Germogli di speranza Contro II regime del pessimismo GIANCARLO BREGANTINI 1 pessimismo oggi rischia di diventare il solo regime. Resto JL sempre male quando sento sulla bocca di un educatore, davanti ad un lavoro pur imperfetto ma serio di un ragazzo, quella frase di stanco pessimismo: tutto qui! Si tratti di un maestro o di un prete o di un genitore, ha sempre l'amarezza di chi non calcola la forza che hanno le cose apparentemente fragili. Gioisco, invece, quando sento che il cuore di un vero educatore sa «magnificare» i piccoli passi fatti. Con risultati magari iniziali, ma già significativi. Non per nulla, in teologia ci hanno spiegato che il piano di Dio, in tutte le sue fasi, si può racchiudere dentro una duplice espressione molto significativa: «Già... e non ancora». Cioè è già in atto, ma non ancora compiuto. Sempre in azione, eppure sempre bisognoso di perfezionamento! Questo è la logica del germoglio, che ci aiuta a camminare insieme, domenica per domenica, grato già delle espressioni di stima e di fiducia raccolte nel precedente mio articolo. Perché la vita nostra sta tutta in questo sguardo. Come ben ci narra Gesù stesso, nella piccola e chiarissima parabola del grano buono e della zizzania: «Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania?» chiedono gli operai al padrone. La risposta è secca: «No! Assolutamente no, perché rischiereste di sradicare anche il grano!». La parabola ci rivela in fondo la storia di due sguardi: quello dei servi, che vede soprattutto le erbacce, al presente; e quello del padrone, innamorato della sua terra, che si fissa sul buon grano e guarda al futuro. Dentro quel suo sguardo c'è l'invito a sperare, a pensare anche noi al futuro, al buon grano. La zizzania conta poco, perché in noi il male non è originario. E un parassita, viene dopo, è secondario. «Tu guarda al buon grano, anche se lo vedi solo in germoglio». Traggo questa riflessione da un bel libretto di padre Ermes Ronchi, che vi consiglio, specie in questo nostro cammino: «Al mercato della speranza». E sento che è realmente così: chi scorge e protegge il germoglio, è vincente nella vita. Le occasioni di speranza, infatti, sono sempre tante. Ma vanno colte nella loro fragilità e semplicità. La forza del bene, infatti, passa sempre dall'umiltà delle cose. E penso a tre immagini. Ai contadini che in questo periodo stanno potando gli alberi, lungo la vallate, ancora fredde ma vive del nostro bel Trentino. Non vedono che rami secchi, con gli occhi del volto. Ma con il cuore, già «intravedono, proprio su rami secchi, i germogli della speranza». Così nelle case e nelle nostre famiglie: la vita è sempre vulnerabile, passa dalla forza di un seme e di un grembo che lo sa accogliere. Pur se piccolo. Anzi, proprio perché fragile. Quel seme, però, feconda la storia e la cambia. I nostri paesi cresceranno, sia in Trentino come in Molise, se saranno ricchi di bimbi. Se gli asili vedranno correre i piccoli nel gioco. Con gli occhi stupiti della bellezza e del mistero della vita. E anche come prete sento che la parola germoglio evoca in me sensazioni nuove, inattese, quando ho in mano l'ostia da consacrare. Piccola, fragilissima, fatta di pochi grammi di pane. Eppure, contiene tutto il senso, tutto il cosmo, la grande risposta d'amore che fa esplodere la vita della grazia, che nutre con il pane degli angeli il passo lento del pellegrino. Passo stanco ma promettente lungo le strade contorte della vita. Così, una maestra, quando corregge i compiti dei suoi ragazzi. Con quale animo agisce?! Spesso capita, che un segno, maldestro, può bloccare la crescita di un giovane. Ma dobbiamo pure dire grazie se, davanti ad un errore, corretto con voce chiara, con ragioni ben spiegate, quella correzione sa elevare alla speranza. Sono alcuni esempi, dove vedo che la parola «germoglio» si coniuga con la vita quotidiana, cambiandola radicalmente. Dice il libro degli Atti che «la Parola del Signore cresceva come un germoglio e si rafforzava come un virgulto». L'Eden futuro è fatto di germogli di adesso. Ma richiede, a tutti, anche alla Politica, un saggio discernimento per cogliere con occhi più desti i germogli che si arrampicano in noi e crescono. Esige il vegliare sui primi segni dell'alba, sulle cose che nascono, per non lasciarli bruciare dalla violenza della brina che tutto gela e spegne. E infine, il germoglio crescerà se sarà accompagnato dalla lungimiranza fattiva, di una comunità in crescita! Saremo allora testimoni della prima luce del giorno, che sembra minoritaria ma di fatto è sempre vittoriosa Mai confondere la fragilità con la debolezza!