Cambusa
MASSIMO DELLA ROCCA
Il tortino di alici
alla maniera di S. Vito Lo Capo
Avevo già in animo da diverso tempo di presentarvi la
gustosa e semplice ricetta
indicata dal titolo odierno,
tuttavia benché avessi intensamente impegnato le mie
"meningi" non ero riuscito a
rintracciarne
nella
mia
memoria una, sia pur labile
traccia della fonte originaria
della stessa finché, navigando casualmente in un interessante sito internet di cose
di mare venivo colpito dalla
seguente sorprendente notizia: "Nel Mediterraneo esiste
un corallo nero che si illumina al tocco, una specie che
finora era stata segnalata
soltanto
nell'Oceano
Pacifico, attorno ai 700 metri
di profondità, lungo la costa
californiana. Nei giorni scorsi
il raro corallo è stato infatti
rinvenuto nelle acque di San
Vito Lo Capo, nella Sicilia
occidentale, durante una
campagna di ricerca a bordo
di una nave oceanografica.
La
scoperta
si
deve
all'Istituto superiore per la
protezione e la ricerca
ambientale (Ispra). Il corallo,
chiamato Savalia lucifica, è
stato trovato a una profondità di 270 metri da un robot
sottomarino". (Fonte Corriere
del Mezzogiorno).
Alici appena pescate
Ora... poiché è obbiettivamente difficile cogliere un
nesso logico tra la "Savalia
Lucifica" ed il titolo della
ricetta che vi propongo ,
devo precisare che ciò che
mi aveva profondamente
colpito, oltre alla originalità
del "fenomeno", era il fatto
che ciò fosse avvenuto a
S.Vito Lo Capo, ma non perché questa amena e "solare" località della estrema
costa
nord-occidentale
della bellissima Sicilia non
potesse rappresentare un
sito biologicamente "idoneo" alla presenza di tale
caratteristico corallo, bensì
perché il sito in questione è
profondamente correlato al
mio "vissuto" nautico. Qui
infine.... e finalmente direte
voi, ci avviciniamo più presso
al nesso di "casualità" tra la
ricetta attuale e le vicende
che in quel di S.Vito l'hanno,
per così dire, ispirata.
Volgeva l'anno 1990 (o forse
Barca di pescatori a San Vito Lo Capo
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Savalia Lucifica
era il 91) e nell'ambito di una
crociera organizzata dalla
Delegazione Toscana (allora
le strutture periferiche di
AACVC erano definite "delegazioni"), avevamo navigato
per circa una settimana tra il
25 Aprile e il primo maggio,
nelle acque delle Egadi e
lungo le coste sud occidentali sicule, tra Sciacca e
Marsala.
La crociera volgeva al termine e poiché avremmo dovuto riconsegnare le imbarcazioni a Palermo, avendo
indugiato troppo a lungo,
affascinati dalla magia dei
luoghi, si era deciso di rientrare a tappe forzate prolungando le navigazioni in sia
pur brevi "notturne".
Il fatto volle che alle ore tre
di quella prima notte di navigazione ci trovassimo al traverso del faro di S.Vito (per i
patiti
dei
dettagli:
h.
43m.s.l.m.; Portata luminosa
25.6 Mn.) e la stanchezza ed
il mare formato inducessero
al saggio consiglio (sia detto
a beneficio della ricetta) di
ridossarci in porto.
Il porto in quegli anni non
disponeva ancora dei sia pur
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pochi pontili galleggianti
attualmente presenti e destinati alle imbarcazioni da
diporto ma si presentava
come un affollato porto di
pesca con le banchine sature
di gozzi, lampare e pescherecci dalle molteplici e differenti fogge e dimensioni.
Tale era la situazione anche
quella notte e nessuno spiraglio in quella selva di imbarcazioni lasciava intravedere
un minimo tratto di banchina
disponibile per l'ormeggio.
Vinti dalla stanchezza decidemmo di ormeggiarci all'inglese di fianco ad un grosso
peschereccio con, la non
confessata, ma intima speranza che lo stesso non
uscisse, data ormai l'ora, per
una battuta di pesca.
Il mattino successivo al
nostro risveglio, con un sole
ormai
abbastanza
alto,
avemmo la inaspettata,
imprevedibile e per certi
versi sconcertante sorpresa
di ritrovarci perfettamente
ormeggiati in banchina con
tanto di traversini e "springs"
e il peschereccio.... scomparso?!?!!
In realtà il peschereccio era
uscito per la sua pesca ma il
suo equipaggio di "veri marinai" aveva provveduto al
nostro ormeggio, nel rispetto del nostro riposo, con
passo felpato e abilità degna
delle migliori tradizioni marinare. Non facemmo in
tempo a riprenderci dall'ammirata sorpresa che alcune
delle imbarcazioni da pesca,
uscite nottetempo, incominciassero a rientrare in porto
con il frutto del loro lavoro.
Alcuni approdarono vicino a
noi non manifestando ,
come ci saremmo aspettati,
alcun disappunto per la
nostra "estranea" presenza
anzi salutandoci con cortesia
e mostrandoci compiaciuti il
generoso "raccolto" che avevano già cominciato a ordinare specie per specie in
numerose ceste e cassette.
La maggior parte del pescato
era rappresentato da pesce
azzurro, sgombri ed alici, ed
in particolare quest'ultime, di
un luminoso color argenteo,
ancora "vive" e straripanti
dalle ceste di raccolta rappresentavano un irresistibile
attrazione. Avendo deciso di
rientrare a Palermo in serata,
ed avendo valutato il tempo
residuo appena sufficiente
ad una breve sosta per il
pranzo decidemmo di acquistarne una adeguata quantità
a condizione che si potessero "preparare" in tempi rapidi.
Anche per questa esigenza
ci vennero in soccorso i
nostri amici pescatori che ci
suggerirono la ricetta che
oggi vi vengo a descrivere.
Ingredienti per 4 persone:
8 etti di alici fresche, 2 spicchi di aglio, una manciata di capperi (preferibilmente quelli sotto sale), pan
grattato q.b., 1/2 peperoncino, olio d’oliva, un ciuffo di prezzemolo
Lavate le alici e deliscatele togliendo la testa la spina centrale e le interiora aprendo le alici a
libretto con "abile" mossa delle dita (è più facile a farsi che a dirsi).
Prendete una teglia antiaderente e ungete il fondo con olio extra vergine.
Cospargete il fondo con una pioggia uniforme di pan grattato in strato sottilissimo.
Disponete le alici deliscate ed aperte a libretto con la parte dorsale sul fondo della teglia in
modo uniforme parzialmente sovrapposte (come tegole) ed in unico strato.
Sulle alici così disposte distribuite un trito grossolano di aglio ed una pioggia di capperi interi parzialmente dissalati in acqua.
Aggiungete un trito di peperoncino.
Un ultimo strato sottile di pan grattato ed un filo di olio e.v.
Se i capperi non vengono eccessivamente dissalati (assaggiateli dopo il risciacquo) si può
evitare di aggiungere del sale.
Infornate a 200 gradi centigradi per non più di 15-20 minuti, controllando la doratura del pan
grattato superficiale.
Prima di servire cospargete il tutto con un trito finissimo di prezzemolo.
N.B.
Preparatevi a gustare un piatto molto appetitoso, fragrante e profumato, altamente nutritivo
e dietetico per la presenza in alta concentrazione di grassi omega3.
Ripetendo la procedura descritta si potrebbero sovrapporre due o tre strati di alici o fare più
strati alternando sottili fettine di patata (con varianti alla mozzarella e/o ai fiori di zucca).
Mi sento di suggerire la soluzione ad un solo strato poiché quella a più strati , come diceva,
se ricordo bene, Fra' Tonino da Scasazza in "Quelli della notte", potrebbe rivelarsi una sostanziosa "mappazza".
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