P A G I N A 12 “ R esponsabilità”: è la parola che traduce l’impegno che Gesù chiede ai suoi discepoli. La responsabilità è richiesta da Cristo di fronte alla scelta di seguirLo: “chi mette mano all’aratro e si volta indietro non è degno di me”, si legge nel Vangelo. Di fronte alla maniera di porsi nei confronti di Dio: “il tuo parlare sia Sì Sì No no…”. Di fronte alla volontà di Dio: “non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli ma chi fa la volontà del Padre mio…”. Di fronte all’altro e al mondo perché: “devi amare gli altri come Cristo ha amato te”; per amare, Cristo ha fatto della sua vita un dono di Sé agli altri fino alla morte, e potremmo continuare perché di fronte ad ogni parola del Vangelo ci è richiesto di prendere posizione, di dire da che parte stiamo, di responsabilizzarci. In fondo se il Vangelo non mi cambia la vita vuol dire che non l’ho preso sul serio: è rimasto parola vuota. “Chi vuol essere mio discepolo rinneghi sé stesso” ci dice Gesù: rinnegare sé stessi vuol dire smettere di essere quello che uno è, per essere, pensare e agire, secondo quello che Cristo ti indica. Direbbe San Paolo “non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me”. Oltre che nelle scelte Cristo mi chiede di essere responsabile nel testimoniare, rendere visibile quello che ho scelto; chi mi vede dovrebbe dire: “quello ci crede davvero!”. Gesù, agli apostoli che gli chiedono quando sarà la fine del mondo, risponde di non preoccuparsi di questo ma “siate miei testimoni fino ai confini del mondo”, ossia fate vedere con la vostra vita quello che Dio ha detto e quello che ha fatto. La responsabilità di testimoniare Cristo e il suo Vangelo è l’impegno più evidente nei primi cristiani e CHIESA OTTOBRE MISSIONARIO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 9 OTTOBRE 2010 RESPONSABILITÀ TERZA SETTIMANA E TU, SEI MISSIONARIO? nella Chiesa: basta pensare ai martiri e alle prime comunità cristiane. Per ultimo, non perché meno importante, Cristo chiede ai discepoli di responsabilizzarsi nel proclamare il suo Vangelo. Questo è l’aspetto missionario della Chiesa. “Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura”. San Paolo ci dice: “guai a me se non predicassi il Vangelo”. Vorrei sottolineare due aspetti che Paolo evidenzia quando parla del Vangelo. La gratuità: il Vangelo racconta una salvezza che ti è data gratuitamente. E poi l’universalità: la misericordia di Dio raggiunge tutti (sia il giudeo che il greco) senza fare distinzioni. Il Concilio ci dice che “la Chiesa è per sua natura missionaria”, non può non essere missionaria, perché se non è missionaria non è Chiesa. Ogni credente attraverso il battesimo diventa missionario; se Cristo e il suo Vangelo ti entusiasmano non puoi tenere per te questo dono! Vorrei concludere con l’esempio di due cristiani che non si sono tirati indietro. Il primo è san Francesco: era cristiano ma gli mancava “qualco- sa” e allora dà ai poveri i suoi beni e fa di Cristo e del Vangelo il centro della sua esistenza. L’altra figura è quella della Madonna che di fronte alla richiesta di Dio risponde “eccomi” ossia “io ci stò” e fa della sua vita un dono a Dio e ai fratelli. Ancora oggi donne e uomini dicono il loro “eccomi” e si rendono responsabili di una Chiesa che sceglie, testimonia e vive la missione. don UMBERTO GOSPARINI (Fidei Donum incaricato dell’apertura della nuova missione in Perù) LA TESTIMONIANZA DON CORRADO NECCHI SEMINARE RICORDI Y aounde. Capitale del Cameroun. La vita scorre frenetica come nelle nostre città. I moto-taxi della brousse, chiamati “clandestini” perchè nessuno ha patente, libretto o assicurazione, qui cedono il posto agli auto-taxi gialli. Sono tanti. Onnipresenti. Ti metti sul ciglio della strada. Pochi secondi... arriva. Devi essere pronto a gridare dove vuoi andare e quanto sei disposto a pagare: “Mvan, stationnement Mbalmayo, 300F!” Riparte senza dire niente. Non ha accettato. Passano pochi secondi. Un altro taxi rallenta. Ci riprovo, alzando il prezzo: “Mvan, stationnement Mbalmayo, 400F!” Un sonoro colpo di claxon annuncia che va bene. Siamo in sei, stipati sul taxi. Perfetti sconosciuti coi quali condividi qualche chilometro. Arrivati al quartiere Mvan, si cerca il pulman per Mbalmayo. Quaranta minuti di schiacciamento. Il pulmino è stracolmo, ma, per fortuna, la strada è asfaltata. Tra palme da olio e alberi della gomma. Mbalmayo è una missione del COE (Centro Orientamento Educativo), ONG cristiana che opera nel campo dell’educazione. Ci accoglie l’anima e la storia del centro, Pina. Poco più tardi ci raggiunge don Adriano. Con lui ho frequentato, a Verona, il CUM, dove si formano i “partenti” per la missione. Entrambi studenti... Nonostante la diversità d’età. “Parroco a Milano, a 75 anni dovevo lasciare la parrocchia. Conoscevo il COE e il vescovo di qui. Mi ha detto: Dai, vieni giù! Sono solo in cattedrale... E sono qui”. La presenza del COE è ben consolidata. Numerose le opere. Ma il fiore all’occhiello è forse l’istituto di formazione artistica. Pittura, scultura e, soprattutto, ceramica. Pezzi di qualità. Tocca ad un giovane, che ha frequentato la scuola artistica e che ora lavora al centro, farci da guida tra i laboratori dove sono esposte le realizzazioni dei ragazzi. Una serie di formelle in ceramica attira la nostra attenzione. Un centinaio di simboli. Animali e piante, soprattutto. Un gioco, all’origine. Uno spaccato di cultura tradizionale, per noi. Tra gli animali, il marguià. Povero. Lui “tutto vede e tutto sa”. Così si perde il bello della vita che è scoperta e meraviglia. Non ha tempo per ascoltare. Il suo essere sempre in corsa è tipico di chi vuole tutto, subito. Di chi arriva subito alla “meta”, bruciando le tappe. Per questo è il simbolo della morte. Una vita corta, spremuta, morta prima della morte. Accanto a lui, il camaleonte. L’avete mai visto camminare? E’ un continuo ondeggiare, avanti indietro. Passi meditati, scelti. Cambia colore, ma è sempre sé stesso. Come ogni persona: cambia col tempo, grazie alle esperienze che l’hanno temprata, ma rimane sé stessa, unica. Il camaleonte è il simbolo della vita dell’uomo saggio. Tra le piante, il fiore della kolà. Il frutto è grande come una piccola albicocca. Color fuxia, amarissimo. Nella stagione secca toglie la sete. Ne mordi un po’ e lo doni: è lo spirito di condivisione. Lo porgi all’altro col gesto di stringere la mano: è lo spirito del perdono. Condivisione e perdono: forse per questo è il simbolo della divinità. E chi, più di Gesù, ha condiviso e perdonato? Il giovane si appassiona, raccontando: “Quando ero piccolo, la sera, ci sedevamo tutti in cerchio. Gli anziani ci raccontavano storie di animali. Non comprendevo quasi niente... Solo molto tempo dopo ho capito che quelle storie parlavano di me, della mia vita. Ogni persona si comporta come un animale particolare”. Già. Ricordi d’infanzia che riaffiorano quando la vita ti spinge a riflettere e a capire. Come quel figlio. Scappato di casa in cerca di libertà, si ricorda dell’abbraccio disinteressato di suo padre, a casa. Una catechista mi ha scritto: “I miei ragazzi hanno ricevuto la S. Cresima... Alcuni di loro non frequentano più né la chiesa né il catechismo. Normale? Ma! Resta la speranza che, prima o poi, germogli dentro di loro il seme che abbiamo gettato...” Non è una magra consolazione. E’ qualcosa di grande. Seminare bei ricordi nel cuore delle persone. Seminare e lasciare liberi. Nell’attesa che la vita ci apra INTENZIONI DI PREGHIERA Lunedì 11 Perché i genitori avvertano la responsabilità di educare i propri figli all’attenzione verso i bisogni materiali e spirituali di tutto il mondo. Martedì 12 Perché la grave responsabilità che comporta l’annunzio in Paesi diversi dal proprio, non diminuisca la gioia di coloro che vivono la missione in terre lontane. Mercoledì 13 Perché ogni Chiesa locale, primo soggetto di missione, senta la responsabilità di formare inviare vocazioni missionarie. Giovedì 14 Per tutti i sacerdoti, perché vivano responsabilmente il proprio ministero a servizio della missione universale della Chiesa. Venerdì 15 Perché tutti ci sentiamo in parte responsabili della sofferenza che è presente nel mondo e, per questo, ci impegnamo ad alleviarla. Sabato 16 Perché le giovani generazioni trovino comunità cristiane responsabili e capaci di essere un sicuro sostegno per il loro futuro. Domenica 17 Perché l’Eucarestia che oggi celebriamo, ricordi alla nostra comunità parrocchiale il peso della responsabilità dell’annuncio missionario. Il DVD con la presentazione della nuova missione diocesana e l’intervista a mons. Coletti è disponibile all’Ufficio Missionario: tel 031242193. “Ciao a tutti! Le piogge cadono, ma non a sufficienza. Si teme per la stagione secca... Camion carichi di goyave e di patate partono per il Ciad.Le prime spighe di miglio cominciano a spuntare... Mentre scrivo, sul pavimento di casa, rospini grandi come piselli saltellano qua e là. La nostra famiglia si è arricchita con l’arrivo di don Alessandro. Sono i primi giorni. Sta prendendo le misure. Le scuole sono cominciate. I giovani lasciano Rhumzu per rientrare a scuola, soprattutto a Mokolo. Qualcuno partirà la settimana prossima: non hanno ancora trovato i soldi necessari per frequentare. Qualcuno resterà a casa, costretto ad abbandonare. Non si riesce ad aiutare tutti. Vedremo...” a presto Corrado gli occhi e i ricordi migliori ci guidino... Alla fine della visita, il giovane ci dà la mano: “Non è bene lasciarci così. Vi do il mio nome. Io mi chiamo Dieudonné”. Già Dono-di-Dio. Di nome e di fatto. E’ bello vedere come anche piccoli incontri casuali (?) possano arricchirci e aumentare il nostro bagaglio di ricordi.