LE ONG Cosa sono Nascono con un ruolo critico e alternativo all’azione e alla progettualità promossa dagli Stati e dalle Organizzazioni internazionali. Spesso agiscono come partner e fanno parte degli stessi Forum Sono organismi che pur variegati nei valori e nei campi di intervento, si impegnano a perseguire finalità di utilità pubblica senza finalità di lucro e vincoli di dipendenza. La politica delle ONG. Caratteristiche: mettere in relazione la popolazione del Nord e del Sud del mondo, mediante rapporti di conoscenza e collaborazione mai si pongono l’obiettivo di estendere il modello di sviluppo occidentale ed economicistico pensano allo sviluppo come valorizzazione delle capacità umane, della cultura, delle risorse locali, della sostenibilità nel tempo gli aspetti organizzativi e sociali sono importanti quanto quelli tecnici. Come lavorano? Lavorano nei Paesi di origine attraverso: campagne di sensibilizzazione stimolano i governi dei Paesi del Nord verso relazioni eque con il Sud creano lobby per la riforma delle istituzioni internazionali per la pace e la fame nel mondo Lavorano anche nei PVS per creare e sostenere partnership pubblici e privati per divulgare una cultura di democrazia e tolleranza a difesa dei diritti violati, per l’equità sociale, a tutela delle minoranze etniche Le ONG in Italia Nascono negli anni ’60; trovano una loro collocazione giuridica con le leggi 1222/71, 38/79, 49/87, con cui ricevono un riconoscimento di idoneità per la gestione delle risorse di fonte statale e per la loro operatività a livello internazionale. Quando si parla di ONG di sviluppo si fa riferimento circa 130 riconosciute dal Governo italiano. Godono di contributi dal MAE fino al 70% della spesa ammissibile (per progetti promossi da ONG) Possono realizzare programmi promossi dalle ONG stesse o di gestire “programmi affidati” rientranti in programmi bilaterali. Come opera una ONG 1) Promozione diretta programmi e progetti Bandi europei Bandi MAE Altri bandi (es: Regioni ecc.) Rif. Appunti LA COOPERAZIONE ITALIANA 1) Il contesto politico La Cooperazione italiana storicamente si è sviluppata a partire dagli anni Cinquanta con una serie di interventi di assistenza messi in atto in paesi legati all'Italia da precedenti vincoli coloniali. Successivamente l'Italia ha avviato un'attività di cooperazione sistematica per contribuire agli sforzi internazionali volti ad alleviare la povertà nel mondo e aiutare i PVS Più di recente le nuove emergenze hanno conferito alla cooperazione un ruolo fondamentale nella politica estera italiana, in armonia con gli interventi per il mantenimento della pace e la gestione dei flussi migratori. 2)Il contesto internazionale 1) La Dichiarazione del Millennio, approvata nel 2000 da 186 Capi di Stato e di Governo nel corso della Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, stabilisce l’obiettivo centrale del dimezzamento della povertà assoluta entro il 2015. Si articola in otto finalità (Millennium Goals), alle quali deve essere improntata l’azione di cooperazione a livello internazionale 2) L' Accordo di Cotonou sul partenariato con i Pvs, siglato tra l'Ue e l'Acp (Africa, Caraibi, Pacifico) nel 2000, definisce i principi guida a cui i paesi membri della Ue si devono attenere nella realizzazione delle iniziative di cooperazione: il rafforzamento dell’appropriazione (“ownership”) dell’aiuto da parte dei Paesi in via di sviluppo; la promozione della partecipazione degli enti non-statali (Ong, società civile); il coordinamento e la complementarietà delle attività della Commissione e degli Stati membri; il miglioramento della coerenza delle politiche (di sviluppo, agricola, commerciale, dell’immigrazione); il miglioramento della qualità degli aiuti (il decentramento, la concentrazione da parte di ciascun donatore dei suoi aiuti in un limitato numero di settori per Paese, la semplificazione delle procedure ecc.). Le determinazioni (Monterrey consensus) della Conferenza internazionale sul Finanziamento dello Sviluppo tenutasi a Monterrey nel 2002, con particolare riferimento alle fonti di finanziamento che dovranno concorrere al conseguimento degli obiettivi del Millennio e allo sviluppo di un ambiente favorevole per lo sviluppo del settore privato nei Pvs Il Monterrey Consensus Si tratta di un documento in cui sono indicate le misure da adottare sul piano nazionale e internazionale per garantire condizioni di vita più accettabili alle popolazioni dei Paesi poveri. In particolare sono indicate le fonti di finanziamento che dovranno concorrere al conseguimento degli obiettivi del Millennio : le risorse finanziarie nazionali dei Pvs; gli investimenti diretti esteri e gli altri flussi privati; il commercio internazionale; l’aiuto pubblico allo sviluppo; la riduzione del debito; le fonti innovative di finanziamento, tra cui la “de-tax” introdotta nel 2003 dal Governo italiano nel suo ordinamento Le decisioni del Consiglio Europeo di Barcellona del 2002 impegnano i paesi membri in un progressivo aumento dell'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), sia a livello comunitario che di paese. A livello paese l'obiettivo fissato è di un rapporto tra Aps e Pil pari allo 0,7%; con l'obiettivo intermedio dello 0,33% nel 2006. 3) l’assetto normativo Le attività della Cooperazione italiana sono regolate dalla Legge n.49 del 1987 con la quale si è provveduto ad un riordino dell'intera materia e alla creazione dell'attuale Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (Dgcs) nell'ambito del Ministero degli Affari Esteri Nel definire iniziative e Paesi in cui intervenire, la Cooperazione italiana tiene conto di linee guida e impegni concordati nel più ampio contesto internazionale (Onu, Ue). Questi sono stati individuati per il 2010-2012 in un recente documento 4) I Temi prioritari nei progetti di cooperazione allo sviluppo nell’agenda italiana Riduzione della povertà Sviluppo sostenibile Lotta contro l’Aids, la malaria, ecc. Educazione per tutti Sicurezza alimentare e lotta alla povertà rurale L’e-government per lo sviluppo Diritti di bambini, adolescenti e giovani a)Riduzione della povertà Cause: Struttura e diseguaglianza nella crescita economica Effettiva disponibilità di beni e risorse Fattori demografici, locali e istituzionali Malgoverno Guerre, conflitti e insicurezza I progetti di sviluppo devono: produrre crescita economica e, al tempo stesso, ridurre la povertà produrre maggiore equità e ridurre l’esclusione sociale ridurre la povertà delle donne produrre un miglior funzionamento delle istituzioni di governo agire a livello locale, dando la priorità alle aree più povere aumentare l’accesso della popolazione ai servizi ed ai beni pubblici b) Sviluppo sostenibile biodiversità cambiamenti climatici desertificazione foreste gestione dei rifiuti c) Lotta contro l’AIDS la Tubercolosi e la Malaria nel luglio 2001 nasce il Fondo Globale per la lotta contro l'Aids, la Tubercolosi e la Malaria sono all'incirca 50 i Paesi che contribuiscono al Fondo per la realizzazione di programmi in più di 120 paesi ai contributi governativi si aggiungono anche quelli, fino ad ora limitati, forniti dal settore privato d) Educazione per tutti L’istruzione è un fattore centrale per la lotta alla povertà e per la crescita dell’occupazione. In particolare l’istruzione elementare di base e l’accesso delle bambine alla scuola devono ricevere un’elevata priorità nelle strategie nazionali dei governi dei Pvs e) Sicurezza alimentare e lotta alla povertà rurale sicurezza alimentare soprattutto nell’Africa subsahariana lotta contro le malattie delle piante e degli animali aumento degli investimenti in agricoltura e nello sviluppo rurale f) E-gouvernment sviluppare l’autogoverno soprattutto per lo sviluppo economico sostenere lo sviluppo tecnologico g) Diritti di bambini, adolescenti e giovani prevenzione e eliminazione dello sfruttamento del lavoro minorile prevenzione e l’eliminazione delle situazioni di sistematico sfruttamento sessuale attraverso l’induzione alla prostituzione, il turismo sessuale e la pedopornografia; sostegno all’integrità fisica e psichica delle persone minori di età, contro ogni forma di violenza, di dipendenza, di costrizione e di tortura, comprese le cosiddette “pratiche tradizionali pericolose e nocive alla salute”; h)Questioni trasversali Cooperazione sanitaria Discriminazioni di genere Handicap Gli obiettivi della politica allo sviluppo italiana sono coerenti con i Millennium Goals… Sradicare la povertà Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone il cui reddito è inferiore ad 1 $ al giorno Raggiungere un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, inclusi donne e giovani Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che soffre la fame Rendere universale l’educazione primaria Assicurare che ovunque, entro il 2015, i bambini, sia maschi che femmine, possano portare a termine un ciclo completo di istruzione primaria Promuovere l’uguaglianza di genere Eliminare le disparità di genere nel campo dell’educazione primaria e secondaria, preferibilmente entro il 2005, e a tutti i livelli educativi entro il 2015 Ridurre la mortalità infantile Ridurre di due terzi, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni Migliorare la salute materna Ridurre di tre quarti, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna Raggiungere, entro il 2015, l’accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva Combattere l’AIDS, la malaria e altre malattie Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, la diffusione dell’HIV/AIDS Raggiungere entro il 2010 l’accesso universale alle cure contro l’HIV/AIDS per tutti coloro che ne hanno bisogno Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, l'incidenza della malaria e delle altre principali malattie Assicurare la sostenibilità ambientale Integrare i principi dello sviluppo sostenibile all’interno delle politiche e dei programmi dei paesi e invertire la tendenza alla perdita di risorse ambientali Ridurre la perdita di biodiversità raggiungendo, entro il 2010, una riduzione significativa del tasso di perdita Dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che non ha accesso all'acqua potabile e agli impianti igienici di base Entro il 2020 raggiungere un significativo miglioramento delle condizioni di vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo Rivolgersi ai bisogni specifici dei paesi meno avanzati, di quelli privi di sbocco al mare e dei piccoli stati insulari in via di sviluppo Sviluppare un sistema commerciale e finanziario più aperto, regolamentato, prevedibile e non discriminatorio Trattare globalmente i problemi legati al debito dei PVS In cooperazione con le aziende farmaceutiche, rendere possibile nei pvs l’accesso ai farmaci essenziali con costi sostenibili In cooperazione con il settore privato, rendere disponibili i benefici delle nuove tecnologie, specialmente per quanto riguarda l'informazione e la comunicazione Le aree geopolitiche prioritarie Africa e Medio Oriente Paesi: Algeria Egitto Giordania Iran Iraq Libano Libia Marocco Siria Territori Palestinesi Tunisia Yemen (Medio Oriente) Angola Benin Botswana Burkina Faso Burundi Camerun Capo Verde Ciad Comore Costa D'Avorio Eritrea Etiopia Gabon Gambia Ghana Gibuti Guinea Kenya Liberia Madagascar Malawi Mali Mauritania Mauritius Mozambico Namibia Niger Nigeria Rep. Centro Africana Rep. del Congo Rep. Democratica del Congo Rwanda Senegal Seychelles Sierra Leone Somalia Sud Africa Sudan Tanzania Togo Uganda Zambia Zimbabwe (Africa) Sud America Paesi: Argentina Bolivia Brasile Cile C olombia Costa Rica Cuba Ecuador El Salvador Guatemala Guyana Haiti Honduras Nicaragua Panama Paraguay Perù Rep. Dominicana Uruguay V enezuela Asia e Pacifico Paesi: Afghanistan Bangladesh Cambogia Cina Corea Del Nord Filippine India I ndonesia Laos Mongolia Myanmar Ne pal Pakistan Pacifico S ri Lanka Timor Est Vietnam Europa Paesi: Albania Armenia Bosnia-Erzegovina Croazia Georgia Kosovo Macedonia Mo ntenegro Rep. Moldava Romania Serbi a Ucraina