«Il Capitale» Karl Marx (1818-1883) è stato un filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco. Inoltre è considerato uno dei più grandi filosofi maggiormente influenti sul piano politico, filosofico ed economico nella storia del Novecento. L’opera più importante che abbia mai scritto è Il Capitale. Il primo libro è stato pubblicato quando lui ancora era in vita (1967), gli altri sono post mortem. Ne Il Capitale , Marx mostra e critica i meccanismi strutturali della società borghese, al fine di svelare la legge economica del movimento della società moderna. Ci fornisce una fotografia critica della civiltà capitalistica. Sostiene fortemente che la vita della classe borghese sia incentrata sulla produzione di merci che vengono acquistate e quindi con un valore d’uso, ma anche con un valore di scambio, che garantisce di essere scambiata con altre merci. Il valore di un prodotto è determinato dal suo processo di lavorazione (valore=lavoro). Per Marx il valore non è quantificato col prezzo, ma con la sua abbondanza di circolazione. Così come Max Weber, anche Marx afferma che nelle società pre-capitalistiche si seguiva il modello M.D.M (merce, denaro, merce) dove il ricavato da un prodotto veniva reinvestito. Era importantissimo mostrare le proprie ricchezze anche per esempio nel vestiario comprando abiti costosissimi, gioielli, case lussuosi e le chiese cattoliche erano ricche di particolari. Basti pensare alla Fabbrica di San Pietro. È una struttura di immensa bellezza, realizzata con i soldi delle offerte e con il ricavato delle vendite di indulgenze. La vera e propria società capitalista seguiva, invece, il modello D.M.D. (denaro, merce, denaro) dove il borghese acquistava merce per poter fruttare altri soldi. Questo alto ricavo, Marx lo chiama plusvalore. L’aumento di prezzo non è dovuto tanto al valore del prodotto, ma alla sua lavorazione perché quando il capitalista acquista una merce, automaticamente “compra” il lavoro dell’operaio con il salario, ma ad egli non gli è corrisposto un valore adeguato. Quindi il plusvalore deriva dal pluslavoro del salariato, ma non coincide con il profitto. Usufruendo del modello D.M.D, la società capitalista si presenta come un tipo di società retta dalla logica del profitto privato, anziché sulla logica dell’interesse collettivo. Aumentando però il pluslavoro, aumenta anche la produzione del prodotto che va oltre la richiesta. La situazione finale del capitalismo sarà: da un lato una minoranza industriale, dalla gigantesca ricchezza e dall’immenso potere, dall’altra una maggioranza proletaria sfruttata. Tutto questo va visto in scala mondiale, venendo a sottolineare la contraddizione di base del capitalismo: il contrasto tra forze produttive sempre più sociali e il carattere privatistico dei rapporti di produzione e proprietà.