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C4SOCIETÀ E CULTURA
Il commercio
Come cambia lo shopping
La cooperativa
e il “libretto
di bottega”.
Poi gli acquisti
online.
Così, nei
decenni, si sono
trasformate
le esigenze
dei consumatori.
E la rete
di distribuzione
Le
TAPPE
della
CRESCITA
EZIO ROCCHI BALBI
L
a società dei consumi è
indissolubilmente ancorata agli inizi del
processo di industrializzazione, alle origini
del secolo scorso. Ma,
anche se i magazzini Manor festeggianoil loro secolo di vita, la
fine della coesistenza dei diversi
modi di consumare, la nascita di
Una rivoluzione
avvenuta a colpi
di diversificazione
dell’offerta e aumento
dei salari reali
uno stile di vita sconosciuto alle
generazioni precedenti si concretizza una cinquantina di anni fa.
Quegli anni magici tra la fine degli
anni ‘50 e i primi anni Settanta che
hanno spostato i consumatori dagli acquisti in cooperativa al “libretto di bottega” - quello del negoziante che segnava il debito del
cliente da saldare - in un’evoluzione continua di supermarket
all’outlet fino alla spesa quotidiana online. Mezzo secolo che ha
cambiato le nostre abitudini a
colpi di diversificazione dell’offerta, aumento dei salari reali, abbondanza e varietà di prodotti raggruppati in un’unica, comoda
sede. “Un processo che va di pari
passo con altri, non meno importanti, e che si sono reciprocamente
supportati - commenta il sociologo Luca Bertossa, ricercatore
presso la Mediapulse di Zurigo,
evidenziando l’esodo dei clienti
dai negozi di paese agli empori, ai
grandi magazzini -. A partire della
mobilità privata, la possibilità di
spostarsi a basso prezzo e la scoperta di un’offerta più ampia e
conveniente. Si materializzano
nuovi bisogni; oggetti dei quali
fino al giorno prima non setivi necessità e che in breve diventano
acquisti di routine. Senza dimenticare che anche la televisione,
guarda caso esplosa nello stesso
periodo, contribuiva a creare
nuovi bisogni. Quella che era ré-
1941
INDAGINI
DI MERCATO
Nasce la Società
Svizzera per le
indagini di mercato.
Solo dopo il boom
degli anni ‘50 e ‘60
però i consumi
diventarono
argomento di studio.
1948
NEGOZI
SELF-SERVICE
Migros, e subito dopo
Coop, introducono nel
paese i primi negozi
self-service. Per la
prima volta gli acquisti
vengono sottratti al
controllo di commessi
e addetti alla vendita.
Stili di vita&
consumi
Quel mezzo secolo
che ha cambiato
le nostre abitudini
Bonoli, Saraceno e Bertossa
clame, propaganda s’era già trasformata in pubblicità”.
Anche il boom economico, con
tutti gli indici a favore di una crescita di lungo periodo, alimentava
ottimismo sfrenato, l’illusione di
una prosperità senza fine. “Tanti
nomia a livello familiare in grado di
assorbire perdite o carenze di posti
di lavoro. Quando la perdita di lavoro è toccata agli impieghi industriali l’unica valvola era nei servizi,
ma il commercio ormai non rappresentava più questa categoria; i
elementi effettivamente hanno
contribuito ad un incremento dei
consumi di massa mai visto in precedenza; e forse la Svizzera l’ha vissuto qualche anno in ritardo rispetto all’Europa - spiega l’economista Giuliano Bonoli dell’univer-
160
150
140
indice 2005 = 100, reale
Cifre d’affari destagionalizzate
Cifre d’affari
130
120
110
100
90
01 04 07 10
2005
01 04 07 10
2005
01 04 07 10
2005
segue nella pagina accanto
Passato
e presente
1964
I ricordi del pioniere di via Nassa, strada simbolo dell’eleganza
Prima le auto poi l’isola pedonale
Come si è trasformato il salotto del lusso a Lugano
DIFESA
DEI CONSUMATORI
La nascita della
Fondazione per la
protezione dei
consumatori è la
prima iniziativa
ufficiale nel paese a
difesa dei
consumatori.
“I
1973
SORVEGLIANZA
DEI PREZZI
Viene adottata la
Sorveglianza dei
prezzi, ma sarà solo
nel 1981 che l’articolo
costituzionale sulla
protezione dei
consumatori verrà
adottato.
sità di Losanna -. Un’evoluzione
sociale che non poteva non incidere profondamente su quelle che
a breve sarebbero diventate inedite
realtà occupazionali. Si rivoluzionano anche i costi sociali, perchè
dietro ogni negozio c’era una eco-
CIFRE D’AFFARI
DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO
IN SVIZZERA
LUNGA VETRINA
Via Nassa, strada ormai
diventata simbolo
dello shopping di Lugano
o faccio sempre l’esempio dell’apparato circolatorio del nostro organismo:
quando il sangue arriva ovunque si sta
bene. Quando il grande magazzino fa buoni
fatturati, li segue anche la piccola bottega e i
grandi negozi. E se i registratori di cassa vanno,
vuol dire che anche le famiglie hanno soldi e
possono spendere e che l’economia gira bene”.
L’avvocato Gilberto Trombetta è presidente
onorario e fondatore dell’Associazione via
Nassa, e nelle vetrine dell’eleganza di Lugano,
che hanno preso il posto delle storiche botteghe artigiane, ha aperto il suo negozio negli
anni Sessanta. “Allora qui passavano ancora le
auto che andavano a Paradiso – racconta –. E
c’erano pure i parcheggi. Lentamente abbiamo
fatto passare l’idea dell’isola pedonale, ma non
tutti la volevano perché pensavano che potesse allontanare i clienti. Invece siamo riusciti
a caratterizzarci, a far rifare la pavimentazione,
ad offrire una lunghissima vetrina, molto assortita, che attraversa i portici e sbuca in piazza
Riforma”. Dai negozi del lusso, a quelli dell’abbigliamento, dalle grandi marche al franchising, sino ai simboli della grande distribuzione
come Coop e Manor, oggi via Nassa e dintorni
sono probabilmente l’icona della zona commerciale in Ticino. “Ma non basta; abbiamo
sempre chiesto, e spesso ottenuto, l’aiuto di
tutti - avverte ancora l’avvocato Trombetta -. Il
commercio è cresciuto, si è evoluto insieme
alla società. Non basta più sollevare la serranda per fare business, bisogna fare sistema,
intrecciare la nostra attività con le altre realtà
produttive. Anche per questo durante l’anno
come associazione cerchiamo di animare via
Nassa, e non soltanto durante le feste comandate come Natale e Pasqua. Abbiamo organizzato la rassegna delle auto, quest’anno avremo
quella delle barche, ma ci spingiamo in tutti i
settori della società in cui viviamo, compresa
la solidarietà, ed ecco perché abbiamo anche
sostenuto ‘Nassa for children’”.
L’unica battaglia per ora persa in via Nassa, ma
anche in tutto il cantone, è quella degli orari.
“Ci abbiamo provato più volte – sospira Trombetta – ma non ci siamo mai riusciti. Io lotto da
quarant’anni. Eppure dilatare gli orari o prevedere aperture festive potrebbe creare nuove
occasioni per fare fatturato”.
m.sp.
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Il commercio Prima le auto poi l`isola pedonale