EMARGINAZIONE MARGINALITÀ POVERTÀ di Carola Brucchietti STATUS O CONDIZIONE, individuale o collettivo, di esclusione dai rapporti sociali PROCESSO ATTRAVERSO IL QUALE DETERMINATI INDIVIDUI O GRUPPI SONO RESPINTI AI MARGINI DELLA SOCIETÀ. CONSEGUENZE NEGATIVE • esclusione da vantaggi e opportunità che la società offre • passaggio ad uno status inferiore • vittime di stereotipi e pregiudizi negativi • peso dell’ opinione pubblica Status sociale nel quale un soggetto viene collocato a causa dei suoi comportamenti devianti o a causa dei pregiudizi sociali che le sue particolari caratteristiche o condizioni scatenano nella collettività. Si arriva a una tale condizione, difficilmente mutabile, attraverso un processo di emarginazione, che si attua tramite la stigmatizzazione e l'allontanamento, alla fine del quale il soggetto arriva a percepire se stesso come un emarginato ed impossibilitato a modificare tale condizione. Comunemente si pensa all’ emarginato come al disabile o allo straniero,in La marginalità e l’emarginazione sintesi come al diverso. Tuttavia oltre alla diversità l’emarginazione ha origini sociali È un processo È una condizione. Il concetto di marginalità risale a Park LE DIFFERENZE : •I marginali sono più esterni alla vita sociale rispetto agli emarginati •L emarginato si sente coinvolto e soffre per la sua condizione •Il marginale ha maturato un senso di estraneità •I gruppi marginali hanno una cultura propria,sono subculture all’interno della più ampia cultura della società. •Gli emarginati hanno una posizione periferica ; i marginali sono del tutto fuori dell’ organizzazione sociale. Fenomeno che vede individui vivere senza una casa,una famiglia,lavoro e al di fuori del sistema sociale. Il barbone tradizionale, esempio di marginalità ha maturato una grande delusione nei confronti della società e di tutto ciò che la caratterizza. il neobarbone è quasi sempre un disagiato che non ha trovato risposte soddisfacenti nei servizi assistenziali. I neobarboni sono persone di mezza età e a volte anche dei giovani. Fattori che sono stati richiamati nella teoria per spiegare la marginalità sociale. fattori d'ordine demografico fattori d'ordine economico fattori d'ordine psicosociale fattori d'ordine culturale fattori d'ordine politico Il 2010 Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale Il Consiglio d’Europa, ha stabilito tale designazione per imprimere una svolta decisiva all’abolizione di problemi complessi e multidimensionali, come l’esclusione sociale. Dalla risoluzione del fenomeno della marginalità sociale dipende il benessere non solo dei singoli cittadini ma della comunità globale. Questi fenomeni, infatti, non riguardano esclusivamente i paesi del Sud del mondo ma sono ampiamente presenti anche nelle società più ricche ed avanzate. Con il termine esclusione sociale si definisce l’impossibilità, l’incapacità o la discriminazione di un individuo nella partecipazione a determinate attività sociali e personali. L’esclusione sociale descrive una condizione di forte deprivazione, determinata dalla somma di più situazioni di disagio. La deprivazione è riconducibile sia alla mancanza di risorse economiche adeguate che ad un accesso limitato ad ambiti sociali come l’educazione, l’assistenza sanitaria, il lavoro, l’alloggio, la tecnologia, la vita politica ecc. Esclusi chi? Socialmente esclusi sono quegli individui la cui capacità di partecipare pienamente alla vita sociale è fortemente compromessa. Nelle società contemporanee le categorie maggiormente vulnerabili sono: le persone senza fissa dimora, i disabili, i detenuti o ex-detenuti, le persone con dipendenza da sostanze, gli anziani, gli immigrati, i rom, le famiglie numerose o monoparentali, i minori. In tutti i gruppi le donne vivono una situazione di disagio più forte degli uomini. Violenza, stigma sociale, povertà espongono le donne e le ragazze ad un rischio costante di emarginazione. La povertà è uno stato di indigenza assoluta o relativa, e include oltre che aspetti materiali anche dimensioni non materiali e intergenerazionali. L'indigenza materiale consiste in un livello di reddito troppo basso per permettere la soddisfazione di bisogni fondamentali in termini di mercato. La povertà però non è solo uno stato di privazione materiale, ma consiste anche in una inadeguata disponibilità di beni e servizi di ordine sociale, politico e culturale nel 2000 l’Onu ha individuato una serie di obiettivi prioritari, i Millennium Development Goals Il primo degli otto obiettivi riguarda proprio l’eradicazione della povertà, più precisamente la Dichiarazione auspica che il numero di persone che soffrono la fame e vivono in condizioni di estrema povertà venga ridotto del 50%. situazioni di deprivazione materiale e sociale gravissime. I programmi nazionali volti a raggiungere tali obiettivi sono finanziati principalmente attraverso 3 fondi: Fondo sociale europeo Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione programma PROGRESS Le strategie di lotta alla povertà e all’esclusione sociale devono perseguire i seguenti obiettivi: assicurare un equo e qualificato livello di assistenza sociale e sanitaria; prevenire le situazioni di povertà, agendo direttamente sulle cause e sui fattori che le determinano; promuovere la realizzazione di una rete di servizi, accessibili a tutti, per favorire la prevenzione, l'accompagnamento e il reinserimento sociale; garantire a tutti la possibilità di esercitare i diritti legati cittadinanza. convinzione preconcetta e scientificamente errata (come dimostrato dalla genetica delle popolazioni e da molti altri approcci metodologici), che la specie umana sia suddivisa in "razze" biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, con la conseguente idea che sia possibile determinare una gerarchia di valore secondo cui una particolare e ipotetica "razza" possa essere definita superiore o inferiore a un'altra. Il termine pregiudizio (dal latino prae, "prima" e iudicium, "giudizio") può assumere diversi significati, tutti in qualche modo collegati alla nozione di "giudizio prematuro", ossia parziale e basato su argomenti insufficienti o su una loro non completa o indiretta conoscenza. Nel linguaggio della psicologia sociale, quando si parla di pregiudizi ci si riferisce a un tipo particolare di atteggiamenti. Propriamente, sono atteggiamenti intergruppo, cioè posizioni di favore o sfavore che hanno per oggetto un gruppo, si formano nelle relazioni intergruppo e risultano largamennche di positivi e di neutrali. La lotta all’esclusione sociale non può essere condotta senza l’attiva partecipazione degli stessi cittadini emarginati, in quanto soggetti moralmente autonomi e titolari di diritti e doveri inalienabili. Ognuno di noi ricopre un ruolo da svolgere nella società e coloro che hanno più difficoltà ad individuarlo devono essere supportati altrimenti verrebbe meno il senso proprio del progetto sociale che non prevede l’esclusione di nessuno. “Senza pace e giustizia sociale, senza cibo sufficiente e acqua, senza un’educazione e un’abitazione decente, senza che ognuno e tutti abbiano un ruolo da svolgere nella società e senza un reddito adeguato, non ci può essere salute né crescita reale né sviluppo sociale” (Organizzazione Mondiale della Sanità) GRAZIE