Dal Capitalismo Industriale al Capitalismo Finanziario Cognomi e Nomi degli autori: Valentina Kasbar Ahmed Valentina Rinaldi Marta Frattari E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Data: 19/04/2012 Definizione Capitalismo Industriale Il capitalismo industriale può essere definito come quel sistema economico nel quale i lavoratori sono esclusi dalla proprietà del capitale; è anche un sistema di relazioni sociali e organizzazione del processo produttivo che si basano sullo sfruttamento della forza-lavoro. Si sviluppa nel modello industriale fordista, poi taylorista. Riguarda la produzione di beni e servizi “materiali”. Definizione Capitalismo Finanziario Nel capitalismo finanziario, proprio delle società contemporanee , invece, il potere economico è concentrato nelle mani di grandi istituzioni finanziarie. Il quadro risulta composto da pochi ma potenti imprenditori che hanno il monopolio delle risorse e da grandi istituti di credito che hanno il controllo del capitale bancario generando una riduzione della libera concorrenza. Differenze: Il capitalismo industriale aveva come motore l'industria manifatturiera. il "Finanzcapitalismo" ha come motore il sistema finaziario. I due generi di capitalismo si differenziano per il modo di accumulare il capitale. Il capitalismo industriale lo faceva applicando la tradizionale formula D-M-D’, argomentata da Marx, che significa investire una data quantità di denaro,nella produzione di merci, per ricavare poi dalla vendita di queste ultime una quantità di denaro, maggiore di quella investita. La differenza tra D’ e D è un reddito chiamato profitto o rendita. Differenze: Al contrario il “finanzcapitalismo” persegue l'accumulazione di capitale facendo il possibile per saltare la fase intermedia , la produzione di merci. Il denaro viene impiegato, investito, fatto circolare sui mercati finanziari allo scopo di produrre una maggiore quantità di denaro. La formula dell'accumulazione diventa quindi D’-D. Marx Nel capitalismo i prodotti assumono la forma generalizzata di merce in cui la produzione di merci non si determina necessariamente come produzione di plusvalore. Marx fa emergere la differenza specifica del capitalismo producendo in contrapposizione un modello ipotetico di produzione e circolazione mercantile semplice: il circuito merce-denaromerce in cui la vendita di una merce ha per scopo l'acquisto di una merce di valore d'uso diverso. In questo movimento di scambio mediato dal denaro, che soddisfa al bisogno di beni qualitativamente diversi, la legge dello scambio di equivalenti è rispettata, e non c'è problema di surplus. Lo scambio capitalistico ha invece come motivo propulsore del movimento il valore di scambio. Marx: Il capitalista acquista sul mercato merci che gli permettono di ritornare sul mercato con del prodotto da riconvertire in denaro accresciuto. Il movimento non è semplicemente “D-M-D”, ma “D-M-D‘ ”; cioè si conclude con un accrescimento del valore di scambio. L'origine del plusvalore è nel consumo produttivo della forzalavoro. La forza-lavoro diventa merce solo in determinate condizioni, che Marx fa emergere col concetto di lavoratore libero. Perché il possessore della forza-lavoro la venda come merce, egli deve disporre della propria persona come dell'unica cosa di cui è libero proprietari. La produzione di plusvalore è la forma capitalistica dello sfruttamento. Weber: Nel saggio “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, Weber ricerca le cause dello sviluppo del capitalismo in Occidente. Attribuisce questo sviluppo allo spirito del capitalismo, cioè all’esistenza d’imprese che hanno come scopo il massimo profitto da raggiungere attraverso l’organizzazione razionale del lavoro, il quale, a differenza delle epoche precedenti, non é semplicemente goduto ma reinvestito. Weber afferma che l’attività economica è anche un fatto spirituale che trova la sua origine nella religione calvinista. Weber: I puritani seguaci di Calvino credevano nella dottrina della predestinazione secondo la quale solo alcuni predestinati potevano andare in paradiso e il successo negli affari era il segno dell’appartenenza al gruppo degli eletti. Questo fattore sommato all’idea che gli esseri umani sono per vocazione destinati da Dio a lavorare e sommato ad un loro stile di vita umile, svilupparono il capitalismo. L’autore, quindi, dimostra l’esistenza di un legame tra capitalismo e calvinismo. Con gli studi sulle religioni universali, Weber, non si interessa più unicamente del nesso tra religione ed economia, ma anche della specificità del razionalismo occidentale che ha investito e caratterizzato un’ intera cultura. Simmel: Simmel critica l’idea di Marx secondo cui è il tempo medio di lavoro necessario per produrre una merce a stabilirne il valore sul mercato. Secondo Simmel è lo scambio a stabilire il valore della merce. L’atteggiamento di Simmel nei confronti del denaro è ambiguo: afferma che lo scambio di oggetti comporta sempre un senso di privazione in quanto tali oggetti sono percepiti come insostituibili e quanto più essi sono percepiti come scambiabili e non nella loro insostituibilità, tanto più sono percepiti come entità astratte. Il denaro rappresenta la forma più pura dell’interazione, una forma che prescinde dai contenuti della stessa interazione. Conclusioni : Come suggerisce Bauman, sociologo e filosofo polacco, il Capitalismo può essere definito come un sistema parassitario che può crescere e consentire l’accumulazione di capitale quando trova un organismo ospite,non ancora sfruttato,del quale nutrirsi. Come tutti i parassiti esso danneggia l’ospite e finisce prima o poi per distruggere le condizioni della sua prosperità e della sua sopravvivenza. Infatti,nel sistema capitalistico di produzione, la borghesia, cioè la classe dominante di questo sistema, può essere considerata il parassita che sfrutta la classe dominata: il proletariato. Non a caso si è assistito ,dapprima ,ad un relativo sfruttamento parassitario della manodopera operaia (per trarre un maggiore profitto), delle attività intellettuali e poi ad uno sfruttamento dei consumatori ,con l’incitamento estremo all’indebitamento . Vi è stata una vera e propria "rivoluzione del credito", dove Il denaro a prestito, elargito generosamente dalle banche, ha cambiato stili di vita e di consumo e ha persino sovvertito la maniera di rapportarci al desiderio. Nel giro di una generazione il consumo per indebitamento ha trasformato in un sottile ricordo la perseveranza del risparmio,la posticipazione di un desiderio, il sacrificio cui piegarsi nel presente in attesa d'una gratificazione futura. Conclusioni: Attraverso le carte di credito, emerge la figura del “debitore eterno”, che per soddisfare i propri desideri, ed avere prima denaro sufficiente, entra in una sorta di circolo vizioso ,dove il debitore viene schiavizzato con una ulteriore promessa. Si può quindi affermare che, Il Capitalismo moderno, con l’aiuto delle banche amiche, (che non richiedono la restituzione dei soldi prestati ma che consentono di accedere a nuove forme di debito), ha, come appunto i parassiti, prosperato per un po’ sulla pelle dei nuovi soggetti fino a distruggerli, come aveva fatto in precedenza con i consumatori non indebitati. Bibliografia e filmografia di riferimento Testi: “L’ analisi sociale in Karl Marx” di Mauro Antonio Fabiano Led edizioni “Religione e modernità in Max Weber. Per l’analisi comparata dei sistemi sociali” di Alessia Zaretti FrancoAngeli edizioni “Finanzcapitalismo” di Luciano Gallino, (2011), Einaudi “Filosofia del denaro” di Georg Simmel a cura di Alessandro Cavalli e Lucio Perucchi