acqua del circuito di raffreddamento con la inevitabile esplosione, scoperchiando letteralmente il tetto della centrale. Duemila tonnellate di cemento e acciaio vennero scagliate verso il cielo e a seguito dell’esplosione la grafite, usata per controllare la reazione a catena, prese fuoco per l’elevata temperatura fondendo le barre contenenti il combustibile.La grafite continuò a bruciare per nove giorni……. In seicentomila, per duecentosei giorni, furono costretti a lavorare per spegnere il reattore disintegrato. L’onda radioattiva raggiunse un’area di migliaia di Km dove nell’indifferenza generale cominciarono a morire come mosche i primi “ liquidatori “, a mani nude in una nube radioattiva, l’esercito di fantasmi inviato a buttare sabbia per costruire il sarcofago pagarono con la vita il simbolo mondiale del fallimento atomico. Sono morti consumati dal cancro, dalla leucemia e da numerose altre malattie devastanti, una sofferenza mai calcolata. Dopo venti anni, la strage rivela la profondità di un disastro umano e ambientale, mentre milioni di sopravissuti alla catastrofe vivono senza sapere le conseguenze di una notte senza tempo. Il progetto internazionale da oltre un miliardo di dollari, necessario alla sicurezza subisce continui rinvii. La “ guerra del gas “ e il caro petrolio, l’incubo di restare senza energia, tornano ad ingrossare in Europa il partito dell’atomo, dimenticando che la centrale dell’apocalisse e’ un relitto della storia, uno spavento perduto nella memoria. In questo scenario, i risvolti umani e sociali, sono l’emblema di chi ancora oggi soffre e muore, a cominciare dai bambini che nascono con modificazioni irreversibili. Queste future generazioni hanno davanti la forza di una testimonianza, alla vita che continua, lanciando una sfida alla stupidità umana e alla morte. La speranza delle future generazioni e’ intrinseca nella natura umana perché, “ il fine ultimo della vita, è avanzare lungo il sentiero, imparando a gettare la luce sullo spaventoso buio della morte “ ( Dalai Lama ) Si ringraziano le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e WWF che, insieme alle numerose iniziative del volontariato, portano la memoria di questa apocalisse all’attenzione di una opinione pubblica arroccata nel proprio perbenismo, pur sapendo che il nucleare è il passato, non il futuro.