Teatro Carlo Felice - Lucia di Lammermoor HOME > Opera > Lucia di Lammermoor Prima 21/2/2015 20:30 (Turno A) Replica 22/2/2015 15:30 (Turno R) 21, 22, 24, 27, 28 febbraio e 1 marzo 2015 Replica 24/2/2015 20:30 (Turno L) Replica 27/2/2015 20:30 (Turno B) Dario Argento Replica 28/2/2015 15:30 (Turno F) Davide Battistelli Replica 1/3/2015 15:30 (Turno C) Enrico Musenich Gianluca Falaschi Gian Maria Sposito Luciano Novelli Giampaolo Bisanti Giorgio Bruzzone 24/2 Teatro Carlo Felice Teatro Carlo Felice Pablo Assante Lucia Desirée Rancatore Edgardo Gianluca Terranova Enrico Stefano Antonucci Raimondo Orlin Anastassov Arturo Alessandro Fantoni Alisa Marina Ogii Normanno Enrico Cossutta Mimo Fabiola Di Blasi L’eroina fragile, debole di nervi, consumata dalla follia, è una figura ricorrente nel teatro lirico. Ma nessuna delle tante “scene della pazzia” che attraversano il mondo dell’opera è realistica e toccante come quella del terzo atto della Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. La musica e il teatro, questa volta, vanno ben oltre la convenzione, dando voce a quel disagio psichico che la psicoanalisi, poco più di mezzo secolo dopo (Lucia debutta al San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835), cercherà di comprendere e guarire. E che, per un terribile scherzo del destino, colpirà lo stesso Donizetti, morto nel 1848 ormai privo di ragione. Il libretto, di Salvatore Cammarano, è tratto dal romanzo The bride of Lammermoor di Sir Walter Scott. Una vicenda di amore contrastato ambientata nella Scozia del XVI secolo: la costrizione a rinunciare al vero amore su pressione del fratello porta Lucia alla follia, ad assassinare il marito e a morire di dolore. Un tragedia romantica, che Donizetti mette in musica con mano magistrale: la vena melodica è fluente e inesauribile, l’armonia (a partire dalle prime battute del Preludio) pensosa e intensa, la strumentazione ricca di sorprese timbriche e di invenzioni originali. Come il lungo solo di arpa che introduce la prima apparizione in scena di Lucia: una cascata di note che già prefigura il dilagare imminente della sua follia. Perché quella di Lucia non è la pazzia “maschile” di Orlando, amplificazione dell’ira, fatta di sguardi infuocati, di urla animalesche e di capelli strappati con le proprie mani, eroica a suo modo. È una follia al femminile, che si manifesta in insistiti gorgheggi esili e filiformi. La voce della pazzia di Lucia, come ha scritto Alberto Savinio, «è il soffio più sottile, più leggero, più aereo che si possa dare, e il più gelido, pure.» A curare la regia della nuova Lucia allestita dal Teatro Carlo Felice, un regista cinematografico di culto che indaga da sempre il lato oscuro dell’animo umano: Dario Argento. Il bozzetto in alto è di Enrico Musenich.