LETTERATURA ITALIANA 7 A PROF.SSA CLIZIA CARMINATI DISPENSE FREQUENTANTI 2012-2013 Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis 1) Link al sito “Viaggi nel testo”: http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/index.html 2) Link al sito “Biblioteca italiana” ove è possibile consultare gran parte delle opere di Foscolo: http://www.bibliotecaitaliana.it (cercare in “Biblioteca”, “Autore”, lettera F, Foscolo) 3) Dedicatoria della prima edizione dell’Oda a Bonaparte Liberatore: BONAPARTE LIBERATORE ODA DEL LIBER'UOMO NICCOLÒ UGO FOSCOLO. ITALIA ANNO PRIMO DELL'ITALICA LIBERTÀ ALLA CITTÀ DI REGGIO. A voi, che primi veri italiani, liberi cittadini vi siete mostrati, e con esempio magnanimo scuoteste l'Italia già sonnacchiosa, a voi dedico, che a voi spetta, quest'Oda ch'io su libera cetra osai sciogliere al nostro Liberatore. Giovane, qual mi son io, nato in Grecia, educato fra Dalmati, e balbettante da soli quattr'anni in Italia, né dovea, né poteva cantare ad uomini liberi ed Italiani. Ma l’alto genio di Libertà che m’infiamma, e che mi rende Uomo Libero, e Cittadino di patria non in sorte toccata ma eletta, mi dà i diritti dell'Italiano e mi presta repubblicana energia, ond'io alzato su me medesimo canto BONAPARTE LIBERATORE, e consacro i miei Canti alla città animatrice d'Italia. NICCOLÒ UGO FOSCOLO. 4) Dalla lettera ad Aurelio de’ Giorgi Bertola, 28 maggio 1795: Io Le scrivo dalla campagna, dove un giorno dopo la di Lei partenza per Rimini me ne venni con gl'Idilli del nostro Gesnero e col tenero cantore di Laura. Questi riposi che offre la solitaria libertà svegliano ad ogni istante entro il mio petto quelle sensazioni ch'io sento alla lettura de' campestri prospetti ne' di Lei fogli. Fra gli ondeggiamenti e le dolcezze di un estro eccitato dalla campagna non dovea forse consacrare al suo pittore i miei canti? non dovea forse mostrarmi grato a quel vate che seppe deliziarmi coi gentili suoi versi? Signore, Ella accetti quest'Ode, ch'io scrissi due giorni sono fra i boschi, pieno il pensiero ed il cuore di Lei. Possa costei cattivarmi il compatimento dell'evidente cantore delle Odi, che respirano i piaceri del rurale soggiorno, e della semplice pace. Saranno i caratteri miei d'una risposta degnati? S'anche per la indegnità mia non lo dovessi sperare, l'amabile gentilezza del Bertòla non rigetterà l'inculta offerta d'un giovanetto, che tenta onorarlo perchè lo stima. 5) Dal Piano di studi 1796: Prose originali – Lettere ad una fanciulla – Laura – Lettere. Questo libro non è interamente compiuto, ma l’autore è costretto a dargli l’ultima mano quando anche ei non volesse – […] Dodici odi del conio dell’autore raccolte in un solo libretto col motto: Vitam impendere vero […] La campagna – A Bertola 6) Dalla lettera a Vincenzo Monti, dicembre 1808: Nella mia fanciullezza fui tardo, caparbio; infermo spesso per malinconia, e talvolta feroce ed insano per ira: fuggiva dalle scuole, e ruppi la testa a due maestri: vidi appena un collegio, e ne fui cacciato. Spuntò in me a sedici anni la voIontà di studiare; ma ho dovuto studiare da me, e navigare due volte in quel tempo dalla Grecia in Italia. Se i Veneziani avessero fischiato il mio Tieste, com'ei si meritava, quand'io avea diciott'anni, non avrei forse più nè scritto nè letto. Da indi in qua ho amate le Muse; d'amore talvolta appassionato, e nobile sempre; ma spesso anche freddo, infedele – dacchè Amor, dadi, destrier, viaggi, e Marte m'invadeano la giovinezza più vigorosa. E se ho studiato e stampato, fu più forza di natura che di costume. Or sono a’ trent'anni passati – bellissima età allo studio! Le passioni sono più disingannate dall'avversità che spente dall'età; si ride de' battimani, e si ama la gloria. Eccomi in questo stato d'animo e d'ingegno in Pavia; ed odi ciò ch'io avea decretato di fare in questi dodici anni che mancano perch'io giunga a' 43, tempo in cui, secondo me, l'età che saliva lenta, precipita poi rapidissima. – Pensando molto e facendo pochissimo, io avea coltivati nel mio cervello i semi di alcuni libri. Primamente io volea scrivere un libro tra l'Eloisa e l'Anacarsis con lo stile dell'Ortis, intitolato Olimpia. Questa Olimpia fu giovinetta bella, dottissima, ed infelice. Era alla corte di Ferrara ammaestrando le principesse a' tempi di Renata di Francia madre di Lucrezia e di quella Leonora per cui Torquato [Tasso] non potè mai staccarsi deliberatamente da una città ove gemeva deriso, carcerato ed infermo, coronando il tiranno che lo incatenava. Renata die' nelle novità della religione, e fu seguita da Olimpia che amava un giovane protestante col quale visse raminga e morì sciagurata ed ebbe tomba straniera. Immaginai quindi di scrivere in lettere la storia di questi due amanti connessa agli anneddoti de' tempi ed alla vita e caratteri degli artisti, letterati, e principi contemporanei; e di simulare le lettere tradotte dagli autografi latini, lingua famigliare tra letterati a que' giorni: giorni di Rafaele, di Michelangelo dell'Ariosto del Caro e del Machiavelli, di Renata e di Vittoria Colonna, di Leone X della riforma de' protestanti. La passione comincerà, crescerà ed infiammerà l'azione poichè le lettere sono scritte da' due giovani amanti, e da un terzo – che sarà forse Pierio Valeriano – o tal altro. Le opinioni politiche religiose e morali, saranno discusse e applicate alle passioni; il protestante sarà Deista deliberato, – senza credere all'immortalità dell'anima; Olimpia sarà Cattolica nè protestante, ma cristiana sempre; e come debole donna s'atterrà a' dogmi de' suoi padri, e come amante passionata si lascerà strascinare alla comunione de' protestanti. Il vecchio che sarà come Padre alla giovine, ed amico del protestante sarà filosofo pirronista; pieno di compassione per gli errori e le sventure dell'uomo, pieno di dubbi su le sentenze de' sapienti e de' teologi, pieno di rassegnazione su la necessaria malvagità degli uomini, e su la perpetua e irredemibile schiavitù delle nazioni. Ed egli co' suoi consigli, e co' suoi beneficj verserà tutto l'olio e tutto il mèle che la pietà e l'amicizia può dare alla gioventù e all'infortunio... Con un'accorta economia di passioni, di avvenimenti, di filosofia, e di anneddoti non ti par egli che possa riescire un libro il quale partecipando della erudizione dell'Anacarsis riferita al secolo di Leone X, della morale dell'Ortis, e degli affetti dell'Eloisa – dell'antica Eloisa – sembri semplice, originale, e Italiano ed ammaestri col pianto i giovinetti e le vergini? Ma quest'opera che mi nacque nel cervello sino dal 1795 in estate, mentr'io sotto un albero lungo la Brenta riposava del mio viaggio pedestre da Venezia a Padova, quest'opera che ho vagheggiata sempre e allattata, per così dire, nel secreto del mio ingegno, – dovea riserbarsi a' tempi tranquilli: nè tanto per l'infinite e spesso noiose letture onde conoscere lo stato domestico e il cuore più che la mente di tutti i grandi di quell'età, ma molto più perchè sì fatto libro non si può scrivere senza veder prima Roma, principale soggiorno del mio protagonista. Onde Roma mi sta sempre sul cuore. – Mi sta sul cuore Roma di Giunio Bruto e di Catone, ultimo romano; Roma di Virgilio di Cicerone e di Cesare; Roma di Tacito e di Traiano; Roma di Rafaele e di Leone X. – Non ti par egli, Monti mio, che queste sieno cinque diverse cittá ove tu aggiunga, sospirando, anche Roma presente? Ma dalla quinta Roma attingerò i fasti della letteratura italiana da far bella ed utile la mia Olimpia? 7) Link a un saggio di studio comparativo dei sonetti autoritratto di Alfieri, Foscolo e Manzoni: http://www.raco.cat/index.php/QuadernsItalia/article/view/26229 (cliccare su PDF nella pagina che compare, sotto il titolo del saggio) LETTURA FACOLTATIVA 8) Sonetto-autoritratto di Vittorio Alfieri: Sublime specchio di veraci detti, Mostrami in corpo e in anima qual sono: Capelli, or radi in fronte, e rossi pretti; Lunga statura, e capo in terra prono; Sottil persona in su due stinchi schietti; Bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono; Giusto naso, bel labro, e denti eletti; Pallido in volto, più che un re sul trono: Or duro, acerbo, ora pieghevol, mite; Irato sempre, e non maligno mai; La mente e il cor meco in perpetua lite: Per lo più mesto, e talor lieto assai, Or stimandomi Achille, ed or Tersite: Uom, se’ tu grande, o vil? Muori, e il saprai. 4 8 11 14 9) Sonetto-autoritratto di Ugo Foscolo: Solcata ho fronte, occhi incavati intenti, crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto, labbro tumido acceso, e tersi denti, capo chino, bel collo, e largo petto; giuste membra; vestir semplice eletto; ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti; sobrio, umano, leal, prodigo, schietto; avverso al mondo, avversi a me gli eventi: talor di lingua, e spesso di man prode; mesto i più giorni e solo, ognor pensoso, pronto, iracondo, inquieto, tenace: di vizi ricco e di virtù, do lode alla ragion, ma corro ove al cor piace: morte sol mi darà fama e riposo. 4 8 11 14 10) Sonetto-autoritratto di Alessandro Manzoni: Capel bruno: alta fronte: occhio loquace: Naso non grande e non soverchio umile: Tonda la gota e di color vivace: Stretto labbro e vermiglio: e bocca esile: Lingua or spedita or tarda, e non mai vile, Che il ver favella apertamente, o tace. Giovin d’anni e di senno; non audace: Duro di modi, ma di cor gentile. *La gloria amo e le selve e il biondo iddio: Spregio, non odio mai: m’attristo spesso: Buono al buon, buono al tristo, a me sol rio. A l’ira presto, e più presto al perdono: Poco noto ad altrui, poco a me stesso: Gli uomini e gli anni mi diran chi sono. *Di riposo e di gloria insiem desio (variante) 4 8 11 14 11) Schema della storia editoriale dell’Ortis (QUESTI SONO SOLTANTO APPUNTI: SI RACCOMANDA LO STUDIO COMPLETO NEI LIBRI IN PROGRAMMA D’ESAME) A) Storia editoriale secondo la Notizia bibliografica: 1) Bologna, Marsigli, stampa interrotta per ripensamento dell’editore (Lorenzo) 2) Bologna 1799 in due volumi, continuata e rimaneggiata da Angelo Sassoli, con titolo Vera istoria… 3) - rifiuto nella «Gazzetta Universale» di Firenze - edizione pirata di Torino e ripensamento - avvio e interruzione dell’edizione Mainardi di Milano 4) Italia 1802: Edizione prima (stampa privata a Venezia) 5) Milano, Genio Tipografico, ottobre 1802 B) Storia editoriale secondo le ricerche: 1) Novembre 1798-marzo 1799 circa: Stampa parziale interrotta: 45 lettere, Bologna, Marsigli NON PUBBLICATA, FOGLI RIUTILIZZATI PER 2) 2) 30 giugno 1799: Ortis 1798 o primo Ortis o Ortis bolognese: 1) + seconda parte «curata» da Angelo Sassoli volume unico BLOCCATO DALLA CENSURA POLITICA AUSTRIACA. IN ED. NAZ. 3) Agosto 1799 circa: Vera storia 1799 A: rimaneggiamento cospicuo, due volumi IN FASANO 4) Poco dopo Giugno 1800: Vera storia 1799 B: apparentemente come 3) con cui ha frontespizio identico, in realtà il testo coincide spesso con 2) 5) 1801: Vera storia 1801: ristampa di 4 con data 1801 Tra 4 e 5 si inserisce la protesta di Foscolo sulla «Gazzetta universale». 6) Milano, Mainardi, 1801 interrotta da Foscolo: sul frontespizio «Italia 1801», un esemplare inviato a Goethe 7) Milano, Genio Tipografico, 1802: sul frontespizio «Italia 1802» (da qui più di venti ristampe) Ortis milanese o Secondo Ortis 8) Zurigo, Orell e Füssli, 1816: sul frontespizio «Londra 1814» contiene la Notizia bibliografica ED. ADOTTATA 9) Londra 1817 come 8 con cambiamenti non essenziali, divisa in due parti. Notizia molto abbreviata, in appendice capitoli tradotti del Sentimental Journey di Sterne. 12) Confronto 1798/1802 – Lettera del 20 novembre, visita ad Arquà (nella prima parte) • 1798: Rasciugano coll’ale i zeffiretti L’umor soverchio all’erbe e agli arboscelli; E tra il rumor che dolce in un confuso Fan le selve, gli augei, gli armenti, i rivi, Dalle valli e dai monti invia la terra Al raggio che l’avviva il suo profumo E tutta esulta di piacer natura. (Vincenzo Monti, Prometeo, secondo canto: citato alla lettera) • 1802: Gli alberi susurrando soavemente, faceano tremolar contro la luce le gocce trasparenti della rugiada; mentre i venti dell’aurora rasciugavano il soverchio umore alle piante. Avresti udito una solenne armonia spandersi confusamente fra le selve, gli augelli, gli armenti, i fiumi, e le fatiche degli uomini; e intanto spirava l’aria profumata dalle esalazioni che la terra esultante di piacere mandava dalle valli e dai monti al Sole, ministro maggiore della Natura. 13) Avviso a chi legge dell’edizione Vera Istoria 1799 A, ASSENTE IN Ortis 1798 Gioverà quivi avvertire che sono due gli Editori di queste Lettere, amendue teneri amici di Jacopo, amendue giovani e sventurati. LORENZO F. … ebbe primo il pensiero di raccoglierle e pubblicarle: ma non n’ebbe appena terminata la prima parte che un atroce destino lo colse, e il trascinò fra l’orrore delle catene. Quindi il pietoso zelo dell’altro giovane amico, ANGELO S. …, pose mano alla seconda parte, prosseguì e condusse a termine l’opera, ch’altro non è in sostanza ch’una robusta e viva pittura del cuore umano. Le annotazioni sparse qua e là pel libro, o che precedon le lettere, hanno l’impronta d’una assoluta necessità […] 14) Stralcio da Vera istoria di due amanti infelici..., a c. di Pino Fasano, Roma, Bulzoni, 1999 (LIBRO CONSIGLIATO) (1799 A): PARTE SECONDA Angelo S. Al sensibile Lettore […] Frattanto ch’Ei [Lorenzo F.] stava per compiere la collezione di queste lettere infelici, la dura barbarie de’ suoi persecutori d’improvviso lo trasse a remote contrade. […] Abbiti pur sempre cara, mi dicea, la memoria del nostro JACOPO…[…] Dopo venti giorni un Incognito alquanto mesto, e d’una abbattuta fisonomia, mi consegna la presente lettera – Lorenzo F. all’Amico Angelo. Dalle Rive di … 20 Giugno 179… […] Bada bene, per la nostra amicizia te ne scongiuro, che la memoria del caro Jacopo non rimanga inonorata, ed estinta. E molte di lui lettere sono stampate; del rimanente ne avrai tu cura; che già ben sai gli avvenimenti tutti degli ultimi suoi dì. 15) Il paragrafo appena citato nell’ed. Ortis 1798: Lorenzo F. all’Amico Angelo. Dalle Rive di … 20 Giugno 179… […] Bada bene, per la nostra amicizia te ne scongiuro, che la memoria del caro Jacopo non rimanga inonorata, ed estinta. E molte di lui lettere sono stampate; del rimanente ne avrai tu cura; che già ben sai gli avvenimenti tutti degli ultimi suoi dì. Teresa istessa… ah! Tu le descrivi l’infelice mio stato, salutala in mio nome, e le ricorda l’amico Lorenzo… la dolente Teresa te ne farà il più patetico racconto.