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Estratto da
Ann B. Ross
Miss Julia scende in pista
Titolo originale dell’opera
Miss Julia Takes Over
Traduzione dall’inglese
di Valentina Ricci
Copyright © Ann B. Ross, 2001
© 2014 astoria srl
corso C. Colombo 11 – 20144 Milano
Prima edizione: giugno 2014
ISBN 978-88-96919-85-9
Progetto grafico: zevilhéritier
www.astoriaedizioni.it
Parola mia, se c’è una cosa che non va ce ne sono due. Oppure, come nel mio caso, una mezza dozzina. Sembra che tutte
le volte che mi giro dall’altra parte salti fuori qualcos’altro a preoccuparmi da morire.
Troppo agitata per starmene a sedere, chiusi il libretto degli
assegni e lo riposi nel cassetto della scrivania. Chi riesce a controllare un estratto conto con le preoccupazioni che imperversano
come il vento freddo che soffia fuori? Marzo, pensai con un brivido. Secondo me potremmo farne tranquillamente a meno, però
il mese pazzerello ci aspettava ancora tutto intero.
Mi avvicinai alla finestra e guardai fuori nel grigiore del mattino: notai il croco solitario che spuntava dal ghiaccio alla base
della siepe nel giardino sul fianco della casa. Se avessi avuto
un’indole poetica forse l’avrei interpretato come un simbolo di
speranza, dell’arrivo di giorni migliori o di un altro confortante
pensiero del genere. Ma riuscii solo a chiedermi come mai i topi
campagnoli l’avessero risparmiato, visto che si erano mangiati
tutti gli altri.
Tornai al caminetto e regolai la fiamma dei ciocchi alimentati
a gas, che avevo avuto il buonsenso di fare installare dopo l’ultimo
black-out elettrico causato da una bufera di neve. Bisogna essere
preparati, ripeto sempre, ma nessuno poteva essere preparato a
tutti i guai, le preoccupazioni e i problemi che si accumulavano
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da qualsiasi parte guardassi. Se il fuoco fosse stato vero, avrei
preso a calci un ciocco.
Lillian fece capolino dalla porta a vento ed emise un urlo dalla
sala da pranzo. “Si vede con il signor Sam prima di mangiare o
dopo? Devo saperlo prima di mettere il pranzo in tavola.”
“Adesso non ho tempo di preoccuparmi di lui. Lillian, non
riesco a sopportare questa angoscia. Dove si sarà cacciata?” Alzai le mani in aria, esasperata; non ne potevo più. “E non voglio
niente da mangiare.”
“Sì, capisco, ma ho già preparato.” Si piazzò le mani sui fianchi e annunciò con quel suo tono prepotente: “E dove sta lo so
più o meno come lei, Miss Julia, ma sarà meglio che qualcuno
fa qualcosa”.
Sapevo chi era quel qualcuno. Io. Lillian mi spingeva a fare
qualcosa da quando era venuta a lavorare alle sette del mattino,
mentre io continuavo a sperare che Hazel Marie si presentasse con
una spiegazione decente per la sua assenza durata tutta la notte.
Parola mia, è un peso quando tutti mi ronzano attorno aspettando
che sia io a risolvere la situazione. Lillian, però, era con me da così
tanti anni che non si faceva problemi a dirmi cosa dovevo fare e
quando. Di solito ciò che diceva mi entrava da un orecchio e mi
usciva dall’altro. Ma non quel giorno, perché avrei dovuto fare
qualcosa o strapparmi tutti i capelli che avevo in testa.
Ma Lillian non aveva finito di darmi istruzioni. “Meglio che
va dal signor Sam e sente cosa dice lui. Comunque si aspetta di
vederla.”
“Cosa può fare dal letto con quel gesso che gli arriva al saicosa? Ben gli sta, è tutto quello che posso dire. Andarsi a cacciare
in un fiume in mezzo alle trote nel cuore dell’inverno.”
“Quel che è fatto è fatto,” sentenziò Lillian, “non serve piangere sul latte versato. Andiamo, venghi a prendere il cappotto.”
La seguii in cucina facendo schioccare la lingua. “Be’, si merita di sopportare le conseguenze, e non mi dispiace stare a guardare mentre gli tocca.”
“Il signor Sam vuole solo il suo aiuto per quell’infermiera a
domicilio che gli ha ordinato il dottore, vuole. Non le farà male
andare da lui a controllare che l’infermiera sa cosa sta facendo,
visto che lui non può fare niente da solo con quella gamba sempre sollevata. Ha bisogno di lei per tirarsi un po’ su di morale.”
Tolse una padella dal fornello mentre io me ne stavo in piedi,
sentendomi presa tra quattro o cinque fuochi. Non avevo tempo
per intrattenere Sam Murdoch e sprecare tutto il giorno quando avevo tanto da affrontare esattamente dove mi trovavo, con
LuAnne Conover che non mi dava requie con le sue lamentele su
Leonard e su come era ridotto il loro matrimonio, che per quanto
ne sapevo io non era mai stato un modello di felicità coniugale,
tanto per cominciare. E poi c’era fratello Vernon Puckett, lo zio
di Hazel Marie, quel disgraziato, che andava a trovare il pastore
Ledbetter, come avevo visto con i miei stessi occhi proprio quella
mattina, dopo aver lasciato in bella vista la sua Cadillac bianca
e marrone con la parte posteriore inclinata verso il basso nel
parcheggio della chiesa, proprio di fronte a casa mia. Ora, vorrei
chiedervi cosa poteva avere in comune un sedicente predicatore
televisivo con un ministro del culto presbiteriano educato in seminario come Larry Ledbetter. Be’, la risposta è facile. Avrebbero
entrambi dato qualsiasi cosa per mettere le mani sul patrimonio
lasciato dal mio defunto marito, Wesley Lloyd Springer. Ma grazie a Sam e allo Stato del North Carolina, era al sicuro nelle mie
mani e in quelle del piccolo Lloyd.
Ma, cosa peggiore di tutte queste preoccupazioni, Hazel Marie
Puckett, la madre del piccolo Lloyd, era scomparsa: avevo i capelli
dritti e non sapevo cosa fare. Avevo telefonato a tutti gli ospedali
di tre contee, chiedendo se una bella donna sui quaranta con i
capelli biondi tinti e un braccialetto pieno di ciondoli fosse stata
ricoverata di recente. Le telefonate mi avevano rivelato dove non
era – e questo mi aveva in parte consolata –, ma non dove era.
Lillian disse: “Farà meglio a non stare qui imbambolata a
mordersi le labbra. Vadi dal signor Sam per dare un’occhiata a
quell’infermiera a domicilio e chiedergli cosa dobbiamo fare per
trovare la signorina Hazel Marie”.
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“Misericordia, Lillian, non saprei proprio. Sam mi dà sempre
buoni consigli, ma il medico ha detto di non dargli alcuna preoccupazione. Di fare in modo che riposi e di non agitarlo.”
Pestai il piede, pensando che tutte le volte che avevo bisogno
di Sam Murdoch lui faceva qualcosa di imprevedibile e, secondo
me, semplicemente avventato. Prendete per esempio la dipartita
tanto inaspettata di Wesley Lloyd: mi aveva lasciata con testamenti, bollette, cosiddetti consulenti finanziari e avidi ministri
del culto e, come se non fosse bastato, anche il figlio illegittimo
di Wesley Lloyd.
E Sam dov’era? In pensione, ecco dov’era. E proprio quando
avevo più bisogno della sua esperienza legale. La storia si stava
ripetendo, perché mi sarei dovuta mordere la lingua per non
parlare del mio problema del momento e per di più essere gentile.
Be’, riconosci a Sam i suoi meriti, pensai, anche se in quel
momento odiavo farlo. Mi aveva aiutata sistemando la questione
dei due testamenti di Wesley Lloyd facendo in modo che né il
piccolo Lloyd né io rimanessimo senza il becco di un quattrino.
Anzi, dall’indigenza eravamo ben lontani, a dire il vero.
Inoltre, per riconoscere altri meriti a Sam, mi aveva affidata a
Binkie Enloe, brava quanto i soliti avvocati con i capelli bianchi
della città, anzi più brava di molti. Non posso farci niente se ha
una tresca con l’agente Coleman Bates senza che ci sia in vista
nessuna legalizzazione del legame. Sono arrivata al punto di non
farmi toccare da cose simili. Fintanto che si occupa come si deve
delle mie tasse e mi dà consigli sensati, non ho nessuna intenzione
di menzionare la sua vita privata. Anche se in effetti la menziono,
di tanto in tanto.
“Lillian,” dissi allungando una mano verso il cappotto, “ho
fatto del mio meglio, sul serio, per non preoccuparmi di cosa stia
facendo Hazel Marie. Lo so, lo so,” alzai una mano per fermare
quel che, lo sapevo, stava per ribattere. “Pensi che non siano affari miei. Ma lo sono. Finché abita in casa mia, grazie alla mia
generosità potrei aggiungere, mi sento responsabile per lei. Credo
di avere il diritto di sapere dove si trova, soprattutto quando sta
fuori tutta la notte. Ora, non credo che farebbe qualcosa di male,
sì insomma, contro la legge. Be’, non so neanch’io cosa sto dicendo,” mi interruppi, ricordando che Hazel Marie aveva vissuto nel
peccato con mio marito per lunghi anni, e anche questo poteva
essere un reato, per quel che ne sapevo io.
“Il fatto è che,” continuai, “il pastore Ledbetter le ha insegnato il catechismo, visto che vuole essere una presbiteriana invece di
una battista che lava i piedi altrui o qualsiasi cosa fosse, e adesso
se ne sta fuori tutta la notte con un uomo di cui nessuno conosce
la famiglia. Si spargerà la voce, Lillian, e quel branco di vecchi
del consiglio potrebbero rifiutare di scrivere la lettera che le serve.
Non importerà se non ha mai fatto niente di simile prima, o che
lo stia facendo con un dipendente della chiesa, se è così che si
può definire Wilson T. Hodge.” Tirai su con il naso al pensiero.
Il pastore Ledbetter aveva dovuto procurarsi un forestiero
capace di raccogliere fondi per coinvolgere la congregazione in
un’orgia di donazioni, visto che lui non era riuscito a raccogliere
nessun fondo da me. E per cosa poi? Diamine, per costruire quel
famoso Centro Famiglie, ecco per cosa. Sapete, quello che il pastore mi aveva raccomandato di finanziare con il patrimonio di
Wesley Lloyd poiché, come aveva detto, aveva notato che avevo
bisogno di una guida finanziaria cristiana. Be’, avevo accantonato tutta quella storia non appena l’aveva tirata fuori, nemmeno
tre giorni dopo il funerale, perché sapevo esattamente dove mi
avrebbe guidata. Non avevo alcun bisogno di una palestra, di un
centro sportivo o di un campo da pallacanestro, e non ne aveva bisogno nessun altro, visto che basta diventare membri dello
ymca. Ditemi un po’, quante volte sarei andata in un luogo simile
a palleggiare o a fare pesi?
“Lillian,” continuai sentendomi morire, “cosa dirò a quel bambino quando tornerà a casa da scuola?”
“Be’, questo me lo sono chiesto anch’io,” ammise Lillian
venendo verso il piano della cucina e appoggiandocisi sopra.
“Pensavo che la sua mamma tornava prima, o che almeno faceva
una telefonata per dirci dov’è. È quasi mezzogiorno, e nemmeno
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una parola. Ho pensato che forse si davano un po’ alla pazza
gioia, che facevano una luna di miele in anticipo come fa qualcuno. Però non so, Miss Julia, mi sembra che dovrebbe averne
abbastanza a quest’ora.” Lillian fissò l’orologio appeso alla parete.
“Dovrebbe essere così. Quanto tempo ci vuole per cenare e
andare al cinema, anche se sono arrivati fino ad Asheville? Hanno avuto tutto il tempo che basta alle persone civili per fare quello
che dovevano fare. E non mi riferisco a ciò che pensi. Sono stati
via tutta la notte e metà della mattina, e so che c’è davvero qualcosa che non va. Sappiamo tutt’e due che non è da Hazel Marie
andarsene e non dare notizie, e per di più anche Wilson T. Hodge
sembra scomparso nel nulla. Ho telefonato a casa sua così tante
volte da farmi venire la nausea, e non è neanche in chiesa, dove
dovrebbe lavorare a quest’ora.”
“Sissignora, e quel bambino soffrirà come un cane quando
arriva a casa e vede che lei non c’è. Sa che la mamma non ha
nessuna amica malata, come lei gli ha detto questa mattina.”
“Be’, cosa dovevo fare? Sai com’è difficile per me mentire così
su due piedi, ed è stata l’unica scusa che mi è venuta in mente sul
momento. Avrei dovuto dirgli che sua madre è stata via tutta la
notte fuori dal vincolo del matrimonio? L’ha fatto già abbastanza
con il padre del bambino, cosa che lui non dovrebbe sapere data
la sua tenera età. Oh, santo cielo, Lillian,” sospirai fermandomi
davanti alla porta e appoggiandoci la testa contro, sopraffatta
dalla delusione. Avevo messo a repentaglio il mio buon nome e la
mia reputazione prendendomi in casa l’amante di mio marito e il
frutto allora novenne della loro relazione adulterina, e guardate
un po’ cosa ci avevo guadagnato. Due anni interi della mia sollecita supervisione e della mia esemplare influenza non avevano
lasciato alcuna traccia, evidentemente. “Parola mia, pensavo che
Hazel Marie si fosse lasciata alle spalle questi comportamenti
disdicevoli. Ero convinta di averle mostrato uno stile di vita più
dignitoso, e adesso è ricaduta a precipizio nel fango.”
“Non lo sa per certo, Miss Julia. Forse hanno bucato una gomma.”
“Lo so anch’io che non ci vuole così tanto tempo per cambiare una ruota, per non parlare poi di fare una telefonata.” Raddrizzai le spalle, ancora una volta convinta della prima, poco lusinghiera impressione fattami di Wilson T. Hodge, l’uomo con cui
Hazel Marie aveva scelto di vivere i suoi primi momenti di felicità
legittima. Parola mia, i suoi gusti in fatto di uomini lasciavano
alquanto a desiderare, secondo me, e questo valeva anche per
Wesley Lloyd Springer. Ma se aveva scelto Wilson T. Hodge, io
cercavo di essere contenta per lei. Anche se su di lui avevo avuto
i miei dubbi fin dal primo momento in cui aveva messo piede nel
mio salotto, sorridendo, venendomi troppo vicino e adulandomi
con complimenti sulla casa, sull’arredamento e perfino sulla mia
graziosa persona, mentre si lisciava quei ridicoli baffetti con un
dito inanellato. Non mi fido per niente di quel genere di persona.
Oltretutto ha anche le labbra sottili.
Non mi sarei fidata di lui nemmeno se non avessi saputo che
lavoro faceva. Misericordia, secondo me non era giusto dare un
sacco di soldi a qualcuno per raccogliere altri soldi. C’è qualcosa
di sbagliato nel sistema quando i cristiani devono essere pregati
e supplicati e imbrogliati per sborsare più di quanto possano permettersi per costruire una struttura di cui, tanto per cominciare,
non hanno bisogno. Era questo il motivo per cui avevo votato
contro la sua assunzione, a scatola chiusa, ma l’avevano assunto
comunque.
“Forse hanno avuto un incidente,” buttò là Lillian. “Magari la
macchina è nel mezzo del Briar Creek e non li ha ancora trovati
nessuno.”
“Lillian! Non dire queste cose! Ho già allertato la polizia stradale, e oltretutto il Briar Creek è così poco profondo che non ci
affonderebbe un carretto, figuriamoci un’automobile di dimensioni normali. No, li trattiene qualcos’altro, è solo che non capisco di cosa possa mai trattarsi.”
Sentii una folata di vento scuotere i vetri delle finestre, mi
avvolsi una sciarpa di lana intorno al collo e mi preparai alle
gelide raffiche.
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“Sarà meglio che vada, se devo andare, ma non starò fuori
molto,” annunciai prendendo borsetta e chiavi della macchina.
“Se Hazel Marie torna, chiamami per favore, d’accordo? Ma a
lei non dire niente.”
“Non c’è bisogno di dirmelo. Non sono fatti miei di dire
qualcosa a quella donna deliziosa.” Mi volse le spalle, piegò lo
strofinaccio e lo sistemò sul rubinetto. “Oltretutto parla già lei
abbastanza per tutt’e due, non c’è bisogno che se lo sente ripetere
due volte.”
Alzai gli occhi al cielo e aprii la porta. Mi fermai sulla veranda laterale e mi avvolsi meglio nel cappotto per proteggermi dal
vento, rabbrividendo. Mentre facevo i pochi passi necessari per
arrivare al garage diedi un’occhiata alla strada, poi al parcheggio
della chiesa. Mi fermai di soprassalto, ansimai e cercai di riprendere fiato: ciò che avevo visto mi aveva mozzato il respiro.
Tornai a precipizio alla porta, la spalancai e gridai: “Lillian!
Sai cos’ha fatto?”.
“Cosa? Di chi parla?”
“Quel pastore! Quello stupido pastore! Hai visto? Vieni fuori
a vedere!”
Lillian girò intorno al piano della cucina e venne alla porta con un rumore secco di tacchi. “Cosa sta mai succedendo là
fuori?”
Mi seguì all’esterno strizzando le palpebre mentre io le indicavo il parcheggio della chiesa. Laggiù, proprio di fronte alla
mia veranda sul davanti della casa, c’era un enorme rettangolo
delimitato da corda e paletti. Su ogni paletto sventolavano bandierine arancioni.
“Vedi?” tuonai. “Vedi cosa sta facendo?”
“Vedo,” rispose Lillian. “Ma non capisco cosa significa.”
“Significa che costruirà quell’accidenti di edificio che gli frulla
in testa da quando Wesley Lloyd è passato a miglior vita, ecco
cosa significa. E guarda bene, Lillian,” aggiunsi afferrandola per
un braccio e trascinandola con me, “ha deciso di costruirlo proprio su questo marciapiede. Sai cosa significa?”
“No, non so cosa significa e sto morendo dal freddo qui fuori.”
“Be’, guarda bene! Se fa costruire un muro lungo quanto
quella corda, cosa credi che vedremo da tutte le finestre sul davanti della casa? Un muro di mattoni, ecco cosa vedremo!”
“Sissignora, ma nel mezzo c’è la strada.”
“Non me ne importa niente della strada! Mi vuole mettere
quel muro proprio davanti agli occhi! Questa è una vendetta,
Lillian, ecco cos’è! Non ho voluto costruirgli l’edificio, quindi lui
si vendica schiaffandomi un muro proprio davanti a casa, ostruendomi la visuale, isolandomi dalla mia chiesa.” Ero così arrabbiata
che avrei potuto tirare il collo al pastore Ledbetter se l’avessi
avuto a portata di mano. “Non intendo sopportarlo! Non lo sopporterò, ti dico. Avrò la testa di quell’uomo vendicativo su un
piatto d’argento, insieme a quelle di tutti i membri del consiglio
e anche della congregazione, vedrai se non lo farò!”
“Ma si ricorda che anche lei è un membro della congregazione? Come pensa di riuscirci?”
Mi volsi di scatto e mi avviai al garage. “Mi farò venire in
mente qualcosa, o, più semplicemente, smetterò di essere un
membro di questa chiesa. Vado da Sam anche se non mi presento con cose piacevoli da dirgli, sta’ sicura. Non me ne importa
niente di cosa ha detto il dottore.”
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